Inchiesta Ordine La legge Multimedialità - Ordine dei Giornalisti
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New<br />
<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia<br />
TabloidAnno XLI N.2<br />
Marzo-Aprile 2011<br />
Direzione e redazione<br />
Via A. da Recanate 1<br />
20124 Milano<br />
tel. 026771371<br />
fax 0266716194<br />
http:/www.odg.mi.it<br />
e-mail: odgmi@odg.mi.it<br />
Poste Italiane Spa Sped.<br />
abb. post. DIn: 353/2003<br />
(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1<br />
(comma 1). Filiale di Milano<br />
Associazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<br />
<strong>Inchiesta</strong><br />
<strong>La</strong> divulgazione<br />
della scienza<br />
non e’ un talk show<br />
<strong>Ordine</strong><br />
riparte<br />
la macchina<br />
del fare<br />
<strong>La</strong> <strong>legge</strong><br />
Diffamazione<br />
anche iL web<br />
si adegua<br />
<strong>Multimedialità</strong><br />
rivoluzione<br />
twitter<br />
spodesta la tv
Sommario<br />
New Tabloid n. 2 Marzo-Aprile 2011<br />
4 editoriale<br />
Blogger, nuovi guru dell’informazione<br />
di Letizia Gonzales<br />
6 inchiesta<br />
Giornalismo scientifico rigore e divulgazione<br />
di Fabio Turone<br />
11 Un questionario per sapere chi siamo<br />
14 Gianpiero Borella, pioniere e maestro<br />
di Sandro Boeri<br />
15 Il giornalismo scientifico<br />
non è un talk show televisivo<br />
di Gianna Milano<br />
16 il bilancio dell’ordine<br />
Il nostro <strong>Ordine</strong> possibile<br />
Riparte la macchina del fare<br />
di Letizia Gonzales<br />
25 Quei buoni fondi che danno solidità<br />
di Gaetano Belloni<br />
26 Piccoli editori, grandi affanni<br />
di Luisella Nicosia<br />
27 multimedialita’<br />
Twitter rivoluziona i media<br />
e spodesta la televisione<br />
di Marina Petrillo<br />
32 l’angolo della <strong>legge</strong><br />
Diffamazione: il web scuote la stampa<br />
di Alessandro Galimberti<br />
34 I politici visti da vicino<br />
Anche il privato è pubblico<br />
di Mario Consani<br />
35 Il caso Google-ViviDown<br />
dietro le quinte del web<br />
di Roberta Bertolini<br />
36 Tv, cattiva maestra nel salotto di casa<br />
di Antonio Mirabile<br />
37 Le iniziative dell’ordine<br />
Media e carcere senza carte bollate<br />
di Mariangela Tessa<br />
38 Il tesoretto delle notizie<br />
Quinta edizione di Redattore sociale<br />
39 Le medaglie d’oro<br />
Nozze d’oro con il giornalismo<br />
di Maria Comotti<br />
44 colleghi alla ribalta<br />
Così racconto cronaca e storia<br />
di Maddalena Tufarulo<br />
46 i numeri<br />
In copertina Albert Einstein che fa la linguaccia, icona fotografica che ha fatto il giro del mondo.<br />
<strong>La</strong> foto venne scattata da Arthur Sasse all’Università di Princeton, il giorno del compleanno del<br />
geniale fisico, nel 1951. Einstein tirò fuori la lingua quando il fotografo gli chiese di sorridere.<br />
New Tabloid - Periodico ufficiale<br />
del Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />
Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.<br />
Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004<br />
n. 46) art. 1 (comma 1).<br />
Filiale di Milano - Anno XLI<br />
N. 2 / Marzo-Aprile 2011<br />
Direttore responsabile:<br />
Letizia Gonzales<br />
Redazione: Paolo Pozzi<br />
Hanno collaborato:<br />
Gaetano Belloni, Roberta Bertolini, Sandro<br />
Boeri, Maria Comotti, Mario Consani,<br />
Gianna Milano, Alessandro Galimberti,<br />
Antonio Mirabile, Luisella Nicosia, Marina<br />
Petrillo, Mariangela Tessa, Maddalena Tufarulo,<br />
Fabio Turone.<br />
Realizzazione editoriale:<br />
Newton ec srl Milano<br />
Progetto grafico e impaginazione:<br />
Maria Luisa Celotti<br />
Studio Grafica & Immagine<br />
Crediti fotografici:<br />
Photos, NewPress, Valeria Abis-Agenzia<br />
Photoviews, Matthew Cassel per Elettronic<br />
Intifada, Foto Valle, Arthur Sasse,<br />
Photomascheroni<br />
Copertina: Elaborazione R. Minoia<br />
Direzione, redazione e amministrazione:<br />
Via Antonio da Recanate 1<br />
20124 Milano<br />
Tel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia:<br />
Letizia Gonzales: presidente<br />
Stefano Gallizzi: vicepresidente<br />
Paolo Pirovano: consigliere segretario<br />
<strong>La</strong>ura Mulassano: consigliere tesoriere<br />
Consiglieri: Franco Abruzzo,<br />
Mario Consani, Gabriele Dossena,<br />
Roberto Di Sanzo, <strong>La</strong>ura Hoesch<br />
Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:<br />
Gaetano Belloni (presidente)<br />
Aldo Soleri, Angela Battaglia<br />
Direttore OgL: Elisabetta Graziani<br />
Registrazione n. 213 del 26-05-1970<br />
presso il Tribunale di Milano.<br />
Testata iscritta al n. 6197 del Registro<br />
degli Operatori della Comunicazione (Roc)<br />
<strong>La</strong> tiratura di questo numero<br />
è di 27.500 copie<br />
Chiuso in redazione il 31 marzo 2011<br />
Stampa: Italgrafica srl<br />
Via Verbano 146 - 28100 Novara Veveri<br />
Concessionaria di pubblicità:<br />
Newton ec srl<br />
Via Dezza 45 - 20144 Milano<br />
E.mail: info@newton.info<br />
Tel: 02/39400290 - Fax: 02/39400289<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
3
Editoriale<br />
Blogger, i nuovi guru<br />
dell’informazione<br />
Ho letto proprio stamattina su <strong>La</strong> Repubblica in un articolo<br />
di Federico Rampini da New York che il presidente Obama<br />
nel corso di una conferenza stampa ha scelto di dare la<br />
parola per primo ad un giornalista corrispondente di un<br />
famoso blog, Politico.com. E’ un segno <strong>dei</strong> tempi. I nuovi<br />
vip del giornalismo americano sono oggi gli autorevoli blog<br />
reporter ed i loro siti molto influenti rappresentano fonti di<br />
ispirazione e informazione per molti politici, giornalisti<br />
oltre che per i comuni navigatori del web. Il blog della star<br />
giornalista è oramai il primo clic del mattino per essere<br />
informati in tempo reale di ciò che accade nel mondo, mentre<br />
i siti <strong>dei</strong> più importanti giornali politici del paese sono<br />
utilizzati come riferimento e approfondimento. D’altronde non<br />
più tardi di un mese fa lo storico blog The Huffington Post<br />
creato dall’omonima Arianna si è fuso con Aol, pioniere di<br />
Internet, per una cifra iperbolica. <strong>La</strong> vera novità in rete di<br />
questi ultimi mesi è però la sfida <strong>dei</strong> giovani attivisti arabi.<br />
E’ il tempo dell’informazione guerriglia dice il direttore del<br />
New York Times alludendo a Weaki Leaks anche se i giovani cyber<br />
dissidenti che oggi fanno tremare i regimi <strong>dei</strong> più importanti<br />
paesi arabi non hanno affatto l’aria <strong>dei</strong> guerrieri.<br />
E’ l’élite di tweeps l’autentica anima delle rivolte <strong>dei</strong> paesi<br />
arabi che ha invaso la rete con il flusso di migliaia di messaggi<br />
da 140 caratteri ciascuno e ha fatto scendere in piazza il<br />
popolo di facebook. Asma Mahfouz, autrice di un video postato<br />
su You Tube che ha spinto in piazza Tahrir al Cairo migliaia<br />
di persone ha dichiarato “la Rete è un grande mezzo dove<br />
nessuno ha potuto intimidirci anche se Internet può esporre<br />
alla repressione. Ma sbaglia chi pensa che esistiamo solo lì:<br />
c’è moltissimo lavoro reale dietro a quello che abbiamo fatto.<br />
E vigileremo perché non vada perduto”.<br />
Insomma le nuove vie di comunicazione con protagonisti i giovani<br />
coraggiosi cyber attivisti -alcuni di loro hanno perso la vita<br />
per informare- hanno animato le rivolte che scuotono il mondo<br />
4<br />
Tabloid 2 / 2011
Editoriale<br />
arabo ed i tweet come un puzzle hanno contribuito a creare in<br />
rete i grandi affreschi che poi Tv e giornali hanno commentato.<br />
<strong>La</strong> rivoluzione twitter che sta cambiando la geografia politica<br />
di numerosi paesi è raccontata in questo numero di Tabloid da<br />
una cronista di Radio Popolare, Marina Petrillo. Attraverso<br />
il programma radiofonico Alaska condotto quotidianamente in<br />
diretta e basato esclusivamente sui contenuti tratti dai<br />
blog, la giornalista ha dato conto di ciò che stava veramente<br />
accadendo in Egitto. <strong>La</strong> narrazione puntuale di fatti,<br />
informazioni, emozioni e commenti ha tracciato una via dalla<br />
quale non si tornerà più indietro.<br />
Tuttavia il vastissimo mondo del web è animato anche da<br />
ombre. Nella sezione della <strong>legge</strong> facciamo il punto sulla<br />
sentenza di primo grado che ha condannato tre dirigenti<br />
di Google Italy a sei mesi di reclusione per il reato di<br />
trattamento illecito di dati personali. Guido Camera, giovane<br />
avvocato penalista e Oreste Pollicino docente alla Bocconi<br />
hanno infatti raccontato in un interessante volume la storia<br />
giudiziaria del ragazzo disabile di Torino maltrattato dai<br />
compagni, filmato e finito in rete. “Resta ancora un grande<br />
vuoto normativo - dichiara Camera – ma questa sentenza ha<br />
contribuito in modo determinante ad alzare la soglia di<br />
attenzione su un tema che avrà sempre più bisogno di regole<br />
globali”. Su questo numero abbiamo poi voluto esplorare anche<br />
il mondo del giornalismo scientifico oggi più che mai alla<br />
ribalta della cronaca dopo i drammatici eventi in Giappone.<br />
“L’interazione fra scienza e società – scrive Gianna Milano,<br />
autorevole collega che per oltre vent’anni si è occupata,<br />
prima come inviato e poi come caporedatore, di divulgazione<br />
medica e scientifica a Panorama – dovrebbe far riflettere sulla<br />
speciale responsabilità di chi fa informazione scientifica sui<br />
mass media. Esiste un’etica dell’informazione soprattutto<br />
quando si discutono temi controversi come l’energia nucleare<br />
o la fecondazione assistita che coinvolgono la vita di tutti<br />
noi. Un aiuto al giornalista scientifico per districarsi senza<br />
conflitti di interesse può venire da narrazioni alternative<br />
della scienza prodotte su blog, siti web o social network di<br />
cittadini, consumatori, gruppi di interesse”.<br />
Insomma la blogosfera è una realtà che non si può più<br />
trascurare ed i blogger delle nuove generazioni sono anche i<br />
neoguerrieri di internet. Ma in rete tutto si crea e tutto si<br />
distrugge alla velocità della luce. Resteranno perciò sempre<br />
le grandi testate come solide colonne del giornalismo con le<br />
quali i cyber reporter dovranno continuare a misurarsi.<br />
Il presidente<br />
Letizia Gonzales<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
5
L’inchiesta<br />
l’identikit, gli strumenti, le trappole e i trucchi del mestiere nell’era del web<br />
Giornalismo scientifico<br />
rigore e divulgazione<br />
Clima, energia, bioetica, geologia, salute globale: come e su quali fonti lavorano i cronisti della<br />
scienza. L’indagine Eurobarometro: aumenta l’interesse nelle fasce più giovani (15-29 anni) ma<br />
è scarsa la soddisfazione nei confronti <strong>dei</strong> media. Le controversie tra gruppi di interesse e il<br />
sensazionalismo aiutano i giornali a vendere ma le dinamiche di controllo e di comunicazione<br />
stanno cambiando. Anche grazie ai blog, ai siti online e ai social network <strong>dei</strong> cittadini<br />
di Fabio Turone*<br />
6 Tabloid 2 / 2011
L’inchiesta<br />
L’appuntamento per il settimo congresso<br />
della Federazione mondiale<br />
<strong>dei</strong> giornalisti scientifici era da tempo<br />
fissato al Cairo, negli ultimi giorni di<br />
giugno. Sarebbe stato il primo sul<br />
suolo africano, ma l’incertezza seguita<br />
alla rivoluzione del 25 gennaio ha<br />
obbligato gli organizzatori – tra cui la<br />
Presidente egiziana della Federazione,<br />
che seppur un po’ impacciata dal<br />
velo ha partecipato alle manifestazioni<br />
di piazza documentando tutto<br />
con testi e video subito pubblicati in<br />
rete su youtube, facebook e twitter<br />
– a spostarlo a malincuore a Doha,<br />
in Qatar.<br />
Si terrà quindi nel piccolo emirato, che<br />
da anni sta investendo molti petrodollari<br />
in ricerca scientifica, l’incontro in<br />
cui oltre un migliaio di giornalisti da<br />
tutto il mondo discuteranno tra le altre<br />
cose di clima, energia, percezione del<br />
rischio, evoluzione, bioetica, superstizione<br />
e salute globale, condividendo<br />
gli strumenti e i trucchi del mestiere e<br />
riflettendo su un interrogativo esistenziale:<br />
chi è oggi, nell’era di internet e<br />
<strong>dei</strong> blog, il giornalista scientifico E<br />
chi sono e che cosa vogliono i suoi<br />
lettori<br />
Internet avvicina alla scienza<br />
Secondo i dati pubblicati nell’Annuario<br />
Scienza e Società 2011 curato<br />
dall’associazione Observa Science<br />
in Society, nei media italiani lo spazio<br />
dedicato a scienza e tecnologia è di<br />
nuovo in aumento, anche perché il<br />
web sembra favorire la fruizione di<br />
contenuti a carattere scientifico, soprattutto<br />
nelle fasce di età più giovani:<br />
tra i 15 e i 29 anni, infatti, un navigatore<br />
su due si espone con continuità<br />
a contenuti scientifici.<br />
Il rapporto tra cittadini, scienza e<br />
giornalismo scientifico rimane però<br />
a dir poco tormentato: molti lettori<br />
lamentano difficoltà di comprensione,<br />
anche perché il dato sull’analfabetismo<br />
scientifico rimane incredibilmente<br />
alto, con un italiano su due che<br />
pensa che il Sole sia un pianeta.<br />
Anche l’ultima indagine Eurobarometro<br />
(risalente al 2007) segnalava per<br />
l’Italia una distanza significativa tra il<br />
notevole interesse <strong>dei</strong> cittadini per la<br />
ricerca scientifica – molto superiore<br />
alla media <strong>dei</strong> 27 paesi dell’Unione<br />
europea – e la scarsa soddisfazione<br />
per il modo in cui i media ne danno<br />
conto. Il giudizio sulla qualità <strong>dei</strong> resoconti<br />
presentati dai mass media<br />
vede infatti l’Italia ben al di sotto della<br />
media <strong>dei</strong> 27 (vedi tabelle).<br />
Più freelance<br />
meno competenza<br />
Negli ultimi anni sono state promosse<br />
a livello internazionale numerose<br />
iniziative formative, che purtroppo<br />
vengono spesso finanziate senza una<br />
strategia di lungo respiro, per cui non<br />
di rado i fondi pubblici spariscono<br />
quando l’esperienza <strong>dei</strong> primi anni<br />
sta cominciando a dare i frutti migliori<br />
(come nel caso dell’apprezzatissimo<br />
progetto EICOS, http://www.eicos.<br />
mpg.de).<br />
Le esperienze più innovative e apprezzate<br />
si caratterizzano per un approccio<br />
che chiede al mondo delle<br />
istituzioni scientifiche e accademiche<br />
di riconoscere al giornalista specializzato<br />
un ruolo paritario, di “professional<br />
equal” (questi principi sono stati<br />
per esempio sottolineati nella recente<br />
“Dichiarazione di Erice” sulla farmacovigilanza,<br />
promossa da un gran<br />
numero di istituzioni internazionali,<br />
e invita gli scienziati a confrontarsi<br />
alla pari sui temi della comunicazione<br />
con chi per forza di cose parte da<br />
un’ottica differente.<br />
I media favoriscono<br />
o sabotano la salute<br />
Questo atteggiamento è riassunto<br />
efficacemente anche in un editoriale<br />
del 2009 della prestigiosa rivista<br />
medica inglese <strong>La</strong>ncet, che sotto un<br />
titolo ambiguo («I media favoriscono<br />
o sabotano la salute») riflette sulla<br />
difficoltà di fondo del mondo scientifico<br />
di capire quali sono i “difetti”<br />
<strong>dei</strong> giornalisti e quali le caratteristiche<br />
della società in cui tutti viviamo.<br />
«L’opinione maggioritaria tra i professionisti<br />
della sanità di tutto il mondo è<br />
che i mass media sistematicamente<br />
sbaglino nel descrivere nella giusta<br />
luce la salute, la sanità e in generale<br />
la pratica della medicina.<br />
Ma è un’opinione giustificata e corretta»<br />
si chiede l’editoriale, che<br />
prosegue: «Più la stampa appare<br />
responsabile, meno il pubblico generale<br />
sembra apprezzarla. <strong>La</strong> gente<br />
non sembra interessata al resoconto<br />
diretto <strong>dei</strong> temi di salute; i media devono<br />
mantenere il proprio pubblico, e<br />
le controversie aiutano a vendere».<br />
E più avanti: «Il giornalismo responsabile<br />
non dovrebbe pesare unicamente<br />
sulle spalle <strong>dei</strong> giornalisti, ma anche<br />
degli editori, degli scienziati e <strong>dei</strong> professionisti<br />
della sanità».<br />
<strong>La</strong> soluzione già adottata con successo<br />
in alcuni paesi consiste nell’istituzione<br />
di un Science Media Centre,<br />
che fornisce assistenza ai giornalisti.<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
7
L’inchiesta<br />
Vademecum<br />
Le associazioni<br />
di riferimento<br />
Ecco le sigle e i siti di riferimento<br />
per i giornalisti scientifici.<br />
L’Unione <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> Italiani<br />
Scientifici (UGIS) è la storica<br />
associazione nata nel 1966<br />
www.ugis.it<br />
Science Writers in Italy (SWIM),<br />
l’associazione nata nel 2010<br />
per mettere insieme giornalisti<br />
scientifici e divulgatori<br />
www.sciencewriters.it<br />
L’Unione Europea delle<br />
Associazioni di <strong>Giornalisti</strong><br />
Scientifici (EUSJA) www.eusja.<br />
org. <strong>La</strong> Federazione Mondiale<br />
del <strong>Giornalisti</strong> Scientifici<br />
(WFSJ), che ogni due anni<br />
promuove il congresso mondiale<br />
cui partecipano oltre mille<br />
professionisti da tutto il mondo<br />
www.wfsj.org. Il sintetico<br />
corso online di giornalismo<br />
scientifico predisposto dalla<br />
World Federation of Science<br />
Journalists, tradotto e adattato<br />
in varie lingue - http://wfsj.org/<br />
course/. Il dossier sul giornalismo<br />
scientifico pubblicato dalla rivista<br />
Nature in occasione del congresso<br />
mondiale di Londra del 2009<br />
www.nature.com/news/specials/<br />
sciencejournalism/index.html. Il<br />
sito del congresso mondiale 2011<br />
ora spostato a Doha, in Qatar<br />
www.wcsj2011.org. Eurekalert,<br />
il sito promosso dall’American<br />
Association for the Advancement<br />
of Science per diffondere i<br />
comunicati-stampa di riviste e<br />
istituzioni scientifiche<br />
(i giornalisti accreditati possono in<br />
casi particolari ricevere materiali in<br />
anticipo sulla pubblicazione, sotto<br />
embargo) www.eurekalert.org.<br />
AlphaGalileo, l’analogo sito per<br />
far conoscere la ricerca europea,<br />
promosso da numerose istituzioni<br />
del Vecchio Continente www.<br />
alphagalileo.org<br />
Questo supporto si concretizza sia<br />
in termini di fornitura di monografie,<br />
schede, dati statistici, bibliografie sulle<br />
tematiche ricorrenti sia in forma di<br />
contatti diretti con qualificati esperti<br />
del mondo della scienza.<br />
Inoltre, questo tipo di centro organizza<br />
seminari e workshop in cui<br />
scienziati e giornalisti sono invitati a<br />
confrontarsi: «Il futuro del giornalismo<br />
di salute» prevede la direzione di <strong>La</strong>ncet<br />
«dipenderà dal lavoro comune di<br />
scienziati, medici e mass media per<br />
assicurare l’interpretazione responsabile<br />
della ricerca scientifica e medica,<br />
e quindi promuovere la salute su<br />
scala globale».<br />
Anche dell’ipotesi di una cooperazione<br />
internazionale di Science Media<br />
Centre si parlerà a fine giugno al<br />
congresso mondiale di Doha, e una<br />
rappresentanza italiana sarà presente<br />
per cercare di fare la sua parte.<br />
Accademico sì, ma non troppo<br />
Da tempo è noto che i comunicati<br />
stampa, quando si parla di prodotti,<br />
tendono a esagerare i pregi e a minimizzare<br />
i limiti e i costi della «importante<br />
novità». Numerosi studi hanno<br />
dimostrato che i farmaci appaiono<br />
sistematicamente migliori nei pressrelease<br />
che negli studi scientifici veri<br />
e propri, che quei press-release dovrebbero<br />
presentare.<br />
Quello che in tempi recenti ha suscitato<br />
sorpresa è stato scoprire che<br />
questa tendenza alla forzatura encomiastica<br />
è sistematicamente presente<br />
non solo nel lavoro degli uffici stampa<br />
delle industrie, ma anche – seppure<br />
in misura minore - in quello prodotto<br />
da Università e centri di ricerca accademici,<br />
pubblici e privati. Perfino<br />
gli uffici stampa <strong>dei</strong> grandi editori di<br />
riviste scientifiche sono stati colti in<br />
flagrante mentre esageravano il significato<br />
dell’ultimo studio apparso sulla<br />
loro rivista nel tentativo di ritagliarsi<br />
un posticino sulla stampa, tanto che<br />
da qualche tempo alcuni comunicati<br />
stampa anglosassoni contengono<br />
anche un esplicito invito alla “delazione”<br />
da parte di chi ravvisasse<br />
elementi di sensazionalismo.<br />
Con la fiducia passa la paura<br />
«I media e i comunicatori professionisti<br />
hanno un ruolo importante non solo<br />
come partner in tema di sicurezza,<br />
ma anche nel valutare con attenzione<br />
il funzionamento <strong>dei</strong> sistemi di vigilanza»<br />
si <strong>legge</strong> nella “Dichiarazione<br />
di Erice” pubblicata nel 2010 da un<br />
8 Tabloid 2 / 2011
L’inchiesta<br />
Corsi e link<br />
Dove imparare<br />
e come divulgare<br />
gruppo multidisciplinare riunito alla<br />
Scuola Internazionale di Farmacologia<br />
della Fondazione Ettore Majorana,<br />
appunto nella cittadina siciliana di<br />
Erice. «Occorre esplorare nuovi modi<br />
per cooperare con i media come<br />
professionisti alla pari (“professional<br />
equals”) per collaborare alla diffusione<br />
regolare al pubblico di informazioni<br />
sulla sicurezza <strong>dei</strong> farmaci che siano<br />
equilibrate, comprensibili, affidabili e<br />
interessanti, a prescindere da specifici<br />
annunci o segnalazioni di problemi<br />
o di crisi». Perché non c’è momento<br />
peggiore di una crisi in cui sono in<br />
Le sette regole del buon giornalista scientifico<br />
Per conoscere l’opinione di chi<br />
lavora nei media, e con l’intento<br />
dichiarato di aumentare la<br />
copertura mediatica della ricerca<br />
prodotta nell’Unione europea,<br />
la Commissione di Bruxelles ha<br />
realizzato nel 2007 un’indagine<br />
tra i giornalisti, cui hanno<br />
risposto professionisti<br />
di 28 paesi.<br />
Il questionario chiedeva di<br />
identificare i criteri adottati dai<br />
ballo grandi interessi economici e<br />
potenzialmente molte vite umane<br />
per dover decidere se fidarsi di più<br />
di chi lancia l’allarme o di chi cerca<br />
di rassicurare.<br />
Quando il giornalismo<br />
corregge la scienza<br />
Quando il giornalista inglese Brian<br />
Deer cominciò a indagare per il Times<br />
di Londra sulla vicenda del presunto<br />
legame tra vaccinazione trivalente e<br />
insorgenza dell’autismo, la reazione<br />
della comunità scientifica fu di fastidio:<br />
il solito giornalista in cerca di sen-<br />
media per scegliere le notizie<br />
di cui occuparsi. Le risposte<br />
sono state abbastanza concordi<br />
nell’indicare, in ordine di<br />
importanza:<br />
1. Rilevanza per la vita quotidiana<br />
2. Novità<br />
3. Comprensibilità<br />
4. Prossimità geografica<br />
5. Nesso con la politica<br />
6. Aspetti controversi<br />
7. Originalità<br />
Per fornire utili strumenti di<br />
aggiornamento agli iscritti,<br />
l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />
Lombardia ha in programma<br />
nuovi corsi, dopo quello di base<br />
sul giornalismo di salute e i<br />
seminari di approfondimento su<br />
numerosi temi scientifici rivolti<br />
ai professionisti già specializzati<br />
realizzati nel 2010.<br />
Al giornalismo scientifico sarà<br />
inoltre dedicato anche uno <strong>dei</strong><br />
corsi di specializzazione (un terzo<br />
anno di perfezionamento per<br />
approfondire i temi già trattati nel<br />
biennio) del Master congiunto<br />
Odg Lombardia-Università<br />
di Milano, che partirà nella<br />
primavera del 2012.<br />
Altre opportunità di formazione<br />
accademica sono elencate nella<br />
“European guide to science<br />
journalism training” curata dalla<br />
Commissione europea (il pdf<br />
del rapporto 2010 può essere<br />
scaricato da questa pagina,<br />
insieme ad altri documenti utili:<br />
http://ec.europa.eu/research/<br />
conferences/2007/bcn2007/<br />
index_en.htm). Per l’Italia la guida<br />
elenca i seguenti corsi di Master in<br />
comunicazione della scienza e in<br />
giornalismo scientifico:<br />
www.fisica.unipd.it/~dott/master.<br />
html<br />
http://comunicazione-scienza.<br />
uniroma2.it/index.php<br />
http://mcs.sissa.it/<br />
http://fbrunocsmc.ariel.ctu.unimi.it/<br />
www2.unibo.it/ssg/<br />
www.ilrasoiodioccam.it/<br />
Inoltre cita tre premi giornalistici<br />
più noti:<br />
Premio Piazzano:<br />
www.premiopiazzano.it/<br />
Premio Tomassetti<br />
www.premiotomassetti.it/<br />
Premio Voltolino www.abiogen.it/<br />
bando.asp<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
9
L’inchiesta<br />
Un voto alla stampa della salute<br />
Notizie-chiave a cinque stelle:<br />
qualità, metodo, effetti collaterali<br />
E’ opera di un giornalista americano, Gary Schwitzer, il progetto Health<br />
