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Inchiesta Ordine La legge Multimedialità - Ordine dei Giornalisti

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<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />

della Lombardia<br />

TabloidAnno XLI N.2<br />

Marzo-Aprile 2011<br />

Direzione e redazione<br />

Via A. da Recanate 1<br />

20124 Milano<br />

tel. 026771371<br />

fax 0266716194<br />

http:/www.odg.mi.it<br />

e-mail: odgmi@odg.mi.it<br />

Poste Italiane Spa Sped.<br />

abb. post. DIn: 353/2003<br />

(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1<br />

(comma 1). Filiale di Milano<br />

Associazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<br />

<strong>Inchiesta</strong><br />

<strong>La</strong> divulgazione<br />

della scienza<br />

non e’ un talk show<br />

<strong>Ordine</strong><br />

riparte<br />

la macchina<br />

del fare<br />

<strong>La</strong> <strong>legge</strong><br />

Diffamazione<br />

anche iL web<br />

si adegua<br />

<strong>Multimedialità</strong><br />

rivoluzione<br />

twitter<br />

spodesta la tv


Sommario<br />

New Tabloid n. 2 Marzo-Aprile 2011<br />

4 editoriale<br />

Blogger, nuovi guru dell’informazione<br />

di Letizia Gonzales<br />

6 inchiesta<br />

Giornalismo scientifico rigore e divulgazione<br />

di Fabio Turone<br />

11 Un questionario per sapere chi siamo<br />

14 Gianpiero Borella, pioniere e maestro<br />

di Sandro Boeri<br />

15 Il giornalismo scientifico<br />

non è un talk show televisivo<br />

di Gianna Milano<br />

16 il bilancio dell’ordine<br />

Il nostro <strong>Ordine</strong> possibile<br />

Riparte la macchina del fare<br />

di Letizia Gonzales<br />

25 Quei buoni fondi che danno solidità<br />

di Gaetano Belloni<br />

26 Piccoli editori, grandi affanni<br />

di Luisella Nicosia<br />

27 multimedialita’<br />

Twitter rivoluziona i media<br />

e spodesta la televisione<br />

di Marina Petrillo<br />

32 l’angolo della <strong>legge</strong><br />

Diffamazione: il web scuote la stampa<br />

di Alessandro Galimberti<br />

34 I politici visti da vicino<br />

Anche il privato è pubblico<br />

di Mario Consani<br />

35 Il caso Google-ViviDown<br />

dietro le quinte del web<br />

di Roberta Bertolini<br />

36 Tv, cattiva maestra nel salotto di casa<br />

di Antonio Mirabile<br />

37 Le iniziative dell’ordine<br />

Media e carcere senza carte bollate<br />

di Mariangela Tessa<br />

38 Il tesoretto delle notizie<br />

Quinta edizione di Redattore sociale<br />

39 Le medaglie d’oro<br />

Nozze d’oro con il giornalismo<br />

di Maria Comotti<br />

44 colleghi alla ribalta<br />

Così racconto cronaca e storia<br />

di Maddalena Tufarulo<br />

46 i numeri<br />

In copertina Albert Einstein che fa la linguaccia, icona fotografica che ha fatto il giro del mondo.<br />

<strong>La</strong> foto venne scattata da Arthur Sasse all’Università di Princeton, il giorno del compleanno del<br />

geniale fisico, nel 1951. Einstein tirò fuori la lingua quando il fotografo gli chiese di sorridere.<br />

New Tabloid - Periodico ufficiale<br />

del Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />

Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.<br />

Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004<br />

n. 46) art. 1 (comma 1).<br />

Filiale di Milano - Anno XLI<br />

N. 2 / Marzo-Aprile 2011<br />

Direttore responsabile:<br />

Letizia Gonzales<br />

Redazione: Paolo Pozzi<br />

Hanno collaborato:<br />

Gaetano Belloni, Roberta Bertolini, Sandro<br />

Boeri, Maria Comotti, Mario Consani,<br />

Gianna Milano, Alessandro Galimberti,<br />

Antonio Mirabile, Luisella Nicosia, Marina<br />

Petrillo, Mariangela Tessa, Maddalena Tufarulo,<br />

Fabio Turone.<br />

Realizzazione editoriale:<br />

Newton ec srl Milano<br />

Progetto grafico e impaginazione:<br />

Maria Luisa Celotti<br />

Studio Grafica & Immagine<br />

Crediti fotografici:<br />

Photos, NewPress, Valeria Abis-Agenzia<br />

Photoviews, Matthew Cassel per Elettronic<br />

Intifada, Foto Valle, Arthur Sasse,<br />

Photomascheroni<br />

Copertina: Elaborazione R. Minoia<br />

Direzione, redazione e amministrazione:<br />

Via Antonio da Recanate 1<br />

20124 Milano<br />

Tel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94<br />

Consiglio dell’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia:<br />

Letizia Gonzales: presidente<br />

Stefano Gallizzi: vicepresidente<br />

Paolo Pirovano: consigliere segretario<br />

<strong>La</strong>ura Mulassano: consigliere tesoriere<br />

Consiglieri: Franco Abruzzo,<br />

Mario Consani, Gabriele Dossena,<br />

Roberto Di Sanzo, <strong>La</strong>ura Hoesch<br />

Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:<br />

Gaetano Belloni (presidente)<br />

Aldo Soleri, Angela Battaglia<br />

Direttore OgL: Elisabetta Graziani<br />

Registrazione n. 213 del 26-05-1970<br />

presso il Tribunale di Milano.<br />

Testata iscritta al n. 6197 del Registro<br />

degli Operatori della Comunicazione (Roc)<br />

<strong>La</strong> tiratura di questo numero<br />

è di 27.500 copie<br />

Chiuso in redazione il 31 marzo 2011<br />

Stampa: Italgrafica srl<br />

Via Verbano 146 - 28100 Novara Veveri<br />

Concessionaria di pubblicità:<br />

Newton ec srl<br />

Via Dezza 45 - 20144 Milano<br />

E.mail: info@newton.info<br />

Tel: 02/39400290 - Fax: 02/39400289<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

3


Editoriale<br />

Blogger, i nuovi guru<br />

dell’informazione<br />

Ho letto proprio stamattina su <strong>La</strong> Repubblica in un articolo<br />

di Federico Rampini da New York che il presidente Obama<br />

nel corso di una conferenza stampa ha scelto di dare la<br />

parola per primo ad un giornalista corrispondente di un<br />

famoso blog, Politico.com. E’ un segno <strong>dei</strong> tempi. I nuovi<br />

vip del giornalismo americano sono oggi gli autorevoli blog<br />

reporter ed i loro siti molto influenti rappresentano fonti di<br />

ispirazione e informazione per molti politici, giornalisti<br />

oltre che per i comuni navigatori del web. Il blog della star<br />

giornalista è oramai il primo clic del mattino per essere<br />

informati in tempo reale di ciò che accade nel mondo, mentre<br />

i siti <strong>dei</strong> più importanti giornali politici del paese sono<br />

utilizzati come riferimento e approfondimento. D’altronde non<br />

più tardi di un mese fa lo storico blog The Huffington Post<br />

creato dall’omonima Arianna si è fuso con Aol, pioniere di<br />

Internet, per una cifra iperbolica. <strong>La</strong> vera novità in rete di<br />

questi ultimi mesi è però la sfida <strong>dei</strong> giovani attivisti arabi.<br />

E’ il tempo dell’informazione guerriglia dice il direttore del<br />

New York Times alludendo a Weaki Leaks anche se i giovani cyber<br />

dissidenti che oggi fanno tremare i regimi <strong>dei</strong> più importanti<br />

paesi arabi non hanno affatto l’aria <strong>dei</strong> guerrieri.<br />

E’ l’élite di tweeps l’autentica anima delle rivolte <strong>dei</strong> paesi<br />

arabi che ha invaso la rete con il flusso di migliaia di messaggi<br />

da 140 caratteri ciascuno e ha fatto scendere in piazza il<br />

popolo di facebook. Asma Mahfouz, autrice di un video postato<br />

su You Tube che ha spinto in piazza Tahrir al Cairo migliaia<br />

di persone ha dichiarato “la Rete è un grande mezzo dove<br />

nessuno ha potuto intimidirci anche se Internet può esporre<br />

alla repressione. Ma sbaglia chi pensa che esistiamo solo lì:<br />

c’è moltissimo lavoro reale dietro a quello che abbiamo fatto.<br />

E vigileremo perché non vada perduto”.<br />

Insomma le nuove vie di comunicazione con protagonisti i giovani<br />

coraggiosi cyber attivisti -alcuni di loro hanno perso la vita<br />

per informare- hanno animato le rivolte che scuotono il mondo<br />

4<br />

Tabloid 2 / 2011


Editoriale<br />

arabo ed i tweet come un puzzle hanno contribuito a creare in<br />

rete i grandi affreschi che poi Tv e giornali hanno commentato.<br />

<strong>La</strong> rivoluzione twitter che sta cambiando la geografia politica<br />

di numerosi paesi è raccontata in questo numero di Tabloid da<br />

una cronista di Radio Popolare, Marina Petrillo. Attraverso<br />

il programma radiofonico Alaska condotto quotidianamente in<br />

diretta e basato esclusivamente sui contenuti tratti dai<br />

blog, la giornalista ha dato conto di ciò che stava veramente<br />

accadendo in Egitto. <strong>La</strong> narrazione puntuale di fatti,<br />

informazioni, emozioni e commenti ha tracciato una via dalla<br />

quale non si tornerà più indietro.<br />

Tuttavia il vastissimo mondo del web è animato anche da<br />

ombre. Nella sezione della <strong>legge</strong> facciamo il punto sulla<br />

sentenza di primo grado che ha condannato tre dirigenti<br />

di Google Italy a sei mesi di reclusione per il reato di<br />

trattamento illecito di dati personali. Guido Camera, giovane<br />

avvocato penalista e Oreste Pollicino docente alla Bocconi<br />

hanno infatti raccontato in un interessante volume la storia<br />

giudiziaria del ragazzo disabile di Torino maltrattato dai<br />

compagni, filmato e finito in rete. “Resta ancora un grande<br />

vuoto normativo - dichiara Camera – ma questa sentenza ha<br />

contribuito in modo determinante ad alzare la soglia di<br />

attenzione su un tema che avrà sempre più bisogno di regole<br />

globali”. Su questo numero abbiamo poi voluto esplorare anche<br />

il mondo del giornalismo scientifico oggi più che mai alla<br />

ribalta della cronaca dopo i drammatici eventi in Giappone.<br />

“L’interazione fra scienza e società – scrive Gianna Milano,<br />

autorevole collega che per oltre vent’anni si è occupata,<br />

prima come inviato e poi come caporedatore, di divulgazione<br />

medica e scientifica a Panorama – dovrebbe far riflettere sulla<br />

speciale responsabilità di chi fa informazione scientifica sui<br />

mass media. Esiste un’etica dell’informazione soprattutto<br />

quando si discutono temi controversi come l’energia nucleare<br />

o la fecondazione assistita che coinvolgono la vita di tutti<br />

noi. Un aiuto al giornalista scientifico per districarsi senza<br />

conflitti di interesse può venire da narrazioni alternative<br />

della scienza prodotte su blog, siti web o social network di<br />

cittadini, consumatori, gruppi di interesse”.<br />

Insomma la blogosfera è una realtà che non si può più<br />

trascurare ed i blogger delle nuove generazioni sono anche i<br />

neoguerrieri di internet. Ma in rete tutto si crea e tutto si<br />

distrugge alla velocità della luce. Resteranno perciò sempre<br />

le grandi testate come solide colonne del giornalismo con le<br />

quali i cyber reporter dovranno continuare a misurarsi.<br />

Il presidente<br />

Letizia Gonzales<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

5


L’inchiesta<br />

l’identikit, gli strumenti, le trappole e i trucchi del mestiere nell’era del web<br />

Giornalismo scientifico<br />

rigore e divulgazione<br />

Clima, energia, bioetica, geologia, salute globale: come e su quali fonti lavorano i cronisti della<br />

scienza. L’indagine Eurobarometro: aumenta l’interesse nelle fasce più giovani (15-29 anni) ma<br />

è scarsa la soddisfazione nei confronti <strong>dei</strong> media. Le controversie tra gruppi di interesse e il<br />

sensazionalismo aiutano i giornali a vendere ma le dinamiche di controllo e di comunicazione<br />

stanno cambiando. Anche grazie ai blog, ai siti online e ai social network <strong>dei</strong> cittadini<br />

di Fabio Turone*<br />

6 Tabloid 2 / 2011


L’inchiesta<br />

L’appuntamento per il settimo congresso<br />

della Federazione mondiale<br />

<strong>dei</strong> giornalisti scientifici era da tempo<br />

fissato al Cairo, negli ultimi giorni di<br />

giugno. Sarebbe stato il primo sul<br />

suolo africano, ma l’incertezza seguita<br />

alla rivoluzione del 25 gennaio ha<br />

obbligato gli organizzatori – tra cui la<br />

Presidente egiziana della Federazione,<br />

che seppur un po’ impacciata dal<br />

velo ha partecipato alle manifestazioni<br />

di piazza documentando tutto<br />

con testi e video subito pubblicati in<br />

rete su youtube, facebook e twitter<br />

– a spostarlo a malincuore a Doha,<br />

in Qatar.<br />

Si terrà quindi nel piccolo emirato, che<br />

da anni sta investendo molti petrodollari<br />

in ricerca scientifica, l’incontro in<br />

cui oltre un migliaio di giornalisti da<br />

tutto il mondo discuteranno tra le altre<br />

cose di clima, energia, percezione del<br />

rischio, evoluzione, bioetica, superstizione<br />

e salute globale, condividendo<br />

gli strumenti e i trucchi del mestiere e<br />

riflettendo su un interrogativo esistenziale:<br />

chi è oggi, nell’era di internet e<br />

<strong>dei</strong> blog, il giornalista scientifico E<br />

chi sono e che cosa vogliono i suoi<br />

lettori<br />

Internet avvicina alla scienza<br />

Secondo i dati pubblicati nell’Annuario<br />

Scienza e Società 2011 curato<br />

dall’associazione Observa Science<br />

in Society, nei media italiani lo spazio<br />

dedicato a scienza e tecnologia è di<br />

nuovo in aumento, anche perché il<br />

web sembra favorire la fruizione di<br />

contenuti a carattere scientifico, soprattutto<br />

nelle fasce di età più giovani:<br />

tra i 15 e i 29 anni, infatti, un navigatore<br />

su due si espone con continuità<br />

a contenuti scientifici.<br />

Il rapporto tra cittadini, scienza e<br />

giornalismo scientifico rimane però<br />

a dir poco tormentato: molti lettori<br />

lamentano difficoltà di comprensione,<br />

anche perché il dato sull’analfabetismo<br />

scientifico rimane incredibilmente<br />

alto, con un italiano su due che<br />

pensa che il Sole sia un pianeta.<br />

Anche l’ultima indagine Eurobarometro<br />

(risalente al 2007) segnalava per<br />

l’Italia una distanza significativa tra il<br />

notevole interesse <strong>dei</strong> cittadini per la<br />

ricerca scientifica – molto superiore<br />

alla media <strong>dei</strong> 27 paesi dell’Unione<br />

europea – e la scarsa soddisfazione<br />

per il modo in cui i media ne danno<br />

conto. Il giudizio sulla qualità <strong>dei</strong> resoconti<br />

presentati dai mass media<br />

vede infatti l’Italia ben al di sotto della<br />

media <strong>dei</strong> 27 (vedi tabelle).<br />

Più freelance<br />

meno competenza<br />

Negli ultimi anni sono state promosse<br />

a livello internazionale numerose<br />

iniziative formative, che purtroppo<br />

vengono spesso finanziate senza una<br />

strategia di lungo respiro, per cui non<br />

di rado i fondi pubblici spariscono<br />

quando l’esperienza <strong>dei</strong> primi anni<br />

sta cominciando a dare i frutti migliori<br />

(come nel caso dell’apprezzatissimo<br />

progetto EICOS, http://www.eicos.<br />

mpg.de).<br />

Le esperienze più innovative e apprezzate<br />

si caratterizzano per un approccio<br />

che chiede al mondo delle<br />

istituzioni scientifiche e accademiche<br />

di riconoscere al giornalista specializzato<br />

un ruolo paritario, di “professional<br />

equal” (questi principi sono stati<br />

per esempio sottolineati nella recente<br />

“Dichiarazione di Erice” sulla farmacovigilanza,<br />

promossa da un gran<br />

numero di istituzioni internazionali,<br />

e invita gli scienziati a confrontarsi<br />

alla pari sui temi della comunicazione<br />

con chi per forza di cose parte da<br />

un’ottica differente.<br />

I media favoriscono<br />

o sabotano la salute<br />

Questo atteggiamento è riassunto<br />

efficacemente anche in un editoriale<br />

del 2009 della prestigiosa rivista<br />

medica inglese <strong>La</strong>ncet, che sotto un<br />

titolo ambiguo («I media favoriscono<br />

o sabotano la salute») riflette sulla<br />

difficoltà di fondo del mondo scientifico<br />

di capire quali sono i “difetti”<br />

<strong>dei</strong> giornalisti e quali le caratteristiche<br />

della società in cui tutti viviamo.<br />

«L’opinione maggioritaria tra i professionisti<br />

della sanità di tutto il mondo è<br />

che i mass media sistematicamente<br />

sbaglino nel descrivere nella giusta<br />

luce la salute, la sanità e in generale<br />

la pratica della medicina.<br />

Ma è un’opinione giustificata e corretta»<br />

si chiede l’editoriale, che<br />

prosegue: «Più la stampa appare<br />

responsabile, meno il pubblico generale<br />

sembra apprezzarla. <strong>La</strong> gente<br />

non sembra interessata al resoconto<br />

diretto <strong>dei</strong> temi di salute; i media devono<br />

mantenere il proprio pubblico, e<br />

le controversie aiutano a vendere».<br />

E più avanti: «Il giornalismo responsabile<br />

non dovrebbe pesare unicamente<br />

sulle spalle <strong>dei</strong> giornalisti, ma anche<br />

degli editori, degli scienziati e <strong>dei</strong> professionisti<br />

della sanità».<br />

<strong>La</strong> soluzione già adottata con successo<br />

in alcuni paesi consiste nell’istituzione<br />

di un Science Media Centre,<br />

che fornisce assistenza ai giornalisti.<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

7


L’inchiesta<br />

Vademecum<br />

Le associazioni<br />

di riferimento<br />

Ecco le sigle e i siti di riferimento<br />

per i giornalisti scientifici.<br />

L’Unione <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> Italiani<br />

Scientifici (UGIS) è la storica<br />

associazione nata nel 1966<br />

www.ugis.it<br />

Science Writers in Italy (SWIM),<br />

l’associazione nata nel 2010<br />

per mettere insieme giornalisti<br />

scientifici e divulgatori<br />

www.sciencewriters.it<br />

L’Unione Europea delle<br />

Associazioni di <strong>Giornalisti</strong><br />

Scientifici (EUSJA) www.eusja.<br />

org. <strong>La</strong> Federazione Mondiale<br />

del <strong>Giornalisti</strong> Scientifici<br />

(WFSJ), che ogni due anni<br />

promuove il congresso mondiale<br />

cui partecipano oltre mille<br />

professionisti da tutto il mondo<br />

www.wfsj.org. Il sintetico<br />

corso online di giornalismo<br />

scientifico predisposto dalla<br />

World Federation of Science<br />

Journalists, tradotto e adattato<br />

in varie lingue - http://wfsj.org/<br />

course/. Il dossier sul giornalismo<br />

scientifico pubblicato dalla rivista<br />

Nature in occasione del congresso<br />

mondiale di Londra del 2009<br />

www.nature.com/news/specials/<br />

sciencejournalism/index.html. Il<br />

sito del congresso mondiale 2011<br />

ora spostato a Doha, in Qatar<br />

www.wcsj2011.org. Eurekalert,<br />

il sito promosso dall’American<br />

Association for the Advancement<br />

of Science per diffondere i<br />

comunicati-stampa di riviste e<br />

istituzioni scientifiche<br />

(i giornalisti accreditati possono in<br />

casi particolari ricevere materiali in<br />

anticipo sulla pubblicazione, sotto<br />

embargo) www.eurekalert.org.<br />

AlphaGalileo, l’analogo sito per<br />

far conoscere la ricerca europea,<br />

promosso da numerose istituzioni<br />

del Vecchio Continente www.<br />

alphagalileo.org<br />

Questo supporto si concretizza sia<br />

in termini di fornitura di monografie,<br />

schede, dati statistici, bibliografie sulle<br />

tematiche ricorrenti sia in forma di<br />

contatti diretti con qualificati esperti<br />

del mondo della scienza.<br />

Inoltre, questo tipo di centro organizza<br />

seminari e workshop in cui<br />

scienziati e giornalisti sono invitati a<br />

confrontarsi: «Il futuro del giornalismo<br />

di salute» prevede la direzione di <strong>La</strong>ncet<br />

«dipenderà dal lavoro comune di<br />

scienziati, medici e mass media per<br />

assicurare l’interpretazione responsabile<br />

della ricerca scientifica e medica,<br />

e quindi promuovere la salute su<br />

scala globale».<br />

Anche dell’ipotesi di una cooperazione<br />

internazionale di Science Media<br />

Centre si parlerà a fine giugno al<br />

congresso mondiale di Doha, e una<br />

rappresentanza italiana sarà presente<br />

per cercare di fare la sua parte.<br />

Accademico sì, ma non troppo<br />

Da tempo è noto che i comunicati<br />

stampa, quando si parla di prodotti,<br />

tendono a esagerare i pregi e a minimizzare<br />

i limiti e i costi della «importante<br />

novità». Numerosi studi hanno<br />

dimostrato che i farmaci appaiono<br />

sistematicamente migliori nei pressrelease<br />

che negli studi scientifici veri<br />

e propri, che quei press-release dovrebbero<br />

presentare.<br />

Quello che in tempi recenti ha suscitato<br />

sorpresa è stato scoprire che<br />

questa tendenza alla forzatura encomiastica<br />

è sistematicamente presente<br />

non solo nel lavoro degli uffici stampa<br />

delle industrie, ma anche – seppure<br />

in misura minore - in quello prodotto<br />

da Università e centri di ricerca accademici,<br />

pubblici e privati. Perfino<br />

gli uffici stampa <strong>dei</strong> grandi editori di<br />

riviste scientifiche sono stati colti in<br />

flagrante mentre esageravano il significato<br />

dell’ultimo studio apparso sulla<br />

loro rivista nel tentativo di ritagliarsi<br />

un posticino sulla stampa, tanto che<br />

da qualche tempo alcuni comunicati<br />

stampa anglosassoni contengono<br />

anche un esplicito invito alla “delazione”<br />

da parte di chi ravvisasse<br />

elementi di sensazionalismo.<br />

Con la fiducia passa la paura<br />

«I media e i comunicatori professionisti<br />

hanno un ruolo importante non solo<br />

come partner in tema di sicurezza,<br />

ma anche nel valutare con attenzione<br />

il funzionamento <strong>dei</strong> sistemi di vigilanza»<br />

si <strong>legge</strong> nella “Dichiarazione<br />

di Erice” pubblicata nel 2010 da un<br />

8 Tabloid 2 / 2011


L’inchiesta<br />

Corsi e link<br />

Dove imparare<br />

e come divulgare<br />

gruppo multidisciplinare riunito alla<br />

Scuola Internazionale di Farmacologia<br />

della Fondazione Ettore Majorana,<br />

appunto nella cittadina siciliana di<br />

Erice. «Occorre esplorare nuovi modi<br />

per cooperare con i media come<br />

professionisti alla pari (“professional<br />

equals”) per collaborare alla diffusione<br />

regolare al pubblico di informazioni<br />

sulla sicurezza <strong>dei</strong> farmaci che siano<br />

equilibrate, comprensibili, affidabili e<br />

interessanti, a prescindere da specifici<br />

annunci o segnalazioni di problemi<br />

o di crisi». Perché non c’è momento<br />

peggiore di una crisi in cui sono in<br />

Le sette regole del buon giornalista scientifico<br />

Per conoscere l’opinione di chi<br />

lavora nei media, e con l’intento<br />

dichiarato di aumentare la<br />

copertura mediatica della ricerca<br />

prodotta nell’Unione europea,<br />

la Commissione di Bruxelles ha<br />

realizzato nel 2007 un’indagine<br />

tra i giornalisti, cui hanno<br />

risposto professionisti<br />

di 28 paesi.<br />

Il questionario chiedeva di<br />

identificare i criteri adottati dai<br />

ballo grandi interessi economici e<br />

potenzialmente molte vite umane<br />

per dover decidere se fidarsi di più<br />

di chi lancia l’allarme o di chi cerca<br />

di rassicurare.<br />

Quando il giornalismo<br />

corregge la scienza<br />

Quando il giornalista inglese Brian<br />

Deer cominciò a indagare per il Times<br />

di Londra sulla vicenda del presunto<br />

legame tra vaccinazione trivalente e<br />

insorgenza dell’autismo, la reazione<br />

della comunità scientifica fu di fastidio:<br />

il solito giornalista in cerca di sen-<br />

media per scegliere le notizie<br />

di cui occuparsi. Le risposte<br />

sono state abbastanza concordi<br />

nell’indicare, in ordine di<br />

importanza:<br />

1. Rilevanza per la vita quotidiana<br />

2. Novità<br />

3. Comprensibilità<br />

4. Prossimità geografica<br />

5. Nesso con la politica<br />

6. Aspetti controversi<br />

7. Originalità<br />

Per fornire utili strumenti di<br />

aggiornamento agli iscritti,<br />

l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />

Lombardia ha in programma<br />

nuovi corsi, dopo quello di base<br />

sul giornalismo di salute e i<br />

seminari di approfondimento su<br />

numerosi temi scientifici rivolti<br />

ai professionisti già specializzati<br />

realizzati nel 2010.<br />

Al giornalismo scientifico sarà<br />

inoltre dedicato anche uno <strong>dei</strong><br />

corsi di specializzazione (un terzo<br />

anno di perfezionamento per<br />

approfondire i temi già trattati nel<br />

biennio) del Master congiunto<br />

Odg Lombardia-Università<br />

di Milano, che partirà nella<br />

primavera del 2012.<br />

Altre opportunità di formazione<br />

accademica sono elencate nella<br />

“European guide to science<br />

journalism training” curata dalla<br />

Commissione europea (il pdf<br />

del rapporto 2010 può essere<br />

scaricato da questa pagina,<br />

insieme ad altri documenti utili:<br />

http://ec.europa.eu/research/<br />

conferences/2007/bcn2007/<br />

index_en.htm). Per l’Italia la guida<br />

elenca i seguenti corsi di Master in<br />

comunicazione della scienza e in<br />

giornalismo scientifico:<br />

www.fisica.unipd.it/~dott/master.<br />

html<br />

http://comunicazione-scienza.<br />

uniroma2.it/index.php<br />

http://mcs.sissa.it/<br />

http://fbrunocsmc.ariel.ctu.unimi.it/<br />

www2.unibo.it/ssg/<br />

www.ilrasoiodioccam.it/<br />

Inoltre cita tre premi giornalistici<br />

più noti:<br />

Premio Piazzano:<br />

www.premiopiazzano.it/<br />

Premio Tomassetti<br />

www.premiotomassetti.it/<br />

Premio Voltolino www.abiogen.it/<br />

bando.asp<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

9


L’inchiesta<br />

Un voto alla stampa della salute<br />

Notizie-chiave a cinque stelle:<br />

qualità, metodo, effetti collaterali<br />

E’ opera di un giornalista americano, Gary Schwitzer, il progetto Health<br />

News Review (http://www.healthnewsreview.org/) che da alcuni anni<br />

assegna un voto alla stampa di salute applicando un elaborato sistema di<br />

valutazione della qualità. Il progetto, finanziato da una fondazione privata,<br />

segue e perfeziona analoghi tentativi realizzati in anni passati in Australia e<br />

Canada, e ambisce a valutare criticamente, con la consapevolezza di chi<br />

ha operato per molti anni all’interno <strong>dei</strong> media e conosce quindi le regole<br />

alla base del loro funzionamento, la qualità del giornalismo di salute.<br />

<strong>La</strong> valutazione – in forma di stelle – viene stilata sulla base della presenza di<br />

