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Il vangelo di Luca

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<strong>Il</strong> <strong>vangelo</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />

Signore; quest’incontro, decisivo ed unico ad un tempo, va preparato non solo nei cuori ma anche<br />

attraverso il “dove” l’incontro avviene, la strada o la città che sia. Un appuntamento non si può<br />

improvvisare, specie se c’è <strong>di</strong> mezzo l’amore, il servizio, soprattutto la salvezza del genere umano.<br />

<strong>Il</strong> Signore ne ha bisogno: l’incarico ai due <strong>di</strong>scepoli, con precise <strong>di</strong>sposizioni che si avvereranno –<br />

trovarono tutto come aveva detto Gesù, serve a <strong>Luca</strong> per comunicare che Gesù entra a Gerusalemme<br />

da profeta, da “inviato <strong>di</strong> Dio”. Quest’or<strong>di</strong>ne viene qui sottolineato per esprimere un sottostante<br />

insegnamento: il vero fine delle cose è il Signore, è servire il “mandato” <strong>di</strong> Gesù ricevuto dal<br />

Padre, quello <strong>di</strong> visitare il popolo d’Israele, <strong>di</strong> rivelare il “piano <strong>di</strong> Dio”, in particolare a coloro che<br />

non attaccano idolotricamente il loro cuore alle cose del mondo.<br />

Troverete un piccolo asino sul quale nessuno è mai salito<br />

Secondo la profezia <strong>di</strong> Zaccaria 9,9) Gioisci, sii contenta, Gerusalemme! Esulta <strong>di</strong> felicità, città <strong>di</strong><br />

Sion! Guarda, il tuo re viene a te, giusto e vittorioso, umile e sopra un asino, un asinello puledro<br />

d'asina.), un re si sarebbe presentato si come tale, non tanto per l’asino che secondo certi costumi<br />

era considerato cavalcatura regale, ma con umiltà <strong>di</strong> spirito e <strong>di</strong> cuore. Secondo l’evangelista, Gesù<br />

entra in Gerusalemme da “Re-Messia” predetto fin dall’antichità, rivelando così l’adempiersi della<br />

fedeltà <strong>di</strong> Dio verso il suo popolo.<br />

Allora portarono il puledro da Gesù. Poi lo coprirono con i loro mantelli e vi fecero salire Gesù<br />

<strong>Il</strong> <strong>di</strong>scepolo non solo prepara la via del Signore, ma serve la via che è Gesù e la sua missione; <strong>Luca</strong><br />

è il solo a riferire questo particolare attraverso il quale esprime ancora una volta la generosità che<br />

connota coloro che servono l’avvento <strong>di</strong> Gesù quale unico protagonista e Salvatore. Riassumendo,<br />

Gesù entra in Gerusalemme da “inviato”, da “profeta”, da “Re-Messia”, da “preannunciato”.<br />

36–38) L’ingresso a Gerusalemme<br />

Un’imme<strong>di</strong>ata sottolineatura, ovvia ma sempre necessaria: è Gesù che va, che <strong>di</strong>scende a Gerusalemme,<br />

con l’unico scopo <strong>di</strong> incontrarla per un servizio ed un “possesso” d’amore, <strong>di</strong> totale dono <strong>di</strong><br />

se all’amata città e al popolo che essa rappresenta; Gesù non vi entra da dominatore ma da Re che<br />

serve - Sono venuto per servire, non per essere servito» (cf.Mt.20,28) , da Re a cui sta a cuore le<br />

sorti del suo popolo. Proprio perché avevano visto all’opera “l’Unto <strong>di</strong> Dio”, i <strong>di</strong>scepoli esprimono<br />

con forza i loro sentimenti, la loro gioia, la loro lode, la loro bene<strong>di</strong>zione, incontenibilmente; le “vie<br />

e le città dell’uomo” hanno bisogno <strong>di</strong> “testimoni” in grado <strong>di</strong> richiamare la loro attenzione su Colui<br />

che viene.<br />

A <strong>di</strong>re il vero, almeno in questa occasione, Gerusalemme appare un po’ solo la cornice dell’evento,<br />

praticamente <strong>di</strong>stante, nonostante la folla e i farisei presenti. L’ultima nota la si riserva al grido In<br />

cielo sia la pace, e gloria nell'alto dei cieli: fu questa la lode pronunciata dagli angeli alla nascita <strong>di</strong><br />

Gesù (2,14) e questa consonanza afferma che Gesù è un Re <strong>di</strong> pace, il “me<strong>di</strong>atore” tra il cielo e gli<br />

uomini che Dio ama, dall’inizio alla fine della sua venuta nel mondo.<br />

39) Alcuni farisei che si trovavano tra la folla <strong>di</strong>ssero a Gesù: Maestro, fa' tacere i tuoi <strong>di</strong>scepoli!<br />

<strong>Il</strong> solito contrasto fra Gesù e i farisei; osservare l’avvento del “Re-Messia” con le proprie impermeabili<br />

convinzioni non permette <strong>di</strong> riconoscere Gesù come “l’inviato <strong>di</strong> Dio”; il pregiu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> chi non<br />

accoglie il nuovo Re (in merito si ricor<strong>di</strong> il parallelo col “re” della parabola dell’ultima catechesi)<br />

che <strong>di</strong>scende come luce che sorge (1,78) è intravisto come tenebra, come ostacolo alla “shalom”<br />

che arreca; conviene ancora riba<strong>di</strong>rlo: se non si è <strong>di</strong>sposti alla sequela <strong>di</strong> Gesù, non solo egli rimane<br />

mistero impenetrabile, ma <strong>di</strong>venta occasione <strong>di</strong> rovina per chi lo rifiuta (2,34).<br />

40) Gesù rispose: Vi assicuro che se tacciono loro si metteranno a gridare le pietre<br />

L’unico pensiero che si propone su questo detto è che se anche tutti tacessero sulla venuta del Figlio<br />

dell’uomo, le pietre griderebbero <strong>di</strong> lui, tanto è forte e vittorioso; <strong>di</strong> tutta questa realtà Gesù<br />

ne è perfettamente consapevole, non da presuntuoso ma perché così vuole il Padre, perché così si<br />

manifesta la gloria del Padre (Gv.12).<br />

Kairòs 194

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