News Review (http://www.healthnewsreview.org/) che da alcuni anni<br />
assegna un voto alla stampa di salute applicando un elaborato sistema di<br />
valutazione della qualità. Il progetto, finanziato da una fondazione privata,<br />
segue e perfeziona analoghi tentativi realizzati in anni passati in Australia e<br />
Canada, e ambisce a valutare criticamente, con la consapevolezza di chi<br />
ha operato per molti anni all’interno <strong>dei</strong> media e conosce quindi le regole<br />
alla base del loro funzionamento, la qualità del giornalismo di salute.<br />
<strong>La</strong> valutazione – in forma di stelle – viene stilata sulla base della presenza di<br />
10 elementi chiave: un decalogo non astratto ma assai più compatibile con<br />
la realtà concreta di chi confeziona l’informazione.<br />
Lo scopo è condividere gli strumenti di valutazione, fidando che il feedback<br />
aiuti tutti a crescere: «I giornalisti sono stati ricettivi nei confronti del nostro<br />
feedback; per ulteriori cambiamenti occorrerà raggiungere le gerarchie<br />
della redazione» conclude Schwitzer nell’articolo pubblicato su PloS<br />
Medicine in cui riepiloga i risultati delle prime 500 recensioni. «Il tempo<br />
per documentarsi sugli articoli, lo spazio e la formazione <strong>dei</strong> giornalisti<br />
possono costituire la soluzione per molti <strong>dei</strong> difetti del giornalismo<br />
identificati nel progetto». Ecco i dieci elementi-chiave che se affrontati in<br />
maniera soddisfacente valgono mezza stella ciascuno: 1. Disponibilità<br />
della terapia/test/prodotto/procedura 2. Costi 3. Presenza di “disease<br />
mongering” (ovvero la tendenza a medicalizzare anche i malesseri banali<br />
per poter proporre una soluzione, quasi sempre farmacologica) 4. Qualità<br />
metodologica della ricerca citata 5. Controindicazioni/effetti collaterali<br />
6. Riflessione sulla reale novità dell’approccio 7. Contestualizzazione <strong>dei</strong><br />
benefici 8. Eventuale uso abbondante di un comunicato-stampa<br />
9. Presenza di una fonte indipendente, e citazione di tutti i possibili conflitti<br />
di interesse 10. Citazione delle possibili opzioni alternative<br />
• Sopra: la presidente della<br />
Federazione mondiale <strong>dei</strong> giornalisti<br />
scientifici, l’egiziana Nadia El-Awady,<br />
è stata accolta da un lungo applauso<br />
sul palco del congresso della Aaas<br />
a Washington, pochi giorni dopo la<br />
cacciata di Mubarak.<br />
• Sotto, nella pagina a fianco:<br />
la rappresentazione grafica realizzata<br />
da David McCandless interrogando il<br />
motore di ricerca Google News mostra<br />
impietosamente come i mass media<br />
si lascino spesso prendere la mano<br />
dell’allarmismo: nel grafico il numero<br />
di articoli (in lingua inglese) dedicati,<br />
nell’ultimo decennio (dal 2000 al<br />
2009), alle principali minacce sanitarie<br />
descritte dalla stampa.<br />
sazionalismo, che gonfia a dismisura<br />
una controversia per vendere più copie.<br />
Ci sono voluti quasi dodici anni,<br />
ma alla fine è emersa la verità che il<br />
fiuto giornalistico di Deer aveva subodorato:<br />
il ricercatore che sosteneva<br />
di aver dimostrato la pericolosità del<br />
vaccino ha commesso un’elaborata<br />
frode, approfittando della debolezza<br />
della comunità scientifica – che<br />
negli ultimi secoli si è specializzata<br />
nell’individuare gli errori in buona<br />
fede, ed è ancora poco attrezzata<br />
contro le truffe ben architettate – e<br />
usandola per fare breccia nei media.<br />
L’articolo pubblicato sulla prestigiosa<br />
rivista <strong>La</strong>ncet, infatti, era basata<br />
sulla falsificazione di un gran numero<br />
di elementi delle cartelle cliniche <strong>dei</strong><br />
suoi giovani pazienti, come Deer si è<br />
preso la briga di verificare individuando<br />
e poi intervistando molte famiglie:<br />
«Quando l’articolo fu infine ritrattato,<br />
12 anni dopo la pubblicazione e dopo<br />
la dissezione forense nel corso del più<br />
lungo procedimento disciplinare del<br />
General Medical Council (GMC), ben<br />
pochi avrebbero potuto negare che<br />
quell’articolo era fatalmente difettoso<br />
sia dal punto scientifico sia da quello<br />
etico. Ma c’è voluto il diligente scetticismo<br />
di un uomo, che stava al di fuori<br />
della medicina e della scienza, per<br />
mostrare che quello studio era in realtà<br />
una frode elaborata» hanno scritto<br />
nel gennaio di quest’anno la direttrice<br />
del British Medical Journal Fiona<br />
Godlee e i suoi due vice Jane Smith<br />
e Harvey Marcovitch. «Sulla base di<br />
interviste, documenti e dati resi pubblici<br />
nel corso del procedimento del<br />
GMC, Deer mostra come Wakefiend<br />
alterò molti fatti riguardo alla storia<br />
clinica <strong>dei</strong> pazienti per rafforzare la<br />
sua pretesa di aver identificato una<br />
nuova sindrome; come la sua istituzione,<br />
il Royal Free Hospital and Medical<br />
School di Londra, lo appoggiò<br />
mentre cercava di sfruttare i susseguenti<br />
timori sul vaccino trivalente per<br />
ottenere un beneficio finanziario; e<br />
come molti mancarono a lungo al loro<br />
dovere di investigare nell’interesse<br />
del pubblico quando Deer presentò<br />
le sue prime obiezioni».<br />
*Giornalista scientifico<br />
presidente di Science<br />
Writers in Italy<br />
10 Tabloid 2 / 2011
L’inchiesta<br />
eurobarometro<br />
<strong>La</strong> ricerca scientifica<br />
interessa molto, abbastanza<br />
Paese %<br />
Svezia 80<br />
Danimarca 79<br />
Francia 79<br />
Lussemburgo 78<br />
Olanda 73<br />
Belgio 72<br />
Finlandia 70<br />
Cipro 67<br />
Grecia 66<br />
Italia 64<br />
Regno Unito 60<br />
Slovenia 60<br />
Unione Europea 57<br />
Germania 57<br />
Estonia 53<br />
Lettonia 52<br />
Ungheria 50<br />
Spagna 48<br />
Malta 47<br />
Austria 42<br />
Portogallo 42<br />
Irlanda 41<br />
Polonia 40<br />
Lituania 38<br />
Slovacchia 37<br />
Repubblica Ceca 34<br />
Romania 32<br />
Bulgaria 24<br />
L’indagine in corso su www.sciencewriters.it<br />
Un questionario<br />
per sapere chi siamo<br />
Quanti sono e come si diventa giornalisti scientifici in Italia. A oggi<br />
sono arrivate 250 risposte (158 dalla Lombardia) da cui risulta un<br />
elevato grado di specializzazione (74%). Medicina e salute i temi più<br />
trattati (65%), ma anche ambiente e tecnologia. <strong>La</strong> matematica è la<br />
Cenerentola. Il confronto tra i blogger e la carta stampata<br />
Quanti sono i giornalisti scientifici in<br />
Italia, e come si diventa giornalisti<br />
scientifici Per provare a rispondere<br />
a questi interrogativi, l’associazione<br />
Science Writers in Italy ha avviato sul<br />
finire del 2010 un censimento, con<br />
il patrocinio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia, e in pochi mesi<br />
mesi ha raccolto centinaia di questionari<br />
(l’indagine è ancora aperta,<br />
e chi vuole è invitato a compilarla<br />
online all’indirizzo http://www.sciencewriters.it).<br />
L’esigenza che il censimento – il primo<br />
del genere in Italia – ambisce a<br />
soddisfare è quella di cominciare a<br />
mettere meglio a fuoco il panorama<br />
generale per poi individuare le<br />
specifiche necessità, e in particolare<br />
quelle formative.<br />
Perché per chi scrive di scienza i<br />
classici ingredienti del buon giornalismo<br />
sono certo necessari, ma<br />
sempre più spesso non sono sufficienti.<br />
Occorre una competenza specifica,<br />
che soprattutto quando non poggia<br />
su studi accademici in ambito<br />
scientifico deve essere coltivata<br />
assiduamente.<br />
L’incomprensione è sempre in agguato,<br />
e con essa il rischio di farsi<br />
manipolare da chi porta avanti<br />
un’agenda più o meno occulta, e<br />
più o meno legata a interessi, economici<br />
o di altro genere. Per rendere un<br />
buon servizio ai lettori, chi scrive di<br />
scienza deve anche fare i conti con<br />
la classica compulsione a mettere<br />
in risalto il dettaglio curioso, non di<br />
rado futile, a discapito del contesto<br />
e degli aspetti più sostanziosi e<br />
complessi, o a farsi trasportare dalle<br />
suggestioni evocate da ogni tipo di<br />
Se la montagna partorisce il wi-fi killer<br />
(Le principali minacce sanitarie descritte dalla stampa negli ultimi dieci anni)<br />
Nella legenda <strong>dei</strong> colori, il dato tra parentesi indica il numero <strong>dei</strong> decessi registrati.<br />
Vespe killer (1.000)<br />
Wi-fi killer (0)<br />
Cellulari e cancro (0)<br />
Vaccinazioni e autismo (0)<br />
Collisioni di asteroidi (0)<br />
Millennium bug (0)<br />
Morbo di mucca pazza (204)<br />
Videogame violenti (ignoto)<br />
Sars (774)<br />
Influenza aviaria (262)<br />
Influenza suina (702)<br />
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
11
L’inchiesta<br />
rischio, oscillando da un eccesso<br />
all’altro, tra allarmismo e rassicurazione<br />
(o oblio), con un andamento<br />
molto ben raffigurato da un’analisi<br />
condotta con l’uso di Google sugli<br />
articoli dedicati nell’ultimo decennio<br />
alle minacce vere o presunte (vedi<br />
: “Se la montagna partorisce il wi-fi<br />
killer” a pagina 11).<br />
L’indagine Science Writers<br />
in collaborazione con l’<strong>Ordine</strong><br />
L’analisi preliminare delle prime 250<br />
risposte, di cui 158 giunte dalla Lombardia,<br />
indica che a rispondere sono<br />
stati in gran parte giornalisti iscritti<br />
all’Albo: 198 su 250 in Italia (79%) e<br />
addirittura 141 su 158 (89%) in Lombardia,<br />
dove il questionario è stato<br />
citato nella newsletter elettronica<br />
inviata dall’<strong>Ordine</strong> a tutti gli iscritti.<br />
Risulta elevato il grado di specializzazione:<br />
186 su 250 (74%) in Italia<br />
e 112 su 158 (71%) in Lombardia<br />
si occupano esclusivamente o prevalentemente<br />
di scienza, ambiente,<br />
tecnologia o medicina.<br />
Quest’ultima – come medicina o<br />
come salute – è la tematica di gran<br />
lunga più trattata: il 65% ne scrive<br />
sempre, spesso o ogni tanto (senza<br />
differenze tra il dato nazionale e il<br />
dato lombardo). Attorno al 60% del<br />
campione (con un dato lombardo<br />
un po’ inferiore a quello nazionale)<br />
scrive sempre, spesso o ogni tanto di<br />
ambiente. Maggiori differenze appaiono<br />
invece dal confronto per quanto<br />
riguarda gli articoli sulla tecnologia<br />
(ne scrive regolarmente il 48% <strong>dei</strong><br />
lombardi rispetto a una media nazionale<br />
del 57%) e le cosiddette<br />
hard sciences (29% contro 37%).<br />
Questa ampia differenza riflette probabilmente<br />
la maggior proporzione<br />
nel campione nazionale di blogger<br />
e divulgatori che scrivono in rete<br />
anche su media di nicchia, rispetto<br />
ai giornalisti che devono competere<br />
per trovare spazio sui media tradizionali.<br />
<strong>La</strong> matematica in entrambi i casi<br />
risulta essere la Cenerentola, con un<br />
dato attorno al 18-20%.<br />
Da dove arrivano le notizie<br />
Quanto alle fonti, il dato lombardo<br />
e quello nazionale appaiono in gran<br />
parte sovrapponibili: le riviste scientifiche<br />
di prima pubblicazione offrono<br />
spesso o regolarmente lo spunto<br />
per gli articoli al 60% circa <strong>dei</strong><br />
partecipanti all’indagine (62% per il<br />
campione nazionale, 58% per quello<br />
regionale). Analogamente, vengono<br />
usati spesso o regolarmente come<br />
fonte le agenzie di stampa/internet<br />
da un giornalista su due. Seguono<br />
le segnalazioni da parte di esperti/<br />
Sei un giornalista iscritto all’Albo<br />
Italia<br />
35.1% (87)<br />
4.0% (10)<br />
Si, <strong>dei</strong> professionisti<br />
No, non sono iscritto ad<br />
alcun albo professionale<br />
Lombardia<br />
38.8% (62)<br />
Si, <strong>dei</strong> professionisti<br />
2.5% (4)<br />
No, non sono iscritto ad<br />
alcun albo professionale<br />
44.8% (111)<br />
16.1% (40)<br />
Si, <strong>dei</strong> pubblicisti<br />
No, ma sono iscritto a un altro albo<br />
professionale<br />
49.4% (79)<br />
9.4% (15)<br />
Si, <strong>dei</strong> pubblicisti<br />
No, ma sono iscritto a un altro albo<br />
professionale<br />
scienziati (45%), i comunicati stampa<br />
(43-44%), altri giornali e riviste<br />
italiani o stranieri (40-41%), libri e<br />
monografie (34-35%) e le conferenze<br />
stampa (30-32%). Una domanda del<br />
breve questionario riguarda il tipo di<br />
situazione lavorativa (vedi grafico),<br />
che secondo uno studio recente -<br />
condotto in Australia e pubblicato<br />
sulla rivista PloS Medicine da Amanda<br />
Wilson e colleghi - può avere ri-<br />
lavoro - Attuale situazione lavorativa<br />
Italia<br />
6.9% (17)<br />
9.7% (24)<br />
16.5% (41)<br />
43.5% (108)<br />
23.4% (58)<br />
Svolgo la maggior parte della mia<br />
attività di giornalismo/divulgazione<br />
con più di un contratto<br />
Svolgo la maggior parte della mia<br />
attività di giornalismo/divulgazione<br />
con un solo contratto<br />
Lombardia<br />
5.6% (9)<br />
11.2% (28)<br />
19.3% (31)<br />
42.9% (69)<br />
21.1% (34)<br />
Svolgo la maggior parte della mia<br />
attività di giornalismo/divulgazione<br />
con più di un contratto<br />
Svolgo la maggior parte della<br />
mia attività di giornalismo/<br />
divulgazione con un solo contratto<br />
Altro<br />
Free-lance<br />
Sono assunto a tempo<br />
pieno con contratto<br />
giornalistico<br />
Altro<br />
Free-lance<br />
Sono assunto a tempo<br />
pieno con contratto<br />
giornalistico<br />
12<br />
Tabloid 62 / 2007 2011
L’inchiesta<br />
50,000000<br />
42,857143<br />
35,714286<br />
28,571429<br />
21,428571<br />
14,285714<br />
7,142857<br />
0,000000<br />
Italia<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
formazione - Il percorso di studi<br />
30.6% (76)<br />
Diploma di<br />
maturità<br />
Lombardia<br />
50,0 80<br />
37,5<br />
25,0<br />
12,5<br />
60<br />
40<br />
20<br />
31.3% (50)<br />
49.6% (123)<br />
<strong>La</strong>urea<br />
scientifica<br />
46.3% (74)<br />
9.7% (24)<br />
14.5% (36)<br />
<strong>La</strong>urea in<br />
giornalismo/ Altro diploma<br />
comunicazione universitario<br />
11.3% (18)<br />
16.9% (27)<br />
18.1% (45)<br />
Master in<br />
comunicazione<br />
della scienza<br />
13.8% (22)<br />
29.4% (73)<br />
Altro<br />
26.3% (42)<br />
eurobarometro<br />
Il modo in cui i media parlano<br />
di ricerca scientifica soddisfa<br />
molto, abbastanza<br />
Paese %<br />
Finlandia 76<br />
Slovenia 75<br />
Lussemburgo 72<br />
Belgio 70<br />
Svezia 70<br />
Germania 68<br />
Danimarca 66<br />
Austria 66<br />
Olanda 65<br />
Estonia 63<br />
Lettonia 60<br />
Francia 59<br />
Regno Unito 58<br />
Ungheria 58<br />
Unione Europea 56<br />
Repubblica Ceca 56<br />
Malta 53<br />
Slovacchia 53<br />
Irlanda 51<br />
Italia 51<br />
Cipro 48<br />
Spagna 47<br />
Grecia 43<br />
Polonia 43<br />
Portogallo 40<br />
Romania 39<br />
Bulgaria 38<br />
0,0<br />
0<br />
Diploma di<br />
maturità<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
<strong>La</strong>urea<br />
scientifica<br />
<strong>La</strong>urea in<br />
giornalismo/<br />
comunicazione<br />
flessi significativi sulla qualità della<br />
produzione giornalistica in tema di<br />
salute e medicina. I criteri per giudicare<br />
la qualità di un articolo di salute<br />
sono ovviamente opinabili, ma se<br />
inizialmente erano stilati da ricercatori<br />
clinici partendo da un punto di<br />
vista lontano da quello di chi lavora<br />
nei media, da alcuni anni sono messi<br />
a punto con un lavoro comune di<br />
giornalisti e clinici, con risultati che<br />
soddisfano tutti. L’esperienza più<br />
Altro diploma<br />
universitario<br />
Master in<br />
comunicazione<br />
della scienza<br />
Altro<br />
avanzata in questo ambito è quella<br />
portata avanti negli Stati Uniti dall’ex<br />
giornalista Gary Schwitzer, che valuta<br />
con sistematicità gli articoli di<br />
salute delle testate a maggiore diffusione,<br />
assegnando fino a cinque<br />
stelle in base a quanto ogni articolo<br />
soddisfa i dieci punti-chiave (Vedi<br />
box a pag 10). Secondo lo studio<br />
australiano, gli articoli scritti dai redattori<br />
di salute specializzati offrono<br />
in media migliori garanzie non solo di<br />
quelli <strong>dei</strong> redattori non specializzati,<br />
ma anche di quelli scritti dai freelance:<br />
è plausibile pensare che chi<br />
lavora all’interno di una redazione<br />
specializzata disponga di una maggiore<br />
autonomia nei confronti delle<br />
gerarchie del giornale, e quindi di un<br />
maggior potere di contrattazione sul<br />
taglio da dare agli articoli rispetto ai<br />
free-lance.<br />
Di norma, poi, chi è assunto da un<br />
editore ha accesso a fondi per corsi<br />
di aggiornamento e congressi, per<br />
frequentare i quali il freelance deve<br />
non solo pagare di tasca propria ma<br />
anche rinunciare per qualche giorno<br />
a produrre reddito.<br />
13
L’inchiesta<br />
la testimonianza di Sandro Boeri<br />
Gianpiero Borella<br />
pioniere e maestro<br />
Il direttore di Focus ricorda i suoi primi passi, a Panorama,<br />
con l’inventore della divulgazione scientifica in Italia: «Da<br />
lui una lezione attuale per tutti i settori del giornalismo»<br />
Nel 1979 ero un giovane collaboratore<br />
di Panorama. Mi occupavo di cultura,<br />
politica, esteri, non di scienza. E ogni<br />
tanto cercavo anche di capire se c’era<br />
qualche possibilità di essere assunto.<br />
Quel giorno il nuovo direttore mi disse<br />
che si, la possibilità ora c’era. Ma nella<br />
sezione scienza. E mi consigliò di andare<br />
a parlare con Gianpiero Borella (foto),<br />
che allora era, a Panorama, la sezione<br />
scienza al completo. Io avevo fatto il liceo<br />
classico, mi ero laureato in filosofia,<br />
di scienza ne sapevo quasi niente. Mi<br />
ricordo che, rassegnato, gli spiegai la<br />
mia sofferta rinuncia: «Ringrazio te e il<br />
direttore dell’offerta, ma….penso di non<br />
essere in grado». «Ma io non cerco uno<br />
scienziato » disse Gianpiero: «cerco un<br />
giornalista. E non c’è scritto da nessuna<br />
parte che i giornalisti debbano sapere<br />
tutto di quello che scrivono. Anzi, non<br />
sapere può essere un vantaggio: quando<br />
intervisterai un esperto riuscirai meglio<br />
di me a metterti dalla parte <strong>dei</strong> lettori, a<br />
fare le domande che farebbero loro.» E<br />
mi fece assumere. Più di 30 anni dopo<br />
devo riconoscere che Gianpiero aveva<br />
un po’ esagerato: sapere almeno un<br />
po’ di scienza è importante. Se sono<br />
ancora un giornalista scientifico e non<br />
ho mai preso clamorose cantonate lo<br />
devo soprattutto al fatto che lui, che di<br />
scienza ne sapeva invece un bel po’,<br />
era al mio fianco. Nelle sue parole c’era<br />
soprattutto un’idea di giornalismo nuova<br />
per l’Italia e che mi ha guidato in tutta la<br />
mia attività di lavoro. Sia che ci si occupi<br />
di scienza, di cultura, di arte o di politica,<br />
di economia, sono due le cose fondamentali<br />
che un giornalista deve saper<br />
fare: 1) riconoscere la notizia, cioè capire<br />
dove quando e perché sta succedendo<br />
qualcosa di nuovo, e se questo potrà<br />
essere interessante per chi ci <strong>legge</strong>rà; 2)<br />
essere in grado di trasmettere l’essenza<br />
delle informazioni raccolte a lettori che ne<br />
sanno (in genere) meno di noi. Il giornalismo<br />
è, come dice una parola abusata,<br />
“media”, cioè “mezzo”: nel senso che è<br />
a metà strada e fa da tramite tra i lettori<br />
che vogliono essere informati e quello<br />
che succede nel mondo. <strong>La</strong> nostra professionalità<br />
non si misura negli esperti<br />
che citiamo o nei termini specialistici<br />
che inseriamo, ma nell’essere capaci di<br />
trasformare fatti disordinati, parole non<br />
sempre comprensibili, diversi punti di<br />
vista, in ricostruzioni fedeli, testi logicamente<br />
ordinati e semplici, concetti comprensibili<br />
a tutti. Può sembrare banale,<br />
ma non lo è affatto, neppure oggi. Allora<br />
il giornalismo scientifico non esisteva. Il<br />
mondo della scienza, soprattutto in Italia,<br />
era lontano dai pensieri della gente, delle<br />
classi dirigenti, degli intellettuali. Nessuno<br />
(tranne Gianpiero) pensava che potesse<br />
essere fonte di “notizie”. Veniva guardato<br />
con rispetto, ma sentito estraneo. Se un<br />
giornale voleva occuparsi di scienza si<br />
affidava agli scienziati, non si pensava<br />
che fosse compito da giornalisti. Come<br />
se la scienza fosse qualcosa di simile alla<br />
filosofia, una disciplina interessante ma<br />
difficile e un po’ fossilizzata, da lasciare<br />
agli esperti. Senza tenere conto per gli<br />
esperti “semplificazione” è nella maggior<br />
parte <strong>dei</strong> casi una brutta parola. In pochi<br />
anni il lavoro di Gianpiero cambiò tutto.<br />
<strong>La</strong> scienza sfornava notizie a raffica su<br />
Panorama. E produceva grandi copertine.<br />
Era l’approccio scientifico che ci<br />
permetteva di spiegare perché le centrali<br />
nucleari fosse meglio<br />
non costruirle (e fu<br />
Panorama a guidare<br />
la battaglia che<br />
portò alla vittoria<br />
nel referendum). Era la scienza<br />
che ci permetteva di essere i primi<br />
a parlare di ambiente e inquinamento,<br />
di Aids o della fine <strong>dei</strong> dinosauri. Non<br />
solo. Quello che si faceva alla sezione<br />
scienza di Panorama era un giornalismo<br />
semplice e scarno, attentissimo ai fatti,<br />
molto anglosassone, tutto finalizzato a<br />
soddisfare i bisogni di conoscenza di<br />
lettori. Talvolta con rigore quasi talebano:<br />
c’era l’opportunità di intervistare un<br />
premio Nobel che passava da Milano<br />
Non ci interessava. A meno che ci potesse<br />
dare una notizia o un commento<br />
originale a qualche notizia. Gianpiero<br />
esigeva semplicità. Anche questo era<br />
rivoluzionario. I giornalisti tendevano a<br />
scrivere non per informare i lettori, ma<br />
per esibire ai loro interlocutori (gli esperti,<br />
e forse ancora di più i colleghi) la loro<br />
cultura. I lettori non capivano Non era<br />
rilevante. L’importante era far parte di<br />
quell’élite che monopolizzava le conoscenze.<br />
E che non aveva alcuna voglia<br />
di trasmettere ad altri un monopolio che<br />
significa potere. Non che adesso le cose<br />
siano molto cambiate. Quando vengo<br />
chiamato a parlare in qualche convegno,<br />
vengo definito un “divulgatore”. E<br />
ho l’impressione che pronuncino questa<br />
parola come se dicessero “un giornalista<br />
di serie B”, con il disprezzo che è insito<br />
nella sua etimologia: divulgare significa<br />
“rendere qualcosa volgare” parola che<br />
porta in sé le tracce del disprezzo con<br />
cui l’elite nobile guardava il “volgo”. Insomma:<br />
è una parola che la dice lunga<br />
sull’élitarismo della nostra cultura. Quello<br />
che ho imparato alla sezione scienza di<br />
Panorama è invece che divulgazione,<br />
intesa come semplicità, chiarezza (e mai<br />
banalizzazione) è l’essenza del giornalismo,<br />
e non solo di quello scientifico.<br />
E’ ciò che rende il giornalismo un vero<br />
strumento di democrazia, di diffusione<br />
di conoscenze, di crescita culturale: il<br />
suo presupposto fondamentale. Come<br />
ha insegnato il mio indimenticabile maestro,<br />
Gianpiero Borella, fondatore del<br />
giornalismo scientifico in Italia.<br />
Sandro Boeri<br />
Direttore di Focus<br />
14 Tabloid 2 / 2011
L’inchiesta<br />
l’opinione di Gianna Milano<br />
Il giornalismo scientifico<br />
non è un talk show tv<br />
Trent’anni fa, quando sono nate le prime pagine dedicate<br />
alla scienza, c’erano autorevoli maestri. Oggi è necessario<br />
districarsi tra fonti attendibili e senza conflitto d’interessi<br />
Difficile oggi per un giornalista scientifico<br />
districarsi tra nuove idee e marketing,<br />
tra vere scoperte e false partenze.<br />
C’è chi ritiene, non a torto, che<br />
da quando gli scienziati sono usciti dal<br />
chiuso <strong>dei</strong> loro laboratori accademici<br />
per diventare imprenditori, le possibilità<br />
di una comunicazione oggettiva e<br />
trasparente al pubblico su temi come<br />
sicurezza alimentare, OGM, ambiente,<br />
energia nucleare, riscaldamento globale,<br />
nuove terapie, biomedicina, si sia<br />
trasformata in un compito arduo. Le<br />
trappole di cui è costellato il percorso<br />
che introduce/descrive/propone una<br />
notizia scientifica sono rappresentate<br />
dalle profonde implicazioni economiche,<br />
politiche e sociali della ricerca e<br />
dello sviluppo tecnologico. L’interpenetrazione<br />
tra scienza e società è un dato<br />
di fatto ineliminabile. E l’interazione tra<br />
ciò che i ricercatori vanno scoprendo<br />
nei laboratori e ciò che questo comporta<br />
nella vita di ciascuno di noi, nelle<br />
scelte individuali e non, e nella cultura,<br />
dovrebbe far riflettere sulla speciale<br />
responsabilità di chi fa informazione<br />
scientifica attraverso i mass media.<br />
Esiste un’etica della comunicazione.<br />
Non solo quando si elargiscono notizie<br />
che riguardano la salute, ma anche<br />
quando si discutono temi controversi<br />
(come l’energia nucleare o la fecondazione<br />