10 elementi chiave: un decalogo non astratto ma assai più compatibile con<br />

la realtà concreta di chi confeziona l’informazione.<br />

Lo scopo è condividere gli strumenti di valutazione, fidando che il feedback<br />

aiuti tutti a crescere: «I giornalisti sono stati ricettivi nei confronti del nostro<br />

feedback; per ulteriori cambiamenti occorrerà raggiungere le gerarchie<br />

della redazione» conclude Schwitzer nell’articolo pubblicato su PloS<br />

Medicine in cui riepiloga i risultati delle prime 500 recensioni. «Il tempo<br />

per documentarsi sugli articoli, lo spazio e la formazione <strong>dei</strong> giornalisti<br />

possono costituire la soluzione per molti <strong>dei</strong> difetti del giornalismo<br />

identificati nel progetto». Ecco i dieci elementi-chiave che se affrontati in<br />

maniera soddisfacente valgono mezza stella ciascuno: 1. Disponibilità<br />

della terapia/test/prodotto/procedura 2. Costi 3. Presenza di “disease<br />

mongering” (ovvero la tendenza a medicalizzare anche i malesseri banali<br />

per poter proporre una soluzione, quasi sempre farmacologica) 4. Qualità<br />

metodologica della ricerca citata 5. Controindicazioni/effetti collaterali<br />

6. Riflessione sulla reale novità dell’approccio 7. Contestualizzazione <strong>dei</strong><br />

benefici 8. Eventuale uso abbondante di un comunicato-stampa<br />

9. Presenza di una fonte indipendente, e citazione di tutti i possibili conflitti<br />

di interesse 10. Citazione delle possibili opzioni alternative<br />

• Sopra: la presidente della<br />

Federazione mondiale <strong>dei</strong> giornalisti<br />

scientifici, l’egiziana Nadia El-Awady,<br />

è stata accolta da un lungo applauso<br />

sul palco del congresso della Aaas<br />

a Washington, pochi giorni dopo la<br />

cacciata di Mubarak.<br />

• Sotto, nella pagina a fianco:<br />

la rappresentazione grafica realizzata<br />

da David McCandless interrogando il<br />

motore di ricerca Google News mostra<br />

impietosamente come i mass media<br />

si lascino spesso prendere la mano<br />

dell’allarmismo: nel grafico il numero<br />

di articoli (in lingua inglese) dedicati,<br />

nell’ultimo decennio (dal 2000 al<br />

2009), alle principali minacce sanitarie<br />

descritte dalla stampa.<br />

sazionalismo, che gonfia a dismisura<br />

una controversia per vendere più copie.<br />

Ci sono voluti quasi dodici anni,<br />

ma alla fine è emersa la verità che il<br />

fiuto giornalistico di Deer aveva subodorato:<br />

il ricercatore che sosteneva<br />

di aver dimostrato la pericolosità del<br />

vaccino ha commesso un’elaborata<br />

frode, approfittando della debolezza<br />

della comunità scientifica – che<br />

negli ultimi secoli si è specializzata<br />

nell’individuare gli errori in buona<br />

fede, ed è ancora poco attrezzata<br />

contro le truffe ben architettate – e<br />

usandola per fare breccia nei media.<br />

L’articolo pubblicato sulla prestigiosa<br />

rivista <strong>La</strong>ncet, infatti, era basata<br />

sulla falsificazione di un gran numero<br />

di elementi delle cartelle cliniche <strong>dei</strong><br />

suoi giovani pazienti, come Deer si è<br />

preso la briga di verificare individuando<br />

e poi intervistando molte famiglie:<br />

«Quando l’articolo fu infine ritrattato,<br />

12 anni dopo la pubblicazione e dopo<br />

la dissezione forense nel corso del più<br />

lungo procedimento disciplinare del<br />

General Medical Council (GMC), ben<br />

pochi avrebbero potuto negare che<br />

quell’articolo era fatalmente difettoso<br />

sia dal punto scientifico sia da quello<br />

etico. Ma c’è voluto il diligente scetticismo<br />

di un uomo, che stava al di fuori<br />

della medicina e della scienza, per<br />

mostrare che quello studio era in realtà<br />

una frode elaborata» hanno scritto<br />

nel gennaio di quest’anno la direttrice<br />

del British Medical Journal Fiona<br />

Godlee e i suoi due vice Jane Smith<br />

e Harvey Marcovitch. «Sulla base di<br />

interviste, documenti e dati resi pubblici<br />

nel corso del procedimento del<br />

GMC, Deer mostra come Wakefiend<br />

alterò molti fatti riguardo alla storia<br />

clinica <strong>dei</strong> pazienti per rafforzare la<br />

sua pretesa di aver identificato una<br />

nuova sindrome; come la sua istituzione,<br />

il Royal Free Hospital and Medical<br />

School di Londra, lo appoggiò<br />

mentre cercava di sfruttare i susseguenti<br />

timori sul vaccino trivalente per<br />

ottenere un beneficio finanziario; e<br />

come molti mancarono a lungo al loro<br />

dovere di investigare nell’interesse<br />

del pubblico quando Deer presentò<br />

le sue prime obiezioni».<br />

*Giornalista scientifico<br />

presidente di Science<br />

Writers in Italy<br />

10 Tabloid 2 / 2011


L’inchiesta<br />

eurobarometro<br />

<strong>La</strong> ricerca scientifica<br />

interessa molto, abbastanza<br />

Paese %<br />

Svezia 80<br />

Danimarca 79<br />

Francia 79<br />

Lussemburgo 78<br />

Olanda 73<br />

Belgio 72<br />

Finlandia 70<br />

Cipro 67<br />

Grecia 66<br />

Italia 64<br />

Regno Unito 60<br />

Slovenia 60<br />

Unione Europea 57<br />

Germania 57<br />

Estonia 53<br />

Lettonia 52<br />

Ungheria 50<br />

Spagna 48<br />

Malta 47<br />

Austria 42<br />

Portogallo 42<br />

Irlanda 41<br />

Polonia 40<br />

Lituania 38<br />

Slovacchia 37<br />

Repubblica Ceca 34<br />

Romania 32<br />

Bulgaria 24<br />

L’indagine in corso su www.sciencewriters.it<br />

Un questionario<br />

per sapere chi siamo<br />

Quanti sono e come si diventa giornalisti scientifici in Italia. A oggi<br />

sono arrivate 250 risposte (158 dalla Lombardia) da cui risulta un<br />

elevato grado di specializzazione (74%). Medicina e salute i temi più<br />

trattati (65%), ma anche ambiente e tecnologia. <strong>La</strong> matematica è la<br />

Cenerentola. Il confronto tra i blogger e la carta stampata<br />

Quanti sono i giornalisti scientifici in<br />

Italia, e come si diventa giornalisti<br />

scientifici Per provare a rispondere<br />

a questi interrogativi, l’associazione<br />

Science Writers in Italy ha avviato sul<br />

finire del 2010 un censimento, con<br />

il patrocinio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />

della Lombardia, e in pochi mesi<br />

mesi ha raccolto centinaia di questionari<br />

(l’indagine è ancora aperta,<br />

e chi vuole è invitato a compilarla<br />

online all’indirizzo http://www.sciencewriters.it).<br />

L’esigenza che il censimento – il primo<br />

del genere in Italia – ambisce a<br />

soddisfare è quella di cominciare a<br />

mettere meglio a fuoco il panorama<br />

generale per poi individuare le<br />

specifiche necessità, e in particolare<br />

quelle formative.<br />

Perché per chi scrive di scienza i<br />

classici ingredienti del buon giornalismo<br />

sono certo necessari, ma<br />

sempre più spesso non sono sufficienti.<br />

Occorre una competenza specifica,<br />

che soprattutto quando non poggia<br />

su studi accademici in ambito<br />

scientifico deve essere coltivata<br />

assiduamente.<br />

L’incomprensione è sempre in agguato,<br />

e con essa il rischio di farsi<br />

manipolare da chi porta avanti<br />

un’agenda più o meno occulta, e<br />

più o meno legata a interessi, economici<br />

o di altro genere. Per rendere un<br />

buon servizio ai lettori, chi scrive di<br />

scienza deve anche fare i conti con<br />

la classica compulsione a mettere<br />

in risalto il dettaglio curioso, non di<br />

rado futile, a discapito del contesto<br />

e degli aspetti più sostanziosi e<br />

complessi, o a farsi trasportare dalle<br />

suggestioni evocate da ogni tipo di<br />

Se la montagna partorisce il wi-fi killer<br />

(Le principali minacce sanitarie descritte dalla stampa negli ultimi dieci anni)<br />

Nella legenda <strong>dei</strong> colori, il dato tra parentesi indica il numero <strong>dei</strong> decessi registrati.<br />

Vespe killer (1.000)<br />

Wi-fi killer (0)<br />

Cellulari e cancro (0)<br />

Vaccinazioni e autismo (0)<br />

Collisioni di asteroidi (0)<br />

Millennium bug (0)<br />

Morbo di mucca pazza (204)<br />

Videogame violenti (ignoto)<br />

Sars (774)<br />

Influenza aviaria (262)<br />

Influenza suina (702)<br />

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

11


L’inchiesta<br />

rischio, oscillando da un eccesso<br />

all’altro, tra allarmismo e rassicurazione<br />

(o oblio), con un andamento<br />

molto ben raffigurato da un’analisi<br />

condotta con l’uso di Google sugli<br />

articoli dedicati nell’ultimo decennio<br />

alle minacce vere o presunte (vedi<br />

: “Se la montagna partorisce il wi-fi<br />

killer” a pagina 11).<br />

L’indagine Science Writers<br />

in collaborazione con l’<strong>Ordine</strong><br />

L’analisi preliminare delle prime 250<br />

risposte, di cui 158 giunte dalla Lombardia,<br />

indica che a rispondere sono<br />

stati in gran parte giornalisti iscritti<br />

all’Albo: 198 su 250 in Italia (79%) e<br />

addirittura 141 su 158 (89%) in Lombardia,<br />

dove il questionario è stato<br />

citato nella newsletter elettronica<br />

inviata dall’<strong>Ordine</strong> a tutti gli iscritti.<br />

Risulta elevato il grado di specializzazione:<br />

186 su 250 (74%) in Italia<br />

e 112 su 158 (71%) in Lombardia<br />

si occupano esclusivamente o prevalentemente<br />

di scienza, ambiente,<br />

tecnologia o medicina.<br />

Quest’ultima – come medicina o<br />

come salute – è la tematica di gran<br />

lunga più trattata: il 65% ne scrive<br />

sempre, spesso o ogni tanto (senza<br />

differenze tra il dato nazionale e il<br />

dato lombardo). Attorno al 60% del<br />

campione (con un dato lombardo<br />

un po’ inferiore a quello nazionale)<br />

scrive sempre, spesso o ogni tanto di<br />

ambiente. Maggiori differenze appaiono<br />

invece dal confronto per quanto<br />

riguarda gli articoli sulla tecnologia<br />

(ne scrive regolarmente il 48% <strong>dei</strong><br />

lombardi rispetto a una media nazionale<br />

del 57%) e le cosiddette<br />

hard sciences (29% contro 37%).<br />

Questa ampia differenza riflette probabilmente<br />

la maggior proporzione<br />

nel campione nazionale di blogger<br />

e divulgatori che scrivono in rete<br />

anche su media di nicchia, rispetto<br />

ai giornalisti che devono competere<br />

per trovare spazio sui media tradizionali.<br />

<strong>La</strong> matematica in entrambi i casi<br />

risulta essere la Cenerentola, con un<br />

dato attorno al 18-20%.<br />

Da dove arrivano le notizie<br />

Quanto alle fonti, il dato lombardo<br />

e quello nazionale appaiono in gran<br />

parte sovrapponibili: le riviste scientifiche<br />

di prima pubblicazione offrono<br />

spesso o regolarmente lo spunto<br />

per gli articoli al 60% circa <strong>dei</strong><br />

partecipanti all’indagine (62% per il<br />

campione nazionale, 58% per quello<br />

regionale). Analogamente, vengono<br />

usati spesso o regolarmente come<br />

fonte le agenzie di stampa/internet<br />

da un giornalista su due. Seguono<br />

le segnalazioni da parte di esperti/<br />

Sei un giornalista iscritto all’Albo<br />

Italia<br />

35.1% (87)<br />

4.0% (10)<br />

Si, <strong>dei</strong> professionisti<br />

No, non sono iscritto ad<br />

alcun albo professionale<br />

Lombardia<br />

38.8% (62)<br />

Si, <strong>dei</strong> professionisti<br />

2.5% (4)<br />

No, non sono iscritto ad<br />

alcun albo professionale<br />

44.8% (111)<br />

16.1% (40)<br />

Si, <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

No, ma sono iscritto a un altro albo<br />

professionale<br />

49.4% (79)<br />

9.4% (15)<br />

Si, <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

No, ma sono iscritto a un altro albo<br />

professionale<br />

scienziati (45%), i comunicati stampa<br />

(43-44%), altri giornali e riviste<br />

italiani o stranieri (40-41%), libri e<br />

monografie (34-35%) e le conferenze<br />

stampa (30-32%). Una domanda del<br />

breve questionario riguarda il tipo di<br />

situazione lavorativa (vedi grafico),<br />

che secondo uno studio recente -<br />

condotto in Australia e pubblicato<br />

sulla rivista PloS Medicine da Amanda<br />

Wilson e colleghi - può avere ri-<br />

lavoro - Attuale situazione lavorativa<br />

Italia<br />

6.9% (17)<br />

9.7% (24)<br />

16.5% (41)<br />

43.5% (108)<br />

23.4% (58)<br />

Svolgo la maggior parte della mia<br />

attività di giornalismo/divulgazione<br />

con più di un contratto<br />

Svolgo la maggior parte della mia<br />

attività di giornalismo/divulgazione<br />

con un solo contratto<br />

Lombardia<br />

5.6% (9)<br />

11.2% (28)<br />

19.3% (31)<br />

42.9% (69)<br />

21.1% (34)<br />

Svolgo la maggior parte della mia<br />

attività di giornalismo/divulgazione<br />

con più di un contratto<br />

Svolgo la maggior parte della<br />

mia attività di giornalismo/<br />

divulgazione con un solo contratto<br />

Altro<br />

Free-lance<br />

Sono assunto a tempo<br />

pieno con contratto<br />

giornalistico<br />

Altro<br />

Free-lance<br />

Sono assunto a tempo<br />

pieno con contratto<br />

giornalistico<br />

12<br />

Tabloid 62 / 2007 2011


L’inchiesta<br />

50,000000<br />

42,857143<br />

35,714286<br />

28,571429<br />

21,428571<br />

14,285714<br />

7,142857<br />

0,000000<br />

Italia<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

formazione - Il percorso di studi<br />

30.6% (76)<br />

Diploma di<br />

maturità<br />

Lombardia<br />

50,0 80<br />

37,5<br />

25,0<br />

12,5<br />

60<br />

40<br />

20<br />

31.3% (50)<br />

49.6% (123)<br />

<strong>La</strong>urea<br />

scientifica<br />

46.3% (74)<br />

9.7% (24)<br />

14.5% (36)<br />

<strong>La</strong>urea in<br />

giornalismo/ Altro diploma<br />

comunicazione universitario<br />

11.3% (18)<br />

16.9% (27)<br />

18.1% (45)<br />

Master in<br />

comunicazione<br />

della scienza<br />

13.8% (22)<br />

29.4% (73)<br />

Altro<br />

26.3% (42)<br />

eurobarometro<br />

Il modo in cui i media parlano<br />

di ricerca scientifica soddisfa<br />

molto, abbastanza<br />

Paese %<br />

Finlandia 76<br />

Slovenia 75<br />

Lussemburgo 72<br />

Belgio 70<br />

Svezia 70<br />

Germania 68<br />

Danimarca 66<br />

Austria 66<br />

Olanda 65<br />

Estonia 63<br />

Lettonia 60<br />

Francia 59<br />

Regno Unito 58<br />

Ungheria 58<br />

Unione Europea 56<br />

Repubblica Ceca 56<br />

Malta 53<br />

Slovacchia 53<br />

Irlanda 51<br />

Italia 51<br />

Cipro 48<br />

Spagna 47<br />

Grecia 43<br />

Polonia 43<br />

Portogallo 40<br />

Romania 39<br />

Bulgaria 38<br />

0,0<br />

0<br />

Diploma di<br />

maturità<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

<strong>La</strong>urea<br />

scientifica<br />

<strong>La</strong>urea in<br />

giornalismo/<br />

comunicazione<br />

flessi significativi sulla qualità della<br />

produzione giornalistica in tema di<br />

salute e medicina. I criteri per giudicare<br />

la qualità di un articolo di salute<br />

sono ovviamente opinabili, ma se<br />

inizialmente erano stilati da ricercatori<br />

clinici partendo da un punto di<br />

vista lontano da quello di chi lavora<br />

nei media, da alcuni anni sono messi<br />

a punto con un lavoro comune di<br />

giornalisti e clinici, con risultati che<br />

soddisfano tutti. L’esperienza più<br />

Altro diploma<br />

universitario<br />

Master in<br />

comunicazione<br />

della scienza<br />

Altro<br />

avanzata in questo ambito è quella<br />

portata avanti negli Stati Uniti dall’ex<br />

giornalista Gary Schwitzer, che valuta<br />

con sistematicità gli articoli di<br />

salute delle testate a maggiore diffusione,<br />

assegnando fino a cinque<br />

stelle in base a quanto ogni articolo<br />

soddisfa i dieci punti-chiave (Vedi<br />

box a pag 10). Secondo lo studio<br />

australiano, gli articoli scritti dai redattori<br />

di salute specializzati offrono<br />

in media migliori garanzie non solo di<br />

quelli <strong>dei</strong> redattori non specializzati,<br />

ma anche di quelli scritti dai freelance:<br />

è plausibile pensare che chi<br />

lavora all’interno di una redazione<br />

specializzata disponga di una maggiore<br />

autonomia nei confronti delle<br />

gerarchie del giornale, e quindi di un<br />

maggior potere di contrattazione sul<br />

taglio da dare agli articoli rispetto ai<br />

free-lance.<br />

Di norma, poi, chi è assunto da un<br />

editore ha accesso a fondi per corsi<br />

di aggiornamento e congressi, per<br />

frequentare i quali il freelance deve<br />

non solo pagare di tasca propria ma<br />

anche rinunciare per qualche giorno<br />

a produrre reddito.<br />

13


L’inchiesta<br />

la testimonianza di Sandro Boeri<br />

Gianpiero Borella<br />

pioniere e maestro<br />

Il direttore di Focus ricorda i suoi primi passi, a Panorama,<br />

con l’inventore della divulgazione scientifica in Italia: «Da<br />

lui una lezione attuale per tutti i settori del giornalismo»<br />

Nel 1979 ero un giovane collaboratore<br />

di Panorama. Mi occupavo di cultura,<br />

politica, esteri, non di scienza. E ogni<br />

tanto cercavo anche di capire se c’era<br />

qualche possibilità di essere assunto.<br />

Quel giorno il nuovo direttore mi disse<br />

che si, la possibilità ora c’era. Ma nella<br />

sezione scienza. E mi consigliò di andare<br />

a parlare con Gianpiero Borella (foto),<br />

che allora era, a Panorama, la sezione<br />

scienza al completo. Io avevo fatto il liceo<br />

classico, mi ero laureato in filosofia,<br />

di scienza ne sapevo quasi niente. Mi<br />

ricordo che, rassegnato, gli spiegai la<br />

mia sofferta rinuncia: «Ringrazio te e il<br />

direttore dell’offerta, ma….penso di non<br />

essere in grado». «Ma io non cerco uno<br />

scienziato » disse Gianpiero: «cerco un<br />

giornalista. E non c’è scritto da nessuna<br />

parte che i giornalisti debbano sapere<br />

tutto di quello che scrivono. Anzi, non<br />

sapere può essere un vantaggio: quando<br />

intervisterai un esperto riuscirai meglio<br />

di me a metterti dalla parte <strong>dei</strong> lettori, a<br />

fare le domande che farebbero loro.» E<br />

mi fece assumere. Più di 30 anni dopo<br />

devo riconoscere che Gianpiero aveva<br />

un po’ esagerato: sapere almeno un<br />

po’ di scienza è importante. Se sono<br />

ancora un giornalista scientifico e non<br />

ho mai preso clamorose cantonate lo<br />

devo soprattutto al fatto che lui, che di<br />

scienza ne sapeva invece un bel po’,<br />

era al mio fianco. Nelle sue parole c’era<br />

soprattutto un’idea di giornalismo nuova<br />

per l’Italia e che mi ha guidato in tutta la<br />

mia attività di lavoro. Sia che ci si occupi<br />

di scienza, di cultura, di arte o di politica,<br />

di economia, sono due le cose fondamentali<br />

che un giornalista deve saper<br />

fare: 1) riconoscere la notizia, cioè capire<br />

dove quando e perché sta succedendo<br />

qualcosa di nuovo, e se questo potrà<br />

essere interessante per chi ci <strong>legge</strong>rà; 2)<br />

essere in grado di trasmettere l’essenza<br />

delle informazioni raccolte a lettori che ne<br />

sanno (in genere) meno di noi. Il giornalismo<br />

è, come dice una parola abusata,<br />

“media”, cioè “mezzo”: nel senso che è<br />

a metà strada e fa da tramite tra i lettori<br />

che vogliono essere informati e quello<br />

che succede nel mondo. <strong>La</strong> nostra professionalità<br />

non si misura negli esperti<br />

che citiamo o nei termini specialistici<br />

che inseriamo, ma nell’essere capaci di<br />

trasformare fatti disordinati, parole non<br />

sempre comprensibili, diversi punti di<br />

vista, in ricostruzioni fedeli, testi logicamente<br />

ordinati e semplici, concetti comprensibili<br />

a tutti. Può sembrare banale,<br />

ma non lo è affatto, neppure oggi. Allora<br />

il giornalismo scientifico non esisteva. Il<br />

mondo della scienza, soprattutto in Italia,<br />

era lontano dai pensieri della gente, delle<br />

classi dirigenti, degli intellettuali. Nessuno<br />

(tranne Gianpiero) pensava che potesse<br />

essere fonte di “notizie”. Veniva guardato<br />

con rispetto, ma sentito estraneo. Se un<br />

giornale voleva occuparsi di scienza si<br />

affidava agli scienziati, non si pensava<br />

che fosse compito da giornalisti. Come<br />

se la scienza fosse qualcosa di simile alla<br />

filosofia, una disciplina interessante ma<br />

difficile e un po’ fossilizzata, da lasciare<br />

agli esperti. Senza tenere conto per gli<br />

esperti “semplificazione” è nella maggior<br />

parte <strong>dei</strong> casi una brutta parola. In pochi<br />

anni il lavoro di Gianpiero cambiò tutto.<br />

<strong>La</strong> scienza sfornava notizie a raffica su<br />

Panorama. E produceva grandi copertine.<br />

Era l’approccio scientifico che ci<br />

permetteva di spiegare perché le centrali<br />

nucleari fosse meglio<br />

non costruirle (e fu<br />

Panorama a guidare<br />

la battaglia che<br />

portò alla vittoria<br />

nel referendum). Era la scienza<br />

che ci permetteva di essere i primi<br />

a parlare di ambiente e inquinamento,<br />

di Aids o della fine <strong>dei</strong> dinosauri. Non<br />

solo. Quello che si faceva alla sezione<br />

scienza di Panorama era un giornalismo<br />

semplice e scarno, attentissimo ai fatti,<br />

molto anglosassone, tutto finalizzato a<br />

soddisfare i bisogni di conoscenza di<br />

lettori. Talvolta con rigore quasi talebano:<br />

c’era l’opportunità di intervistare un<br />

premio Nobel che passava da Milano<br />

Non ci interessava. A meno che ci potesse<br />

dare una notizia o un commento<br />

originale a qualche notizia. Gianpiero<br />

esigeva semplicità. Anche questo era<br />

rivoluzionario. I giornalisti tendevano a<br />

scrivere non per informare i lettori, ma<br />

per esibire ai loro interlocutori (gli esperti,<br />

e forse ancora di più i colleghi) la loro<br />

cultura. I lettori non capivano Non era<br />

rilevante. L’importante era far parte di<br />

quell’élite che monopolizzava le conoscenze.<br />

E che non aveva alcuna voglia<br />

di trasmettere ad altri un monopolio che<br />

significa potere. Non che adesso le cose<br />

siano molto cambiate. Quando vengo<br />

chiamato a parlare in qualche convegno,<br />

vengo definito un “divulgatore”. E<br />

ho l’impressione che pronuncino questa<br />

parola come se dicessero “un giornalista<br />

di serie B”, con il disprezzo che è insito<br />

nella sua etimologia: divulgare significa<br />

“rendere qualcosa volgare” parola che<br />

porta in sé le tracce del disprezzo con<br />

cui l’elite nobile guardava il “volgo”. Insomma:<br />

è una parola che la dice lunga<br />

sull’élitarismo della nostra cultura. Quello<br />

che ho imparato alla sezione scienza di<br />

Panorama è invece che divulgazione,<br />

intesa come semplicità, chiarezza (e mai<br />

banalizzazione) è l’essenza del giornalismo,<br />

e non solo di quello scientifico.<br />

E’ ciò che rende il giornalismo un vero<br />

strumento di democrazia, di diffusione<br />

di conoscenze, di crescita culturale: il<br />

suo presupposto fondamentale. Come<br />

ha insegnato il mio indimenticabile maestro,<br />

Gianpiero Borella, fondatore del<br />

giornalismo scientifico in Italia.<br />

Sandro Boeri<br />

Direttore di Focus<br />

14 Tabloid 2 / 2011


L’inchiesta<br />

l’opinione di Gianna Milano<br />

Il giornalismo scientifico<br />

non è un talk show tv<br />

Trent’anni fa, quando sono nate le prime pagine dedicate<br />

alla scienza, c’erano autorevoli maestri. Oggi è necessario<br />

districarsi tra fonti attendibili e senza conflitto d’interessi<br />

Difficile oggi per un giornalista scientifico<br />

districarsi tra nuove idee e marketing,<br />

tra vere scoperte e false partenze.<br />

C’è chi ritiene, non a torto, che<br />

da quando gli scienziati sono usciti dal<br />

chiuso <strong>dei</strong> loro laboratori accademici<br />

per diventare imprenditori, le possibilità<br />

di una comunicazione oggettiva e<br />

trasparente al pubblico su temi come<br />

sicurezza alimentare, OGM, ambiente,<br />

energia nucleare, riscaldamento globale,<br />

nuove terapie, biomedicina, si sia<br />

trasformata in un compito arduo. Le<br />

trappole di cui è costellato il percorso<br />

che introduce/descrive/propone una<br />

notizia scientifica sono rappresentate<br />

dalle profonde implicazioni economiche,<br />

politiche e sociali della ricerca e<br />

dello sviluppo tecnologico. L’interpenetrazione<br />

tra scienza e società è un dato<br />

di fatto ineliminabile. E l’interazione tra<br />

ciò che i ricercatori vanno scoprendo<br />

nei laboratori e ciò che questo comporta<br />

nella vita di ciascuno di noi, nelle<br />

scelte individuali e non, e nella cultura,<br />

dovrebbe far riflettere sulla speciale<br />

responsabilità di chi fa informazione<br />

scientifica attraverso i mass media.<br />

Esiste un’etica della comunicazione.<br />

Non solo quando si elargiscono notizie<br />

che riguardano la salute, ma anche<br />

quando si discutono temi controversi<br />

(come l’energia nucleare o la fecondazione<br />

assistita) che coinvolgono la vita<br />

di noi tutti oggi e quella delle generazioni<br />

future. D’obbligo sarebbe sorvegliare<br />

su qualità, correttezza, equilibrio,<br />

e accuratezza dell’informazione, senza<br />

farsi condizionare da idee preconcette.<br />

Contribuire al senso critico non significa<br />

essere “contro” la scienza. Per lo<br />

scienziato l’ansia di comunicare, di<br />

uscire allo scoperto e rendere pubblici<br />

i suoi risultati è diventata pressante:<br />

significa contribuire “alla costruzione<br />

di un consenso razionale il più vasto<br />

possibile” (Ziman). Serve anche a promuovere<br />

il suo lavoro: rendere pubblico<br />

ciò che la ricerca va scoprendo è oggi<br />

parte integrante della responsabilità<br />

di uno scienziato. Non c’è scienza se<br />

non c’è comunicazione della scienza<br />

(Goodhall). L’istituzione fondamentale<br />

della scienza è, sostengono in molti,<br />

il sistema di comunicazione che conferisce<br />

una forte dinamica al processo<br />

scientifico, contribuendo all’evoluzione<br />

stessa della scienza. Ma se i ricercatori<br />

sono spesso spinti nell’anticipare e nel<br />

divulgare i loro risultati (veri/preliminari/<br />

enfatizzati…) da interessi, pressioni e<br />

carriere che nulla hanno a che vedere<br />

con l’informazione o con la rappresentazione<br />

sociale che la gente si è fatta<br />

della scienza, i giornalisti fanno sempre<br />

più fatica a reperire fonti attendibili senza<br />

conflitti di interesse. Il percorso da<br />

compiere sembra essere oggi, per chi<br />

si accinge a fare giornalismo scientifico,<br />

particolarmente complesso e accidentato.<br />

Nelle redazioni i giornalisti<br />

specializzati, che trent’anni fa quando<br />

sono nate le prime pagine dedicate<br />

alla scienza, avevano autorevoli “maestri”,<br />

ora fanno fatica a difendere la<br />

loro professionalità. All’autorevolezza<br />

e all’attendibilità si privilegiano spesso<br />

clamore e sensazionalismo. Più che<br />

accrescere il cosiddetto “public understanding<br />

of science” si preferisce<br />

fare appello alle forti emozioni, come<br />

nei talk show televisivi. Le tensioni tra<br />

• Gianna Milano ha compiuto i suoi<br />

studi all’Università L.Bocconi. Si è<br />

specializzata in giornalismo scientifico<br />

all’Università di New York e al<br />

Massachusetts Institute of Technology<br />

(MIT), dove ha frequentato la Knight<br />

Science Journalism Fellowships. Al<br />

settimanale Panorama per oltre vent’anni<br />

si è occupata, prima come inviato poi<br />

come caporedattore, di divulgazione<br />

medica e scientifica. Oggi lavora come<br />

freelance per diverse testate.<br />

editori e giornalisti della carta stampata<br />

(e non) sono evidenti, ma può darsi che<br />

un aiuto (si dovranno pur confrontare<br />

con la multimedialità e la crossmedialità)<br />

possa venire da narrazioni alternative<br />

della scienza prodotte su blog, siti web,<br />

e social network di cittadini, consumatori,<br />

gruppi di interesse. Cambieranno<br />

le dinamiche di controllo e di comunicazione.<br />

Il pubblico, forse qualcuno non<br />

se n’è ancora accorto, sta acquisendo<br />

strumenti nuovi, competenze che lo<br />

aiutano a orientarsi, ad andare oltre lo<br />

stupore, a interpretare le notizie e capire.<br />

Il giornalismo scientifico non è a<br />

un capolinea. Anzi, si sta rinnovando,<br />

come è emerso da un simposio al Massachusetts<br />

Institute of Technology (MIT)<br />

di Boston, organizzato dalla Knight<br />

Science Journalism Fellowships. Sono<br />

ancora in molti a credere che senza una<br />

comunicazione pubblica della scienza<br />

non ci possa essere una vera società<br />

democratica della conoscenza. Informare<br />

in modo corretto, che sia scienza,<br />

politica, economia, rappresenta un<br />

esercizio di democrazia.<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

15


Le iniziative<br />

Primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />

BILANCIO 1 / LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE ALL’ASSEMBLEA DEL 23 MARZO<br />

