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Le Finanziarie Regionali - Consiglio Regionale della Campania ...

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<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong><br />

La governance degli strumenti<br />

finanziari per il capitale di rischio<br />

Uno studio realizzato da


Fondazione Rosselli<br />

corso Giulio Cesare 4/Bis B - 10152 Torino<br />

edizione: novembre 2010<br />

ISBN 978-88-97269-00-7


Gruppo di ricerca<br />

Il lavoro è stato svolto e curato da un gruppo di ricerca composto da docenti e ricercatori<br />

<strong>della</strong> Fondazione Rosselli di Torino e del Politecnico di Torino e coordinato dalla Dott.ssa Elisa<br />

Ughetto.<br />

Dott.ssa Elisa Ughetto-Fondazione Rosselli e Politecnico di Torino (coordinatore)<br />

Prof. Marco Cantamessa-Politecnico di Torino (esperto senior)<br />

Dott.ssa Giusy Cannone-Fondazione Rosselli (ricercatore)<br />

Dott. Giovanni De Rosa-Fondazione Rosselli (ricercatore)<br />

Dott. Marco Riva Governanda-Fondazione Rosselli (ricercatore)<br />

Dott. Ing. Giuseppe Scellato-Politecnico di Torino (ricercatore)<br />

Comitato Scientifico<br />

Il gruppo di lavoro si è avvalso del contributo di un Comitato Scientifico composto da:<br />

Dott. Marco Nicolai - Finlombarda<br />

Prof. Mario Calderini - Finpiemonte<br />

Prof. Marco Giorgino - Politecnico di Milano<br />

Dott. Ugo Ballerini - FILSE<br />

Dott. Antonio Tilocca - SFIRS<br />

Ringraziamenti<br />

Il lavoro ha potuto beneficiare del contributo fornito da numerosi soggetti in sede di intervista.<br />

Si desidera quindi ringraziare:<br />

Alessia Muzio - AIFI, Paco Cottone - Cape Sicilia, Giuliano Morelli - Ervet, Anastasia di Carlo - FEI,<br />

Alessandro Taddeini - Fidi Toscana, Lorenzo De Fabio - Filas, Simona Amendola - Filas, Gianpaolo<br />

Negrini - Filse, Marco Villani - Finaosta, Flavio Talarico - Fincalabra, Cristina Perlo - Finpiemonte,<br />

Giusi Ponziano - Finpiemonte, Valeria Laina - Finlombarda, Fabrizio Colarossi - Finlombarda,<br />

Nicoletta Paganella - Friulia, Arnaud Barthélemy - Fonds Stratégique d’Investissement, Alfredo<br />

Massinelli - Gepafin, Andrea Caddeo - Ingenium Sardegna, Francesa Natali - Ingenium Emilia<br />

Romagna, Jan Dexel - Ministry of Economic Affairs Netherlands, Bernaldo Bertoldi - Piemontech,<br />

Filippo Psacharopulo - Piemontech, Maria Costantini - Puglia Sviluppo, Andrea Vernaleone -<br />

Puglia Sviluppo, Danilo Marchionni - Regione Marche, Federica Buoncristiani - Regione Toscana,<br />

Ignazio Carta - S.F.I.R.S., Claudio Nadalini - Tecnofin, José Romano - Turkey & Istanbul Venture<br />

Capital Initiative, Laura Toschi - Università di Bologna, Cristina Fanelli - Veneto Sviluppo, Nicola<br />

Polato - Veneto Sviluppo, Martin Vang Hansen - Voekstfonden<br />

Il progetto, realizzato dalla Fondazione Rosselli, è finanziato dalla Presidenza del<br />

<strong>Consiglio</strong> dei Ministri - Dipartimento Affari <strong>Regionali</strong> “Organismo Intermedio PON<br />

“Governance e Azioni di Sistema 2007-2013” - Obiettivo Convergenza- Asse E<br />

Obiettivo Specifico 5.2”.


Sommario<br />

Parte 1<br />

1. <strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane ed il contesto regionale di<br />

riferimento 1<br />

1. 1 Introduzione 1<br />

1. 2 Condizioni socio-economiche delle Regioni Obiettivo Convergenza 4<br />

1. 3 Politiche regionali per la Ricerca & Sviluppo 12<br />

2. Aree di intervento, struttura di proprietà e di governance<br />

delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane 17<br />

2.1 Introduzione 17<br />

2.2 Struttura <strong>della</strong> compagine societaria 18<br />

2.3 Composizione e nomina del CdA e <strong>della</strong> direzione generale e<br />

meccanismi di controllo 22<br />

2.4 Ambiti di attività 26<br />

3. Il fabbisogno di sostegno pubblico al capitale di rischio 35<br />

3.1 Introduzione 35<br />

3.2 I vincoli finanziari all’innovazione 35<br />

3.3 Capitale di rischio e ciclo di vita di un’impresa 36<br />

3.4 Equity gap ed intervento pubblico a sostegno del capitale di rischio 38<br />

3.5 Il fabbisogno di capitale di rischio in Italia 39<br />

4. Gli strumenti di sostegno pubblico al capitale di rischio<br />

per l’innovazione 46<br />

4.1 Introduzione 46<br />

4.2 L’intervento pubblico a favore del capitale di rischio: motivazioni<br />

economiche e problematiche 48<br />

4.3 <strong>Le</strong> modalità di intervento pubblico a favore del capitale di rischio 50<br />

4.4 Strutture di incentivo e di distribuzione dei profitti in fondi a<br />

partecipazione pubblico-privata 52<br />

5. <strong>Le</strong> iniziative internazionali a sostegno del capitale<br />

di rischio 54<br />

5.1 Introduzione 54<br />

5.2 Il Fondo Europeo degli Investimenti 55<br />

5.3 Evidenze internazionali di interazione pubblico-privata a sostegno<br />

del capitale di rischio 66


Fondazione Rosselli<br />

6. <strong>Le</strong> iniziative nazionali a sostegno del capitale di rischio 84<br />

6.1 Introduzione 84<br />

6.2 Fondo High Tech per il Mezzogiorno 85<br />

6.3 Fondo Nazionale per l’Innovazione 87<br />

6.4 Fondo Italiano di Investimento 90<br />

6.5 Fondo per la Finanza d’Impresa 94<br />

7. <strong>Le</strong> iniziative regionali a sostegno del capitale di rischio 97<br />

7.1 Introduzione 97<br />

7.2 <strong>Le</strong> iniziative regionali gestite da soggetti privati per conto delle<br />

Regioni 98<br />

7.3 <strong>Le</strong> iniziative regionali in dotazione alle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> 105<br />

Parte 2<br />

Linee guida per la governance di strumenti finanziari per il<br />

capitale di rischio 127<br />

Definizione degli obiettivi programmatici 128<br />

Progettazione dello strumento 129<br />

Attuazione dello strumento 129<br />

Considerazioni conclusive 131<br />

I processi di consultazione triangolare tra Regione,<br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> e gli attori socio-economici locali 133<br />

Appendice 137<br />

Bibliografia145


Capitolo 1<br />

1. <strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong><br />

italiane ed il contesto regionale<br />

di riferimento<br />

1. 1 Introduzione<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono i soggetti tecnici che supportano e assistono le<br />

Regioni nella progettazione, definizione ed attuazione delle politiche e degli<br />

interventi a sostegno del sistema economico, imprenditoriale ed occupazionale<br />

regionale. Si tratta di società di norma configurate come S.p.A. miste a<br />

prevalente o totale capitale pubblico.<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> hanno assunto un ruolo sempre più rilevante in seguito<br />

al processo di decentramento amministrativo avviato con la riforma Bassanini<br />

(legge 59/1997) e con la riforma costituzionale sancita dal referendum<br />

del 2001 1 . L’evoluzione dell’architettura del sistema amministrativo verso il<br />

modello federale è fondata su alcuni capisaldi, quali la responsabilità finanziaria<br />

degli enti territoriali, l’autonomia nella raccolta delle risorse, nella spesa<br />

e nella perequazione. In seguito a tali riforme, le Regioni e gli enti locali hanno<br />

quindi visto trasformate le proprie competenze, responsabilità amministrative<br />

e di governo, oltre che la propria organizzazione. Per esempio, in materia di<br />

intervento pubblico ed agevolazioni alle imprese, le Regioni hanno assunto<br />

la facoltà di affidare a terzi l’istruttoria di numerose norme, sia mediante assegnazione<br />

diretta, sia, ove la legge lo imponga, mediante la partecipazione<br />

a bandi di gara (Giorgino, 2008). Da ciò si evince la crescente importanza<br />

che le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> hanno oggi nel contesto economico e finanziario<br />

nazionale.<br />

1 Con il referendum del 7 ottobre 2001 gli italiani hanno confermato la modifica del Titolo V <strong>della</strong><br />

Costituzione <strong>della</strong> Repubblica approvata dal Parlamento nel Marzo 2001 e successivamente tramutata<br />

in legge (legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001). Il nuovo art. 117 <strong>della</strong> Costituzione<br />

elenca le materie riservate all’esclusiva competenza legislativa dello Stato e quelle riservate sia allo<br />

Stato, sia alle Regioni. In particolare, assegna allo Stato compiti quali la perequazione delle risorse<br />

finanziarie e la gestione del sistema tributario e contabile, mentre definisce di competenza regionale<br />

l’armonizzazione dei bilanci pubblici ed ogni materia del sistema tributario e <strong>della</strong> finanza pubblica<br />

non espressamente riservata alla legislazione esclusiva dello Stato. Il nuovo art. 119, invece,<br />

ridefinisce i principi costituzionali del sistema tributario e finanziario in coerenza con il modello del<br />

federalismo fiscale. Secondo tale articolo, Comuni, Province, città metropolitane e Regioni “hanno<br />

autonomia Finanziaria di entrata e di spesa ed applicano tributi ed entrate proprie” (art 119, legge<br />

costituzionale 3/2001).<br />

1


Fondazione Rosselli<br />

2<br />

In Italia le prime <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono nate tra la fine degli anni Sessanta<br />

e l’inizio degli anni Settanta (la prima fu Friulia S.p.A nel 1967), con lo<br />

scopo di rafforzare e specializzare gli interventi delle Regioni per lo sviluppo<br />

economico e sociale del territorio di riferimento. <strong>Le</strong> leggi regionali istitutive<br />

delle <strong>Finanziarie</strong>, recepite negli statuti societari, ne hanno delineato il ruolo,<br />

la struttura e gli strumenti di cui sono dotate. Come verrà esplicitato nel capitolo<br />

successivo, le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono soggetti molto eterogenei,<br />

che operano secondo mission ed aree di intervento diverse; tuttavia, esse<br />

condividono il comune obiettivo di sostenere la crescita e lo sviluppo delle<br />

imprese locali, favorendone l’accesso al credito e supportando progetti di<br />

investimento sul territorio, nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo posti<br />

dalla programmazione regionale.<br />

Fin dalla loro nascita le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono state caratterizzate da un<br />

ampio spettro di attività: dalla gestione delle agevolazioni finanziarie regionali,<br />

alla concessione di garanzie in sinergia con il sistema bancario, all’erogazione<br />

di finanziamenti agevolati di medio termine, alla valutazione e gestione di<br />

progetti di investimento di interesse per il territorio, all’assunzione di partecipazioni<br />

in PMI. <strong>Le</strong> esigenze <strong>della</strong> Pubblica Amministrazione derivanti dal<br />

decentramento amministrativo hanno poi progressivamente orientato l’attività<br />

delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> anche verso funzioni di consulenza, assistenza e<br />

fornitura di servizi in outsourcing alle Regioni, agli enti locali e alle imprese.<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono oggi presenti nella maggior parte delle Regioni<br />

italiane, ad eccezione di Basilicata, <strong>Campania</strong>, Emilia Romagna, Puglia e<br />

Sicilia, dove operano le agenzie di sviluppo nate dallo scorporo di Sviluppo<br />

Italia (ora Invitalia). Sviluppo Italia era un’agenzia nazionale, controllata dal<br />

Ministero dell’Economia e delle Finanze, che aveva l’obiettivo di favorire la<br />

competitività del Paese, ed in particolare del Mezzogiorno. Per rispondere<br />

alle diverse esigenze locali, Sviluppo Italia aveva creato una rete di società<br />

che fornivano servizi di consulenza alle Regioni e alle altre amministrazioni<br />

pubbliche locali in materia di gestione degli incentivi regionali, nazionali e comunitari<br />

e di interventi finalizzati all’attrazione degli investimenti e allo sviluppo<br />

economico. In seguito allo scorporo, alcune società territoriali di Sviluppo Italia<br />

sono diventate società in-house <strong>della</strong> Regione (ad es. Sviluppo Basilicata,<br />

Sviluppo Sicilia, Ervet Emilia Romagna, Puglia Sviluppo).


Capitolo 1<br />

Tabella 1.1<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> e le Agenzie di Sviluppo in Italia<br />

Regione<br />

Abruzzo<br />

Basilicata<br />

Calabria<br />

<strong>Campania</strong><br />

Emilia Romagna<br />

Friuli Venezia Giulia<br />

Lazio<br />

Liguria<br />

Lombardia<br />

Marche<br />

Molise<br />

Piemonte<br />

Puglia<br />

Sardegna<br />

Sicilia<br />

Toscana<br />

Trentino Alto Adige<br />

Umbria<br />

Valle d’Aosta<br />

Veneto<br />

Fonte: Elaborazione degli autori.<br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> / Agenzie di Sviluppo<br />

FIRA S.p.A.<br />

Sviluppo Basilicata S.p.A.<br />

Fincalabra S.p.A.<br />

Sviluppo <strong>Campania</strong> S.p.A.<br />

Ervet S.p.A.<br />

Friulia S.p.A.<br />

Filas S.p.A.<br />

Filse S.p.A.<br />

Finlombarda S.p.A.<br />

SRGM ScpA.<br />

Finmolise S.p.A.<br />

Finpiemonte S.p.A.<br />

Puglia Sviluppo S.p.A.<br />

S.F.I.R.S. S.p.A.<br />

Sviluppo Sicilia S.p.A.<br />

Fidi Toscana S.p.A.<br />

Tecnofin Trentina S.p.A.<br />

Sviluppo Umbria S.p.A.<br />

Finaosta S.p.A.<br />

Veneto Sviluppo S.p.A.<br />

Sebbene le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane siano accomunate dalla natura di<br />

strumento di programmazione regionale e di promozione economica del territorio,<br />

il loro campo di azione è assai vasto ed al suo interno può collocarsi<br />

un’ampia gamma di attività e di interventi. Tale eterogeneità dipende dal<br />

contesto socio-economico nel quale esse si trovano ad operare. Se infatti<br />

l’obiettivo di sviluppo riguarda tutte le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>, ognuna di esse<br />

agisce rispondendo alle esigenze provenienti dalla propria realtà territoriale.<br />

In particolare, nelle regioni meno sviluppate, dove la crescita è solitamente<br />

frenata da un livello carente di industrializzazione e dalla mancanza di iniziative<br />

imprenditoriali, la Finanziaria si occupa prevalentemente di incentivare e<br />

promuovere la creazione di nuove attività produttive. La comprensione dei<br />

meccanismi di inserimento delle attività delle diverse <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> nel<br />

territorio è infatti essenziale per inquadrare i modelli di operatività adottati.<br />

3


Fondazione Rosselli<br />

Partendo da questa premessa, il capitolo intende fornire una breve descrizione<br />

del contesto regionale nel quale le <strong>Finanziarie</strong> operano, con un focus<br />

privilegiato sulle Regioni Obiettivo Convergenza (<strong>Campania</strong>, Calabria, Puglia,<br />

Sicilia). Queste ultime sono infatti regioni economicamente più arretrate rispetto<br />

alle altre, in cui sono presenti elementi di debolezza che ostacolano<br />

l’operatività delle <strong>Finanziarie</strong> o le strutture ad esse riconducibili.<br />

L’analisi si snoda quindi lungo due direttrici:<br />

• una ricognizione <strong>della</strong> situazione economica delle Regioni Obiettivo Convergenza,<br />

rapportata a quella delle altre regioni italiane. In tale sezione<br />

viene presentata una panoramica <strong>della</strong> situazione economica e del sistema<br />

bancario delle regioni italiane e <strong>della</strong> posizione delle <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> nei rispettivi contesti di riferimento. In particolare, l’attività delle<br />

<strong>Finanziarie</strong> viene pesata sulla base di alcuni indicatori rappresentativi<br />

delle dimensioni del sistema finanziario locale;<br />

• una descrizione delle politiche a supporto <strong>della</strong> ricerca e dell’innovazione<br />

attuate in queste Regioni. L’obiettivo in questa sezione è fornire un approfondimento<br />

sul campo di azione delle <strong>Finanziarie</strong> regionali in ragione<br />

<strong>della</strong> presenza di politiche ed iniziative a sostegno dell’innovazione.<br />

1. 2 Condizioni socio-economiche delle Regioni Obiettivo<br />

Convergenza<br />

4<br />

In Italia, come è noto, esiste un profondo divario tra le realtà economiche del<br />

Centro-Nord e del Sud. Nello stesso Mezzogiorno sono riscontrabili percorsi<br />

di crescita e di sviluppo diversi. L’Unione Europea ha classificato le regioni più<br />

arretrate di ogni Stato membro sulla base di criteri specifici, al fine di definire<br />

le politiche per la riduzione del gap con le regioni più avanzate.<br />

Nella programmazione 2007-2013 l’Obiettivo Convergenza è andato a sostituire<br />

l’Obiettivo 1 <strong>della</strong> precedente programmazione (2000-2006).<br />

Sono ammissibili all’Obiettivo Convergenza le regioni (NUTS2) caratterizzate<br />

da un PIL pro capite, calcolato in base ai dati relativi all’ultimo triennio precedente<br />

all’adozione del regolamento sui Fondi strutturali, inferiore al 75% <strong>della</strong><br />

media dell’UE allargata (UE27). In Italia le regioni che rientrano nell’Obiettivo<br />

Convergenza sono la Calabria, la <strong>Campania</strong>, la Puglia e la Sicilia; la Basilicata<br />

si trova invece in una fase di phasing-out (Regioni con un Pil pro-capite<br />

inferiore al 75% del Pil pro-capite medio dell’Ue-15 (prima dell’allargamento)<br />

ma superiore a tale soglia rispetto al Pil pro-capite medio dell’Ue-27 (dopo<br />

l’allargamento).


Capitolo 1<br />

Come è stato precedentemente accennato, di queste quattro regioni solo la<br />

Calabria possiede una Finanziaria regionale (Fincalabra), mentre in Puglia,<br />

Sicilia e <strong>Campania</strong> esistono agenzie di sviluppo nate dallo smantellamento<br />

di Sviluppo Italia, alcune delle quali (Sicilia e Puglia) sono diventate società<br />

in-house <strong>della</strong> Regione. In <strong>Campania</strong> è in atto un piano di riordino e di dismissione<br />

di Invitalia (prorogato al 30 giugno 2010 dalla legge del 3 agosto 2009,<br />

n.102) in riferimento alle società regionali, al fine di consentire il completamento<br />

delle attività connesse alla loro cessione alla Regione.<br />

<strong>Le</strong> regioni dell’Obiettivo Convergenza presentano una situazione socio-economica<br />

peculiare, e diversa da quella delle regioni che hanno beneficiato dei<br />

Fondi strutturali per l’Obiettivo 1 nel periodo di programmazione 2000-2006<br />

(Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna). La Tabella 1.2 riporta un quadro<br />

sintetico del contesto economico delle Regioni Obiettivo Convergenza (PIL,<br />

PIL a prezzi di mercato per abitante), raffrontandolo con quello delle altre<br />

regioni italiane.<br />

Nel 2008, a fronte di un calo a livello nazionale dell’1,0%, il PIL a prezzi costanti<br />

registra, rispetto all’anno precedente, una variazione pari a -1,4% nel<br />

Mezzogiorno e -1,2% nel Nord-Ovest. La flessione è più contenuta nel Centro<br />

e nel Nord-Est (rispettivamente -0,7% e -0,8%). Tra le regioni Obiettivo Convergenza<br />

la regione che mostra un calo del PIL più accentuato è la <strong>Campania</strong><br />

(-2.7%), mentre quella in cui è più contenuto è la Puglia (-0,2%). La discreta<br />

perfomance <strong>della</strong> Puglia è ascrivibile ad un aumento del valore aggiunto<br />

dell’agricoltura (+3,6%), cui si affianca il lieve incremento dei servizi (+0,6%)<br />

e la flessione contenuta dell’industria (-1,5% contro -2,7% del livello medio<br />

nazionale). In <strong>Campania</strong> il valore aggiunto industriale risulta in calo del 4,3%<br />

e si registra inoltre una flessione consistente anche nel settore dei servizi<br />

(-1,9%) (Istat, 2009).<br />

Il PIL ai prezzi di mercato per abitante, misurato dal rapporto tra PIL nominale<br />

e numero medio di residenti nell’anno, segna invece una crescita dell’1%<br />

a livello nazionale, mostrando una dinamica differenziata tra le diverse aree<br />

geografiche: +0,7% nel Nord-Ovest, +0,8% nel Nord-Est, +0,9% nel Centro<br />

e +1,2% nel Mezzogiorno. Puglia e Molise fanno registrare il tasso di crescita<br />

più alto tra tutte le regioni del Paese (rispettivamente +2,5%, +2,0%),<br />

mentre in <strong>Campania</strong> l’incremento è nullo. Tuttavia, i valori assoluti relativi alle<br />

ripartizioni centro-settentrionali risultano più elevati di quelli del Mezzogiorno:<br />