assistita) che coinvolgono la vita<br />
di noi tutti oggi e quella delle generazioni<br />
future. D’obbligo sarebbe sorvegliare<br />
su qualità, correttezza, equilibrio,<br />
e accuratezza dell’informazione, senza<br />
farsi condizionare da idee preconcette.<br />
Contribuire al senso critico non significa<br />
essere “contro” la scienza. Per lo<br />
scienziato l’ansia di comunicare, di<br />
uscire allo scoperto e rendere pubblici<br />
i suoi risultati è diventata pressante:<br />
significa contribuire “alla costruzione<br />
di un consenso razionale il più vasto<br />
possibile” (Ziman). Serve anche a promuovere<br />
il suo lavoro: rendere pubblico<br />
ciò che la ricerca va scoprendo è oggi<br />
parte integrante della responsabilità<br />
di uno scienziato. Non c’è scienza se<br />
non c’è comunicazione della scienza<br />
(Goodhall). L’istituzione fondamentale<br />
della scienza è, sostengono in molti,<br />
il sistema di comunicazione che conferisce<br />
una forte dinamica al processo<br />
scientifico, contribuendo all’evoluzione<br />
stessa della scienza. Ma se i ricercatori<br />
sono spesso spinti nell’anticipare e nel<br />
divulgare i loro risultati (veri/preliminari/<br />
enfatizzati…) da interessi, pressioni e<br />
carriere che nulla hanno a che vedere<br />
con l’informazione o con la rappresentazione<br />
sociale che la gente si è fatta<br />
della scienza, i giornalisti fanno sempre<br />
più fatica a reperire fonti attendibili senza<br />
conflitti di interesse. Il percorso da<br />
compiere sembra essere oggi, per chi<br />
si accinge a fare giornalismo scientifico,<br />
particolarmente complesso e accidentato.<br />
Nelle redazioni i giornalisti<br />
specializzati, che trent’anni fa quando<br />
sono nate le prime pagine dedicate<br />
alla scienza, avevano autorevoli “maestri”,<br />
ora fanno fatica a difendere la<br />
loro professionalità. All’autorevolezza<br />
e all’attendibilità si privilegiano spesso<br />
clamore e sensazionalismo. Più che<br />
accrescere il cosiddetto “public understanding<br />
of science” si preferisce<br />
fare appello alle forti emozioni, come<br />
nei talk show televisivi. Le tensioni tra<br />
• Gianna Milano ha compiuto i suoi<br />
studi all’Università L.Bocconi. Si è<br />
specializzata in giornalismo scientifico<br />
all’Università di New York e al<br />
Massachusetts Institute of Technology<br />
(MIT), dove ha frequentato la Knight<br />
Science Journalism Fellowships. Al<br />
settimanale Panorama per oltre vent’anni<br />
si è occupata, prima come inviato poi<br />
come caporedattore, di divulgazione<br />
medica e scientifica. Oggi lavora come<br />
freelance per diverse testate.<br />
editori e giornalisti della carta stampata<br />
(e non) sono evidenti, ma può darsi che<br />
un aiuto (si dovranno pur confrontare<br />
con la multimedialità e la crossmedialità)<br />
possa venire da narrazioni alternative<br />
della scienza prodotte su blog, siti web,<br />
e social network di cittadini, consumatori,<br />
gruppi di interesse. Cambieranno<br />
le dinamiche di controllo e di comunicazione.<br />
Il pubblico, forse qualcuno non<br />
se n’è ancora accorto, sta acquisendo<br />
strumenti nuovi, competenze che lo<br />
aiutano a orientarsi, ad andare oltre lo<br />
stupore, a interpretare le notizie e capire.<br />
Il giornalismo scientifico non è a<br />
un capolinea. Anzi, si sta rinnovando,<br />
come è emerso da un simposio al Massachusetts<br />
Institute of Technology (MIT)<br />
di Boston, organizzato dalla Knight<br />
Science Journalism Fellowships. Sono<br />
ancora in molti a credere che senza una<br />
comunicazione pubblica della scienza<br />
non ci possa essere una vera società<br />
democratica della conoscenza. Informare<br />
in modo corretto, che sia scienza,<br />
politica, economia, rappresenta un<br />
esercizio di democrazia.<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
15
Le iniziative<br />
Primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />
BILANCIO 1 / LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE ALL’ASSEMBLEA DEL 23 MARZO<br />
Il nostro <strong>Ordine</strong> possibile<br />
Riparte la macchina del fare<br />
Approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2010 con un avanzo di esercizio di oltre 190<br />
mila euro e il preventivo 2011. Dopo la pausa elettorale sono ripresi a pieno ritmo i corsi di<br />
formazione e aggiornamento, le iniziative culturali e il lavoro sui procedimenti disciplinari<br />
di Letizia Gonzales*<br />
L’annuale incontro per l’assemblea<br />
generale del nostro <strong>Ordine</strong> è un’occasione<br />
per far partecipi tutti quanti<br />
delle iniziative messe in campo a favore<br />
della categoria. Innanzitutto voglio<br />
ringraziare i consiglieri e revisori<br />
<strong>dei</strong> conti per la partecipazione vigile<br />
e generosa alle molte sedute che dedichiamo<br />
all’andamento della nostra<br />
istituzione, ai procedimenti disciplinari,<br />
alle iniziative culturali e di formazione<br />
che sono un po’ il fiore all’occhiello di<br />
questo Consiglio.<br />
E’ stimolante per il presidente poter<br />
contare sull’intelligenza e sulla disponibilità<br />
<strong>dei</strong> colleghi eletti al compito<br />
non facile di gestire una comunità di<br />
oltre 25.000 colleghi sparsi sul territorio<br />
della Lombardia ed è per me molto<br />
confortante sentire l’appoggio e la<br />
stima di una bella squadra al servizio<br />
della categoria.<br />
Detto questo voglio anche ringraziare<br />
i dipendenti tutti per la disponibilità<br />
a lavorare su nuovi progetti, nuovi<br />
modelli di vita associativa, senza<br />
pregiudizi e preconcetti, con grande<br />
generosità e pazienza per far sì che<br />
l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia, il più grande<br />
d’Italia, diventi sempre di più un punto<br />
di riferimento nazionale e il motore<br />
dell’innovazione di un organismo vecchio<br />
di 48 anni.<br />
16 Tabloid 62 / 2007 2011
e 2 milioni<br />
919 mila<br />
314,66<br />
200000,000000<br />
È il totale a pareggio del bilancio<br />
chiuso il 31 dicembre 2010<br />
Avanzo di esercizio:<br />
e190.955,23 (-1,85 rispetto<br />
all’esercizio 2009 che era stato di<br />
e 194,5 mila).<br />
Spese legali: e167.223,14<br />
Gratuito patrocinio: e 16.848,00<br />
Assistenza giudiziale:<br />
e 25.929,91<br />
Aggiornamento professionale<br />
e iniziative culturali: 78.305,28<br />
Contributo Master Afg/Ifg: 70 mila<br />
Spese elettorali: e 148 mila<br />
Iniziative editoriali: e 155.721,95<br />
Quota trasferita all’<strong>Ordine</strong><br />
nazionale: e 1 milione<br />
e 199 mila 426<br />
Personale dipendente:<br />
e 498.608,27<br />
Sede: affitto e spese<br />
condominiali: e 127.213,06.<br />
0<br />
200000,000000<br />
216666,666667<br />
216666,666667<br />
233333,333333<br />
2010<br />
2009<br />
2008<br />
2007<br />
50000<br />
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
2010<br />
2009<br />
2008<br />
2007<br />
2006<br />
100000 0<br />
Bilancio conto economico<br />
233333,333333<br />
250000,000000<br />
250000,000000<br />
266666,666667<br />
266666,666667<br />
283333,333333<br />
Bilancio conto economico<br />
Avanzo di esercizio<br />
150000<br />
100000 200000<br />
150000 250000<br />
283333,333333<br />
300000,000000<br />
200000 300000<br />
250000 350000<br />
300000,000000<br />
2.919.314,66<br />
2.889.683,13<br />
2.849.161,45<br />
2.837.029,57<br />
300000<br />
190.955,23<br />
194.564,30<br />
307.974,70<br />
224.617,23<br />
41.467<br />
350000<br />
Dati espressi in Euro<br />
Ringrazio anche i consiglieri nazionali<br />
eletti con noi all’ultima tornata elettorale,<br />
per il prezioso contributo culturale<br />
ed il sostegno alle nostre iniziative<br />
nel corso <strong>dei</strong> lavori in terra romana.<br />
Vorrei ricordare poi ancora una volta<br />
ai nostri iscritti che il tempo e il lavoro<br />
messo a disposizione da tutti noi per<br />
svolgere l’attività consigliare, non è retribuito<br />
da gettoni di presenza, benefit,<br />
o quant’altro, come molti credono.<br />
Ecco perché attribuiamo un grande<br />
valore al riconoscimento da parte<br />
degli iscritti del buon lavoro fatto come<br />
compenso morale ai nostri sforzi.<br />
Penso però che in futuro dovremo<br />
considerare di rivedere i nostri nobili<br />
principii del volontarismo se vogliamo<br />
far sedere in Consiglio anche qualche<br />
freelance, come rappresentante di un<br />
professionismo oramai molto diffuso<br />
non soltanto in Lombardia.<br />
<strong>La</strong>vorare all’<strong>Ordine</strong> significa non<br />
perdere mai di vista etica e deontologia,<br />
il buon governo cioè della<br />
nostra professione senza trascurare<br />
però le innovazioni tecnologiche e<br />
tutte le novità del mercato editoriale.<br />
Occorrono quindi anche in questa<br />
istituzione, giornalisti con nuovi profili<br />
professionali, quei profili emergenti<br />
conseguenti alle nuove strategie di<br />
comunicazione, che richiedono innovazione<br />
anche in campo deontologico.<br />
Il bilancio che presentiamo oggi, a cavallo<br />
tra il primo e il secondo mandato<br />
della mia presidenza dell’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia, mi permette di poter dire<br />
una cosa: affrontiamo il prossimo triennio<br />
con relativa tranquillità economica<br />
che ci potrà consentire d’incrementare<br />
le attività legate alla formazione permanente,<br />
all’aggiornamento professionale<br />
soprattutto <strong>dei</strong> freelance e alle iniziative<br />
culturali in genere.<br />
L’oculata, prudente e attenta gestione<br />
economica del triennio scorso ci ha<br />
dato modo, infatti, di portare l’avanzo<br />
di esercizio dai 41mila euro del 2006 ai<br />
circa 200mila attuali. Con questa solida<br />
base potremo così dedicare più risorse<br />
al servizio della categoria.<br />
Passiamo ora all’esame più dettagliato<br />
<strong>dei</strong> dati di bilancio che rappresentano<br />
in cifre l’attività dell’<strong>Ordine</strong> nel<br />
2010/2011.<br />
Le spese più significative<br />
Le spese più rilevanti sostenute riguardano:<br />
la quota di competenza<br />
inviata al Consiglio nazionale, pari a<br />
€ 1.199.462,50, che rappresenta da<br />
sola, circa il 43,96% <strong>dei</strong> costi totali<br />
dell’esercizio; le spese per il personale<br />
dipendente per € 498.608,27,<br />
pari al 18,27% circa del totale d’esercizio;<br />
l’affitto e le spese condominiali<br />
che ammontano a € 127.213,06,<br />
pari al 4,66% circa del totale d’esercizio;<br />
le spese legali e le consulenze<br />
cosi suddivise: spese legali e notarili<br />
€ 76.898,64; consulenza legale<br />
€ 9.360,00; gratuito patrocinio assistenza<br />
legale € 16.848,00; gratuita<br />
assistenza giudiziale € 25.929,91;<br />
spese delibere per praticanti d’ufficio<br />
€ 13.478,40; gratuito patrocinio<br />
assistenza fiscale € 21.499,92;<br />
consulenza informatica € 3.207,97;<br />
per un totale di € 167.223,14 pari al<br />
6,13% circa del totale d’esercizio.<br />
Queste sole quattro voci costituiscono<br />
il 73% circa della nostra spesa annua.<br />
Si ricorda, infine, che i costi sostenuti<br />
per le elezioni del 2010, pari a<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
17
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
€ 148.290,41 sono stati interamente<br />
coperti con l’utilizzo del Fondo Spese<br />
Pluriennali.<br />
Funzionamento<br />
dell’istituzione<br />
Alla fine del 2010 il nostro Albo e i nostri<br />
Elenchi davano un aggiornamento<br />
a una quota totale di 25.251 iscritti. <strong>La</strong><br />
pianta organica del personale è invece<br />
rimasta la stessa di 45 anni fa. Si deve<br />
quindi alla dedizione del personale<br />
se l’attività di sportello e la macchina<br />
burocratica e organizzativa dell’<strong>Ordine</strong><br />
funziona a dovere. Nel corso del<br />
2010 sono aumentati i professionisti e<br />
i pubblicisti, diminuiti i praticanti e gli<br />
iscritti all’elenco speciale, ma il totale<br />
degli iscritti conferma che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />
giornalisti della Lombardia è il più numeroso<br />
d’Italia.<br />
Ecco la suddivisione nel dettaglio al<br />
31/12/2010:<br />
Professionisti: 8.006<br />
Pubblicisti: 13.627<br />
Praticanti: 470<br />
Elenco Speciale: 3.151.<br />
Questo vuol dire che il 54% della<br />
categoria, in Lombardia, è costituito<br />
da pubblicisti mentre i professionisti<br />
costituiscono il 31,7% degli iscritti, i<br />
praticanti l’1,9% e gli iscritti all’elenco<br />
speciale il 12,4%. Il dato più evidente<br />
è che i praticanti sono diminuiti sostanzialmente<br />
di un terzo rispetto all’anno<br />
precedente, il 2009, anno che aveva visto<br />
la quota di praticanti di fatto stabile<br />
rispetto al 2008. Si conferma invece la<br />
tendenza alla femminilizzazione della<br />
professione e al progressivo aumento<br />
di laureati tra i professionisti. Le donne<br />
iscritte all’<strong>Ordine</strong> della Lombardia sono<br />
infatti 10.086 (il dato è aggiornato al 28<br />
febbraio 2011. Nel 2009 erano 9.902<br />
e l’anno precedente, nel 2008, erano<br />
8.901) pari al 39,97% (era il 38,5%<br />
nel 2009) così suddivise: 3.602 professioniste,<br />
5.634 pubbliciste, 236 praticanti,<br />
614 iscritte all’elenco speciale.<br />
<strong>La</strong> percentuale delle donne giornaliste<br />
sale invece al 42,82% (lo scorso anno<br />
era il 42,6%) se consideriamo esclusivamente<br />
i professionisti, pubblicisti<br />
e praticanti (escludendo cioè l’elenco<br />
speciale). Si conferma comunque,<br />
anche nel 2010 (come accade ormai<br />
da qualche anno), il maggior numero<br />
Affitto e spese<br />
condominiali<br />
Spese legali<br />
e consulenze<br />
6,13<br />
Attività<br />
e iniziative culturali<br />
4,66<br />
di donne tra i praticanti rispetto agli<br />
uomini (un’ulteriore prova del fatto che<br />
il futuro della professione è sempre più<br />
rosa) e il progressivo <strong>legge</strong>ro aumento<br />
delle donne sul totale degli iscritti.<br />
Il lavoro del Consiglio<br />
A esclusione del mese di agosto, nel<br />
2010 si sono tenute 26 riunioni di Consiglio<br />
e 89 in totale da giugno 2007 (inizio<br />
della mia presidenza) fino a fine febbraio<br />
2011. Notevole la mole di lavoro<br />
svolta dai consiglieri e quindi anche dal<br />
personale nonostante l’appuntamento<br />
elettorale di fine maggio abbia necessariamente<br />
distolto parte degli sforzi<br />
a garantire l’efficienza della macchina<br />
organizzativa elettorale senza nulla togliere<br />
alla routine quotidiana.<br />
I procedimenti disciplinari<br />
Gli esposti esaminati nel corso del<br />
2010 sono stati 103, alcuni <strong>dei</strong> quali<br />
particolarmente delicati. I colleghi<br />
sanzionati sono stati 7, di cui uno con<br />
sospensione a 2 mesi e uno con sospensione<br />
a 6 mesi. Dei rimanenti, 36<br />
provvedimenti disciplinari sono stati<br />
archiviati, 1 assolto, 8 trasferiti ad altro<br />
<strong>Ordine</strong>, 34 sospesi e 17 rimangono<br />
aperti. Nel ricordare che un provvedimento<br />
disciplinare non si esaurisce<br />
nella sola fase della sanzione, ma<br />
presuppone un lungo e meticoloso<br />
iter d’istruttoria a garanzia di chiunque<br />
viene fatto oggetto di un esposto,<br />
Bilancio 2010 uscite<br />
26,97<br />
43,96<br />
18,27<br />
Quote Consiglio<br />
Nazionale<br />
Personale<br />
dipendente<br />
Dati espressi in percentuali<br />
voglio precisare e ribadire lo spirito di<br />
assoluta imparzialità, di serena e democratica<br />
discussione all’interno del<br />
Consiglio su tutti i casi che sono stati<br />
presi in esame. Anche su quelli che<br />
hanno avuto più clamore di altri a<br />
causa della notorietà <strong>dei</strong> personaggi<br />
coinvolti. Mai è venuta meno quella<br />
linea di rispetto che ha contraddistinto<br />
questo Consiglio nello scorso triennio<br />
e continuerà a scandire le istruttorie e<br />
le sentenze fino alla fine del mio mandato.<br />
Non può mancare comunque la<br />
massima e adeguata trasparenza delle<br />
singole sanzioni con la pubblicazione<br />
sul sito dell’<strong>Ordine</strong> di quei provvedimenti<br />
che sono giunti a sanzione. Il<br />
tasso di litigiosità tra i colleghi risulta in<br />
diminuzione ma numerose rimangono<br />
le violazioni deontologiche elementari<br />
dovute a disattenzione e/o a mancata<br />
verifica delle fonti d’informazione ed<br />
alla <strong>legge</strong>rezza nel pubblicare dati<br />
sensibili. Rimane il problema dello<br />
snellimento delle procedure (almeno<br />
in alcuni casi basterebbe mettere a<br />
punto una forma di conciliazione),<br />
per garantire, se non una tempestività<br />
d’intervento, almeno tempi ragionevoli<br />
dal ricevimento di un esposto<br />
alla sentenza. Tengo a precisare che<br />
tutto il lungo e delicato lavoro sui<br />
disciplinari si è svolto, in particolare,<br />
con il prezioso contributo di due consiglieri:<br />
Mario Consani e l’avvocato<br />
<strong>La</strong>ura Hoesch.<br />
18 Tabloid 2 / 2011
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
Elenco speciale<br />
Praticanti<br />
1,9<br />
Iscritti OdG Lombardia 2010<br />
12,4<br />
31,7<br />
54,0<br />
Professionisti<br />
Pubblicisti<br />
Borse di studio e formazione<br />
Sono continuate nel corso del 2010<br />
le iniziative relative alle borse di studio,<br />
i corsi di aggiornamento e di formazione<br />
permanente che abbiamo<br />
inaugurato nel triennio scorso e che,<br />
vista la partecipazione e il successo<br />
ottenuto, avevamo promesso di continuare.<br />
Le borse di studio sono state<br />
15 e unicamente legate al seminario<br />
di redattore sociale in collaborazione<br />
con la Comunità di Capodarco di don<br />
Vinicio Albanesi. I corsi invece sono<br />
stati intensificati e opportunamente<br />
diversificati a seconda delle pressanti<br />
nuove richieste <strong>dei</strong> colleghi freelance<br />
che, grazie ai corsi di aggiornamento,<br />
possono tornare a essere competitivi<br />
sul mercato del lavoro. I corsi di formazione<br />
che abbiamo organizzato nel<br />
2010 (in gran parte a numero chiuso per<br />
esigenze didattiche) sono stati sette e<br />
hanno visto la partecipazione di 218<br />
colleghi. In particolare ricordo i corsi<br />
di web 2.0, quello sull’utilizzazione della<br />
web camera, quello di giornalismo<br />
scientifico (corso base e avanzato) e<br />
quello di economia su come <strong>legge</strong>re<br />
un bilancio nonché i corsi, due, sulla<br />
sanità e cronaca nell’emergenza e<br />
su come comunicare l’emergenza.<br />
Riceviamo continuamente richieste<br />
di organizzazione di nuovi corsi di<br />
aggiornamento. Faremo il possibile,<br />
nei limiti che ci consentono le forze<br />
disponibili, convinti che oggi più che<br />
mai corsi di questo tipo possono servire<br />
a dare un piccolo ma sostanziale<br />
contributo in favore <strong>dei</strong> freelance per<br />
“stare sul mercato” e rappresentare<br />
anche un momento d’incontro solidale<br />
fra chi è rimasto fuori dal lavoro. I<br />
corsi che teniamo sono infatti gratuiti<br />
per disoccupati e inoccupati e la frequenza<br />
costa la cifra simbolica di 30<br />
euro per gli altri.<br />
Ufficio relazione col pubblico<br />
Come nel triennio scorso i colleghi<br />
Stefano Gallizzi, <strong>La</strong>ura Mulassano e<br />
Paolo Pirovano si alternano per ricevere<br />
tutti i giorni, soprattutto pubblicisti<br />
e praticanti: circa un migliaio anche<br />
quest’anno. Una volta alla settimana<br />
sono presenti l’avvocato Luisella Nicosia<br />
e il fiscalista Salvatore Gentile:<br />
circa duemila incontri con gli iscritti per<br />
ciascuno, tra diretti nella sede dell’<strong>Ordine</strong>,<br />
telefonici o tramite mail. Le caratteristiche<br />
che si erano manifestate<br />
in modo evidente nel 2009 del lavoro<br />
precario e del disagio <strong>dei</strong> freelance si<br />
sono ancor più acuite nel corso del<br />
2010. Questa tendenza traspare in tutta<br />
la sua drammaticità nelle relazioni<br />
dell’avvocato e del commercialista che<br />
fotografano un mercato del lavoro preoccupante<br />
che certo non agevola la<br />
professionalità e la deontologia. Persistono<br />
contrapposizioni pericolose tra<br />
chi lavora al desk e chi collabora come<br />
freelance. E si aggrava l’inadempienza<br />
degli editori nei confronti di diritti<br />
elementari e nel riconoscimento di<br />
giuste retribuzioni a fronte del lavoro<br />
garantito dai freelance. <strong>La</strong> particolarità<br />
più evidente, nel 2010, è stata, in ogni<br />
caso, l’esplosione della difficoltà <strong>dei</strong><br />
piccoli editori nel sostenere i pagamenti<br />
pattuiti anche agli stessi dipendenti,<br />
a causa, nella maggior parte <strong>dei</strong> casi,<br />
di ritardi nei pagamenti <strong>dei</strong> fornitori e<br />
degli investitori pubblicitari. Nel 2010<br />
Dati espressi in percentuali<br />
il nostro ufficio fiscale ha predisposto<br />
circa 150 dichiarazioni di cui il 75%<br />
rappresentati dal Modello 730 mentre<br />
grazie al nostro ufficio legale sono stati<br />
recuperati crediti a favore degli iscritti<br />
per 54.650 euro.<br />
Corsi praticanti<br />
In primavera e in autunno si sono svolti,<br />
come di consueto, i due corsi per i<br />
praticanti della Lombardia. Vi hanno<br />
partecipato circa 160 colleghi. E, come<br />
saprete, abbiamo continuato la formula<br />
inaugurata durante lo scorso triennio<br />
concentrando la frequenza e riducendo<br />
il costo a carico <strong>dei</strong> singoli partecipanti:<br />
il corso si tiene in 6 giorni per un totale<br />
di 50 ore complessive e costa 150 euro.<br />
Dall’autunno 2010 in poi e fino alla fine<br />
dell’attuale mandato i corsi per i praticanti<br />
sono gestiti dal collega consigliere<br />
Gabriele Dossena, che ha raccolto il<br />
testimone da Alberto Comuzzi. Come<br />
sapete, i corsi sono obbligatori e chi<br />
non partecipa ai corsi regionali deve<br />
effettuare quello che l’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />
tiene a Fiuggi oppure seguire quello<br />
online. E’ un appuntamento importante<br />
per il futuro della categoria perché dà<br />
elementi utili per capire come si sta<br />
evolvendo la professione ma soprattutto<br />
fornisce la possibilità di un apprendimento<br />
e di una sana abitudine alle<br />
regole della deontologia che è materia<br />
delicata e imprescindibile dell’<strong>Ordine</strong><br />
professionale.<br />
Sportello cronaca<br />
E’ in <strong>legge</strong>ro aumento il numero <strong>dei</strong><br />
colleghi che si rivolge all’Osservatorio<br />
sulla cronaca con lo sportello che abbiamo<br />
inaugurato nell’ottobre 2008.<br />
Nel corso del 2010 sono stati infatti<br />
una trentina i casi che hanno richiesto<br />
la consulenza e l’intervento dello<br />
sportello coordinato dal consigliere (e<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
19
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
cronista giudiziario) Mario Consani in<br />
collaborazione con Alessandro Galimberti<br />
(Il Sole 24Ore e Unione nazionale<br />
cronisti), gli avvocati Guido Camera e<br />
Caterina Malavenda e del professor<br />
Marco Cuniberti, docente di diritto<br />
dell’informazione e dell’informatica.<br />
Premi<br />
Due i premi che abbiamo patrocinato<br />
e finanziariamente sostenuto<br />
con un contributo: il Premio Guido<br />
Vergani cronista dell’anno e il Premio<br />
Mauro Gavinelli. Numerose sono le<br />
richieste che ci arrivano. Nel solco<br />
di una tradizione ormai consolidata<br />
preferiamo concentrare l’attenzione<br />
su due premi che secondo noi hanno<br />
un elevato impegno professionale e<br />
incentivano le giovani generazioni<br />
ad affrontare la professione con la<br />
necessaria serietà.<br />
Master in giornalismo<br />
C’è un’importante novità che riguarda<br />
l’Associazione Walter Tobagi che gestisce<br />
la scuola di giornalismo Ifg in<br />
convenzione con l’Università Statale di<br />
Milano. Come forse non tutti ricordano,<br />
due anni fa nel mese di aprile nacque<br />
il Master biennale Ifg Walter Tobagi/<br />
Università Statale di Milano, frutto di<br />
un accordo fra la storica scuola di<br />
giornalismo dell’<strong>Ordine</strong> lombardo Ifg<br />
De Martino e la Statale di Milano. Da<br />
quest’anno, con la nuova convenzione<br />
che andremo a firmare nel prossimo<br />
mese di aprile il biennio di formazione<br />
alla professione sarà uno solo. Questo<br />
significa che le tre istituzioni <strong>Ordine</strong>,<br />
• Da sinistra Roberto Marcianesi<br />
(commercialista), Gaetano Belloni<br />
(presidente revisori), Filippo <strong>La</strong>urini<br />
(notaio), Letizia Gonzales (presidente<br />
OdG Lombardia), Stefano Gallizzi<br />
e Paolo Pirovano (rispettivamente vice<br />
presidente e segretario OdG Lombardia)<br />
Associazione Walter Tobagi per la<br />
formazione al giornalismo e l’Università<br />
Statale hanno consapevolmente<br />
scelto di rinunciare a un biennio di<br />
formazione per 30 nuovi allievi, perché<br />
abbiamo ritenuto che l’attuale<br />
mercato del lavoro non riesca più ad<br />
assorbire tutti i praticanti delle scuole<br />