Il nostro <strong>Ordine</strong> possibile<br />

Riparte la macchina del fare<br />

Approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2010 con un avanzo di esercizio di oltre 190<br />

mila euro e il preventivo 2011. Dopo la pausa elettorale sono ripresi a pieno ritmo i corsi di<br />

formazione e aggiornamento, le iniziative culturali e il lavoro sui procedimenti disciplinari<br />

di Letizia Gonzales*<br />

L’annuale incontro per l’assemblea<br />

generale del nostro <strong>Ordine</strong> è un’occasione<br />

per far partecipi tutti quanti<br />

delle iniziative messe in campo a favore<br />

della categoria. Innanzitutto voglio<br />

ringraziare i consiglieri e revisori<br />

<strong>dei</strong> conti per la partecipazione vigile<br />

e generosa alle molte sedute che dedichiamo<br />

all’andamento della nostra<br />

istituzione, ai procedimenti disciplinari,<br />

alle iniziative culturali e di formazione<br />

che sono un po’ il fiore all’occhiello di<br />

questo Consiglio.<br />

E’ stimolante per il presidente poter<br />

contare sull’intelligenza e sulla disponibilità<br />

<strong>dei</strong> colleghi eletti al compito<br />

non facile di gestire una comunità di<br />

oltre 25.000 colleghi sparsi sul territorio<br />

della Lombardia ed è per me molto<br />

confortante sentire l’appoggio e la<br />

stima di una bella squadra al servizio<br />

della categoria.<br />

Detto questo voglio anche ringraziare<br />

i dipendenti tutti per la disponibilità<br />

a lavorare su nuovi progetti, nuovi<br />

modelli di vita associativa, senza<br />

pregiudizi e preconcetti, con grande<br />

generosità e pazienza per far sì che<br />

l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia, il più grande<br />

d’Italia, diventi sempre di più un punto<br />

di riferimento nazionale e il motore<br />

dell’innovazione di un organismo vecchio<br />

di 48 anni.<br />

16 Tabloid 62 / 2007 2011


e 2 milioni<br />

919 mila<br />

314,66<br />

200000,000000<br />

È il totale a pareggio del bilancio<br />

chiuso il 31 dicembre 2010<br />

Avanzo di esercizio:<br />

e190.955,23 (-1,85 rispetto<br />

all’esercizio 2009 che era stato di<br />

e 194,5 mila).<br />

Spese legali: e167.223,14<br />

Gratuito patrocinio: e 16.848,00<br />

Assistenza giudiziale:<br />

e 25.929,91<br />

Aggiornamento professionale<br />

e iniziative culturali: 78.305,28<br />

Contributo Master Afg/Ifg: 70 mila<br />

Spese elettorali: e 148 mila<br />

Iniziative editoriali: e 155.721,95<br />

Quota trasferita all’<strong>Ordine</strong><br />

nazionale: e 1 milione<br />

e 199 mila 426<br />

Personale dipendente:<br />

e 498.608,27<br />

Sede: affitto e spese<br />

condominiali: e 127.213,06.<br />

0<br />

200000,000000<br />

216666,666667<br />

216666,666667<br />

233333,333333<br />

2010<br />

2009<br />

2008<br />

2007<br />

50000<br />

Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

2010<br />

2009<br />

2008<br />

2007<br />

2006<br />

100000 0<br />

Bilancio conto economico<br />

233333,333333<br />

250000,000000<br />

250000,000000<br />

266666,666667<br />

266666,666667<br />

283333,333333<br />

Bilancio conto economico<br />

Avanzo di esercizio<br />

150000<br />

100000 200000<br />

150000 250000<br />

283333,333333<br />

300000,000000<br />

200000 300000<br />

250000 350000<br />

300000,000000<br />

2.919.314,66<br />

2.889.683,13<br />

2.849.161,45<br />

2.837.029,57<br />

300000<br />

190.955,23<br />

194.564,30<br />

307.974,70<br />

224.617,23<br />

41.467<br />

350000<br />

Dati espressi in Euro<br />

Ringrazio anche i consiglieri nazionali<br />

eletti con noi all’ultima tornata elettorale,<br />

per il prezioso contributo culturale<br />

ed il sostegno alle nostre iniziative<br />

nel corso <strong>dei</strong> lavori in terra romana.<br />

Vorrei ricordare poi ancora una volta<br />

ai nostri iscritti che il tempo e il lavoro<br />

messo a disposizione da tutti noi per<br />

svolgere l’attività consigliare, non è retribuito<br />

da gettoni di presenza, benefit,<br />

o quant’altro, come molti credono.<br />

Ecco perché attribuiamo un grande<br />

valore al riconoscimento da parte<br />

degli iscritti del buon lavoro fatto come<br />

compenso morale ai nostri sforzi.<br />

Penso però che in futuro dovremo<br />

considerare di rivedere i nostri nobili<br />

principii del volontarismo se vogliamo<br />

far sedere in Consiglio anche qualche<br />

freelance, come rappresentante di un<br />

professionismo oramai molto diffuso<br />

non soltanto in Lombardia.<br />

<strong>La</strong>vorare all’<strong>Ordine</strong> significa non<br />

perdere mai di vista etica e deontologia,<br />

il buon governo cioè della<br />

nostra professione senza trascurare<br />

però le innovazioni tecnologiche e<br />

tutte le novità del mercato editoriale.<br />

Occorrono quindi anche in questa<br />

istituzione, giornalisti con nuovi profili<br />

professionali, quei profili emergenti<br />

conseguenti alle nuove strategie di<br />

comunicazione, che richiedono innovazione<br />

anche in campo deontologico.<br />

Il bilancio che presentiamo oggi, a cavallo<br />

tra il primo e il secondo mandato<br />

della mia presidenza dell’<strong>Ordine</strong> della<br />

Lombardia, mi permette di poter dire<br />

una cosa: affrontiamo il prossimo triennio<br />

con relativa tranquillità economica<br />

che ci potrà consentire d’incrementare<br />

le attività legate alla formazione permanente,<br />

all’aggiornamento professionale<br />

soprattutto <strong>dei</strong> freelance e alle iniziative<br />

culturali in genere.<br />

L’oculata, prudente e attenta gestione<br />

economica del triennio scorso ci ha<br />

dato modo, infatti, di portare l’avanzo<br />

di esercizio dai 41mila euro del 2006 ai<br />

circa 200mila attuali. Con questa solida<br />

base potremo così dedicare più risorse<br />

al servizio della categoria.<br />

Passiamo ora all’esame più dettagliato<br />

<strong>dei</strong> dati di bilancio che rappresentano<br />

in cifre l’attività dell’<strong>Ordine</strong> nel<br />

2010/2011.<br />

Le spese più significative<br />

Le spese più rilevanti sostenute riguardano:<br />

la quota di competenza<br />

inviata al Consiglio nazionale, pari a<br />

€ 1.199.462,50, che rappresenta da<br />

sola, circa il 43,96% <strong>dei</strong> costi totali<br />

dell’esercizio; le spese per il personale<br />

dipendente per € 498.608,27,<br />

pari al 18,27% circa del totale d’esercizio;<br />

l’affitto e le spese condominiali<br />

che ammontano a € 127.213,06,<br />

pari al 4,66% circa del totale d’esercizio;<br />

le spese legali e le consulenze<br />

cosi suddivise: spese legali e notarili<br />

€ 76.898,64; consulenza legale<br />

€ 9.360,00; gratuito patrocinio assistenza<br />

legale € 16.848,00; gratuita<br />

assistenza giudiziale € 25.929,91;<br />

spese delibere per praticanti d’ufficio<br />

€ 13.478,40; gratuito patrocinio<br />

assistenza fiscale € 21.499,92;<br />

consulenza informatica € 3.207,97;<br />

per un totale di € 167.223,14 pari al<br />

6,13% circa del totale d’esercizio.<br />

Queste sole quattro voci costituiscono<br />

il 73% circa della nostra spesa annua.<br />

Si ricorda, infine, che i costi sostenuti<br />

per le elezioni del 2010, pari a<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

17


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

€ 148.290,41 sono stati interamente<br />

coperti con l’utilizzo del Fondo Spese<br />

Pluriennali.<br />

Funzionamento<br />

dell’istituzione<br />

Alla fine del 2010 il nostro Albo e i nostri<br />

Elenchi davano un aggiornamento<br />

a una quota totale di 25.251 iscritti. <strong>La</strong><br />

pianta organica del personale è invece<br />

rimasta la stessa di 45 anni fa. Si deve<br />

quindi alla dedizione del personale<br />

se l’attività di sportello e la macchina<br />

burocratica e organizzativa dell’<strong>Ordine</strong><br />

funziona a dovere. Nel corso del<br />

2010 sono aumentati i professionisti e<br />

i pubblicisti, diminuiti i praticanti e gli<br />

iscritti all’elenco speciale, ma il totale<br />

degli iscritti conferma che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />

giornalisti della Lombardia è il più numeroso<br />

d’Italia.<br />

Ecco la suddivisione nel dettaglio al<br />

31/12/2010:<br />

Professionisti: 8.006<br />

Pubblicisti: 13.627<br />

Praticanti: 470<br />

Elenco Speciale: 3.151.<br />

Questo vuol dire che il 54% della<br />

categoria, in Lombardia, è costituito<br />

da pubblicisti mentre i professionisti<br />

costituiscono il 31,7% degli iscritti, i<br />

praticanti l’1,9% e gli iscritti all’elenco<br />

speciale il 12,4%. Il dato più evidente<br />

è che i praticanti sono diminuiti sostanzialmente<br />

di un terzo rispetto all’anno<br />

precedente, il 2009, anno che aveva visto<br />

la quota di praticanti di fatto stabile<br />

rispetto al 2008. Si conferma invece la<br />

tendenza alla femminilizzazione della<br />

professione e al progressivo aumento<br />

di laureati tra i professionisti. Le donne<br />

iscritte all’<strong>Ordine</strong> della Lombardia sono<br />

infatti 10.086 (il dato è aggiornato al 28<br />

febbraio 2011. Nel 2009 erano 9.902<br />

e l’anno precedente, nel 2008, erano<br />

8.901) pari al 39,97% (era il 38,5%<br />

nel 2009) così suddivise: 3.602 professioniste,<br />

5.634 pubbliciste, 236 praticanti,<br />

614 iscritte all’elenco speciale.<br />

<strong>La</strong> percentuale delle donne giornaliste<br />

sale invece al 42,82% (lo scorso anno<br />

era il 42,6%) se consideriamo esclusivamente<br />

i professionisti, pubblicisti<br />

e praticanti (escludendo cioè l’elenco<br />

speciale). Si conferma comunque,<br />

anche nel 2010 (come accade ormai<br />

da qualche anno), il maggior numero<br />

Affitto e spese<br />

condominiali<br />

Spese legali<br />

e consulenze<br />

6,13<br />

Attività<br />

e iniziative culturali<br />

4,66<br />

di donne tra i praticanti rispetto agli<br />

uomini (un’ulteriore prova del fatto che<br />

il futuro della professione è sempre più<br />

rosa) e il progressivo <strong>legge</strong>ro aumento<br />

delle donne sul totale degli iscritti.<br />

Il lavoro del Consiglio<br />

A esclusione del mese di agosto, nel<br />

2010 si sono tenute 26 riunioni di Consiglio<br />

e 89 in totale da giugno 2007 (inizio<br />

della mia presidenza) fino a fine febbraio<br />

2011. Notevole la mole di lavoro<br />

svolta dai consiglieri e quindi anche dal<br />

personale nonostante l’appuntamento<br />

elettorale di fine maggio abbia necessariamente<br />

distolto parte degli sforzi<br />

a garantire l’efficienza della macchina<br />

organizzativa elettorale senza nulla togliere<br />

alla routine quotidiana.<br />

I procedimenti disciplinari<br />

Gli esposti esaminati nel corso del<br />

2010 sono stati 103, alcuni <strong>dei</strong> quali<br />

particolarmente delicati. I colleghi<br />

sanzionati sono stati 7, di cui uno con<br />

sospensione a 2 mesi e uno con sospensione<br />

a 6 mesi. Dei rimanenti, 36<br />

provvedimenti disciplinari sono stati<br />

archiviati, 1 assolto, 8 trasferiti ad altro<br />

<strong>Ordine</strong>, 34 sospesi e 17 rimangono<br />

aperti. Nel ricordare che un provvedimento<br />

disciplinare non si esaurisce<br />

nella sola fase della sanzione, ma<br />

presuppone un lungo e meticoloso<br />

iter d’istruttoria a garanzia di chiunque<br />

viene fatto oggetto di un esposto,<br />

Bilancio 2010 uscite<br />

26,97<br />

43,96<br />

18,27<br />

Quote Consiglio<br />

Nazionale<br />

Personale<br />

dipendente<br />

Dati espressi in percentuali<br />

voglio precisare e ribadire lo spirito di<br />

assoluta imparzialità, di serena e democratica<br />

discussione all’interno del<br />

Consiglio su tutti i casi che sono stati<br />

presi in esame. Anche su quelli che<br />

hanno avuto più clamore di altri a<br />

causa della notorietà <strong>dei</strong> personaggi<br />

coinvolti. Mai è venuta meno quella<br />

linea di rispetto che ha contraddistinto<br />

questo Consiglio nello scorso triennio<br />

e continuerà a scandire le istruttorie e<br />

le sentenze fino alla fine del mio mandato.<br />

Non può mancare comunque la<br />

massima e adeguata trasparenza delle<br />

singole sanzioni con la pubblicazione<br />

sul sito dell’<strong>Ordine</strong> di quei provvedimenti<br />

che sono giunti a sanzione. Il<br />

tasso di litigiosità tra i colleghi risulta in<br />

diminuzione ma numerose rimangono<br />

le violazioni deontologiche elementari<br />

dovute a disattenzione e/o a mancata<br />

verifica delle fonti d’informazione ed<br />

alla <strong>legge</strong>rezza nel pubblicare dati<br />

sensibili. Rimane il problema dello<br />

snellimento delle procedure (almeno<br />

in alcuni casi basterebbe mettere a<br />

punto una forma di conciliazione),<br />

per garantire, se non una tempestività<br />

d’intervento, almeno tempi ragionevoli<br />

dal ricevimento di un esposto<br />

alla sentenza. Tengo a precisare che<br />

tutto il lungo e delicato lavoro sui<br />

disciplinari si è svolto, in particolare,<br />

con il prezioso contributo di due consiglieri:<br />

Mario Consani e l’avvocato<br />

<strong>La</strong>ura Hoesch.<br />

18 Tabloid 2 / 2011


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

Elenco speciale<br />

Praticanti<br />

1,9<br />

Iscritti OdG Lombardia 2010<br />

12,4<br />

31,7<br />

54,0<br />

Professionisti<br />

Pubblicisti<br />

Borse di studio e formazione<br />

Sono continuate nel corso del 2010<br />

le iniziative relative alle borse di studio,<br />

i corsi di aggiornamento e di formazione<br />

permanente che abbiamo<br />

inaugurato nel triennio scorso e che,<br />

vista la partecipazione e il successo<br />

ottenuto, avevamo promesso di continuare.<br />

Le borse di studio sono state<br />

15 e unicamente legate al seminario<br />

di redattore sociale in collaborazione<br />

con la Comunità di Capodarco di don<br />

Vinicio Albanesi. I corsi invece sono<br />

stati intensificati e opportunamente<br />

diversificati a seconda delle pressanti<br />

nuove richieste <strong>dei</strong> colleghi freelance<br />

che, grazie ai corsi di aggiornamento,<br />

possono tornare a essere competitivi<br />

sul mercato del lavoro. I corsi di formazione<br />

che abbiamo organizzato nel<br />

2010 (in gran parte a numero chiuso per<br />

esigenze didattiche) sono stati sette e<br />

hanno visto la partecipazione di 218<br />

colleghi. In particolare ricordo i corsi<br />

di web 2.0, quello sull’utilizzazione della<br />

web camera, quello di giornalismo<br />

scientifico (corso base e avanzato) e<br />

quello di economia su come <strong>legge</strong>re<br />

un bilancio nonché i corsi, due, sulla<br />

sanità e cronaca nell’emergenza e<br />

su come comunicare l’emergenza.<br />

Riceviamo continuamente richieste<br />

di organizzazione di nuovi corsi di<br />

aggiornamento. Faremo il possibile,<br />

nei limiti che ci consentono le forze<br />

disponibili, convinti che oggi più che<br />

mai corsi di questo tipo possono servire<br />

a dare un piccolo ma sostanziale<br />

contributo in favore <strong>dei</strong> freelance per<br />

“stare sul mercato” e rappresentare<br />

anche un momento d’incontro solidale<br />

fra chi è rimasto fuori dal lavoro. I<br />

corsi che teniamo sono infatti gratuiti<br />

per disoccupati e inoccupati e la frequenza<br />

costa la cifra simbolica di 30<br />

euro per gli altri.<br />

Ufficio relazione col pubblico<br />

Come nel triennio scorso i colleghi<br />

Stefano Gallizzi, <strong>La</strong>ura Mulassano e<br />

Paolo Pirovano si alternano per ricevere<br />

tutti i giorni, soprattutto pubblicisti<br />

e praticanti: circa un migliaio anche<br />

quest’anno. Una volta alla settimana<br />

sono presenti l’avvocato Luisella Nicosia<br />

e il fiscalista Salvatore Gentile:<br />

circa duemila incontri con gli iscritti per<br />

ciascuno, tra diretti nella sede dell’<strong>Ordine</strong>,<br />

telefonici o tramite mail. Le caratteristiche<br />

che si erano manifestate<br />

in modo evidente nel 2009 del lavoro<br />

precario e del disagio <strong>dei</strong> freelance si<br />

sono ancor più acuite nel corso del<br />

2010. Questa tendenza traspare in tutta<br />

la sua drammaticità nelle relazioni<br />

dell’avvocato e del commercialista che<br />

fotografano un mercato del lavoro preoccupante<br />

che certo non agevola la<br />

professionalità e la deontologia. Persistono<br />

contrapposizioni pericolose tra<br />

chi lavora al desk e chi collabora come<br />

freelance. E si aggrava l’inadempienza<br />

degli editori nei confronti di diritti<br />

elementari e nel riconoscimento di<br />

giuste retribuzioni a fronte del lavoro<br />

garantito dai freelance. <strong>La</strong> particolarità<br />

più evidente, nel 2010, è stata, in ogni<br />

caso, l’esplosione della difficoltà <strong>dei</strong><br />

piccoli editori nel sostenere i pagamenti<br />

pattuiti anche agli stessi dipendenti,<br />

a causa, nella maggior parte <strong>dei</strong> casi,<br />

di ritardi nei pagamenti <strong>dei</strong> fornitori e<br />

degli investitori pubblicitari. Nel 2010<br />

Dati espressi in percentuali<br />

il nostro ufficio fiscale ha predisposto<br />

circa 150 dichiarazioni di cui il 75%<br />

rappresentati dal Modello 730 mentre<br />

grazie al nostro ufficio legale sono stati<br />

recuperati crediti a favore degli iscritti<br />

per 54.650 euro.<br />

Corsi praticanti<br />

In primavera e in autunno si sono svolti,<br />

come di consueto, i due corsi per i<br />

praticanti della Lombardia. Vi hanno<br />

partecipato circa 160 colleghi. E, come<br />

saprete, abbiamo continuato la formula<br />

inaugurata durante lo scorso triennio<br />

concentrando la frequenza e riducendo<br />

il costo a carico <strong>dei</strong> singoli partecipanti:<br />

il corso si tiene in 6 giorni per un totale<br />

di 50 ore complessive e costa 150 euro.<br />

Dall’autunno 2010 in poi e fino alla fine<br />

dell’attuale mandato i corsi per i praticanti<br />

sono gestiti dal collega consigliere<br />

Gabriele Dossena, che ha raccolto il<br />

testimone da Alberto Comuzzi. Come<br />

sapete, i corsi sono obbligatori e chi<br />

non partecipa ai corsi regionali deve<br />

effettuare quello che l’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />

tiene a Fiuggi oppure seguire quello<br />

online. E’ un appuntamento importante<br />

per il futuro della categoria perché dà<br />

elementi utili per capire come si sta<br />

evolvendo la professione ma soprattutto<br />

fornisce la possibilità di un apprendimento<br />

e di una sana abitudine alle<br />

regole della deontologia che è materia<br />

delicata e imprescindibile dell’<strong>Ordine</strong><br />

professionale.<br />

Sportello cronaca<br />

E’ in <strong>legge</strong>ro aumento il numero <strong>dei</strong><br />

colleghi che si rivolge all’Osservatorio<br />

sulla cronaca con lo sportello che abbiamo<br />

inaugurato nell’ottobre 2008.<br />

Nel corso del 2010 sono stati infatti<br />

una trentina i casi che hanno richiesto<br />

la consulenza e l’intervento dello<br />

sportello coordinato dal consigliere (e<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