31.614 euro nel Nord-Ovest, 31.274 euro nel Nord-Est e 29.031 euro nel Centro,<br />

contro i 17.866 euro del Mezzogiorno (Istat, 2009).<br />

5


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 1.2<br />

Principali indicatori economici territoriali delle regioni italiane<br />

6<br />

Variazione 2008 su 2007 (%) Valori assoluti 2008<br />

PIL<br />

PIL a prezzi di<br />

mercato per abitante<br />

PIL<br />

PIL a prezzi di<br />

mercato per abitante<br />

Piemonte -1,5 0,6 102.867,8 28.721<br />

Valle d’Aosta -0,5 1,1 3.512,0 33.834<br />

Bolzano -0,7 1,2 13.764,5 34.366<br />

Liguria -1,5 1,2 34.956,5 27.143<br />

Lombardia -1,0 0,7 26.6264,5 33.648<br />

Trento -0,8 0,6 12.940,0 31.092<br />

Veneto -0,8 0,7 121.014,9 30.456<br />

Friuli Venezia Giulia -1,2 0,6 291.64,5 29.394<br />

Emilia Romagna -0,7 0,8 114.355,9 32.397<br />

Marche -1,2 0,6 33.750,7 26.652<br />

Toscana -0,8 1,1 85.847,9 28.727<br />

Umbria -1,5 -0,1 17.641,9 24.455<br />

Lazio -0,4 1,1 139.711,8 30.623<br />

Abruzzo -0,3 1,5 23.675,4 21.949<br />

Molise -0,5 2,0 5.267,4 20.259<br />

<strong>Campania</strong> -2,7 0,0 78.447,3 16.867<br />

Puglia -0,2 2,5 57.595,0 17.520<br />

Basilicata -1,7 1,5 8.972,0 18.954<br />

Calabria -1,7 0,8 27.455,1 17.008<br />

Sicilia -1,1 1,7 71.052,1 17.443<br />

Sardegna -1,6 1,1 27.248,1 20.402<br />

Fonte: Istat (2009)<br />

Nota: il Pil ai prezzi di mercato è calcolato, secondo le definizioni del SEC95, aggiungendo al valore<br />

aggiunto, espresso ai prezzi base, l’Iva, le altre imposte sui prodotti, le imposte sulle importazioni<br />

e sottraendo i contributi sui prodotti<br />

<strong>Le</strong> Tabelle 1.3 e 1.4 mostrano le caratteristiche dell’offerta bancaria in Italia,<br />

in termini di impieghi e finanziamenti di medio e lungo termine. Per quanto<br />

riguarda l’attività finanziaria più propriamente destinata al sostegno delle<br />

attività di early stage e start-up, riconducibile al mercato del venture capital<br />

rimandiamo al terzo capitolo. Una panoramica delle caratteristiche dell’offerta<br />

del sistema finanziario locale, in termini di servizi di debito e di private equity è<br />

importante per inquadrare l’operato delle diverse <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> all’in-


Capitolo 1<br />

terno dei rispettivi equilibri regionali. Lo scopo dell’analisi non è quindi quello<br />

di confrontare gli impieghi ed i finanziamenti realizzati dalle <strong>Finanziarie</strong> con<br />

quelli degli operatori privati, che per loro stessa natura operano con obiettivi,<br />

modalità e risorse a disposizione non sempre confrontabili con quelli dell’operatore<br />

pubblico.<br />

Dallo studio dei dati emerge come il sistema finanziario abbia caratteristiche<br />

molto articolate rispetto alle specifiche realtà locali. In particolare, si può notare<br />

che le Regioni meridionali presentano, in generale, un valore più basso<br />

del volume di impieghi bancari. La Regione con il sistema bancario più sviluppato<br />

è certamente la Lombardia, che detiene il primato in termini di volume<br />

di impieghi (459 miliardi di euro nel 2009). Nel 2009 gli impieghi effettuati dal<br />

sistema bancario sono pari a circa 2,4 volte quelli del Lazio (seconda regione<br />

nel ranking con impieghi pari a circa 192 miliardi di Euro) e circa 188 volte<br />

quelli <strong>della</strong> Valle d’Aosta (ultima nel ranking con impieghi per circa 2,4 miliardi<br />

di Euro). La Lombardia è seguita da Veneto (142 miliardi di euro) e Piemonte<br />

(104 miliardi di euro).<br />

<strong>Le</strong> Regioni Obiettivo Convergenza registrano invece un volume di impieghi<br />

bancari che varia dai 65 miliardi di euro <strong>della</strong> <strong>Campania</strong>, ai 16 miliardi di euro<br />

<strong>della</strong> Calabria nel 2009. Negli anni 2006-2009 si registra un trend quasi generalizzato<br />

tra le regioni italiane sul volume di impieghi bancari; tuttavia tra<br />

il 2008 ed il 2009, il trend di crescita rallenta o addirittura si rileva una certa<br />

riduzione per alcune regioni settentrionali caratterizzate da un elevato volume<br />

di impieghi, è il caso <strong>della</strong> Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna, <strong>della</strong><br />

Toscana e del Lazio. Per le Regioni Obiettivo Convergenza tra il 2008 e il 2009<br />

è invece presente un trend di crescita medio pari al 5,4%.<br />

Tabella 1.3<br />

Distribuzione degli impieghi bancari (mln di euro) per regione<br />

7<br />

2006 2007 2008 2009<br />

Piemonte 93.767 99.880 103.139 104.251<br />

Valle d’Aosta 2.402 2.425 2.411 2.442<br />

Liguria 25.476 27.973 31.562 31.331<br />

Lombardia 409.966 449.287 471.929 459.958<br />

Trentino Alto Adige 32.827 35.458 37.374 38.620<br />

Veneto 126.506 139.834 145.221 142.833<br />

Friuli Venezia Giulia 28.886 28.851 29.752 29.784<br />

Emilia Romagna 132.223 145.721 153.922 153.756<br />

Marche 35.267 38.509 39.518 40.550<br />

Toscana 93.646 102.747 107.059 106.198<br />

(segue)


Fondazione Rosselli<br />

2006 2007 2008 2009<br />

Umbria 16.426 17.763 18.545 19.093<br />

Lazio 167.740 190.417 196.671 192.454<br />

Abruzzo 20.202 21.264 22.259 22.659<br />

Molise 3.363 3.863 3.566 3.455<br />

<strong>Campania</strong> 56.650 60.887 62.080 65.160<br />

Puglia 38.068 42.350 44.181 47.078<br />

Basilicata 5.458 5.798 5.802 6.016<br />

Calabria 14.042 15.350 16.162 16.821<br />

Sicilia 47.014 50.942 51.918 55.017<br />

Sardegna 19.555 21.296 22.234 23.268<br />

Fonte: Banca d’Italia (2007, 2008, 2009, 2010)<br />

8<br />

La Tabella 1.4 riporta la distribuzione dei finanziamenti per regione oltre il breve<br />

termine, erogati dagli intermediari finanziari, negli anni compresi tra il 2007<br />

ed il 2009. Si distingue tra finanziamenti agevolati e non agevolati. Su un totale<br />

di 1.058.024 milioni di euro erogati nel 2009, 17.399 milioni (1,64%) sono stati<br />

finanziamenti agevolati. In termini di ammontare erogato nel 2009, la Lombardia<br />

detiene il primato (300 miliardi), seguita da Lazio (127 miliardi), Emilia<br />

Romagna (99 miliardi), Veneto (95 miliardi), Piemonte e Toscana (72 miliardi).<br />

<strong>Le</strong> regioni Obiettivo Convergenza riportano valori compresi tra i 48 miliardi di<br />

euro <strong>della</strong> <strong>Campania</strong> e i 12 miliardi <strong>della</strong> Calabria. La Calabria si conferma<br />

quindi la regione, tra quelle Obiettivo Convergenza, con la maggiore carenza<br />

di erogazioni bancarie di medio e lungo termine. In valore assoluto è invece<br />

la Valle d’Aosta a mostrare i valori più bassi di finanziamenti (1,9 miliardi). La<br />

regione che presenta l’incidenza maggiore di finanziamenti agevolati sul totale<br />

delle erogazioni è la Sardegna (11,4%), seguita da Sicilia (6,5%) e Trentino<br />

Alto Adige (5,3%). Come si può vedere dalla Tabella è presente un trend di<br />

crescita generalizzato dal 2007 al 2009, ad eccezione <strong>della</strong> regione Lazio che<br />

vede nel 2009 una riduzione del 3,4% del volume dei finanziamenti di medio<br />

lungo termine rispetto al 2008. Per quanto riguarda invece i finanziamenti<br />

agevolati si registra una contrazione generale dal 2007 al 2009, tranne che<br />

per il Trentino Alto Adige e le Marche, che presentano nel 2009 un volume di<br />

finanziamenti agevolati più alto rispetto al valore registrato nel corso del 2007.


Capitolo 1<br />

Tabella 1.4 Finanziamenti di medio-lungo termine (in mln di euro) per destinazione<br />

geografica (regioni) dell’investimento (anni 2007-2009). Distinzione tra agevolati e non<br />

agevolati<br />

2007 2008 2009<br />

Totale<br />

Agevolati<br />

Non<br />

agevolati<br />

Totale<br />

Agevolati<br />

Non<br />

agevolati<br />

Totale<br />

Agevolati<br />

Non<br />

agevolati<br />

Piemonte 63.523 1.634 61.889 69.238 1.631 67.607 72.844 1.426 71.418<br />

Valle<br />

d’Aosta<br />

1.815 44 1.771 1.842 39 1.803 1.925 39 1.886<br />

Liguria 21.926 437 21.489 25.289 435 24.854 25.583 430 25.153<br />

Lombardia 254.97 2.495 252.47 292.49 2.234 290.26 300.047 1.926 298.12<br />

Trentino<br />

Alto Adige<br />

21.496 994 20.502 23.255 1.059 22.196 25.212 1.331 23.881<br />

Veneto 86.098 1.459 84.639 92.665 1.349 91.316 95.172 1.241 93.931<br />

Friuli<br />

Venezia<br />

Giulia<br />

Emilia<br />

Romagna<br />

20.702 819 19.883 21.340 789 20.551 22.595 745 21.850<br />

89.516 1.527 87.989 96.948 1.358 95.590 99.843 1.225 98.618<br />

Marche 23.891 745 23.146 25.573 886 24.687 27.760 909 26851<br />

Toscana 62.769 765 62.004 68.115 602 67.513 72.833 511 72.322<br />

Umbria 11.977 282 11.695 12.738 254 12.484 13.191 216 12.975<br />

Lazio 123.15 1.330 121.82 131.98 1.142 130.84 127.44 1.062 126.37<br />

Abruzzo 13.706 396 13.310 14.902 377 14.525 15.902 347 15.555<br />

Molise 2.215 90 2.125 2.178 81 2.097 2.255 88 2.167<br />

<strong>Campania</strong> 43.263 590 42.673 44.775 428 44.347 48.460 393 48.067<br />

Puglia 28.990 574 28.416 30.797 554 30.243 33.510 502 33.008<br />

Basilicata 3.719 239 3.480 3.952 141 3.811 3.976 83 3.893<br />

Calabria 10.683 403 10.280 11.409 375 11.034 12.030 329 11.701<br />

Sicilia 35.377 2.875 32.502 37.390 2.740 34.650 40.308 2.643 37.665<br />

Sardegna 15.979 2.268 13.711 16.479 1.738 14.741 17.138 1.953 15.185<br />

Fonte: Banca d’Italia (2008, 2009, 2010)<br />

9<br />

I dati riportati nelle Tabelle precedenti forniscono un quadro del sistema finanziario<br />

locale nel quale le <strong>Finanziarie</strong> regionali si trovano ad operare. Tuttavia,<br />

l’importanza rivestita da queste ultime si rileva solo se si confrontano i volumi<br />

investiti dalle <strong>Finanziarie</strong> con gli indicatori rappresentativi delle dimensioni del<br />

sistema finanziario in Italia. La dimensione operativa delle <strong>Finanziarie</strong>, misurata<br />

in base al capitale investito, viene quindi pesata in base ad alcuni parametri


Fondazione Rosselli<br />

che qualificano l’offerta di servizi finanziari sul territorio. Si tratta di una modalità<br />

indiretta per fornire una valutazione dei mezzi finanziari a disposizione<br />

di ogni Finanziaria <strong>Regionale</strong>, ma anche dell’effettiva portata dell’intervento<br />

pubblico.<br />

10<br />

Dalla Tabella 1.5, in cui si rapporta il volume gestito dalle <strong>Finanziarie</strong> in termini<br />

di capitale investito agli impieghi del sistema bancario, emergono alcune considerazioni<br />

interessanti sul ruolo svolto dalle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> nel territorio<br />

di riferimento. Sembra emergere che laddove il sistema finanziario regionale<br />

privato è meno sviluppato, la Finanziaria <strong>Regionale</strong> presenta dimensioni operative<br />

più rilevanti. E’ il caso di Finaosta, che ha un forte impatto sul territorio,<br />

intervenendo su un mercato finanziario regionale che si colloca in ultima posizione<br />

per totale di impieghi bancari nel ranking delle regioni italiane. L’indicatore<br />

per la regione mostra un trend decrescente passando dal 112% del 2002<br />

al 42% del 2008, a seguito di un aumento degli impieghi bancari. Si tratta<br />

tuttavia dell’unico caso in cui l’intervento pubblico sul territorio assume un impatto<br />

significativo per ammontare investito. Nel resto delle regioni l’indicatore<br />

non supera il 3% e le due <strong>Finanziarie</strong> che riportano un tasso di incidenza del<br />

capitale investito sul totale degli impieghi bancari più elevato sono Friulia e<br />

Finmolise. Per Friulia si registra un picco considerevole nel 2006, che viene<br />

mantenuto costante nei successivi anni, a fronte del consistente incremento<br />

del totale di bilancio registrato nei diversi esercizi. Per le altre <strong>Finanziarie</strong> l’indicatore<br />

decresce in modo più o meno continuo e lineare negli anni.<br />

I dati sembrano quindi confermare il ruolo delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> di sostegno<br />

al tessuto imprenditoriale regionale attraverso un’offerta di servizi finanziari<br />

agevolati per far fronte ai fabbisogni insoddisfatti del territorio. Nelle regioni<br />

dove invece il sistema finanziario locale è molto sviluppato, le <strong>Finanziarie</strong><br />

hanno comunque uno stimolo a ricercare soluzioni innovative ed un vincolo a<br />

mantenere le proprie condizioni di offerta economicamente competitive (Giorgino,<br />

2010).<br />

La Tabella 1.6 riporta l’incidenza del capitale investito sul totale dei finanziamenti<br />

agevolati del sistema bancario regionale. Anche in questo caso Finaosta<br />

conferma la propria posizione di dominio sul campione, inserendosi,<br />

come è stato precedentemente evidenziato, in un contesto territoriale con<br />

un’offerta di servizi bancari modesta. In generale, la crescita consistente del<br />

volume gestito dalle <strong>Finanziarie</strong> in relazione alle consistenze dei finanziamenti<br />

agevolati è determinata da una progressiva diminuzione, nel periodo di analisi,<br />

dei finanziamenti agevolati al sistema bancario regionale.


Capitolo 1<br />

Tabella 1.5 Rapporto capitale investito / totale impieghi sistema bancario regionale<br />

(incidenza %)<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />

Media<br />

(2006/08)<br />

Finaosta 112,86 118,87 117,23 107,59 97,11 40,41 42,35 55,96<br />

Friulia 1,55 1,43 1,29 1,20 3,28 3,05 3,01 3,11<br />

Finmolise 2,02 2,32 1,96 1,67 1,64 1,02 1,02 1,23<br />

S.F.I.R.S. 1,87 1,78 1,46 1,44 1,29 0,94 0,88 1,04<br />

Filse 0,60 0,58 0,91 1,19 1,01 0,88 0,81 0,90<br />

Finpiemonte 0,50 0,60 0,92 1,03 0,92 0,53 0,38 0,61<br />

Fidi Toscana 0,29 0,35 0,39 0,48 0,46 0,48 0,45 0,46<br />

Tecnofin 0,23 0,20 0,17 0,33 0,44 0,40 0,44 0,43<br />

Veneto Sviluppo 0,04 0,04 0,07 0,06 0,06 0,09 0,12 0,09<br />

Filas 0,07 0,10 0,11 0,08 0,07 0,07 0,06 0,07<br />

Finlombarda 0,01 0,01 0,01 0,01 0,04 0,05 0,04 0,04<br />

Finpuglia 0,05 0,05 0,04 0,04 0,03 0,03 0,03 0,03<br />

Fonte: Giorgino (2010)<br />

Nota: Finpuglia dal 2009 non è più operativa, ma è stata fusa con Tecnopolis in un’agenzia in house<br />

<strong>della</strong> Regione Puglia denominata Innovapuglia.<br />

Tabella 1.6 Rapporto capitale investito/finanziamenti agevolati del sistema bancario<br />

regionale (incidenza %)<br />

2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />

Media<br />

(2002-2007)<br />

Finaosta 1540,0 1774,4 2106,9 2471,0 2837,9 2130,5 2143,5<br />

Filse 25,2 41,3 62,8 75,6 61,3 56,4 53,8<br />

Friulia 27,5 29,8 29,8 28,7 89,6 107,1 52,1<br />

Fidi Toscana 13,8 20,9 28,4 45,1 54,0 63,0 37,5<br />

Finmolise 24,2 31,1 31,6 36,6 43,1 43,4 35,0<br />

Finpiemonte 13,9 17,0 31,0 40,0 39,1 32,3 28,9<br />

S.F.I.R.S. 7,7 12,3 8,5 9,4 10,0 8,8 9,5<br />

Tecnofin 4,5 4,9 4,9 10,1 14,2 14,1 8,8<br />

Filas 5,6 8,6 10,7 9,0 8,6 9,4 8,7<br />

Veneto Sviluppo 1,5 1,6 3,8 4,2 4,8 8,0 4,0<br />

Finlombarda 0,5 0,6 0,8 1,8 7,0 8,7 3,2<br />

Finpuglia 0,8 1,1 1,4 1,5 1,5 1,8 1,4<br />

11<br />

Fonte: Giorgino (2010)


Fondazione Rosselli<br />

1. 3 Politiche regionali per la Ricerca & Sviluppo<br />

12<br />

L’innovazione rappresenta una delle principali fonti <strong>della</strong> crescita economica<br />

di lungo periodo e, in generale, del benessere sociale di un territorio. Per<br />

questo motivo, nel corso dell’ultimo decennio, sono stati avviati nelle diverse<br />

regioni italiane interventi di policy a sostegno <strong>della</strong> ricerca e dello sviluppo.<br />

Dall’analisi territoriale dell’attività di innovazione condotta dalle imprese manifatturiere<br />

italiane nel triennio 2004-2006, e rilevata da MedioCredito Centrale<br />

nell’Indagine sulle Imprese Manifatturiere Italiane, emerge che oltre il 76% <strong>della</strong><br />

spesa sostenuta per l’introduzione di innovazioni è concentrato nel Nord e,<br />

in particolare in quattro regioni: Lombardia (33,8%), Emilia Romagna (13,2%),<br />

Piemonte (11,8%) e Veneto (11,5%). <strong>Le</strong> regioni del Centro concentrano circa<br />

il 16,5% <strong>della</strong> spesa totale per innovazione, mentre quelle del Mezzogiorno<br />

appena il 7,1%. Una distribuzione simile si rileva se si considera la spesa per<br />

R&S (MedioCredito Centrale, 2008).<br />

La Figura 1.1 riporta l’intensità dell’impegno che le imprese dedicano all’attività<br />

di innovazione e ricerca nelle singole regioni, misurata dal rapporto tra<br />

la spesa per R&S e per l’innovazione ed il fatturato delle imprese che hanno<br />

investito in innovazione. Nel quadrante in alto a destra sono indicate le regioni<br />

dove entrambi gli indicatori di intensità <strong>della</strong> spesa mostrano valori elevati.<br />

Si tratta di regioni dove le imprese dedicano una parte non trascurabile del<br />

proprio fatturato sia all’innovazione, sia alla R&S.<br />

Per quanto riguarda la spesa per l’innovazione emerge che nel 2006, a parte<br />

la Basilicata, dove la presenza degli impianti petroliferi spiega l’elevato valore<br />

assunto dall’indicatore (4,2%), le regioni con la più alta incidenza del rapporto<br />

sono le Marche (3%), il Trentino Alto Adige (2,9%) e l’Emilia Romagna (2,8%).<br />

Anche Veneto, Piemonte e Lombardia presentano valori superiori alla media<br />

nazionale. Nelle regioni del Mezzogiorno emerge una buona performance per<br />

la <strong>Campania</strong> (2,8%), mentre più modeste risultano le performance di Sicilia<br />

(1,6%) e Molise (1,3%).<br />

Per quanto riguarda l’intensità <strong>della</strong> spesa in R&S, si riscontra una forte differenziazione<br />

territoriale che riflette la diversità tra i sistemi di ricerca regionali.<br />

<strong>Le</strong> regioni del Nord mostrano una maggiore variabilità di questo indicatore<br />

rispetto a quello sulle spese per l’innovazione. Il Trentino Alto Adige ed il<br />

Piemonte risultano essere le regioni a più alta intensità di R&S (1,8% e 1,6%<br />

rispettivamente), seguite dal Veneto (1,5%), dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna<br />

(1,3%). Nel Centro Italia il Lazio è la regione che presenta il valore<br />

maggiore (2,7%). Nel Sud tutte le regioni mostrano invece livelli molto bassi<br />

di spesa in R&S ed in particolare la Puglia ha livelli che scendono al di sotto<br />

dello 0,5%.


