Leggi tutto... - Ordine dei Geologi del Lazio
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In ricordo di...<br />
...Carlo Boni<br />
Èil 20 giugno e stiamo risalendo la Valle <strong>del</strong> Cismon verso Passo<br />
Rolle con gli studenti di Roma Tre partecipanti al campo di fine<br />
biennio; stiamo andando a rilevare attorno alla Sorgente <strong>del</strong>le Acque<br />
Nere, captata dal locale Consorzio degli acquedotti. I ragazzi si dovranno<br />
applicare per definire le motivazioni <strong>del</strong>l’emergenza e riflettere sulla<br />
possibile area di alimentazione <strong>dei</strong> due acquiferi, quello superficiale e<br />
quello profondo, meno facile da definire. Mentre parlo a questi giovani<br />
ragazzi mi ritornano con forza le immagini di Carlo che si rivolgeva col<br />
suo stile animato e incisivo ai giovani <strong>del</strong>la mia generazione e negli anni,<br />
a tanti altri. Solo con il tempo ho capito quanto fossero avanzate le sue<br />
analisi e rigoroso il suo metodo. Coerentemente con il suo carattere la<br />
sua didattica era condotta sulla base di programmi assai concreti, ma se<br />
era paziente con gli studenti, era poi irremovibile nelle discussioni con i<br />
colleghi idrogeologi e con gli ingegneri, soprat<strong>tutto</strong> quando questi<br />
definivano analisi e progetti che prescindevano dalla realtà geologica ed<br />
idrogeologica, per non dire dall’analisi sperimentale. Davanti ai miei<br />
occhi di ricercatore è ancora viva la sua figura piccola, lo sguardo<br />
penetrante che assumeva<br />
nei momenti di<br />
discussione con gli<br />
esperti di Società di<br />
gestione, <strong>del</strong>la Cassa per<br />
il Mezzogiorno, con i<br />
tecnici <strong>del</strong>le Autorità di<br />
bacino, ma soprat<strong>tutto</strong><br />
con i colleghi<br />
universitari, me<br />
compreso.<br />
Carlo, tra pochi, ha<br />
definito, a partire dalla<br />
fine degli anni ‘60, un<br />
tipo di idrogeologia<br />
trasferibile alla gestione<br />
<strong>del</strong>le risorse idriche,<br />
rendendo quantitativa<br />
l’analisi idrogeologica a<br />
scala regionale. Sul piano<br />
personale io non ho mai<br />
avuto con Carlo un rapporto paritario, perché, anche dandogli <strong>del</strong> tu da<br />
decenni, l’ho sempre visto come un maestro, e maestro è stato fino<br />
all’ultimo, quando pur prossimo alla pensione, attraverso la didattica <strong>del</strong><br />
dottorato, ha seguitato ad avviare alla ricerca giovani leve.<br />
Una lampada da tavolo illumina il solo piccolo spazio in grado di<br />
ospitare il foglio su cui Carlo sta scrivendo con la matita. Dense spirali di<br />
fumo, uscendo dal fornello rendono evanescente la sua figura e a mala<br />
pena intravedo le sue labbra che con un caratteristico movimento mi<br />
fanno capire che sta riflettendo; nel silenzio la sua immagine scompare<br />
tanto più il suo pensiero vive.<br />
Giuseppe Capelli<br />
H<br />
o conosciuto Carlo Boni seduto sui banchi<br />
<strong>del</strong>l’Università, come quasi tutti noi. Era<br />
l’autunno <strong>del</strong>l’85, io all’ultimo anno di geologia,<br />
pieno di dubbi sul futuro e sulla tesi da chiedere, lui<br />
appena tornato dall’Africa, se possibile ancora più<br />
carico di entusiasmo <strong>del</strong> solito.<br />
Questo entusiasmo, unito all’innegabile magnetismo<br />
di cui era palesemente dotato e alle indiscutibili<br />
capacità didattiche, rendevano le sue lezioni di<br />
idrogeologia appassionanti. Mi (ci) sembrava di seguire<br />
un romanzo di quelli che ti lasciano col fiato sospeso,<br />
si dischiudevano finestre sulla necessità di unire<br />
conoscenza, tecnica e ovviamente spirito di servizio,<br />
come se dal destino <strong>del</strong>le acque sotterranee e dalla<br />
nostra (sua) capacità di comprenderne il movimento<br />
dipendesse quello <strong>del</strong>l’umanità intera (ma forse, chissà,<br />
è proprio così).<br />
In poche parole, riusciva a trasmettere non solo i<br />
concetti, la conoscenza, ma anche e soprat<strong>tutto</strong> quella<br />
contagiosa passione, senza la quale il lavoro diventa<br />
fatica. Inutile dire che da quel momento <strong>tutto</strong><br />
cambiò: per me fu l’inizio, improvviso e coinvolgente,<br />
di un cammino che è proseguito nei vent’anni<br />
successivi sotto la sua guida, spesso attraverso<br />
allontanamenti e riavvicinamenti, lavori in comune,<br />
divergenze e discussioni (con lui era impossibile non<br />
averne!).<br />
E ora che mi trovo nella scomoda posizione di<br />
sostituirlo alla lavagna davanti a quelli che sarebbero<br />
stati ancora i suoi studenti, conscio di non possederne<br />
le capacità comunicative e nel tentativo di offrire un<br />
valido supporto didattico, mi scopro a pensare di<br />
chiedere il suo aiuto, ad immaginare come avrebbe<br />
illustrato il concetto, quali esempi avrebbe portato,<br />
con quale spunto polemico avrebbe risvegliato<br />
l’attenzione <strong>del</strong>la platea ormai distratta a fine lezione.<br />
Per esperienza personale, posso dire che Carlo Boni<br />
era una <strong>del</strong>le rare persone in grado di cambiarti la<br />
vita. In meglio.<br />
Marco Petitta<br />
8 professioneGeologo 15-2007