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Untitled - scienzaefilosofia.it

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S&F_n. 9_2013<br />

suggestioni sono veramente efficaci, plasmano il pensiero mentre<br />

vengono assorb<strong>it</strong>e dalla lettura. C’è il racconto del sogno di La<br />

sol<strong>it</strong>udine a due dove una folla di immagini intricate come un<br />

rebus sono esist<strong>it</strong>e, esistono ed esisteranno nella realtà perché<br />

«tutte le nostre estreme sol<strong>it</strong>udini d’immagini sono l’organo<br />

stesso che ci permette di stare in contatto con la comun<strong>it</strong>à […] il<br />

massimo vertice della nostra sol<strong>it</strong>udine immaginaria sarebbe<br />

allora, né più né meno, il massimo vertice della nostra condizione<br />

comune, in ciò che sceglie per noi la figura del destino» (p. 30).<br />

Della stessa tipologia, seppur diversissimo, è R<strong>it</strong>ornanza di una<br />

forma che si apre con una descrizione di una passeggiata natalizia<br />

all’interno di un mercato di figurine nei pressi di piazza Navona<br />

a Roma; in questo luogo Didi‐Huberman racconta di sentirsi<br />

attratto da un elemento di presepe napoletano e si sente attratto<br />

da quella «massa oblunga, indefinibile, immobile […] di un cattivo<br />

gusto estremo» (p. 44) perché, attraverso quella che con Warburg<br />

può essere defin<strong>it</strong>a Nachleben, sopravvivenza delle forme, vi<br />

riconosce un ex voto viscerale etrusco del III secolo a. C. Anche<br />

questo è il racconto di uno stupore: «sembra proprio che sia la<br />

stessa forma ad essere trans<strong>it</strong>ata, persist<strong>it</strong>a, “r<strong>it</strong>ornata” sotto i<br />

miei occhi stupefatti» (p. 45). La ricchezza di questa raccolta è<br />

grande: c’è l’erem<strong>it</strong>a Filoteo il Sina<strong>it</strong>a, L’uomo che inventò il<br />

verbo “fotografare” (pp. 53‐59), che avrebbe voluto perdersi nella<br />

luce e che trascorreva le giornate al sole torrido del deserto,<br />

aspettando il momento in cui Dio si fosse impresso in lui come un<br />

sigillo, photeinographestai. E poi c’è il sangue della merlettaia<br />

di Vermeer, le macchie d’inchiostro di Victor Hugo e le xilografie<br />

tedesche del XV sec., e poi ancora Beato Angelico, una tomba<br />

romana, il “cubo” di Giacometti e la topografia esasperata del<br />

film Shoah di Lanzmann.<br />

Sono scr<strong>it</strong>ti che vanno presi per quello che sono, accidentali come<br />

le cose che raccontano, come le immagini che studiano e producono:<br />

«davanti a queste cose fortu<strong>it</strong>e – cose di passaggio, ma apparenti<br />

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