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Il vangelo di Luca

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<strong>Il</strong> <strong>vangelo</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />

Definirsi cristiani e avere paura che la gioia e la pace che Gesù porta possano finire, è errato; confinare<br />

la testimonianza che si deve alla Verità, in un anonimo ambito ininfluente sulla “città<br />

dell’uomo”, è errato.<br />

Meglio che siano i nostri cuori ad accogliere la venuta del Re, e “gridare” piuttosto che le pietre; non farlo significherebbe manifestare un<br />

“cuore <strong>di</strong> pietra” e perciò mancare l’appuntamento col Signore che visita la sua e nostra città.<br />

Gesù piange per Gerusalemme (19,41–44)<br />

41Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei. 42 Diceva: "Gerusalemme,<br />

se tu sapessi, almeno oggi, quel che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo!<br />

43Per te verrà un tempo nel quale i tuoi nemici ti circonderanno <strong>di</strong> trincee. Ti asse<strong>di</strong>eranno e<br />

premeranno su <strong>di</strong> te da ogni parte. 44 Distruggeranno te e i tuoi abitanti e sarai rasa al suolo,<br />

perché tu non hai saputo riconoscere il tempo nel quale Dio è venuto a salvarti".<br />

Premessa<br />

In più d’un’occasione l’evangelista ha descritto con forti contrasti<br />

alcuni episo<strong>di</strong> del suo racconto – si veda la parabola “del buon<br />

samaritano”, la “preghiera del fariseo e del pubblicano”, la grettezza<br />

dell’uomo ricco e la generosità <strong>di</strong> Zaccheo; anche in questa<br />

sezione, che narra attraverso tre atti l’ingresso <strong>di</strong> Gesù a Gerusalemme,<br />

<strong>Luca</strong> presenta il brusco passaggio dalla gioia e dal tripu<strong>di</strong>o<br />

dei <strong>di</strong>scepoli, al pianto <strong>di</strong> Gesù. Nel piano dell’E<strong>vangelo</strong> lucano la<br />

sofferenza s’accompagna alla misericor<strong>di</strong>a come un binomio inscin<strong>di</strong>bile,<br />

quasi a <strong>di</strong>re che chi molto ama, molto soffre, chi molto<br />

Figura 90 - Gerusalemme,<br />

se tu sapessi<br />

ha compassione molto <strong>di</strong> più sa leggere i possibili mali che sovrastano l’umanità e ne prova grande<br />

pena.<br />

Questo secondo atto della finale visita <strong>di</strong> Gesù alla “Città <strong>di</strong> David” è del solo <strong>Luca</strong> che lo preferisce<br />

al racconto della “Male<strong>di</strong>zione del fico”; la scelta è in conformità alla cultura dei suoi ascoltatori e<br />

gli permette <strong>di</strong> presentare l’autentico stato d’animo <strong>di</strong> Gesù quale “Cristo <strong>di</strong> Dio”.<br />

41) Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei<br />

Solo <strong>Luca</strong> e Giovanni presentano Gesù in lacrime (cfr.Gv.11,35, morte <strong>di</strong> Lazzaro); nel nostro caso il<br />

pianto <strong>di</strong> Gesù è descritto come molto vero e sentito, manifesto (cfr il verbo “klaio”), frutto <strong>di</strong> un<br />

guardare tipico <strong>di</strong> chi si fa veramente prossimo della realtà desiderata, perseguita, amata. Questo<br />

pianto <strong>di</strong> Gesù, col senno <strong>di</strong> poi, ci pone <strong>di</strong> fronte al mistero della “sofferenza <strong>di</strong> Dio”, del Dio che si<br />

turba per le sorti del suo popolo come dei suoi amici (cfr Gv 13, 21- il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Giuda). <strong>Il</strong> mistero<br />

dell’Incarnazione del Logos manifesta in pienezza l’essere <strong>di</strong> Dio, con connotati molto lontani<br />

dai tratti del “<strong>di</strong>o dei filosofi”, onnipotente e impassibile, ma anche molto lontano dalle descrizioni<br />

trionfalistiche con cui a volte si descrive l’avvento del “regno <strong>di</strong> Dio” nella storia dell’uomo. <strong>Il</strong><br />

pianto <strong>di</strong> Gesù rivela tutta la <strong>di</strong>vina compassione <strong>di</strong> fronte alla libertà ferita del genere umano, rivela<br />

la scelta del “Dio-Amore” (1 Gv.4,16) che preferisce la “debolezza” dell’amore <strong>di</strong> Gesù piuttosto<br />

che azioni <strong>di</strong> forza imperiose ma liberticide.<br />

42) Diceva: Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi, quel che occorre alla tua pace! Ma non<br />

riesci a vederlo!<br />

Con parole essenziali Gesù si rivolge a Gerusalemme quasi fosse una persona con cui parlare cuore<br />

a cuore, e come ad essa Gesù potrebbe rivolgesi così a tante altre città dell’uomo incapaci <strong>di</strong> scorgere,<br />

<strong>di</strong> conoscere nel proprio oggi ciò che è essenziale per la loro pace (nella Bibbia il termine pace<br />

in<strong>di</strong>ca quel dono <strong>di</strong> Dio che può salvare l’uomo dalle sue vere necessità, rasserenandolo). Quante<br />

cause si potrebbero evocare <strong>di</strong> questa insipienza umana! Data la linea <strong>di</strong> queste catechesi se ne<br />

Kairòs 195

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