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<strong>Il</strong> <strong>vangelo</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />
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In quel momento, ovvero alla <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> quel pane, gli occhi dei due <strong>di</strong>scepoli si aprirono<br />
e riconobbero Gesù. Questa è la precisa in<strong>di</strong>cazione a una delle domande iniziali: dove trovare,<br />
incontrare, riconoscere Gesù. Nella Mensa Eucaristica sta l’avverarsi e il realizzarsi del desiderato<br />
incontro col Signore; a quel tavolo si compie, in un segno, il senso della passione, morte e<br />
risurrezione <strong>di</strong> Gesù, l’essenza della sua presenza. I due viandanti <strong>di</strong> Emmaus, alla luce <strong>di</strong> quella<br />
fraterna mensa e <strong>di</strong> quanto sopra il pane viene pronunciato da Gesù, colgono la chiave <strong>di</strong> lettura,<br />
con tutta la sua perenne attualità, della Pasqua del Signore Gesù e pervengono, assumendola,<br />
al passaggio tra una speranza e un’attesa deluse, alla libertà e alla gioia dei figli <strong>di</strong> Dio.<br />
Quanto sopra detto viene preparato dall’ascolto, oggi si <strong>di</strong>rebbe dalla Mensa della Parola: è lì<br />
che il cuore si accende, si riscalda, si vivifica e si pre<strong>di</strong>spone al riconoscimento-incontro col Signore.<br />
Quei cuori convertiti specificano la bellezza dell’amplesso eucaristico, presenza viva del<br />
Risorto e della Chiesa che lì scaturisce.<br />
I due <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus riprendono subito il cammino, lasciando imme<strong>di</strong>atamente la loro<br />
progettata destinazione per ritornare verso la méta da cui erano partiti, con tutto ciò che essa<br />
comportava e comunicava.<br />
Dalla speranza delusa (21) alla buona novella da comunicare per darle soli<strong>di</strong>tà attraverso la<br />
comunione con gli un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>scepoli riuniti con i loro compagni. Se Clèopa e il compagno si fossero<br />
fermati all’intimismo che poteva generarsi da quel riconoscere Gesù, in quanto appagati<br />
d’aver goduto della presenza del Signore, in<strong>di</strong>pendentemente dalla componente apostolica,<br />
avrebbero manifestato una scarsa comprensione dei frutti che quel Pane spezzato comportava<br />
in termini <strong>di</strong> Alleanza e <strong>di</strong> universalità legate alla Signoria del Risorto.<br />
Un breve accenno, quasi <strong>di</strong> sfuggita ma non per questo meno rilevante: a quel tavolo Gesù a-<br />
veva mostrato che quanto consumato nell’Ultima Cena, si poteva riproporre con altri <strong>di</strong>scepoli<br />
e in altri percorsi, purché fosse comune la memoria or<strong>di</strong>nata da Gesù alla cena pasquale, compresa<br />
la gerarchia <strong>di</strong> servizio che il Maestro aveva determinato.<br />
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L’ultimo pensiero lo si de<strong>di</strong>ca alla sparizione <strong>di</strong> Gesù, quando i <strong>di</strong>scepoli lo riconobbero, quando<br />
gli occhi della loro fede si aprirono. Figure delle future generazioni, i due <strong>di</strong>scepoli ci aiutano<br />
a comprendere che l’autentica e reale presenza del Signore non è data dalla sua fisicità storica,<br />
quanto dall’Amore che l’Eucaristia comunica ed evoca. Gesù risorto è l’Amore vivente che<br />
si comunica nella nostra concretezza storica con i segni <strong>di</strong> cui abbisogniamo per essere in relazione,<br />
per vivere una pasquale relazione; il corpo offerto e il sangue versato continuamente<br />
propongono l’Amore in essi significato; la Chiesa apostolica, la missione, la memoria possono<br />
bastare nel qui ed ora dei nostri passi, certi che in seguito la Pasqua troverà la sua compiutezza<br />
quando si realizzerà nel regno <strong>di</strong> Dio (22,16).<br />
<strong>Il</strong> ritorno e la nuova sosta… (33–35)<br />
Lo schema del racconto, un’andata e una sosta <strong>di</strong> comunione, un ritorno e un’altra sosta, sempre<br />
<strong>di</strong> comunione, offrono, se mai ve n’era bisogno, ulteriore <strong>di</strong>namismo agli eventi narrati, rappresentando<br />
con efficacia la vita <strong>di</strong> fede dei battezzati. Quali note finali si propongono due brevi pensieri.<br />
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Là, trovarono gli un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>scepoli riuniti con i loro compagni<br />
Tornare, per appartenenza e per costituzione, alla Chiesa madre e trovarla riunita in quanto<br />
convergenza <strong>di</strong> coloro che incontrano il Signore sulle strade del mondo, è vera gioia, è vera<br />
grazia; l’unità della Chiesa che ci ricapitola, è consapevolezza da acquisire al tavolo del ren<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> grazie e dello spezzar del pane; in ogni percorso della vita del <strong>di</strong>scepolo è fondamentale<br />
mantenere la certezza che la Chiesa scaturita quale segno dal cuore del crocifisso, è sempre<br />
aperta per l’accoglienza. Ogni cammino, per i <strong>di</strong>scepoli, non è mai un percorso <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne,<br />
non è mai senza una buona novella da annunciare e da con<strong>di</strong>videre.<br />
Kairòs 277