Sicilia 1 1,6<br />

Sardegna 1 3,5<br />

Umbria 1 1,5<br />

Friuli Venezia1 1,5<br />

<strong>Campania</strong> 1 3<br />

Molise 1 1,4<br />

Calabria 1 2<br />

Puglia 0 2<br />

Capitolo 1<br />

Figura 1.1 Spesa per innovazione e R&S nel 2006<br />

Spesa per R&S in % del fatturato<br />

3,00%<br />

Lazio<br />

2,50%<br />

2,00%<br />

Toscana<br />

Trentino<br />

Alto Adige Marche<br />

1,50%<br />

Abruzzo<br />

Piemonte<br />

Valle d'Aosta<br />

Veneto<br />

Emilia Romagna<br />

Lombardia<br />

Umbria Sicilia<br />

Liguria<br />

1,00%<br />

Sardegna Basilicata<br />

Friuli Venezia<br />

<strong>Campania</strong><br />

0,50%<br />

Giulia<br />

Calabria<br />

Molise<br />

Puglia<br />

0,00%<br />

0,00% 0,50% 1,00% 1,50% 2,00% 2,50% 3,00% 3,50% 4,00% 4,50%<br />

Fonte: MedioCredito Centrale (2008)<br />

Spesa per innovazione in % del fatturato<br />

Il basso livello di innovazione delle regioni meridionali, ed in particolare delle<br />

regioni Obiettivo Convergenza (<strong>Campania</strong>, Calabria, Puglia e Sicilia), è riconducibile<br />

sia alle caratteristiche strutturali dell’apparato produttivo, dove è l’agricoltura<br />

a rappresentare la quota maggioritaria del valore aggiunto, sia alle<br />

difficoltà di diffusione e adozione dei processi di innovazione. La bassa propensione<br />

all’innovazione e all’utilizzazione di R&S si ricollega anche alla struttura<br />

delle imprese e alle loro caratteristiche dimensionali e societarie. Infatti, la<br />

ridotta dimensione delle imprese del Mezzogiorno comporta un minor livello<br />

e tasso di crescita <strong>della</strong> produttività del lavoro, minori investimenti fissi, minor<br />

retribuzione unitaria con conseguente minore capacità di attrarre capitale<br />

umano qualificato e minori investimenti in ICT ed innovazione. La forte presenza<br />

di attività e lavoro “sommerso” accentuano poi le criticità già presenti.<br />

Il processo di rinnovamento e sviluppo <strong>della</strong> base produttiva in queste regioni<br />

deve quindi cercare di favorire l’adeguamento <strong>della</strong> specializzazione verso<br />

quei settori a più rapido tasso di sviluppo, in modo da migliorare la produttività<br />

e redditività del sistema delle imprese e, allo stesso tempo, sfruttare a<br />

pieno le potenzialità offerte dall’ICT, dall’attività di ricerca, e dalla formazione<br />

del capitale umano. Tali obiettivi possono essere perseguiti attraverso politiche<br />

<strong>della</strong> ricerca finalizzate.<br />

<strong>Le</strong> politiche regionali a supporto <strong>della</strong> Ricerca & Sviluppo (R&S) presentano<br />

un ventaglio eterogeneo di possibili interventi. E’ possibile classificare le regioni<br />

italiane in base al focus principale delle relative politiche di R&S, sulla<br />

base del target principale degli interventi di policy in tale ambito. Nel Terzo<br />

Quaderno sulla Finanza Innovativa e sulle Politiche <strong>Regionali</strong> per la R&S in<br />

Italia (Finlombarda, 2003) le politiche di R&S si distinguono in base al loro<br />

13


Fondazione Rosselli<br />

orientamento: alle infrastrutture, all’innovazione nelle PMI, al networking, al<br />

targeting, al rafforzamento dei centri di ricerca e del sistema industriale esistente.<br />

La Tabella 1.7 classifica le politiche per la ricerca e lo sviluppo introdotte nelle<br />

diverse regioni italiane sulla base dell’ambito a cui sono indirizzate.<br />

Tabella 1.7<br />

Classificazione delle regioni italiane in base al focus delle politiche di R&S<br />

Focus Descrizione Regioni<br />

Orientamento<br />

alle infrastrutture<br />

Politiche orientate al rafforzamento<br />

delle infrastrutture di base.<br />

Sicilia<br />

Orientamento<br />

all’innovazione<br />

nelle PMI<br />

Politiche orientate al sostegno dei<br />

processi di innovazione nelle PMI.<br />

Calabria,<br />

Basilicata, Lazio<br />

Orientamento<br />

al networking<br />

Politiche che hanno come obiettivo<br />

l’intensificazione delle collaborazioni<br />

tra imprese e tra imprese e centri di<br />

ricerca.<br />

Umbria, Friuli,<br />

Lombardia<br />

Orientamento<br />

al targeting<br />

Politiche che hanno come obiettivo<br />

una maggiore finalizzazione delle<br />

collaborazioni tra pubblico e privato,<br />

combinando approci top-down e<br />

approcci bottom-up.<br />

Toscana, Veneto<br />

14<br />

Orientamento<br />

al rafforzamento<br />

dei centri di ricerca<br />

Orientamento al<br />

rafforzamento<br />

del sistema<br />

industriale esistente<br />

Politiche destinate al rafforzamento dei<br />

centri di ricerca e all’incentivazione di<br />

processi di trasferimento tecnologico<br />

alle imprese.<br />

Politiche destinate al rafforzamento<br />

del sistema industriale esistente<br />

attraverso l’attivazione di piattaforme<br />

tecnologiche, parchi scientifici e<br />

distretti tecnologici.<br />

<strong>Campania</strong>, Puglia,<br />

Provincia di Trento<br />

Emilia Romagna,<br />

Marche, Piemonte<br />

Fonte: Finlombarda (2003)<br />

Dopo aver effettuato una panoramica degli orientamenti principali delle politiche<br />

di R&S per le regioni italiane, riteniamo opportuno approfondire la descrizione<br />

delle politiche attuate nelle regioni Obiettivo Convergenza, compresa la<br />

Basilicata che è tuttavia una regione Phasing Out.<br />

La Basilicata presenta un sistema economico-industriale esposto alla concorrenza<br />

dei paesi a basso costo del lavoro e allo stesso tempo non attrezzato<br />

per competere in settori a maggiore contenuto di conoscenza: da questi pre-


Capitolo 1<br />

supposti nasce l’esigenza di investire in innovazione e trasferimento tecnologico.<br />

<strong>Le</strong> politiche regionali coprono un ampio spettro di obiettivi, prevedendo<br />

forme di rafforzamento dell’innovazione nelle PMI, dei centri di trasferimento<br />

tecnologico, dell’offerta di ricerca. Appare inoltre rilevante la presenza di centri<br />

di trasferimento tecnologico, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo<br />

e l’innovazione in campo agricolo. La Regione ha istituito il Dipartimento delle<br />

Attività Produttive, Politiche dell’Impresa e Innovazione Tecnologica, che si<br />

occupa anche di gestire il regime di aiuti comunitari. Nel 2009 il Dipartimento,<br />

in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero<br />

dell’Economia e delle Finanze, ha indetto un bando volto a finanziare i distretti<br />

industriali presenti all’interno <strong>della</strong> regione, al fine di rafforzare il network industriale<br />

regionale.<br />

La Regione Calabria è caratterizzata da uno scarso volume di investimenti<br />

in ricerca, scarsa collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese e<br />

disallineamento tra domanda e offerta di innovazione. Uno degli obiettivi dichiarati<br />

dalla Regione è la creazione di reti e relazioni fra gli attori del territorio<br />

in grado di attivare nuovi percorsi di sviluppo ed innovazione. A tale scopo è<br />

stata creata la Consulta <strong>Regionale</strong> per la ricerca scientifica e tecnologica, organo<br />

consultivo regionale stabile per il coordinamento e la programmazione<br />

delle politiche di R&S in Calabria. Infine, rilevante sembra essere il ruolo che<br />

la Regione riconosce al sistema universitario calabrese all’interno <strong>della</strong> programmazione<br />

e realizzazione del sistema regionale per l’innovazione ed il trasferimento<br />

tecnologico; l’Università <strong>della</strong> Calabria, infatti, sta acquisendo sul<br />

territorio anche un importante ruolo nel campo del trasferimento tecnologico.<br />

In Regione l’innovazione tecnologica fa capo al Dipartimento <strong>della</strong> Cultura,<br />

Istruzione, Università, Ricerca, Innovazione Tecnologica, Alta Formazione.<br />

La Regione <strong>Campania</strong>, pur risultando una regione in netto ritardo rispetto alle<br />

regioni del Nord Italia, mostra la presenza di centri di eccellenza importanti,<br />

sia pubblici, sia privati. Tuttavia, risulta debole e non costante l’interazione<br />

tra ricerca e imprese. E’ rilevante sottolineare che la Regione <strong>Campania</strong> è<br />

una delle poche che concretizza il proprio impegno sul fronte del sostegno<br />

all’innovazione, attraverso la creazione di un apposito Assessorato. La Regione<br />

sembra inoltre essersi dotata di una struttura per la pianificazione di<br />

interventi a sostegno dell’innovazione: oltre ad un Programma <strong>Regionale</strong> di<br />

Ricerca e ad un Programma Triennale di Promozione <strong>della</strong> Ricerca Scientifica,<br />

ha implementato la Strategia <strong>Regionale</strong> per lo Sviluppo dell’Innovazione, il<br />

cui primo risultato sono stati i protocolli d’intesa per la creazione dei Centri di<br />

Competenza <strong>Regionali</strong>. Infine, nell’ambito <strong>della</strong> programmazione 2007-2013<br />

la Regione ha istituito <strong>Campania</strong> Programmazione Unitaria, un sistema che<br />

assicura il coordinamento delle politiche regionali e il raccordo dei soggetti,<br />

istituzionali e partenariali. Tale soggetto indirizza e monitora il processo di unificazione<br />

delle politiche regionali, comunitarie e nazionali e fornisce una visio-<br />

15


Fondazione Rosselli<br />

16<br />

ne d’insieme degli interventi attuati con i diversi programmi operativi regionali.<br />

La Regione Puglia è caratterizzata da una presenza molto elevata di imprese<br />

di piccole e medie dimensioni, operanti in settori tradizionali ed a basso valore<br />

aggiunto, mentre risulta scarsa la presenza di grandi imprese che svolgono<br />

attività di R&S sul territorio. I centri di ricerca e sviluppo e di trasferimento<br />

tecnologico presenti hanno uno scarso legame con il contesto produttivo. <strong>Le</strong><br />

politiche per l’innovazione <strong>della</strong> regione sono orientate verso il sostegno ai<br />

centri di eccellenza e al loro collegamento “a rete” o a distretto. Il POR <strong>della</strong><br />

Regione appare fortemente impegnato a sostenere la ricerca e lo sviluppo<br />

tecnologico; significativa risulta, in questo senso, la Strategia <strong>Regionale</strong> per<br />

la Ricerca Scientifica e lo Sviluppo Tecnologico, fortemente impegnata nella<br />

creazione di un distretto regionale dell’innovazione attraverso la definizione<br />

di poli regionali dell’innovazione distribuiti sul territorio e collegati ai centri di<br />

ricerca. Considerevoli, infine, sono le presenze di centri per il trasferimento<br />

tecnologico, tra i quali si ricordano Tecnopolis, il Consorzio Cetma e l’Industrial<br />

Liaison Office di <strong>Le</strong>cce.<br />

La Regione Sicilia si trova in un contesto caratterizzato da gravi problematiche<br />

legate all’arretratezza socio-economica, all’insufficiente sviluppo delle infrastrutture,<br />

all’elevato tasso di disoccupazione e alla presenza rilevante <strong>della</strong><br />

criminalità organizzata. Sono quindi queste le principali aree di intervento sulle<br />

quali si concentrano le politiche di intervento regionali. Dal punto di vista<br />

dell’innovazione e <strong>della</strong> ricerca, la Sicilia è caratterizzata da un investimento<br />

molto basso delle imprese private in attività di R&S. Costituisce un’eccezione<br />

l’area di Catania, che ospita numerosi centri di ricerca pubblici e privati. Gli<br />

strumenti di programmazione <strong>della</strong> Regione contengono misure indirizzate<br />

alla crescita del capitale umano, alla valorizzazione <strong>della</strong> domanda di ricerca<br />

delle PMI nei settori strategici e del trasferimento tecnologico, alla creazione<br />

di reti tra gli enti che svolgono un ruolo di interfaccia tra il sistema ricerca e<br />

quello imprenditoriale. La Regione si è dotata di una Strategia <strong>Regionale</strong> per<br />

l’Innovazione, prevista dal POR Sicilia, che si concentra su due macro-obiettivi:<br />

1) potenziare le capacità di innovazione del tessuto economico siciliano<br />

2) valorizzare la conoscenza prodotta in Sicilia e la nascita di nuove imprese<br />

innovative. Va infine ricordata la presenza del Parco Scientifico e Tecnologico<br />

<strong>della</strong> Sicilia, una società consortile per azioni, a prevalente capitale <strong>della</strong> Regione<br />

Siciliana, che ha sviluppato un articolato sistema di relazioni tra università,<br />

centri di ricerca e imprese.


Capitolo 2<br />

2. Aree di intervento, struttura<br />

di proprietà e di governance<br />

delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane<br />

2.1 Introduzione<br />

L’analisi condotta in questa sezione intende fornire un quadro completo <strong>della</strong><br />

natura delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane, che si contraddistinguono per un<br />

elevato grado di differenziazione, attraverso la mappatura delle aree di intervento<br />

e delle strutture di proprietà e di governance ivi presenti. Nello specifico,<br />

lo studio <strong>della</strong> struttura <strong>della</strong> proprietà delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> si propone<br />

di individuare i principali soggetti che, tramite un controllo più o meno rilevante<br />

sul capitale sociale delle stesse, possono esercitare un’influenza strategica<br />

e gestionale, andando ad orientarne le politiche industriali e gli indirizzi. L’analisi<br />

<strong>della</strong> compagine societaria è altresì accompagnata da una descrizione<br />

delle strutture di governo e di controllo in essere, con un focus particolare sui<br />

rapporti con la Regione di riferimento e da una panoramica delle principali<br />

attività svolte.<br />

Gli aspetti considerati ai fini dell’analisi sono quindi i seguenti:<br />

• la struttura <strong>della</strong> compagine societaria, che permette di comprendere<br />

quali sono le dinamiche che guidano la determinazione delle priorità, degli<br />

obiettivi strategici e <strong>della</strong> mission <strong>della</strong> società stessa;<br />

• la composizione e nomina del C.d.A e <strong>della</strong> Direzione Generale, che permette<br />

di valutare il grado di rappresentanza e l’influenza che il maggiore<br />

azionista esercita nella designazione dei vertici direzionali;<br />

• i meccanismi di controllo interno ed esterno a cui la Finanziaria è soggetta;<br />

• gli ambiti di attività <strong>della</strong> Finanziaria;<br />

L’analisi si focalizza su 17 <strong>Finanziarie</strong>, alcune delle quali possono essere più<br />

propriamente definite come agenzie di sviluppo. Infatti, nelle regioni in cui non<br />

è presente una società Finanziaria <strong>Regionale</strong>, strettamente qualificabile come<br />

17


Fondazione Rosselli<br />

tale, la valutazione è stata effettuata sull’agenzia di sviluppo ivi presente. E’ il<br />

caso <strong>della</strong> Puglia o <strong>della</strong> Sicilia dove le agenzie di sviluppo ricoprono alcune<br />

attività che sono generalmente svolte da una Finanziaria <strong>Regionale</strong>.<br />

<strong>Le</strong> società esaminate, per ciascuna delle quali è stata effettuata un’intervista<br />

che ha coinvolto uno o più membri <strong>della</strong> direzione o del C.d.A, sono le seguenti:<br />

Ervet (Emilia Romagna), Fidi Toscana (Toscana), Filas (Lazio), Filse<br />

(Liguria), Finaosta (Valle d’Aosta), Finlombarda (Lombardia), Finmolise (Molise),<br />

Finpiemonte (Piemonte), Fira (Abruzzo), Friulia (Friuli Venezia Giulia),<br />

Gepafin (Umbria), SFIRS (Sardegna), Tecnofin (Provincia Autonoma di Trento)<br />

e Veneto Sviluppo (Veneto). Per Finpiemonte l’analisi si è basata esclusivamente<br />

sulla società Finpiemonte S.p.A, mentre è stata tralasciata, in quanto<br />

prevalentemente holding di partecipazioni, Finpiemonte Partecipazioni S.p.A.<br />

Infine, sono state esaminate le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> o le strutture riconducibili<br />

ad esse presenti nelle Regioni Obiettivo Convergenza: Fincalabra (Calabria),<br />

Puglia Sviluppo (Puglia) 1 , Sviluppo Italia Sicilia (Sicilia). L’agenzia di sviluppo<br />

presente sul territorio campano, Sviluppo Italia <strong>Campania</strong>, non è stata presa<br />

in considerazione in quanto la società è partecipata dalla Regione solo per il<br />

6%, mentre l’azionista principale è Invitalia.<br />

2.2 Struttura <strong>della</strong> compagine societaria<br />

18<br />

<strong>Le</strong> politiche industriali delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> non rappresentano semplicemente<br />

una risposta alle esigenze che emergono dal territorio, ma sono<br />

attuate anche sulla base delle richieste espresse dai soggetti azionisti. Gli<br />

azionisti sono quindi in grado di influire sull’operato delle <strong>Finanziarie</strong>, sia a<br />

livello strategico che gestionale, indirizzando le priorità, gli obiettivi e le azioni.<br />

I principali azionisti delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> possono essere classificati in<br />

cinque categorie: Regione, enti pubblici, banche nazionali, banche a vocazione<br />

regionale e altri soggetti (tra cui rientrano per esempio le associazioni<br />

di categoria, le holding operative, le imprese di servizi...). L’impegno <strong>della</strong><br />

Regione nel patrimonio delle <strong>Finanziarie</strong> è definito nello Statuto delle <strong>Finanziarie</strong><br />

stesse.<br />

Tra le <strong>Finanziarie</strong> analizzate sei sono le società interamente controllate dal<br />

soggetto pubblico: in modo diretto, Finlombarda, Finaosta, Finmolise, Fincalabra<br />

e SFIRS controllate al 100% dalla Regione e, in modo indiretto, Filas,<br />

1 Puglia Sviluppo è l’agenzia di sviluppo, nata in seguito allo scorporo di Sviluppo Italia, che si<br />

occupa <strong>della</strong> gestione delle politiche regionali a supporto dello sviluppo economico locale. La Finanziaria<br />

<strong>Regionale</strong> Finpuglia è confluita nella società Innova Puglia, nata dalla fusione di Finpuglia<br />

e Tecnopolis. Innovapuglia si occupa essenzialmente <strong>della</strong> gestione dei regimi di aiuto regionali nel<br />

ramo ICT e perciò non verrà analizzata in questa sede.


Capitolo 2<br />

attraverso Sviluppo Lazio, agenzia di sviluppo regionale partecipata interamente<br />

dalla Regione Lazio. Per quanto riguarda le agenzie di sviluppo, anche<br />

Puglia Sviluppo e Sviluppo Italia Sicilia sono controllate dalla Regione.<br />

La Regione è il maggiore azionista, anche se con percentuali di controllo differenti,<br />

di Finpiemonte S.p.A (96,71%), Ervet (98,64 %), Friulia (80,1%), Filse<br />

(78,07%), Veneto Sviluppo (51%) e Fira (51%). Nel caso di Tecnofin il controllo<br />

pubblico non è esercitato dalla Regione, ma dalla Provincia Autonoma di<br />

Trento, che detiene il 93,69% <strong>della</strong> Finanziaria. Fidi Toscana e Gepafin sono le<br />

uniche due <strong>Finanziarie</strong> che presentano un ridotto grado di partecipazione del<br />

soggetto pubblico: sia la Regione Toscana che la Regione Umbria detengono<br />

infatti la maggioranza relativa ma non assoluta delle azioni rispettivamente<br />

con il 40% ed il 42,29% delle azioni.<br />

L’evoluzione verso un sistema a totale controllo pubblico sembra caratterizzare<br />

la recente storia delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane. Come si può notare<br />

dalla Figura 2.1, la maggioranza delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> è infatti oggi a<br />

totale controllo pubblico. In Finlombarda, Filas, Finaosta, Fincalabra, Finmolise<br />

e SFIRS, così come per le agenzie di sviluppo Puglia Sviluppo e Sviluppo<br />

Italia Sicilia, la Regione controlla interamente la società. Per quanto riguarda<br />

Finpiemonte, Filse ed Ervet la Regione detiene la maggioranza, mentre quote<br />

minoritarie sono detenute da altri enti pubblici. In Finpiemonte si è registrato<br />

un aumento <strong>della</strong> quota azionaria posseduta dalla Regione, che è passata dal<br />

62,20% al 96,71%, in virtù dell’esigenza di qualificarsi come soggetto in house<br />

e dunque abilitato all’operatività su una serie di rilevanti attività per conto <strong>della</strong><br />

Regione. Anche Tecnofin è controllata intermente dal pubblico, per quanto<br />

tramite la Provincia Autonoma di Trento.<br />

Figura 2.1<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>: distribuzione delle quote possedute dalla Regione<br />

19<br />

40 %<br />

Veneto<br />

Sviluppo<br />

Fira<br />

78 - 80 %<br />

Tecnofin<br />

Finpiemonte<br />

Ervet<br />

100 %<br />

Forte<br />

Controllo<br />

Pubblico<br />

Debole<br />

Controllo<br />

Pubblico<br />

Fidi Toscana<br />

Gepafin<br />

51 %<br />

Friulia<br />

Filse<br />

93 - 98 %<br />

Finlombarda, Filas, Finaosta,<br />

Fincalabra, Finmolise, SFIRS,<br />

Puglia Sviluppo, Sviluppo Sicilia<br />

Fonte: Elaborazione degli autori


Fondazione Rosselli<br />

Tra le <strong>Finanziarie</strong> analizzate, Finaosta, Filse, Tecnofin, Finpiemonte e<br />

Fincalabra hanno recentemente conosciuto importanti riorganizzazioni<br />

interne che hanno contribuito a far mutare l’assetto societario. In particolare,<br />

Finaosta è diventata nel 2009 società in house <strong>della</strong> Regione Autonoma<br />

<strong>della</strong> Valle d’Aosta, che nel 2008 deteneva il 78%. Questo passaggio ha<br />

decretato l’uscita dal capitale sociale delle banche e di altri soggetti privati.<br />

Nel 2007 Filse ha varato una riorganizzazione che l’ha portata a diventare<br />

una società a totale controllo pubblico, sebbene ripartito fra Regione ed enti<br />

pubblici locali, con un’uscita dall’azionariato dei soci privati. La manovra è<br />

stata effettuata sia per adeguarsi alla normativa europea sugli affidamenti<br />

delle attività in house alle società che fanno capo agli enti locali, sia per<br />

conformità alle disposizioni del decreto Bersani. 2 La compagine societaria è<br />

quindi cambiata notevolmente rispetto all’anno 2006 quando la Regione Liguria<br />

deteneva il 53,73% del capitale sociale, gli altri enti pubblici il 15,55%,<br />

ma il restante 30,72% era detenuto dalle banche, ed in particolare da Banca<br />

Carige S.p.A.<br />

20<br />

Tecnofin ha visto negli ultimi anni l’uscita dalla compagine azionaria dei<br />

soci privati di minoranza, quali Cassa Centrale Nord Est, Unicredito Italiano<br />

S.p.A. e Mediocredito Trentino Alto Adige che nel 2006 detenevano rispettivamente<br />

0,64%, 1,15% e 2,08% del capitale sociale. Il riassetto societario<br />

di Finpiemonte risale al 2007, in seguito alla scissione <strong>della</strong> Finanziaria in<br />

Finpiemonte S.p.A e Finpiemonte Partecipazioni S.p.A, entrambe controllate<br />

dalla Regione Piemonte (LR 26 luglio 2007 n° 17). Finpiemonte S.p.A<br />

è diventata una società a capitale interamente pubblico, a prevalente<br />

partecipazione regionale, che opera a favore <strong>della</strong> Regione e degli altri enti<br />

costituenti o partecipanti. Infine, Fincalabra nel 2008 è diventata una società<br />

in house <strong>della</strong> Regione Calabria che attualmente ne detiene il 100% del<br />

capitale sociale.<br />

Oltre a stabilire la quota di capitale sociale detenuta dalla Regione, gli Statuti<br />

delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> possono prevedere che il capitale residuo possa<br />

essere sottoscritto da altri enti pubblici, associazioni di categoria, cooperative,<br />

società di servizi, banche ed intermediari finanziari, società di assicurazione.<br />

In molti Statuti vengono delineati alcuni vincoli, tali per cui ciascun socio<br />

diverso dalla Regione non può avere singolarmente o complessivamente (nel<br />

caso di gruppi) una partecipazione al capitale sociale <strong>della</strong> società superiore<br />

ad una certa soglia. L’azionariato delle <strong>Finanziarie</strong> può essere più o meno<br />

2 Il Decreto Bersani (art. 13 del DL 223/2006, così come modificato dalla manovra 2007) impone<br />

alle società a capitale interamente pubblico o misto, costituite o partecipate dalle amministrazioni<br />

regionali e locali, di operare esclusivamente con gli enti costituenti, precludendo per esempio la<br />

possibilità di offrire servizi a Province e Comuni se questi non partecipano al capitale sociale <strong>della</strong><br />

Finanziaria.