in aggiunta a quelli normali o d’ufficio.<br />
Siamo convinti che essendo diminuita<br />
la capacità di assorbimento del mercato<br />
occorra non solo rallentare i nuovi<br />
accessi ma anche offrire percorsi di<br />
ulteriore specializzazione da attivare<br />
presso la Scuola. Con l’Università è<br />
allo studio un interessante percorso<br />
formativo di perfezionamento successivo<br />
al Master nei settori economia<br />
e finanza, giornalismo sportivo e<br />
giornalismo scientifico. Il progetto è in<br />
fase di approfondimento ma la nostra<br />
intenzione è riuscire a metterlo in cantiere<br />
per fine anno. Si tratta di due o tre<br />
mesi di perfezionamento per giovani<br />
giornalisti che aspirano a dedicarsi a<br />
questi settori, perché siamo convinti<br />
che anche i nuovi media dell’online<br />
richiedano sempre di più figure professionali<br />
altamente specializzate nei<br />
campi più evoluti della comunicazione.<br />
L’<strong>Ordine</strong> in virtù della sua missione<br />
formativa sosterrà con mezzi economici<br />
adeguati gli sforzi organizzativi<br />
dell’Università. E’ insomma un passo<br />
avanti oltre il Master di giornalismo<br />
che, lasciatemelo dire, consente alla<br />
Lombardia di misurarsi sempre di più<br />
con il futuro. Accanto a questi corsi di<br />
specializzazione sono allo studio altri<br />
percorsi di formazione permanente,<br />
per rispondere alla grande richiesta di<br />
aggiornamento da parte della categoria.<br />
Purtroppo gli editori hanno fatto<br />
ben poco per riconvertire i giornalisti alle<br />
tecnologie più avanzate e le conseguenze<br />
sono i disastri che incontriamo<br />
tutti i giorni. Noi cercheremo di mettere<br />
a disposizione <strong>dei</strong> colleghi tutte quelle<br />
risorse economiche, organizzative e<br />
progettuali che discendono dalla buona<br />
gestione economica del nostro ente<br />
e dal significativo avanzo di bilancio<br />
anche di quest’anno, che ci consente<br />
di essere ottimisti nella progettazione<br />
di future iniziative. Mi auguro che le<br />
promozioni culturali e formative attuate<br />
dal nostro ente possano determinare<br />
investimenti da parte di chi ha a cuore<br />
il giornalismo consapevole di cui abbiamo<br />
così tanto bisogno.<br />
Comunicazione e New Tabloid<br />
Quest’anno l’attività editoriale dell’<strong>Ordine</strong><br />
si è arricchita con prodotti nuovi.<br />
Oltre e insieme al giornale, che tra l’altro<br />
ci viene richiesto sempre più spesso<br />
da Università e altri enti anche al<br />
di fuori della nostra regione, abbiamo<br />
redatto e prodotto i Quaderni dell’<strong>Ordine</strong>:<br />
uno sulla deontologia e l’altro sul<br />
massimario delle sentenze disciplinari.<br />
I Quaderni sono uno strumento editoriale<br />
di divulgazione che intendiamo<br />
continuare a utilizzare perché di facile<br />
e veloce consultazione. L’altra iniziativa<br />
editoriale che abbiamo curato è quella<br />
della pubblicazione del Contratto di<br />
lavoro giornalistico commentato dagli<br />
avvocati Maurizio Borali e Stefano<br />
Chiusolo. Quest’ultima iniziativa era<br />
stata inaugurata, come ricorderete, dal<br />
mio predecessore e abbiamo ritenuto<br />
utile continuare la divulgazione commentata<br />
delle norme che disciplinano<br />
il lavoro <strong>dei</strong> dipendenti.<br />
Convegni<br />
Stiamo preparando un bel convegno<br />
sull’etica nella nostra professione in<br />
collaborazione con Enrico Finzi e Astra<br />
Ricerche, per continuare il monitoraggio<br />
sulla professione che abbiamo<br />
inaugurato durante la passata consigliatura.<br />
Contiamo dopo un primo<br />
confronto ristretto fra noi professionisti<br />
dell’informazione, di allargare successivamente<br />
il campo della discussione<br />
a editori, comunicatori, operatori pub-<br />
20 Tabloid 6 / 2007
0<br />
3000<br />
3000<br />
6000<br />
blicitari attraverso un dibattito aperto<br />
al pubblico. Il convegno si svolgerà<br />
nell’aula Magna della Statale il prossimo<br />
ottobre.<br />
Spese legali<br />
Sono <strong>legge</strong>rmente diminuite le spese<br />
legali. Il motivo è da ricondurre al<br />
fatto che la litigiosità ereditata da<br />
vecchi contenziosi si è un po’ attenuata.<br />
Il costo complessivo è passato<br />
da € 185.000,89 del 2009 ai<br />
167.223,14 del 2010, ma in particolare<br />
sono scese le spese legali e notarili<br />
dai precedenti € 104.749,12 agli<br />
attuali 76.898,64. Abbiamo invece<br />
garantito, come sempre, il gratuito<br />
patrocinio dell’assistenza legale per<br />
un totale di € 16.848,00 e il gratuito<br />
patrocinio per l’assistenza fiscale<br />
per € 21.499,92 nonché l’assistenza<br />
giudiziale per € 25.929,91 mentre le<br />
spese per le delibere <strong>dei</strong> praticanti<br />
d’ufficio sono costate € 13.478,40.<br />
0<br />
0<br />
Conclusioni<br />
Il 2010 è stato l’anno delle elezioni per<br />
il rinnovo delle cariche, ma le spese<br />
elettorali non hanno intaccato in alcun<br />
modo la buona gestione economica<br />
dell’<strong>Ordine</strong> che per il quarto anno<br />
consecutivo ha registrato un avanzo<br />
d’esercizio di tutto rispetto. Le iniziative<br />
del Consiglio sono state nel<br />
segno della continuità con il triennio,<br />
puntando molto sui corsi di formazione<br />
e aggiornamento soprattutto per<br />
i colleghi freelance e sugli interventi<br />
relativi al rispetto della deontologia<br />
professionale.<br />
5000<br />
10000<br />
Bilancio preventivo<br />
Mentre prosegue il monitoraggio degli<br />
iscritti morosi, manterremo quella<br />
dovuta attenzione, nel recupero delle<br />
quote, ai colleghi che si trovano in difficoltà<br />
economiche. D’accordo con i<br />
sindaci l’avanzo di bilancio del 2010<br />
pari a € 190.955,23 sarà così ripartito:<br />
€ 55.000 al Fondo adempimenti pluriennali;<br />
€ 7.000 al Fondo condono<br />
quote; € 53.000 all’aggiornamento<br />
professionale; € 26.000 alle attività<br />
editoriali; € 49.955 al Fondo iniziative<br />
culturali.<br />
*presidente<br />
<strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />
0<br />
0<br />
0<br />
0<br />
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
3000<br />
3000<br />
3000<br />
3000<br />
6000<br />
9000<br />
9000<br />
6000<br />
Iscritti <strong>Ordine</strong> Lombardia<br />
Professionisti<br />
3000<br />
0<br />
6000<br />
6000<br />
6000<br />
6000<br />
12000<br />
al 28/02/2011<br />
2007 7.187<br />
2008<br />
2009<br />
7.532<br />
7.845<br />
2010 8.006<br />
Pubblicisti<br />
9000<br />
9000<br />
9000<br />
9000<br />
15000<br />
9000 6000<br />
12000 3000<br />
12000<br />
12000<br />
12000<br />
12000<br />
15000<br />
2007<br />
12.553<br />
2008<br />
2009<br />
12.972<br />
13.319<br />
2010 13.627<br />
Praticanti<br />
2007 712<br />
2008<br />
2009<br />
615<br />
611<br />
2010 470<br />
Elenco Speciale<br />
2007 3.365<br />
2008<br />
2009<br />
3.356<br />
3.313<br />
2010 3.151<br />
15000 3000<br />
2007<br />
2008<br />
2009<br />
2010<br />
Totale<br />
20000<br />
15000<br />
15000<br />
15000<br />
25000<br />
23.817<br />
24.475<br />
25.088<br />
25.251<br />
12000 9000<br />
15000 6000<br />
30000<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
21
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
SITUAZIONE PATRIMONIALE<br />
Attività<br />
Immobilizzazioni immateriali 3.186,42<br />
Immobilizzazioni materiali 187.872,46<br />
Cassa denaro 2.687,53<br />
C/C bancari 186.345,08<br />
C/C postale 39.559,32<br />
Investimenti pronti c/termine 502.436,42<br />
Depositi cauzionali 20.406,60<br />
Riman. finali cancelleria 10.654,40<br />
Riman. finali tessere 9.510,00<br />
Crediti vs/clienti 13.920,00<br />
Ina c/liquidazioni 151.467,11<br />
Crediti vs/Inail 2.295,09<br />
Dipendenti c/prestiti 9.680,29<br />
Crediti per quote anni precedenti 507.850,00<br />
Ratei e risconti 2.376,95<br />
Crediti in contenzioso 56.055,88<br />
Fatture da emettere 360,00<br />
Totale attivita’ 1.706.663,55<br />
ORDINE DEI GIORNALISTI<br />
CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA<br />
BILANCIO DAL 01/01/2010 AL 31/12/2010<br />
(GLI IMPORTI SONO ESPRESSI IN EURO)<br />
f.do passivita’ Passività amm.to immobilizzazioni<br />
materiali f.do Fondo amm.to amm.to immobilizzazioni<br />
immobil. materiali 101.725,59 156.588,02<br />
fatture materiali Fatture da da ricevere 101.725,59 32.556,84 7.856,52<br />
fondo fatture Fondo tfr da tfr ricevere dipendenti 150.238,93 188.065,85<br />
7.856,52<br />
ferie fondo Ferie e tfr 14^ e 14^ dipendenti da da pagare 150.238,93 21.892,11 8.401,93<br />
debiti ferie Debiti e 14^ vs/fornitori da pagare 36.862,88 47.757,73<br />
8.401,93<br />
consiglio debiti Consiglio vs/fornitori naz. naz. c/liquidaz. 169.543,12 79.344,24<br />
36.862,88<br />
f.do consiglio Fondo contributi contributi naz. c/liquidaz. produttivita’ incentivazione 18.013,31<br />
79.344,24 18.472,66<br />
inps f.do Inps contributi c/contributi produttivita’ 10.058,00<br />
18.013,31 10.960,30<br />
f.do inps Fondo produttivita’ c/contributi incentivazione 74.006,99<br />
10.058,00 72.927,55<br />
esattoria f.do Esattoria produttivita’ c/irpef 74.006,99 2.029,06 896,99<br />
esattoria Esattoria c/rit. c/irpef c/rit. d’acconto 1.555,25 3.338,41<br />
896,99<br />
rivalutazione esattoria Rivalutazione c/rit. tfr d’acconto tfr da da versare 1.555,25 486,87 000,00<br />
casagit rivalutazione Casagit tfr da versare 525,45<br />
486,87 548,45<br />
trattenute casagit Trattenute sindacali 272,80<br />
525,45 223,58<br />
inps trattenute Add. collaboratori reg. sindacali Irpef 227,00<br />
272,80 329,61<br />
debiti inps Add. collaboratori per com. finanz. Irpef dipendenti 261,00<br />
227,00 64,77<br />
f.do debiti Fondo irap per Irap finanz. dipendenti 2.793,27<br />
261,00 000,00<br />
fondi f.do Fondi irap accantonamento 414.333,41 783.629,23<br />
2.793,27<br />
totale fondi Debiti accantonamento passivita’ v/inail 907.860,43<br />
414.333,41 22,02<br />
avanzo totale Debiti passivita’ d’esercizio v/dipendenti 307.974,70<br />
907.860,43 2.143,71<br />
totale avanzo Anticipo a d’esercizio pareggio quote Esatri 1.345.263,41<br />
224.617,23 3.485,30<br />
totale Costi Ratei a e pareggio risconti 1.132.477,66 1.130,00<br />
Totale passivita’ 1.515.708,32<br />
Totale avanzo d’esercizio 190.955,23<br />
Totale a pareggio 1.706.663,5<br />
CONTO ECONOMICO<br />
Consiglio nazionale 1.199.462,50<br />
Spese per il personale 476.812,24<br />
Informatizzazione uffici 456,00<br />
Affitti e spese condominiali 127.213,06<br />
Pulizia uffici/materiale per pulizia 24.946,91<br />
Assist./manut./mobili e macchine 6.221,88<br />
Assistenza software 15.914,15<br />
Noleggio attrezzatura ufficio 3.454,01<br />
Luce/acqua/gas 4.327,00<br />
Postelegrafoniche 18.114,27<br />
Utenza telefonica 13.302,70<br />
Cancelleria e stampati 18.436,68<br />
Assicurazioni 5.834,00<br />
Tessere professionali 13.000,00<br />
Valori bollati e vidimazioni 1.334,99<br />
Spese trasporto 2.412,00<br />
Spese e consul. legali e notarili 86.258,64<br />
Spese amministrative 59.373,96<br />
Spese bancarie c/c postali 5.448,44<br />
Spese funzionamento ufficio e varie 34.296,66<br />
Abbuoni e sconti passivi 32,36<br />
Collaborazioni co.co.co 30.222,89<br />
Premiazione 50 anni di albo 7.200,00<br />
Spese convoc. assemblea 29.159,24<br />
Rimborsi spese consiglieri 15.865,69<br />
Libri/giornali riviste/cd rom 6.858,50<br />
Assistenza giudiziale 25.929,91<br />
Contributo Inps collaboratori 3.339,54<br />
Gratuito patroc. ass. leg. fisc. 38.347,92<br />
Spese delibere praticanti d’ufficio 13.478,40<br />
Consulenza informatica 3.207,97<br />
Omaggi e beneficenze 695,00<br />
Costi pubblicazione Tabloid 156.395,95<br />
Spese iniziative culturali 77.610,28<br />
Commissioni esatri <strong>legge</strong> 278/1992 63.606,88<br />
Sopravv. passive 912,40<br />
Contributo pro Ifg 70.000,00<br />
Irap 23.640,80<br />
Imposte e tasse 679,50<br />
Quote praticanti Statale-Iulm-Cattolica 10.600,00<br />
Quote amm.to immobilizzazioni 27.673,02<br />
Noleggio apparecc. elettronica 6.373,09<br />
Totale costi 2.728.359,43<br />
Avanzo d’esercizio 190.955,23<br />
Totale a pareggio 2.919.314,66<br />
Ricavi<br />
Quote iscrizione profess. prat. 2.069.090,00<br />
Quote elenco speciale 327.400,00<br />
Diritti di segreteria 132.076,00<br />
Tasse iscr. prat.+prof. 111.600,00<br />
Tessere professionali 12.600,00<br />
Interessi attivi 1.618,18<br />
Corso praticanti 22.950,00<br />
Corsi di aggiornamento 1.830,00<br />
Indennita’ di mora 7.509,83<br />
Esami cultura generale 200,00<br />
Abbuoni e sconti attivi 7,73<br />
Aggi su quote cnog 179.919,38<br />
Quote praticanti Statale-Iulm-Cattolica 10.600,00<br />
Interessi su titoli 2.436,42<br />
Sopravvenienze /Plusvalenze 5.992,30<br />
Tessere c/rim. finali 9.510,00<br />
Rimanenze finali cancelleria 10.654,40<br />
Tessere c/rim. iniziali -1.600,00<br />
Rimanenze iniziali cancelleria - 11.463,90<br />
Pubblicita’ tabloid 7.560,00<br />
Altri ricavi 18.824,32<br />
Totale ricavi 2.919.314,66<br />
22 Tabloid 2 / 2011
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
RAFFRONTI 2010/2009<br />
Stato patrimoniale attivo 2010 2009<br />
Totale Immobilizzazioni Immateriali 3.186 9.318<br />
Materiali (lordo) 3.186 147.954<br />
Ammortamenti 156.588 113.840<br />
Totale Immobilizzazioni materiali 31.284 34.114<br />
Totale Immobilizzazioni 34.470 43.432<br />
Attivo circolante<br />
Rimanenze 20.164 13.064<br />
Crediti<br />
- entro 12 mesi 1.188.209 688.176<br />
- oltre 12 mesi 76.263 76.263<br />
Totale crediti 1.264.472 769.855<br />
Disponibilità liquide 228.592 560.864<br />
Totale attivo circolante 1.513.228 1.338.367<br />
Ratei e risconti 2.377 5.432<br />
Totale attivo 1.550.075 1.387.231<br />
Stato patrimoniale passivo<br />
Patrimonio netto<br />
Altre riserve 783.630 789.956<br />
Utile d’esercizio 190.955 194.564<br />
Totale patrimonio netto 974.585 984.520<br />
Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 188.066 164.234<br />
Debiti 386.294 232.827<br />
Ratei e risconti 1.130 5.650<br />
Totale passivo 1.550.075 1.387.231<br />
Conto economico<br />
Valore della produzione<br />
Ricavi delle vendite e delle prestazioni 2.868.233 2.838.888<br />
Variazione delle rimanenze di prodotti in<br />
lavorazione, semilavorati e finiti 7.001 2.523<br />
Altri ricavi e proventi 33.894 30.365<br />
Totale valore della produzione 2.909.228 2.871.776<br />
Costi della produzione<br />
Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 124.373 87.803<br />
Per servizi 1.903.886 1.903.791<br />
Per godimento di beni di terzi 137.040 138.082<br />
Per il personale 430.244 460.293<br />
Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali 8.976 23.674<br />
Ammortamento delle immobilizzazioni materiali 18.698 18.372<br />
Totale ammortamenti e svalutazioni 27.674 42.046<br />
Oneri diversi di gestione 3.383 3.801<br />
Totale costi della produzione 2.673.168 2.635.816<br />
Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) 236.060 235.960<br />
Proventi e oneri finanziari 4.055 9.633<br />
Totale partite straordinarie -25.519 - 23.481<br />
Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) 214.596 222.112<br />
Imposte correnti 23.641 27.548<br />
Utile (Perdita) dell’esercizio 190.955 194.564<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
23
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
Donne iscritte 2010<br />
Professionisti - 3.602 Pubblicisti - 5.634<br />
55,1 58,5<br />
44,9 Uomini<br />
41,5<br />
Donne<br />
Donne<br />
Uomini<br />
Praticanti - 236 Elenco Speciale - 614<br />
50,3<br />
Donne<br />
49,7<br />
Uomini<br />
18,2<br />
Donne<br />
81,2<br />
Uomini<br />
Iscritti Donne Uomini 2010<br />
Compreso<br />
Elenco Speciale<br />
totale 25.234<br />
Professionisti, Pubblicisti e<br />
Praticanti senza Elenco Speciale<br />
totale 22.121<br />
60,03 57,18<br />
39,97 Uomini<br />
42,82<br />
Donne<br />
Donne<br />
Uomini<br />
Dati espressi in percentuali<br />
24 Tabloid 2 / 2011
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
bilancio 2 / il presidente <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti<br />
Quei buoni fondi<br />
che danno solidità<br />
Ottime performances di gestione, ma il numero <strong>dei</strong><br />
colleghi morosi è ancora alto: i crediti verso gli iscritti per<br />
gli anni dal 2003 al 2010 ammontano a 507,8 mila euro<br />
di Gaetano Belloni*<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti, in<br />
conformità al disposto di <strong>legge</strong>, ha<br />
presentato la propria relazione sul<br />
conto consuntivo per l’esercizio<br />
2010 e sul bilancio preventivo 2011.<br />
I membri del Collegio hanno proceduto<br />
a una accurata analisi e verifica<br />
di tutte le poste in entrata e in uscita,<br />
controllando l’inerenza e la correttezza<br />
della documentazione contabile<br />
presentata.<br />
Sono sempre state effettuate con<br />
puntualità le verifiche trimestrali e<br />
sono stati ottemperati gli obblighi di<br />
<strong>legge</strong> relativamente all’attuazione di<br />
tali verifiche. In particolare i Revisori<br />
hanno proceduto al controllo sulla<br />
tenuta della contabilità, al controllo<br />
dell’amministrazione e dell’esistenza<br />
di una adeguata struttura organizzativa.<br />
Nel corso degli incontri trimestrali,<br />
così come in alcune riunioni del<br />
Consiglio, il Collegio ha monitorato<br />
Voci<br />
i Fondi di accantonamento<br />
Euro<br />
Iniziative culturali 124.617,23<br />
Aggiornamento professionale 197.225,21<br />
Attività editoriali 99.387,76<br />
DPR 445/00 200.000,00<br />
Rischio incasso quote 75.000,00<br />
Condono quote 22,502,68<br />
Riserva istituzionale 50,000,00<br />
Adempimenti pluriennali 14.896,35<br />
Totale 783.629,23<br />
la situazione finanziaria, invitando il<br />
Consiglio a una gestione prudente e<br />
finalizzata alla tutela degli iscritti. E’<br />
da rilevare che i crediti verso gli iscritti<br />
per gli anni dal 2003 al 2010 ammontano<br />
a € 507.850,00.<br />
Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti sottolinea<br />
come nel bilancio siano stati<br />
accantonati al 31/12/2010 fondi istituzionali<br />
pari a 783.629,23 euro.<br />
Il Collegio Revisori ha, inoltre, controllato<br />
la rispondenza <strong>dei</strong> dati di<br />
bilancio con i saldi effettivi esistenti<br />
sia in cassa che presso le banche,<br />
riconciliandoli trimestralmente e a<br />
fine anno.<br />
Il Collegio precisa che il bilancio<br />
preventivo 2011 è stato redatto sulla<br />
scorta <strong>dei</strong> dati disponibili e ispirandosi<br />
al principio della massima<br />
prudenza.<br />
<br />
*Presidente Collegio<br />
revisore <strong>dei</strong> conti<br />
• Di fianco<br />
al titolo: il<br />
presidente del<br />
Collegio <strong>dei</strong><br />
revisori <strong>dei</strong> conti,<br />
Gaetano Belloni.<br />
Il fiscalista<br />
Unico e 730<br />
no problem<br />
Oltre 1.600 contatti, sia<br />
attraverso incontri personali<br />
sia colloqui telefonici, sono<br />
stati esauditi dall’ufficio fiscale<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />
Lombardia nel corso del 2010<br />
curato dal dottor Salvatore<br />
Gentile dello Studio Marcianesi<br />
& Partners, con patrocinio<br />
gratuito per la compilazione<br />
e spedizione di circa 150<br />
dichiarazioni <strong>dei</strong> redditi, di cui<br />
il 75% sono stati rappresentati<br />
dal Modello 730. Ricordiamo<br />
che l’assistenza è prestata ogni<br />
mercoledì dalle h. 15 alle 17<br />
nella sede dell’<strong>Ordine</strong>, in via<br />
Antonio da Recanate, 1. Gran<br />
parte dell’assistenza richiesta<br />
dai colleghi si è comunque<br />
concretizzata nella disamina<br />
degli aspetti del regime<br />
contabile “semplificato” per<br />
i contribuenti minimi o nella<br />
consulenza sugli adempimenti<br />
dell’Iva. A tal proposito<br />
ricordiamo che sulle fatture<br />
deve essere annotata la<br />
seguente dizione: “operazione<br />
effettuata ai sensi dell’art.<br />
1, comma 100, della <strong>legge</strong><br />
finanziaria 2008.”<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
25
Il bilancio<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
bilancio 3 / il settore visto dall’ufficio legale<br />
Piccoli editori<br />
grande affanno<br />
Aumenta il numero di fallimenti aziendali. Grandi risorse<br />
per il lancio di nuove testate che poi chiudono. Con<br />
l’<strong>Ordine</strong> recuperati oltre 54 mila euro a favore <strong>dei</strong> colleghi<br />
di Luisella Nicosìa*<br />
Anche nel 2010 le richieste di assistenza<br />
sollecitano in prevalenza oggi,<br />
come in precedenza, il recupero di<br />
crediti professionali vantati nei confronti<br />
di editori, piccoli, medi ma anche<br />
grandi, che risultano insolventi. Si<br />
manifesta, infatti, la tendenza espressa<br />
da parecchie amministrazioni di<br />
testate (soprattutto dai periodici alle<br />
emittenti radio-televisive, dai service<br />
alle agenzie di comunicazione) di<br />
non onorare gli impegni assunti con<br />
giornalisti e fotogiornalisti, ai quali<br />
vengono richieste precise prestazioni<br />
professionali.<br />
Numerosi, purtroppo, i casi di commissioni<br />
di servizi ed elaborate inchieste<br />
e interviste, regolarmente realizzate<br />
nei tempi concordati e non pagate; o,<br />
ancora, di immagini pubblicate e poi<br />
non saldate o di attività di creazione<br />
grafica di nuove riviste al momento del<br />
saldo oggetto di contestazioni e critiche<br />
strumentali o, ancora, di attività<br />
di ufficio stampa regolarmente svolte<br />
per periodi più o meno lunghi, che al<br />
momento della conclusione non vengono<br />
onorate nel pagamento.<br />
Spesso poi la commissione della<br />
prestazione giornalistica viene fatta<br />
solo verbalmente e l’assenza di un<br />
riscontro scritto circa modi e tempi<br />
dell’esecuzione del lavoro e del<br />
correlativo pagamento rende ardua<br />
la vita del giornalista al momento di<br />
ottenere il dovuto compenso; al fine<br />
di evitare problematiche di questo tipo<br />
sempre valido resta il suggerimento di<br />
ottenere, al momento dell’incarico, un<br />
minimo riscontro scritto circa modalità<br />
e quantum del compenso, sia pure<br />
anche solo via mail. Un piccolo accorgimento<br />
che può rivelarsi senz’altro<br />
molto utile per evitare strumentali contestazioni<br />
al momento della richiesta<br />
giudiziale di pagamento.<br />
Ma procediamo con ordine. Oltre<br />
2000 giornalisti (il 60% per cento,<br />
pubblicisti) si sono rivolti, nel periodo<br />
compreso tra il primo gennaio e<br />
il 31 dicembre, al servizio legale di<br />
gratuito patrocinio, tramite contatto<br />
diretto in sede, per via telefonica o via<br />
mail. In proposito, è bene ribadire che<br />
il lavoro autonomo è sempre quello<br />
più esposto a rischio.<br />
E la tendenza, ancora una volta, è<br />
stata confermata. Le casistiche rilevano<br />
quasi sempre, di anno in anno,<br />
circostanze analoghe. Si parla di prestazioni<br />
eseguite e non pagate, così<br />
come di articoli pubblicati a firma altrui<br />
o di fotografie e pezzi pubblicati<br />
senza firma.<br />
Talvolta si registra il riutilizzo indebito,<br />
senza preventivo consenso dell’autore,<br />
di servizi già in precedenza e altrove<br />
pubblicati, o, ancora, si assiste<br />
alla pretesa da parte <strong>dei</strong> committenti<br />
di ridurre a posteriori il compenso già<br />
concordato in precedenza. Ma non<br />
è tutto. Le istanze rivolte al servizio<br />
legale sono state anche altre, oltre a<br />
quelle motivate con la richiesta del<br />
recupero di somme di denaro.<br />
Molti colleghi hanno sollecitato pareri<br />
e interventi su disparate<br />
tematiche che attengono,<br />
in senso più generale,<br />
alla condizione professionale;<br />
quanto ai comportamenti<br />
scorretti e comunque non rispettosi<br />
del dovere di colleganza vi è una casistica<br />
ampia, desumibile direttamente<br />
dall’esperienza di questi anni di assistenza<br />
legale.<br />
Veniamo alla analisi, più dettagliata,<br />
<strong>dei</strong> fatti. Per quanto riguarda il recupero<br />
crediti, nel corso del 2010,<br />
sono state avviate numerose nuove<br />
pratiche e ne sono giunte a conclusione<br />
parecchie promosse negli anni<br />
precedenti.<br />
Di queste, alcune hanno trovato soluzione<br />
con l’immediato pagamento da<br />
parte del debitore diffidato a mezzo<br />
di lettera raccomandata, altre hanno<br />
avuto un necessario sbocco in sede<br />
giudiziale. Sono arrivate a conclusione<br />
vertenze già pendenti, con recupero<br />
di crediti per complessivi 54.650,00<br />
Euro. Una cifra considerevole, se solo<br />
si pensa che il servizio è operativo<br />
per i soli iscritti della Lombardia e se<br />
si considera altresì gli intervenuti casi<br />
di alcuni fallimenti di società editoriali,<br />
che comportano, di fatto, il venir meno<br />
di concrete possibilità di recupero<br />
delle somme maturate e talora giudizialmente<br />
accertate come dovute. Le<br />
dichiarazioni di fallimento, purtroppo,<br />
si sono fortemente accentuate negli<br />
ultimi due anni, in ragione della pesante<br />
crisi che ha investito il settore.<br />
Quanto all’entità <strong>dei</strong> crediti vantati dai<br />
giornalisti che si sono rivolti al servizio,<br />
