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Febbraio 2005 - Ordine dei Medici di Bologna

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Le scienze che si svilupparono nel mondo<br />

occidentale soprattutto nei secoli XVI e<br />

XVII furono l’anatomia, che si concretizza<br />

attraverso l’introspezione <strong>di</strong>retta del cadavere<br />

in alcune se<strong>di</strong> universitarie che ci sono<br />

familiari (<strong>Bologna</strong>, Padova); e poi la fisica<br />

e l’astronomia in stretta unione con la<br />

matematia (Pisa e ancora Padova, <strong>Bologna</strong><br />

e Praga). Quando uomini come Berengario<br />

da Carpi, Fabricius de Aquapendentis,<br />

Andrea Vesalio s’inse<strong>di</strong>ano nelle<br />

cattedre <strong>di</strong> quelle gran<strong>di</strong> università o cominciano<br />

ad operare nell’ambito <strong>di</strong> esse<br />

(non a caso, ivi sono istituiti i primi “teatri<br />

anatomici”), inizia la scientifizzazione della<br />

me<strong>di</strong>cina. Anziché ricorrere ai testi degli<br />

antichi, essi ritenevano si dovesse stu<strong>di</strong>are<br />

il cadavere me<strong>di</strong>ante la <strong>di</strong>ssezione.<br />

Quest’ultima era contrastata dalle autorità<br />

religiose e politiche del tempo, ma in<br />

contesti particolari come la Repubblica<br />

Veneta, che <strong>di</strong>fendeva la propria autonomia<br />

rispetto al papato, <strong>di</strong>ventò più facile<br />

eseguire le <strong>di</strong>ssezioni. Ciò, in pratica, significò<br />

uno degli avvii della scienza moderna,<br />

che si sviluppa in base a concetti<br />

molto semplici, cioè la prevalenza del vedere<br />

le cose, misurare la cose, analizzare<br />

la cose, sperimentare le cose, rispetto a<br />

visioni filosofiche o teologiche costruite<br />

sulle cose stesse. Questo avvenne (se si<br />

fa eccezione per il rilevante contributo <strong>di</strong><br />

Nicola Copernico, 1473-1543) soprattutto<br />

nel secondo ’500 e nel primo ’600,<br />

epoca fondamentalissima per lo sviluppo<br />

della scienza, attraverso un nuovo<br />

approccio da parte <strong>di</strong> alcuni eminenti<br />

stu<strong>di</strong>osi del tempo. Viene altresì sviluppata<br />

la fisica, e portata a successi considerevoli<br />

l’astronomia, la quale, in collegamento<br />

strettissimo con la matematica,<br />

trova il Galileo – nel periodo padovano<br />

che va dal 1592 al 1610 – un exploit coraggioso,<br />

e contemporaneamente in Tycho<br />

Brahe e Johannes Kepler degli interpreti<br />

<strong>di</strong> primo piano. Galileo compie<br />

un’operazione vicina a quella degli anatomisti<br />

<strong>di</strong>cendo ai suoi contemporanei<br />

“invece che perdervi nei libri degli antichi,<br />

fisate l’occhio nel cannocchiale e vedrete<br />

meglio la realtà”. Fissate l’occhio<br />

nel nuovo strumento (Galileo lo aveva<br />

mutuato dagli Olandesi): e lo mette a <strong>di</strong>sposizione<br />

della Repubblica Veneta, dato<br />

che i Veneziani avevano interesse a<br />

piazzare sulle navi il lungo tubo che consentiva<br />

<strong>di</strong> vedere in anticipo le imbarcazioni<br />

turche. C’era coincidenza tra gli interessi<br />

militari <strong>di</strong> quella grande potenza<br />

(Venezia) e la possibilità concessa dalla<br />

scienza <strong>di</strong> vedere da vicino le cose. Galileo<br />

applica subito questo metodo all’astronomia,<br />

ottenendo la visualizzazione<br />

<strong>di</strong> corpi celesti come Giove e la Luna.<br />

Quest’ultima poteva essere vista con le<br />

sue irregolarità e montagne e quin<strong>di</strong> assomigliata<br />

alla Terra. Così un’esperienza<br />

empirica consentiva <strong>di</strong> superare d’un<br />

balzo tutte le affermazioni fantasiose degli<br />

antichi su questo astro, sulla sua<br />

morfologia e struttura.<br />

In quel tempo, era molto <strong>di</strong>fficile demolire<br />

le interpretazioni della natura basate<br />

sula mitologia e sulla letteratura greca.<br />

La scienza moderna inizia il proprio itinerario<br />

attraverso esperienze che oggi possono<br />

apparire abbastanza primitive. Ma<br />

tali esperienze si tradussero in un inau<strong>di</strong>to<br />

avvicinamento alla realtà: esse si basarono<br />

su dottrine <strong>di</strong>fferenti, sulla deduzione<br />

in Galileo e sull’induzione in un<br />

altro grande scienziato e filosofo, Francis<br />

Bacon. C’è un collegamento, a quanto<br />

pare, tra queste due importatissime fonti,<br />

e c’è un nome che lega idealmente le<br />

due esperienze, quello del me<strong>di</strong>co inglese<br />

William Harvey, l’uomo che scopre la<br />

circolazione del sangue, pubblicando in<br />

Inghilterra nel 1628 la “Exercitatio anatomica<br />

de motu cor<strong>di</strong>s et sanguinis in animalibus”.<br />

Un evento <strong>di</strong> tale impotanza,<br />

nel campo della me<strong>di</strong>cina, da risultare<br />

fondante. Si può <strong>di</strong>re che la me<strong>di</strong>cina<br />

moderna “cominci” con questa scoperta,<br />

assomigliabile a quella che circa cinquant’anni<br />

dopo avrebbe fatto Newton<br />

dando spiegazione del moto <strong>dei</strong> pianeti e<br />

del meccanismo dell’universo attraverso<br />

6<br />

Bollettino Notiziario n° 2 febbraio <strong>2005</strong>

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