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<strong>Il</strong> <strong>vangelo</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />
padrone gli rispose: - Tu sei stato un servo cattivo e io ti giu<strong>di</strong>co secondo quel che hai detto.<br />
Tu sapevi che sono un padrone esigente, che pretendo anche quel che non ho depositato e<br />
raccolgo anche quel che non ho seminato. 23 Perché allora non hai depositato il mio denaro<br />
alla banca Al mio ritorno l'avrei ritirato con gli interessi! 24 "Poi il padrone <strong>di</strong>sse ai presenti:<br />
- Via, toglietegli il denaro che ha e datelo a quello che lo ha fatto fruttare <strong>di</strong> più.<br />
25"Gli fecero osservare: - Signore, ma lui ne ha già fin troppo. 26 "<strong>Il</strong> padrone allora rispose: -<br />
Chi ha molto riceverà ancora <strong>di</strong> più; ma a chi ha poco sarà portato via anche quel poco che<br />
ha. 27 Ed ora i miei nemici, quelli che non mi volevano come loro re. Portateli qui e uccideteli<br />
alla mia presenza". 28 Dopo questi <strong>di</strong>scorsi Gesù continuò la sua strada verso Gerusalemme:<br />
camminava davanti a tutti.<br />
Premessa<br />
La parabola letta, nota anche come la “parabola delle mine”, trova il suo parallelo in quella denominata<br />
“dei talenti” <strong>di</strong> Matteo (cfr 25, 14 – 30), forse più nota della presente; la redazione <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />
è in linea con le costanti del suo Vangelo e che <strong>di</strong> seguito si cercherà <strong>di</strong> evidenziare; va tenuto presente<br />
che, con molta probabilità, <strong>di</strong>etro a questo racconto vi è un fatto storico che fa da riferimento,<br />
l’andata a Roma <strong>di</strong> Archelao, figlio <strong>di</strong> Erode il Grande, per chiedere <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare re in territorio<br />
<strong>di</strong> Israele su nomina dei dominatori romani. Questa ipotesi offre supporto ad un altro tema presente<br />
nel racconto: il rifiuto <strong>di</strong> un re; alla luce <strong>di</strong> tutto questo, il racconto presenta due motivi per<br />
aiutare la riflessione del <strong>di</strong>scepolo: come interpretare il tempo della sequela evangelica e il rifiuto<br />
che Gesù subirà a Gerusalemme.<br />
11ab) Gesù era ormai vicino a Gerusalemme, e perciò molti pensavano che il regno <strong>di</strong> Dio si manifestasse<br />
da un momento all'altro<br />
La méta, Gerusalemme, s’avvicina e ancora una volta <strong>Luca</strong> in<strong>di</strong>ca le <strong>di</strong>verse attese dei protagonisti<br />
del cammino intrapreso; nel nostro caso viene sottolineata l’attesa, <strong>di</strong> molti, del “regno <strong>di</strong> Dio”,<br />
con i relativi effetti sulla storia generale e personale; la parabola ha come scopo <strong>di</strong> mettere in<br />
guar<strong>di</strong>a da un pericolo: assegnare all’attesa una rilevanza tale, da far passare in secondo piano la<br />
testimonianza fattiva del <strong>di</strong>scepolo e della comunità nel “secolo presente”. Per la comprensione<br />
del racconto che seguirà, questo versetto offre un’importante chiave <strong>di</strong> lettura.<br />
12–13) Un viaggio, un incarico<br />
Due sottolineature. L’andare in un paese lontano in<strong>di</strong>ca che tra la storia dell’uomo e la venuta<br />
compiuta del regno intercorrerà del tempo, il re ritornerà <strong>di</strong> sicuro, ma ad ognuno le proprie responsabilità.<br />
<strong>Il</strong> nobile della parabola, prima della partenza, assegna a <strong>di</strong>eci suoi servi un capitale, a<br />
ciascuno una medesima somma <strong>di</strong> denaro e un uguale incarico, farlo rendere e ricavarne profitto.<br />
<strong>Il</strong> messaggio è evidente: essere al servizio del regno, dove la logica è la ricerca del bene e la sconfitta<br />
del male in forza <strong>di</strong> un amore più forte, il <strong>di</strong>scepolo deve vigilare e operare affinché sia sempre<br />
fatta la volontà del re.<br />
14) Ma i suoi citta<strong>di</strong>ni o<strong>di</strong>avano quell'uomo e gli mandarono <strong>di</strong>etro alcuni rappresentanti per far<br />
sapere che non lo volevano come re<br />
Anche per il futuro re le <strong>di</strong>fficoltà non mancano e <strong>di</strong> conseguenza anche per il suo “regno”; le avversità<br />
possono essere palesi o nascoste, ma la storia non è mai neutra, e i progetti che la percorrono<br />
sono <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong>versissimi per méte e contenuti. Fu così anche per l’incarico <strong>di</strong> re che Archelao<br />
andò a cercare a Roma.<br />
15–26) <strong>Il</strong> ritorno del re e il giu<strong>di</strong>zio<br />
Questa parte centrale della parabola non lascia dubbi: la presenza <strong>di</strong> un “regno”con il suo Re implica<br />
una sovranità legale che giu<strong>di</strong>ca coloro che ne fanno parte, giu<strong>di</strong>zio che sarà favorevole a chi<br />
avrà “trafficato”, con coraggio e competenza, pur nei rischi connessi, il patrimonio avuto in dote.<br />
Ancora una volta l’evangelista presenta al <strong>di</strong>scepolo del Re-Messia, l’esortazione a non stare con le<br />
Kairòs 191