va infine precisato, che si tratta di cifre<br />
comprese tra un minimo di 150 Euro<br />
netti e un massimo di 22.000 Euro.<br />
Infine, un’ultima notazione: sempre più<br />
spesso si registrano gli spiacevoli casi<br />
di testate che vengono ampiamente<br />
pubblicizzate e che investono migliaia<br />
di euro in battage pubblicitari salvo poi<br />
non provvedere al pagamento dell’attività<br />
professionale <strong>dei</strong> giornalisti o,<br />
ancora, di periodici che usufruiscono<br />
<strong>dei</strong> finanziamenti pubblici e ciononostante<br />
non onorano i propri impegni<br />
economici con i freelance, utilizzati<br />
in modo sempre più massiccio per il<br />
“confezionamento” del giornale.<br />
*Avvocato<br />
.<br />
26 Tabloid 2 / 2011
<strong>Multimedialità</strong><br />
una conduttrice di radio popolare racconta la diretta con piazza tahrir<br />
Twitter rivoluziona i media<br />
e spodesta la televisione<br />
In Egitto e in Tunisia le rivolte sono iniziate con una élite di tweeps che ha invaso la Rete:<br />
un flusso di migliaia di messaggi da 140 caratteri ciascuno che ha fatto scendere in<br />
piazza il popolo di facebook. Un macroscopico esempio di citizen journalism. Spodestata<br />
la televisione. E gli inviati della carta stampata si sono adeguati al fenomeno<br />
di Marina Petrillo*<br />
Quel che non sapevo un anno fa delle<br />
potenzialità di Twitter, non lo sapeva<br />
neanche Twitter. Passato in un solo<br />
anno da 50 milioni di utenti nel mondo<br />
a 150 milioni, considerato l’avanguardia<br />
<strong>dei</strong> movimenti nei paesi arabi a<br />
fronte di numeri dieci volte più grandi<br />
su facebook. Il sito di microblogging in<br />
140 caratteri sta cambiando il nostro<br />
modo di comunicare, di passare le<br />
notizie. E forse sta cambiando anche<br />
la storia di intere popolazioni.<br />
<strong>La</strong> morte a Benghazi di Mohammed<br />
“Mo” Nabbous, video giornalista indipendente<br />
che registrava immagini e<br />
suoni delle aggressioni di Gheddafi alla<br />
popolazione della sua città, ha scosso<br />
i tweeps in un modo che il giornalismo<br />
tradizionale non può conoscere. Di ogni<br />
manifestante aggredito, torturato, rapito<br />
o ucciso in Egitto, in Bahrain, in Libia,<br />
in Siria, in Yemen, veniamo a sapere<br />
da un amico o da un parente. Twitter<br />
accoglie, raccoglie, inoltra e diffonde<br />
informazioni minuscole, avvenimenti<br />
sul campo, esperienze personali, costruendo<br />
gradualmente i grandi affreschi<br />
che poi i media tradizionali confermeranno<br />
e descriveranno.<br />
Ho cominciato a twittare come conseguenza<br />
del mio programma, Alaska, per<br />
Radio Popolare di Milano.Un programma<br />
basato esclusivamente su contenuti<br />
tratti dai blog, cioè su contenuti<br />
spesso soggettivi, specifici, individuali,<br />
potremmo quasi dire confidenziali. Il<br />
microblogging si era già rivelato parti-<br />
colarmente efficace un anno fa, dopo<br />
l’esplosione della piattaforma Deepwater<br />
Horizon della BP e la dispersione di<br />
petrolio nel Golfo del Messico. I “citizen<br />
journalist” in Louisiana e Alabama si<br />
sono moltiplicati fornendo un ottimo<br />
quadro giorno per giorno, minuto per<br />
minuto, dell’evolversi della situazione.<br />
Ho cercato di fare un lavoro di ricerca<br />
di tweep affidabili e di qualità, di selezione<br />
<strong>dei</strong> messaggi da retwittare ai<br />
miei ascoltatori, e spesso di traduzione<br />
o di sintesi. Man mano mi diventava<br />
sempre più chiaro che questo ruolo di<br />
mediazione <strong>dei</strong> tweet non poteva essere<br />
né distaccato né neutro.<br />
Nel microblogging si verifica la stessa<br />
selezione naturale di qualunque altro<br />
media – a meno che tu non sia un mio<br />
amico, ti seguo se sei bravo, se sei<br />
utile, mentre quelli meno bravi me li<br />
perdo per strada. Nel microblogging<br />
attivista, inoltre, c’è una forte presenza<br />
di donne.<br />
I media tradizionali si adattano<br />
Se Twitter è noto per la sua concisione<br />
- massimo 140 caratteri alla volta – questo<br />
non deve ingannare: un tweet può<br />
essere una piccola bomba di densità,<br />
con un messaggio, uno shortlink che rimanda<br />
a una foto inviata in tempo reale<br />
o a un lungo testo di approfondimento,<br />
e con le notifiche ad altri tweeps che<br />
vi fanno capire di che famiglia fa parte<br />
quel tweep. I media tradizionali si sono<br />
adattati rapidamente all’uso <strong>dei</strong> blog<br />
e <strong>dei</strong> social media, e oggi rivendicano<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
27
<strong>Multimedialità</strong><br />
al 12 febbraio, sono stati arrestati così.<br />
Non è un caso che la rivoluzione<br />
egiziana sia cominciata pubblicando<br />
sulla pagina facebook del movimento<br />
un appuntamento falso per manifestare<br />
mentre in realtà i manifestanti si incontravano<br />
dall’altra parte del fiume, per<br />
una serie di flashmob minuscoli, che<br />
comportavano il ritrovarsi in un caffè<br />
e citofonare a sconosciuti nei palazzi<br />
intorno per chiedergli di scendere a<br />
parlare delle richieste della rivoluzione.<br />
Gruppi di max 50 persone, il cui<br />
scopo primario era quello di portare<br />
in piazza persone informate, che non<br />
avessero paura di confrontarsi fra varie<br />
componenti del movimento - compobene<br />
la loro presenza su Twitter – infatti<br />
noi tweeps retwittiamo le conferme<br />
autorevoli delle agenzie di stampa, <strong>dei</strong><br />
grandi network televisivi e <strong>dei</strong> grandi<br />
quotidiani, e alcuni <strong>dei</strong> tweeps che<br />
seguo sono reporter tradizionali che<br />
hanno anche un account twitter, per<br />
esempio @fieldproducer, che di lavoro<br />
sta al desk di Sky News inglese ma<br />
appena ha un momento twitta quello<br />
che trova ai suoi follower. Quando un<br />
buon reporter è libero di postare su un<br />
social media, la sua capacità di scelta,<br />
di ricerca, di verifica delle informazioni<br />
e di linguaggio è imbattibile. E rispetto<br />
al formalismo <strong>dei</strong> pezzi che fa per<br />
il suo giornale o la sua radio o la sua<br />
tv, è in grado di mostrarci qualcosa di<br />
più di come funziona il suo mestiere,<br />
sui dubbi e sulle difficoltà che ha, una<br />
specie di dietro le quinte più informale,<br />
e più umano.<br />
Gli account anonimi di Twitter<br />
i profili conosciuti di facebook<br />
In Tunisia, il movimento concreto, quello<br />
che ha riempito le strade e le piazze delle<br />
città, è cominciato su facebook. Peter<br />
Beaumont del Guardian ha seguito sul<br />
posto sia la rivolta tunisina che quella<br />
egiziana, e ci racconta che a fronte di<br />
numeri molto più grandi su facebook,<br />
a guidare la rivolta è stata la ristretta e<br />
colta élite di tunisini su Twitter, che è<br />
riuscita a portare nelle strade i grandi<br />
numeri di utenti facebook. E lo stesso<br />
è successo in Egitto: una giovane élite<br />
di universitari e professionisti su Twitter<br />
ha fatto da motore alla massa che stava<br />
su facebook. Tutto è cominciato dalla<br />
pagina facebook “We are all Khaled<br />
Said”, creata da una persona che aveva<br />
ottimi motivi per restare anonima.<br />
Fin dai primissimi tentativi del regime di<br />
Mubarak di reprimere le proteste, la polizia<br />
segreta egiziana ha subito cercato<br />
di incrociare le informazioni <strong>dei</strong> profili<br />
facebook – che per statuto mostrano<br />
le vere generalità degli utenti – e quelle<br />
degli account Twitter, che invece sono<br />
anonime. Bastava che qualche follower<br />
ingenuo citasse in un tweet una<br />
pagina facebook, e la polizia aveva la<br />
possibilità di incrociare le informazioni e<br />
di localizzare un certo blogger o tweep<br />
che annunciava la propria presenza in<br />
questo o quel posto – molti, fin quasi<br />
<strong>La</strong> piazza reale e quella virtuale<br />
L’utilizzo di Twitter ha esplicitato per la<br />
prima volta la possibilità di rispecchiare<br />
una piazza reale in una virtuale – spazi<br />
pubblici entrambi. <strong>La</strong> rivoluzione è<br />
durata solo 18 giorni, con continue<br />
violenze, un esito incerto, e alcune<br />
giornate sanguinose, come il Mercoledì<br />
di Sangue. Quando dopo la caduta<br />
di Mubarak è partita la sollevazione di<br />
Benghazi in Libia, si poteva capire su-<br />
• L’immagine ‘virale’ riprodotta nella<br />
foto a fianco ha fatto il giro della Rete<br />
e rappresenta l’uccellino di Twitter<br />
che terrorizza Gheddafi. Nelle foto<br />
sotto piazza Tahrir, al Cairo, gremita<br />
di cittadini<br />
nenti politiche, di ceto sociale, religiose,<br />
anagrafiche. Da quei piccoli flashmob è<br />
nato quello che sarebbe diventato il più<br />
grande sit-in della storia dell’umanità,<br />
piazza Tahrir, rinconquistata centimetro<br />
per centimetro alla sorveglianza della<br />
polizia, costata 300 morti, più di 10 mila<br />
feriti, e 28 desaparecidos, organizzata<br />
e sorvegliata dai manifestanti come<br />
un grande accampamento con cibo,<br />
acqua, tende e sacchi a pelo, servizi<br />
per i bambini, checkpoint agli ingressi<br />
per lasciare fuori le armi, un ospedale<br />
da campo 24 ore su 24, palchi, musica,<br />
impianti audio, slogan ispirati ai<br />
grandi poeti egiziani e cartelli di grande<br />
umorismo.<br />
28 Tabloid 2 / 2011
<strong>Multimedialità</strong><br />
bito che non sarebbe stata la stessa<br />
cosa. <strong>La</strong> cartina geografica parlava<br />
chiaro: focolai di insurrezione sparsi<br />
e distanti su una mappa desertica e<br />
vuota, con mezzi poveri, solo il 19%<br />
di penetrazione di Internet nel Paese,<br />
taglio di luce e telefoni, e una repressione<br />
pesantissima a Benghazi e Tripoli<br />
(non pietre, qui, ma bombardamenti),<br />
nessun media indipendente, un Paese<br />
molto più chiuso e ignoto ai giornalisti<br />
di quanto non fosse l’Egitto, nessun<br />
luogo-simbolo su cui attirare l’attenzione,<br />
e l’immediato ricorso alle armi,<br />
per quanto rudimentali, per difendersi<br />
dal regime che non aveva nessuna intenzione<br />
di cedere alle richieste degli<br />
insorti. <strong>La</strong> Libia ha perso tutte le sue<br />
speranze di essere un secondo Egitto<br />
quando è stata costretta a imbracciare<br />
il primo fucile, ad addestrare il primo<br />
adolescente a usare un’ arma anticarro.<br />
Il Bahrain, invece, ha provato ad avere<br />
il suo luogo simbolico sul modello di<br />
Tahrir, la Rotonda della Perla, che però<br />
è stato letteralmente raso al suolo,<br />
approfittando dell’assenza <strong>dei</strong> media<br />
internazionali.<br />
Il centro del Cairo<br />
“protetto” da Twitter<br />
Tahrir ha sviluppato – consapevolmente,<br />
non per caso – un concetto forse irripetibile:<br />
un unico luogo simbolico, una<br />
piazza visibile dal mondo, in cui essere<br />
al sicuro perché guardati da Twitter e dai<br />
media. I ragazzi del movimento sapevano<br />
che c’era una società complessa,<br />
terrorizzata ma sana, economicamente<br />
impoverita ma molto dignitosa. E sapevano<br />
di rappresentare, dentro a questa<br />
società, un’utopia pan-araba moderna,<br />
molto simile a quello che provava la<br />
mia generazione quando viaggiava in<br />
Europa auspicando la fine <strong>dei</strong> controlli<br />
di frontiera e della differenza di valute.<br />
Tahrir è riuscita a non reagire con<br />
violenza ad attacchi violentissimi. Aggrediti<br />
dai cosiddetti baltagiya - i banditi<br />
pro-Mubarak, spesso prezzolati - i<br />
manifestanti li isolavano, li fermavano,<br />
li interrogavano, sequestravano loro le<br />
armi e i tesserini della polizia che avevano<br />
addosso, e poi li lasciavano andare.<br />
Poi sono andati a mostrare un sacco<br />
pieno di questi tesserini alle telecamere<br />
della Cnn. Mentre i cecchini sparavano<br />
dai tetti e i baltagiya lanciavano molotov<br />
nei giardini del Museo Egizio, centinaia<br />
di manifestanti disarmati si tenevano<br />
per mano intorno al Museo per proteggerlo<br />
dai vandali, ben consapevoli che il<br />
Museo è patrimonio dell’umanità.<br />
<strong>La</strong> rivolta di un popolo<br />
minuto per minuto. Sul web<br />
Dopo il 25 gennaio ho cominciato a creare<br />
la lista <strong>dei</strong> tweeps egiziani – giovani,<br />
colti, organizzati, affamati di rispetto,<br />
che volevano una repubblica costituzionale<br />
moderna, giustizia sociale, diritti<br />
civili fondamentali (parlare, scrivere,<br />
manifestare senza essere arrestati o<br />
torturati) ma anche un più ampio riconoscimento<br />
dal mondo esterno, un<br />
diritto all’esistenza, alla partecipazione<br />
alle cose del mondo che scavalcava<br />
l’identità nazionale. Credo di averlo fatto<br />
per via del blocco di Internet ordinato<br />
da Mubarak, una sorta di shock che ha<br />
portato un’aria di Medioevo negli uffici<br />
della Vodaphone, e che invece di oscurare<br />
Tahrir, alla fine l’ha resa più visibile<br />
agli occhi del mondo. Credo che su<br />
quel blocco dobbiamo ancora riflettere.<br />
Se Twitter e facebook sono collettori di<br />
comunità con interessi molto differenti<br />
fra loro e come tali si rivelano solo strumenti<br />
– come il telefono – la questione<br />
spinosa è che si tratta di strumenti di<br />
proprietà di aziende private, creati per<br />
profitto, il che da una parte li rende<br />
più liberi rispetto alle singole vicende<br />
nazionali (anche se il regime di Mubarak<br />
possedeva il 40% di Vodaphone<br />
egiziana), ma dall’altra non li mette al<br />
di sopra di eventuali conflitti d’interesse<br />
(esempio, AlJazeera in Qatar) e di<br />
vari tipi di convenienze. Un gruppo di<br />
osservatori fra i quali Global Voices e<br />
Reporters sans Frontiers ha chiesto in<br />
una lettera pubblica a Mark Zuckerberg<br />
di facebook di riconsiderare l’obbligo<br />
• A sinistra la prima foto che ritrae<br />
in volto una delle più stimate tweep<br />
del Cairo, @monasosh (vero nome<br />
Mona Seif) il giorno dopo la caduta di<br />
Mubarak (Foto di Matthew Cassel per<br />
Elettronic Intifada).<br />
alla comunicazione <strong>dei</strong> dati personali<br />
per proteggere coloro che si battono<br />
per i diritti umani, e di trovare il modo<br />
di raccogliere e conservare i materiali<br />
facebook della rivolta tunisina, perché<br />
fanno parte della storia del paese<br />
ma sono a tutti gli effetti liquidi, e di<br />
proprietà di facebook, che potrebbe<br />
perfino utilizzarli per fini commerciali<br />
(come target di prodotti ai propri inserzionisti<br />
ecc). Twitter, in questo senso,<br />
un po’ perché consente l’anonimato,<br />
e un po’ perché non ha (ancora) inserzionisti<br />
pubblicitari, presenta minori<br />
problemi. Il blocco di Internet in<br />
Egitto ci pone anche altri problemi:<br />
può un servizio commerciale fornito<br />
da un’azienda privata rappresentare<br />
un diritto inalienabile e basilare come<br />
l’acqua e il cibo e la luce Un governo<br />
può chiudere Internet come fosse<br />
un rubinetto Nelle settimane dopo<br />
la caduta di Mubarak c’è stata molta<br />
discussione in rete sulla possibilità<br />
di equiparare il diritto a Twitter alla<br />
libertà di espressione, ma anche alla<br />
libertà di riunione, di associazione e<br />
di manifestazione. Ed è un fatto che<br />
Twitter al Cairo, ad Alessandria, Giza<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
29
<strong>Multimedialità</strong><br />
<strong>La</strong> piazza, le strade, le tende<br />
il cibo gratuito, i checkpoint<br />
Nel giro di un paio di giorni ho preso abbastanza<br />
confidenza con la forma della<br />
piazza e delle strade laterali e grazie alle<br />
mappe con i nomi sia inglesi che arabi<br />
ho preso confidenza con i toponimi.<br />
Avevo (e ho) una mappa della città,<br />
una ricostruzione in 3D del NYT, e una<br />
mappa <strong>dei</strong> toponimi doppia in inglese<br />
e arabo. Attraverso i tweet, intanto,<br />
potevamo seguire la costruzione delle<br />
tende con i sacchi a pelo al centro della<br />
piazza, le bancarelle di cibo gratuito<br />
erette dai ristoratori, la nascita dell’asilo<br />
nido della piazza, cosa facevano i<br />
Fratelli musulmani vestiti di bianco, la<br />
nascita <strong>dei</strong> checkpoint nella piazza per<br />
evitare l’ingresso di armi – dove tutti si<br />
facevano perquisire spontaneamente<br />
prima di entrare - e soprattutto le ime<br />
Suez abbia sostituito le tv, che abbia<br />
costruito la voce collettiva di chi non<br />
aveva voce.<br />
Bloccano Internet,<br />
esplode Twitter<br />
Il giorno del blocco di Internet in Egitto,<br />
Twitter è esploso. Chi riusciva ancora<br />
a twittare perché aveva un satellitare<br />
ci ha avvisato del blocco, le tv hanno<br />
ripreso la notizia, Google ha approntato<br />
alcuni numeri per aggirare il blocco e<br />
twittare dai telefoni fissi, e una segreteria<br />
telefonica dove lasciare messaggi<br />
che poi provvedeva a trasformare in<br />
tweet scritti e pubblicati. Un gruppo di<br />
studenti del MIT ha cominciato a fornire<br />
un servizio di traduzione immediata <strong>dei</strong><br />
tweet in arabo dall’Egitto (anche se la<br />
maggior parte <strong>dei</strong> ragazzi di Tahrir ha<br />
sempre twittato in inglese, e parlato in<br />
inglese con la stampa).<br />
I 700mila amici di facebook<br />
e gli inviati <strong>dei</strong> giornali<br />
<strong>La</strong> stretta su Internet ha galvanizzato<br />
e indignato i manifestanti, e attirato<br />
l’attenzione dell’opinione pubblica e<br />
<strong>dei</strong> media internazionali, che hanno<br />
cominciato a spedire inviati a Tahrir.<br />
Alcuni giorni prima era stato arrestato<br />
Wael Ghonim – il giovane che aveva<br />
creato la pagina facebook “We are all<br />
Kahled Said” che aveva dato inizio alla<br />
rivoluzione (ora la pagina ha 700mila<br />
amici). E’ stato in carcere per più di due<br />
settimane. E mentre era in carcere le<br />
prime decine di migliaia di manifestanti<br />
sono diventati due o tre milioni ogni<br />
giorno. All’inizio seguivo l’hashtag<br />
#Egypt, che presto ha cominciato a<br />
produrre 200 tweet al minuto da tutto<br />
il mondo, soprattutto messaggi di solidarietà,<br />
ma nonostante quell’enorme<br />
rumore di fondo, capivo che c’erano<br />
informazioni concrete, testimoni oculari,<br />
un mosaico di minuscole informazioni<br />
che retwittate fornivano un quadro<br />
molto preciso, soprattutto dalla piazza.<br />
Così ho cominciato a scegliere, a crearmi<br />
una rosa selezionata di tweeps,<br />
aggiungendone due o tre al giorno, verificando<br />
che i loro tweet si rivelassero<br />
sempre affidabili e più tardi confermati,<br />
non contraddittori. Mi sono accorta<br />
che ognuno di loro aveva già fra i mille<br />
e i 25mila follower, cioè comunicava<br />
già con un’enorme piazza virtuale,<br />
impressionante anche se fossero stati<br />
esattamente gli stessi 25mila follower<br />
per tutti i tweeps. Poi ho cominciato a<br />
trovare i corrispondenti e inviati egiziani<br />
e stranieri <strong>dei</strong> media tradizionali che<br />
twittavano dal Cairo.<br />
• Nella foto in alto a sinistra un<br />
momento di pausa durante le<br />
giornate di tensione in piazza<br />
Tahrir: i ragazzi della rivolta contro<br />
Mubarak si riposano nei sacchi a<br />
pelo di fianco a un carro armato.<br />
A destra gesti di “comprensione”<br />
tra militari e rivoltosi.<br />
magini più intense che abbia mai visto:<br />
quelle delle persone inginocchiate per<br />
la preghiera musulmana in un momento<br />
di enorme vulnerabilità agli attacchi<br />
sulla piazza, circondata dalla catena<br />
umana <strong>dei</strong> cristiani copti che li proteggevano<br />
tenendosi per mano. Una fotografia<br />
che veniva scattata ogni giorno<br />
a ognuna delle tre preghiere e twittata<br />
in tutto il mondo. Ogni giorno grazie ai<br />
tweet sapevo dove erano posizionati i<br />
carriarmati silenziosi dell’esercito, se<br />
si sentivano spari e dove, da dove arrivavano<br />
le bande, cosa si cantava in<br />
piazza, e negli ultimi giorni potevo seguire<br />
anche i segmenti di manifestanti<br />
che si spostavano verso gli edifici del<br />
parlamento e della tv di stato premendo<br />
contro il filo spinato e cantando “in<br />
pace, in pace”. Molte di queste informazioni<br />
venivano poi confermate dai<br />
media tradizionali.<br />
Le tensioni della piazza<br />
<strong>La</strong> lucidità <strong>dei</strong> tweeps<br />
Il grado di freddezza e di lucidità <strong>dei</strong><br />
tweeps è rimasto identico anche nei<br />
momenti di massimo spavento e tensione,<br />
come il Mercoledì di Sangue,<br />
o Giorno <strong>dei</strong> Cammelli, che ha fatto<br />
decine di morti e scomparsi e centinaia<br />
di feriti per mano delle bande pro-<br />
Mubarak, della sicurezza in borghese,<br />
della polizia segreta e <strong>dei</strong> cecchini<br />
piazzati sui tetti. Capivo che i ragazzi<br />
twittavano per salvarsi la vita, e facendo<br />
questo stavano espandendo la percezione<br />
della piazza, e quindi il senso di<br />
testimonianza, a centinaia di migliaia di<br />
persone in tutto il mondo. A un certo<br />
punto mi sono accorta che si mandavano<br />
messaggi privati fra di loro per non<br />
farsi intercettare dalla polizia e che poi<br />
ne vedevo i risultati, per esempio un<br />
improvviso aumento del servizio d’ordine<br />
a una certa entrata della piazza.<br />
Volavano pietre, la gente sanguinava,<br />
30 Tabloid 6 / 2007
<strong>Multimedialità</strong><br />
e loro twittavano, fermi e dritti al punto.<br />
Twittavano per noi e twittavano per<br />
se stessi. Nel primo pomeriggio del<br />
Mercoledì di Sangue, @monasosh,<br />
una delle più brillanti attiviste del Cairo,<br />
ha twittato: “confermo, arrestate 6<br />
persone poco fa durante una retata al<br />
Centro per i Diritti Umani”. Un quarto<br />
d’ora dopo ha twittato: “scopro adesso<br />
che fra i 6 arrestati al centro per i Diritti<br />
Umani c’è anche mio papà”. Mona non<br />
ha più visto suo padre fino alla caduta<br />
di Mubarak. Nel tardo pomeriggio<br />
di quello stesso giorno, è scomparso<br />
all’improvviso Sandmonkey, blogger e<br />
tweep, e gli altri tweep sono riusciti a<br />
scoprire che era stato arrestato. Nessuno<br />
ha creduto alla sua liberazione,<br />
due giorni dopo, finché non ha ripreso<br />
a twittare dal suo account verificato.<br />
BloggerSeif, blogger libanese al Cairo,<br />
è uscito di casa quel mercoledì mattina<br />
per andare a Tahrir, e la sera si è<br />
ritrovato a portarsi a casa un bambino<br />
che si era perso durante gli scontri.<br />
Ha twittato “due anni, occhi verdi, non<br />
parla, non posso postare una foto, lo<br />
porto a casa mia”. <strong>La</strong> mattina dopo<br />
sono saltata giù dal letto all’alba per<br />
vedere se BloggerSeif aveva trovato<br />
i genitori. Li aveva trovati, grazie a un<br />
punto di raccolta a Tahrir.<br />
<strong>Giornalisti</strong> rapiti<br />
picchiati, cacciati<br />
Il Giorno <strong>dei</strong> Cammelli è stato anche il<br />
giorno in cui i giornalisti sono stati molestati,<br />
intimiditi, minacciati, rapiti, arrestati,<br />
interrogati, picchiati, feriti e torturati<br />
– e cacciati dagli hotel internazionali<br />
per paura di rappresaglie. Seguendoli<br />
su Twitter ho visto svilupparsi delle<br />
storie incredibili: la troupe di Anderson<br />
Cooper della CNN ha twittato appena<br />
lo studio mobile è stato distrutto; Anderson<br />
era stato colpito dieci volte alla<br />
testa a mani nude con una pietra. Il<br />
collega della radio australiana @Hamish6PM<br />
ha twittato da un cellulare che<br />
si era nascosto addosso dopo essere<br />
stato perquisito, da una stanza 3 metri<br />
per 3 in cui era sequestrato insieme<br />
ad altri 19 colleghi, mentre la direzione<br />
dell’hotel comunicava con loro solo<br />
attraverso <strong>dei</strong> biglietti passati sotto la<br />
porta, invitandoli a lasciare l’albergo in<br />
quanto “ospiti indesiderati”. L’inviato<br />
di Radio Popolare al Cairo è rimasto<br />
chiuso fuori dall’Hilton e non l’hanno<br />
lasciato rientrare. Un reporter belga<br />
ha twittato per due giorni la foto di un<br />
collega olandese che gli era stato rapito<br />
sotto gli occhi, finché non è riuscito a<br />
ritrovarlo, ricoverato in ospedale con<br />
cinque coltellate al petto. <strong>La</strong> paura si<br />
percepiva nettamente. I giornalisti e i<br />
tecnici della Bbc hanno scelto di twittare<br />
pubblicamente tutte le loro comunicazioni<br />
logistiche interne perché tutti<br />
sapessimo dove si trovavano e cosa<br />
stavano facendo nella piazza assediata.<br />
Pochi giorni dopo, un tweep molto<br />
speciale, Ayman Mohyeldin di AlJazeera<br />
in inglese – giovane nato e cresciuto<br />
al Cairo che ha studiato in America ed<br />
è stato letteralmente la faccia di Tahrir<br />
in televisione - è stato arrestato dalla<br />
polizia segreta e rilasciato dopo due<br />
giorni. Da quel momento, i suoi tweet<br />
personali esplicitamente favorevoli alla<br />
rivoluzione si sono intensificati<br />
Sapevo di assistere dalla tranquillità<br />
della redazione alla lotta di persone<br />