Capitolo 2<br />

concentrato, e si passa da assetti limite che vanno dal 100% di quota posseduta<br />

dal socio unico (come nel caso di Finlombarda o Finaosta), ad azionariati<br />

diffusi con oltre cento azionisti, come nel caso di Fidi Toscana.<br />

Tra i principali azionisti non pubblici delle <strong>Finanziarie</strong> vi sono le banche, che<br />

controllano le <strong>Finanziarie</strong> attraverso partecipazioni dirette o società controllate.<br />

<strong>Le</strong> società con una più significativa presenza del soggetto bancario tra i<br />

propri azionisti sono Fidi Toscana (62%), Veneto Sviluppo (49%), Fira (49%),<br />

Gepafin (46%) e Friulia (20,7%).<br />

La presenza delle banche nell’azionariato di queste <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> è<br />

motivata dal fatto che esse svolgono, con la collaborazione dei soggetti bancari,<br />

attività di prestazione di garanzie su finanziamenti o mutui, o elargiscono<br />

finanziamenti a tassi agevolati. Oltre ad essere soci finanziatori, le banche<br />

supportano spesso le <strong>Finanziarie</strong> nell’attività di credit enhancement.<br />

Tabella 2.1<br />

Assetto proprietario delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane<br />

Ervet<br />

Fidi Toscana<br />

Filas<br />

Filse<br />

Finaosta<br />

Finlombarda<br />

Finmolise<br />

Finpiemonte<br />

Fira<br />

Azionista di maggioranza<br />

Regione Emilia-Romagna<br />

(98,64 %)<br />

Regione Toscana<br />

(39,44%)<br />

Sviluppo Lazio (100%)<br />

a sua volta controllato interamente<br />

dalla Regione Lazio.<br />

Regione Liguria<br />

(78,07%)<br />

Regione Autonoma<br />

Valle d’Aosta (100%)<br />

Regione Lombardia<br />

(100%)<br />

Regione Molise<br />

(100%)<br />

Regione Piemonte<br />

(96,71%)<br />

Regione Abruzzo<br />

(51%)<br />

Altri azionisti<br />

Enti pubbl. territoriali regionali (1,36 %).<br />

Soggetti privati, pubblici e gruppi bancari (123<br />

azionisti) detengono il rimanente (61,56)% del<br />

capitale sociale.<br />

-<br />

Soci pubblici (16) detengono il 21,93% del<br />

capitale sociale, di cui Province e Comuni<br />

(9,37%), Camere di Commercio (4,75%) e<br />

Autorità Portuale (6,63%). L’1,18% sono azioni<br />

proprie.<br />

-<br />

-<br />

-<br />

Soci pubblici detengono il 3,29% del capitale<br />

sociale, di cui Camere di Commercio (0,43%),<br />

Comuni (2%), Province (0,86%).<br />

Banche operanti sul territorio (49%).<br />

21


Fondazione Rosselli<br />

Azionista di maggioranza<br />

Altri azionisti<br />

Friulia<br />

Gepafin<br />

SFIRS<br />

Tecnofin<br />

Veneto<br />

Sviluppo<br />

Regione Autonoma<br />

Friuli Venezia Giulia<br />

(79,3%)<br />

Regione Umbria<br />

(42,29%)<br />

Regione Sardegna<br />

(100%)<br />

Provincia Autonoma<br />

di Trento (93,69%).<br />

Regione Veneto<br />

(51%)<br />

Soci privati detengono il rimanente 20,7%<br />

del capitale sociale, di cui banche (15,8%),<br />

assicurazioni (3,2%), finanziarie (0,9%), azioni<br />

proprie (0,8%).<br />

Sviluppo Umbria (11,71%); Banche del territorio<br />

(46%)<br />

-<br />

Il 6,31% sono azioni proprie.<br />

Gruppi bancari nazionali e regionali detengono<br />

il rimanente 49% del capitale sociale. In<br />

particolare, Unicredit (15,3%), SINLOC (8%),<br />

IntesaSanpaolo (8%), BNL (6,5%), Banco<br />

Popolare (5,2%), Antonveneta (4,2%), Banca<br />

Popolare di Vicenza (1,2%), Banca Popolare<br />

di Marostica (0,2%) e Veneto Banca Holding<br />

(0,1%).<br />

Regioni Obiettivo Convergenza<br />

Fincalabra Regione Calabria (100%) -<br />

Puglia<br />

Sviluppo<br />

Regione Puglia (100%) -<br />

Sviluppo<br />

Italia Sicilia<br />

Regione Sicilia (100%) -<br />

Fonte: Elaborazione degli autori<br />

22<br />

2.3 Composizione e nomina del CdA e <strong>della</strong> direzione<br />

generale e meccanismi di controllo<br />

I rapporti con i soggetti azionisti ed il controllo da questi esercitato sulla Finanziaria<br />

sono misurabili non solo attraverso la quota proprietaria da essi<br />

detenuta, ma anche attraverso la nomina degli organi sociali e delle cariche<br />

rilevanti. Il grado di rappresentanza degli azionisti all’interno degli organi decisionali<br />

si determina sulla base del peso rivestito da questi nella struttura proprietaria<br />

e nell’influenza esercitata nella designazione dei vertici direzionali. <strong>Le</strong><br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono inoltre sottoposte a controlli, da parte di organismi<br />

sia interni che esterni, nell’esercizio delle attività e nell’ambito del proprio ordinario<br />

funzionamento.<br />

La Tabella 2.2 riporta in sintesi la composizione del C.d.A nelle diverse Finan-


Capitolo 2<br />

ziarie <strong>Regionali</strong> ed i soggetti preposti alla sua nomina e a quella dell’eventuale<br />

Direttore Generale. La presenza di organismi interni od esterni per il controllo<br />

è riportata nella seconda colonna. Il controllo <strong>della</strong> Regione sulla Finanziaria<br />

avviene prevalentemente mediante il meccanismo di nomina diretta da parte<br />

<strong>della</strong> Giunta <strong>Regionale</strong> dei consiglieri. In tutte le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> la maggioranza<br />

dei consiglieri del C.d.A è nominata dalla Regione, fatta eccezione<br />

per Tecnofin in cui è la Provincia Autonoma di Trento ad avere la facoltà di<br />

nomina.<br />

La situazione che emerge è allineata con le rispettive strutture proprietarie:<br />

se da un lato le <strong>Finanziarie</strong> regionali a totale o quasi totale controllo regionale<br />

hanno C.d.A interamente composti da consiglieri di nomina regionale (Finlombarda,<br />

Finpiemonte, Filas, Finaosta, Finmolise, SFIRS e Fincalabra), per<br />

altre la Regione è rappresentata solo per una quota di maggioranza (Ervet,<br />

Filse, Fira, Friulia) e per la Toscana e l’Umbria da una quota minoritaria (Fidi<br />

Toscana, Gepafin). Inoltre è possibile osservare che il numero di consiglieri è<br />

maggiore in quelle <strong>Finanziarie</strong> in cui la compagine societaria è più variegata<br />

e dunque occorre garantire rappresentatività ad una pluralità di soggetti terzi.<br />

E’ il caso di Fidi Toscana con 11 consiglieri, di Friulia e Veneto Sviluppo con<br />

13 consiglieri, di Fira con 9 consiglieri. I direttori generali, laddove ne si preveda<br />

l’esistenza, sono tipicamente nominati dal <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione o<br />

direttamente dalla Regione; in alcuni casi coincidono con il Presidente <strong>della</strong><br />

Finanziaria. Nel caso delle agenzie di sviluppo, esiste solitamente un amministratore<br />

unico, che per Puglia Sviluppo è nominato dalla Regione, mentre per<br />

Sviluppo Sicilia era già in carica prima dello scorporo di Sviluppo Italia.<br />

La funzione di controllo è invece distribuita in misura variegata tra organi/<br />

soggetti interni ed esterni. Per quanto riguarda il controllo interno, in alcune<br />

<strong>Finanziarie</strong> questo è attribuito a soggetti interni (Finpiemonte e SFIRS), in altre<br />

è attribuito a società o organismi esterni (Finlombarda e Friulia), in altre ancora<br />

esiste un sistema misto, che vede alcuni aspetti del controllo presidiati da<br />

dipendenti ed altri affidati a società o professionisti esterni (Filas, Filse, Tecnofin,<br />

FidiToscana, Finaosta). Per tutte le <strong>Finanziarie</strong> analizzate il controllo esterno<br />

è affidato ad una società di revisione contabile. Tutte le <strong>Finanziarie</strong> sono<br />

inoltre sottoposte alla vigilanza <strong>della</strong> Banca d’Italia in quanto intermediari finanziari,<br />

sebbene a titolo diverso in funzione delle specifiche caratteristiche di<br />

ciascuna: Fira, Filas, Gepafin, Fincalabra, Veneto Sviluppo e SFIRS rientrano<br />

nell’elenco ex-art. 106 del TUB (Fincalabra, Fira, Veneto Sviluppo e SFIRS<br />

hanno anche ottenuto i requisiti per rientrare nell’elenco speciale all’art. 107),<br />

Finlombarda, Finpiemonte, FidiToscana e Finaosta rientrano nell’ex art. 107<br />

ed infine Friulia, Filse, Puglia Sviluppo e Tecnofin fanno riferimento all’articolo<br />

113. Alcune tra le <strong>Finanziarie</strong> si sottopongono ad una certificazione di qualità<br />

delle procedure, sul complesso delle attività svolte o su particolari ambiti di<br />

operatività (Fidi Toscana, Filas, Finlombarda).<br />

23


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 2.2<br />

italiane<br />

Composizione del C.d.A e funzione di controllo delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong><br />

Nomine<br />

Controllo<br />

Ervet<br />

5 membri, tra cui il Presidente,<br />

nominati dalla Regione<br />

Emilia-Romagna, i restanti<br />

dall’Assemblea.<br />

Direttore operativo nominato<br />

dalla Regione.<br />

Il controllo interno affidato al collegio<br />

sindacale.<br />

Il controllo contabile esercitato da una<br />

società esterna di revisione.<br />

Non sono soggetti alla vigilanza da parte<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia.<br />

Fidi<br />

Toscana<br />

11 consiglieri, di cui 5 nominati<br />

dalla Regione per Statuto ed<br />

i restanti 6 dall’Assemblea e<br />

di cui un Presidente nominato<br />

dalle banche. Il Direttore<br />

Generale è nominato dalla<br />

Regione Toscana.<br />

Il controllo interno demandato ad un dipendente<br />

(Risk controller) e ad una società<br />

esterna di revisione.<br />

Il controllo contabile esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 107 e ad una<br />

certificazione di qualità delle procedure.<br />

Filas<br />

3 consiglieri, di cui un Presidente<br />

(nominati da Sviluppo<br />

Lazio, a sua volta controllato<br />

dalla Regione Lazio).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Il controllo interno demandato al direttore<br />

amministrativo e ad una società esterna di<br />

revisione.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 106 e ad una<br />

certificazione di qualità delle procedure.<br />

24<br />

Filse<br />

7 consiglieri, di cui un Presidente<br />

(la cui maggioranza è<br />

nominata dalla Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Il controllo interno demandato ad un<br />

organo di vigilanza in cui è presente un<br />

dipendente e due professionisti esterni<br />

ed un collegio sindacale per il controllo<br />

contabile.<br />

Il controllo contabile esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> B. d’Italia ex art. 113.<br />

Finaosta<br />

5 consiglieri, di cui 1 Presidente<br />

(tutti nominati dalla<br />

Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Il controllo interno è demandato ad un<br />

organo di vigilanza in cui è presente un<br />

dipendente e cinque professionisti esterni.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 107.<br />

Finlombarda<br />

5 consiglieri, di cui 1 Presidente<br />

(tutti nominati dalla<br />

Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dall’Assemblea.<br />

Il controllo interno è demandato ad un<br />

professionista (dottore commercialista,<br />

revisore contabile).<br />

Il controllo contabile esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 107 e ad una<br />

certificazione di qualità delle procedure.


Capitolo 2<br />

Finmolise<br />

Finpiemonte<br />

Fira<br />

Nomine<br />

4 consiglieri, di cui un Presidente<br />

(tutti nominati dalla<br />

Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

5 consiglieri, di cui 1 Presidente<br />

e 1 Vicepresidente (tutti<br />

nominati dalla Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

9 consiglieri, di cui un Presidente<br />

ed un Vicepresidente.<br />

La nomina è a maggioranza<br />

regionale.<br />

Non esiste un Direttore Generale.<br />

Controllo<br />

Il controllo interno esercitato da un Risk<br />

controller coadiuvato da una società di<br />

consulenza esterna.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art.107.<br />

Il controllo interno è demandato al<br />

Presidente del C.d.A e al responsabile<br />

dell’internal audit.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 107.<br />

Il controllo interno demandato ad un organismo<br />

di vigilanza composto da consulente<br />

esterno affiancato da due persone interne.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è iscritta all’art. 106 del TUB<br />

come intermediario finanziario, ma sta<br />

valutando l’iscrizione all’elenco speciale<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia (ex art.107).<br />

Friulia<br />

13 consiglieri, di cui 1 Presidente<br />

e 2 Amministratori<br />

Delegati (7 consiglieri sono<br />

nominati dalla Regione Friuli<br />

Venezia Giulia).<br />

Non è prevista la nomina di un<br />

Direttore Generale.<br />

Il controllo interno è demandato ad una<br />

società di consulenza esterna.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 113.<br />

Gepafin<br />

5 consiglieri, di cui due membri<br />

ed un Presidente designato<br />

dalla Regione.<br />

Il Vicepresidente ed un<br />

membro sono nominati dalle<br />

banche.<br />

Attualmente non è presente la funzione di<br />

controllo interno.<br />

Il controllo contabile esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 106.<br />

25<br />

SFIRS<br />

5 consiglieri, di cui un Presidente<br />

tutti a nomina regionale.<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Il controllo interno è demandato ad un<br />

dipendente (quadro).<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 107.<br />

Tecnofin<br />

5 consiglieri, di cui 1 Presidente<br />

e 1 Vicepresidente (3 nominati<br />

dalla Provincia Autonoma<br />

di Trento e 2 dall’Assemblea).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Il controllo interno è demandato ad uno o<br />

più consiglieri che formano l’organo di vigilanza<br />

e da una società esterna di revisione.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 113.


Fondazione Rosselli<br />

Veneto<br />

Sviluppo<br />

Nomine<br />

13 consiglieri, di cui un Presidente<br />

e un Vicepresidente (la<br />

cui maggioranza è nominata<br />

dalla Regione).<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Controllo<br />

Il controllo interno è demandato ad un<br />

Comitato composto da tre Consiglieri di<br />

Amministrazione indipendenti con il supporto<br />

di una società di consulenza esterna.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 106-107.<br />

Fincalabra<br />

Sviluppo<br />

Sicilia<br />

Puglia<br />

Sviluppo<br />

Regioni Obiettivo Convergenza<br />

5 consiglieri, di cui 3, tra cui il<br />

Presidente, nominati dal Cons.<br />

Reg. e 2 dalla Giunta <strong>Regionale</strong>,<br />

e un Vicepresidente<br />

Il Direttore Generale è nominato<br />

dal C.d.A.<br />

Amministratore unico, già in<br />

carica prima <strong>della</strong> regionalizzazione<br />

di Sviluppo Italia.<br />

Amministratore unico nominato<br />

dalla Regione. Lo Statuto<br />

prevede la possibilità di creare<br />

un <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione.<br />

Fonte: Elaborazione degli autori<br />

Attualmente non è presente la funzione del<br />

controllo interno.<br />

Il controllo contabile è esercitato dal Collegio<br />

Sindacale.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 106.<br />

Il controllo interno assegnato al servizio di<br />

Internal auditing dell’Area Amministrazione,<br />

Bilancio e Controllo.<br />

Il controllo contabile è esercitato da una<br />

società di revisione.<br />

La Finanziaria è sottoposta alla vigilanza<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia ex art. 113.<br />

26<br />

2.4 Ambiti di attività<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> hanno come obiettivo principale quello di contribuire<br />

alla promozione ed accelerazione dello sviluppo economico, imprenditoriale<br />

ed occupazionale <strong>della</strong> Regione di riferimento, nel rispetto di competenze,<br />

mezzi ed ambiti operativi istituzionalmente definiti. La Regione, per mezzo di<br />

strumenti di indirizzo formali, quali le leggi di settore o le convenzioni di affidamento<br />

di specifici incarichi, ne regola ed indirizza l’operato. Da una lettura<br />

degli Statuti delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> emerge un ampio ventaglio di mission,<br />

inquadrabili nel più generale obiettivo di supporto allo sviluppo economico<br />

del territorio: agevolare l’accesso delle imprese al credito, sostenere l’attività<br />

di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico attraverso strumenti finanziari<br />

od interventi nel capitale di rischio, promuovere l’internazionalizzazione


Capitolo 2<br />

delle imprese ed il marketing territoriale, sostenere interventi infrastrutturali e<br />

di recupero delle aree industriali. Gli obiettivi imposti da Statuto alle <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> si concretizzano nell’ambito <strong>della</strong> programmazione economica<br />

regionale.<br />

Il mondo delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> è eterogeneo e presenta al suo interno<br />

una notevole varietà: ciascuna Finanziaria opera secondo obiettivi tarati sulla<br />

propria realtà territoriale e svolge differenti attività, che sono tuttavia inquadrabili<br />

all’interno di due macro-categorie:<br />

• Attività finanziarie:<br />

• gestione di fondi (e misure) regionali, statali o comunitari per il sostegno<br />

dello sviluppo regionale ed il rafforzamento delle imprese; erogazione<br />

di finanziamenti agevolati a valere su specifici provvedimenti<br />

regionali;<br />

• partecipazione nel capitale sociale di imprese del territorio ed attività<br />

di private equity;<br />

• concessione di finanziamenti a media e lunga scadenza, in sinergia<br />

con il sistema bancario;<br />

• prestazione di garanzie o di contributi in conto interesse su finanziamenti;<br />

• erogazione di strumenti finanziari innovativi quali leasing, factoring,<br />

finanziamenti in pool;<br />

• erogazione di prestiti partecipativi e contratti di associazione in partecipazione.<br />

• Attività di servizio:<br />

• erogazione di servizi di supporto e consulenza, assistenza alle<br />

aziende, alle amministrazioni regionali e ad altri soggetti pubblici (servizi<br />

di financial management, finanza innovativa, consulenza amministrativa,<br />

studi e ricerche);<br />

• interventi finalizzati alla promozione e allo sviluppo del tessuto imprenditoriale<br />

e occupazionale regionale (incentivi alla ricerca e all’innovazione,<br />

alla diffusione <strong>della</strong> cultura d’impresa, all’internazionalizzazione<br />

del sistema economico e produttivo regionale, progetti di<br />

marketing territoriale);<br />

• progettazione, realizzazione e gestione di grandi opere infrastrutturali,<br />

recupero e rigenerazione di aree industriali od impianti industriali<br />

dismessi.<br />

27


Fondazione Rosselli<br />

La Tabella 2.3 illustra le principali attività svolte dalle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> e<br />

dalle agenzie di sviluppo analizzate, ripartendole nelle due macro-categorie<br />

precedentemente delineate. Nella categoria “Attività <strong>Finanziarie</strong>” si includono<br />

le attività orientate all’erogazione di strumenti finanziari, che riguardano sia<br />

le attività di intermediazione finanziaria in senso stretto (partecipazione nel<br />

capitale delle imprese e concessione di prestiti e garanzie), sia la gestione di<br />

misure pubbliche (erogazione di finanziamenti agevolati o contributi a valere<br />

sui fondi regionali, strumenti di finanza innovativa). Nella categoria “Attività<br />

di servizio” sono incluse tutte le attività di servizio, diverse dall’erogazione di<br />

strumenti finanziari. In questo caso abbiamo distinto tra servizi a contenuto<br />

finanziario (consulenze su temi di finanza strutturata, project finance, finanza<br />

strategica e straordinaria, ecc..) e servizi attinenti all’area dei servizi reali.<br />

Tabella 2.3<br />

<strong>Le</strong> principali attività delle <strong>Finanziarie</strong> analizzate<br />

28<br />

Ervet -<br />

Attività finanziarie<br />

Attività di servizio<br />

Servizi Reali<br />

Assistenza tecnica alla programmazione<br />

regionale (territoriale e settoriale)<br />

e alla definizione di politiche di<br />

sistema, di sviluppo sostenibile, di<br />

internazionalizzazione.<br />

Supporto alla Regione per la gestione<br />

operativa, il monitoraggio e la valutazione<br />

di programmi e progetti nell’ambito<br />

dei Fondi Strutturali comunitari, dell’E-<br />

Government e del Turismo.<br />

Svolgimento di studi e ricerche (su temi<br />

legati alla filiera, al territorio, alle energie<br />

sostenibili, al partenariato pubblico/<br />

privato, al marketing territoriale).<br />

Gestione di sistemi di monitoraggio di<br />

politiche territoriali e settoriali.<br />

Promozione di progetti di cooperazione<br />

istituzionale e di partnership internazionali<br />

su temi connessi alla programmazione e<br />

allo sviluppo.<br />

Fidi<br />

Toscana<br />

Concessione di garanzie su operazioni<br />

di credito a breve, medio<br />

e lungo termine, di factoring e di<br />

locazione finanziaria.<br />

Concessione di garanzie a valere<br />

sui F. P. di Garanzia.<br />

Gestione delle agevolazioni finanziarie<br />

affidate dalla Regione, sotto<br />

forma di concessione di contributi<br />

in conto interessi su finanziamenti<br />

bancari finalizzati alla realizzaz. di<br />

investimenti.<br />

Acquisizione di partecipazioni di<br />

minoranza nel capitale di rischio<br />

delle imprese (attraverso fondi di<br />

private equity).<br />

Erogazione di prestiti partecipativi,<br />

prestiti obbligazionari convertibili e<br />

nuovi strumenti finanziari.<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza finanziaria agli enti locali e alle<br />

imprese sul project financing, sul business<br />

planning e sul financial modeling.<br />

Consulenza nel campo <strong>della</strong> finanza<br />

strategica e <strong>della</strong> realizzazione di<br />

operazioni di finanza straordinaria<br />

(operazioni di fusione, cessione e<br />

acquisizione).<br />

Assistenza alle imprese nel reperimento<br />

di finanziamenti a sostegno di piani di<br />

sviluppo o progetti di investimento, e di<br />

ristrutturazione del debito.<br />

Consulenza per l’emissione ed il<br />

collocamento di strumenti finanziari e per<br />

i processi di quotazione.