19


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

cronista giudiziario) Mario Consani in<br />

collaborazione con Alessandro Galimberti<br />

(Il Sole 24Ore e Unione nazionale<br />

cronisti), gli avvocati Guido Camera e<br />

Caterina Malavenda e del professor<br />

Marco Cuniberti, docente di diritto<br />

dell’informazione e dell’informatica.<br />

Premi<br />

Due i premi che abbiamo patrocinato<br />

e finanziariamente sostenuto<br />

con un contributo: il Premio Guido<br />

Vergani cronista dell’anno e il Premio<br />

Mauro Gavinelli. Numerose sono le<br />

richieste che ci arrivano. Nel solco<br />

di una tradizione ormai consolidata<br />

preferiamo concentrare l’attenzione<br />

su due premi che secondo noi hanno<br />

un elevato impegno professionale e<br />

incentivano le giovani generazioni<br />

ad affrontare la professione con la<br />

necessaria serietà.<br />

Master in giornalismo<br />

C’è un’importante novità che riguarda<br />

l’Associazione Walter Tobagi che gestisce<br />

la scuola di giornalismo Ifg in<br />

convenzione con l’Università Statale di<br />

Milano. Come forse non tutti ricordano,<br />

due anni fa nel mese di aprile nacque<br />

il Master biennale Ifg Walter Tobagi/<br />

Università Statale di Milano, frutto di<br />

un accordo fra la storica scuola di<br />

giornalismo dell’<strong>Ordine</strong> lombardo Ifg<br />

De Martino e la Statale di Milano. Da<br />

quest’anno, con la nuova convenzione<br />

che andremo a firmare nel prossimo<br />

mese di aprile il biennio di formazione<br />

alla professione sarà uno solo. Questo<br />

significa che le tre istituzioni <strong>Ordine</strong>,<br />

• Da sinistra Roberto Marcianesi<br />

(commercialista), Gaetano Belloni<br />

(presidente revisori), Filippo <strong>La</strong>urini<br />

(notaio), Letizia Gonzales (presidente<br />

OdG Lombardia), Stefano Gallizzi<br />

e Paolo Pirovano (rispettivamente vice<br />

presidente e segretario OdG Lombardia)<br />

Associazione Walter Tobagi per la<br />

formazione al giornalismo e l’Università<br />

Statale hanno consapevolmente<br />

scelto di rinunciare a un biennio di<br />

formazione per 30 nuovi allievi, perché<br />

abbiamo ritenuto che l’attuale<br />

mercato del lavoro non riesca più ad<br />

assorbire tutti i praticanti delle scuole<br />

in aggiunta a quelli normali o d’ufficio.<br />

Siamo convinti che essendo diminuita<br />

la capacità di assorbimento del mercato<br />

occorra non solo rallentare i nuovi<br />

accessi ma anche offrire percorsi di<br />

ulteriore specializzazione da attivare<br />

presso la Scuola. Con l’Università è<br />

allo studio un interessante percorso<br />

formativo di perfezionamento successivo<br />

al Master nei settori economia<br />

e finanza, giornalismo sportivo e<br />

giornalismo scientifico. Il progetto è in<br />

fase di approfondimento ma la nostra<br />

intenzione è riuscire a metterlo in cantiere<br />

per fine anno. Si tratta di due o tre<br />

mesi di perfezionamento per giovani<br />

giornalisti che aspirano a dedicarsi a<br />

questi settori, perché siamo convinti<br />

che anche i nuovi media dell’online<br />

richiedano sempre di più figure professionali<br />

altamente specializzate nei<br />

campi più evoluti della comunicazione.<br />

L’<strong>Ordine</strong> in virtù della sua missione<br />

formativa sosterrà con mezzi economici<br />

adeguati gli sforzi organizzativi<br />

dell’Università. E’ insomma un passo<br />

avanti oltre il Master di giornalismo<br />

che, lasciatemelo dire, consente alla<br />

Lombardia di misurarsi sempre di più<br />

con il futuro. Accanto a questi corsi di<br />

specializzazione sono allo studio altri<br />

percorsi di formazione permanente,<br />

per rispondere alla grande richiesta di<br />

aggiornamento da parte della categoria.<br />

Purtroppo gli editori hanno fatto<br />

ben poco per riconvertire i giornalisti alle<br />

tecnologie più avanzate e le conseguenze<br />

sono i disastri che incontriamo<br />

tutti i giorni. Noi cercheremo di mettere<br />

a disposizione <strong>dei</strong> colleghi tutte quelle<br />

risorse economiche, organizzative e<br />

progettuali che discendono dalla buona<br />

gestione economica del nostro ente<br />

e dal significativo avanzo di bilancio<br />

anche di quest’anno, che ci consente<br />

di essere ottimisti nella progettazione<br />

di future iniziative. Mi auguro che le<br />

promozioni culturali e formative attuate<br />

dal nostro ente possano determinare<br />

investimenti da parte di chi ha a cuore<br />

il giornalismo consapevole di cui abbiamo<br />

così tanto bisogno.<br />

Comunicazione e New Tabloid<br />

Quest’anno l’attività editoriale dell’<strong>Ordine</strong><br />

si è arricchita con prodotti nuovi.<br />

Oltre e insieme al giornale, che tra l’altro<br />

ci viene richiesto sempre più spesso<br />

da Università e altri enti anche al<br />

di fuori della nostra regione, abbiamo<br />

redatto e prodotto i Quaderni dell’<strong>Ordine</strong>:<br />

uno sulla deontologia e l’altro sul<br />

massimario delle sentenze disciplinari.<br />

I Quaderni sono uno strumento editoriale<br />

di divulgazione che intendiamo<br />

continuare a utilizzare perché di facile<br />

e veloce consultazione. L’altra iniziativa<br />

editoriale che abbiamo curato è quella<br />

della pubblicazione del Contratto di<br />

lavoro giornalistico commentato dagli<br />

avvocati Maurizio Borali e Stefano<br />

Chiusolo. Quest’ultima iniziativa era<br />

stata inaugurata, come ricorderete, dal<br />

mio predecessore e abbiamo ritenuto<br />

utile continuare la divulgazione commentata<br />

delle norme che disciplinano<br />

il lavoro <strong>dei</strong> dipendenti.<br />

Convegni<br />

Stiamo preparando un bel convegno<br />

sull’etica nella nostra professione in<br />

collaborazione con Enrico Finzi e Astra<br />

Ricerche, per continuare il monitoraggio<br />

sulla professione che abbiamo<br />

inaugurato durante la passata consigliatura.<br />

Contiamo dopo un primo<br />

confronto ristretto fra noi professionisti<br />

dell’informazione, di allargare successivamente<br />

il campo della discussione<br />

a editori, comunicatori, operatori pub-<br />

20 Tabloid 6 / 2007


0<br />

3000<br />

3000<br />

6000<br />

blicitari attraverso un dibattito aperto<br />

al pubblico. Il convegno si svolgerà<br />

nell’aula Magna della Statale il prossimo<br />

ottobre.<br />

Spese legali<br />

Sono <strong>legge</strong>rmente diminuite le spese<br />

legali. Il motivo è da ricondurre al<br />

fatto che la litigiosità ereditata da<br />

vecchi contenziosi si è un po’ attenuata.<br />

Il costo complessivo è passato<br />

da € 185.000,89 del 2009 ai<br />

167.223,14 del 2010, ma in particolare<br />

sono scese le spese legali e notarili<br />

dai precedenti € 104.749,12 agli<br />

attuali 76.898,64. Abbiamo invece<br />

garantito, come sempre, il gratuito<br />

patrocinio dell’assistenza legale per<br />

un totale di € 16.848,00 e il gratuito<br />

patrocinio per l’assistenza fiscale<br />

per € 21.499,92 nonché l’assistenza<br />

giudiziale per € 25.929,91 mentre le<br />

spese per le delibere <strong>dei</strong> praticanti<br />

d’ufficio sono costate € 13.478,40.<br />

0<br />

0<br />

Conclusioni<br />

Il 2010 è stato l’anno delle elezioni per<br />

il rinnovo delle cariche, ma le spese<br />

elettorali non hanno intaccato in alcun<br />

modo la buona gestione economica<br />

dell’<strong>Ordine</strong> che per il quarto anno<br />

consecutivo ha registrato un avanzo<br />

d’esercizio di tutto rispetto. Le iniziative<br />

del Consiglio sono state nel<br />

segno della continuità con il triennio,<br />

puntando molto sui corsi di formazione<br />

e aggiornamento soprattutto per<br />

i colleghi freelance e sugli interventi<br />

relativi al rispetto della deontologia<br />

professionale.<br />

5000<br />

10000<br />

Bilancio preventivo<br />

Mentre prosegue il monitoraggio degli<br />

iscritti morosi, manterremo quella<br />

dovuta attenzione, nel recupero delle<br />

quote, ai colleghi che si trovano in difficoltà<br />

economiche. D’accordo con i<br />

sindaci l’avanzo di bilancio del 2010<br />

pari a € 190.955,23 sarà così ripartito:<br />

€ 55.000 al Fondo adempimenti pluriennali;<br />

€ 7.000 al Fondo condono<br />

quote; € 53.000 all’aggiornamento<br />

professionale; € 26.000 alle attività<br />

editoriali; € 49.955 al Fondo iniziative<br />

culturali.<br />

*presidente<br />

<strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />

0<br />

0<br />

0<br />

0<br />

Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

3000<br />

3000<br />

3000<br />

3000<br />

6000<br />

9000<br />

9000<br />

6000<br />

Iscritti <strong>Ordine</strong> Lombardia<br />

Professionisti<br />

3000<br />

0<br />

6000<br />

6000<br />

6000<br />

6000<br />

12000<br />

al 28/02/2011<br />

2007 7.187<br />

2008<br />

2009<br />

7.532<br />

7.845<br />

2010 8.006<br />

Pubblicisti<br />

9000<br />

9000<br />

9000<br />

9000<br />

15000<br />

9000 6000<br />

12000 3000<br />

12000<br />

12000<br />

12000<br />

12000<br />

15000<br />

2007<br />

12.553<br />

2008<br />

2009<br />

12.972<br />

13.319<br />

2010 13.627<br />

Praticanti<br />

2007 712<br />

2008<br />

2009<br />

615<br />

611<br />

2010 470<br />

Elenco Speciale<br />

2007 3.365<br />

2008<br />

2009<br />

3.356<br />

3.313<br />

2010 3.151<br />

15000 3000<br />

2007<br />

2008<br />

2009<br />

2010<br />

Totale<br />

20000<br />

15000<br />

15000<br />

15000<br />

25000<br />

23.817<br />

24.475<br />

25.088<br />

25.251<br />

12000 9000<br />

15000 6000<br />

30000<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

21


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

SITUAZIONE PATRIMONIALE<br />

Attività<br />

Immobilizzazioni immateriali 3.186,42<br />

Immobilizzazioni materiali 187.872,46<br />

Cassa denaro 2.687,53<br />

C/C bancari 186.345,08<br />

C/C postale 39.559,32<br />

Investimenti pronti c/termine 502.436,42<br />

Depositi cauzionali 20.406,60<br />

Riman. finali cancelleria 10.654,40<br />

Riman. finali tessere 9.510,00<br />

Crediti vs/clienti 13.920,00<br />

Ina c/liquidazioni 151.467,11<br />

Crediti vs/Inail 2.295,09<br />

Dipendenti c/prestiti 9.680,29<br />

Crediti per quote anni precedenti 507.850,00<br />

Ratei e risconti 2.376,95<br />

Crediti in contenzioso 56.055,88<br />

Fatture da emettere 360,00<br />

Totale attivita’ 1.706.663,55<br />

ORDINE DEI GIORNALISTI<br />

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA<br />

BILANCIO DAL 01/01/2010 AL 31/12/2010<br />

(GLI IMPORTI SONO ESPRESSI IN EURO)<br />

f.do passivita’ Passività amm.to immobilizzazioni<br />

materiali f.do Fondo amm.to amm.to immobilizzazioni<br />

immobil. materiali 101.725,59 156.588,02<br />

fatture materiali Fatture da da ricevere 101.725,59 32.556,84 7.856,52<br />

fondo fatture Fondo tfr da tfr ricevere dipendenti 150.238,93 188.065,85<br />

7.856,52<br />

ferie fondo Ferie e tfr 14^ e 14^ dipendenti da da pagare 150.238,93 21.892,11 8.401,93<br />

debiti ferie Debiti e 14^ vs/fornitori da pagare 36.862,88 47.757,73<br />

8.401,93<br />

consiglio debiti Consiglio vs/fornitori naz. naz. c/liquidaz. 169.543,12 79.344,24<br />

36.862,88<br />

f.do consiglio Fondo contributi contributi naz. c/liquidaz. produttivita’ incentivazione 18.013,31<br />

79.344,24 18.472,66<br />

inps f.do Inps contributi c/contributi produttivita’ 10.058,00<br />

18.013,31 10.960,30<br />

f.do inps Fondo produttivita’ c/contributi incentivazione 74.006,99<br />

10.058,00 72.927,55<br />

esattoria f.do Esattoria produttivita’ c/irpef 74.006,99 2.029,06 896,99<br />

esattoria Esattoria c/rit. c/irpef c/rit. d’acconto 1.555,25 3.338,41<br />

896,99<br />

rivalutazione esattoria Rivalutazione c/rit. tfr d’acconto tfr da da versare 1.555,25 486,87 000,00<br />

casagit rivalutazione Casagit tfr da versare 525,45<br />

486,87 548,45<br />

trattenute casagit Trattenute sindacali 272,80<br />

525,45 223,58<br />

inps trattenute Add. collaboratori reg. sindacali Irpef 227,00<br />

272,80 329,61<br />

debiti inps Add. collaboratori per com. finanz. Irpef dipendenti 261,00<br />

227,00 64,77<br />

f.do debiti Fondo irap per Irap finanz. dipendenti 2.793,27<br />

261,00 000,00<br />

fondi f.do Fondi irap accantonamento 414.333,41 783.629,23<br />

2.793,27<br />

totale fondi Debiti accantonamento passivita’ v/inail 907.860,43<br />

414.333,41 22,02<br />

avanzo totale Debiti passivita’ d’esercizio v/dipendenti 307.974,70<br />

907.860,43 2.143,71<br />

totale avanzo Anticipo a d’esercizio pareggio quote Esatri 1.345.263,41<br />

224.617,23 3.485,30<br />

totale Costi Ratei a e pareggio risconti 1.132.477,66 1.130,00<br />

Totale passivita’ 1.515.708,32<br />

Totale avanzo d’esercizio 190.955,23<br />

Totale a pareggio 1.706.663,5<br />

CONTO ECONOMICO<br />

Consiglio nazionale 1.199.462,50<br />

Spese per il personale 476.812,24<br />

Informatizzazione uffici 456,00<br />

Affitti e spese condominiali 127.213,06<br />

Pulizia uffici/materiale per pulizia 24.946,91<br />

Assist./manut./mobili e macchine 6.221,88<br />

Assistenza software 15.914,15<br />

Noleggio attrezzatura ufficio 3.454,01<br />

Luce/acqua/gas 4.327,00<br />

Postelegrafoniche 18.114,27<br />

Utenza telefonica 13.302,70<br />

Cancelleria e stampati 18.436,68<br />

Assicurazioni 5.834,00<br />

Tessere professionali 13.000,00<br />

Valori bollati e vidimazioni 1.334,99<br />

Spese trasporto 2.412,00<br />

Spese e consul. legali e notarili 86.258,64<br />

Spese amministrative 59.373,96<br />

Spese bancarie c/c postali 5.448,44<br />

Spese funzionamento ufficio e varie 34.296,66<br />

Abbuoni e sconti passivi 32,36<br />

Collaborazioni co.co.co 30.222,89<br />

Premiazione 50 anni di albo 7.200,00<br />

Spese convoc. assemblea 29.159,24<br />

Rimborsi spese consiglieri 15.865,69<br />

Libri/giornali riviste/cd rom 6.858,50<br />

Assistenza giudiziale 25.929,91<br />

Contributo Inps collaboratori 3.339,54<br />

Gratuito patroc. ass. leg. fisc. 38.347,92<br />

Spese delibere praticanti d’ufficio 13.478,40<br />

Consulenza informatica 3.207,97<br />

Omaggi e beneficenze 695,00<br />

Costi pubblicazione Tabloid 156.395,95<br />

Spese iniziative culturali 77.610,28<br />

Commissioni esatri <strong>legge</strong> 278/1992 63.606,88<br />

Sopravv. passive 912,40<br />

Contributo pro Ifg 70.000,00<br />

Irap 23.640,80<br />

Imposte e tasse 679,50<br />

Quote praticanti Statale-Iulm-Cattolica 10.600,00<br />

Quote amm.to immobilizzazioni 27.673,02<br />

Noleggio apparecc. elettronica 6.373,09<br />

Totale costi 2.728.359,43<br />

Avanzo d’esercizio 190.955,23<br />

Totale a pareggio 2.919.314,66<br />

Ricavi<br />

Quote iscrizione profess. prat. 2.069.090,00<br />

Quote elenco speciale 327.400,00<br />

Diritti di segreteria 132.076,00<br />

Tasse iscr. prat.+prof. 111.600,00<br />

Tessere professionali 12.600,00<br />

Interessi attivi 1.618,18<br />

Corso praticanti 22.950,00<br />

Corsi di aggiornamento 1.830,00<br />

Indennita’ di mora 7.509,83<br />

Esami cultura generale 200,00<br />

Abbuoni e sconti attivi 7,73<br />

Aggi su quote cnog 179.919,38<br />

Quote praticanti Statale-Iulm-Cattolica 10.600,00<br />

Interessi su titoli 2.436,42<br />

Sopravvenienze /Plusvalenze 5.992,30<br />

Tessere c/rim. finali 9.510,00<br />

Rimanenze finali cancelleria 10.654,40<br />

Tessere c/rim. iniziali -1.600,00<br />

Rimanenze iniziali cancelleria - 11.463,90<br />

Pubblicita’ tabloid 7.560,00<br />

Altri ricavi 18.824,32<br />

Totale ricavi 2.919.314,66<br />

22 Tabloid 2 / 2011


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

RAFFRONTI 2010/2009<br />

Stato patrimoniale attivo 2010 2009<br />

Totale Immobilizzazioni Immateriali 3.186 9.318<br />

Materiali (lordo) 3.186 147.954<br />

Ammortamenti 156.588 113.840<br />

Totale Immobilizzazioni materiali 31.284 34.114<br />

Totale Immobilizzazioni 34.470 43.432<br />

Attivo circolante<br />

Rimanenze 20.164 13.064<br />

Crediti<br />

- entro 12 mesi 1.188.209 688.176<br />

- oltre 12 mesi 76.263 76.263<br />

Totale crediti 1.264.472 769.855<br />

Disponibilità liquide 228.592 560.864<br />

Totale attivo circolante 1.513.228 1.338.367<br />

Ratei e risconti 2.377 5.432<br />

Totale attivo 1.550.075 1.387.231<br />

Stato patrimoniale passivo<br />

Patrimonio netto<br />

Altre riserve 783.630 789.956<br />

Utile d’esercizio 190.955 194.564<br />

Totale patrimonio netto 974.585 984.520<br />

Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato 188.066 164.234<br />

Debiti 386.294 232.827<br />

Ratei e risconti 1.130 5.650<br />

Totale passivo 1.550.075 1.387.231<br />

Conto economico<br />

Valore della produzione<br />

Ricavi delle vendite e delle prestazioni 2.868.233 2.838.888<br />

Variazione delle rimanenze di prodotti in<br />

lavorazione, semilavorati e finiti 7.001 2.523<br />

Altri ricavi e proventi 33.894 30.365<br />

Totale valore della produzione 2.909.228 2.871.776<br />

Costi della produzione<br />

Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 124.373 87.803<br />

Per servizi 1.903.886 1.903.791<br />

Per godimento di beni di terzi 137.040 138.082<br />

Per il personale 430.244 460.293<br />

Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali 8.976 23.674<br />

Ammortamento delle immobilizzazioni materiali 18.698 18.372<br />

Totale ammortamenti e svalutazioni 27.674 42.046<br />

Oneri diversi di gestione 3.383 3.801<br />

Totale costi della produzione 2.673.168 2.635.816<br />

Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) 236.060 235.960<br />

Proventi e oneri finanziari 4.055 9.633<br />

Totale partite straordinarie -25.519 - 23.481<br />

Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) 214.596 222.112<br />

Imposte correnti 23.641 27.548<br />

Utile (Perdita) dell’esercizio 190.955 194.564<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

23


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

Donne iscritte 2010<br />

Professionisti - 3.602 Pubblicisti - 5.634<br />

55,1 58,5<br />

44,9 Uomini<br />

41,5<br />

Donne<br />

Donne<br />

Uomini<br />

Praticanti - 236 Elenco Speciale - 614<br />

50,3<br />

Donne<br />

49,7<br />

Uomini<br />

18,2<br />

Donne<br />

81,2<br />

Uomini<br />

Iscritti Donne Uomini 2010<br />

Compreso<br />

Elenco Speciale<br />

totale 25.234<br />

Professionisti, Pubblicisti e<br />

Praticanti senza Elenco Speciale<br />

totale 22.121<br />

60,03 57,18<br />

39,97 Uomini<br />

42,82<br />

Donne<br />

Donne<br />

Uomini<br />

Dati espressi in percentuali<br />

24 Tabloid 2 / 2011


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

bilancio 2 / il presidente <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti<br />

Quei buoni fondi<br />

che danno solidità<br />

Ottime performances di gestione, ma il numero <strong>dei</strong><br />

colleghi morosi è ancora alto: i crediti verso gli iscritti per<br />

gli anni dal 2003 al 2010 ammontano a 507,8 mila euro<br />

di Gaetano Belloni*<br />

Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti, in<br />

conformità al disposto di <strong>legge</strong>, ha<br />

presentato la propria relazione sul<br />

conto consuntivo per l’esercizio<br />

2010 e sul bilancio preventivo 2011.<br />

I membri del Collegio hanno proceduto<br />

a una accurata analisi e verifica<br />

di tutte le poste in entrata e in uscita,<br />

controllando l’inerenza e la correttezza<br />

della documentazione contabile<br />

presentata.<br />

Sono sempre state effettuate con<br />

puntualità le verifiche trimestrali e<br />

sono stati ottemperati gli obblighi di<br />

<strong>legge</strong> relativamente all’attuazione di<br />

tali verifiche. In particolare i Revisori<br />

hanno proceduto al controllo sulla<br />

tenuta della contabilità, al controllo<br />

dell’amministrazione e dell’esistenza<br />

di una adeguata struttura organizzativa.<br />

Nel corso degli incontri trimestrali,<br />

così come in alcune riunioni del<br />

Consiglio, il Collegio ha monitorato<br />

Voci<br />

i Fondi di accantonamento<br />

Euro<br />

Iniziative culturali 124.617,23<br />

Aggiornamento professionale 197.225,21<br />

Attività editoriali 99.387,76<br />

DPR 445/00 200.000,00<br />

Rischio incasso quote 75.000,00<br />

Condono quote 22,502,68<br />

Riserva istituzionale 50,000,00<br />

Adempimenti pluriennali 14.896,35<br />

Totale 783.629,23<br />

la situazione finanziaria, invitando il<br />

Consiglio a una gestione prudente e<br />

finalizzata alla tutela degli iscritti. E’<br />

da rilevare che i crediti verso gli iscritti<br />

per gli anni dal 2003 al 2010 ammontano<br />

a € 507.850,00.<br />

Il Collegio <strong>dei</strong> Revisori <strong>dei</strong> Conti sottolinea<br />

come nel bilancio siano stati<br />

accantonati al 31/12/2010 fondi istituzionali<br />

pari a 783.629,23 euro.<br />

Il Collegio Revisori ha, inoltre, controllato<br />

la rispondenza <strong>dei</strong> dati di<br />

bilancio con i saldi effettivi esistenti<br />

sia in cassa che presso le banche,<br />

riconciliandoli trimestralmente e a<br />

fine anno.<br />

Il Collegio precisa che il bilancio<br />

preventivo 2011 è stato redatto sulla<br />

scorta <strong>dei</strong> dati disponibili e ispirandosi<br />

al principio della massima<br />

prudenza.<br />

<br />

*Presidente Collegio<br />

revisore <strong>dei</strong> conti<br />

• Di fianco<br />

al titolo: il<br />

presidente del<br />

Collegio <strong>dei</strong><br />

revisori <strong>dei</strong> conti,<br />

Gaetano Belloni.<br />

Il fiscalista<br />

Unico e 730<br />

no problem<br />

Oltre 1.600 contatti, sia<br />

attraverso incontri personali<br />

sia colloqui telefonici, sono<br />

stati esauditi dall’ufficio fiscale<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />

Lombardia nel corso del 2010<br />

curato dal dottor Salvatore<br />

Gentile dello Studio Marcianesi<br />

& Partners, con patrocinio<br />

gratuito per la compilazione<br />

e spedizione di circa 150<br />

dichiarazioni <strong>dei</strong> redditi, di cui<br />

il 75% sono stati rappresentati<br />

dal Modello 730. Ricordiamo<br />

che l’assistenza è prestata ogni<br />

mercoledì dalle h. 15 alle 17<br />

nella sede dell’<strong>Ordine</strong>, in via<br />

Antonio da Recanate, 1. Gran<br />

parte dell’assistenza richiesta<br />

dai colleghi si è comunque<br />

concretizzata nella disamina<br />

degli aspetti del regime<br />

contabile “semplificato” per<br />

i contribuenti minimi o nella<br />

consulenza sugli adempimenti<br />

dell’Iva. A tal proposito<br />

ricordiamo che sulle fatture<br />

deve essere annotata la<br />

seguente dizione: “operazione<br />

effettuata ai sensi dell’art.<br />

1, comma 100, della <strong>legge</strong><br />

finanziaria 2008.”<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

25


Il bilancio<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

bilancio 3 / il settore visto dall’ufficio legale<br />

Piccoli editori<br />

grande affanno<br />

Aumenta il numero di fallimenti aziendali. Grandi risorse<br />

per il lancio di nuove testate che poi chiudono. Con<br />

l’<strong>Ordine</strong> recuperati oltre 54 mila euro a favore <strong>dei</strong> colleghi<br />

di Luisella Nicosìa*<br />

Anche nel 2010 le richieste di assistenza<br />

sollecitano in prevalenza oggi,<br />

come in precedenza, il recupero di<br />

crediti professionali vantati nei confronti<br />

di editori, piccoli, medi ma anche<br />

grandi, che risultano insolventi. Si<br />

manifesta, infatti, la tendenza espressa<br />

da parecchie amministrazioni di<br />

testate (soprattutto dai periodici alle<br />

emittenti radio-televisive, dai service<br />

alle agenzie di comunicazione) di<br />

non onorare gli impegni assunti con<br />

giornalisti e fotogiornalisti, ai quali<br />

vengono richieste precise prestazioni<br />

professionali.<br />

Numerosi, purtroppo, i casi di commissioni<br />

di servizi ed elaborate inchieste<br />

e interviste, regolarmente realizzate<br />

nei tempi concordati e non pagate; o,<br />

ancora, di immagini pubblicate e poi<br />

non saldate o di attività di creazione<br />

grafica di nuove riviste al momento del<br />

saldo oggetto di contestazioni e critiche<br />

strumentali o, ancora, di attività<br />

di ufficio stampa regolarmente svolte<br />

per periodi più o meno lunghi, che al<br />

momento della conclusione non vengono<br />

onorate nel pagamento.<br />

Spesso poi la commissione della<br />

prestazione giornalistica viene fatta<br />

solo verbalmente e l’assenza di un<br />

riscontro scritto circa modi e tempi<br />

dell’esecuzione del lavoro e del<br />

correlativo pagamento rende ardua<br />

la vita del giornalista al momento di<br />

ottenere il dovuto compenso; al fine<br />

di evitare problematiche di questo tipo<br />

sempre valido resta il suggerimento di<br />

ottenere, al momento dell’incarico, un<br />

minimo riscontro scritto circa modalità<br />

e quantum del compenso, sia pure<br />

anche solo via mail. Un piccolo accorgimento<br />

che può rivelarsi senz’altro<br />

molto utile per evitare strumentali contestazioni<br />

al momento della richiesta<br />

giudiziale di pagamento.<br />

Ma procediamo con ordine. Oltre<br />

2000 giornalisti (il 60% per cento,<br />

pubblicisti) si sono rivolti, nel periodo<br />

compreso tra il primo gennaio e<br />

il 31 dicembre, al servizio legale di<br />

gratuito patrocinio, tramite contatto<br />

diretto in sede, per via telefonica o via<br />

mail. In proposito, è bene ribadire che<br />

il lavoro autonomo è sempre quello<br />

più esposto a rischio.<br />

E la tendenza, ancora una volta, è<br />

stata confermata. Le casistiche rilevano<br />

quasi sempre, di anno in anno,<br />

circostanze analoghe. Si parla di prestazioni<br />

eseguite e non pagate, così<br />

come di articoli pubblicati a firma altrui<br />

o di fotografie e pezzi pubblicati<br />

senza firma.<br />

Talvolta si registra il riutilizzo indebito,<br />

senza preventivo consenso dell’autore,<br />

di servizi già in precedenza e altrove<br />

pubblicati, o, ancora, si assiste<br />

alla pretesa da parte <strong>dei</strong> committenti<br />

di ridurre a posteriori il compenso già<br />

concordato in precedenza. Ma non<br />

è tutto. Le istanze rivolte al servizio<br />

legale sono state anche altre, oltre a<br />

quelle motivate con la richiesta del<br />

recupero di somme di denaro.<br />

Molti colleghi hanno sollecitato pareri<br />

e interventi su disparate<br />

tematiche che attengono,<br />

in senso più generale,<br />

alla condizione professionale;<br />

quanto ai comportamenti<br />

scorretti e comunque non rispettosi<br />

del dovere di colleganza vi è una casistica<br />

ampia, desumibile direttamente<br />

dall’esperienza di questi anni di assistenza<br />

legale.<br />

Veniamo alla analisi, più dettagliata,<br />

<strong>dei</strong> fatti. Per quanto riguarda il recupero<br />

crediti, nel corso del 2010,<br />

sono state avviate numerose nuove<br />

pratiche e ne sono giunte a conclusione<br />

parecchie promosse negli anni<br />

precedenti.<br />

Di queste, alcune hanno trovato soluzione<br />

con l’immediato pagamento da<br />

parte del debitore diffidato a mezzo<br />

di lettera raccomandata, altre hanno<br />

avuto un necessario sbocco in sede<br />

giudiziale. Sono arrivate a conclusione<br />

vertenze già pendenti, con recupero<br />

di crediti per complessivi 54.650,00<br />

Euro. Una cifra considerevole, se solo<br />

si pensa che il servizio è operativo<br />

per i soli iscritti della Lombardia e se<br />

si considera altresì gli intervenuti casi<br />

di alcuni fallimenti di società editoriali,<br />

che comportano, di fatto, il venir meno<br />

di concrete possibilità di recupero<br />

delle somme maturate e talora giudizialmente<br />

accertate come dovute. Le<br />

dichiarazioni di fallimento, purtroppo,<br />

si sono fortemente accentuate negli<br />

ultimi due anni, in ragione della pesante<br />

crisi che ha investito il settore.<br />

Quanto all’entità <strong>dei</strong> crediti vantati dai<br />

giornalisti che si sono rivolti al servizio,<br />

va infine precisato, che si tratta di cifre<br />

comprese tra un minimo di 150 Euro<br />

netti e un massimo di 22.000 Euro.<br />

Infine, un’ultima notazione: sempre più<br />

spesso si registrano gli spiacevoli casi<br />

di testate che vengono ampiamente<br />

pubblicizzate e che investono migliaia<br />

di euro in battage pubblicitari salvo poi<br />

non provvedere al pagamento dell’attività<br />

professionale <strong>dei</strong> giornalisti o,<br />

ancora, di periodici che usufruiscono<br />

<strong>dei</strong> finanziamenti pubblici e ciononostante<br />

non onorano i propri impegni<br />

economici con i freelance, utilizzati<br />

in modo sempre più massiccio per il<br />

“confezionamento” del giornale.<br />

*Avvocato<br />

.<br />

26 Tabloid 2 / 2011


<strong>Multimedialità</strong><br />

una conduttrice di radio popolare racconta la diretta con piazza tahrir<br />

Twitter rivoluziona i media<br />

e spodesta la televisione<br />

In Egitto e in Tunisia le rivolte sono iniziate con una élite di tweeps che ha invaso la Rete:<br />