che stavano rischiando la vita. Sono<br />
arrivata a twittare un giorno per 19 ore<br />
consecutive. Nonostante mi sforzassi<br />
di mantenere un certo distacco, mi rendevo<br />
conto che l’empatia nei confronti<br />
<strong>dei</strong> tweeps che si trovavano sul campo<br />
andava molto al di là del semplice<br />
racconto. Twitter stava diventando un<br />
formidabile strumento di immedesimazione<br />
e di conoscenza, in cui la neutralità<br />
non trovava più posto. Parlavo col<br />
panettiere egiziano vicino alla radio, e<br />
poi cominciavo una lunghissima giornata<br />
su Twitter, e non sono riuscita a<br />
smettere neanche quando le agenzie di<br />
stampa e le televisioni hanno pensato<br />
che la protesta stesse scemando. Su<br />
Twitter, semmai, sembrava rafforzarsi.<br />
Quando è stato liberato Wael Ghonim,<br />
che ha raccontato piangendo la sua<br />
storia in tv, i tweeps del movimento<br />
hanno scommesso che il giorno dopo<br />
a Tahrir sarebbe arrivata il doppio della<br />
gente, e così è stato. Quella è stata<br />
l’ultima spinta. Ed è stata un’emozione<br />
fortissima, la consapevolezza di vedere<br />
la Storia realizzarsi, essere su Twitter<br />
la sera del 12 febbraio e guardare in<br />
tv Tahrir affollatissima che esplodeva<br />
di gioia quando è stata annunciata la<br />
caduta di Mubarak. Una ragazza che<br />
avevo seguito per tutta la rivoluzione,<br />
piena di gioia e di orgoglio, ha twittato:<br />
“qui è così pieno che non riesco a vedermi<br />
i piedi, ma grazie a Dio riesco a<br />
twittare”. Il giorno dopo, il 13 febbraio,<br />
ho aperto Twitter e tutti i tweeps del<br />
movimento avevano cambiato l’immagine<br />
sui loro profili, mostrandosi in<br />
faccia per la prima volta, come tanti<br />
Zorro che finalmente potevano togliersi<br />
la maschera. Il piccolo social media<br />
compie adesso 5 anni, e un giornalista<br />
americano che seguo, @NickKristof,<br />
ha scritto: “buon compleanno Twitter,<br />
le rivolte arabe me ne hanno insegnato<br />
il valore: Twitter è l’haiku delle news”.<br />
Cioè news, brevità e poesia. Quel che<br />
accade nei paesi arabi sta cambiando<br />
anche il nostro mondo. Twitter ha reso<br />
questi giovani per me di carne e ossa.<br />
Stare con loro ogni giorno non è stata<br />
un’esperienza facile, ma la considero<br />
una fortuna e un privilegio.<br />
*Cronista di Radio Popolare<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
31
L’angolo<br />
Primo della <strong>legge</strong> piano<br />
recenti sentenze ripropongono il problema di una <strong>legge</strong> da adeguare<br />
Diffamazione e cronaca<br />
il web scuote la stampa<br />
<strong>La</strong> <strong>legge</strong> sulla stampa che risale al 1948 necessita di aggiornamenti con l’avvento <strong>dei</strong> new<br />
media. <strong>La</strong> Cassazione stabilisce che alcuni principi hanno differente applicazione online<br />
di Alessandro Galimberti<br />
Le leggi sulla stampa stanno andando<br />
in corto circuito. A segnare la fine<br />
di un’epoca iniziata all’indomani<br />
della fine della seconda guerra mondiale<br />
- con il ripristino delle libertà di<br />
espressione negate nel Ventennio<br />
- è l’invasione <strong>dei</strong> new media figli<br />
della digitalizzazione, che stanno<br />
ponendo questioni inimmaginabili<br />
nel 1948 (Legge sulla stampa) ma<br />
divenute ormai scogli interpretativi<br />
insuperabili.<br />
Il giudice può rimuovere da un blog<br />
un articolo ritenuto diffamatorio<br />
Il Regio decreto n. 561 del 1946 stabilisce che si possono<br />
sequestrare giornali cartacei in forza di una sentenza definitiva<br />
dell’autorità giudiziaria. <strong>La</strong> quinta sezione della Cassazione ha<br />
stabilito che tale garanzia non si applica al blog ma il giudice, su<br />
istanza della parte lesa, può imporre la rimozione di un articolo<br />
ritenuto diffamatorio.<br />
Salvi i direttori web<br />
A testimoniare la necessità di nuove<br />
regole, anzi proprio a invocarle,<br />
è la stessa Corte di Cassazione,<br />
che negli ultimi mesi è tornata più<br />
volte sulla questione informazione,<br />
arrampicandosi in motivazioni talvolta<br />
davvero ardue per tentare di<br />
colmare un vuoto normativo sempre<br />
più ampio.<br />
Il 1 ottobre scorso la Quarta sezione<br />
Ma il direttore di un sito<br />
è responsabile di un<br />
articolo diffamatorio<br />
postato da un lettore<br />
Il direttore di un sito web<br />
può non essere ritenuto<br />
responsabile di omesso<br />
controllo se il pezzo pubblicato<br />
è stato postato da un lettore.<br />
penale ha sganciato i direttori di siti<br />
web dalla responsabilità omissiva<br />
per colpa prevista dal codice penale<br />
(articolo 57). Come noto, il direttore<br />
di qualsiasi testata giornalistica<br />
risponde anche a titolo personale<br />
di tutto ciò che viene pubblicato sul<br />
giornale: si tratta di una colpa talmente<br />
vasta da essere stata in alcuni<br />
casi inquadrata come oggettiva, il<br />
giornalista sbaglia e il direttore ne<br />
risponde comunque per il solo fatto<br />
di essere direttore.<br />
Secondo la Cassazione però il principio<br />
non vale più per i new media,<br />
per iquali è impossibile esigere un<br />
controllo continuo e penetrante da<br />
parte di chi ne è, anche giuridicamente,<br />
responsabile. Il caso analizzato<br />
dalla sentenza 35511/10 riguardava<br />
il sito Merateonline, sul quale<br />
un lettore aveva postato una lettera<br />
diffamatoria nei confronti dell’ex ministro<br />
Roberto Castelli e di un sindaco<br />
del lecchese. Mentre la Corte<br />
d’appello di Milano aveva ritenuto il<br />
direttore punibile per omessa vigilanza,<br />
i giudici di ultima istanza hanno<br />
stabilito che quello che vale per la<br />
carta non vale per il web. A impedire<br />
l’estensione analogica della colpa<br />
è in primo luogo la <strong>legge</strong> penale (si<br />
può essere condannati solo per fatti<br />
tassativamente previsti dalla <strong>legge</strong><br />
come reato, ma mai per casi “simili”:<br />
è un principio minimo di civiltà giuridica),<br />
considerato che laddove la<br />
norma parla di stampa periodica non<br />
si può ignorare che il procedimento<br />
tipografico è cosa diversa dai bite e<br />
che le modalità di redazione, di chiusura<br />
e di diffusione di uno stampato<br />
sono cosa diversa da quelle di un<br />
file costantemente aggiornabile in<br />
tempo reale. Tuttavia gli stessi giudici<br />
si rendono conto che in questo<br />
modo si crea una differenziazione tra<br />
posizioni giuridiche parallele, se non<br />
proprio coincidenti, e quindi invitano<br />
il legislatore a proseguire in quello<br />
sforzo di revisione dell’articolo 57<br />
iniziato più volte in Parlamento ma<br />
mai andato a buon fine. L’interpretazione<br />
restrittiva della Corte sulla<br />
32 Tabloid 62 / 2007 2011
L’angolo<br />
della <strong>legge</strong><br />
responsabilità per colpa <strong>dei</strong> direttori<br />
di testate web vale a maggior<br />
ragione anche per i coordinatori di<br />
blog e forum online, ai quali non si<br />
puo’ chiedere una vigilanza occhiuta<br />
sulle proprie pubblicazioni, salvi ovviamente<br />
i casi di concorso (doloso)<br />
nel reato di diffamazione commesso<br />
da terzi. Nelle more di una nuova<br />
auspicata <strong>legge</strong>, quale deve essere<br />
allora a regola di riferimento per<br />
i direttori web Per la Cassazione<br />
basta applicare la normativa sull’ecommerce<br />
(70/2003), che esclude<br />
la responsabilità <strong>dei</strong> provider per i<br />
reati commessi da chi naviga, sempre<br />
che non siano a conoscenza del<br />
contenuto criminoso del messaggio<br />
(principio di neutralità). Quindi, se<br />
non c’è prova che il direttore abbia<br />
visto il contenuto diffamatorio - e non<br />
lo abbia immediatamente rimosso -<br />
non c’è colpa.<br />
Sequestrabili<br />
gli articoli sui blog<br />
Dove invece la Cassazione sembra<br />
voler aumentare le garanzie <strong>dei</strong> protagonisti<br />
della cronaca, a danno però<br />
del diritto di cronaca, è in materia di<br />
sequestro preventivo. Nonostante<br />
la <strong>legge</strong> penale (Regio decreto legislativo<br />
561/1946) stabilisce che<br />
si possano sequestrare giornali o<br />
qualsiasi altra pubblicazione solo in<br />
forza di una sentenza definitiva (anzi,<br />
irrevocabile) dell’autorità giudiziaria,<br />
la Cassazione (Quinta sezione del<br />
24 febbraio scorso) ha stabilito che<br />
tale garanzia non si applica per i<br />
blog. Con questa sentenza i giudici<br />
di ultima istanza hanno confermato<br />
il doppio provvedimento con cui il<br />
Gip e il tribunale del riesame di Milano<br />
avevano ordinato la rimozione<br />
dal sito www.societacivile.it/blog di<br />
un articolo che uno <strong>dei</strong> protagonisti<br />
riteneva diffamatorio. Secondo<br />
la Cassazione per mettere la museruola<br />
a una pubblicazione online<br />
basta che il bavaglio “sia giustificato<br />
da effettiva necessità e da adeguate<br />
ragioni, il che si traduce, in concreto,<br />
in una valutazione delle (...) esigenze<br />
impeditive tanto serie quanto è<br />
vasta l’area della tolleranza costituzionalmente<br />
imposta per la libertà<br />
di parola”. Resta la grande differenza<br />
rispetto alla carta stampata: per<br />
quella basta il sequestro probatorio<br />
di tre copie - in attesa del processo<br />
- nel mondo virtuale invece il giudice<br />
può far sparire la cronaca indigesta<br />
solo su istanza della presunta parte<br />
lesa.<br />
Dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />
I procedimenti disciplinari<br />
Qui di seguito diamo conto, come sempre, del lavoro del<br />
Consiglio per quanto riguarda i procedimenti disciplinari<br />
esaminati negli ultimi due mesi.<br />
Hanno subito:<br />
• censura Alfonso Signorini (professionista) per violazione<br />
dell’artt. 2 e 48 della Legge professionale e della Carta <strong>dei</strong> doveri<br />
del giornalista sul rapporto pubblicità/informazione.<br />
• censura Matteo Legnani (professionista) per violazione artt 2<br />
e 48 della Legge professionale e art. 9 Codice deontologico sul<br />
trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />
• censura Chiara Beria d’Argentine (professionista) per<br />
violazione artt 5 e 10 del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong><br />
dati personali.<br />
• censura Alessandro D’Amato (pubblicista) per violazione art 9<br />
del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />
• avvertimento Maurizio Belpietro (professionista) per violazione<br />
artt 2 e 48 della Legge professionale e art 9 del Codice<br />
deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali<br />
• avvertimento Matteo Scerri (pubblicista) per violazione degli artt<br />
2 e 48 della Legge professionale e art 6 del Codice deontologico<br />
sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />
• avvertimento Antonio Sanfrancesco (professionista) per<br />
violazione art 7 del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati<br />
personali e della Carta di Treviso.<br />
Esposti esaminati: 33<br />
Archiviazioni: 2<br />
Procedimenti<br />
aperti: 2<br />
sospesi: 22<br />
Sanzionati: 7<br />
(4 censure,<br />
3 avvertimenti)<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
33
L’angolo<br />
della <strong>legge</strong><br />
un caso in finlandia che ha molti punti in comune con l’attualita’ italiana<br />
I politici visti da vicino<br />
Anche il privato è pubblico<br />
Una sentenza della Corte europea <strong>dei</strong> diritti dell’uomo assolve i giornalisti e stabilisce i<br />
confini del diritto alla riservatezza <strong>dei</strong> personaggi politici rispetto ai fatti di rilevanza pubblica<br />
di Mario Consani*<br />
Guardare dal buco della serratura<br />
Gossip spazzatura Quando si tratta<br />
di politici – o persino della loro<br />
“corte” – è solo il dovere della democrazia,<br />
bellezza … E a chi finge<br />
di dimenticarlo lo ha ricordato anche<br />
di recente la Corte europea <strong>dei</strong> diritti<br />
dell’uomo (Cedu) con la sentenza<br />
Reinboth contro Finlandia: “Non costituisce<br />
una violazione del diritto alla<br />
privacy la divulgazione da parte <strong>dei</strong><br />
giornalisti di notizie sulla vita privata<br />
di un personaggio pubblico se tali<br />
informazioni sono di interesse per la<br />
collettività” . E perciò: “E’ una violazione<br />
dell’art.10 della Convenzione<br />
<strong>dei</strong> diritti dell’uomo e delle libertà<br />
fondamentali l’applicazione da parte<br />
delle autorità nazionali di sanzioni<br />
sproporzionate rispetto all’obiettivo<br />
conseguito e che possono avere un<br />
effetto deterrente sull’attività del giornalista”.<br />
Vi viene in mente qualcosa<br />
tipo la “<strong>legge</strong> bavaglio” Meno male<br />
che la Cedu c’è! In quest’ultimo caso,<br />
la Corte ha ritenuto illegittima la<br />
condanna emessa dai tribunali finlandesi<br />
nei confronti di due giornalisti<br />
di Helsinki. <strong>La</strong> vicenda processuale<br />
è piuttosto originale e nasce dalla<br />
pubblicazione da parte loro di due<br />
articoli con la cronaca di un processo<br />
pubblico nel quale erano imputati altri<br />
due giornalisti accusati di aver scritto,<br />
un paio d’anni prima, durante la<br />
campagna elettorale, che la responsabile<br />
della comunicazione del candidato<br />
premier, anch’essa impegnata<br />
politicamente, aveva una relazione<br />
extraconiugale. Fatto privato Non<br />
proprio, perché il comportamento<br />
della signora contrastava indubbiamente<br />
con i valori della famiglia propugnati<br />
dalla sua parte politica, dato<br />
che era anche madre di due figli.<br />
Due le questioni più interessanti affrontate<br />
dalla Corte europea. <strong>La</strong> prima<br />
è quella relativa all’identificazione <strong>dei</strong><br />
confini del diritto alla riservatezza di<br />
un personaggio politico rispetto a fatti<br />
di rilevanza pubblica: la cronaca di<br />
quel processo continuava ad avere<br />
interesse pubblico – ha concluso la<br />
Cedu – anche se la competizione<br />
elettorale risaliva ormai a due anni<br />
prima. Nessun diritto all’oblio, dunque.<br />
Seconda questione: il limite<br />
piuttosto ampio che viene attribuito<br />
al concetto normativo di “uomo politico”<br />
(o, meglio, “donna politica” in<br />
questo caso) che, in quanto tale, deve<br />
essere consapevole di sottoporsi ad<br />
uno scrutinio più rigoroso da parte<br />
della stampa e della collettività, anche<br />
sulla propria vita personale.<br />
“Anche se la signora non poteva essere<br />
considerata un politico nel senso<br />
tradizionale del termine – osserva la<br />
Corte - non poteva neppure essere<br />
considerata del tutto una privata<br />
cittadina, dato che nel corso di tutta<br />
la campagna elettorale aveva pubblicamente<br />
promosso con la propria<br />
immagine i valori della famiglia portati<br />
avanti dal candidato e dalla sua parte<br />
politica. Lei avrebbe pertanto dovuto<br />
comprendere di rivestire una funzione<br />
pubblica, dato che era finalizzata ad<br />
attrarre consenso, e che di conseguenza<br />
anche la sua privacy avrebbe<br />
potuto subire delle limitazioni”.<br />
Peraltro, va sottolineato che nel caso<br />
trattato dalla Corte europea non era<br />
evidentemente censurabile la provenienza<br />
delle notizie relative alla vita<br />
privata della “portavoce”, posto che<br />
emergevano tutte da un processo<br />
pubblico e non erano state “carpite”<br />
utilizzando tecniche illegittime. In caso<br />
contrario, infatti, la valutazione <strong>dei</strong><br />
giudici sarebbe stata molto probabilmente<br />
diversa, dato che si sarebbe<br />
verificata una concorrente violazione<br />
del diritto alla riservatezza della persona<br />
fraudolentemente ripresa, i cui<br />
dati sensibili illegittimamente acquisiti<br />
sarebbero di conseguenza stati divulgati<br />
senza il necessario consenso.<br />
Proprio per questo, del resto, i giornalisti<br />
autori dell’originario “scoop”<br />
sono stati invece condannati in via<br />
definitiva per violazione della privacy.<br />
*Consigliere<br />
<strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />
34 Tabloid 2 / 2011
L’angolo<br />
della <strong>legge</strong><br />
Il difficile uso <strong>dei</strong> dati personali in rete in un caso che fa ancora discutere<br />
Il caso Google-ViviDown<br />
dietro le quinte del web<br />
Fa discutere la sentenza di primo grado per il video del ragazzo disabile<br />
maltrattato dai compagni e finito in Rete. Rimane il vuoto normativo<br />
Quella <strong>legge</strong> uguale per tutti, può essere<br />
applicata anche sul web Domanda<br />
facile dalla risposta complessa.<br />
Prendiamo un caso, che tutti ricordano:<br />
alcuni alunni deridono e umiliano un ragazzino<br />
diversamente abile. Lo sfottono<br />
e riprendono tutto con il cellulare. Poi<br />
caricano il video su Internet e parte il<br />
tam tam che solo il contagio “virale” del<br />
web sa amplificare. Lo vedono migliaia<br />
di persone. Facile affermare che i ragazzini-aguzzini<br />
sono responsabili del video<br />
caricato su Internet, ma la piattaforma<br />
che ospitava il video ha qualche forma<br />
di responsabilità<br />
<strong>La</strong> risposta a questa domanda ridefinisce<br />
i confini di quella Rete nata come<br />
spazio libero e neutrale. Ed è arrivata<br />
alla fine di un processo che ha visto tre<br />
dirigenti di Google Italy condannati dal<br />
Tribunale di Milano a sei mesi di reclusione<br />
per il reato di trattamento illecito<br />
di dati personali.<br />
Tutta la vicenda è raccontata in un libro<br />
che s’intitola appunto “ <strong>La</strong> <strong>legge</strong> è uguale<br />
anche sul web -Dietro le quinte del<br />
caso Google/Vividown” (edito da Egea)<br />
firmato da Guido Camera, giovane avvocato<br />
milanese che ha difeso Vivi Down,<br />
Associazione Onlus milanese, che per<br />
prima ha denunciato i fatti alla Magistratura.<br />
Insieme a lui Oreste Pollicino, che<br />
ha seguito e studiato il processo sotto<br />
il profilo scientifico.<br />
“Il processo ha seguito due filoni differenti<br />
- spiega l’avvocato Camera - Nel<br />
primo i quattro minorenni autori del video<br />
sono stati condannati a lavorare<br />
per un anno in un’associazione che si<br />
occupa di ragazzi disabili. Il secondo vedi<br />
Roberta Bertolini<br />
deva imputati quattro manager di Google<br />
accusati di concorso in diffamazione<br />
e violazione della <strong>legge</strong> sulla privacy. Il<br />
ragazzo disabile oggetto delle violenze<br />
nel video era facilmente riconoscibile, e,<br />
evidentemente, non gli era stata chiesta<br />
l‘autorizzazione a rendere pubblica la<br />
sua immagine”. Il nocciolo della questione<br />
sta tutto qui. Perché non ci vuole<br />
molto affinché il filmato faccia il giro delle<br />
scuole e il caso finisca sui giornali.<br />
Ma Google Italia – secondo l’accusa -<br />
non lo rimuove tempestivamente dalla<br />
sua piattaforma.<br />
“E’ rimasto a disposizione degli utenti<br />
di Google Video per quasi due mesi,<br />
dall’8 settembre al 7 novembre del 2006,<br />
malgrado sul caso fosse già montato<br />
parecchio clamore, anche sui principali<br />
siti italiani di news - dice ancora l’avvocato<br />
Guido Camera - E’ stato rimosso<br />
solo dopo la mobilitazione dell’opinione<br />
pubblica”. “I responsabili della piattaforma<br />
non potevano non conoscere il contenuto<br />
del video, anche perché ormai ne<br />
parlavano tutti. E c’è di più: il trattamento<br />
del video attraverso l’indicizzazione, le<br />
classifiche di popolarità e l’inserimento<br />
<strong>dei</strong> programmi pubblicitari indicava che<br />
Google aveva ben presente il potenziale<br />
insito nei video che era stato messo in<br />
Rete”.<br />
I quattro manager sono stati processati<br />
anche per concorso in diffamazione,<br />
“perché non impedire un evento che si<br />
ha l’obbligo giuridico di impedire equivale<br />
a cagionarlo“, spiega tecnicamente<br />
Guido Camera, ma da questa imputazione<br />
sono stati assolti perché il fatto<br />
“così come contestato” non sussiste.<br />
In poche parole non c’è oggi una <strong>legge</strong><br />
penale che possa, secondo il giudice<br />
milanese, imporre un obbligo preventivo<br />
di controllo sul contenuto <strong>dei</strong> video<br />
ospitati da una piattaforma.<br />
Resta il non corretto trattamento sia <strong>dei</strong><br />
dati personali sia della loro protezione.<br />
A tre <strong>dei</strong> quattro manager imputati sono<br />
state inflitte pene di sei mesi di reclusione.<br />
Assolto invece il responsabile del<br />
progetto Google video per l’Europa, a<br />
cui veniva contestata la sola diffamazione.<br />
Le motivazioni della condanna<br />
“Il diritto d’impresa non può prevalere<br />
sulla dignità della persona - conclude<br />
l’avvocato Camera - Resta ancora un<br />
grande vuoto normativo ma quello che<br />
si è concluso in primo grado, davanti<br />
al giudice monocratico della quarta sezione<br />
penale, è il primo procedimento<br />
penale anche a livello internazionale<br />
che vede imputati responsabili di una<br />
multinazionale come Google, leader nel<br />
settore della pubblicazione di contenuti<br />
sul web. In futuro non si potrà ignorare<br />
questa sentenza che ha contribuito in<br />
modo determinannte ad alzare la soglia<br />
di attenzione su un tema che avrà<br />
sempre più bisogno di regole globali”.<br />
Ma la difesa di Google quale è stata<br />
Primo: è impossibile visionare tutti i video<br />
che vengono caricati ogni giorno;<br />
secondo: agli utenti vengono forniti solo<br />
gli strumenti, la responsabilità di quello<br />
che mettono on line è tutta loro.<br />
E si torna alla domanda su cui si fonda<br />
“l‘etica della Rete“: a chi spetta il diritto<br />
di decidere cosa è bene e che cosa è<br />
male quando si utilizza uno strumento<br />
democratico come Internet<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
35
L’angolo<br />
della <strong>legge</strong><br />
I preoccupanti dati emersi dal rapporto del comitato media e minori<br />
TV, una cattiva maestra<br />
nel salotto di casa<br />
Nel 2010 la violazione del codice d’autoregolamentazione è aumentata del 60% rispetto al<br />
2009 e del 150% rispetto al 2008. Maglia nera a Mediaset con 23 sanzioni, 19 alla Rai<br />
di Antonio Mirabile<br />
“Sta avvenendo una sorta di Tsunami<br />
nel mondo <strong>dei</strong> minori, una invasione<br />
nel mondo dell’infanzia da parte della<br />
comunicazione. Bisogna reagire e difendere<br />
i giovani da violenza e imbarbarimento<br />
culturale”. Così Giuseppe<br />
De Rita, presidente del Censis, ha<br />
commentato i dati emersi dal Rapporto<br />
del Comitato media e minori,<br />
presieduto da Franco Mugerli, presentato<br />
a Roma il 15 marzo.<br />
Le violazioni al Codice di autoregolamentazione<br />
che tutela i minori,<br />
sottoscritto nel 2002 dalle principali<br />
emittenti televisive, nel 2010 sono<br />
aumentate del 60% rispetto all’anno<br />
precedente e addirittura del 150%<br />
rispetto al 2008. Il Comitato ha anche<br />
riscontrato un significativo incremento<br />
di violazioni nella programmazione<br />
di emittenti generaliste come Mediaset<br />
e Rai e ha auspicato che il Ministro<br />
dello Sviluppo economico, d’intesa<br />
con la Commissione parlamentare<br />
per l’infanzia e l’adolescenza, proceda<br />
all’emanazione di un nuovo<br />
Codice media e minori.<br />
Nel consuntivo 2010 i casi consi-<br />
derati sono stati 320, contro i 264<br />
del 2009, e 72 le violazioni verificate,<br />
contro le 46 del 2009. <strong>La</strong> Rai ha<br />
ricevuto 19 risoluzioni (14 nel 2009),<br />
Mediaset 23 (dalle 7 del 2009), una<br />
risoluzione per <strong>La</strong>7 (come nel 2009),<br />
17 per Sky (nessuna nel 2009), 7 ad<br />
altre emittenti satellitari (20 nel 2009)<br />
e 5 ad altre emittenti. In particolare,<br />
con Sky è ancora aperto un contenzioso<br />
poiché la tv satellitare continua<br />
a dichiararsi esclusa dall’applicazione<br />
del Codice.<br />
<strong>La</strong> metà delle violazioni accertate dal<br />
Comitato riguardano film e telefilm.<br />
In questo settore le risoluzioni sono<br />
state 35 (30 film, 5 fiction), il triplo<br />
di quelle del 2009. <strong>La</strong> metà <strong>dei</strong> film<br />
risultano vietati ai minori di 14 anni<br />
e trasmessi in orario di televisione<br />
per tutti (7 – 22,30). Un fatto particolarmente<br />
grave se si considera lo<br />
specifico divieto della normativa vigente:<br />
“I film vietati ai minori di anni<br />
14 non possono essere trasmessi,<br />
sia in chiaro che a pagamento, né<br />
forniti a richiesta, sia integralmente<br />
che parzialmente, prima delle 22,30<br />
e dopo le 7”.<br />
Dopo film e telefilm, il maggior<br />
numero di violazioni riscontrate<br />
dal Comitato si sono registrate<br />
nei programmi di intrattenimento,<br />
nei quali le notizie di attualità<br />
e cronaca diventano occasione<br />
di talk show e spettacolo. Tra i<br />
programmi denunciati Pomeriggio<br />
Cinque, Uomini e Donne e<br />
Amici di Canale Cinque, Domenica<br />
