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LINGUAGGI Davide Monaco, La triplice idea di economia tutti i processi naturali, per ottenere tutti gli effetti con il minimo dispendio 10 . Benché Mach si astenga da una critica severa nei confronti di tali antiche credenze, è a ogni modo evidente come egli ricalchi, nel suo giudizio, il tradizionale motivo positivistico della sconfessione di tutti i procedimenti antropomorfici e animistici presenti nel passato delle scienze. In un paragrafo della Meccanica dal titolo decisamente poco equivocabile (Concezioni teologiche, animistiche e mistiche nella meccanica [Theologische, animistische und mystische Gesichtspunkte in der Mechanik]), Mach spiega le motivazioni che stanno alla base di una tale concezione: Alcuni fenomeni naturali danno l’impressione di economia per il fatto che essi diventano percepibili solo se si produce un’accumulazione di effetti. Quest’idea è nel dominio della natura inorganica l’equivalente di quella che Darwin ha formulato per lo studio della natura organica. Istintivamente cerchiamo di facilitare a noi stessi la comprensione della natura attribuendole gli intenti economici che sono nostri 11 . Non solo la parsimonia di natura («Sparsamkeit der Natur») – «Sparsamkeit» è senza dubbio un termine meno neutro di economia e pare qui usato in un’accezione vagamente negativa – non va mai data per scontata, anzi può valere proprio l’esatto contrario: la totale mancanza di essa, ciò che Mach chiama «Verschwendung» (prodigalità, dissipazione), che può prendere il sopravvento e dettare regola 12 . Se dunque, come Mach ribadisce in risposta a una critica di Josef Petzoldt 13 , «i metodi, tramite i quali si ottiene la conoscenza, sono di natura economica» 14 , a ogni modo «non ci può essere nessun discorso su di un’economia nei fatti fisici, dal momento che tra un evento fattuale e un altro non c’è alcuna 10 Id., Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca (1905), tr. it. Einaudi, Torino 1982, p. 448. 11 Id., La meccanica nel suo sviluppo storico‐critico (1883), tr. it. La Nuova Italia, Firenze 1971, p. 452 e s. 12 Ibid., p. 452. Vedi anche pp. 447‐449. 13 J. Petzoldt, Maxima, Minima und Oekonomie, in «Vierteljahrsschrift für wissenschaftliche Philosophie» XIV, 1890, pp. 206‐239; 354‐366; 417‐442. 14 E. Mach, Die Prinzipien der Wärmelehre. Historisch‐kritisch entwickelt, cit., p. 391. 160
S&F_n. 9_2013 scelta» 15 . Il motivo principale, qui da Mach invocato per giustificare l’impossibilità di una concezione economica del mondo fattuale, inorganico, è l’assenza di un qualsiasi criterio utilitaristico, indispensabile qualora si debba dirimere tra due ordini fattuali, laddove l’uomo, specialmente lo scienziato, può sempre operare una scelta in ragione del suo connaturato pragmatismo e, dunque, giudicare un ordine più o meno economico rispetto a un altro. Diretta conseguenza di una tale impostazione risulta un convinto richiamo metodologico a non lasciarsi tentare da ipotesi metafisiche, comportanti intuizioni globali della realtà. Necessario esito di questa lettura del principio d’economia sarebbe quello di assumere le riflessioni epistemologiche machiane alla stregua di un coerente nominalismo scientifico, già molto distante dal classico realismo ingenuo, di cui ancora si alimentava, ad esempio, uno “scienziato classico” quale Newton. Le leggi del pensiero – nella fattispecie il criterio economico – descriverebbero una realtà fisica che dal canto suo e in quanto tale non è però tenuta in alcun modo a sottostarvi, né presenta alcun tipo di analogia con esse, ragion per cui queste andrebbero considerate il prodotto originale di una razionalità – quella scientifica – che ne fa un uso eminentemente metodologico e pratico. 