un flusso di migliaia di messaggi da 140 caratteri ciascuno che ha fatto scendere in<br />

piazza il popolo di facebook. Un macroscopico esempio di citizen journalism. Spodestata<br />

la televisione. E gli inviati della carta stampata si sono adeguati al fenomeno<br />

di Marina Petrillo*<br />

Quel che non sapevo un anno fa delle<br />

potenzialità di Twitter, non lo sapeva<br />

neanche Twitter. Passato in un solo<br />

anno da 50 milioni di utenti nel mondo<br />

a 150 milioni, considerato l’avanguardia<br />

<strong>dei</strong> movimenti nei paesi arabi a<br />

fronte di numeri dieci volte più grandi<br />

su facebook. Il sito di microblogging in<br />

140 caratteri sta cambiando il nostro<br />

modo di comunicare, di passare le<br />

notizie. E forse sta cambiando anche<br />

la storia di intere popolazioni.<br />

<strong>La</strong> morte a Benghazi di Mohammed<br />

“Mo” Nabbous, video giornalista indipendente<br />

che registrava immagini e<br />

suoni delle aggressioni di Gheddafi alla<br />

popolazione della sua città, ha scosso<br />

i tweeps in un modo che il giornalismo<br />

tradizionale non può conoscere. Di ogni<br />

manifestante aggredito, torturato, rapito<br />

o ucciso in Egitto, in Bahrain, in Libia,<br />

in Siria, in Yemen, veniamo a sapere<br />

da un amico o da un parente. Twitter<br />

accoglie, raccoglie, inoltra e diffonde<br />

informazioni minuscole, avvenimenti<br />

sul campo, esperienze personali, costruendo<br />

gradualmente i grandi affreschi<br />

che poi i media tradizionali confermeranno<br />

e descriveranno.<br />

Ho cominciato a twittare come conseguenza<br />

del mio programma, Alaska, per<br />

Radio Popolare di Milano.Un programma<br />

basato esclusivamente su contenuti<br />

tratti dai blog, cioè su contenuti<br />

spesso soggettivi, specifici, individuali,<br />

potremmo quasi dire confidenziali. Il<br />

microblogging si era già rivelato parti-<br />

colarmente efficace un anno fa, dopo<br />

l’esplosione della piattaforma Deepwater<br />

Horizon della BP e la dispersione di<br />

petrolio nel Golfo del Messico. I “citizen<br />

journalist” in Louisiana e Alabama si<br />

sono moltiplicati fornendo un ottimo<br />

quadro giorno per giorno, minuto per<br />

minuto, dell’evolversi della situazione.<br />

Ho cercato di fare un lavoro di ricerca<br />

di tweep affidabili e di qualità, di selezione<br />

<strong>dei</strong> messaggi da retwittare ai<br />

miei ascoltatori, e spesso di traduzione<br />

o di sintesi. Man mano mi diventava<br />

sempre più chiaro che questo ruolo di<br />

mediazione <strong>dei</strong> tweet non poteva essere<br />

né distaccato né neutro.<br />

Nel microblogging si verifica la stessa<br />

selezione naturale di qualunque altro<br />

media – a meno che tu non sia un mio<br />

amico, ti seguo se sei bravo, se sei<br />

utile, mentre quelli meno bravi me li<br />

perdo per strada. Nel microblogging<br />

attivista, inoltre, c’è una forte presenza<br />

di donne.<br />

I media tradizionali si adattano<br />

Se Twitter è noto per la sua concisione<br />

- massimo 140 caratteri alla volta – questo<br />

non deve ingannare: un tweet può<br />

essere una piccola bomba di densità,<br />

con un messaggio, uno shortlink che rimanda<br />

a una foto inviata in tempo reale<br />

o a un lungo testo di approfondimento,<br />

e con le notifiche ad altri tweeps che<br />

vi fanno capire di che famiglia fa parte<br />

quel tweep. I media tradizionali si sono<br />

adattati rapidamente all’uso <strong>dei</strong> blog<br />

e <strong>dei</strong> social media, e oggi rivendicano<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

27


<strong>Multimedialità</strong><br />

al 12 febbraio, sono stati arrestati così.<br />

Non è un caso che la rivoluzione<br />

egiziana sia cominciata pubblicando<br />

sulla pagina facebook del movimento<br />

un appuntamento falso per manifestare<br />

mentre in realtà i manifestanti si incontravano<br />

dall’altra parte del fiume, per<br />

una serie di flashmob minuscoli, che<br />

comportavano il ritrovarsi in un caffè<br />

e citofonare a sconosciuti nei palazzi<br />

intorno per chiedergli di scendere a<br />

parlare delle richieste della rivoluzione.<br />

Gruppi di max 50 persone, il cui<br />

scopo primario era quello di portare<br />

in piazza persone informate, che non<br />

avessero paura di confrontarsi fra varie<br />

componenti del movimento - compobene<br />

la loro presenza su Twitter – infatti<br />

noi tweeps retwittiamo le conferme<br />

autorevoli delle agenzie di stampa, <strong>dei</strong><br />

grandi network televisivi e <strong>dei</strong> grandi<br />

quotidiani, e alcuni <strong>dei</strong> tweeps che<br />

seguo sono reporter tradizionali che<br />

hanno anche un account twitter, per<br />

esempio @fieldproducer, che di lavoro<br />

sta al desk di Sky News inglese ma<br />

appena ha un momento twitta quello<br />

che trova ai suoi follower. Quando un<br />

buon reporter è libero di postare su un<br />

social media, la sua capacità di scelta,<br />

di ricerca, di verifica delle informazioni<br />

e di linguaggio è imbattibile. E rispetto<br />

al formalismo <strong>dei</strong> pezzi che fa per<br />

il suo giornale o la sua radio o la sua<br />

tv, è in grado di mostrarci qualcosa di<br />

più di come funziona il suo mestiere,<br />

sui dubbi e sulle difficoltà che ha, una<br />

specie di dietro le quinte più informale,<br />

e più umano.<br />

Gli account anonimi di Twitter<br />

i profili conosciuti di facebook<br />

In Tunisia, il movimento concreto, quello<br />

che ha riempito le strade e le piazze delle<br />

città, è cominciato su facebook. Peter<br />

Beaumont del Guardian ha seguito sul<br />

posto sia la rivolta tunisina che quella<br />

egiziana, e ci racconta che a fronte di<br />

numeri molto più grandi su facebook,<br />

a guidare la rivolta è stata la ristretta e<br />

colta élite di tunisini su Twitter, che è<br />

riuscita a portare nelle strade i grandi<br />

numeri di utenti facebook. E lo stesso<br />

è successo in Egitto: una giovane élite<br />

di universitari e professionisti su Twitter<br />

ha fatto da motore alla massa che stava<br />

su facebook. Tutto è cominciato dalla<br />

pagina facebook “We are all Khaled<br />

Said”, creata da una persona che aveva<br />

ottimi motivi per restare anonima.<br />

Fin dai primissimi tentativi del regime di<br />

Mubarak di reprimere le proteste, la polizia<br />

segreta egiziana ha subito cercato<br />

di incrociare le informazioni <strong>dei</strong> profili<br />

facebook – che per statuto mostrano<br />

le vere generalità degli utenti – e quelle<br />

degli account Twitter, che invece sono<br />

anonime. Bastava che qualche follower<br />

ingenuo citasse in un tweet una<br />

pagina facebook, e la polizia aveva la<br />

possibilità di incrociare le informazioni e<br />

di localizzare un certo blogger o tweep<br />

che annunciava la propria presenza in<br />

questo o quel posto – molti, fin quasi<br />

<strong>La</strong> piazza reale e quella virtuale<br />

L’utilizzo di Twitter ha esplicitato per la<br />

prima volta la possibilità di rispecchiare<br />

una piazza reale in una virtuale – spazi<br />

pubblici entrambi. <strong>La</strong> rivoluzione è<br />

durata solo 18 giorni, con continue<br />

violenze, un esito incerto, e alcune<br />

giornate sanguinose, come il Mercoledì<br />

di Sangue. Quando dopo la caduta<br />

di Mubarak è partita la sollevazione di<br />

Benghazi in Libia, si poteva capire su-<br />

• L’immagine ‘virale’ riprodotta nella<br />

foto a fianco ha fatto il giro della Rete<br />

e rappresenta l’uccellino di Twitter<br />

che terrorizza Gheddafi. Nelle foto<br />

sotto piazza Tahrir, al Cairo, gremita<br />

di cittadini<br />

nenti politiche, di ceto sociale, religiose,<br />

anagrafiche. Da quei piccoli flashmob è<br />

nato quello che sarebbe diventato il più<br />

grande sit-in della storia dell’umanità,<br />

piazza Tahrir, rinconquistata centimetro<br />

per centimetro alla sorveglianza della<br />

polizia, costata 300 morti, più di 10 mila<br />

feriti, e 28 desaparecidos, organizzata<br />

e sorvegliata dai manifestanti come<br />

un grande accampamento con cibo,<br />

acqua, tende e sacchi a pelo, servizi<br />

per i bambini, checkpoint agli ingressi<br />

per lasciare fuori le armi, un ospedale<br />

da campo 24 ore su 24, palchi, musica,<br />

impianti audio, slogan ispirati ai<br />

grandi poeti egiziani e cartelli di grande<br />

umorismo.<br />

28 Tabloid 2 / 2011


<strong>Multimedialità</strong><br />

bito che non sarebbe stata la stessa<br />

cosa. <strong>La</strong> cartina geografica parlava<br />

chiaro: focolai di insurrezione sparsi<br />

e distanti su una mappa desertica e<br />

vuota, con mezzi poveri, solo il 19%<br />

di penetrazione di Internet nel Paese,<br />

taglio di luce e telefoni, e una repressione<br />

pesantissima a Benghazi e Tripoli<br />

(non pietre, qui, ma bombardamenti),<br />

nessun media indipendente, un Paese<br />

molto più chiuso e ignoto ai giornalisti<br />

di quanto non fosse l’Egitto, nessun<br />

luogo-simbolo su cui attirare l’attenzione,<br />

e l’immediato ricorso alle armi,<br />

per quanto rudimentali, per difendersi<br />

dal regime che non aveva nessuna intenzione<br />

di cedere alle richieste degli<br />

insorti. <strong>La</strong> Libia ha perso tutte le sue<br />

speranze di essere un secondo Egitto<br />

quando è stata costretta a imbracciare<br />

il primo fucile, ad addestrare il primo<br />

adolescente a usare un’ arma anticarro.<br />

Il Bahrain, invece, ha provato ad avere<br />

il suo luogo simbolico sul modello di<br />

Tahrir, la Rotonda della Perla, che però<br />

è stato letteralmente raso al suolo,<br />

approfittando dell’assenza <strong>dei</strong> media<br />

internazionali.<br />

Il centro del Cairo<br />

“protetto” da Twitter<br />

Tahrir ha sviluppato – consapevolmente,<br />

non per caso – un concetto forse irripetibile:<br />

un unico luogo simbolico, una<br />

piazza visibile dal mondo, in cui essere<br />

al sicuro perché guardati da Twitter e dai<br />

media. I ragazzi del movimento sapevano<br />

che c’era una società complessa,<br />

terrorizzata ma sana, economicamente<br />

impoverita ma molto dignitosa. E sapevano<br />

di rappresentare, dentro a questa<br />

società, un’utopia pan-araba moderna,<br />

molto simile a quello che provava la<br />

mia generazione quando viaggiava in<br />

Europa auspicando la fine <strong>dei</strong> controlli<br />

di frontiera e della differenza di valute.<br />

Tahrir è riuscita a non reagire con<br />

violenza ad attacchi violentissimi. Aggrediti<br />

dai cosiddetti baltagiya - i banditi<br />

pro-Mubarak, spesso prezzolati - i<br />

manifestanti li isolavano, li fermavano,<br />

li interrogavano, sequestravano loro le<br />

armi e i tesserini della polizia che avevano<br />

addosso, e poi li lasciavano andare.<br />

Poi sono andati a mostrare un sacco<br />

pieno di questi tesserini alle telecamere<br />

della Cnn. Mentre i cecchini sparavano<br />

dai tetti e i baltagiya lanciavano molotov<br />

nei giardini del Museo Egizio, centinaia<br />

di manifestanti disarmati si tenevano<br />

per mano intorno al Museo per proteggerlo<br />

dai vandali, ben consapevoli che il<br />

Museo è patrimonio dell’umanità.<br />

<strong>La</strong> rivolta di un popolo<br />

minuto per minuto. Sul web<br />

Dopo il 25 gennaio ho cominciato a creare<br />

la lista <strong>dei</strong> tweeps egiziani – giovani,<br />

colti, organizzati, affamati di rispetto,<br />

che volevano una repubblica costituzionale<br />

moderna, giustizia sociale, diritti<br />

civili fondamentali (parlare, scrivere,<br />

manifestare senza essere arrestati o<br />

torturati) ma anche un più ampio riconoscimento<br />

dal mondo esterno, un<br />

diritto all’esistenza, alla partecipazione<br />

alle cose del mondo che scavalcava<br />

l’identità nazionale. Credo di averlo fatto<br />

per via del blocco di Internet ordinato<br />

da Mubarak, una sorta di shock che ha<br />

portato un’aria di Medioevo negli uffici<br />

della Vodaphone, e che invece di oscurare<br />

Tahrir, alla fine l’ha resa più visibile<br />

agli occhi del mondo. Credo che su<br />

quel blocco dobbiamo ancora riflettere.<br />

Se Twitter e facebook sono collettori di<br />

comunità con interessi molto differenti<br />

fra loro e come tali si rivelano solo strumenti<br />

– come il telefono – la questione<br />

spinosa è che si tratta di strumenti di<br />

proprietà di aziende private, creati per<br />

profitto, il che da una parte li rende<br />

più liberi rispetto alle singole vicende<br />

nazionali (anche se il regime di Mubarak<br />

possedeva il 40% di Vodaphone<br />

egiziana), ma dall’altra non li mette al<br />

di sopra di eventuali conflitti d’interesse<br />

(esempio, AlJazeera in Qatar) e di<br />

vari tipi di convenienze. Un gruppo di<br />

osservatori fra i quali Global Voices e<br />

Reporters sans Frontiers ha chiesto in<br />

una lettera pubblica a Mark Zuckerberg<br />

di facebook di riconsiderare l’obbligo<br />

• A sinistra la prima foto che ritrae<br />

in volto una delle più stimate tweep<br />

del Cairo, @monasosh (vero nome<br />

Mona Seif) il giorno dopo la caduta di<br />

Mubarak (Foto di Matthew Cassel per<br />

Elettronic Intifada).<br />

alla comunicazione <strong>dei</strong> dati personali<br />

per proteggere coloro che si battono<br />

per i diritti umani, e di trovare il modo<br />

di raccogliere e conservare i materiali<br />

facebook della rivolta tunisina, perché<br />

fanno parte della storia del paese<br />

ma sono a tutti gli effetti liquidi, e di<br />

proprietà di facebook, che potrebbe<br />

perfino utilizzarli per fini commerciali<br />

(come target di prodotti ai propri inserzionisti<br />

ecc). Twitter, in questo senso,<br />

un po’ perché consente l’anonimato,<br />

e un po’ perché non ha (ancora) inserzionisti<br />

pubblicitari, presenta minori<br />

problemi. Il blocco di Internet in<br />

Egitto ci pone anche altri problemi:<br />

può un servizio commerciale fornito<br />

da un’azienda privata rappresentare<br />

un diritto inalienabile e basilare come<br />

l’acqua e il cibo e la luce Un governo<br />

può chiudere Internet come fosse<br />

un rubinetto Nelle settimane dopo<br />

la caduta di Mubarak c’è stata molta<br />

discussione in rete sulla possibilità<br />

di equiparare il diritto a Twitter alla<br />

libertà di espressione, ma anche alla<br />

libertà di riunione, di associazione e<br />

di manifestazione. Ed è un fatto che<br />

Twitter al Cairo, ad Alessandria, Giza<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

29


<strong>Multimedialità</strong><br />

<strong>La</strong> piazza, le strade, le tende<br />

il cibo gratuito, i checkpoint<br />

Nel giro di un paio di giorni ho preso abbastanza<br />

confidenza con la forma della<br />

piazza e delle strade laterali e grazie alle<br />

mappe con i nomi sia inglesi che arabi<br />

ho preso confidenza con i toponimi.<br />

Avevo (e ho) una mappa della città,<br />

una ricostruzione in 3D del NYT, e una<br />

mappa <strong>dei</strong> toponimi doppia in inglese<br />

e arabo. Attraverso i tweet, intanto,<br />

potevamo seguire la costruzione delle<br />

tende con i sacchi a pelo al centro della<br />

piazza, le bancarelle di cibo gratuito<br />

erette dai ristoratori, la nascita dell’asilo<br />

nido della piazza, cosa facevano i<br />

Fratelli musulmani vestiti di bianco, la<br />

nascita <strong>dei</strong> checkpoint nella piazza per<br />

evitare l’ingresso di armi – dove tutti si<br />

facevano perquisire spontaneamente<br />

prima di entrare - e soprattutto le ime<br />

Suez abbia sostituito le tv, che abbia<br />

costruito la voce collettiva di chi non<br />

aveva voce.<br />

Bloccano Internet,<br />

esplode Twitter<br />

Il giorno del blocco di Internet in Egitto,<br />

Twitter è esploso. Chi riusciva ancora<br />

a twittare perché aveva un satellitare<br />

ci ha avvisato del blocco, le tv hanno<br />

ripreso la notizia, Google ha approntato<br />

alcuni numeri per aggirare il blocco e<br />

twittare dai telefoni fissi, e una segreteria<br />

telefonica dove lasciare messaggi<br />

che poi provvedeva a trasformare in<br />

tweet scritti e pubblicati. Un gruppo di<br />

studenti del MIT ha cominciato a fornire<br />

un servizio di traduzione immediata <strong>dei</strong><br />

tweet in arabo dall’Egitto (anche se la<br />

maggior parte <strong>dei</strong> ragazzi di Tahrir ha<br />

sempre twittato in inglese, e parlato in<br />

inglese con la stampa).<br />

I 700mila amici di facebook<br />

e gli inviati <strong>dei</strong> giornali<br />

<strong>La</strong> stretta su Internet ha galvanizzato<br />

e indignato i manifestanti, e attirato<br />

l’attenzione dell’opinione pubblica e<br />

<strong>dei</strong> media internazionali, che hanno<br />

cominciato a spedire inviati a Tahrir.<br />

Alcuni giorni prima era stato arrestato<br />

Wael Ghonim – il giovane che aveva<br />

creato la pagina facebook “We are all<br />

Kahled Said” che aveva dato inizio alla<br />

rivoluzione (ora la pagina ha 700mila<br />

amici). E’ stato in carcere per più di due<br />

settimane. E mentre era in carcere le<br />

prime decine di migliaia di manifestanti<br />

sono diventati due o tre milioni ogni<br />

giorno. All’inizio seguivo l’hashtag<br />

#Egypt, che presto ha cominciato a<br />

produrre 200 tweet al minuto da tutto<br />

il mondo, soprattutto messaggi di solidarietà,<br />

ma nonostante quell’enorme<br />

rumore di fondo, capivo che c’erano<br />

informazioni concrete, testimoni oculari,<br />

un mosaico di minuscole informazioni<br />

che retwittate fornivano un quadro<br />

molto preciso, soprattutto dalla piazza.<br />

Così ho cominciato a scegliere, a crearmi<br />

una rosa selezionata di tweeps,<br />

aggiungendone due o tre al giorno, verificando<br />

che i loro tweet si rivelassero<br />

sempre affidabili e più tardi confermati,<br />

non contraddittori. Mi sono accorta<br />

che ognuno di loro aveva già fra i mille<br />

e i 25mila follower, cioè comunicava<br />

già con un’enorme piazza virtuale,<br />

impressionante anche se fossero stati<br />

esattamente gli stessi 25mila follower<br />

per tutti i tweeps. Poi ho cominciato a<br />

trovare i corrispondenti e inviati egiziani<br />

e stranieri <strong>dei</strong> media tradizionali che<br />

twittavano dal Cairo.<br />

• Nella foto in alto a sinistra un<br />

momento di pausa durante le<br />

giornate di tensione in piazza<br />

Tahrir: i ragazzi della rivolta contro<br />

Mubarak si riposano nei sacchi a<br />

pelo di fianco a un carro armato.<br />

A destra gesti di “comprensione”<br />

tra militari e rivoltosi.<br />

magini più intense che abbia mai visto:<br />

quelle delle persone inginocchiate per<br />

la preghiera musulmana in un momento<br />

di enorme vulnerabilità agli attacchi<br />

sulla piazza, circondata dalla catena<br />

umana <strong>dei</strong> cristiani copti che li proteggevano<br />

tenendosi per mano. Una fotografia<br />

che veniva scattata ogni giorno<br />

a ognuna delle tre preghiere e twittata<br />

in tutto il mondo. Ogni giorno grazie ai<br />

tweet sapevo dove erano posizionati i<br />

carriarmati silenziosi dell’esercito, se<br />

si sentivano spari e dove, da dove arrivavano<br />

le bande, cosa si cantava in<br />

piazza, e negli ultimi giorni potevo seguire<br />

anche i segmenti di manifestanti<br />

che si spostavano verso gli edifici del<br />

parlamento e della tv di stato premendo<br />

contro il filo spinato e cantando “in<br />

pace, in pace”. Molte di queste informazioni<br />

venivano poi confermate dai<br />

media tradizionali.<br />

Le tensioni della piazza<br />

<strong>La</strong> lucidità <strong>dei</strong> tweeps<br />

Il grado di freddezza e di lucidità <strong>dei</strong><br />

tweeps è rimasto identico anche nei<br />

momenti di massimo spavento e tensione,<br />

come il Mercoledì di Sangue,<br />

o Giorno <strong>dei</strong> Cammelli, che ha fatto<br />

decine di morti e scomparsi e centinaia<br />

di feriti per mano delle bande pro-<br />

Mubarak, della sicurezza in borghese,<br />

della polizia segreta e <strong>dei</strong> cecchini<br />

piazzati sui tetti. Capivo che i ragazzi<br />

twittavano per salvarsi la vita, e facendo<br />

questo stavano espandendo la percezione<br />

della piazza, e quindi il senso di<br />

testimonianza, a centinaia di migliaia di<br />

persone in tutto il mondo. A un certo<br />

punto mi sono accorta che si mandavano<br />

messaggi privati fra di loro per non<br />

farsi intercettare dalla polizia e che poi<br />

ne vedevo i risultati, per esempio un<br />

improvviso aumento del servizio d’ordine<br />

a una certa entrata della piazza.<br />

Volavano pietre, la gente sanguinava,<br />

30 Tabloid 6 / 2007


<strong>Multimedialità</strong><br />

e loro twittavano, fermi e dritti al punto.<br />

Twittavano per noi e twittavano per<br />

se stessi. Nel primo pomeriggio del<br />

Mercoledì di Sangue, @monasosh,<br />

una delle più brillanti attiviste del Cairo,<br />

ha twittato: “confermo, arrestate 6<br />

persone poco fa durante una retata al<br />

Centro per i Diritti Umani”. Un quarto<br />

d’ora dopo ha twittato: “scopro adesso<br />

che fra i 6 arrestati al centro per i Diritti<br />

Umani c’è anche mio papà”. Mona non<br />

ha più visto suo padre fino alla caduta<br />

di Mubarak. Nel tardo pomeriggio<br />

di quello stesso giorno, è scomparso<br />

all’improvviso Sandmonkey, blogger e<br />

tweep, e gli altri tweep sono riusciti a<br />

scoprire che era stato arrestato. Nessuno<br />

ha creduto alla sua liberazione,<br />

due giorni dopo, finché non ha ripreso<br />

a twittare dal suo account verificato.<br />

BloggerSeif, blogger libanese al Cairo,<br />

è uscito di casa quel mercoledì mattina<br />

per andare a Tahrir, e la sera si è<br />

ritrovato a portarsi a casa un bambino<br />

che si era perso durante gli scontri.<br />

Ha twittato “due anni, occhi verdi, non<br />

parla, non posso postare una foto, lo<br />

porto a casa mia”. <strong>La</strong> mattina dopo<br />

sono saltata giù dal letto all’alba per<br />

vedere se BloggerSeif aveva trovato<br />

i genitori. Li aveva trovati, grazie a un<br />

punto di raccolta a Tahrir.<br />

<strong>Giornalisti</strong> rapiti<br />

picchiati, cacciati<br />

Il Giorno <strong>dei</strong> Cammelli è stato anche il<br />

giorno in cui i giornalisti sono stati molestati,<br />

intimiditi, minacciati, rapiti, arrestati,<br />

interrogati, picchiati, feriti e torturati<br />

– e cacciati dagli hotel internazionali<br />

per paura di rappresaglie. Seguendoli<br />

su Twitter ho visto svilupparsi delle<br />

storie incredibili: la troupe di Anderson<br />

Cooper della CNN ha twittato appena<br />

lo studio mobile è stato distrutto; Anderson<br />

era stato colpito dieci volte alla<br />

testa a mani nude con una pietra. Il<br />

collega della radio australiana @Hamish6PM<br />

ha twittato da un cellulare che<br />

si era nascosto addosso dopo essere<br />

stato perquisito, da una stanza 3 metri<br />

per 3 in cui era sequestrato insieme<br />

ad altri 19 colleghi, mentre la direzione<br />

dell’hotel comunicava con loro solo<br />

attraverso <strong>dei</strong> biglietti passati sotto la<br />

porta, invitandoli a lasciare l’albergo in<br />

quanto “ospiti indesiderati”. L’inviato<br />

di Radio Popolare al Cairo è rimasto<br />

chiuso fuori dall’Hilton e non l’hanno<br />

lasciato rientrare. Un reporter belga<br />

ha twittato per due giorni la foto di un<br />

collega olandese che gli era stato rapito<br />

sotto gli occhi, finché non è riuscito a<br />

ritrovarlo, ricoverato in ospedale con<br />

cinque coltellate al petto. <strong>La</strong> paura si<br />

percepiva nettamente. I giornalisti e i<br />

tecnici della Bbc hanno scelto di twittare<br />

pubblicamente tutte le loro comunicazioni<br />

logistiche interne perché tutti<br />

sapessimo dove si trovavano e cosa<br />

stavano facendo nella piazza assediata.<br />

Pochi giorni dopo, un tweep molto<br />

speciale, Ayman Mohyeldin di AlJazeera<br />

in inglese – giovane nato e cresciuto<br />

al Cairo che ha studiato in America ed<br />

è stato letteralmente la faccia di Tahrir<br />

in televisione - è stato arrestato dalla<br />

polizia segreta e rilasciato dopo due<br />

giorni. Da quel momento, i suoi tweet<br />

personali esplicitamente favorevoli alla<br />

rivoluzione si sono intensificati<br />

Sapevo di assistere dalla tranquillità<br />

della redazione alla lotta di persone<br />

che stavano rischiando la vita. Sono<br />

arrivata a twittare un giorno per 19 ore<br />

consecutive. Nonostante mi sforzassi<br />

di mantenere un certo distacco, mi rendevo<br />

conto che l’empatia nei confronti<br />

<strong>dei</strong> tweeps che si trovavano sul campo<br />

andava molto al di là del semplice<br />

racconto. Twitter stava diventando un<br />

formidabile strumento di immedesimazione<br />

e di conoscenza, in cui la neutralità<br />

non trovava più posto. Parlavo col<br />

panettiere egiziano vicino alla radio, e<br />

poi cominciavo una lunghissima giornata<br />

su Twitter, e non sono riuscita a<br />

smettere neanche quando le agenzie di<br />

stampa e le televisioni hanno pensato<br />

che la protesta stesse scemando. Su<br />

Twitter, semmai, sembrava rafforzarsi.<br />

Quando è stato liberato Wael Ghonim,<br />

che ha raccontato piangendo la sua<br />

storia in tv, i tweeps del movimento<br />

hanno scommesso che il giorno dopo<br />

a Tahrir sarebbe arrivata il doppio della<br />

gente, e così è stato. Quella è stata<br />

l’ultima spinta. Ed è stata un’emozione<br />

fortissima, la consapevolezza di vedere<br />

la Storia realizzarsi, essere su Twitter<br />

la sera del 12 febbraio e guardare in<br />

tv Tahrir affollatissima che esplodeva<br />

di gioia quando è stata annunciata la<br />

caduta di Mubarak. Una ragazza che<br />

avevo seguito per tutta la rivoluzione,<br />

piena di gioia e di orgoglio, ha twittato:<br />

“qui è così pieno che non riesco a vedermi<br />

i piedi, ma grazie a Dio riesco a<br />

twittare”. Il giorno dopo, il 13 febbraio,<br />

ho aperto Twitter e tutti i tweeps del<br />

movimento avevano cambiato l’immagine<br />

sui loro profili, mostrandosi in<br />

faccia per la prima volta, come tanti<br />

Zorro che finalmente potevano togliersi<br />

la maschera. Il piccolo social media<br />

compie adesso 5 anni, e un giornalista<br />

americano che seguo, @NickKristof,<br />

ha scritto: “buon compleanno Twitter,<br />

le rivolte arabe me ne hanno insegnato<br />

il valore: Twitter è l’haiku delle news”.<br />

Cioè news, brevità e poesia. Quel che<br />

accade nei paesi arabi sta cambiando<br />

anche il nostro mondo. Twitter ha reso<br />

questi giovani per me di carne e ossa.<br />

Stare con loro ogni giorno non è stata<br />

un’esperienza facile, ma la considero<br />

una fortuna e un privilegio.<br />

*Cronista di Radio Popolare<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