in...l’arena e <strong>La</strong> vita in diretta<br />
di Raiuno. Nel 2010 i programmi di<br />
infotainment sanzionati sono stati 18,<br />
pari al 25% di tutte le violazioni accertate<br />
(era stata solo 1 nel 2009). In<br />
orario di televisione per tutti, ma soprattutto<br />
al pomeriggio e anche nella<br />
fascia protetta, troppo spesso sono<br />
stati proposti programmi inadatti a<br />
un pubblico di minori all’ascolto per<br />
modalità di conduzione e tematiche<br />
trattate, come quelle legate ai diversi<br />
orientamenti sessuali, la transessualità,<br />
l’identità e i cambi di genere, il<br />
sesso compulsivo, la prostituzione<br />
maschile e femminile, le webcam<br />
girls, la droga, le violenze e le follie<br />
omicide familiari, le violenze che<br />
coinvolgono adolescenti. “<strong>La</strong> situazione<br />
desta allarme”, ha spiegato<br />
il presidente del Comitato, Franco<br />
Mugerli. “Non si possono proporre<br />
senza la dovuta attenzione drammi<br />
come quelli di Sarah e Yara”. “Chi<br />
può aiutare i giovani a capire che la<br />
vita è un’altra cosa da quella rappresentata<br />
mediaticamente”, si chiedeva<br />
De Rita, che in conclusione<br />
indicava due percorsi: “Dire un no,<br />
quel no che dà la libertà e rilanciare<br />
il desiderio conquistarsi qualcosa<br />
da sé”. E a queste due vie si può<br />
aggiungere anche una osservazione<br />
di Noam Chomsky: “Oggi entrambi i<br />
genitori devono lavorare 50 ore alla<br />
settimana per mettere in tavola la cena.<br />
Durante il giorno la possibilità di<br />
seguire i figli è assai ridotta e ci sono<br />
poche strutture di supporto disponibili,<br />
quindi cosa rimane Utilizzare la<br />
tv come baby sitter”.<br />
36 Tabloid 2 / 2011
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
il resoconto di una delle trenta corsiste<br />
Media e carcere<br />
modelli a confronto<br />
Quattro giorni d’incontri con giuristi, educatori, avvocati e magistrati,<br />
criminologi e detenuti. <strong>La</strong> proposta di fare un Codice deontologico<br />
simile alla Carta di Treviso. Per evitare stereotipi e luoghi comuni<br />
di Mariangela Tessa<br />
Carcere e cattiva informazione vanno<br />
spesso a braccetto. Un discorso che<br />
vale soprattutto per l’Italia, dove la<br />
passione per la ‘nera’ <strong>dei</strong> media ha<br />
finito per alimentare un corto circuito<br />
tra opinione pubblica e mezzi di<br />
informazione, ben sintetizzata dalle<br />
parole del sociologo Enrico Pugliese:<br />
“I media veicolano stereotipi e luoghi<br />
comuni che hanno presa tra il pubblico<br />
proprio perché ne confermano<br />
la visione del mondo”.<br />
Con l’obiettivo di rimettere in discussione<br />
cliché e pregiudizi, ma anche<br />
per richiamare l’attenzione sulla responsabilità<br />
degli operatori dell’informazione<br />
nella costruzione del senso<br />
comune, la redazione di carteBollate<br />
e lo sportello giuridico del carcere di<br />
Bollate hanno organizzato un ciclo di<br />
incontri dal titolo “Media e Carcere”,<br />
indirizzato a trenta giornalisti dell’<strong>Ordine</strong><br />
della Lombardia. Quattro giorni<br />
di incontri presso il Tribunale di Milano<br />
in cui giuristi, avvocati, magistrati,<br />
giornalisti, criminologi, ciascuno dal<br />
proprio punto di vista, hanno fatto<br />
luce sullo stato attuale delle carceri<br />
in Italia. E’ stata un’occasione per fare<br />
un ripasso sulle principali norme<br />
dell’ordinamento penale (dall’analisi<br />
<strong>dei</strong> principi costituzionali a cui si ispira<br />
il diritto penale all’esame delle misure<br />
alternative, passando per la figura del<br />
magistrato di sorveglianza) . Ma è stato<br />
soprattutto un momento di riflessione<br />
sugli aspetti più controversi e<br />
sulle emergenze del sistema detenti-<br />
vo nel nostro paese. Ne è scaturito un<br />
intenso e appassionato dibattito, che<br />
ha permesso ai partecipanti di tornare<br />
a casa con numerose risposte e con<br />
altrettante questioni irrisolte. A partire<br />
dalla necessità di ristabilire un corretto<br />
rapporto tra detenzione, organi<br />
dell’informazione, senso comune. Un<br />
fatto appare certo: la tendenza, diffusa<br />
nei media, a far ricorso a stereotipi<br />
e etichette per bollare detenuto e pena<br />
continuano ad alimentare nell’opinione<br />
pubblica una visione talvolta<br />
distorta dell’ordinamento penale e<br />
del sistema penitenziario. Di qui, la<br />
proposta – ampiamente condivisa dai<br />
I relatori<br />
Hanno partecipato in veste<br />
di relatori al ciclo di incontri:<br />
Valerio Onida, presidente emerito<br />
della Corte Costituzionale;<br />
Susanna Ripamonti, direttore<br />
di carteBollate; la giornalista<br />
Assunta Sarlo, il giurista Umberto<br />
Ursetta, Guido Brambilla,<br />
magistrato di sorveglianza<br />
presso il Tribunale di Milano,<br />
Mirko Mazzali, avvocato<br />
penalista, Patrizia Ciardiello,<br />
docente di criminologia presso<br />
l’Università di Padova, Milena<br />
Cassano, funzionario direttivo<br />
del Prap (provveditorato<br />
regionale dell’amministrazione<br />
penitenziaria).<br />
partecipanti al seminario - di arrivare<br />
alla definizione di un codice deontologico,<br />
sul modello della carta di Trieste<br />
o quella di Treviso (che si occupano<br />
rispettivamente di disagio mentale<br />
e minori), anche per l’informazione<br />
sul carcere. Una grande attenzione<br />
è stata poi riservata alla funzione rieducativa<br />
della pena e all’importanza<br />
che, in questo processo, assumono le<br />
misure alternative. Su questo fronte,<br />
la fotografia che emerge è a luci e<br />
ombre. Se da una parte il sovraffollamento,<br />
le scarse risorse finanziare<br />
e la mancanza di personale alimentano<br />
forti interrogativi su come<br />
il sistema carcerario italiano possa<br />
di fatto ottemperare alla funzione risocializzazione<br />
prevista dalla carte<br />
costituzionale. Dall’altra, l’esempio<br />
virtuoso del carcere di Bollate, che<br />
ha aperto le sue porte ai corsisti per<br />
un incontro con il suo direttore, Lucia<br />
Castellano, e alcuni detenuti, ci mette<br />
di fronte ad un dato incontrovertibile:<br />
un altro modello di carcere, non solo è<br />
auspicabile, ma è anche possibile. In<br />
un sistema, come quello italiano, che<br />
dal punto di vista normativo garantisce<br />
lo sviluppo di istituti penitenziari<br />
che mettano al centro l’uomo e la sua<br />
dignità, sembra evidente che a fare<br />
la differenza siano il senso di responsabilità<br />
e il coraggio di tutti i professionisti,<br />
che a vario titolo vi operano.<br />
Ma anche, e non meno importanti, il<br />
senso di responsabilità e il coraggio<br />
<strong>dei</strong> detenuti.<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
37
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
quinta edizione al villaggio barona il 28 aprile<br />
Il tesoretto<br />
delle notizie<br />
E’ il titolo del seminario di aggiornamento sui temi del<br />
disagio e delle marginalità organizzato dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />
giornalisti della Lombarda e dall’Agenzia Redattore<br />
sociale della Comunità di Capodarco. <strong>La</strong> partecipazione<br />
è gratuita per gli allievi delle scuole di giornalismo<br />
• Don Vinicio Albanesi, presidente<br />
della Comunità di Capodarco, punto<br />
di riferimento per i giornalisti che si<br />
occupano di temi sociali<br />
Si svolgerà il 28 aprile a Milano al<br />
Villaggio Barona la quinta edizione di<br />
Redattore Sociale, seminario di formazione<br />
per giornalisti sui temi del<br />
disagio e della marginalità. L’incontro<br />
organizzato dall’Odg della Lombardia<br />
con Cnca Lombardia, Anffas Milano,<br />
Ledha, Agenzia Redattore Sociale,<br />
Terre di mezzo, Affaritaliani.it, in collaborazione<br />
con i Master in giornalismo<br />
delle università milanesi e con il<br />
contributo della Fondazione Cariplo,<br />
si intitola “Il tesoretto delle notizie. Il<br />
giornalismo e la scoperta del sociale”.<br />
E’ riservato ai giornalisti impiegati a<br />
tempo pieno o come collaboratori,<br />
ai freelance, agli allievi delle scuole<br />
di giornalismo, agli addetti stampa.<br />
L’iscrizione al corso deve essere fatta<br />
compilando un form, dopo aver consultato<br />
il sito di Redattore sociale. I<br />
posti disponibili sono limitati. All’inizio<br />
del seminario andrà versato alla<br />
segreteria un contributo unico di 25<br />
euro, comprendente i materiali, pranzo<br />
e coffee break. <strong>La</strong> partecipazione<br />
è gratuita per gli allievi delle scuole<br />
di giornalismo. Info: Tel. 0734.681001<br />
(Redattore Sociale).<br />
E-mail e sito per informazioni:<br />
giornalisti@redattoresociale.it<br />
- www.giornalisti.redattoresociale.it.<br />
la consegna delle tessere aI praticanti<br />
Ecco i nomi degli allievi del Master in giornalismo dell’Università<br />
Statale di Milano Ifg/Afg che hanno ricevuto la tessera di praticanti<br />
nella sala consiglio della sede dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />
Lombardia: Fabrizia Aralla, Lidia Baratta,Roberto Brambilla, Eleonora<br />
Brianzoli, Giorgio Caccamo, Tommaso Canetta, Cristina Carnelli,<br />
Flavia Casella, Giuliana De Vivo, Silvia Favasuli, Paolo Fiore, Cinzia<br />
Franceschini, Stefano Glenzer, Francesca Gobbo, Lorenzo <strong>La</strong>mperti,<br />
Davide Lessi, Lino Gerolamo Losi<br />
Alvise, Gianluca Maggiacomo, Edoardo<br />
Malvenuti, Elia Milani, Alessandro<br />
Oliva, Gabriele Pieroni, Pietro<br />
Pruneddu, Silvia Ragusa, Francesco<br />
Riccardi, Stefano Rizzato, Arcangelo<br />
Rociola, Eliano Rossi, Filippo Santelli.<br />
Il tesserino da praticante è stato<br />
consegnato dalla presidente dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia, Letizia<br />
Gonzales.<br />
Il programma<br />
Alla scoperta<br />
del sociale<br />
Il programma del corso prevede<br />
alle 8,30 il saluto di Monica<br />
Boni, direttore programmi<br />
sociali pubblici e servizi alla<br />
persona Edenred Italia, alle<br />
9 l’apertura <strong>dei</strong> lavori con<br />
Letizia Gonzales, presidente<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />
Lombardia. Alle 9,30: “Lei non<br />
sa chi sono io...” Figli, nipoti<br />
e orfani dell’informazione<br />
sociale con Franco Bomprezzi<br />
e Elena Parasiliti (coordina<br />
Angelo Perrino) e “Nebbia. I<br />
nuovi disagi invisibili” con don<br />
Virginio Colmegna. Alle 11,30<br />
“<strong>La</strong> selezione (in)naturale delle<br />
notizie con Giorgio Paolucci, Ugo<br />
Savoia e Alessadra Scaglioni<br />
(coordina Walter Passerini). Alle<br />
14,30 “Walfare 2.0. <strong>La</strong> protezione<br />
sociale e la crisi dello Stato<br />
pagatore” con Cristiano Gori<br />
e domande di Oliviero Motta e<br />
Angelo Fasani (coordina Dario<br />
Bolis) e “Storie sofisticate”, il<br />
progetto di Terre Liberate con<br />
Angelo Agostini, seguirà “Report<br />
dalla città Fragile” con Gigi<br />
Ghezzi (coordina Matteo Scanni),<br />
38 Tabloid 2 / 2011
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
CONSEGNAte le MEDAglie <strong>dei</strong> 50 anni di carriera<br />
Nozze d’oro<br />
con il giornalismo<br />
Un rapporto di pura passione con la professione tra<br />
scoop, curiosità e aneddoti nelle storie <strong>dei</strong> trenta colleghi<br />
iscritti all’<strong>Ordine</strong> dal 1961<br />
di Maria Comotti<br />
Li proporrei come terapeuti della motivazione,<br />
per chi oggi si chiede se valga<br />
davvero la pena impegnarsi in questa<br />
professione. Ascoltando i loro racconti,<br />
dai quali traspare una passione che<br />
non si è certo affievolita col tempo,<br />
si possono ritrovare quei valori “puri”<br />
(curiosità, rigore, determinazione, indipendenza)<br />
che una volta ogni tanto<br />
fa bene richiamare alla mente. Stiamo<br />
parlando <strong>dei</strong> giornalisti (16 professionisti<br />
e 14 pubblicisti) che lo scorso 23<br />
marzo al Circolo della Stampa hanno<br />
ricevuto dal presidente dell’<strong>Ordine</strong> Letizia<br />
Gonzales la medaglia d’oro per<br />
celebrare i 50 anni di carriera.<br />
Ci si può stupire di trovare tra i premiati<br />
Emilio Isgrò, l’artista delle Cancellature,<br />
maestro dell’arte concettuale,<br />
scrittore e poeta. “Ho fatto il giorna-<br />
lista – racconta – finché non è venuto<br />
di moda il “disimpegno” dalla realtà, e<br />
allora tacitamente ma con molto rammarico<br />
mi sono fatto da parte”. Arrivato<br />
a Milano dalla Sicilia nel ’56, comincia a<br />
collaborare con diversi giornali. Nel ’60<br />
Giuseppe Longo va a dirigere Il Gazzettino<br />
di Venezia e gli lancia la sfida:<br />
seguire a Bergamo il processo del Mostro<br />
di Pontoglio (Vitalino Morandini, il<br />
primo “serial killer” italiano), se il servizio<br />
funziona, c’è in palio l’assunzione. “Io,<br />
siciliano, in mezzo ai bergamaschi: non<br />
capivo niente e tormentavo i colleghi<br />
per una traduzione simultanea”. Isgrò<br />
fu assunto e mandato a Padova, a seguire<br />
la cronaca bianca e nera. Una sua<br />
inchiesta sulle matricole universitarie<br />
fece impennare le vendite, e 9 mesi<br />
dopo andò a Padova a curare la terza<br />
pagina e le pagine culturali. “Nel ’68<br />
passai a Oggi, ma fu uno shock: abituato<br />
al rumore delle rotative, mi ritrovai<br />
come in una “clinica”. Feci anche<br />
inchieste interessanti, come quella sul<br />
divorzio, ma dopo 2 anni mi dimisi”.<br />
In seguito curò le pagine culturali di<br />
Tempo illustrato, collaborò con L’Ora di<br />
Palermo, chiamato da Nicola Cattedra,<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
39
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
con Il Giorno di Gaetano Afeltra e con<br />
il Corriere della Sera, per poi dedicarsi<br />
esclusivamente alla sua arte.<br />
Altro artista, altro percorso quello del<br />
“pubblicista” Flavio Lucchini che ha<br />
fatto la storia della moda e dell’editoria<br />
di moda in Italia, per poi dedicarsi all’arte,<br />
“svelata” con mostre e libri come<br />
Dress Art (2004) e From Fashion to Art:<br />
the Vogue lesson (2010). Lucchini studia<br />
Architettura a Venezia e all’Accademia<br />
di Brera, alla fine degli anni ’50 cura per<br />
De Agostini il mensile Fantasia. “Ero innamorato<br />
della grafica e dell’editoria<br />
americana – ricorda – e creai un giornale<br />
molto forte e innovativo, che fu il mio<br />
biglietto da visita per i Crespi”. Nel ’61<br />
infatti cura il progetto del settimanale<br />
Amica, di cui viene nominato direttore<br />
artistico. Dal ‘66 al ‘79 è direttore artistico<br />
di tutti i periodici della Condé Nast<br />
Italia (Vogue, Casa Vogue, Vogue Bambini,<br />
Vogue Uomo, Lei, Glamour). “Gli<br />
americani – racconta – avevano comprato<br />
la testata Novità (poi Vogue), ma<br />
si resero conto che dovevano darle una<br />
nuova impronta. Mi sono fatto mandare<br />
i caratteri di Vogue dall’America. I sarti<br />
capirono che era nato finalmente un<br />
supporto per valorizzare le loro creazioni.<br />
Anno dopo anno è stata un’escalation<br />
e ho potuto conoscere tutti i migliori<br />
fotografi e stilisti: era il momento eroico<br />
della nascita della moda”. Nel ‘79 fonda<br />
la casa editrice Edimoda e inventa<br />
Donna, Mondo Uomo e Moda. Nei primi<br />
anni ’80 Lucchini crea il Superstudio e<br />
nel 2000 Superstudio Più.<br />
E’ ancora in piena attività giornalistica,<br />
per Il Giornale e per 8 testate regionali<br />
Livio Caputo, che non ha mai smesso<br />
• Lea Vergine<br />
di scrivere, da quando, nel ‘52, cominciò<br />
per puro caso vincendo un concorso di<br />
Tuttosport per seguire il Tour come motociclista<br />
al seguito. Con il trasferimento<br />
a Bonn, nel ’56, è corrispondente del<br />
Corriere dell’Informazione e di Gente,<br />
poi, da Londra, scrive per il Resto del<br />
Carlino, <strong>La</strong> Nazione ed Epoca, mentre<br />
a New York è capo dell’ufficio <strong>dei</strong> periodici<br />
Mondadori. Del praticantato a<br />
Gente ricorda quando “Edilio Rusconi<br />
mi mandò in Svezia per intervistare Ingrid<br />
Bergman, che separatasi da Rossellini<br />
era scappata in un’isoletta con<br />
le gemelle e l’impresario <strong>La</strong>rs Schmidt.<br />
Nessuno osava affittarmi un motoscafo,<br />
e io mi feci 14 km a remi su una barchetta.<br />
Schmidt mi si parò davanti infuriato.<br />
Fu grazie all’intercessione della Bergman<br />
che potei sbarcare e intervistarla.<br />
Fummo gli unici». Rientrato in Italia nel<br />
‘70, è capo <strong>dei</strong> servizi speciali e poi direttore<br />
di Epoca (1970-76), “sotto scorta<br />
per 5 anni perché il mio nome era negli<br />
schedari della banda Barbone”, quindi<br />
inviato ed editorialista del Giornale e di<br />
Telemontecarlo (1976-78) e poi, per 6<br />
anni direttore de la Notte, dall’86 al ’92<br />
capo <strong>dei</strong> servizi esteri del Corriere della<br />
Sera, per poi tornare al Giornale come<br />
vicedirettore.<br />
Giuseppe Castelnovi ha presentato<br />
da poco il suo ultimo libro, Tre uomini<br />
d’oro, su Magni, Bartali e Coppi. Il giornalismo<br />
per lui “è un virus che è nato al<br />
liceo, con il giornaletto scolastico”. Poi,<br />
l’incontro casuale con quello che sarebbe<br />
stato il suo primo giornale, Il Cittadino<br />
di Genova, dalla fine del liceo fino al<br />
’74, quando chiuse. “Vinsi un concorso,<br />
indovinai la formazione della Nazionale<br />
che avrebbe incontrato il Portogallo:<br />
ci riuscimmo in 2 su 5.000…”. Nel ’75<br />
Castelnovi si trasferisce a Milano, ed<br />
entra alla Gazzetta dello Sport, testata<br />
per cui già collaborava. “Ho fatto qui<br />
tutta la carriera, da redattore ordinario<br />
a caporedattore. Mi sono occupato di<br />
tanti settori, finché Gino Palumbo mi<br />
affidò, in occasione <strong>dei</strong> Mondiali in<br />
Argentina, la responsabilità <strong>dei</strong> grandi<br />
eventi”. Olimpiadi, Mondiali, Tour e Giro<br />
d’Italia: Castelnovi è diventato un punto<br />
di riferimento, tanto che è affidata a lui la<br />
redazione del fascicolo per i 90 e i 100<br />
anni della Gazzetta. Tanti i libri scritti, soprattutto<br />
sul ciclismo, passione coltivata<br />
• Letizia Gonzales mentre premia<br />
Cesare Rimini con la medaglia d’oro<br />
fin da bambino, quando sua mamma lo<br />
esortava a <strong>legge</strong>re Orio Vergani per imparare<br />
a scrivere meglio i temi. Ma lui ci<br />
tiene a citare Bella è la sera, una scelta<br />
fatta fra circa 3.000 articoli dell’opera<br />
svolta da Bruno Raschi, amico prima<br />
ancora che collega.<br />
Lo sport, ma questa volta il calcio, è il<br />
fil rouge della carriera di Gino Bacci,<br />
che ha raccontato gioie e dolori del<br />
pallone prima sulla carta stampata per<br />
poi approdare al piccolo schermo. Livornese,<br />
diventa giovanissimo capo<br />
<strong>dei</strong> servizi sportivi al Tirreno, per poi<br />
trasferirsi, nel ‘66, a Torino. “Mi chiamò<br />
a Tuttosport l’allora direttore Giglio Panza.<br />
Mi sembrò un’ottima opportunità<br />
e accettai la scommessa”. Vinta, visto<br />
che in questo giornale (dal ’78 in poi<br />
a Milano, a dirigere la redazione milanese)<br />
è rimasto fino alla pensione. Ha<br />
seguito come inviato Mondiali, Europei,<br />
Coppe intercontinentali, e nel cuore gli<br />
è rimasta “la Nazionale dell’82, che ho<br />
visto nascere e crescere dal ’78”. Da<br />
un decennio è opinionista televisivo,<br />
ed è autore di tantissimi libri, tra cui<br />
<strong>La</strong> lunga marcia (storia <strong>dei</strong> 25 anni del<br />
Milan di Berlusconi), Il principe azzurro<br />
(una biografia di Lippi) e Vita da Inter<br />
(biografia di Moratti).<br />
Anche Benedetto Mosca è ancora in<br />
piena attività, con la sua società editrice<br />
Edidea “in cui lavoriamo liberi e indipendenti<br />
– sottolinea – valori essenziali,<br />
anche se costano denari e tranquillità”.<br />
<strong>La</strong> sua carriera comincia nel ’56,<br />
40 Tabloid 2 / 2011
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
quando Edilio Rusconi lo chiama per<br />
<strong>La</strong> lettura, testata pubblicata in preparazione<br />
di Gente. Da quel momento in<br />
poi il giornalismo è stato il suo pane:<br />
inviato a Oggi, fu chiamato nel ’67 da<br />
Angelo Rizzoli a dirigere Novella, a cui<br />
sono seguite le direzioni di Annabella,<br />
Amica, Domenica del Corriere e Corriere<br />
d’Informazione. “Si sarebbe dovuto<br />
trasformare nel primo quotidiano<br />
popolare italiano, poi il progetto venne<br />
bloccato e io diventai il direttore editoriale<br />
della Rizzoli in Argentina, dove<br />
vissi dal ’78 all’81, con la mia bravissima<br />
moglie Federica Almagioni, anche<br />
lei giornalista, e i miei 4 figli. Erano gli<br />
anni della dittatura <strong>dei</strong> colonnelli, fu un<br />
periodo duro, pericoloso”. Tornato in<br />
Italia, lavorò ancora in Rizzoli (Sezioni<br />
Grandi Opere), per poi diventare direttore<br />
editoriale Eri. “Dopo 2 anni mi sono<br />
stancato, era una baracca troppo complicata,<br />
bisognava lottizzare persino chi<br />
veniva a lavare i vetri. Penso di essere<br />
stato l’unico direttore con contratto a<br />
lasciare la Rai”.<br />
E della Rai è stato per oltre 50 anni una<br />
voce storica Luca Liguori. Indimenticabile<br />
nel programma radiofonico<br />
Chiamate Roma 3131 con Paolo Cavallina,<br />
come inviato speciale ha potuto<br />
seguire e commentare i maggiori<br />
avvenimenti del XX secolo, dal Vietnam<br />
alla Guerra di indipendenza dell’Algeria,<br />
dal conflitto indo-pakistano al colpo di<br />
stato di Gheddafi in Libia, dalla guerra<br />
civile nell’Irlanda del Nord allo scontro<br />
delle Falkland, fino ai viaggi ufficiali di<br />
Capi di Stato e Pontefici. Dagli Usa,<br />
dove è stato corrispondente per 10<br />
anni, come vice di Ruggero Orlando,<br />
ha commentato per la radio tutti i lanci<br />
del progetto Apollo, fino allo sbarco<br />
sulla Luna e, da Hollywood, 10 cerimonie<br />
degli Oscar. Da 5 anni collabora al<br />
mensile Monsieur con la rubrica Whisky<br />
dopo il tramonto, in cui rievoca gli incontri<br />
con i più importanti personaggi<br />
che hanno segnato la sua carriera.<br />
Sua collega in Rai anche Anna Maria<br />
Gandini: “E’ stata la mia vita, per 30<br />
anni” racconta la “voce” del Gazzettino<br />
Padano e l’autrice di innumerevoli<br />
servizi per il Tg3. “Ho mangiato pane e<br />
giornalismo fin da bambina. Mio padre,<br />
Mario Gandini, ha collaborato con il<br />
fondatore de <strong>La</strong> Prealpina, Giovanni<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
Bagaini, fin dagli anni dell’Università,<br />
lasciata per seguire in toto la sua passione<br />
(ne è stato direttore dal ’46 al ’48<br />
e dal ’57 al ’60)». Anna Maria è stata<br />
anche corrispondente del Corriere della<br />
Sera e del Giornale (periodo Montanelli).<br />
Per <strong>La</strong> Prealpina ha curato per anni<br />
la “pagina delle donne”, e tutt’ora collabora<br />
alla testata con la seguitissima<br />
rubrica settimanale <strong>La</strong> mia Varese.<br />
Una colonna portante dell’Ansa: Ugo<br />
Adinolfi ha trascorso nell’agenzia,<br />
prima a Bologna, poi a Roma e, dal<br />
’60 fino alla pensione, a Milano, tutta la<br />
sua carriera. Lui che ha sempre seguito<br />
la politica e il sindacale, ha conosciuto<br />
John Kennedy, pochi mesi prima<br />
dell’assassinio, il presidente del soviet<br />
supremo Nicolai Podgorny, in visita in<br />
Italia nel ’67, ma ha anche frequentato<br />
con assiduità i leader politici italiani,<br />
da Togliatti (“Era di una precisione e<br />
puntualità bestiali”, ricorda), a Fanfani,<br />
Ingrao. Ricorda ancora quella notte a<br />
Bascapè, dove era caduto l’aereo di<br />
Mattei: “Io e Carlo Brazzi quasi finimmo<br />
in un canale…anni dopo fummo anche<br />
chiamati come testimoni dal magistrato<br />
che aveva riaperto il caso”. O lo scoop<br />
della morte di Grace Kelly: “Siamo<br />
stati i primi a dare il flash, alle 23.49<br />
del 14 settembre ‘82: ero a casa, stavo<br />
guardando Telemontecarlo e improvvisamente<br />
fermarono le trasmissioni.<br />
Telefonai a Roma e il mio lancio bruciò<br />
tutti, a livello mondiale”. Adinolfi è stato<br />
anche membro del Direttivo della Lombarda,<br />
dal ’69 al ’72.<br />
Ha conservato intatta la sua carica battagliera<br />
e l’orgoglio dell’indipendenza<br />
Ermes Zampollo, genovese, cronista<br />
fino all’osso. “Sono entrato da ragazzo<br />
a il <strong>La</strong>voro Nuovo – racconta – e ho<br />
lavorato lì per molti anni, occupandomi<br />
di cronaca nera e bianca. Sono sempre<br />
stato molto attento ai fatti, senza paura<br />
di raccontarli, non riuscivo a perdermi<br />
dietro le chiacchiere. Sarà per questo<br />
che, da iscritto al Psi, sono stato accusato<br />
di essere fascista, per ben due<br />
volte, poi invece di essere criptocomunista,<br />
dal sindaco di Genova Pedullà.<br />
Vuol dire che cercavo di fare il giornalista…”.<br />
Poi, il passaggio a il Giornale di<br />
Montanelli, dove diventa responsabile<br />
della pagina di Genova, come inviato<br />
speciale. Quando il quotidiano entra in<br />
crisi passa a Il Sole 24 Ore, dove segue<br />
