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Racconto Africano vol.6 - Energheia

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Ero così dispiaciuto da sentirmi esausto. Alla fine, quando l’atroce cronaca<br />

finì, mi resi conto di come le donne fossero trattate sfavorevolmente<br />

e dell’assurdo modo in cui era stata considerata la donna morta.<br />

La fresca brezza della sera spazzò il terreno polveroso, mentre il sole<br />

scivolò splendente al di sotto della lontana linea dell’orizzonte.<br />

Sfortunatamente non avevo una stanza tutta mia. Non c’era una stanza<br />

dove potessi riposare al di fuori della comune capanna circolare con il<br />

tetto di erba. Quello era, infatti, l’unico spazio disponibile dove tutta la<br />

famiglia reclamava i suoi diritti, non importava quanto fosse grande.<br />

Il letto era una struttura rettangolare a cinquanta centimetri dal pavimento.<br />

Era in legno, mentre la pelle di un toro, ucciso di recente da una scheletrica<br />

leonessa, serviva da materasso. Spesso il letto veniva rigirato e<br />

serviva da tavolo da pranzo.<br />

In questo ambiente tradizionale nulla poteva essere disprezzato; c’era<br />

una sola certezza: nessuno si sarebbe mai lamentato del fatto che eravamo<br />

in tanti, neanche io per quanto fossi schiacciato, in quel letto, fra<br />

i miei fratelli.<br />

Mi accasciai sul letto e rimasi immobile sotto quel nero ammasso di fuliggine<br />

che pendeva dal tetto. In quel preciso istante una folata di vento<br />

smosse l’erba sul tetto aprendo ampi buchi. Il fuoco brillava maliziosamente<br />

e la cenere si era sparsa quasi dappertutto nella capanna. I<br />

raggi del sole misti a nuvole di fumo si allungavano lentamente attraverso<br />

le fessure del tetto nella buia capanna. In caso di disastro naturale<br />

non c’era alcuna assicurazione sulla casa o garanzia di una qualsiasi<br />

indennità.<br />

Nel frattempo, una cimice affamata infastidiva me, mentre lei sembrava<br />

a proprio agio nel letto.<br />

Il signor Cockroach stava frugando in fretta alla ricerca di calabash, per<br />

mangiare qualcosa. Nessuno gli aveva accennato che non avevo raccolto<br />

nulla, il che era peggio che dover dividere il cibo.<br />

Nonostante le mille difficoltà, mi sentivo infine al sicuro ed incredibilmente<br />

rilassato. Mia madre mi diede quindi un calabash di latte acido<br />

per cena che, grato, bevvi tutto. Per pura coincidenza, sbadigliai, tirai<br />

un profondo respiro e mi misi a russare come un gatto. Avevo mangiato<br />

come un maiale e dormivo come un bambino.<br />

Lawrence Lentilalu Momenti indimenticabili<br />

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