Capitolo 2<br />

Filas<br />

Filse<br />

Finaosta<br />

Attività finanziarie<br />

Attivazione e gestione, per conto<br />

<strong>della</strong> Regione, di strumenti di<br />

finanziamento all’innovazione delle<br />

PMI, al trasferimento tecnologico,<br />

all’imprenditoria sociale (agevolazioni<br />

fiscali e contributi a valere sui<br />

fondi regionali).<br />

Attività di partecipazione in imprese<br />

strumentali e non.<br />

Acquisizioni di partecipazioni nel<br />

capitale di rischio di PMI innovative<br />

esistenti o di nuova costituzione, anche<br />

operando congiuntamente con<br />

altri investitori privati e istituzionali.<br />

Gestione del Fondo di capitale di<br />

rischio relativo alla Sottomisura<br />

IV.2.3. del DOCUP.<br />

Attuazione per conto <strong>della</strong> Regione<br />

di leggi regionali e misure comunitarie<br />

per la gestione di incentivi<br />

diretti al marketing territoriale, alla<br />

realizzazione di aree produttive, per<br />

gli aiuti all’impresa, e gli interventi in<br />

campo sociale.<br />

Concessione di prestiti alle PMI<br />

esclusivamente a valere su fondi<br />

costituiti su programmi comunitari o<br />

leggi regionali.<br />

Promozione e gestione di strumenti<br />

finanziari innovativi.<br />

Attività di garanzia realizzata<br />

in modo indiretto, attraverso la<br />

partecipazione ai Confidi regionali e<br />

la costituzione, presso gli stessi, di<br />

appositi fondi di garanzia.<br />

Coordinamento di un sistema di<br />

società partecipate che operano in<br />

settori di interesse per la Regione<br />

(società di riqualificazione del<br />

territorio, di sviluppo locale, di servizi<br />

finanziari).<br />

Acquisizioni di partecipazioni<br />

(tendenzialmente temporanee) in<br />

società di capitali, finalizzate alla<br />

realizzazione di programmi o al conseguimento<br />

di obiettivi di interesse<br />

per il contesto economico regionale.<br />

Concessione di finanziamenti o contributi<br />

a fondo perduto ad imprese<br />

locali e famiglie, regolate da leggi<br />

regionali.<br />

Gestione di fondi di rotazione<br />

destinati a specifici settori/ambiti per<br />

conto <strong>della</strong> Regione.<br />

Attività di servizio<br />

Servizi Finanziari<br />

Assistenza tecnica, amministrativa e<br />

finanziaria ad imprese ed enti locali nella<br />

stesura di proposte progettuali e richieste<br />

di finanziamento. Attività di ricerca di cofinanziatori<br />

privati per la costituzione di uno<br />

o più fondi di capitale di rischio.<br />

Promozione di strumenti finanziari<br />

innovativi.<br />

Servizi Reali<br />

Promozione di iniziative ed interventi di<br />

sviluppo in aree territoriali ed in settori<br />

produttivi strategici per la Regione.<br />

Svolgimento di studi e ricerche sui temi<br />

dell’innovazione e del trasferimento<br />

tecnologico.<br />

Coordinamento di progetti per il supporto<br />

dell’innovazione e lo sviluppo del tessuto<br />

imprenditoriale del Lazio (distretti<br />

tecnologici, produzione cinematografica,<br />

internazionalizzazione del tessuto<br />

imprenditoriale).<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza finanziaria alla Regione sul<br />

project financing e su temi di finanza.<br />

Promozione di strumenti finanziari<br />

innovativi.<br />

Servizi Reali<br />

Consulenza alla Regione per la<br />

realizzazione di iniziative in campo di<br />

risanamento, riqualificazione territoriale<br />

e sviluppo economico, anche attraverso<br />

la predisposizione di studi di prefattibilità<br />

e fattibilità. Analisi e monitoraggio delle<br />

politiche regionali. Prestazione di servizi<br />

ed assistenza tecnica alle società, enti<br />

ed organismi partecipati. Promozione<br />

di una serie di attività attraverso le<br />

società controllate: attività di ricerca<br />

(Liguria Ricerche S.p.A), di sostegno<br />

all’internazionalizzazione delle imprese<br />

(Liguria International S.c.p.a), alle politiche<br />

ambientali ed energetiche regionali<br />

(A.R.E Liguria S.p.A), alla capitalizzazione<br />

d’impresa (LigurCapital S.p.A), alla<br />

riqualificazione e al recupero edilizio<br />

(A.R.R.ED S.p.A).<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza alle imprese in materia di<br />

struttura finanziaria e societaria e di<br />

strategia industriale.<br />

Servizi Reali<br />

Servizi di consulenza, assistenza e<br />

gestione affidati dalla Regione autonoma<br />

Valle d’Aosta.<br />

29


Fondazione Rosselli<br />

Attività finanziarie<br />

Attività di servizio<br />

Strutturazione ed attivazione di<br />

strumenti agevolativi ed iniziative<br />

finanziarie a favore delle imprese<br />

lombarde in qualità di advisor <strong>della</strong><br />

Regione.<br />

Partecipazione indiretta al capitale<br />

di rischio di imprese innovative<br />

attraverso la controllata Finlombarda<br />

Gestioni SGR Spa.<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza tecnico-finanziaria alla<br />

Regione per la partecipazione ai<br />

programmi e progetti UE e per un uso più<br />

efficiente dei Fondi Strutturali.<br />

Servizi Reali<br />

Consulenza ed assistenza tecnica<br />

alla pubblica amministrazione per la<br />

definizione e l’attuazione di nuove politiche<br />

e programmi di sviluppo industriale e di<br />

incentivazione alla R&S.<br />

Attività di studio e ricerca su specifici tempi<br />

di interesse per la Finanziaria.<br />

Finmolise<br />

Acquisizioni di partecipazioni in<br />

società di capitali strumentali.<br />

Erogazione di finanziamenti alle<br />

imprese che svolgano attività e/o<br />

intraprendano iniziative nel territorio<br />

del Molise.<br />

Attività di leasing e factoring.<br />

Gestione delle politiche regionali<br />

(es. fondo Unico Anticrisi).<br />

-<br />

30<br />

Finlombarda<br />

Finpiemonte<br />

Gestione ed amministrazione di<br />

strumenti finanziari di agevolazione<br />

per le imprese a valere su leggi e<br />

provvedimenti di origine comunale,<br />

provinciale, regionale, nazionale e<br />

comunitaria.<br />

Concessione di garanzie attraverso<br />

Eurofidi e gestione del Fondo di<br />

garanzia per lavoratori in disagio<br />

economico.<br />

Partecipazioni in società strumentali,<br />

tra cui incubatori, parchi tecnologici<br />

e distretti.<br />

Servizi Reali<br />

Collaborazione a progettazione ed<br />

attuazione delle politiche di intervento in<br />

materia di ricerca, innovazione, sostegno<br />

alla competitività.<br />

Supporto a progetti di investimento e di<br />

sviluppo territoriale.<br />

Fira<br />

Gestione di leggi agevolative che<br />

prevedono l’amministrazione di<br />

fondi europei, nazionali e regionali<br />

finalizzati a finanziare progetti di<br />

sviluppo territoriale.<br />

Gestione e monitoraggio finanziario<br />

del Fondo Sanitario regionale.<br />

Attività di microcredito.<br />

In modo marginale, interventi di partecipazione<br />

al capitale di rischio sia<br />

con mezzi propri, sia a valere sulle<br />

leggi regionali di riferimento.<br />

Servizi Reali<br />

Supporto alla strutturazione ed attivazione<br />

di strumenti agevolativi ed iniziative<br />

finanziarie operate dalla Regione.


Capitolo 2<br />

Attività finanziarie<br />

Attività di servizio<br />

Friulia<br />

Gestione delle risorse regionali<br />

nell’ambito delle politiche per le<br />

imprese.<br />

Sottoscrizione di un fondo capitale<br />

di rischio attraverso Friulia SGR.<br />

Partecipazione diretta e indiretta al<br />

capitale di rischio delle imprese.<br />

Erogazione di prestiti obbligazionari<br />

convertibili o meno, di mutui<br />

ibridi e convertibili e di garanzie e<br />

fideiussioni.<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza alle imprese su problematiche<br />

di finanziamento.<br />

Consulenza alla Regione sul project<br />

finance.<br />

Promozione di prodotti e strumenti<br />

finanziari innovativi.<br />

Servizi Reali<br />

Analisi e monitoraggio sulle politiche<br />

regionali per le imprese, le infrastrutture ed<br />

i servizi pubblici.<br />

Consulenza su progetti e programmi<br />

comunitari.<br />

Gepafin<br />

Erogazione di servizi finanziari alle<br />

imprese a valere sui fondi pubblici<br />

attraverso:<br />

interventi diretti nel capitale di<br />

rischio delle imprese;<br />

prestiti partecipativi;<br />

concessione di garanzie.<br />

-<br />

SFIRS<br />

Partecipazione diretta al capitale di<br />

rischio delle imprese innovative nei<br />

settori tecnologici.<br />

Concessione di finanziamenti<br />

agevolati e prestiti, anche orientati al<br />

micro-credito.<br />

Concessione di garanzie.<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza alle imprese e alla pubblica<br />

amministrazione in ambito finanziario.<br />

Tecnofin<br />

Partecipazioni in società per la<br />

realizzazione di progetti speciali<br />

nel settore dell’energia e immobiliare,<br />

partecipazioni strategiche nel<br />

settore finanziario, delle autostrade<br />

e verso società industriali.<br />

Concessione di finanziamenti alle<br />

società partecipate che abbiano<br />

ad oggetto la produzione di beni,<br />

la realizzazione di infrastrutture e<br />

l’erogazione di servizi strumentali<br />

all’attività <strong>della</strong> Provincia Autonoma<br />

di Trento.<br />

Concessione di garanzie.<br />

Servizi Reali<br />

Attività di consulenza e assistenza in favore<br />

<strong>della</strong> Provincia, degli enti pubblici collegati<br />

alla finanza provinciale e delle società da<br />

essi partecipate.<br />

Attività di start up di progetti affidati<br />

dalla Provincia Autonoma di Trento per il<br />

miglioramento delle infrastrutture e servizi<br />

locali.<br />

31


Fondazione Rosselli<br />

32<br />

Veneto<br />

Sviluppo<br />

Fincalabra<br />

Puglia<br />

Sviluppo<br />

Sviluppo<br />

Sicilia<br />

Attività finanziarie<br />

Attività di servizio<br />

Gestione del fondo di garanzia per<br />

il turismo.<br />

Gestione dei fondi rischi per garanzie,<br />

cogaranzie e controgaranzie<br />

agevolate su finanziamenti a medio/<br />

lungo termine concessi a PMI.<br />

Gestione dei fondi di Rotazione per<br />

l’erogazione di finanziamenti bancari<br />

e leasing agevolati.<br />

Gestione di fondi speciali destinati<br />

alla concessione di contributi in<br />

conto capitale.<br />

Gestione di fondi per agevolazioni in<br />

forma mista: prevedono l’intervento Servizi Finanziari<br />

combinato del finanziamento agevolato<br />

(con il Fondo di Rotazione) e<br />

Consulenza tecnica/finanziaria.<br />

del contributo in conto capitale.<br />

Interventi sul capitale di rischio delle<br />

imprese, agendo con il duplice ruolo<br />

di holding di partecipazioni e di<br />

finanziaria di investimento.<br />

Sottoscrizione del fondo capitale di<br />

rischio patrimonio destinato e fondo<br />

di venture capital.<br />

Interventi nel capitale di rischio di<br />

imprese operanti nel settore dei<br />

trasporti, nel sistema delle infrastrutture,<br />

delle utilities e delle energie.<br />

Regioni Obiettivo Convergenza<br />

Supporto al microcredito attraverso<br />

finanziamenti agevolati.<br />

Concessione di garanzie e cogaranzie<br />

alle PMI.<br />

Supporto all’imprenditorialità giovanile<br />

attraverso contributi a fondo<br />

perduto e finanza agevolata<br />

Gestione di strumenti per l’imprenditorialità<br />

e l’impiego attraverso<br />

contributi a fondo perduto e finanza<br />

agevolata per conto di Invitalia.<br />

Gestione di incentivi per grandi<br />

imprese, PMI e start-up attraverso<br />

contributi a fondo perduto per conto<br />

<strong>della</strong> Regione Puglia.<br />

Erogazione e gestione degli strumenti<br />

di finanza agevolata a valere<br />

su alcune linee di regimi di aiuto<br />

regionali e comunitari.<br />

Gestione delle agevolazioni per la<br />

creazione di imprese.<br />

Servizi Finanziari<br />

Consulenza finanziaria fornita<br />

all’assessorato delle politiche sociali.<br />

Servizi Reali<br />

Assistenza tecnica alla Regione<br />

(Assessorato allo Sviluppo economico),<br />

per la definizione delle politiche, la<br />

gestione, monitoraggio e rendicontazione.<br />

Servizi Reali<br />

Attività di promozione territoriale.<br />

Fonte: Elaborazione degli autori


Capitolo 2<br />

Il quadro che emerge dalla descrizione delle attività svolte dalle diverse <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> e agenzie di sviluppo è molto eterogeneo. La Tabella 2.4<br />

ne riassume in maniera sintetica i tratti salienti. I dati raccolti confermano la<br />

rilevanza del ruolo di “braccio operativo” delle Regioni per la maggioranza<br />

delle <strong>Finanziarie</strong>, in particolare nella gestione delle misure regionali affidate,<br />

attraverso l’erogazione di contributi, prestiti o strumenti di finanza agevolata<br />

a valere sui fondi regionali. Sulla base delle interviste effettuate con le diverse<br />

<strong>Finanziarie</strong>, tale ruolo sembra soprattutto accentuato per Filas, Finpiemonte,<br />

Filse, Finlombarda, dove la gestione delle misure regionali incide sui ricavi<br />

per quote rilevanti (che variano dal 100% di Filas, all’81% di Finpiemonte, al<br />

72% di Filse e al 46,4% di Finlombarda). <strong>Le</strong> restanti <strong>Finanziarie</strong>, pur gestendo<br />

alcune misure regionali, sono più orientate verso altre attività, che spaziano<br />

dall’erogazione di strumenti di debito (garanzie o prestiti) ad attività di equity.<br />

<strong>Le</strong> <strong>Finanziarie</strong> possono rispondere alle esigenze di finanziamento delle imprese<br />

in via diretta, attraverso la concessione di prestiti il cui costo si colloca in<br />

genere su valori inferiori a quelli di mercato e indiretta, attraverso la prestazione<br />

di garanzie su prestiti erogati dalle banche a favore di imprese la cui attività<br />

sia interessante per la realizzazione dei piani di sviluppo regionale. Una delle<br />

<strong>Finanziarie</strong> che è maggiormente attiva sul piano <strong>della</strong> concessione di garanzie<br />

è Fidi Toscana. Filse e Finpiemonte concedono garanzie indirettamente<br />

tramite i Confidi.<br />

La partecipazione al capitale sociale di imprese già esistenti o in fase di costituzione<br />

è un’attività istituzionale e centrale delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> ed<br />

è, fra gli interventi di tipo finanziario, uno dei più importanti e caratterizzanti<br />

(Giorgino, 2008). Come si nota dalla Tabella 2.4, l’attività di partecipazione<br />

è svolta pressoché da tutte le <strong>Finanziarie</strong> ad eccezione di Fincalabra, Ervet,<br />

Puglia Sviluppo e Sviluppo Sicilia. L’attività di partecipazione viene effettuata<br />

sulla base di fondi interni e/o fondi straordinari. E’ però importante distinguere<br />

tra un’attività di partecipazione inquadrabile nell’ambito del private equity,<br />

che si esplicita sia attraverso un investimento diretto, sia attraverso società<br />

di gestione controllate ed una attività di partecipazione che è espressione di<br />

una particolare formula organizzativa o risponde alle esigenze regionali. Per<br />

quanto concerne l’attività di private equity, normalmente la Finanziaria detiene<br />

partecipazioni di minoranza in PMI per un periodo limitato, a cui spesso<br />

associa un impegno nella ristrutturazione finanziaria dell’impresa. Alcune <strong>Finanziarie</strong><br />

investono direttamente nel capitale di rischio di imprese innovative<br />

(SFIRS, Veneto Sviluppo, Filas), mentre altre in via indiretta, attraverso società<br />

controllate (Finlombarda con Finlombarda SGR, Friulia con Friulia SGR, Filse<br />

con LigurCapital S.p.A fino a giugno 2010). In altri casi le <strong>Finanziarie</strong> si limitano<br />

a gestire le partecipazioni regionali o a costituire società ad hoc in cui la<br />

Finanziaria partecipa con quote di capitale perché al suo interno mancano le<br />

33


Fondazione Rosselli<br />

risorse umane o tecniche necessarie per sviluppare alcuni servizi. Nel caso di<br />

Finmolise, le partecipazioni sono gestite da Finmolise S.p.A, mentre l’attività<br />

di intermediazione finanziaria è svolta da Finmolise Sviluppo e Servizi s.r.l. .<br />

Finpiemonte S.p.A detiene partecipazioni nei parchi scientifici e tecnologici,<br />

negli incubatori e nei distretti. Finpiemonte Partecipazioni S.p.A detiene invece<br />

tutte le partecipazioni regionali.<br />

La prestazione di servizi è un’attività largamente diffusa, presente in quasi<br />

tutte le <strong>Finanziarie</strong>, sebbene eserciti un’incidenza sui ricavi differente a seconda<br />

dei casi. In alcune <strong>Finanziarie</strong> i servizi erogati sono prettamente di natura<br />

finanziaria (es. Fidi Toscana, Finlombarda), mentre in altri casi prevalgono<br />

quelli di tipo reale (es. Ervet, Tecnofin).<br />

Tabella 2.4<br />

<strong>Le</strong> attività gestite dalle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong><br />

34<br />

Ervet<br />

Gestione<br />

misure<br />

regionali<br />

Attività finanziarie<br />

Contributi,<br />

Partecipazioni<br />

prestiti,<br />

finanza<br />

Garanzie<br />

agevolata<br />

Attività di servizio<br />

Servizi<br />

reali<br />

•<br />

Servizi<br />

finanziari<br />

Fidi Toscana • • • • •<br />

Filas • • • • •<br />

Filse • • • • • •<br />

Finaosta • • • • •<br />

Finlombarda • • • • •<br />

Finmolise • • • •<br />

Finpiemonte • • • • •<br />

Fira • • • •<br />

Friulia • • • • • •<br />

Gepafin • • • •<br />

SFIRS • • • • •<br />

Tecnofin • • • • •<br />

Veneto<br />

Sviluppo<br />

• • • • •<br />

Fincalabra • • • •<br />

Sviluppo<br />

Sicilia<br />

Puglia<br />

Sviluppo<br />

• • •<br />

• • •


Capitolo 3<br />

3. Il fabbisogno di sostegno<br />

pubblico al capitale di rischio<br />

3.1 Introduzione<br />

Una ricognizione delle iniziative di sostegno pubblico al capitale di rischio<br />

avviate dalle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> non può astrarre dal quadro di riferimento<br />

in cui queste si inseriscono. In questa sezione si intende affrontare il tema, a<br />

lungo dibattuto nella letteratura economico-finanziaria, delle problematiche e<br />

dei vincoli al finanziamento (il cosiddetto equity gap) che le imprese, soprattutto<br />

se di piccole dimensioni e innovative, si trovano ad affrontare, con particolare<br />

riferimento ai contesti regionali italiani nei quali le <strong>Finanziarie</strong> operano.<br />

Si cercherà quindi di mettere in luce gli elementi che più possono influenzare<br />

la capacità di reperimento di risorse finanziarie sui mercati dei capitali e del<br />

credito e che giustificano l’intervento pubblico nel colmare tali fallimenti di<br />

mercato, sia dal lato dell’offerta di finanziamento, sia dal lato <strong>della</strong> domanda.<br />

Gli aspetti considerati nell’analisi sono i seguenti:<br />

• le problematiche connesse alla presenza di vincoli finanziari all’innovazione;<br />

• il capitale di rischio come soluzione al fabbisogno finanziario di piccole<br />

imprese ad alta intensità tecnologica;<br />

• le forme di intervento pubblico a sostegno del capitale di rischio;<br />

• il fabbisogno di capitale di rischio in Italia e gli investimenti ad oggi realizzati<br />

nelle diverse Regioni italiane.<br />

35<br />

3.2 I vincoli finanziari all’innovazione<br />

<strong>Le</strong> imprese ad alto contenuto tecnologico, proprio per il loro orientamento fortemente<br />

innovativo, presentano caratteristiche peculiari che rendono difficile il<br />

reperimento di risorse finanziarie esterne. In primo luogo, l’elevata rischiosità<br />

ed incertezza che caratterizza i progetti di innovazione si può tradurre in perdite<br />

consistenti nel primo periodo di vita dell’impresa (Carpenter e Petersen,<br />

2002). La necessità di fondi è ampliata dall’esistenza di elevati costi fissi che