gli speciali, fino alla pensione.<br />
Cronaca anche per Aristide Selmi.<br />
Comincia con <strong>La</strong> Gazzetta di Modena<br />
e il Corriere d’Informazione, per poi<br />
trasferirsi a Milano dove dal ’62 al ’78<br />
lavora come inviato per <strong>La</strong> Domenica<br />
del Corriere. Successivamente passa a<br />
Il Giorno, come segretario di redazione,<br />
fino alla pensione. E’ uno degli autori<br />
del libro Le bombe di Milano, che rievoca<br />
l’atmosfera della città all’epoca<br />
dell’attentato di Piazza Fontana.<br />
L’estero invece è sempre stato nelle<br />
corde di Aldo Centis che, dopo gli inizi<br />
al Gazzettino di Mantova, si è trasferito<br />
a Londra, dove ha vissuto per 10 anni,<br />
collaborando con Il Giorno, e con Epoca,<br />
come corrispondente. “Sono stati<br />
anni densi di avvenimenti – racconta –,<br />
come ad esempio i ribaltamenti politici<br />
avvenuti in seguito all’affare Profumo, e<br />
ho avuto la fortuna di poterli raccontare<br />
in presa diretta”. <strong>La</strong> tappa successiva è<br />
stata la Germania Federale, da cui per<br />
due anni è stato corrispondente per Il<br />
Giorno. Tornato in Italia, è passato alle<br />
Edizioni Domus (Quattroruote e Tuttoturismo)<br />
come redattore e poi inviato.<br />
“<strong>La</strong> mia è stata una carriera anomala<br />
– esordisce Mario Lucio Simonetta<br />
– perché dopo il debutto a <strong>La</strong> Notte ho<br />
collaborato a varie testate, per dedicarmi<br />
poi agli uffici stampa”. Alfa Romeo,<br />
Ferrero, Ina, Ferrovie Nord Milano “per<br />
cui ho creato e diretto per diversi anni la<br />
rivista Ferrovie Nord Esercizi”, Citroen<br />
Italia. “Ho anche diretto due collane<br />
editoriali, per una delle quali ho ricevuto<br />
il premio Bancarella, e sono autore di<br />
numerose monografie. Inoltre ho pub-<br />
• Luca Liguori<br />
41
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
blicato racconti su giornali americani,<br />
come Harper’s Bazaar”.<br />
Mentre stava per laurearsi in lingue alla<br />
Bocconi Guido Negro incontrò Carlo<br />
De Martino e cominciò così a scrivere<br />
per il Corriere Lombardo: la sua conoscenza<br />
delle lingue fu fondamentale<br />
per lo scoop di Maria Callas. “In quel<br />
periodo – racconta - lei non rilasciava<br />
interviste perché non capiva l’atteggiamento<br />
<strong>dei</strong> giornalisti italiani che criticavano<br />
la sua passione per Onassis. Io mi<br />
presentai a casa sua, a Milano in zona<br />
Fiera, facendomi passare per inglese<br />
al maggiordomo. Fu così che riuscii a<br />
parlarle!”. E le lingue sono state ancora<br />
determinanti per la successiva svolta di<br />
carriera: Negro entra nell’ufficio stampa<br />
della BP Italiana, dove rimarrà per 12<br />
anni, per poi diventare responsabile<br />
delle relazioni con la stampa estera<br />
della Montedison.<br />
Donatella Palazzi respira “carta<br />
stampata” fin da piccola, visto che<br />
suo padre era l’editore Aldo Palazzi.<br />
Lei studia architettura ma poi cede…al<br />
richiamo del giornalismo. “Ho sempre<br />
scritto di costume, moda, attualità, in<br />
riviste come Marie Claire o Bellezza,<br />
che ho anche diretto per un certo periodo.<br />
Erano tempi eroici, lavoravamo<br />
12 ore al giorno, con entusiasmo, ed<br />
eravamo contenti”.<br />
<strong>La</strong> passione per l’arte e la storia si sono<br />
intrecciate con quella per il giornalismo<br />
per Ugo Zanobio. Gli esordi sono con<br />
Settimo Giorno della casa editrice Vitaliano,<br />
poi gli viene affidato il mensile<br />
Rossana. “Quando la casa editrice ha<br />
ceduto la testata a Rusconi mi sono<br />
•<br />
• Benedetto Mosca<br />
staccato – ricorda -, dedicandomi da<br />
quel momento in poi a riviste specializzate”.<br />
Ha diretto infatti Africa e Medio<br />
Oriente e Notiziario Industriale, svolgendo<br />
contemporaneamente attività di<br />
critico d’arte e di storico, con la traduzione<br />
degli Statuti di Incisa Scapaccino<br />
dal latino medievale e del Liber Catenae<br />
di Nizza Monferrato.<br />
Dopo aver collaborato al Corriere Lombardo<br />
e al mensile Rossana, Sergio<br />
Garassini alla fine degli anni ’60 diventa<br />
editore. Ed è un vero e proprio<br />
pioniere, prima con l’esperimento del<br />
mensile per uomini Kent. “Lo considero<br />
come uno degli strumenti che in maniera<br />
indiretta hanno contribuito a un<br />
certo tipo di liberalizzazione”. Perché<br />
c’era il nudo, ma c’erano anche cultura<br />
e firme importanti, come ad esempio<br />
Gianni Brera. “Pubblicammo a puntate<br />
il suo primo romanzo, Il corpo della ragassa<br />
– ricorda il pubblicista -, andavo<br />
a casa sua a strappargli i capitoli dalla<br />
macchina da scrivere”. Nel’69 poi esce<br />
Cronaca Vera. “Fu un progetto portato<br />
avanti con Antonio Perria, direttore e<br />
Maurizio Bovarini, illustratore. <strong>La</strong> cronaca<br />
era sempre stata il mio interesse,<br />
ma volevo raccontarla con uno strumento<br />
davvero popolare, attraverso<br />
un giornalismo veloce, con connotazione<br />
narrativa molto marcata. Nessuno<br />
avrebbe pubblicato un giornale<br />
del genere, c’erano rischi e pregiudizi<br />
da scontare. Così l’ho fatto io, e il settimanale<br />
è arrivato anche a punte di<br />
600.000 copie. Una bella esperienza,<br />
per me terminata nel ’96, quando ho<br />
ceduto la testata”.<br />
Di lui tutti conoscono l’attività come<br />
famoso avvocato specializzato in cause<br />
matrimoniali (ma lo è stato per anni<br />
anche dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />
Lombardia). Per Cesare Rimini però<br />
“quello del giornalismo è un altro <strong>dei</strong><br />
miei mondi, visto che sono sempre<br />
stato un pubblicista a tempo pieno”.<br />
<strong>La</strong> sua collaborazione con il Corriere<br />
della Sera inizia all’epoca di Alfio Russo<br />
e continua a tutt’oggi, anche con il<br />
forum Matrimoni presente sul sito della<br />
testata. Ma nel suo carnet non manca<br />
anche una collaborazione con Il Giorno<br />
di Italo Pietra, con diversi settimanali,<br />
oltre alla partecipazione e rubriche radiofoniche<br />
e televisive.<br />
Anna Maria Gandini<br />
Si definisce “amica e paladina delle<br />
donne” Giacomina <strong>La</strong>penna, vulcanica<br />
e tutt’ora instancabile nell’attività<br />
di consulente aziendale in comunicazione,<br />
con i seminari che tiene nella sua<br />
limonaia del ‘700 a Gargnano. Dopo<br />
un paio di anni come esterna all’Ansa,<br />
nel ’62 Antonio Alberti, direttore di<br />
Amica, le affida la rubrica <strong>La</strong> donna che<br />
lavora. “Da questa esperienza – racconta<br />
- nacque anche il libro <strong>La</strong> scuola<br />
per la mia professione, che incuriosì<br />
il direttore di Famiglia Cristiana, don<br />
Giuseppe Zilli. Per convincermi a collaborare<br />
con lui, mi disse che così avrei<br />
potuto parlare anche agli uomini”. E dal<br />
’69, per 21 anni, <strong>La</strong>penna si occupa di<br />
orientamento professionale scolastico<br />
e specialistico per la testata.<br />
“Don Zilli mi diede la massima libertà<br />
e mi convinse anche a scrivere il mio<br />
secondo libro, Le professioni della salute<br />
(per cui la pubblicista ha anche<br />
ricevuto un premio dalla Presidenza<br />
del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri)”. <strong>La</strong>penna è<br />
stata anche membro fondatore della<br />
Ferpi e ha scritto altri libri (Come te non<br />
c’è nessuno, Come parlare in pubblico<br />
con travolgente insuccesso che sarà<br />
ripubblicato quest’anno).<br />
Lea Vergine, scrittrice e critico d’arte<br />
(è stata tra i primi ad occuparsi della<br />
Body Art, pubblicando nel ‘74 Il corpo<br />
come linguaggio, libro che ha creato<br />
uno scandalo simile a quello delle<br />
opere che analizzava), collabora sin dal<br />
‘73 con quotidiani come Il Manifesto<br />
e il Corriere della Sera. Organizzatrice<br />
di numerose mostre, nel ‘90 è stata<br />
anche commissario per la Biennale di<br />
Venezia.<br />
42 Tabloid 2 / 2011
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
L’attività di Sandra Rudoni è legata<br />
per oltre 40 anni alla rivista Intimità, in<br />
cui entra nel ’51 come segretaria di<br />
redazione, per poi percorrere lì tutte le<br />
tappe della carriera, fino a diventarne<br />
direttore. Per la Cino Del Duca Editore<br />
la pubblicista ha fatto anche la spola<br />
per 15 anni tra Milano e Parigi, dove<br />
è stata direttore editoriale. “Momenti<br />
formidabili – commenta – in cui ho<br />
imparato tantissimo e in cui si lavorava<br />
altrettanto. Il giornale era arrivato a<br />
vendere 650.000 copie”. Con il figlio<br />
Marco Sutter la Rudoni fonda successivamente<br />
la casa editrice Mimosa che<br />
conoscerà alterne fortune fino alla crisi<br />
e alla liquidazione.<br />
Per Romana Mannucci tutto comincia<br />
grazie alla laurea in Lingue alla Bocconi.<br />
“Venni assunta come traduttrice<br />
alle Edizioni Mondiali – ricorda -. Con il<br />
tempo però mi dedicai all’attività giornalistica<br />
per alcuni settimanali del gruppo<br />
e mi fu quindi affidata la direzione<br />
di un piccolo giornale di fantascienza”.<br />
Con il matrimonio e i figli la pubblicista<br />
si ferma per qualche anno, per poi<br />
iniziare, nell’80, una nuova avventura<br />
con l’agenzia giornalistica Studio Diagonale.<br />
“Era stimolante, lavoravamo<br />
per moltissimi editori in settori diversi,<br />
io mi occupavo principalmente di arte<br />
e società”. Alla morte del proprietario,<br />
il grafico Luigi Testori, la Mannucci<br />
prosegue la sua attività scrivendo per<br />
oltre 15 anni di cucina, con una rubrica<br />
settimanale su Telepiù.<br />
“Sono stata essenzialmente una storica,<br />
adesso però mi sto dedicando alla<br />
poesia” esordisce Saulla Bacchini,<br />
che ha raccontato la sua vita e le sue<br />
esperienze nel libro Vorrei. “Mio marito<br />
era ebreo – racconta –, abbiamo dovuto<br />
subire la campagna contro la razza,<br />
e dopo la guerra sono rimasta sola. Ho<br />
cominciato a scrivere <strong>dei</strong> racconti per<br />
Rizzoli, per Novella ed Europeo, poi<br />
delle inchieste per L’Avanti”. Ha pubblicato<br />
anche diversi libri (Storie della<br />
schiavitù, Storie sui dischi volanti, Ufo<br />
ieri oggi e domani).<br />
Sandro Bajini, laureato in medicina,<br />
dagli anni ‘60 scrive articoli di divulgazione<br />
scientifica sul Corriere d’Informazione<br />
e sul Gazzettino di Venezia,<br />
e collabora a lungo alla rivista Tempo<br />
Medico della Pierrel. Nell’80-81 tiene<br />
sul Giorno la rubrica Il mondo a rovescio.<br />
Ma il teatro, la sua passione, ha<br />
fatto capolino fin dagli inizi nell’attività<br />
del pubblicista, che ha anche insegnato<br />
storia del teatro all’Accademia <strong>dei</strong> Filodrammatici.<br />
“Al Gazzettino mandavo<br />
recensioni teatrali da Milano. Negli anni<br />
ho tradotto per Garzanti molte opere<br />
di Molière, alcune di Marivaux, mentre<br />
per Einaudi ho tradotto l’ultimo Ionesco<br />
e ho curato il teatro di Feydeau<br />
per Adelphi. Ho scritto diverse opere,<br />
andate in scena al Teatro Gerolamo, dal<br />
‘60 in avanti. Nel ‘77 al Teatro Nuovo<br />
Tino Buazzelli ha messo in scena il mio<br />
Mefistovalzer”.<br />
E’ l’arte invece a trasparire in filigrana<br />
dall’attività di Giancarlo Colombo,<br />
dopo il debutto nel giornalismo a<br />
nemmeno 20 anni, con collaborazioni<br />
a Paese Sera e la corrispondenza dalla<br />
Germania per diverse agenzie. “Tornato<br />
in Italia ho aperto una galleria d’arte<br />
e ho curato nel tempo le presentazioni<br />
e i cataloghi di diversi artisti, fino a fondare<br />
e dirigere, alla fine degli anni ’70,<br />
la Biennale di Scultura di Arese, per<br />
cui ho ricevuto dall’allora presidente<br />
Pertini la Medaglia d’Oro della Camera<br />
<strong>dei</strong> Deputati”. Il suo impegno nella diffusione<br />
dell’arte gli ha portato anche un<br />
Ambrogino d’Oro e la Medaglia d’Oro<br />
della Provincia di Milano.<br />
Camillo Genzini ha lavorato per anni<br />
alla Camera di Commercio di Cremona,<br />
fino a diventarne segretario generale.<br />
“Grazie alla mia professione e ai miei<br />
contatti ho potuto parlare e scrivere<br />
per molto tempo di questioni economiche<br />
cremonesi, prima per una serie<br />
di giornali locali, poi, per quasi 20 anni,<br />
collaborando a il 24 Ore – ricorda -.<br />
Ero in continuo contatto con il direttore<br />
Mauro Masone e con il vice Ferrara,<br />
entrambi cremonesi”.<br />
Per Vittorio Tiberi, dopo le prime<br />
esperienze al Corriere Lombardo e a<br />
<strong>La</strong> Notte, l’attività di pubblicista si è<br />
concentrata tutta su <strong>La</strong> Provincia di<br />
Cremona. “Sono stato anche corrispondente<br />
Rai - racconta - e dopo la<br />
pensione ho continuato a collaborare<br />
con il Nuovo Torrazzo di Crema”. Ha<br />
scritto anche per il Corriere della Sera<br />
e Corriere d’Informazione. Il debutto di<br />
Salvatore Fiorenza invece è stato a<br />
Trapani, come cronista giudiziario de<br />
• Flavio Lucchini<br />
L’Ora di Palermo: alla vigilia della chiusura<br />
della testata decise di partecipare<br />
a un concorso per il Ministero delle Finanze<br />
a Novi Ligure, vincendolo. E da<br />
lì la sua carriera non si è più fermata:<br />
prima intendente di finanza e Pavia,<br />
poi a Roma e Milano, quindi Direttore<br />
regionale a L’Aquila e a Firenze, fino alla<br />
nomina a componente della Commissione<br />
Tributaria Centrale. Ma l’attività<br />
giornalistica non l’ha mai abbandonata.<br />
“Ho collaborato alla fondazione de<br />
Il Novese – spiega -, a Milano ho scritto<br />
per Paese Sera e L’Avanti, per le pagine<br />
economiche. Nel ’68 ho anche fondato,<br />
per Cgil Uffici Finanziari, il periodico<br />
Procedere. Essendo laureato in <strong>legge</strong>,<br />
ho collaborato a diverse pubblicazioni<br />
specialistiche, come Giurisprudenza<br />
Italiana, Diritto finanziario, Diritto e pratica<br />
tributaria, Rassegna tributaria, e al<br />
Digesto Italiano. Ho anche insegnato alle<br />
scuole civiche serali, e ho pubblicato un<br />
manuale di Scienza delle Finanze”.<br />
Don Luigi Bianchi, parroco di Maslianico<br />
dal ’46 al ’55, quindi di Gera <strong>La</strong>rio<br />
fino al 2006, non ha mai avuto paura<br />
di…puntare in alto: ha scalato per ben<br />
24 volte il Cervino, celebrando più volte<br />
Messa in vetta, oltre a molte montagne<br />
comasche e piemontesi. Collaboratore<br />
per 20 anni de L’<strong>Ordine</strong>, dall’83 al<br />
2010 ha diretto la rivista Pro Deo et<br />
fratribus, è stato il primo proboviro di<br />
Radio Maria, e lo è tutt’ora di Radio<br />
Mater. Ha scritto 27 libri di carattere<br />
religioso, a partire dal Breviario dell’alpinista,<br />
uscito nel ’55 e giunto all’ottava<br />
edizione nel 2002, oltre a 2 raccolte di<br />
poesie (Le stagioni di Dio e Dai spazio<br />
alla speranza).<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
43
Colleghi<br />
alla ribalta<br />
<strong>La</strong> poliedrica figura di daniele biacchessi<br />
Così racconto<br />
cronaca e storia<br />
Musica e teatro: la vena artistica di un giornalista di Radio<br />
24-Il Sole 24 Ore con la passione per “la verità, la memoria<br />
e l’identità”. Una voce radiofonica prestata alla scrittura<br />
di Maddalena Tufarulo<br />
Giornalista e scrittore, vicecaporedattore<br />
per Radio 24 – Il sole 24 Ore<br />
e cronista affermato, ex collaboratore<br />
di Radio Popolare e fondatore<br />
di Italia Radio: questo è Daniele<br />
Biacchessi. Ma non solo. È anche<br />
autore di numerosi libri d’inchiesta,<br />
regista e interprete di teatro civile e<br />
di narrazione.<br />
<strong>La</strong> sua vitalità artistica è, infatti, un<br />
continuo fluire tra teatro e musica,<br />
due mondi paralleli e di medesima<br />
estensione della sua poliedrica<br />
identità, che da sempre corre su tre<br />
binari: ricerca della verità, memoria<br />
e identità, ovvero le persone al centro<br />
<strong>dei</strong> racconti.<br />
Il 2004 è per Biacchessi l’anno della<br />
svolta, in cui decide di far letteralmente<br />
volare alta la parola <strong>dei</strong> suoi<br />
libri, di farla arrivare a un pubblico<br />
più ampio. E riesce nel suo intento,<br />
servendosi del teatro, quale strumento<br />
per raccontare storie ormai<br />
dimenticate del nostro Paese. Così,<br />
dall’interazione tra voce e musica,<br />
voglia di verità e ritmo blues, nascono<br />
gli spettacoli del suo Teatro Civile.<br />
Solo per citarne alcuni: “Storie d’Italia”<br />
sulla mafia e i giudici Falcone e<br />
Borsellino, “<strong>La</strong> fabbrica <strong>dei</strong> profumi”<br />
sul disastro dell’Icmesa di Seveso e<br />
“Quel giorno a Cinisi” sull’omicidio<br />
di Peppino Impastato.<br />
“<strong>La</strong> storia e la memoria” è la pièce<br />
d’esordio, con cui Biacchessi riannoda<br />
il lungo filo nero che conduce<br />
dalle stragi nazifasciste, avvenute in<br />
Italia nel 1944 e 1945, alla scoperta<br />
del cosiddetto “armadio della vergogna”<br />
con i suoi centinaia di fascicoli<br />
rimasti sepolti per anni sugli eccidi a<br />
Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto<br />
e Fosse Ardeatine. Il racconto, attraverso<br />
il supporto di voce, tecnica del<br />
monologo teatrale, musica, immagini<br />
e testimonianze sonore, arriva fino<br />
agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta<br />
con le stragi di Piazza Fontana<br />
e Questura di Milano, Piazza della<br />
Loggia di Brescia, Italicus, Stazione<br />
di Bologna e Rapido 904.<br />
Quello di Biacchessi è, senza dubbio,<br />
un teatro impegnato, nonché intimistico,<br />
perché in grado di instaurare<br />
col suo pubblico un profondo rapporto.<br />
«<strong>La</strong> differenza – afferma Biacchessi<br />
– la fanno i luoghi, perché un<br />
conto è raccontare semplicemente,<br />
un conto è portare le storie nei teatri<br />
stabili, nelle strade e nelle piazze<br />
italiane o, addirittura, nei luoghi<br />
storici e simbolici del nostro Paese,<br />
come la sala d’aspetto di seconda<br />
classe della stazione di Bologna o a<br />
Sant’Anna di Stazzema».<br />
Ed è dalla contaminazione tra specifiche<br />
tecniche di scrittura e narrazione,<br />
musica, improvvisazione<br />
e voce che Biacchessi trova così<br />
espressione nel teatro. A questo<br />
risultato ha senza dubbio contribuito<br />
la sua esperienza radiofonica,<br />
che gli ha consentito di passare da<br />
un’esposizione giornalistica a una<br />
prettamente drammaturgica.<br />
«Utilizzo la mia voce, la carico o la<br />
rendo fluida quando necessario.<br />
Sperimento, parto da un canovac-<br />
44 Tabloid 2 / 2011
Colleghi<br />
alla ribalta<br />
• Il giornalista e scrittore Daniele<br />
Biacchessi (voce narrante), Marino<br />
e Sandro Severini <strong>dei</strong> Gang<br />
(rispettivamente voce e chitarra<br />
e chitarra solista) e Massimo Priviero<br />
(voce e chitarra) durante il Tour 2011<br />
di “Storie dall’Altra Italia”.<br />
Sotto alcuni altri lavori di Biacchessi<br />
cio per poi improvvisare e mischiarla<br />
con la musica, mentre in secondo<br />
piano si susseguono immagini o<br />
sonori d’archivio, come la bomba di<br />
Piazza della Loggia a Brescia oppure<br />
le parole di Peppino Impastato».<br />
E se la forza della voce è tanto importante<br />
e tale da unire mezzi diversi,<br />
altrettanto si può dire della musica,<br />
di cui Biacchessi è appassionato<br />
e sperimentatore.<br />
Del resto, lo dimostrano le sue<br />
immancabili collaborazioni con il<br />
sassofonista Michele Fusiello e il<br />
pianista, nonché jazzista, Gaetano<br />
Liguori. È con quest’ultimo che ha<br />
preparato il nuovo spettacolo,<br />
presentato da<br />
Coop e in scena dal 9 marzo, dal<br />
titolo “Aquae mundi. L’acqua è un<br />
bene comune”, interamente dedicato<br />
ai temi del consumo critico<br />
e sostenibile di un bene prezioso,<br />
qual è l’acqua. Ancora una volta,<br />
Biacchessi si serve della forza e<br />
dell’espressività del linguaggio teatrale<br />
per porre l’accento su contenuti<br />
importanti e sempre attuali.<br />
Altra performance, in tour dal 25<br />
marzo, è “Storie dall’altra Italia”, con<br />
cui vengono raccontate le grandi<br />
narrazioni popolari italiane, proprio<br />
in occasione del 150° anniversario<br />
dell’Unità d’Italia, il tutto miscelando<br />
l’arte del teatro civile con la canzone<br />
d’autore, il rock e la poesia <strong>dei</strong><br />
fratelli Marino e Sandro Severini <strong>dei</strong><br />
Gang e di Massimo Priviero.<br />
Al centro sono le storie di alpini destinati<br />
a morire durante la campagna<br />
dell’Armir in Russia nel 1944, storie<br />
di studenti, operai, intellettuali, contadini<br />
che nel ’43 scelgono la democrazia<br />
e si ribellano alle barbarie<br />
naziste e fasciste. Sono le storie di<br />
omicidi rimasti impuniti, di sangue<br />
versato lungo le strade e le piazze<br />
italiane, di giovani uccisi per le loro<br />
idee, storie di nuove resistenze in<br />
Calabria, Puglia, Campania e Sicilia,<br />
tra ragazzi che producono frutta,<br />
pasta e vino sui terreni confiscati ai<br />
boss mafiosi.<br />
«E’ uno spettacolo per non dimenticare.<br />
Per questo, ho deciso da sempre<br />
di trasferire nel teatro ciò che ho<br />
conosciuto, letto e visto. Il mio teatro,<br />
che ha come obiettivo quello di<br />
raccontare storie dimenticate, vuole<br />
sostituirsi alla mancanza di verità e<br />
di giustizia, che purtroppo non sempre<br />
coincidono. Siamo testimoni,<br />
che hanno il dovere della “memoria”,<br />
soprattutto nei confronti delle<br />
nuove generazioni, a cui vogliamo<br />
consegnarla. Con i nostri racconti<br />
vogliamo metterle in guardia e dar<br />
loro stimoli perché possano trovare<br />
soluzioni al presente. Se ci sarà il<br />
passaggio di informazioni, molte di<br />
queste storie, che magari non hanno<br />
avuto giustizia, non finiranno nel<br />
buio. Credo che non sia solo una<br />
questione di memoria, bensì anche<br />
di “emancipazione”: più sai, più conosci,<br />
più sei in grado di capire il<br />
presente».<br />
“Historia magistra vitae”, dicevano i<br />
latini: a volte è necessario guardare<br />
da dove si viene per decidere dove<br />
si vuole (o non vuole) andare. Cancellando<br />
la cultura, la storia (e quindi<br />
la memoria) di un popolo, se ne cancella<br />
anche la capacità di scegliere<br />
la propria strada per il futuro.<br />
Tabloid 2 / 2011<br />
45
I numeri<br />
54 professionisti<br />
66 elenco<br />
speciale<br />
e 8 miliardi<br />
623 milioni<br />
105 praticanti<br />
Sono le nuove iscrizioni all’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />
dall’1/1/2011<br />
al 31/3/2011.<br />
150 pubblicisti<br />
È il totale degli investimenti pubblicitari netti nel<br />
periodo gennaio-dicembre 2010 (+3,8%),<br />
suddivisi tra:<br />
Televisione 4 miliardi e 619,9 milioni<br />
(+6% rispetto al periodo omogeneo<br />
dell’anno precedente)<br />
Stampa 2 miliardi e 289,5 milioni<br />
(-4,3%), di cui 1 miliardo e 382 milioni<br />
(-2%) sui quotidiani a pagamento, 76,969<br />
sui quotidiani free/paypress (-25,2%) e<br />
829,852 milioni (-5,4%) sui periodici<br />
Direct mail 555,631 milioni (10,3%)<br />
Radio 469,960 milioni (+7,7%)<br />
Internet 362,993 milioni (+20,1%)<br />
Affissioni 136,926 milioni (+1,4%)<br />
Transit** 108,942 milioni<br />
Cinema 62,544 milioni (12,2%)<br />
Out of home tv* 10,820 milioni<br />
Cards 6,646 milioni (+0,4%)<br />
Fonte: Nielsen Media Research<br />
* Pubblicità televisiva in aeroporti e metropolitane.<br />
** Pubblicità mobile su metropolitane, aeroporti,<br />
autobus e tram.<br />
la nostra realtà<br />
“fotografata” in cifre<br />
Il 2010 di 24 QUOTIDIANI ONLINE<br />
Testata Utenti unici Pagine viste Tempo*<br />
<strong>La</strong> Repubblica 1.466.441 14.562 6:49<br />
Corriere della Sera 1.178.413 12.696 6:58<br />
Gazzetta Sport 505.293 3.745 4:14<br />
Il Sole 24 Ore 283.458 1.446 3:10<br />
<strong>La</strong> Stampa 265.441 1.894 4:41<br />
Corriere dello Sport 215.257 1.434 3:32<br />
Il Fatto Quotidiano 207.497 1.271 5.46<br />
Il Giornale 149.724 704 3:49<br />
Tuttosport 170.254 1.064 3:50<br />
Quotidiani Espresso 113.955 719 3:10<br />
Il Messaggero 95.462 633 4:36<br />
L’Unità 105.791 706 4:58<br />
Quotidiano.net 75.863 424 2:31<br />
Gazzettino 52.937 729 7:24<br />
Unione Sarda 44.346 823 9:56<br />
Il Mattino 68.947 827 7:54<br />
Gazz.Mezzogiorno 24.104 104 3:22<br />
Leggo 53.392 372 4:03<br />
Il Secolo XIX 42.754 326 4:25<br />
Il Tempo 24.366 94 3:07<br />
Il Resto del Carlino 31.085 162 3:18<br />
<strong>La</strong> Nazione 32.195 105 2:13<br />
Il Foglio 22.775 74 2:23<br />
Il Giorno 20.577 74 2:23<br />
Fonte: Audiweb dicembre 2010 su dati Nielsen<br />
*Tempo espresso in minuti e secondi per utente.<br />
I sei giornali di provincia<br />
Testata Diffusione Var. copie %<br />
Eco di Bergamo 51.707 -2.129 -4,0<br />
Giornale di Brescia 46.568 +222 +0,5<br />
Provincia di Como 40.192 -2.418 -5,7<br />
Gazzetta di Mantova 31.415 -1.275 -3,9<br />
Provincia di Cremona 21.861 -525 -2,3<br />
Provincia Pavese 20.195 -1.792 -8,2<br />
Fonte: Ads media mobile gennaio 2010-dicembre 2010.<br />
46 Tabloid 2 / 2011