31


L’angolo<br />

Primo della <strong>legge</strong> piano<br />

recenti sentenze ripropongono il problema di una <strong>legge</strong> da adeguare<br />

Diffamazione e cronaca<br />

il web scuote la stampa<br />

<strong>La</strong> <strong>legge</strong> sulla stampa che risale al 1948 necessita di aggiornamenti con l’avvento <strong>dei</strong> new<br />

media. <strong>La</strong> Cassazione stabilisce che alcuni principi hanno differente applicazione online<br />

di Alessandro Galimberti<br />

Le leggi sulla stampa stanno andando<br />

in corto circuito. A segnare la fine<br />

di un’epoca iniziata all’indomani<br />

della fine della seconda guerra mondiale<br />

- con il ripristino delle libertà di<br />

espressione negate nel Ventennio<br />

- è l’invasione <strong>dei</strong> new media figli<br />

della digitalizzazione, che stanno<br />

ponendo questioni inimmaginabili<br />

nel 1948 (Legge sulla stampa) ma<br />

divenute ormai scogli interpretativi<br />

insuperabili.<br />

Il giudice può rimuovere da un blog<br />

un articolo ritenuto diffamatorio<br />

Il Regio decreto n. 561 del 1946 stabilisce che si possono<br />

sequestrare giornali cartacei in forza di una sentenza definitiva<br />

dell’autorità giudiziaria. <strong>La</strong> quinta sezione della Cassazione ha<br />

stabilito che tale garanzia non si applica al blog ma il giudice, su<br />

istanza della parte lesa, può imporre la rimozione di un articolo<br />

ritenuto diffamatorio.<br />

Salvi i direttori web<br />

A testimoniare la necessità di nuove<br />

regole, anzi proprio a invocarle,<br />

è la stessa Corte di Cassazione,<br />

che negli ultimi mesi è tornata più<br />

volte sulla questione informazione,<br />

arrampicandosi in motivazioni talvolta<br />

davvero ardue per tentare di<br />

colmare un vuoto normativo sempre<br />

più ampio.<br />

Il 1 ottobre scorso la Quarta sezione<br />

Ma il direttore di un sito<br />

è responsabile di un<br />

articolo diffamatorio<br />

postato da un lettore<br />

Il direttore di un sito web<br />

può non essere ritenuto<br />

responsabile di omesso<br />

controllo se il pezzo pubblicato<br />

è stato postato da un lettore.<br />

penale ha sganciato i direttori di siti<br />

web dalla responsabilità omissiva<br />

per colpa prevista dal codice penale<br />

(articolo 57). Come noto, il direttore<br />

di qualsiasi testata giornalistica<br />

risponde anche a titolo personale<br />

di tutto ciò che viene pubblicato sul<br />

giornale: si tratta di una colpa talmente<br />

vasta da essere stata in alcuni<br />

casi inquadrata come oggettiva, il<br />

giornalista sbaglia e il direttore ne<br />

risponde comunque per il solo fatto<br />

di essere direttore.<br />

Secondo la Cassazione però il principio<br />

non vale più per i new media,<br />

per iquali è impossibile esigere un<br />

controllo continuo e penetrante da<br />

parte di chi ne è, anche giuridicamente,<br />

responsabile. Il caso analizzato<br />

dalla sentenza 35511/10 riguardava<br />

il sito Merateonline, sul quale<br />

un lettore aveva postato una lettera<br />

diffamatoria nei confronti dell’ex ministro<br />

Roberto Castelli e di un sindaco<br />

del lecchese. Mentre la Corte<br />

d’appello di Milano aveva ritenuto il<br />

direttore punibile per omessa vigilanza,<br />

i giudici di ultima istanza hanno<br />

stabilito che quello che vale per la<br />

carta non vale per il web. A impedire<br />

l’estensione analogica della colpa<br />

è in primo luogo la <strong>legge</strong> penale (si<br />

può essere condannati solo per fatti<br />

tassativamente previsti dalla <strong>legge</strong><br />

come reato, ma mai per casi “simili”:<br />

è un principio minimo di civiltà giuridica),<br />

considerato che laddove la<br />

norma parla di stampa periodica non<br />

si può ignorare che il procedimento<br />

tipografico è cosa diversa dai bite e<br />

che le modalità di redazione, di chiusura<br />

e di diffusione di uno stampato<br />

sono cosa diversa da quelle di un<br />

file costantemente aggiornabile in<br />

tempo reale. Tuttavia gli stessi giudici<br />

si rendono conto che in questo<br />

modo si crea una differenziazione tra<br />

posizioni giuridiche parallele, se non<br />

proprio coincidenti, e quindi invitano<br />

il legislatore a proseguire in quello<br />

sforzo di revisione dell’articolo 57<br />

iniziato più volte in Parlamento ma<br />

mai andato a buon fine. L’interpretazione<br />

restrittiva della Corte sulla<br />

32 Tabloid 62 / 2007 2011


L’angolo<br />

della <strong>legge</strong><br />

responsabilità per colpa <strong>dei</strong> direttori<br />

di testate web vale a maggior<br />

ragione anche per i coordinatori di<br />

blog e forum online, ai quali non si<br />

puo’ chiedere una vigilanza occhiuta<br />

sulle proprie pubblicazioni, salvi ovviamente<br />

i casi di concorso (doloso)<br />

nel reato di diffamazione commesso<br />

da terzi. Nelle more di una nuova<br />

auspicata <strong>legge</strong>, quale deve essere<br />

allora a regola di riferimento per<br />

i direttori web Per la Cassazione<br />

basta applicare la normativa sull’ecommerce<br />

(70/2003), che esclude<br />

la responsabilità <strong>dei</strong> provider per i<br />

reati commessi da chi naviga, sempre<br />

che non siano a conoscenza del<br />

contenuto criminoso del messaggio<br />

(principio di neutralità). Quindi, se<br />

non c’è prova che il direttore abbia<br />

visto il contenuto diffamatorio - e non<br />

lo abbia immediatamente rimosso -<br />

non c’è colpa.<br />

Sequestrabili<br />

gli articoli sui blog<br />

Dove invece la Cassazione sembra<br />

voler aumentare le garanzie <strong>dei</strong> protagonisti<br />

della cronaca, a danno però<br />

del diritto di cronaca, è in materia di<br />

sequestro preventivo. Nonostante<br />

la <strong>legge</strong> penale (Regio decreto legislativo<br />

561/1946) stabilisce che<br />

si possano sequestrare giornali o<br />

qualsiasi altra pubblicazione solo in<br />

forza di una sentenza definitiva (anzi,<br />

irrevocabile) dell’autorità giudiziaria,<br />

la Cassazione (Quinta sezione del<br />

24 febbraio scorso) ha stabilito che<br />

tale garanzia non si applica per i<br />

blog. Con questa sentenza i giudici<br />

di ultima istanza hanno confermato<br />

il doppio provvedimento con cui il<br />

Gip e il tribunale del riesame di Milano<br />

avevano ordinato la rimozione<br />

dal sito www.societacivile.it/blog di<br />

un articolo che uno <strong>dei</strong> protagonisti<br />

riteneva diffamatorio. Secondo<br />

la Cassazione per mettere la museruola<br />

a una pubblicazione online<br />

basta che il bavaglio “sia giustificato<br />

da effettiva necessità e da adeguate<br />

ragioni, il che si traduce, in concreto,<br />

in una valutazione delle (...) esigenze<br />

impeditive tanto serie quanto è<br />

vasta l’area della tolleranza costituzionalmente<br />

imposta per la libertà<br />

di parola”. Resta la grande differenza<br />

rispetto alla carta stampata: per<br />

quella basta il sequestro probatorio<br />

di tre copie - in attesa del processo<br />

- nel mondo virtuale invece il giudice<br />

può far sparire la cronaca indigesta<br />

solo su istanza della presunta parte<br />

lesa.<br />

Dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />

I procedimenti disciplinari<br />

Qui di seguito diamo conto, come sempre, del lavoro del<br />

Consiglio per quanto riguarda i procedimenti disciplinari<br />

esaminati negli ultimi due mesi.<br />

Hanno subito:<br />

• censura Alfonso Signorini (professionista) per violazione<br />

dell’artt. 2 e 48 della Legge professionale e della Carta <strong>dei</strong> doveri<br />

del giornalista sul rapporto pubblicità/informazione.<br />

• censura Matteo Legnani (professionista) per violazione artt 2<br />

e 48 della Legge professionale e art. 9 Codice deontologico sul<br />

trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />

• censura Chiara Beria d’Argentine (professionista) per<br />

violazione artt 5 e 10 del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong><br />

dati personali.<br />

• censura Alessandro D’Amato (pubblicista) per violazione art 9<br />

del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />

• avvertimento Maurizio Belpietro (professionista) per violazione<br />

artt 2 e 48 della Legge professionale e art 9 del Codice<br />

deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali<br />

• avvertimento Matteo Scerri (pubblicista) per violazione degli artt<br />

2 e 48 della Legge professionale e art 6 del Codice deontologico<br />

sul trattamento <strong>dei</strong> dati personali.<br />

• avvertimento Antonio Sanfrancesco (professionista) per<br />

violazione art 7 del Codice deontologico sul trattamento <strong>dei</strong> dati<br />

personali e della Carta di Treviso.<br />

Esposti esaminati: 33<br />

Archiviazioni: 2<br />

Procedimenti<br />

aperti: 2<br />

sospesi: 22<br />

Sanzionati: 7<br />

(4 censure,<br />

3 avvertimenti)<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

33


L’angolo<br />

della <strong>legge</strong><br />

un caso in finlandia che ha molti punti in comune con l’attualita’ italiana<br />

I politici visti da vicino<br />

Anche il privato è pubblico<br />

Una sentenza della Corte europea <strong>dei</strong> diritti dell’uomo assolve i giornalisti e stabilisce i<br />

confini del diritto alla riservatezza <strong>dei</strong> personaggi politici rispetto ai fatti di rilevanza pubblica<br />

di Mario Consani*<br />

Guardare dal buco della serratura<br />

Gossip spazzatura Quando si tratta<br />

di politici – o persino della loro<br />

“corte” – è solo il dovere della democrazia,<br />

bellezza … E a chi finge<br />

di dimenticarlo lo ha ricordato anche<br />

di recente la Corte europea <strong>dei</strong> diritti<br />

dell’uomo (Cedu) con la sentenza<br />

Reinboth contro Finlandia: “Non costituisce<br />

una violazione del diritto alla<br />

privacy la divulgazione da parte <strong>dei</strong><br />

giornalisti di notizie sulla vita privata<br />

di un personaggio pubblico se tali<br />

informazioni sono di interesse per la<br />

collettività” . E perciò: “E’ una violazione<br />

dell’art.10 della Convenzione<br />

<strong>dei</strong> diritti dell’uomo e delle libertà<br />

fondamentali l’applicazione da parte<br />

delle autorità nazionali di sanzioni<br />

sproporzionate rispetto all’obiettivo<br />

conseguito e che possono avere un<br />

effetto deterrente sull’attività del giornalista”.<br />

Vi viene in mente qualcosa<br />

tipo la “<strong>legge</strong> bavaglio” Meno male<br />

che la Cedu c’è! In quest’ultimo caso,<br />

la Corte ha ritenuto illegittima la<br />

condanna emessa dai tribunali finlandesi<br />

nei confronti di due giornalisti<br />

di Helsinki. <strong>La</strong> vicenda processuale<br />

è piuttosto originale e nasce dalla<br />

pubblicazione da parte loro di due<br />

articoli con la cronaca di un processo<br />

pubblico nel quale erano imputati altri<br />

due giornalisti accusati di aver scritto,<br />

un paio d’anni prima, durante la<br />

campagna elettorale, che la responsabile<br />

della comunicazione del candidato<br />

premier, anch’essa impegnata<br />

politicamente, aveva una relazione<br />

extraconiugale. Fatto privato Non<br />

proprio, perché il comportamento<br />

della signora contrastava indubbiamente<br />

con i valori della famiglia propugnati<br />

dalla sua parte politica, dato<br />

che era anche madre di due figli.<br />

Due le questioni più interessanti affrontate<br />

dalla Corte europea. <strong>La</strong> prima<br />

è quella relativa all’identificazione <strong>dei</strong><br />

confini del diritto alla riservatezza di<br />

un personaggio politico rispetto a fatti<br />

di rilevanza pubblica: la cronaca di<br />

quel processo continuava ad avere<br />

interesse pubblico – ha concluso la<br />

Cedu – anche se la competizione<br />

elettorale risaliva ormai a due anni<br />

prima. Nessun diritto all’oblio, dunque.<br />

Seconda questione: il limite<br />

piuttosto ampio che viene attribuito<br />

al concetto normativo di “uomo politico”<br />

(o, meglio, “donna politica” in<br />

questo caso) che, in quanto tale, deve<br />

essere consapevole di sottoporsi ad<br />

uno scrutinio più rigoroso da parte<br />

della stampa e della collettività, anche<br />

sulla propria vita personale.<br />

“Anche se la signora non poteva essere<br />

considerata un politico nel senso<br />

tradizionale del termine – osserva la<br />

Corte - non poteva neppure essere<br />

considerata del tutto una privata<br />

cittadina, dato che nel corso di tutta<br />

la campagna elettorale aveva pubblicamente<br />

promosso con la propria<br />

immagine i valori della famiglia portati<br />

avanti dal candidato e dalla sua parte<br />

politica. Lei avrebbe pertanto dovuto<br />

comprendere di rivestire una funzione<br />

pubblica, dato che era finalizzata ad<br />

attrarre consenso, e che di conseguenza<br />

anche la sua privacy avrebbe<br />

potuto subire delle limitazioni”.<br />

Peraltro, va sottolineato che nel caso<br />

trattato dalla Corte europea non era<br />

evidentemente censurabile la provenienza<br />

delle notizie relative alla vita<br />

privata della “portavoce”, posto che<br />

emergevano tutte da un processo<br />

pubblico e non erano state “carpite”<br />

utilizzando tecniche illegittime. In caso<br />

contrario, infatti, la valutazione <strong>dei</strong><br />

giudici sarebbe stata molto probabilmente<br />

diversa, dato che si sarebbe<br />

verificata una concorrente violazione<br />

del diritto alla riservatezza della persona<br />

fraudolentemente ripresa, i cui<br />

dati sensibili illegittimamente acquisiti<br />

sarebbero di conseguenza stati divulgati<br />

senza il necessario consenso.<br />

Proprio per questo, del resto, i giornalisti<br />

autori dell’originario “scoop”<br />

sono stati invece condannati in via<br />

definitiva per violazione della privacy.<br />

*Consigliere<br />

<strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />

34 Tabloid 2 / 2011


L’angolo<br />

della <strong>legge</strong><br />

Il difficile uso <strong>dei</strong> dati personali in rete in un caso che fa ancora discutere<br />

Il caso Google-ViviDown<br />

dietro le quinte del web<br />

Fa discutere la sentenza di primo grado per il video del ragazzo disabile<br />

maltrattato dai compagni e finito in Rete. Rimane il vuoto normativo<br />

Quella <strong>legge</strong> uguale per tutti, può essere<br />

applicata anche sul web Domanda<br />

facile dalla risposta complessa.<br />

Prendiamo un caso, che tutti ricordano:<br />

alcuni alunni deridono e umiliano un ragazzino<br />

diversamente abile. Lo sfottono<br />

e riprendono tutto con il cellulare. Poi<br />

caricano il video su Internet e parte il<br />

tam tam che solo il contagio “virale” del<br />

web sa amplificare. Lo vedono migliaia<br />

di persone. Facile affermare che i ragazzini-aguzzini<br />

sono responsabili del video<br />

caricato su Internet, ma la piattaforma<br />

che ospitava il video ha qualche forma<br />

di responsabilità<br />

<strong>La</strong> risposta a questa domanda ridefinisce<br />

i confini di quella Rete nata come<br />

spazio libero e neutrale. Ed è arrivata<br />

alla fine di un processo che ha visto tre<br />

dirigenti di Google Italy condannati dal<br />

Tribunale di Milano a sei mesi di reclusione<br />

per il reato di trattamento illecito<br />

di dati personali.<br />

Tutta la vicenda è raccontata in un libro<br />

che s’intitola appunto “ <strong>La</strong> <strong>legge</strong> è uguale<br />

anche sul web -Dietro le quinte del<br />

caso Google/Vividown” (edito da Egea)<br />

firmato da Guido Camera, giovane avvocato<br />

milanese che ha difeso Vivi Down,<br />

Associazione Onlus milanese, che per<br />

prima ha denunciato i fatti alla Magistratura.<br />

Insieme a lui Oreste Pollicino, che<br />

ha seguito e studiato il processo sotto<br />

il profilo scientifico.<br />

“Il processo ha seguito due filoni differenti<br />

- spiega l’avvocato Camera - Nel<br />

primo i quattro minorenni autori del video<br />

sono stati condannati a lavorare<br />

per un anno in un’associazione che si<br />

occupa di ragazzi disabili. Il secondo vedi<br />

Roberta Bertolini<br />

deva imputati quattro manager di Google<br />

accusati di concorso in diffamazione<br />

e violazione della <strong>legge</strong> sulla privacy. Il<br />

ragazzo disabile oggetto delle violenze<br />

nel video era facilmente riconoscibile, e,<br />

evidentemente, non gli era stata chiesta<br />

l‘autorizzazione a rendere pubblica la<br />

sua immagine”. Il nocciolo della questione<br />

sta tutto qui. Perché non ci vuole<br />

molto affinché il filmato faccia il giro delle<br />

scuole e il caso finisca sui giornali.<br />

Ma Google Italia – secondo l’accusa -<br />

non lo rimuove tempestivamente dalla<br />

sua piattaforma.<br />

“E’ rimasto a disposizione degli utenti<br />

di Google Video per quasi due mesi,<br />

dall’8 settembre al 7 novembre del 2006,<br />

malgrado sul caso fosse già montato<br />

parecchio clamore, anche sui principali<br />

siti italiani di news - dice ancora l’avvocato<br />

Guido Camera - E’ stato rimosso<br />

solo dopo la mobilitazione dell’opinione<br />

pubblica”. “I responsabili della piattaforma<br />

non potevano non conoscere il contenuto<br />

del video, anche perché ormai ne<br />

parlavano tutti. E c’è di più: il trattamento<br />

del video attraverso l’indicizzazione, le<br />

classifiche di popolarità e l’inserimento<br />

<strong>dei</strong> programmi pubblicitari indicava che<br />

Google aveva ben presente il potenziale<br />

insito nei video che era stato messo in<br />

Rete”.<br />

I quattro manager sono stati processati<br />

anche per concorso in diffamazione,<br />

“perché non impedire un evento che si<br />

ha l’obbligo giuridico di impedire equivale<br />

a cagionarlo“, spiega tecnicamente<br />

Guido Camera, ma da questa imputazione<br />

sono stati assolti perché il fatto<br />

“così come contestato” non sussiste.<br />

In poche parole non c’è oggi una <strong>legge</strong><br />

penale che possa, secondo il giudice<br />

milanese, imporre un obbligo preventivo<br />

di controllo sul contenuto <strong>dei</strong> video<br />

ospitati da una piattaforma.<br />

Resta il non corretto trattamento sia <strong>dei</strong><br />

dati personali sia della loro protezione.<br />

A tre <strong>dei</strong> quattro manager imputati sono<br />

state inflitte pene di sei mesi di reclusione.<br />

Assolto invece il responsabile del<br />

progetto Google video per l’Europa, a<br />

cui veniva contestata la sola diffamazione.<br />

Le motivazioni della condanna<br />

“Il diritto d’impresa non può prevalere<br />

sulla dignità della persona - conclude<br />

l’avvocato Camera - Resta ancora un<br />

grande vuoto normativo ma quello che<br />

si è concluso in primo grado, davanti<br />

al giudice monocratico della quarta sezione<br />

penale, è il primo procedimento<br />

penale anche a livello internazionale<br />

che vede imputati responsabili di una<br />

multinazionale come Google, leader nel<br />

settore della pubblicazione di contenuti<br />

sul web. In futuro non si potrà ignorare<br />

questa sentenza che ha contribuito in<br />

modo determinannte ad alzare la soglia<br />

di attenzione su un tema che avrà<br />

sempre più bisogno di regole globali”.<br />

Ma la difesa di Google quale è stata<br />

Primo: è impossibile visionare tutti i video<br />

che vengono caricati ogni giorno;<br />

secondo: agli utenti vengono forniti solo<br />

gli strumenti, la responsabilità di quello<br />

che mettono on line è tutta loro.<br />

E si torna alla domanda su cui si fonda<br />

“l‘etica della Rete“: a chi spetta il diritto<br />

di decidere cosa è bene e che cosa è<br />

male quando si utilizza uno strumento<br />

democratico come Internet<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

35


L’angolo<br />

della <strong>legge</strong><br />

I preoccupanti dati emersi dal rapporto del comitato media e minori<br />

TV, una cattiva maestra<br />

nel salotto di casa<br />

Nel 2010 la violazione del codice d’autoregolamentazione è aumentata del 60% rispetto al<br />

2009 e del 150% rispetto al 2008. Maglia nera a Mediaset con 23 sanzioni, 19 alla Rai<br />

di Antonio Mirabile<br />

“Sta avvenendo una sorta di Tsunami<br />

nel mondo <strong>dei</strong> minori, una invasione<br />

nel mondo dell’infanzia da parte della<br />

comunicazione. Bisogna reagire e difendere<br />

i giovani da violenza e imbarbarimento<br />

culturale”. Così Giuseppe<br />

De Rita, presidente del Censis, ha<br />

commentato i dati emersi dal Rapporto<br />

del Comitato media e minori,<br />

presieduto da Franco Mugerli, presentato<br />

a Roma il 15 marzo.<br />

Le violazioni al Codice di autoregolamentazione<br />

che tutela i minori,<br />

sottoscritto nel 2002 dalle principali<br />

emittenti televisive, nel 2010 sono<br />

aumentate del 60% rispetto all’anno<br />

precedente e addirittura del 150%<br />

rispetto al 2008. Il Comitato ha anche<br />

riscontrato un significativo incremento<br />

di violazioni nella programmazione<br />

di emittenti generaliste come Mediaset<br />

e Rai e ha auspicato che il Ministro<br />

dello Sviluppo economico, d’intesa<br />

con la Commissione parlamentare<br />

per l’infanzia e l’adolescenza, proceda<br />

all’emanazione di un nuovo<br />

Codice media e minori.<br />

Nel consuntivo 2010 i casi consi-<br />

derati sono stati 320, contro i 264<br />

del 2009, e 72 le violazioni verificate,<br />

contro le 46 del 2009. <strong>La</strong> Rai ha<br />

ricevuto 19 risoluzioni (14 nel 2009),<br />

Mediaset 23 (dalle 7 del 2009), una<br />

risoluzione per <strong>La</strong>7 (come nel 2009),<br />

17 per Sky (nessuna nel 2009), 7 ad<br />

altre emittenti satellitari (20 nel 2009)<br />

e 5 ad altre emittenti. In particolare,<br />

con Sky è ancora aperto un contenzioso<br />

poiché la tv satellitare continua<br />

a dichiararsi esclusa dall’applicazione<br />

del Codice.<br />

<strong>La</strong> metà delle violazioni accertate dal<br />

Comitato riguardano film e telefilm.<br />

In questo settore le risoluzioni sono<br />

state 35 (30 film, 5 fiction), il triplo<br />

di quelle del 2009. <strong>La</strong> metà <strong>dei</strong> film<br />

risultano vietati ai minori di 14 anni<br />

e trasmessi in orario di televisione<br />

per tutti (7 – 22,30). Un fatto particolarmente<br />

grave se si considera lo<br />

specifico divieto della normativa vigente:<br />

“I film vietati ai minori di anni<br />

14 non possono essere trasmessi,<br />

sia in chiaro che a pagamento, né<br />

forniti a richiesta, sia integralmente<br />

che parzialmente, prima delle 22,30<br />

e dopo le 7”.<br />

Dopo film e telefilm, il maggior<br />

numero di violazioni riscontrate<br />

dal Comitato si sono registrate<br />

nei programmi di intrattenimento,<br />

nei quali le notizie di attualità<br />

e cronaca diventano occasione<br />

di talk show e spettacolo. Tra i<br />

programmi denunciati Pomeriggio<br />

Cinque, Uomini e Donne e<br />

Amici di Canale Cinque, Domenica<br />

in...l’arena e <strong>La</strong> vita in diretta<br />

di Raiuno. Nel 2010 i programmi di<br />

infotainment sanzionati sono stati 18,<br />

pari al 25% di tutte le violazioni accertate<br />

(era stata solo 1 nel 2009). In<br />

orario di televisione per tutti, ma soprattutto<br />

al pomeriggio e anche nella<br />

fascia protetta, troppo spesso sono<br />

stati proposti programmi inadatti a<br />

un pubblico di minori all’ascolto per<br />

modalità di conduzione e tematiche<br />

trattate, come quelle legate ai diversi<br />

orientamenti sessuali, la transessualità,<br />

l’identità e i cambi di genere, il<br />

sesso compulsivo, la prostituzione<br />

maschile e femminile, le webcam<br />

girls, la droga, le violenze e le follie<br />

omicide familiari, le violenze che<br />

coinvolgono adolescenti. “<strong>La</strong> situazione<br />

desta allarme”, ha spiegato<br />

il presidente del Comitato, Franco<br />

Mugerli. “Non si possono proporre<br />

senza la dovuta attenzione drammi<br />

come quelli di Sarah e Yara”. “Chi<br />

può aiutare i giovani a capire che la<br />

vita è un’altra cosa da quella rappresentata<br />

mediaticamente”, si chiedeva<br />

De Rita, che in conclusione<br />

indicava due percorsi: “Dire un no,<br />

quel no che dà la libertà e rilanciare<br />

il desiderio conquistarsi qualcosa<br />

da sé”. E a queste due vie si può<br />

aggiungere anche una osservazione<br />

di Noam Chomsky: “Oggi entrambi i<br />

genitori devono lavorare 50 ore alla<br />

settimana per mettere in tavola la cena.<br />

Durante il giorno la possibilità di<br />

seguire i figli è assai ridotta e ci sono<br />

poche strutture di supporto disponibili,<br />

quindi cosa rimane Utilizzare la<br />

tv come baby sitter”.<br />

36 Tabloid 2 / 2011


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

il resoconto di una delle trenta corsiste<br />

Media e carcere<br />

modelli a confronto<br />

Quattro giorni d’incontri con giuristi, educatori, avvocati e magistrati,<br />

criminologi e detenuti. <strong>La</strong> proposta di fare un Codice deontologico<br />