Fondazione Rosselli<br />

36<br />

tali imprese devono sostenere per l’acquisto delle licenze e delle infrastrutture<br />

necessarie e che possono anche risultare irrecuperabili se il mercato non si<br />

sviluppa nella direzione prevista (Hall, 2002).<br />

<strong>Le</strong> giovani imprese innovative hanno generalmente difficoltà a comunicare<br />

informazioni strutturate ai finanziatori a causa di carenze manageriali, di uno<br />

scarso sviluppo delle principali aree di gestione aziendale (amministrativa,<br />

finanziaria, commerciale) e di processi decisionali solitamente destrutturati;<br />

inoltre queste imprese non sono incentivate a rendere trasparente l’informazione<br />

sul contenuto innovativo dei propri progetti, in quanto questo aspetto<br />

costituisce il principale vantaggio competitivo dell’impresa.<br />

I potenziali finanziatori si trovano quindi di fronte ad una oggettiva difficoltà nel<br />

valutare i progetti innovativi, sia per la scarsa trasparenza informativa, sia perché<br />

la valutazione del valore monetario dell’innovazione, prima che si giunga<br />

alla sua commercializzazione, risulta estremamente complicata. Solitamente<br />

gli intermediari finanziari richiedono garanzie collaterali che le imprese innovative<br />

non riescono a fornire, in quanto la caratteristica di intangibilità dei risultati<br />

derivanti dall’attività di innovazione comporta spesso la limitata presenza, o<br />

addirittura assenza, di beni patrimoniali a cui vincolare l’eventuale debito da<br />

contrarsi (Carpenter and Petersen, 2002; Hall, 2002). <strong>Le</strong> asimmetrie informative<br />

possono inoltre dare vita a situazioni di azzardo morale nel momento in<br />

cui l’imprenditore, una volta ottenuto il finanziamento, può essere portato ad<br />

aumentare ulteriormente la rischiosità del progetto innovativo.<br />

Il fatto che un finanziatore esterno non riesca a stimare in maniera corretta i<br />

costi ed i benefici di un investimento in R&S, per lo più di natura intangibile<br />

e dagli esiti fortemente incerti, e che sia esposto a potenziali comportamenti<br />

di azzardo morale da parte dell’imprenditore, non facilita quindi l’istaurarsi di<br />

interazioni proficue tra i due soggetti, ma spesso conduce alla non concretizzazione<br />

del finanziamento stesso (Calderini e Ughetto, 2009).<br />

3.3 Capitale di rischio e ciclo di vita di un’impresa<br />

Situazioni di mancato incontro tra domanda e offerta di capitali, spesso delineate<br />

con il termine di equity gap, risultano particolarmente accentuate per le<br />

imprese innovative nei primi stadi di sviluppo. La mancanza di track records<br />

e la diffusa opacità informativa, la scarsa o nulla capacità di produrre reddito<br />

per ripagare capitali ed interessi, l’elevato livello di rischio del business,<br />

l’assenza di garanzie reali, rendono non idoneo o scarsamente percorribile il<br />

ricorso ai tradizionali canali di finanziamento bancario nelle prime fasi di vita.<br />

Per questi motivi, la forma principale di finanziamento per imprese giovani


Capitolo 3<br />

e ad alto contenuto tecnologico è rappresentata dal ricorso al capitale di rischio.<br />

Se si considera il ciclo di vita di un’impresa innovativa, è possibile distinguere<br />

alcune fasi: la fase di concepimento del progetto (seed), di avvio dell’attività<br />

(start-up), di espansione iniziale (early growth), di crescita sostenuta (sustained<br />

growth) e di consolidamento (later stage). Ciascuna fase prevede esigenze<br />

finanziarie differenti, legate ai profili di rischio, ai costi di verifica e di monitoraggio<br />

dei progetti, al grado di liquidabilità degli investimenti e alle dimensioni<br />

aziendali (Berger e Udell, 1998). Di conseguenza un’impresa, a seconda dello<br />

stadio di sviluppo in cui si trova, ricorrerà a fonti di finanziamento ed investitori<br />

istituzionali alternativi e utilizzerà il capitale fornito per finalità diverse.<br />

La fase seed, caratterizzata dal concepimento dell’idea innovativa, si contraddistingue<br />

per un’elevata incertezza dei risultati e per un fabbisogno finanziario<br />

contenuto, spesso limitato all’esborso necessario per effettuare le valutazioni<br />

tecnico-economiche del progetto di investimento. Questa fase non è tipicamente<br />

dominata dal venture capital, che è scoraggiato dalle diseconomie<br />

di scala nella gestione e nel monitoraggio dei progetti finanziati (problema<br />

dello small ticket), quanto piuttosto dai cosiddetti “operatori informali”, più<br />

noti come business angels.<br />

Nella fase di start-up l’idea viene lanciata sul mercato; questo stadio è altresì<br />

caratterizzato da un ampio grado di aleatorietà circa le probabilità di successo<br />

dell’idea innovativa, ma prevede un elevato fabbisogno finanziario a cui si<br />

contrappone, almeno inizialmente, una sostanziale assenza di ricavi. La fase<br />

di espansione iniziale, early growth, presenta una graduale riduzione <strong>della</strong> rischiosità<br />

operativa, ma un’esigenza crescente di capitali legata alla necessità<br />

di sviluppare una rete distributiva capillare sul mercato e all’implementazione<br />

di investimenti in capacità produttiva. In questa fase, la crescita del fatturato<br />

consente un incremento del margine di autofinanziamento, tuttavia non sufficiente<br />

a coprire integralmente il fabbisogno finanziario dell’impresa.<br />

Nelle fasi di start-up e early growth, il fabbisogno finanziario richiesto per l’avvio<br />

dell’attività assume dimensioni rilevanti e necessita dell’intervento di investitori<br />

non solo caratterizzati da un’elevata propensione al rischio, ma dotati di<br />

capitali ingenti e con un orizzonte temporale di lungo termine, quali i venture<br />

capitalist. Nello stadio di sustained growth l’impresa aumenta la propria capacità<br />

di generare risorse interne. Il grado di rischio è sicuramente più ridotto<br />

rispetto alle fasi precedenti, ma il fabbisogno finanziario è ancora piuttosto<br />

consistente, in quanto è connesso alla distribuzione e commercializzazione<br />

dell’output del progetto innovativo. In questa fase l’impresa riesce ad accedere<br />

ad altre forme di finanziamento (quali il credito mezzanino ed il credito<br />

bancario), per quanto gli operatori di capitale di rischio possano continuare a<br />

supportare l’impresa nelle sue strategie di espansione.<br />

37


Fondazione Rosselli<br />

Una volta che l’impresa ha ormai raggiunto la piena maturità (later stage)<br />

grazie alla minore incertezza e alle maggiori garanzie patrimoniali, può avere<br />

accesso al credito bancario di lungo termine. E’ in questa fase che l’investitore<br />

originario può liquidare l’investimento.<br />

3.4 Equity gap ed intervento pubblico a sostegno del<br />

capitale di rischio<br />

38<br />

E’ noto che la presenza di un divario nell’incontro tra domanda e offerta di capitale<br />

è fortemente condizionata dal contesto nazionale di riferimento, dall’andamento<br />

del ciclo economico e dallo sviluppo dei mercati finanziari. Ne consegue<br />

che un intervento prioritario da parte del soggetto pubblico riguarda la<br />

promozione delle condizioni di contesto idonee ad influenzare positivamente<br />

la domanda e l’offerta di capitale. Lo sviluppo o l’ampliamento di un mercato<br />

privato del capitale di rischio per le PMI innovative non può prescindere dalla<br />

rimozione di eventuali ostacoli di natura fiscale e legale, dalla promozione di<br />

una cultura manageriale e dalla creazione di mercati specifici per la quotazione<br />

di imprese innovative, che agevolino il disinvestimento da parte dei fondi di<br />

venture capital. Solo contestualmente a questa tipologia di interventi potranno<br />

risultare efficaci interventi diretti finalizzati a stimolare l’aumento delle risorse<br />

private a disposizione del mercato del capitale di rischio per le imprese innovative.<br />

Il riconoscimento <strong>della</strong> presenza di un equity gap ha ispirato la nascita di un<br />

ampio spettro di politiche pubbliche di sostegno al capitale di rischio. Tali<br />

politiche hanno definito le priorità d’intervento, le tipologie di strumenti da<br />

adottare ed il loro orizzonte temporale, con diversi gradi di coinvolgimento del<br />

soggetto pubblico.<br />

Dal lato dell’offerta di capitale di rischio i policy makers possono intervenire<br />

attraverso:<br />

• la realizzazione di interventi di natura fiscale per stimolare gli investimenti,<br />

garantendo un certo capital gain agli investitori;<br />

• la realizzazione di interventi di natura regolamentare per lo sviluppo dei mercati<br />

dei capitali, rivolti sia agli operatori, sia ai segmenti idonei alla quotazione<br />

di PMI innovative.<br />

• la creazione di partnership pubblico-private, individuando gli strumenti di<br />

intervento più idonei (fondi di venture capital, fondi di fondi, schemi di incentivi<br />

e garanzie forniti dal soggetto pubblico a favore <strong>della</strong> componente privata<br />

ecc.).


Capitolo 3<br />

3.5 Il fabbisogno di capitale di rischio in Italia<br />

Uno degli elementi di maggiore criticità richiamato nel dibattito sul rallentamento<br />

del sistema industriale italiano è rappresentato dai vincoli di natura<br />

finanziaria alla crescita dimensionale, produttiva ed organizzativa delle imprese.<br />

In tale contesto, costituito in prevalenza da piccole e medie imprese, con<br />

forte valenza locale e assetti manageriali ancora largamente inadeguati ad<br />

instaurare rapporti con il grande capitale internazionale, le sorgenti esterne di<br />

risorse finanziarie si riducono quasi esclusivamente al settore bancario, data<br />

la limitata numerosità di imprese quotate e l’esiguo ruolo rivestito dal mercato<br />

del private equity.<br />

L’analisi empirica è da tempo interessata alla verifica di situazioni di equity<br />

gap a livello nazionale o regionale. Tuttavia, la misurazione dell’equity gap è<br />

piuttosto complessa. Poiché esso dipende dall’inefficienza dei mercati, occorrerebbe<br />

poter valutare quali situazioni vedrebbero realizzato l’incontro di<br />

domanda ed offerta in un mercato efficiente; inoltre, è difficoltoso individuarne<br />

la presenza utilizzando dati statistici, incapaci di cogliere il fabbisogno<br />

finanziario insoddisfatto delle imprese. A causa di queste difficoltà l’approccio<br />

più diffusamente utilizzato per questo tipo di analisi è quello delle interviste<br />

dirette e/o <strong>della</strong> somministrazione di questionari alle imprese interessate.<br />

Secondo l’ultima indagine condotta da Mediocredito Centrale sulle imprese<br />

manifatturiere italiane (MCC, 2008) e che considera il triennio 2004-2006, il<br />

ricorso al credito bancario rappresenta la fonte primaria di finanziamento per<br />

le imprese del campione. Dall’analisi emerge che le imprese hanno affrontato<br />

nel triennio 2004-2007 una fase in cui l’erogazione di credito era abbondante<br />

e non si percepivano grossi vincoli di natura finanziaria. Se nel 2003 la percentuale<br />

di imprese che avrebbe desiderato una maggiore quantità di credito<br />

rappresentava il 16% dell’universo, nel triennio 2004-2006 tale percentuale è<br />

scesa al 4,2% ed è per lo più riferita ad aziende di medio-grandi dimensioni<br />

e localizzate nel Sud del Paese. Tra le imprese che avrebbero desiderato una<br />

maggiore quantità di credito, solo l’1,4% ha ricevuto un esplicito diniego da<br />

parte <strong>della</strong> banca di riferimento. L’incidenza del fenomeno del razionamento<br />

del credito sembra quindi essere bassa nel periodo considerato, ed è in larga<br />

parte dovuta ad aspetti congiunturali quali gli ampi volumi di erogazione<br />

di credito che si sono avuti nel triennio. Sono poche invece le imprese che<br />

hanno fatto ricorso a strumenti finanziari innovativi (0,1%), riflettendo la natura<br />

avversa al rischio dei soggetti proprietari e controllanti: di queste il 70% indica<br />

di avere fatto ricorso a prestiti partecipativi, il 21% a cambiali finanziarie e il<br />

3,9% ad operazioni di private equity o venture capital.<br />

La bassa attitudine ad aprirsi al capitale di rischio risulta confermata anche<br />

dai dati AIFI, seppure si siano registrati, a partire dal 2000, incrementi signi-<br />

39


Fondazione Rosselli<br />

ficativi nella raccolta di capitali (Figura 3.1). Bisogna sottolineare che i dati<br />

fanno riferimento sia ad operazioni di private equity (in cui rientrano buy-out e<br />

replacement capital), sia ad operazioni di venture capital (seed, start-up, expansion)<br />

che sono tuttavia molto più limitate. Nel 2007 sono stati raccolti oltre<br />

3 miliardi di euro, il secondo miglior risultato dopo il picco del 2000 e con un<br />

incremento del 33% rispetto al 2006 (2,3 miliardi di euro) e del 130% rispetto<br />

al 2005. Il dato peggiora nel 2008 e nel 2009, anni in cui il capitale raccolto<br />

ammonta rispettivamente a 2,3 miliardi di euro e 0,9 miliardi di euro; questa<br />

riduzione è spiegata dalla generale debolezza del sistema economico colpito<br />

dalla crisi finanziaria del 2008.<br />

AnnoMln EUR Figura 3.1- Evoluzione dei capitali di rischio raccolti (anni 2005-2009)<br />

### ### Figura 3.1 Evoluzione dei capitali di rischio raccolti (anni 2005-2009)<br />

### ###<br />

### ###<br />

3500<br />

### ###<br />

3000<br />

### 957<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

2005 2006 2007 2008 2009<br />

Mln EUR 1345 2275 3028 2267 957<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

### 2009 Figura 3.2- Numero di investimenti in private equity e venture capital nel 2008 e nel 2009 per regione<br />

Emilia 45 Romagna 20<br />

40Friuli Venezia 25 Giulia 24<br />

Liguria 8 10<br />

Lombardia 104 84<br />

Piemonte 26 20<br />

Trentino 8A.A.<br />

Per quanto 10 riguarda l’attività di investimento, nel 2008 è stato investito in Italia<br />

Veneto30 un totale 18 di 5,3 miliardi di euro (240 investimenti), mentre nel 2009 tale ammontare<br />

è sceso a 2,5 miliardi di euro (261 investimenti). Numerose differenze<br />

Abruzzo1 0<br />

Lazio 22 21<br />

Marche 4 sono riscontrabili 5 a seconda delle aree geografiche considerate. Nella Figura<br />

Toscana 21 3.2, che 17 riporta il numero di investimenti effettuati nel 2008 e nel 2009 per ogni<br />

Umbria31 regione, 20 si può vedere come sia la Lombardia a detenere il primato in entrambi<br />

gli anni, 2 mentre le regioni meridionali registrano un numero di investimenti<br />

Calabria0 1<br />

<strong>Campania</strong> 1<br />

Puglia 2 esiguo. 1 Nelle regioni del Nord Italia tra il 2008 ed il 2009 sono stati effettuati<br />

Sardegna3 429 investimenti 2 (di cui 191 solo in Lombardia), al Centro 148 e al Sud e nelle<br />

Sicilia 2 1<br />

isole 24.<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

Distribuzione degli operatori per tipologia<br />

Pan-europei 25% Figura 3.3- Distribuzione percentuale del numero di operatori per tipologia di operatore<br />

Operatori 10% Reg. pub<br />

Banche 6% Italiane<br />

SGR 28% generaliste<br />

Country 24% funds<br />

Distribuzione degli operatori per<br />

tipologia


Capitolo 3<br />

Figura 3.2 Numero di investimenti in private equity e venture capital nel 2008 e nel<br />

2009 per regione<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

2008<br />

2009<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

La Tabella 3.1 riporta invece l’ammontare e l’incidenza percentuale degli investimenti<br />

in private equity e venture capital nelle Regioni italiane nel 2008 e<br />

2009. Al Nord sono stati investiti quasi 6 miliardi di euro tra il 2008 ed il 2009<br />

e si è registrato un calo nell’ammontare investito del 40%, particolarmente significativo<br />

in Emilia Romagna (-89%) e Friuli Venezia Giulia (-81,5%). In Liguria<br />

e in Trentino il trend è stato invece positivo, con una crescita rispettivamente<br />

dell’800% e del 358%. Nelle regioni del Centro si è verificato un decremento<br />

dell’89% tra il 2008 ed il 2009, che ha visto come unica regione in controtendenza<br />

le Marche. Nelle Regioni Obiettivo Convergenza (Calabria, Puglia,<br />

<strong>Campania</strong> e Sicilia) l’ammontare degli investimenti ha totalizzato circa 70 milioni<br />

di euro nel 2008 e 68 milioni nel 2009. Gli investimenti nelle regioni del<br />

Sud Italia e nelle isole, per quanto sempre esigui rispetto a quelli effettuati nel<br />

resto <strong>della</strong> penisola, hanno conosciuto un incremento del 54% tra il 2008 ed il<br />

2009, in gran parte dettato dalla <strong>Campania</strong> e dalla Sardegna.<br />

41<br />

Tabella 3.1 Ammontare dell’attività di investimento in private equity e venture capital<br />

nelle Regioni italiane (anni 2008-2009). Dati in Euro x 1.000.<br />

2008 2009<br />

Ammontare % Ammontare % Variazione %<br />

Emilia Romagna 1.293.175 24,2% 137.520 5,4% -89,4%<br />

Friuli Venezia Giulia 122.511 2,3% 22.670 0,9% -81,5%<br />

Liguria 24.907 0,5% 228.104 9,0% 815,8%


Fondazione Rosselli<br />

2008 2009<br />

Lombardia 1.761.451 33,0% 1.381.621 54,6% -21,6%<br />

Piemonte 312.445 5,9% 105.668 4,2% -66,2%<br />

Trentino A.A. 13.786 0,3% 63.229 2,5% 358,6%<br />

Veneto 259.413 4,9% 326.792 12,9% 26,0%<br />

Totale Nord 3.787.688 71,0% 2.265.604 89,5% -40,2%<br />

Abruzzo 5.080 0,1% - - -100,0%<br />

Lazio 1.333.583 25,0% 81.383 3,2% -93,9%<br />

Marche 5.035 0,1% 31.010 1,2% 515,9%<br />

Toscana 72.326 1,4% 34.833 1,4% -51,8%<br />

Umbria 60.908 1,1% 10.278 0,4% -83,1%<br />

Totale Centro 1.476.932 27,7% 157.504 6,2% -89,3%<br />

Calabria - - 1.300 0,1%<br />

<strong>Campania</strong> 4.617 0,1% 58.475 2,3% 1166,5%<br />

Puglia 51.868 1,0% 3.750 0,1% -92,8%<br />

Sardegna 6.053 0,1% 40.190 1,6% 564,0%<br />

Sicilia 7.500 0,1% 4.650 0,2% -38,0%<br />

Totale Sud e Isole 70.038 1,3% 108.365 4,3% 54,7%<br />

Totale Italia 5.334.658 100,0% 2.531.473 100,0% -52,5%<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

42<br />

Se si guarda alla tipologia di investimenti effettuati nelle Regioni Obiettivo<br />

Convergenza (Tabella 3.2a) emerge che, in termini di ammontare investito, nel<br />

2007 il 64% è stato destinato alle operazioni di expansion capital, nel 2008 e<br />

nel 2009 tra il 60% ed il 70% dell’ammontare investito è stato invece rivolto ad<br />

operazioni di buy-out. L’attività di venture capital più propriamente finalizzata<br />

al sostegno dell’early stage e dello start-up d’impresa presenta ammontari<br />

investiti piuttosto bassi (tra i 2 ed i 7 milioni di euro complessivi), per quanto<br />

la numerosità degli investimenti sia più elevata (Tabella 3.2b). Nelle regioni<br />

Obiettivo Convergenza, tra il 2007 ed il 2009, sono stati effettuati 10 investimenti<br />

nelle fasi iniziali del ciclo di vita delle imprese, 7 nelle fasi di espansione,<br />

4 nelle fasi di replacement capital e 4 nelle fasi di buy-out.


Capitolo 3<br />

Tabella 3.2a Ammontare di investimenti e incidenza percentuale per tipologia di destinazione<br />

nelle Regioni Obiettivo Convergenza (<strong>Campania</strong>, Calabria, Puglia, Sicilia).<br />

Anni 2007-2009<br />

2007 2008 2009<br />

Numero % Numero % Numero %<br />

Seed/Start up 1.762 5,0% 4.200 6,6% 7.700 11,3%<br />

Expansion 22.679 64,0% 10.068 15,7% 11.375 16,7%<br />

Replacement capital 4.000 11,3% 10.917 17,1% 0 0,0%<br />

Buy-out 7.000 19,8% 38.800 60,6% 49.100 72,0%<br />

Totale 35.441 100,0% 63.985 100,0% 68.175 100,0%<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

Tabella 3.2b Numero di investimenti e incidenza percentuale per tipologia di destinazione<br />

nelle Regioni Obiettivo Convergenza (<strong>Campania</strong>, Calabria, Puglia, Sicilia).<br />

Anni 2007-2009<br />

2007 2008 2009<br />

Numero % Numero % Numero %<br />

Seed/Start up 3 33,3% 2 28,6% 5 55,6%<br />

Expansion 4 44,4% 1 14,3% 2 22,2%<br />

Replacement capital 1 11,1% 3 42,9% 0 0,0%<br />

Buy-out 1 11,1% 1 14,3% 2 22,2%<br />

Totale 9 100,0% 7 100,0% 9 100,0%<br />

Fonte: AIFI (2009)<br />

43<br />

In Italia il mercato del capitale di rischio ha visto affermarsi tipologie di investitori<br />

istituzionali differenti, quali i fondi mobiliari chiusi (sovranazionali o<br />

nazionali), le banche d’affari o le divisioni di banche commerciali, gli operatori<br />

pubblici, le finanziarie di partecipazione. Osservando la Figura 3.3, che descrive<br />

la distribuzione percentuale degli operatori di capitale di rischio presenti<br />

sul territorio italiano nel 2008, emerge che sono gli investitori operanti<br />

attraverso fondi mobiliari chiusi di diritto privato (SGR) a detenere il primato<br />

(28%) (si veda l’Approfondimento 2 sulla normativa che regola i fondi mobiliari<br />

chiusi). Gli operatori regionali pubblici rappresentano il 10% del numero totale<br />

di operatori.


