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S&F_n. 9_2013<br />

Se le cose stanno in questi termini, è lec<strong>it</strong>o porre la questione<br />

del destino dell’Homo sapiens come specie biologica. La soggezione<br />

e il sopravanzamento dell’umano a favore della Apparatenwelt, la<br />

regressione culturale e la liberazione da ogni attiv<strong>it</strong>à del<br />

pensiero e forma di apprendimento attiva, la delega pressoché<br />

totale di ogni nostro operare specifico ai nostri strumenti, forse<br />

non sono altro che le premesse per una nuova mutazione<br />

antropologica adattata alle mutazioni dell’ambiente sociale in cui<br />

la virtualizzazione del concreto e la riproduzione (che è sempre<br />

riduzione) tecnica della physis cost<strong>it</strong>uiscono le istanze<br />

fondamentali. Forse, il destino dell’uomo è, davvero, quello di<br />

essere superato; superamento che pare prender la forma di una<br />

trasposizione sempre più totalizzante. I nostro esserci‐ancoraappena<br />

non è dettato dalla minaccia imminente di un olocausto<br />

nucleare, o almeno non solo, bensì dalla contraddizione immanente<br />

tra la nostra struttura e necess<strong>it</strong>à zoologica, e la nostra<br />

dimensione tecnica volta ad esaurire ed esautorare l’esistente e<br />

con esso l’uomo stesso.<br />

Liberato dai suoi utensili, dai suoi gesti, dai suoi muscoli, dalla<br />

programmazione dei suoi atti, dalla sua memoria, liberato dalla sua<br />

immaginazione per la perfezione dei suoi mezzi telediffusi, liberato<br />

dal mondo animale, vegetale, dal vento, dal freddo, dai microbi, da<br />

ciò che è ignoto delle montagne e dei mari, l’Homo sapiens della<br />

zoologia è probabilmente vicino alla fine della sua carriera 41 .<br />

Libertà e destino umani sono due facce della stessa medaglia, ma<br />

se è vero che l’uomo, cavo teso sopra l’abisso tra bestia e<br />

oltreuomo, è il suo proprio progetto esteriorizzato, forse questa<br />

fine carriera potrebbe essere l’inizio di una nuova, nella remota<br />

ipotesi che egli impari ad essere quantomeno all’altezza di ciò<br />

che stato e di ciò che sarà.<br />

LORENZO DE STEFANO è Dottorando di ricerca in Filosofia all’Univers<strong>it</strong>à degli Studi<br />

di Napoli Federico II<br />

l_de_stefano@hotmail.<strong>it</strong><br />

41 Ibid., p. 470.<br />

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