simile alla Carta di Treviso. Per evitare stereotipi e luoghi comuni<br />

di Mariangela Tessa<br />

Carcere e cattiva informazione vanno<br />

spesso a braccetto. Un discorso che<br />

vale soprattutto per l’Italia, dove la<br />

passione per la ‘nera’ <strong>dei</strong> media ha<br />

finito per alimentare un corto circuito<br />

tra opinione pubblica e mezzi di<br />

informazione, ben sintetizzata dalle<br />

parole del sociologo Enrico Pugliese:<br />

“I media veicolano stereotipi e luoghi<br />

comuni che hanno presa tra il pubblico<br />

proprio perché ne confermano<br />

la visione del mondo”.<br />

Con l’obiettivo di rimettere in discussione<br />

cliché e pregiudizi, ma anche<br />

per richiamare l’attenzione sulla responsabilità<br />

degli operatori dell’informazione<br />

nella costruzione del senso<br />

comune, la redazione di carteBollate<br />

e lo sportello giuridico del carcere di<br />

Bollate hanno organizzato un ciclo di<br />

incontri dal titolo “Media e Carcere”,<br />

indirizzato a trenta giornalisti dell’<strong>Ordine</strong><br />

della Lombardia. Quattro giorni<br />

di incontri presso il Tribunale di Milano<br />

in cui giuristi, avvocati, magistrati,<br />

giornalisti, criminologi, ciascuno dal<br />

proprio punto di vista, hanno fatto<br />

luce sullo stato attuale delle carceri<br />

in Italia. E’ stata un’occasione per fare<br />

un ripasso sulle principali norme<br />

dell’ordinamento penale (dall’analisi<br />

<strong>dei</strong> principi costituzionali a cui si ispira<br />

il diritto penale all’esame delle misure<br />

alternative, passando per la figura del<br />

magistrato di sorveglianza) . Ma è stato<br />

soprattutto un momento di riflessione<br />

sugli aspetti più controversi e<br />

sulle emergenze del sistema detenti-<br />

vo nel nostro paese. Ne è scaturito un<br />

intenso e appassionato dibattito, che<br />

ha permesso ai partecipanti di tornare<br />

a casa con numerose risposte e con<br />

altrettante questioni irrisolte. A partire<br />

dalla necessità di ristabilire un corretto<br />

rapporto tra detenzione, organi<br />

dell’informazione, senso comune. Un<br />

fatto appare certo: la tendenza, diffusa<br />

nei media, a far ricorso a stereotipi<br />

e etichette per bollare detenuto e pena<br />

continuano ad alimentare nell’opinione<br />

pubblica una visione talvolta<br />

distorta dell’ordinamento penale e<br />

del sistema penitenziario. Di qui, la<br />

proposta – ampiamente condivisa dai<br />

I relatori<br />

Hanno partecipato in veste<br />

di relatori al ciclo di incontri:<br />

Valerio Onida, presidente emerito<br />

della Corte Costituzionale;<br />

Susanna Ripamonti, direttore<br />

di carteBollate; la giornalista<br />

Assunta Sarlo, il giurista Umberto<br />

Ursetta, Guido Brambilla,<br />

magistrato di sorveglianza<br />

presso il Tribunale di Milano,<br />

Mirko Mazzali, avvocato<br />

penalista, Patrizia Ciardiello,<br />

docente di criminologia presso<br />

l’Università di Padova, Milena<br />

Cassano, funzionario direttivo<br />

del Prap (provveditorato<br />

regionale dell’amministrazione<br />

penitenziaria).<br />

partecipanti al seminario - di arrivare<br />

alla definizione di un codice deontologico,<br />

sul modello della carta di Trieste<br />

o quella di Treviso (che si occupano<br />

rispettivamente di disagio mentale<br />

e minori), anche per l’informazione<br />

sul carcere. Una grande attenzione<br />

è stata poi riservata alla funzione rieducativa<br />

della pena e all’importanza<br />

che, in questo processo, assumono le<br />

misure alternative. Su questo fronte,<br />

la fotografia che emerge è a luci e<br />

ombre. Se da una parte il sovraffollamento,<br />

le scarse risorse finanziare<br />

e la mancanza di personale alimentano<br />

forti interrogativi su come<br />

il sistema carcerario italiano possa<br />

di fatto ottemperare alla funzione risocializzazione<br />

prevista dalla carte<br />

costituzionale. Dall’altra, l’esempio<br />

virtuoso del carcere di Bollate, che<br />

ha aperto le sue porte ai corsisti per<br />

un incontro con il suo direttore, Lucia<br />

Castellano, e alcuni detenuti, ci mette<br />

di fronte ad un dato incontrovertibile:<br />

un altro modello di carcere, non solo è<br />

auspicabile, ma è anche possibile. In<br />

un sistema, come quello italiano, che<br />

dal punto di vista normativo garantisce<br />

lo sviluppo di istituti penitenziari<br />

che mettano al centro l’uomo e la sua<br />

dignità, sembra evidente che a fare<br />

la differenza siano il senso di responsabilità<br />

e il coraggio di tutti i professionisti,<br />

che a vario titolo vi operano.<br />

Ma anche, e non meno importanti, il<br />

senso di responsabilità e il coraggio<br />

<strong>dei</strong> detenuti.<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

37


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

quinta edizione al villaggio barona il 28 aprile<br />

Il tesoretto<br />

delle notizie<br />

E’ il titolo del seminario di aggiornamento sui temi del<br />

disagio e delle marginalità organizzato dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong><br />

giornalisti della Lombarda e dall’Agenzia Redattore<br />

sociale della Comunità di Capodarco. <strong>La</strong> partecipazione<br />

è gratuita per gli allievi delle scuole di giornalismo<br />

• Don Vinicio Albanesi, presidente<br />

della Comunità di Capodarco, punto<br />

di riferimento per i giornalisti che si<br />

occupano di temi sociali<br />

Si svolgerà il 28 aprile a Milano al<br />

Villaggio Barona la quinta edizione di<br />

Redattore Sociale, seminario di formazione<br />

per giornalisti sui temi del<br />

disagio e della marginalità. L’incontro<br />

organizzato dall’Odg della Lombardia<br />

con Cnca Lombardia, Anffas Milano,<br />

Ledha, Agenzia Redattore Sociale,<br />

Terre di mezzo, Affaritaliani.it, in collaborazione<br />

con i Master in giornalismo<br />

delle università milanesi e con il<br />

contributo della Fondazione Cariplo,<br />

si intitola “Il tesoretto delle notizie. Il<br />

giornalismo e la scoperta del sociale”.<br />

E’ riservato ai giornalisti impiegati a<br />

tempo pieno o come collaboratori,<br />

ai freelance, agli allievi delle scuole<br />

di giornalismo, agli addetti stampa.<br />

L’iscrizione al corso deve essere fatta<br />

compilando un form, dopo aver consultato<br />

il sito di Redattore sociale. I<br />

posti disponibili sono limitati. All’inizio<br />

del seminario andrà versato alla<br />

segreteria un contributo unico di 25<br />

euro, comprendente i materiali, pranzo<br />

e coffee break. <strong>La</strong> partecipazione<br />

è gratuita per gli allievi delle scuole<br />

di giornalismo. Info: Tel. 0734.681001<br />

(Redattore Sociale).<br />

E-mail e sito per informazioni:<br />

giornalisti@redattoresociale.it<br />

- www.giornalisti.redattoresociale.it.<br />

la consegna delle tessere aI praticanti<br />

Ecco i nomi degli allievi del Master in giornalismo dell’Università<br />

Statale di Milano Ifg/Afg che hanno ricevuto la tessera di praticanti<br />

nella sala consiglio della sede dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />

Lombardia: Fabrizia Aralla, Lidia Baratta,Roberto Brambilla, Eleonora<br />

Brianzoli, Giorgio Caccamo, Tommaso Canetta, Cristina Carnelli,<br />

Flavia Casella, Giuliana De Vivo, Silvia Favasuli, Paolo Fiore, Cinzia<br />

Franceschini, Stefano Glenzer, Francesca Gobbo, Lorenzo <strong>La</strong>mperti,<br />

Davide Lessi, Lino Gerolamo Losi<br />

Alvise, Gianluca Maggiacomo, Edoardo<br />

Malvenuti, Elia Milani, Alessandro<br />

Oliva, Gabriele Pieroni, Pietro<br />

Pruneddu, Silvia Ragusa, Francesco<br />

Riccardi, Stefano Rizzato, Arcangelo<br />

Rociola, Eliano Rossi, Filippo Santelli.<br />

Il tesserino da praticante è stato<br />

consegnato dalla presidente dell’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia, Letizia<br />

Gonzales.<br />

Il programma<br />

Alla scoperta<br />

del sociale<br />

Il programma del corso prevede<br />

alle 8,30 il saluto di Monica<br />

Boni, direttore programmi<br />

sociali pubblici e servizi alla<br />

persona Edenred Italia, alle<br />

9 l’apertura <strong>dei</strong> lavori con<br />

Letizia Gonzales, presidente<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della<br />

Lombardia. Alle 9,30: “Lei non<br />

sa chi sono io...” Figli, nipoti<br />

e orfani dell’informazione<br />

sociale con Franco Bomprezzi<br />

e Elena Parasiliti (coordina<br />

Angelo Perrino) e “Nebbia. I<br />

nuovi disagi invisibili” con don<br />

Virginio Colmegna. Alle 11,30<br />

“<strong>La</strong> selezione (in)naturale delle<br />

notizie con Giorgio Paolucci, Ugo<br />

Savoia e Alessadra Scaglioni<br />

(coordina Walter Passerini). Alle<br />

14,30 “Walfare 2.0. <strong>La</strong> protezione<br />

sociale e la crisi dello Stato<br />

pagatore” con Cristiano Gori<br />

e domande di Oliviero Motta e<br />

Angelo Fasani (coordina Dario<br />

Bolis) e “Storie sofisticate”, il<br />

progetto di Terre Liberate con<br />

Angelo Agostini, seguirà “Report<br />

dalla città Fragile” con Gigi<br />

Ghezzi (coordina Matteo Scanni),<br />

38 Tabloid 2 / 2011


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

CONSEGNAte le MEDAglie <strong>dei</strong> 50 anni di carriera<br />

Nozze d’oro<br />

con il giornalismo<br />

Un rapporto di pura passione con la professione tra<br />

scoop, curiosità e aneddoti nelle storie <strong>dei</strong> trenta colleghi<br />

iscritti all’<strong>Ordine</strong> dal 1961<br />

di Maria Comotti<br />

Li proporrei come terapeuti della motivazione,<br />

per chi oggi si chiede se valga<br />

davvero la pena impegnarsi in questa<br />

professione. Ascoltando i loro racconti,<br />

dai quali traspare una passione che<br />

non si è certo affievolita col tempo,<br />

si possono ritrovare quei valori “puri”<br />

(curiosità, rigore, determinazione, indipendenza)<br />

che una volta ogni tanto<br />

fa bene richiamare alla mente. Stiamo<br />

parlando <strong>dei</strong> giornalisti (16 professionisti<br />

e 14 pubblicisti) che lo scorso 23<br />

marzo al Circolo della Stampa hanno<br />

ricevuto dal presidente dell’<strong>Ordine</strong> Letizia<br />

Gonzales la medaglia d’oro per<br />

celebrare i 50 anni di carriera.<br />

Ci si può stupire di trovare tra i premiati<br />

Emilio Isgrò, l’artista delle Cancellature,<br />

maestro dell’arte concettuale,<br />

scrittore e poeta. “Ho fatto il giorna-<br />

lista – racconta – finché non è venuto<br />

di moda il “disimpegno” dalla realtà, e<br />

allora tacitamente ma con molto rammarico<br />

mi sono fatto da parte”. Arrivato<br />

a Milano dalla Sicilia nel ’56, comincia a<br />

collaborare con diversi giornali. Nel ’60<br />

Giuseppe Longo va a dirigere Il Gazzettino<br />

di Venezia e gli lancia la sfida:<br />

seguire a Bergamo il processo del Mostro<br />

di Pontoglio (Vitalino Morandini, il<br />

primo “serial killer” italiano), se il servizio<br />

funziona, c’è in palio l’assunzione. “Io,<br />

siciliano, in mezzo ai bergamaschi: non<br />

capivo niente e tormentavo i colleghi<br />

per una traduzione simultanea”. Isgrò<br />

fu assunto e mandato a Padova, a seguire<br />

la cronaca bianca e nera. Una sua<br />

inchiesta sulle matricole universitarie<br />

fece impennare le vendite, e 9 mesi<br />

dopo andò a Padova a curare la terza<br />

pagina e le pagine culturali. “Nel ’68<br />

passai a Oggi, ma fu uno shock: abituato<br />

al rumore delle rotative, mi ritrovai<br />

come in una “clinica”. Feci anche<br />

inchieste interessanti, come quella sul<br />

divorzio, ma dopo 2 anni mi dimisi”.<br />

In seguito curò le pagine culturali di<br />

Tempo illustrato, collaborò con L’Ora di<br />

Palermo, chiamato da Nicola Cattedra,<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

39


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

con Il Giorno di Gaetano Afeltra e con<br />

il Corriere della Sera, per poi dedicarsi<br />

esclusivamente alla sua arte.<br />

Altro artista, altro percorso quello del<br />

“pubblicista” Flavio Lucchini che ha<br />

fatto la storia della moda e dell’editoria<br />

di moda in Italia, per poi dedicarsi all’arte,<br />

“svelata” con mostre e libri come<br />

Dress Art (2004) e From Fashion to Art:<br />

the Vogue lesson (2010). Lucchini studia<br />

Architettura a Venezia e all’Accademia<br />

di Brera, alla fine degli anni ’50 cura per<br />

De Agostini il mensile Fantasia. “Ero innamorato<br />

della grafica e dell’editoria<br />

americana – ricorda – e creai un giornale<br />

molto forte e innovativo, che fu il mio<br />

biglietto da visita per i Crespi”. Nel ’61<br />

infatti cura il progetto del settimanale<br />

Amica, di cui viene nominato direttore<br />

artistico. Dal ‘66 al ‘79 è direttore artistico<br />

di tutti i periodici della Condé Nast<br />

Italia (Vogue, Casa Vogue, Vogue Bambini,<br />

Vogue Uomo, Lei, Glamour). “Gli<br />

americani – racconta – avevano comprato<br />

la testata Novità (poi Vogue), ma<br />

si resero conto che dovevano darle una<br />

nuova impronta. Mi sono fatto mandare<br />

i caratteri di Vogue dall’America. I sarti<br />

capirono che era nato finalmente un<br />

supporto per valorizzare le loro creazioni.<br />

Anno dopo anno è stata un’escalation<br />

e ho potuto conoscere tutti i migliori<br />

fotografi e stilisti: era il momento eroico<br />

della nascita della moda”. Nel ‘79 fonda<br />

la casa editrice Edimoda e inventa<br />

Donna, Mondo Uomo e Moda. Nei primi<br />

anni ’80 Lucchini crea il Superstudio e<br />

nel 2000 Superstudio Più.<br />

E’ ancora in piena attività giornalistica,<br />

per Il Giornale e per 8 testate regionali<br />

Livio Caputo, che non ha mai smesso<br />

• Lea Vergine<br />

di scrivere, da quando, nel ‘52, cominciò<br />

per puro caso vincendo un concorso di<br />

Tuttosport per seguire il Tour come motociclista<br />

al seguito. Con il trasferimento<br />

a Bonn, nel ’56, è corrispondente del<br />

Corriere dell’Informazione e di Gente,<br />

poi, da Londra, scrive per il Resto del<br />

Carlino, <strong>La</strong> Nazione ed Epoca, mentre<br />

a New York è capo dell’ufficio <strong>dei</strong> periodici<br />

Mondadori. Del praticantato a<br />

Gente ricorda quando “Edilio Rusconi<br />

mi mandò in Svezia per intervistare Ingrid<br />

Bergman, che separatasi da Rossellini<br />

era scappata in un’isoletta con<br />

le gemelle e l’impresario <strong>La</strong>rs Schmidt.<br />

Nessuno osava affittarmi un motoscafo,<br />

e io mi feci 14 km a remi su una barchetta.<br />

Schmidt mi si parò davanti infuriato.<br />

Fu grazie all’intercessione della Bergman<br />

che potei sbarcare e intervistarla.<br />

Fummo gli unici». Rientrato in Italia nel<br />

‘70, è capo <strong>dei</strong> servizi speciali e poi direttore<br />

di Epoca (1970-76), “sotto scorta<br />

per 5 anni perché il mio nome era negli<br />

schedari della banda Barbone”, quindi<br />

inviato ed editorialista del Giornale e di<br />

Telemontecarlo (1976-78) e poi, per 6<br />

anni direttore de la Notte, dall’86 al ’92<br />

capo <strong>dei</strong> servizi esteri del Corriere della<br />

Sera, per poi tornare al Giornale come<br />

vicedirettore.<br />

Giuseppe Castelnovi ha presentato<br />

da poco il suo ultimo libro, Tre uomini<br />

d’oro, su Magni, Bartali e Coppi. Il giornalismo<br />

per lui “è un virus che è nato al<br />

liceo, con il giornaletto scolastico”. Poi,<br />

l’incontro casuale con quello che sarebbe<br />

stato il suo primo giornale, Il Cittadino<br />

di Genova, dalla fine del liceo fino al<br />

’74, quando chiuse. “Vinsi un concorso,<br />

indovinai la formazione della Nazionale<br />

che avrebbe incontrato il Portogallo:<br />

ci riuscimmo in 2 su 5.000…”. Nel ’75<br />

Castelnovi si trasferisce a Milano, ed<br />

entra alla Gazzetta dello Sport, testata<br />

per cui già collaborava. “Ho fatto qui<br />

tutta la carriera, da redattore ordinario<br />

a caporedattore. Mi sono occupato di<br />

tanti settori, finché Gino Palumbo mi<br />

affidò, in occasione <strong>dei</strong> Mondiali in<br />

Argentina, la responsabilità <strong>dei</strong> grandi<br />

eventi”. Olimpiadi, Mondiali, Tour e Giro<br />

d’Italia: Castelnovi è diventato un punto<br />

di riferimento, tanto che è affidata a lui la<br />

redazione del fascicolo per i 90 e i 100<br />

anni della Gazzetta. Tanti i libri scritti, soprattutto<br />

sul ciclismo, passione coltivata<br />

• Letizia Gonzales mentre premia<br />

Cesare Rimini con la medaglia d’oro<br />

fin da bambino, quando sua mamma lo<br />

esortava a <strong>legge</strong>re Orio Vergani per imparare<br />

a scrivere meglio i temi. Ma lui ci<br />

tiene a citare Bella è la sera, una scelta<br />

fatta fra circa 3.000 articoli dell’opera<br />

svolta da Bruno Raschi, amico prima<br />

ancora che collega.<br />

Lo sport, ma questa volta il calcio, è il<br />

fil rouge della carriera di Gino Bacci,<br />

che ha raccontato gioie e dolori del<br />

pallone prima sulla carta stampata per<br />

poi approdare al piccolo schermo. Livornese,<br />

diventa giovanissimo capo<br />

<strong>dei</strong> servizi sportivi al Tirreno, per poi<br />

trasferirsi, nel ‘66, a Torino. “Mi chiamò<br />

a Tuttosport l’allora direttore Giglio Panza.<br />

Mi sembrò un’ottima opportunità<br />

e accettai la scommessa”. Vinta, visto<br />

che in questo giornale (dal ’78 in poi<br />

a Milano, a dirigere la redazione milanese)<br />

è rimasto fino alla pensione. Ha<br />

seguito come inviato Mondiali, Europei,<br />

Coppe intercontinentali, e nel cuore gli<br />

è rimasta “la Nazionale dell’82, che ho<br />

visto nascere e crescere dal ’78”. Da<br />

un decennio è opinionista televisivo,<br />

ed è autore di tantissimi libri, tra cui<br />

<strong>La</strong> lunga marcia (storia <strong>dei</strong> 25 anni del<br />

Milan di Berlusconi), Il principe azzurro<br />

(una biografia di Lippi) e Vita da Inter<br />

(biografia di Moratti).<br />

Anche Benedetto Mosca è ancora in<br />

piena attività, con la sua società editrice<br />

Edidea “in cui lavoriamo liberi e indipendenti<br />

– sottolinea – valori essenziali,<br />

anche se costano denari e tranquillità”.<br />

<strong>La</strong> sua carriera comincia nel ’56,<br />

40 Tabloid 2 / 2011


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

quando Edilio Rusconi lo chiama per<br />

<strong>La</strong> lettura, testata pubblicata in preparazione<br />

di Gente. Da quel momento in<br />

poi il giornalismo è stato il suo pane:<br />

inviato a Oggi, fu chiamato nel ’67 da<br />

Angelo Rizzoli a dirigere Novella, a cui<br />

sono seguite le direzioni di Annabella,<br />

Amica, Domenica del Corriere e Corriere<br />

d’Informazione. “Si sarebbe dovuto<br />

trasformare nel primo quotidiano<br />

popolare italiano, poi il progetto venne<br />

bloccato e io diventai il direttore editoriale<br />

della Rizzoli in Argentina, dove<br />

vissi dal ’78 all’81, con la mia bravissima<br />

moglie Federica Almagioni, anche<br />

lei giornalista, e i miei 4 figli. Erano gli<br />

anni della dittatura <strong>dei</strong> colonnelli, fu un<br />

periodo duro, pericoloso”. Tornato in<br />

Italia, lavorò ancora in Rizzoli (Sezioni<br />

Grandi Opere), per poi diventare direttore<br />

editoriale Eri. “Dopo 2 anni mi sono<br />

stancato, era una baracca troppo complicata,<br />

bisognava lottizzare persino chi<br />

veniva a lavare i vetri. Penso di essere<br />

stato l’unico direttore con contratto a<br />

lasciare la Rai”.<br />

E della Rai è stato per oltre 50 anni una<br />

voce storica Luca Liguori. Indimenticabile<br />

nel programma radiofonico<br />

Chiamate Roma 3131 con Paolo Cavallina,<br />

come inviato speciale ha potuto<br />

seguire e commentare i maggiori<br />

avvenimenti del XX secolo, dal Vietnam<br />

alla Guerra di indipendenza dell’Algeria,<br />

dal conflitto indo-pakistano al colpo di<br />

stato di Gheddafi in Libia, dalla guerra<br />

civile nell’Irlanda del Nord allo scontro<br />

delle Falkland, fino ai viaggi ufficiali di<br />

Capi di Stato e Pontefici. Dagli Usa,<br />

dove è stato corrispondente per 10<br />

anni, come vice di Ruggero Orlando,<br />

ha commentato per la radio tutti i lanci<br />

del progetto Apollo, fino allo sbarco<br />

sulla Luna e, da Hollywood, 10 cerimonie<br />

degli Oscar. Da 5 anni collabora al<br />

mensile Monsieur con la rubrica Whisky<br />

dopo il tramonto, in cui rievoca gli incontri<br />

con i più importanti personaggi<br />

che hanno segnato la sua carriera.<br />

Sua collega in Rai anche Anna Maria<br />

Gandini: “E’ stata la mia vita, per 30<br />

anni” racconta la “voce” del Gazzettino<br />

Padano e l’autrice di innumerevoli<br />

servizi per il Tg3. “Ho mangiato pane e<br />

giornalismo fin da bambina. Mio padre,<br />

Mario Gandini, ha collaborato con il<br />

fondatore de <strong>La</strong> Prealpina, Giovanni<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