25%<br />

nali pubblici 10%<br />

6%<br />

28%<br />

Fondazione<br />

24%<br />

Rosselli<br />

age 7%<br />

Pan-europei 25%<br />

Operatori <strong>Regionali</strong> pubblici 10%<br />

Banche Italiane 6%<br />

SGR generaliste 28%<br />

Country funds 24%<br />

Fondi di early stage 7%<br />

Figura 3.3 Distribuzione percentuale del numero di operatori per tipologia di operatore<br />

7%<br />

28%<br />

25%<br />

6%<br />

10%<br />

Pan-europei<br />

Operatori <strong>Regionali</strong> pubblici<br />

Banche Italiane<br />

SGR generaliste<br />

Country funds<br />

Fondi di early stage<br />

24%<br />

7%<br />

28%<br />

25%<br />

6%<br />

10%<br />

Pan-europei<br />

Operatori <strong>Regionali</strong> pubblici<br />

Banche Italiane<br />

SGR generaliste<br />

Country funds<br />

Fondi di early stage<br />

Fonte: Rapporto AIFI 2009<br />

Come si evince dalla Figura 3.4, la categoria di operatori che investe maggiormente<br />

nelle fasi di avvio delle imprese sono gli operatori pubblici (38%) ed i<br />

fondi di early stage (29%). Per il soggetto pubblico l’investimento in attività di<br />

venture capital è fortemente dettato da ragioni sociali, quali il sostenimento di<br />

settori industriali svantaggiati, aree depresse, attività economiche non coperte<br />

da finanziamenti privati. I fondi di early stage hanno spesso una forte specializzazione<br />

settoriale e, avendo maturato un’ottima capacità di valutazione<br />

tecnica del comparto, riescono a minimizzare i rischi legati ad investimenti<br />

sbagliati attraverso una rigida selezione. Gli operatori regionali pubblici mantengono<br />

un ruolo prioritario negli investimenti in expansion in cui ricoprono<br />

una percentuale del 41%, seguiti dalle SGR generaliste (28%).<br />

44<br />

Figura 3.4 Distribuzione percentuale del numero di investimenti per tipologia di operatore<br />

nella fase early stage<br />

40%<br />

35%<br />

30%<br />

25%<br />

20%<br />

15%<br />

10%<br />

5%<br />

0%<br />

Country funds Banche Italiane<br />

SGR<br />

generaliste<br />

Fondi di early<br />

stage<br />

Operatori<br />

<strong>Regionali</strong><br />

pubblici<br />

Fonte: AIFI (2009)


Capitolo 3<br />

Figura 3.5 Distribuzione percentuale del numero di investimenti per tipologia di operatore<br />

nella fase expansion.<br />

40%<br />

35%<br />

30%<br />

25%<br />

20%<br />

15%<br />

10%<br />

5%<br />

0%<br />

Country funds Banche Italiane<br />

Fonte: Rapporto AIFI 2009<br />

SGR<br />

generaliste<br />

Fondi di early<br />

stage<br />

Operatori<br />

<strong>Regionali</strong><br />

pubblici<br />

Osservando il dato relativo alle operazioni effettuate dagli operatori regionali<br />

pubblici esploso per regioni (Tabella 3.3), si può notare che è l’Umbria a presentare<br />

la maggiore attività di questi operatori, seguita dal Friuli Venezia Giulia<br />

e dalla Lombardia.<br />

Tabella 3.3 Numero di operazioni di private equity e venture capital realizzate da operatori<br />

regionali/pubblici (anni 2008-2009)<br />

2009 2008<br />

Emilia Romagna 1 3<br />

Friuli Venezia Giulia 23 16<br />

Lazio 5 4<br />

Liguria 0 1<br />

Lombardia 7 12<br />

Marche 5 2<br />

Piemonte 5 6<br />

45<br />

Sardegna 2 5<br />

Sicilia 1 2<br />

Toscana 3 6<br />

Trentino Alto Adige 4 5<br />

Umbria 20 23<br />

Veneto 2 3<br />

Estero 2 0<br />

Totale 80 88<br />

Fonte: AIFI (2009)


Fondazione Rosselli<br />

4. Gli strumenti di sostegno<br />

pubblico al capitale di rischio<br />

per l’innovazione<br />

4.1 Introduzione<br />

46<br />

La crescente diffusione in Europa di iniziative pubbliche finalizzate alla riduzione<br />

dell’equity gap delle PMI innovative, trae origine dall’esigenza espressa in<br />

occasione del <strong>Consiglio</strong> Europeo di Lisbona del marzo 2000 (ed ulteriormente<br />

ribadita durante il meeting di Barcellona nel 2002) di incrementare gli investimenti<br />

in ricerca e sviluppo (R&S), al fine di realizzare una crescita economica<br />

sostenibile e di rendere l’Europa competitiva a livello globale.<br />

A tal fine, la Commissione Europea ha più volte ribadito l’importanza rivestita<br />

dal capitale di rischio per il finanziamento dell’innovazione. A partire dal Libro<br />

Verde del 1995, essa ha infatti presentato numerosi indirizzi programmatici a<br />

sostegno del capitale di rischio, in via diretta tramite il Piano d’azione per il<br />

capitale di rischio (COM(1998) 552), od indiretta tramite misure di più ampio<br />

raggio, quali il Piano d’azione per l’innovazione (COM(1996) 589), il Piano d’azione<br />

per i servizi finanziari (COM(1999) 232), la Comunicazione “Verso uno<br />

spazio europeo <strong>della</strong> ricerca” (COM(2000) 6), la Comunicazione “Innovazione<br />

in un’economia fondata sulla conoscenza” (COM(2001) 253).<br />

In anni recenti sono stati introdotti in Europa numerosi strumenti di sostegno<br />

pubblico al capitale di rischio per l’innovazione. In molti casi l’intervento pubblico<br />

si è sposato con l’offerta di risorse finanziarie e professionali provenienti<br />

dal settore privato. La compartecipazione del settore pubblico e di quello privato<br />

per la realizzazione di interventi a favore del capitale di rischio è stata in<br />

parte dettata dalla progressiva scarsità di risorse finanziarie del sistema pubblico,<br />

dalla necessità di razionalizzare l’impiego degli incentivi senza distorcere<br />

il mercato e dalla inadeguatezza professionale dell’operatore pubblico per<br />

questa tipologia di interventi.<br />

La Figura 4.1 illustra la progressiva riduzione nel corso degli anni <strong>della</strong> disponibilità<br />

di risorse pubbliche in Europa e in Italia. Tra il 1992 ed il 2008 il<br />

rapporto tra ammontare degli aiuti di stato e PIL è calato in maniera significativa<br />

in Europa portandosi allo 0,5%. In Italia tale trend decrescente è stato


Capitolo 4<br />

ancora più accentuato, passando dall’1,7% allo 0,3%, e registrando quindi<br />

un calo dell’82,4%. La generalizzata scarsità di risorse finanziarie del sistema<br />

pubblico ha quindi contribuito a far leva sui capitali privati per recuperare<br />

nuove risorse. Inoltre la sinergia con gli investitori privati è stata dettata dalla<br />

necessità di ricevere l’apporto di esperienza professionale e di know how di<br />

operatori privati specializzati.<br />

Figura 4.1 Contrazione dei regimi di aiuto in percentuale del PIL in Italia e in Europa<br />

(1992-2008)<br />

1,80<br />

1,7<br />

UE-27<br />

1,60<br />

Italia<br />

1,40<br />

1,20 1,1<br />

1,00<br />

0,80<br />

0,60<br />

0,5<br />

0,40<br />

0,3<br />

0,20<br />

0,00<br />

Fonte: Finlombarda (2010)<br />

L’obiettivo di questo capitolo è fornire un quadro degli strumenti di supporto<br />

pubblico al capitale di rischio per l’innovazione. Come è noto, il soggetto pubblico<br />

può intervenire a favore del capitale di rischio con più modalità: indirettamente,<br />

andando a creare le condizioni necessarie per lo sviluppo degli operatori<br />

di venture capital (attraverso la regolamentazione fiscale e finanziaria) e<br />

direttamente, come limited partner in un fondo esistente o promuovendone la<br />

creazione. Una dettagliata ricognizione dei programmi e delle forme di intervento<br />

di matrice pubblica finalizzate allo sviluppo dei mercati del venture capital<br />

va al di là degli obiettivi del capitolo, che intende invece soffermarsi sugli<br />

strumenti di intervento pubblico aventi la forma tecnica di fondi di seed o venture<br />

capital, od essere comunque riconducibili a tale modalità di intervento.<br />

47<br />

Gli aspetti considerati ai fini dell’analisi sono quindi:<br />

• le motivazioni economiche che giustificano l’intervento pubblico a favore del<br />

capitale di rischio e le problematiche connesse ad operazioni che prevedono<br />

la compartecipazione di investitori pubblici e privati;<br />

• le modalità di intervento pubblico a favore del capitale di rischio, che possono<br />

assumere due forme prevalenti: la sottoscrizione di fondi di venture capital


Fondazione Rosselli<br />

attraverso la costituzione di un fondo a monte (secondo il meccanismo del<br />

fondo di fondi), oppure la sottoscrizione in fondi che investono direttamente nel<br />

capitale di rischio delle imprese;<br />

• le strutture di incentivo e di distribuzione dei profitti in fondi a partecipazione<br />

pubblico-privata.<br />

4.2 L’intervento pubblico a favore del capitale di rischio:<br />

motivazioni economiche e problematiche<br />

48<br />

A fronte delle indicazioni emerse dall’analisi economica sull’efficacia del venture<br />

capital quale canale per la raccolta di risorse finanziarie da canalizzare verso imprese<br />

innovative e sull’impatto positivo che esso sembra avere sull’innovazione,<br />

sulla crescita economica e sulla creazione di posti di lavoro, in Europa i livelli<br />

aggregati di fundraising mostrano un impatto ancora limitato di tale mercato.<br />

Per questo motivo, nel corso degli ultimi vent’anni, numerosi governi e autorità<br />

regionali hanno implementato programmi a favore del capitale di rischio: l’obiettivo<br />

è stato quello di compensare la carenza di fondi sui mercati dei capitali, far<br />

leva sul finanziamento del settore privato e stimolare la creazione e la crescita di<br />

imprese technology-based.<br />

Tali interventi di policy derivano principalmente da due considerazioni: (i) il settore<br />

privato fornisce un ammontare di capitale insufficiente alle nuove imprese;<br />

(ii) il governo è in grado di identificare possibilità di investimento che hanno,<br />

potenzialmente, elevati rendimenti sociali e/o privati, oppure può altresì individuare<br />

intermediari finanziari cui delegare tale processo di selezione (<strong>Le</strong>rner,<br />

2002; Cressy, 2002; Kortum e <strong>Le</strong>rner, 2000).<br />

Sono numerosi gli studi che, nell’ambito dell’imprenditorialità e <strong>della</strong> finanza, si<br />

sono focalizzati sulla valutazione dell’efficacia dei diversi strumenti ed iniziative<br />

pubbliche volti a stimolare attivamente il mercato del capitale di rischio (Cumming,<br />

2007; Cumming e MacIntosh, 2006; Da Rin et al., 2006; <strong>Le</strong>rner, 2002).<br />

Questo tipo di letteratura ha contribuito ad identificare esperienze di successo,<br />

fattori critici nella progettazione di efficaci iniziative di public venturing ed infine,<br />

possibili distorsioni derivanti dal coinvolgimento dell’attore pubblico nel mercato<br />

del capitale di rischio.<br />

Un primo filone di ricerca si è focalizzato sull’analisi dell’impatto delle politiche<br />

pubbliche sulle condizioni ambientali e di contesto nelle quali operano le imprese<br />

private di venture capital, considerando regimi di tassazione per gli operatori<br />

di private equity, requisiti legali per initial public offerings (IPO) e leveraged buyouts<br />

(LBO), normative in materia di corporate governance e livello di sviluppo<br />

dei mercati finanziari (Da Rin et al., 2006). Un secondo filone di ricerca ha studiato<br />

una specifica tipologia di intervento di politica pubblica, che consiste nel


Capitolo 4<br />

co-finanziamento diretto dei fondi di venture capital (Jaaskelainen et al., 2007;<br />

Armour e Cumming, 2006; Cumming, 2007, <strong>Le</strong>rner, 2002).<br />

Gran parte dei lavori hanno cercato di valutare i programmi di supporto pubblico<br />

al capitale di rischio attraverso l’analisi delle loro caratteristiche in un<br />

certo periodo ed in un determinato paese (Avnimelech e Teubal, 2006; <strong>Le</strong>rner,<br />

1999; Cumming, 2007; Cumming e MacIntosh, 2006). La ragione per cui<br />

questi studi si sono focalizzati su una singola nazione risiede nelle differenze<br />

strutturali che caratterizzano i fondi a partecipazione pubblico-privata, nei periodi<br />

in cui sono attivi e nelle specificità degli ambiti istituzionali nazionali che<br />

ne condizionano l’attività. I pochi tentativi di comparare diverse esperienze in<br />

più paesi sono state essenzialmente di natura qualitativa (Gilson, 2003; Maula<br />

e Murray, 2003).<br />

Il modus operandi predominante è, attualmente, quello che vede investitori<br />

privati che agiscono per conto del soggetto pubblico. In questo modo, la partecipazione<br />

del pubblico è subordinata alle azioni di esperti agenti finanziari.<br />

Tuttavia, poiché il mercato del venture capital si rivolge ad un’area in cui la<br />

probabilità di fallimento è elevata, una struttura ibrida in cui il settore pubblico<br />

e privato investono alle medesime condizioni può essere poco allettante per<br />

gli investitori privati. Infatti, se la presenza del soggetto pubblico aumenta<br />

indubbiamente la disponibilità di capitale, è anche vero che incorpora obiettivi<br />

ed interessi diversi da quelli degli altri investitori. A questo proposito, in tali<br />

forme di partenariato pubblico-privato vengono predisposte differenti forme<br />

di incentivo e schemi di distribuzione dei profitti.<br />

Alcuni studi hanno messo in luce specifiche criticità che potrebbero avere un<br />

impatto sulla performance di forme pubblico-private di venture capital (Ayayi,<br />

2004). Tali aspetti agiscono sia a livello sistemico, sia a livello di singoli fondi<br />

d’investimento. A livello sistemico, l’investimento da parte di agenzie governative<br />

potrebbe generare un significativo rischio di alterazione delle dinamiche<br />

del mercato del venture capital con conseguenti allocazioni inefficienti<br />

dei capitali ed un sottoinvestimento da parte degli investitori privati (<strong>Le</strong>leux e<br />

Surlemont, 2003).<br />

A livello dei singoli fondi d’investimento, le principali problematiche sono legate<br />

al fatto che i policymakers potrebbero avere obiettivi diversi da quelli<br />

degli altri co-investitori privati ed essere incompatibili con le strategie di investimento<br />

tradizionali dei general partners dei fondi. L’evidenza empirica mette<br />

in luce che l’operatore pubblico spesso impone vincoli significativi al fondo<br />

di venture capital, sia in termini di caratterizzazione geografica, settoriale e<br />

dimensionale delle imprese target, sia in termini di clausole contrattuali sulle<br />

singole operazioni (Cumming, 2007).<br />

E’ quindi chiaro come l’impatto economico finale di tali interventi di policy sia<br />

il risultato di un insieme complesso di relazioni fra investitori pubblici e privati.<br />

49


Fondazione Rosselli<br />

Tuttavia, allo stato attuale l’evidenza empirica sui fondi ibridi pubblico-privati,<br />

nei quali lo Stato ha il prevalente obiettivo di massimizzare i ritorni sociali,<br />

mentre gli investitori privati puntano sulla massimizzazione del profitto, è ancora<br />

limitata.<br />

4.3 <strong>Le</strong> modalità di intervento pubblico a favore del capitale<br />

di rischio<br />

50<br />

Gli strumenti di sostegno pubblico al capitale di rischio per l’innovazione sono<br />

riconducibili prevalentemente alle seguenti cinque tipologie (Commissione<br />

Europea, Aiuti di Stato e Capitale di Rischio, 2001/C 235/03):<br />

Fondi di investimento: si tratta di fondi di capitale di rischio nei quali lo Stato<br />

può entrare in qualità di socio, investitore o aderente, anche a condizioni<br />

meno vantaggiose rispetto agli altri investitori.<br />

Strumenti finanziari in favore di investitori in capitale di rischio o di fondi di<br />

capitale di rischio per incentivarli a mettere a disposizione ulteriori capitali per<br />

gli investimenti.<br />

Sovvenzioni in favore di fondi di capitale di rischio a copertura di parte delle<br />

loro spese amministrative e dei loro costi di gestione.<br />

Garanzie fornite ad investitori in capitale di rischio o a fondi di capitale di rischio<br />

in relazione a prestiti contratti, oppure a copertura di parte delle perdite<br />

legate agli investimenti.<br />

Incentivi fiscali a favore degli investitori per stimolarli ad effettuare investimenti<br />

in capitale di rischio.<br />

Gli strumenti di intervento sono soggetti ai regolamenti definiti dalla Commissione<br />

Europea, legati alle norme sugli Aiuti di Stato e alle specifiche direttive<br />

<strong>della</strong> Direzione Generale Concorrenza (si veda l’Approfondimento 1 sulle normativa<br />

degli Aiuti di Stato).<br />

<strong>Le</strong> forme di garanzia, copertura o sovvenzione in favore di investitori in capitale<br />

di rischio o di fondi di capitale di rischio sono molteplici e variano da paese<br />

a paese, rendendo difficile una classificazione esaustiva. Anche la modalità<br />

di intervento del soggetto pubblico nei fondi di investimento può assumere<br />

forme diverse, tuttavia la soluzione che ricorre più frequentemente è la sottoscrizione<br />

di fondi di capitale di rischio, che può avvenire in maniera diretta,<br />

oppure attraverso la costituzione di un fondo a monte (fondo di fondi).<br />

La Figura 4.2 illustra le due modalità tipiche di intervento pubblico a favore<br />

del capitale di rischio per l’innovazione. Il soggetto pubblico affida normal-


Capitolo 4<br />

mente ad un gestore la responsabilità <strong>della</strong> gestione del fondo e dell’amministrazione<br />

dei servizi accessori e complementari allo strumento di intervento<br />

(ad esempio supporto al networking e al clustering, attività di promozione del<br />

trasferimento tecnologico, definizione di strumenti di sostegno all’imprenditorialità..).<br />

I gestori, che hanno un ruolo cruciale per il successo dell’iniziativa<br />

perché selezionano i fondi e le imprese in cui investire, possono essere di<br />

matrice pubblica o privata. La loro attività risulta comunque non assoggettata<br />

all’ingerenza dell’amministrazione pubblica e l’autonomia nella gestione dei<br />

fondi è garantita dalla presenza di manager qualificati e di comitati di investimento<br />

costituiti da professionisti non legati ai finanziatori. I fondi di fondi investono<br />

in fondi mobiliari chiusi, che a loro volta impiegano i capitali in imprese<br />

ad alto contenuto tecnologico nelle fasi di early stage. Vi è inoltre la possibilità<br />

di co-investimento diretto in tale tipologia di imprese, senza passare attraverso<br />

lo strumento dei Fondi di Fondi.<br />

Figura 4.2<br />

Modalità di sostegno pubblico al capitale di rischio per l’innovazione<br />

Soggetto pubblico<br />

Soggetto gestore<br />

Fondo di Fondi<br />

Intervento diretto nel<br />

capitale delle imprese<br />

Fondi mobiliari chiusi<br />

Giovani imprese innovative<br />

51<br />

Fonte: Calderini e Ughetto (2009)


Fondazione Rosselli<br />

4.4 Strutture di incentivo e di distribuzione dei profitti in<br />

fondi a partecipazione pubblico-privata<br />

Come ha evidenziato la letteratura economica, un fondo ibrido, dove pubblico<br />

e privato investono ad identiche condizioni, potrebbe non attrarre l’interesse<br />

degli investitori privati. Di conseguenza, per favorire la coesistenza di soggetti<br />

pubblici e privati nel fondo viene spesso definita un’adeguata struttura contrattuale<br />

che preveda differenti forme di incentivo e di distribuzione dei profitti,<br />

al fine di ottenere un livello ottimale di partecipazione alla negoziazione da<br />

parte di entrambi i soggetti (Avnimelech e Teubal, 2006; Gilson, 2003; Hirsch,<br />

2006; Murray e Marriott, 1998).<br />

<strong>Le</strong> strutture di distribuzione dei profitti e di incentivazione per i fondi a partecipazione<br />

pubblico-privata variano notevolmente da paese a paese. La Tabella<br />

4.1 illustra gli schemi attualmente più diffusi. La struttura più frequentemente<br />

utilizzata è quella che non prevede alcuna distribuzione asimmetrica dei profitti<br />

tra limited partners pubblici e privati. Tuttavia, sono spesso utilizzati schemi<br />

che mirano a promuovere e rafforzare i ritorni attesi dei privati alterando la<br />

distribuzione dei profitti, i tempi dell’investimento, ed inserendo clausole di<br />

copertura delle perdite.<br />

52<br />

In generale, il soggetto pubblico può quindi assumere tre tipi di atteggiamento<br />

rispetto alle possibili evoluzioni del rendimento degli investimenti effettuati<br />

dai fondi:<br />

• Schema “pari passu”. Il soggetto pubblico ha un trattamento paritetico rispetto<br />

a quello dei privati, potendo beneficiare dei rendimenti legati ad una<br />

buona gestione degli investimenti da parte dei manager dei fondi target, oppure<br />

subire perdite in caso di cattive performance. Non esiste quindi una<br />

distinzione fra investitori pubblici e privati.<br />

• Schema di “downside protection”. Il soggetto pubblico può decidere di farsi<br />

carico di una quota delle perdite in caso di andamento negativo delle imprese<br />

in cui si è investito. Normalmente la garanzia non supera il 75% delle perdite<br />

totali degli investitori privati.<br />

• Schema di “upside leverage”. Il soggetto pubblico può concedere ai privati<br />

agevolazioni che gli riconoscano rendimenti addizionali, anche a fronte<br />

di buone performance di gestione. Gli interventi in questo ambito possono<br />

essere molteplici: il pubblico può per esempio decidere di investire prima del<br />

soggetto privato, facendo in modo che si accorci la durata dell’investimento<br />

di quest’ultimo aumentandone l’Internal Rate of Return (IRR). Si può decidere<br />

di porre un tetto limite ai profitti dell’investitore pubblico, in modo che il surplus<br />

di rendimento venga indirizzato totalmente ai privati. Può essere inoltre


Capitolo 4<br />

concessa agli investitori privati l’opzione di buy-out da esercitare prima <strong>della</strong><br />

fine dell’investimento.<br />

Tabella 4.1 Strutture di incentivo e di distribuzione dei profitti in fondi a partecipazione<br />

pubblico-privata<br />

Schema<br />

Pari passu<br />

Downside protection<br />

Descrizione<br />

Il soggetto pubblico ha un trattamento paritetico<br />

rispetto a quello dei privati.<br />

Il soggetto pubblico si fa carico di una quota delle<br />

perdite.<br />

Il soggetto pubblico mette i capitali per primo e li<br />

ottiene indietro per ultimo;<br />

Upside leverage<br />

dopo che tutti gli investitori (incluso l’investitore<br />

pubblico) hanno ricevuto l’IRR precedentemente<br />

concordato, il resto del cash flow è distribuito solo<br />

agli investitori privati;<br />

agli investitori privati viene data l’opzione di acquistare<br />

la quota del soggetto pubblico in una certa<br />

data e ad un prezzo predeterminato.<br />

53


Fondazione Rosselli<br />

5. <strong>Le</strong> iniziative internazionali a<br />

sostegno del capitale di rischio<br />

5.1 Introduzione<br />

54<br />

La Commissione Europea ha più volte espresso preoccupazione per i rischi<br />

dell’eccessiva dipendenza delle imprese comunitarie dall’indebitamento<br />

come fonte di finanziamento e ha sottolineato il potenziale di crescita che<br />

deriverebbe da un’espansione dei mercati dei capitali di rischio. La Commissione<br />