3. II – Sparsamkeit der Natur Il discorso appena svolto ci impone, nonostante tutto, di indagare se Mach non ammetta o abbia mai ammesso una qualche forma di economia naturale (II), vale a dire un criterio economico operante e intrinseco già nel sostrato fisico comune a tutte le cose. In effetti, in una conferenza dedicata alle Forme dei liquidi (Die Gestalten der Flüssigkeit) risalente al 1868, ma pubblicata solo nel 1872, Mach sembra tratteggiare una concezione ben più ampia 15 Ibid., p. 393. 161
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LINGUAGGI Davide Monaco, La triplice idea di economia<br />
tutti i processi naturali, per ottenere tutti gli effetti con il<br />
minimo dispendio 10 .<br />
Benché Mach si astenga da una cr<strong>it</strong>ica severa nei confronti di tali<br />
antiche credenze, è a ogni modo evidente come egli ricalchi, nel<br />
suo giudizio, il tradizionale motivo pos<strong>it</strong>ivistico della<br />
sconfessione di tutti i procedimenti antropomorfici e animistici<br />
presenti nel passato delle scienze. In un paragrafo della<br />
Meccanica dal t<strong>it</strong>olo decisamente poco equivocabile (Concezioni<br />
teologiche, animistiche e mistiche nella meccanica [Theologische,<br />
animistische und mystische Gesichtspunkte in der Mechanik]), Mach<br />
spiega le motivazioni che stanno alla base di una tale concezione:<br />
Alcuni fenomeni naturali danno l’impressione di economia per il fatto<br />
che essi diventano percepibili solo se si produce un’accumulazione di<br />
effetti. Quest’idea è nel dominio della natura inorganica<br />
l’equivalente di quella che Darwin ha formulato per lo studio della<br />
natura organica. Istintivamente cerchiamo di facil<strong>it</strong>are a noi stessi<br />
la comprensione della natura attribuendole gli intenti economici che<br />
sono nostri 11 .<br />
Non solo la parsimonia di natura («Sparsamke<strong>it</strong> der Natur») –<br />
«Sparsamke<strong>it</strong>» è senza dubbio un termine meno neutro di economia e<br />
pare qui usato in un’accezione vagamente negativa – non va mai<br />
data per scontata, anzi può valere proprio l’esatto contrario: la<br />
totale mancanza di essa, ciò che Mach chiama «Verschwendung»<br />
(prodigal<strong>it</strong>à, dissipazione), che può prendere il sopravvento e<br />
dettare regola 12 . Se dunque, come Mach ribadisce in risposta a una<br />
cr<strong>it</strong>ica di Josef Petzoldt 13 , «i metodi, tram<strong>it</strong>e i quali si ottiene<br />
la conoscenza, sono di natura economica» 14 , a ogni modo «non ci<br />
può essere nessun discorso su di un’economia nei fatti fisici, dal<br />
momento che tra un evento fattuale e un altro non c’è alcuna<br />
10 Id., Conoscenza ed errore. Abbozzi per una psicologia della ricerca (1905),<br />
tr. <strong>it</strong>. Einaudi, Torino 1982, p. 448.<br />
11 Id., La meccanica nel suo sviluppo storico‐cr<strong>it</strong>ico (1883), tr. <strong>it</strong>. La Nuova<br />
Italia, Firenze 1971, p. 452 e s.<br />
12 Ibid., p. 452. Vedi anche pp. 447‐449.<br />
13<br />
J. Petzoldt, Maxima, Minima und Oekonomie, in «Vierteljahrsschrift für<br />
wissenschaftliche Philosophie» XIV, 1890, pp. 206‐239; 354‐366; 417‐442.<br />
14<br />
E. Mach, Die Prinzipien der Wärmelehre. Historisch‐kr<strong>it</strong>isch entwickelt,<br />
c<strong>it</strong>., p. 391.<br />
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