Bagaini, fin dagli anni dell’Università,<br />

lasciata per seguire in toto la sua passione<br />

(ne è stato direttore dal ’46 al ’48<br />

e dal ’57 al ’60)». Anna Maria è stata<br />

anche corrispondente del Corriere della<br />

Sera e del Giornale (periodo Montanelli).<br />

Per <strong>La</strong> Prealpina ha curato per anni<br />

la “pagina delle donne”, e tutt’ora collabora<br />

alla testata con la seguitissima<br />

rubrica settimanale <strong>La</strong> mia Varese.<br />

Una colonna portante dell’Ansa: Ugo<br />

Adinolfi ha trascorso nell’agenzia,<br />

prima a Bologna, poi a Roma e, dal<br />

’60 fino alla pensione, a Milano, tutta la<br />

sua carriera. Lui che ha sempre seguito<br />

la politica e il sindacale, ha conosciuto<br />

John Kennedy, pochi mesi prima<br />

dell’assassinio, il presidente del soviet<br />

supremo Nicolai Podgorny, in visita in<br />

Italia nel ’67, ma ha anche frequentato<br />

con assiduità i leader politici italiani,<br />

da Togliatti (“Era di una precisione e<br />

puntualità bestiali”, ricorda), a Fanfani,<br />

Ingrao. Ricorda ancora quella notte a<br />

Bascapè, dove era caduto l’aereo di<br />

Mattei: “Io e Carlo Brazzi quasi finimmo<br />

in un canale…anni dopo fummo anche<br />

chiamati come testimoni dal magistrato<br />

che aveva riaperto il caso”. O lo scoop<br />

della morte di Grace Kelly: “Siamo<br />

stati i primi a dare il flash, alle 23.49<br />

del 14 settembre ‘82: ero a casa, stavo<br />

guardando Telemontecarlo e improvvisamente<br />

fermarono le trasmissioni.<br />

Telefonai a Roma e il mio lancio bruciò<br />

tutti, a livello mondiale”. Adinolfi è stato<br />

anche membro del Direttivo della Lombarda,<br />

dal ’69 al ’72.<br />

Ha conservato intatta la sua carica battagliera<br />

e l’orgoglio dell’indipendenza<br />

Ermes Zampollo, genovese, cronista<br />

fino all’osso. “Sono entrato da ragazzo<br />

a il <strong>La</strong>voro Nuovo – racconta – e ho<br />

lavorato lì per molti anni, occupandomi<br />

di cronaca nera e bianca. Sono sempre<br />

stato molto attento ai fatti, senza paura<br />

di raccontarli, non riuscivo a perdermi<br />

dietro le chiacchiere. Sarà per questo<br />

che, da iscritto al Psi, sono stato accusato<br />

di essere fascista, per ben due<br />

volte, poi invece di essere criptocomunista,<br />

dal sindaco di Genova Pedullà.<br />

Vuol dire che cercavo di fare il giornalista…”.<br />

Poi, il passaggio a il Giornale di<br />

Montanelli, dove diventa responsabile<br />

della pagina di Genova, come inviato<br />

speciale. Quando il quotidiano entra in<br />

crisi passa a Il Sole 24 Ore, dove segue<br />

gli speciali, fino alla pensione.<br />

Cronaca anche per Aristide Selmi.<br />

Comincia con <strong>La</strong> Gazzetta di Modena<br />

e il Corriere d’Informazione, per poi<br />

trasferirsi a Milano dove dal ’62 al ’78<br />

lavora come inviato per <strong>La</strong> Domenica<br />

del Corriere. Successivamente passa a<br />

Il Giorno, come segretario di redazione,<br />

fino alla pensione. E’ uno degli autori<br />

del libro Le bombe di Milano, che rievoca<br />

l’atmosfera della città all’epoca<br />

dell’attentato di Piazza Fontana.<br />

L’estero invece è sempre stato nelle<br />

corde di Aldo Centis che, dopo gli inizi<br />

al Gazzettino di Mantova, si è trasferito<br />

a Londra, dove ha vissuto per 10 anni,<br />

collaborando con Il Giorno, e con Epoca,<br />

come corrispondente. “Sono stati<br />

anni densi di avvenimenti – racconta –,<br />

come ad esempio i ribaltamenti politici<br />

avvenuti in seguito all’affare Profumo, e<br />

ho avuto la fortuna di poterli raccontare<br />

in presa diretta”. <strong>La</strong> tappa successiva è<br />

stata la Germania Federale, da cui per<br />

due anni è stato corrispondente per Il<br />

Giorno. Tornato in Italia, è passato alle<br />

Edizioni Domus (Quattroruote e Tuttoturismo)<br />

come redattore e poi inviato.<br />

“<strong>La</strong> mia è stata una carriera anomala<br />

– esordisce Mario Lucio Simonetta<br />

– perché dopo il debutto a <strong>La</strong> Notte ho<br />

collaborato a varie testate, per dedicarmi<br />

poi agli uffici stampa”. Alfa Romeo,<br />

Ferrero, Ina, Ferrovie Nord Milano “per<br />

cui ho creato e diretto per diversi anni la<br />

rivista Ferrovie Nord Esercizi”, Citroen<br />

Italia. “Ho anche diretto due collane<br />

editoriali, per una delle quali ho ricevuto<br />

il premio Bancarella, e sono autore di<br />

numerose monografie. Inoltre ho pub-<br />

• Luca Liguori<br />

41


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

blicato racconti su giornali americani,<br />

come Harper’s Bazaar”.<br />

Mentre stava per laurearsi in lingue alla<br />

Bocconi Guido Negro incontrò Carlo<br />

De Martino e cominciò così a scrivere<br />

per il Corriere Lombardo: la sua conoscenza<br />

delle lingue fu fondamentale<br />

per lo scoop di Maria Callas. “In quel<br />

periodo – racconta - lei non rilasciava<br />

interviste perché non capiva l’atteggiamento<br />

<strong>dei</strong> giornalisti italiani che criticavano<br />

la sua passione per Onassis. Io mi<br />

presentai a casa sua, a Milano in zona<br />

Fiera, facendomi passare per inglese<br />

al maggiordomo. Fu così che riuscii a<br />

parlarle!”. E le lingue sono state ancora<br />

determinanti per la successiva svolta di<br />

carriera: Negro entra nell’ufficio stampa<br />

della BP Italiana, dove rimarrà per 12<br />

anni, per poi diventare responsabile<br />

delle relazioni con la stampa estera<br />

della Montedison.<br />

Donatella Palazzi respira “carta<br />

stampata” fin da piccola, visto che<br />

suo padre era l’editore Aldo Palazzi.<br />

Lei studia architettura ma poi cede…al<br />

richiamo del giornalismo. “Ho sempre<br />

scritto di costume, moda, attualità, in<br />

riviste come Marie Claire o Bellezza,<br />

che ho anche diretto per un certo periodo.<br />

Erano tempi eroici, lavoravamo<br />

12 ore al giorno, con entusiasmo, ed<br />

eravamo contenti”.<br />

<strong>La</strong> passione per l’arte e la storia si sono<br />

intrecciate con quella per il giornalismo<br />

per Ugo Zanobio. Gli esordi sono con<br />

Settimo Giorno della casa editrice Vitaliano,<br />

poi gli viene affidato il mensile<br />

Rossana. “Quando la casa editrice ha<br />

ceduto la testata a Rusconi mi sono<br />

•<br />

• Benedetto Mosca<br />

staccato – ricorda -, dedicandomi da<br />

quel momento in poi a riviste specializzate”.<br />

Ha diretto infatti Africa e Medio<br />

Oriente e Notiziario Industriale, svolgendo<br />

contemporaneamente attività di<br />

critico d’arte e di storico, con la traduzione<br />

degli Statuti di Incisa Scapaccino<br />

dal latino medievale e del Liber Catenae<br />

di Nizza Monferrato.<br />

Dopo aver collaborato al Corriere Lombardo<br />

e al mensile Rossana, Sergio<br />

Garassini alla fine degli anni ’60 diventa<br />

editore. Ed è un vero e proprio<br />

pioniere, prima con l’esperimento del<br />

mensile per uomini Kent. “Lo considero<br />

come uno degli strumenti che in maniera<br />

indiretta hanno contribuito a un<br />

certo tipo di liberalizzazione”. Perché<br />

c’era il nudo, ma c’erano anche cultura<br />

e firme importanti, come ad esempio<br />

Gianni Brera. “Pubblicammo a puntate<br />

il suo primo romanzo, Il corpo della ragassa<br />

– ricorda il pubblicista -, andavo<br />

a casa sua a strappargli i capitoli dalla<br />

macchina da scrivere”. Nel’69 poi esce<br />

Cronaca Vera. “Fu un progetto portato<br />

avanti con Antonio Perria, direttore e<br />

Maurizio Bovarini, illustratore. <strong>La</strong> cronaca<br />

era sempre stata il mio interesse,<br />

ma volevo raccontarla con uno strumento<br />

davvero popolare, attraverso<br />

un giornalismo veloce, con connotazione<br />

narrativa molto marcata. Nessuno<br />

avrebbe pubblicato un giornale<br />

del genere, c’erano rischi e pregiudizi<br />

da scontare. Così l’ho fatto io, e il settimanale<br />

è arrivato anche a punte di<br />

600.000 copie. Una bella esperienza,<br />

per me terminata nel ’96, quando ho<br />

ceduto la testata”.<br />

Di lui tutti conoscono l’attività come<br />

famoso avvocato specializzato in cause<br />

matrimoniali (ma lo è stato per anni<br />

anche dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della<br />

Lombardia). Per Cesare Rimini però<br />

“quello del giornalismo è un altro <strong>dei</strong><br />

miei mondi, visto che sono sempre<br />

stato un pubblicista a tempo pieno”.<br />

<strong>La</strong> sua collaborazione con il Corriere<br />

della Sera inizia all’epoca di Alfio Russo<br />

e continua a tutt’oggi, anche con il<br />

forum Matrimoni presente sul sito della<br />

testata. Ma nel suo carnet non manca<br />

anche una collaborazione con Il Giorno<br />

di Italo Pietra, con diversi settimanali,<br />

oltre alla partecipazione e rubriche radiofoniche<br />

e televisive.<br />

Anna Maria Gandini<br />

Si definisce “amica e paladina delle<br />

donne” Giacomina <strong>La</strong>penna, vulcanica<br />

e tutt’ora instancabile nell’attività<br />

di consulente aziendale in comunicazione,<br />

con i seminari che tiene nella sua<br />

limonaia del ‘700 a Gargnano. Dopo<br />

un paio di anni come esterna all’Ansa,<br />

nel ’62 Antonio Alberti, direttore di<br />

Amica, le affida la rubrica <strong>La</strong> donna che<br />

lavora. “Da questa esperienza – racconta<br />

- nacque anche il libro <strong>La</strong> scuola<br />

per la mia professione, che incuriosì<br />

il direttore di Famiglia Cristiana, don<br />

Giuseppe Zilli. Per convincermi a collaborare<br />

con lui, mi disse che così avrei<br />

potuto parlare anche agli uomini”. E dal<br />

’69, per 21 anni, <strong>La</strong>penna si occupa di<br />

orientamento professionale scolastico<br />

e specialistico per la testata.<br />

“Don Zilli mi diede la massima libertà<br />

e mi convinse anche a scrivere il mio<br />

secondo libro, Le professioni della salute<br />

(per cui la pubblicista ha anche<br />

ricevuto un premio dalla Presidenza<br />

del Consiglio <strong>dei</strong> Ministri)”. <strong>La</strong>penna è<br />

stata anche membro fondatore della<br />

Ferpi e ha scritto altri libri (Come te non<br />

c’è nessuno, Come parlare in pubblico<br />

con travolgente insuccesso che sarà<br />

ripubblicato quest’anno).<br />

Lea Vergine, scrittrice e critico d’arte<br />

(è stata tra i primi ad occuparsi della<br />

Body Art, pubblicando nel ‘74 Il corpo<br />

come linguaggio, libro che ha creato<br />

uno scandalo simile a quello delle<br />

opere che analizzava), collabora sin dal<br />

‘73 con quotidiani come Il Manifesto<br />

e il Corriere della Sera. Organizzatrice<br />

di numerose mostre, nel ‘90 è stata<br />

anche commissario per la Biennale di<br />

Venezia.<br />

42 Tabloid 2 / 2011


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

L’attività di Sandra Rudoni è legata<br />

per oltre 40 anni alla rivista Intimità, in<br />

cui entra nel ’51 come segretaria di<br />

redazione, per poi percorrere lì tutte le<br />

tappe della carriera, fino a diventarne<br />

direttore. Per la Cino Del Duca Editore<br />

la pubblicista ha fatto anche la spola<br />

per 15 anni tra Milano e Parigi, dove<br />

è stata direttore editoriale. “Momenti<br />

formidabili – commenta – in cui ho<br />

imparato tantissimo e in cui si lavorava<br />

altrettanto. Il giornale era arrivato a<br />

vendere 650.000 copie”. Con il figlio<br />

Marco Sutter la Rudoni fonda successivamente<br />

la casa editrice Mimosa che<br />

conoscerà alterne fortune fino alla crisi<br />

e alla liquidazione.<br />

Per Romana Mannucci tutto comincia<br />

grazie alla laurea in Lingue alla Bocconi.<br />

“Venni assunta come traduttrice<br />

alle Edizioni Mondiali – ricorda -. Con il<br />

tempo però mi dedicai all’attività giornalistica<br />

per alcuni settimanali del gruppo<br />

e mi fu quindi affidata la direzione<br />

di un piccolo giornale di fantascienza”.<br />

Con il matrimonio e i figli la pubblicista<br />

si ferma per qualche anno, per poi<br />

iniziare, nell’80, una nuova avventura<br />

con l’agenzia giornalistica Studio Diagonale.<br />

“Era stimolante, lavoravamo<br />

per moltissimi editori in settori diversi,<br />

io mi occupavo principalmente di arte<br />

e società”. Alla morte del proprietario,<br />

il grafico Luigi Testori, la Mannucci<br />

prosegue la sua attività scrivendo per<br />

oltre 15 anni di cucina, con una rubrica<br />

settimanale su Telepiù.<br />

“Sono stata essenzialmente una storica,<br />

adesso però mi sto dedicando alla<br />

poesia” esordisce Saulla Bacchini,<br />

che ha raccontato la sua vita e le sue<br />

esperienze nel libro Vorrei. “Mio marito<br />

era ebreo – racconta –, abbiamo dovuto<br />

subire la campagna contro la razza,<br />

e dopo la guerra sono rimasta sola. Ho<br />

cominciato a scrivere <strong>dei</strong> racconti per<br />

Rizzoli, per Novella ed Europeo, poi<br />

delle inchieste per L’Avanti”. Ha pubblicato<br />

anche diversi libri (Storie della<br />

schiavitù, Storie sui dischi volanti, Ufo<br />

ieri oggi e domani).<br />

Sandro Bajini, laureato in medicina,<br />

dagli anni ‘60 scrive articoli di divulgazione<br />

scientifica sul Corriere d’Informazione<br />

e sul Gazzettino di Venezia,<br />

e collabora a lungo alla rivista Tempo<br />

Medico della Pierrel. Nell’80-81 tiene<br />

sul Giorno la rubrica Il mondo a rovescio.<br />

Ma il teatro, la sua passione, ha<br />

fatto capolino fin dagli inizi nell’attività<br />

del pubblicista, che ha anche insegnato<br />

storia del teatro all’Accademia <strong>dei</strong> Filodrammatici.<br />

“Al Gazzettino mandavo<br />

recensioni teatrali da Milano. Negli anni<br />

ho tradotto per Garzanti molte opere<br />

di Molière, alcune di Marivaux, mentre<br />

per Einaudi ho tradotto l’ultimo Ionesco<br />

e ho curato il teatro di Feydeau<br />

per Adelphi. Ho scritto diverse opere,<br />

andate in scena al Teatro Gerolamo, dal<br />

‘60 in avanti. Nel ‘77 al Teatro Nuovo<br />

Tino Buazzelli ha messo in scena il mio<br />

Mefistovalzer”.<br />

E’ l’arte invece a trasparire in filigrana<br />

dall’attività di Giancarlo Colombo,<br />

dopo il debutto nel giornalismo a<br />

nemmeno 20 anni, con collaborazioni<br />

a Paese Sera e la corrispondenza dalla<br />

Germania per diverse agenzie. “Tornato<br />

in Italia ho aperto una galleria d’arte<br />

e ho curato nel tempo le presentazioni<br />

e i cataloghi di diversi artisti, fino a fondare<br />

e dirigere, alla fine degli anni ’70,<br />

la Biennale di Scultura di Arese, per<br />

cui ho ricevuto dall’allora presidente<br />

Pertini la Medaglia d’Oro della Camera<br />

<strong>dei</strong> Deputati”. Il suo impegno nella diffusione<br />

dell’arte gli ha portato anche un<br />

Ambrogino d’Oro e la Medaglia d’Oro<br />

della Provincia di Milano.<br />

Camillo Genzini ha lavorato per anni<br />

alla Camera di Commercio di Cremona,<br />

fino a diventarne segretario generale.<br />

“Grazie alla mia professione e ai miei<br />

contatti ho potuto parlare e scrivere<br />

per molto tempo di questioni economiche<br />

cremonesi, prima per una serie<br />

di giornali locali, poi, per quasi 20 anni,<br />

collaborando a il 24 Ore – ricorda -.<br />

Ero in continuo contatto con il direttore<br />

Mauro Masone e con il vice Ferrara,<br />

entrambi cremonesi”.<br />

Per Vittorio Tiberi, dopo le prime<br />

esperienze al Corriere Lombardo e a<br />

<strong>La</strong> Notte, l’attività di pubblicista si è<br />

concentrata tutta su <strong>La</strong> Provincia di<br />

Cremona. “Sono stato anche corrispondente<br />

Rai - racconta - e dopo la<br />

pensione ho continuato a collaborare<br />

con il Nuovo Torrazzo di Crema”. Ha<br />

scritto anche per il Corriere della Sera<br />

e Corriere d’Informazione. Il debutto di<br />

Salvatore Fiorenza invece è stato a<br />

Trapani, come cronista giudiziario de<br />

• Flavio Lucchini<br />

L’Ora di Palermo: alla vigilia della chiusura<br />

della testata decise di partecipare<br />

a un concorso per il Ministero delle Finanze<br />

a Novi Ligure, vincendolo. E da<br />

lì la sua carriera non si è più fermata:<br />

prima intendente di finanza e Pavia,<br />

poi a Roma e Milano, quindi Direttore<br />

regionale a L’Aquila e a Firenze, fino alla<br />

nomina a componente della Commissione<br />

Tributaria Centrale. Ma l’attività<br />

giornalistica non l’ha mai abbandonata.<br />

“Ho collaborato alla fondazione de<br />

Il Novese – spiega -, a Milano ho scritto<br />

per Paese Sera e L’Avanti, per le pagine<br />

economiche. Nel ’68 ho anche fondato,<br />

per Cgil Uffici Finanziari, il periodico<br />

Procedere. Essendo laureato in <strong>legge</strong>,<br />

ho collaborato a diverse pubblicazioni<br />

specialistiche, come Giurisprudenza<br />

Italiana, Diritto finanziario, Diritto e pratica<br />

tributaria, Rassegna tributaria, e al<br />

Digesto Italiano. Ho anche insegnato alle<br />

scuole civiche serali, e ho pubblicato un<br />

manuale di Scienza delle Finanze”.<br />

Don Luigi Bianchi, parroco di Maslianico<br />

dal ’46 al ’55, quindi di Gera <strong>La</strong>rio<br />

fino al 2006, non ha mai avuto paura<br />

di…puntare in alto: ha scalato per ben<br />

24 volte il Cervino, celebrando più volte<br />

Messa in vetta, oltre a molte montagne<br />

comasche e piemontesi. Collaboratore<br />

per 20 anni de L’<strong>Ordine</strong>, dall’83 al<br />

2010 ha diretto la rivista Pro Deo et<br />

fratribus, è stato il primo proboviro di<br />

Radio Maria, e lo è tutt’ora di Radio<br />

Mater. Ha scritto 27 libri di carattere<br />

religioso, a partire dal Breviario dell’alpinista,<br />

uscito nel ’55 e giunto all’ottava<br />

edizione nel 2002, oltre a 2 raccolte di<br />

poesie (Le stagioni di Dio e Dai spazio<br />

alla speranza).<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

43


Colleghi<br />

alla ribalta<br />

<strong>La</strong> poliedrica figura di daniele biacchessi<br />

Così racconto<br />

cronaca e storia<br />

Musica e teatro: la vena artistica di un giornalista di Radio<br />

24-Il Sole 24 Ore con la passione per “la verità, la memoria<br />

e l’identità”. Una voce radiofonica prestata alla scrittura<br />

di Maddalena Tufarulo<br />

Giornalista e scrittore, vicecaporedattore<br />

per Radio 24 – Il sole 24 Ore<br />

e cronista affermato, ex collaboratore<br />

di Radio Popolare e fondatore<br />

di Italia Radio: questo è Daniele<br />

Biacchessi. Ma non solo. È anche<br />

autore di numerosi libri d’inchiesta,<br />

regista e interprete di teatro civile e<br />

di narrazione.<br />

<strong>La</strong> sua vitalità artistica è, infatti, un<br />

continuo fluire tra teatro e musica,<br />

due mondi paralleli e di medesima<br />

estensione della sua poliedrica<br />

identità, che da sempre corre su tre<br />

binari: ricerca della verità, memoria<br />

e identità, ovvero le persone al centro<br />

<strong>dei</strong> racconti.<br />

Il 2004 è per Biacchessi l’anno della<br />

svolta, in cui decide di far letteralmente<br />

volare alta la parola <strong>dei</strong> suoi<br />

libri, di farla arrivare a un pubblico<br />

più ampio. E riesce nel suo intento,<br />

servendosi del teatro, quale strumento<br />

per raccontare storie ormai<br />

dimenticate del nostro Paese. Così,<br />

dall’interazione tra voce e musica,<br />

voglia di verità e ritmo blues, nascono<br />

gli spettacoli del suo Teatro Civile.<br />

Solo per citarne alcuni: “Storie d’Italia”<br />

sulla mafia e i giudici Falcone e<br />

Borsellino, “<strong>La</strong> fabbrica <strong>dei</strong> profumi”<br />

sul disastro dell’Icmesa di Seveso e<br />

“Quel giorno a Cinisi” sull’omicidio<br />

di Peppino Impastato.<br />

“<strong>La</strong> storia e la memoria” è la pièce<br />

d’esordio, con cui Biacchessi riannoda<br />

il lungo filo nero che conduce<br />

dalle stragi nazifasciste, avvenute in<br />

Italia nel 1944 e 1945, alla scoperta<br />

del cosiddetto “armadio della vergogna”<br />

con i suoi centinaia di fascicoli<br />

rimasti sepolti per anni sugli eccidi a<br />

Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto<br />

e Fosse Ardeatine. Il racconto, attraverso<br />

il supporto di voce, tecnica del<br />

monologo teatrale, musica, immagini<br />

e testimonianze sonore, arriva fino<br />

agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta<br />

con le stragi di Piazza Fontana<br />

e Questura di Milano, Piazza della<br />

Loggia di Brescia, Italicus, Stazione<br />

di Bologna e Rapido 904.<br />

Quello di Biacchessi è, senza dubbio,<br />

un teatro impegnato, nonché intimistico,<br />

perché in grado di instaurare<br />

col suo pubblico un profondo rapporto.<br />

«<strong>La</strong> differenza – afferma Biacchessi<br />

– la fanno i luoghi, perché un<br />

conto è raccontare semplicemente,<br />

un conto è portare le storie nei teatri<br />

stabili, nelle strade e nelle piazze<br />

italiane o, addirittura, nei luoghi<br />

storici e simbolici del nostro Paese,<br />

come la sala d’aspetto di seconda<br />

classe della stazione di Bologna o a<br />

Sant’Anna di Stazzema».<br />

Ed è dalla contaminazione tra specifiche<br />

tecniche di scrittura e narrazione,<br />

musica, improvvisazione<br />

e voce che Biacchessi trova così<br />

espressione nel teatro. A questo<br />

risultato ha senza dubbio contribuito<br />

la sua esperienza radiofonica,<br />

che gli ha consentito di passare da<br />

un’esposizione giornalistica a una<br />

prettamente drammaturgica.<br />

«Utilizzo la mia voce, la carico o la<br />

rendo fluida quando necessario.<br />

Sperimento, parto da un canovac-<br />

44 Tabloid 2 / 2011


Colleghi<br />

alla ribalta<br />

• Il giornalista e scrittore Daniele<br />

Biacchessi (voce narrante), Marino<br />

e Sandro Severini <strong>dei</strong> Gang<br />

(rispettivamente voce e chitarra<br />

e chitarra solista) e Massimo Priviero<br />

(voce e chitarra) durante il Tour 2011<br />

di “Storie dall’Altra Italia”.<br />

Sotto alcuni altri lavori di Biacchessi<br />

cio per poi improvvisare e mischiarla<br />

con la musica, mentre in secondo<br />

piano si susseguono immagini o<br />

sonori d’archivio, come la bomba di<br />

Piazza della Loggia a Brescia oppure<br />

le parole di Peppino Impastato».<br />

E se la forza della voce è tanto importante<br />

e tale da unire mezzi diversi,<br />

altrettanto si può dire della musica,<br />

di cui Biacchessi è appassionato<br />

e sperimentatore.<br />

Del resto, lo dimostrano le sue<br />

immancabili collaborazioni con il<br />

sassofonista Michele Fusiello e il<br />

pianista, nonché jazzista, Gaetano<br />

Liguori. È con quest’ultimo che ha<br />

preparato il nuovo spettacolo,<br />

presentato da<br />

Coop e in scena dal 9 marzo, dal<br />

titolo “Aquae mundi. L’acqua è un<br />

bene comune”, interamente dedicato<br />

ai temi del consumo critico<br />

e sostenibile di un bene prezioso,<br />

qual è l’acqua. Ancora una volta,<br />

Biacchessi si serve della forza e<br />

dell’espressività del linguaggio teatrale<br />

per porre l’accento su contenuti<br />

importanti e sempre attuali.<br />

Altra performance, in tour dal 25<br />

marzo, è “Storie dall’altra Italia”, con<br />

cui vengono raccontate le grandi<br />

narrazioni popolari italiane, proprio<br />

in occasione del 150° anniversario<br />

dell’Unità d’Italia, il tutto miscelando<br />

l’arte del teatro civile con la canzone<br />

d’autore, il rock e la poesia <strong>dei</strong><br />

fratelli Marino e Sandro Severini <strong>dei</strong><br />

Gang e di Massimo Priviero.<br />

Al centro sono le storie di alpini destinati<br />

a morire durante la campagna<br />

dell’Armir in Russia nel 1944, storie<br />

di studenti, operai, intellettuali, contadini<br />

che nel ’43 scelgono la democrazia<br />

e si ribellano alle barbarie<br />

naziste e fasciste. Sono le storie di<br />

omicidi rimasti impuniti, di sangue<br />

versato lungo le strade e le piazze<br />

italiane, di giovani uccisi per le loro<br />

idee, storie di nuove resistenze in<br />

Calabria, Puglia, Campania e Sicilia,<br />

tra ragazzi che producono frutta,<br />

pasta e vino sui terreni confiscati ai<br />

boss mafiosi.<br />

«E’ uno spettacolo per non dimenticare.<br />

Per questo, ho deciso da sempre<br />

di trasferire nel teatro ciò che ho<br />

conosciuto, letto e visto. Il mio teatro,<br />

che ha come obiettivo quello di<br />

raccontare storie dimenticate, vuole<br />

sostituirsi alla mancanza di verità e<br />

di giustizia, che purtroppo non sempre<br />

coincidono. Siamo testimoni,<br />

che hanno il dovere della “memoria”,<br />

soprattutto nei confronti delle<br />

nuove generazioni, a cui vogliamo<br />

consegnarla. Con i nostri racconti<br />

vogliamo metterle in guardia e dar<br />

loro stimoli perché possano trovare<br />

soluzioni al presente. Se ci sarà il<br />

passaggio di informazioni, molte di<br />

queste storie, che magari non hanno<br />

avuto giustizia, non finiranno nel<br />

buio. Credo che non sia solo una<br />

questione di memoria, bensì anche<br />

di “emancipazione”: più sai, più conosci,<br />

più sei in grado di capire il<br />

presente».<br />

“Historia magistra vitae”, dicevano i<br />

latini: a volte è necessario guardare<br />

da dove si viene per decidere dove<br />

si vuole (o non vuole) andare. Cancellando<br />

la cultura, la storia (e quindi<br />

la memoria) di un popolo, se ne cancella<br />

anche la capacità di scegliere<br />

la propria strada per il futuro.<br />

Tabloid 2 / 2011<br />

45


I numeri<br />

54 professionisti<br />

66 elenco<br />

speciale<br />

e 8 miliardi<br />

623 milioni<br />

105 praticanti<br />

Sono le nuove iscrizioni all’<strong>Ordine</strong><br />

<strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />

dall’1/1/2011<br />

al 31/3/2011.<br />

150 pubblicisti<br />

È il totale degli investimenti pubblicitari netti nel<br />

periodo gennaio-dicembre 2010 (+3,8%),<br />

suddivisi tra:<br />

Televisione 4 miliardi e 619,9 milioni<br />

(+6% rispetto al periodo omogeneo<br />

dell’anno precedente)<br />

Stampa 2 miliardi e 289,5 milioni<br />

(-4,3%), di cui 1 miliardo e 382 milioni<br />

(-2%) sui quotidiani a pagamento, 76,969<br />

sui quotidiani free/paypress (-25,2%) e<br />

829,852 milioni (-5,4%) sui periodici<br />

Direct mail 555,631 milioni (10,3%)<br />

Radio 469,960 milioni (+7,7%)<br />

Internet 362,993 milioni (+20,1%)<br />

Affissioni 136,926 milioni (+1,4%)<br />

Transit** 108,942 milioni<br />

Cinema 62,544 milioni (12,2%)<br />

Out of home tv* 10,820 milioni<br />

Cards 6,646 milioni (+0,4%)<br />

Fonte: Nielsen Media Research<br />

* Pubblicità televisiva in aeroporti e metropolitane.<br />

** Pubblicità mobile su metropolitane, aeroporti,<br />

autobus e tram.<br />

la nostra realtà<br />

“fotografata” in cifre<br />

Il 2010 di 24 QUOTIDIANI ONLINE<br />

Testata Utenti unici Pagine viste Tempo*<br />

<strong>La</strong> Repubblica 1.466.441 14.562 6:49<br />

Corriere della Sera 1.178.413 12.696 6:58<br />

Gazzetta Sport 505.293 3.745 4:14<br />

Il Sole 24 Ore 283.458 1.446 3:10<br />

<strong>La</strong> Stampa 265.441 1.894 4:41<br />

Corriere dello Sport 215.257 1.434 3:32<br />

Il Fatto Quotidiano 207.497 1.271 5.46<br />

Il Giornale 149.724 704 3:49<br />

Tuttosport 170.254 1.064 3:50<br />

Quotidiani Espresso 113.955 719 3:10<br />

Il Messaggero 95.462 633 4:36<br />

L’Unità 105.791 706 4:58<br />

Quotidiano.net 75.863 424 2:31<br />

Gazzettino 52.937 729 7:24<br />

Unione Sarda 44.346 823 9:56<br />

Il Mattino 68.947 827 7:54<br />

Gazz.Mezzogiorno 24.104 104 3:22<br />

Leggo 53.392 372 4:03<br />

Il Secolo XIX 42.754 326 4:25<br />

Il Tempo 24.366 94 3:07<br />

Il Resto del Carlino 31.085 162 3:18<br />

<strong>La</strong> Nazione 32.195 105 2:13<br />

Il Foglio 22.775 74 2:23<br />

Il Giorno 20.577 74 2:23<br />

Fonte: Audiweb dicembre 2010 su dati Nielsen<br />

*Tempo espresso in minuti e secondi per utente.<br />

I sei giornali di provincia<br />

Testata Diffusione Var. copie %<br />

Eco di Bergamo 51.707 -2.129 -4,0<br />

Giornale di Brescia 46.568 +222 +0,5<br />

Provincia di Como 40.192 -2.418 -5,7<br />

Gazzetta di Mantova 31.415 -1.275 -3,9<br />

Provincia di Cremona 21.861 -525 -2,3<br />

Provincia Pavese 20.195 -1.792 -8,2<br />

Fonte: Ads media mobile gennaio 2010-dicembre 2010.<br />

46 Tabloid 2 / 2011

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