Europea ha perciò reso il Fondo Europeo degli Investimenti il più grande<br />

investitore di venture capital europeo e varato un piano di azione, il Risk<br />

Capital Action Plan, in cui si sottoscrive l’impegno a promuovere iniziative<br />

volte a sostenere il capitale di rischio. Tale presa di posizione ha influenzato le<br />

politiche nazionali dei Paesi Membri che sono state indirizzate ad aumentare<br />

l’offerta di fondi di venture capital.<br />

Tra le iniziative di sostegno finanziario rivolte alle PMI innovative, quella che<br />

all’estero si è diffusa maggiormente è stata la costituzione di fondi di fondi (o<br />

strutture ad essi riconducibili) a capitale misto pubblico-privato, con vocazione<br />

all’investimento in fondi di venture capital gestiti da strutture di carattere<br />

prevalentemente privatistico. Sono inoltre state avviate alcune iniziative<br />

di fondi di venture capital ibridi che investono direttamente nel capitale di<br />

rischio delle imprese. Il principio alla base di questi interventi, in cui il soggetto<br />

pubblico garantisce e co-finanzia, mentre il privato, oltre a sottoscrivere quote<br />

di capitale, seleziona e gestisce gli investimenti, è quello del risk sharing,<br />

in base al quale il rischio legato agli investimenti viene distribuito tra le due<br />

controparti.<br />

Come è stato evidenziato nel capitolo 4, iniziative di matrice totalmente pubblica<br />

possono avere effetti negativi per il mercato del capitale di rischio, conducendo<br />

sia ad una allocazione non ottimale delle risorse, sia ad un aumento<br />

delle barriere all’entrata per i capitali privati. La prima conseguenza è tipicamente<br />

riconducibile alla gestione dei fondi, se affidati a manager pubblici privi<br />

di esperienza, e all’assenza di schemi di incentivazione legati al rendimento<br />

degli investimenti come avviene nel settore privato. La seconda conseguenza<br />

è legata ad un effetto di crowding out dei capitali privati, nel momento in cui<br />

i capitali pubblici, godendo di condizioni di funding a costi minori, finiscono


Capitolo 5<br />

per ridurre il rendimento atteso dagli investimenti, con il risultato di finanziare i<br />

progetti migliori e meno rischiosi (Gualandri e Schwizer, 2008).<br />

Il capitolo fornisce un quadro degli strumenti sviluppati a livello internazionale<br />

a sostegno del capitale di rischio, a partire dalle iniziative avviate dal maggiore<br />

fondo di venture capital europeo (il FEI), fino ad una ricognizione di alcune<br />

significative esperienze di fondi di fondi o di fondi di venture capital a capitale<br />

misto pubblico-privato. L’analisi prende quindi in considerazione:<br />

• il ruolo rivestito in Europa dal Fondo Europeo degli Investimenti (FEI). In<br />

particolare ci si sofferma su due importanti iniziative, promosse dalla stessa<br />

Commissione Europea e gestite dal FEI: JEREMIE (Joint European Resources<br />

for Micro to Medium Enterprises), un’iniziativa comunitaria per affrontare<br />

il problema <strong>della</strong> mancanza di capitale di rischio per le piccole e<br />

medie imprese in alcune regioni europee e GIF (High Growth and Innovative<br />

SME Facility), un’iniziativa nell’ambito del Programma Competitività e Innovazione<br />

(Competitiveness and Innovation Programme, CIP), riferita al periodo<br />

2007-2013 (COM (2005) 121), finalizzata all’investimento in fondi di capitale<br />

di rischio indirizzati specificamente alle PMI nelle prime fasi dello sviluppo e<br />

nella fase di espansione.<br />

• alcuni modelli internazionali di fondi di fondi o di fondi di venture capital, che<br />

fanno perno sull’uso <strong>della</strong> risorsa pubblica come leva per il co-finanziamento<br />

di soluzioni di finanza innovativa per la nascita e lo sviluppo di start-up tecnologiche.<br />

La comparazione internazionale si basa sulla selezione di alcune<br />

esperienze sulle quali sono state raccolte informazioni di dettaglio attraverso<br />

un’interazione diretta con i gestori dei fondi. <strong>Le</strong> iniziative sono analizzate attraverso<br />

una griglia di lettura comune che permette di evidenziarne le modalità<br />

di funzionamento, le caratteristiche del soggetto gestore e le modalità di intervento<br />

del soggetto pubblico.<br />

55<br />

5.2 Il Fondo Europeo degli Investimenti<br />

Il Fondo Europeo degli Investimenti (FEI) rappresenta il principale strumento<br />

di sostegno pubblico al capitale di rischio per l’innovazione in Europa. Il FEI<br />

è partecipato dalla Banca Europea degli Investimenti (62%), con un capitale<br />

sottoscritto di oltre 232 miliardi di euro al 03/04/2009, dalla Comunità Europea<br />

attraverso la Commissione Europea (29%) e da 30 banche ed istituzioni finanziarie<br />

europee di 17 paesi (9%).<br />

Obiettivo del FEI è sostenere il mercato europeo del capitale di rischio, a favore<br />

di PMI innovative e ad elevato potenziale di crescita. Il FEI si prefigge inoltre<br />

di migliorare la disponibilità di credito degli intermediari finanziari nei confronti


Fondazione Rosselli<br />

di quelle imprese maggiormente soggette a vincoli finanziari. Accanto a tali<br />

obiettivi, la struttura del FEI richiede la generazione di un appropriato ritorno<br />

economico per i propri azionisti, che viene perseguito attraverso una politica<br />

di bilanciamento rischio-rendimento e di differenziazione del portafoglio di investimenti.<br />

Il Fondo Europeo degli Investimenti è attivo nei 27 paesi membri<br />

dell’Unione Europea, nell’EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera)<br />

e nei Paesi Candidati (Croazia, Turchia e Macedonia).<br />

Il FEI è un fondo di fondi che investe direttamente negli operatori di capitale di<br />

rischio, su specifico mandato conferitogli dal proprio azionariato o dai governi<br />

degli Stati membri. L’attività del FEI si è storicamente incentrata sugli interventi<br />

nelle fasi seed e early stage; tuttavia, nel corso del tempo, considerando la<br />

scarsità di risorse presenti in Europa per sostenere le imprese negli stadi di<br />

maturità, ha integrato la sua attività effettuando investimenti nelle fasi successive<br />

del ciclo di vita di un’impresa (later stage). Il FEI opera anche fornendo<br />

strumenti di garanzia agli intermediari finanziari che concedono credito alle<br />

PMI, al fine di mitigare il rischio di credito delle imprese affidate.<br />

Il Fondo Europeo sostiene indirettamente le PMI in Europa attraverso tre linee<br />

di attività:<br />

• attività di equity, attraverso investimenti in fondi di private equity;<br />

• attività di garanzia e credit enhancement per le istituzioni finanziarie;<br />

• Attività di gestione di specifiche iniziative UE (JASMINE, JEREMIE);<br />

Mercato azionario<br />

Il Fondo Europeo degli Investimenti offre quindi servizi che coprono l’intero<br />

ciclo di vita delle PMI (Figura 5.1).<br />

Garanzie<br />

Al contrario<br />

e credit enhancement<br />

<strong>della</strong> Banca Europea degli<br />

Investimenti, il FEI non concede prestiti. VC e mezzanine Inoltre, finance non concede né gestisce sovvenzioni<br />

e sussidi.<br />

Flusso di cassa PMI<br />

VC Seed e Early Stage<br />

56<br />

Figura 5.1<br />

Portafogli di servizi offerti dal FEI.<br />

Flusso di cassa PMI<br />

Mercato azionario<br />

Garanzie e credit enhancement<br />

VC e mezzanine finance<br />

VC Seed e Early Stage<br />

Business angels<br />

Fase pre-seed Fase seed Fase start-up Crescita Sviluppo<br />

Stadi di sviluppo PMI<br />

Rischio MAGGIORE<br />

Rischio MINORE<br />

Fonte: FEI (2008)


Capitolo 5<br />

Da un’analisi <strong>della</strong> ripartizione delle attività del FEI, emerge che nel 2008 il FEI<br />

ha investito in 32 nuovi fondi (di cui 2 fondi di fondi), per una attività complessiva<br />

di equity pari a 409 milioni di euro (Tabella 5.1). Il risultato è significativo<br />

nonostante l’impatto negativo esercitato dalla recente crisi finanziaria. 1 Dei<br />

409 milioni di euro destinati all’attività di equity, 24,2 mln si riferiscono agli<br />

investimenti in fondi di fondi, mentre 384,7 mln all’investimento diretto in fondi<br />

di venture capital. In particolare, in quest’ultima voce rientrano le attività svolte<br />

per conto <strong>della</strong> Commissione Europea, <strong>della</strong> Banca Europea degli Investimenti<br />

ed i mandati ricevuti dai singoli paesi. Nel 2008 il FEI ha inoltre effettuato<br />

20 operazioni di prestazione di garanzie per un totale di 2.143 milioni di euro e<br />

siglato 6 accordi nell’ambito del programma JEREMIE per 704 milioni di euro.<br />

Al 31 dicembre 2008 il FEI è presente in 299 fondi di private equity per un<br />

totale di capitale investito di 3.535 milioni di euro, mentre le garanzie prestate<br />

(189 operazioni) ammontano a 12.333 milioni di euro.<br />

Tabella 5.1 Descrizione dell’attività del FEI nel 2008.<br />

Attività N° di operazioni Ammontare [mln di euro]<br />

Equity 32 fondi 409<br />

Garanzia 20 operazioni 2.143<br />

JEREMIE 6 contratti 704<br />

Totale fondi di private equity gestiti 299 fondi 3.535<br />

Garanzie prestate complessivamente 189 operazioni 12.333<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

5.2.1 Attività di equity<br />

Il FEI opera utilizzando i fondi propri oppure quelli resi disponibili dai diversi<br />

mandati conferitigli dal suo azionariato (ed in particolare dalla Banca Europea<br />

degli Investimenti e dalla Commissione Europea), oltre che dagli Stati Membri<br />

e da soggetti terzi, pubblici o privati. Tra i mandati ricevuti dal proprio azionariato<br />

si possono citare il Risk Capital Mandate (RCM) ottenuto per conto <strong>della</strong><br />

BEI nel 2000, l’ETF Start-up Facility e the Seed Capital Action del Multiannual<br />

Programme for Enterprise and Entrepreneurship (MAP) ottenuto dalla Commissione<br />

Europea nel 2001 e ormai concluso e l’High Growth and Innovative<br />

SME Facility (GIF) del Competitiveness and Innovation Framework Programme<br />

(CIP) 2007-2013 assegnato dalla Commissione Europea nel 2007.<br />

57<br />

1 Sebbene la crisi finanziaria abbia reso difficoltoso raggiungere i livelli di attività e di performance<br />

finanziaria degli anni passati, l’utile netto nel 2008 si è attestato a 35,1 milioni di euro (in ribasso però<br />

rispetto ai 50,4 milioni di euro registrati l’anno precedente).


Fondazione Rosselli<br />

Risk Capital Mandate (per conto <strong>della</strong> Banca Europea degli Investimenti)<br />

Il Risk Capital Mandate conferisce al FEI la gestione, per conto <strong>della</strong> BEI,<br />

delle risorse destinate all’attività di venture capital. Il FEI può quindi investire<br />

in fondi che a loro volta investono in imprese che stanno sviluppando o usando<br />

tecnologie avanzate e che presentano buone prospettive di sviluppo. La<br />

quota di capitale sottoscritta dal FEI in tali fondi generalmente si attesta tra il<br />

10% ed il 35%.<br />

Il fondo target deve soddisfare i seguenti requisiti:<br />

• raccogliere almeno 15 milioni euro;<br />

• investire principalmente nei paesi dell’Unione Europea;<br />

• investire primariamente in early-stage, development o expansion<br />

capital e preferibilmente in PMI ad alto contenuto tecnologico;<br />

• essere indipendente e gestito da un team manageriale con elevate<br />

competenze professionali;<br />

• fornire un rendimento in linea con quelli del mercato del private<br />

equity;<br />

• essere finanziato principalmente da investitori privati, limitando la<br />

quota dell’investimento pubblico (compreso quello del FEI) a non eccedere<br />

il 50% del capitale totale.<br />

58<br />

Competitiveness and Innovation Framework Programme (per conto <strong>della</strong><br />

Commissione Europea)<br />

Per conto <strong>della</strong> Commissione Europea e nel contesto del Programma Quadro<br />

per la Competitività e l’Innovazione 2007-2013 (CIP), il FEI gestisce il programma<br />

GIF (High Growth and Innovative SME Facility), finalizzato agli investimenti<br />

in capitale di rischio e costituito da due linee (GIF1 e GIF2). L’obiettivo<br />

del GIF è quello di migliorare l’accesso al credito e al capitale di rischio per<br />

le PMI in Europa. Il programma intende promuovere, per il periodo 2007-2013,<br />

gli investimenti in nuovi fondi di capitale di rischio specializzati nell’early stage<br />

e nelle fasi di expansion. Più di un miliardo di euro sono destinati alla misura.<br />

Al momento sono stati avviati 16 deal per oltre 174 milioni di euro, prevalentemente<br />

in paesi dell’Europa dell’Ovest.<br />

Nello specifico:<br />

• GIF1 si propone di sostenere le fasi iniziali (seed e start-up) del<br />

ciclo di vita delle imprese, investendo in fondi specializzati di capitale<br />

di rischio (fondi di early stage, fondi specializzati in determinati settori,<br />

o legati agli incubatori). Si ammette anche il co-investimento in fondi e<br />

veicoli di investimento promossi da business angels.


Capitolo 5<br />

• GIF2 si propone di sostenere le fasi di crescita (expansion) delle<br />

imprese, investendo in fondi specializzati di capitale di rischio.<br />

Figura 5.2 Competitiveness and Innovation Framework Programme.<br />

Aree di investimento<br />

Deals completati<br />

ad oggi<br />

Paesi che rientrano<br />

nel programma<br />

FONDI CON CUI SONO<br />

FONDI<br />

STATI<br />

CON<br />

STIPULATI<br />

CUI SONO<br />

I DEALS<br />

STATI STIPULATI DEALS<br />

Inventure Fund Ky (ex Holtron)<br />

Dritte SHS Technologie GmbH & Co.KG<br />

Pinova Fund I<br />

Fountain Healthcare Partners Fund I<br />

Albuquerque FCR<br />

Chalmers Innovation Fund<br />

Pentech Fund II<br />

UMIP-MTI TTA Fund<br />

360 Capital One<br />

Baltcap Private Equity Fund<br />

Capricorn Cleantech Fund<br />

Serena Capital<br />

WHEB Ventures Private Equity Fund II<br />

Bullnet Capital II<br />

Cape Regione Siciliana<br />

Demeter II<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Mezzanine Facility<br />

A partire da Dicembre 2008 la BEI ha approvato il mandato Mezzanine Facility<br />

for Growth (2009-2012), chiedendo al FEI di investire 1 miliardo di euro in<br />

fondi ibridi di debito/equity nei successivi tre anni. Lo scopo dello schema è<br />

quello di colmare il gap finanziario delle PMI fornendo strumenti ibridi di debito/equity<br />

a beneficio sia di PMI europee che presentano un posizionamento<br />

di mercato forte e buone prospettive di crescita, sia di imprese high-tech durante<br />

la fase di espansione. Dall’aprile 2009 è stato siglato un committment di<br />

160 milioni di euro in 4 fondi.<br />

Il FEI è diventato il punto di riferimento principale per il mercato del venture<br />

capital/private equity in Europa grazie all’esperienza acquisita negli anni e<br />

all’ampiezza del portafoglio di fondi in cui investe (299), che gli consente di<br />

diversificare gli investimenti in diversi settori ed investment stage. Il portafoglio<br />

di fondi in cui il FEI investe è focalizzato per oltre il 40% sulle fasi seed e startup<br />

ed è geograficamente diversificato, tanto da coprire i paesi dell’Unione<br />

59


Fondazione Rosselli<br />

Europea, i paesi candidati e l’area EFTA. I paesi su cui si è focalizzata prevalentemente<br />

l’attività di venture capital sono la Gran Bretagna e la Francia,<br />

seguiti dalla Germania, dalla Spagna e dall’Italia.<br />

Figura 5.3<br />

Focus degli investimenti effettuati dal FEI<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Su un totale di 3.535 milioni di euro di capitale investito fino al 2008, il 56%<br />

è stato destinato all’attività di venture capital (1.996 milioni di euro), mentre<br />

il 33,7% al lower Mid Market ed un restante 10,8% all’investimento in fondi di<br />

fondi.<br />

Tabella 5.2<br />

Distribuzione delle risorse FEI in base alla tipologia di investimento.<br />

60<br />

Tipologia d’investimento<br />

Capitale investito fino al 2008 [mln di euro]<br />

VC (dalla fase Seed all’Expansion Capital) 1.996 (56,5%)<br />

Lower Mid-Market<br />

(Growth, Small Cap, Mid-Market)<br />

1.189 (33,7%)<br />

Fondo di fondi/ Mandati speciali 381 (10,8%)<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Nel 2008 il FEI ha investito, per un totale di 409 milioni di euro, in 30 fondi e 2<br />

fondi di fondi. Nel 2007 erano stati effettuati investimenti in 33 fondi per 521<br />

milioni di euro, mentre il picco degli investimenti si è registrato nell’anno 2006<br />

(688 milioni di euro in 34 fondi). L’anno 2005 riporta invece un totale di 368<br />

milioni di euro investiti su 21 fondi (Figura 5.4).


Figura 5.4<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Risorse investite [mln EUR]<br />

Trend sulle risorse ed il numero di investimenti effettuati dal FEI<br />

2005 2006 2007 2008<br />

Capitolo 5<br />

Risorse investite [mln EUR]<br />

Numero investimenti<br />

800<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

2005 2006 2007 2008<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

2005 2006 2007 2008<br />

Fonte: FEI (2008) Numero investimenti<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

Per quanto riguarda la distribuzione degli investimenti tra i settori, la maggioranza<br />

15 degli investimenti non ha una specificazione settoriale ed high-tech<br />

20<br />

10<br />

(41%). Buona parte dell’attenzione del FEI è tuttavia rivolta al settori ICT e<br />

5<br />

delle<br />

0<br />

Scienze <strong>della</strong> Vita. Il FEI continua inoltre ad investire nel nuovo settore<br />

2005 2006 2007 2008<br />

del Clean Tech.<br />

Tabella 5.3<br />

Capitale investito dal FEI su base settoriale<br />

Settore<br />

Capitale investito fino al 2008 [in migliaia di euro]<br />

Clean Tech 38 (1,1%)<br />

Scienze <strong>della</strong> vita 484 (13,7%)<br />

ICT 721 (20,4%)<br />

ICT- Scienze <strong>della</strong> vita 843 (23,8%)<br />

Generalista (non high-tech) 1450 (41%)<br />

61<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Nell’ambito dell’attività di equity, sono stati costituiti fondi a matrice pubblico-privata<br />

nella forma di fondi di fondi. <strong>Le</strong> iniziative attivate al 2009 sono:<br />

ERP-EIF Dachfonds in Germania, NEOTEC in Spagna, iVCi in Turchia, PVCi<br />

in Portogallo. Tra le iniziative di investimento multi-country e specifiche di<br />

un settore, si possono citare Dahlia in Francia e GEEREF per la protezione<br />

ambientale nei mercati emergenti. Nella tabella 5.4 si riporta brevemente<br />

la descrizione dell’iniziativa e l’ammontare di capitale per ciascun fondo di<br />

fondi.


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 5.4<br />

Risorse investite nei fondi di fondi di partner terzi<br />

Descrizione dell’iniziativa<br />

ERP Dachfonds<br />

Nato nel gennaio del 2004 si tratta di un fondo di fondi da 500<br />

milioni di euro che investe in fondi di venture capital focalizzati a<br />

loro volta su PMI high-tech prevalentemente tedesche nelle fasi<br />

di seed/early stage ed expansion. L’investimento tra FEI e ERP,<br />

una struttura facente capo al Ministero dell’economia e <strong>della</strong> Tecnologia<br />

tedesco (BMWi) è paritetico (50/50). La durata del fondo<br />

di fondi è di 15 anni ed ha un periodo di investimento di 5 anni+1<br />

anno di grace period. Al 31 dicembre 2009 la facility ha investito un<br />

totale di 421 milioni di euro in 16 fondi di venture capital prevalentemente<br />

specializzati nei settori ICT, scienze <strong>della</strong> vita e clean tech.<br />

Sono state raccolte risorse private per oltre 1,7 miliardi di euro. I<br />

fondi di venture capital in cui la facility investe non devono avere<br />

una quota di capitale sottoscritta dall’operatore pubblico (inclusa<br />

quella del FEI) superiore al 50%.<br />

Il FEI è responsabile <strong>della</strong> gestione del fondo.<br />

NEOTEC<br />

Neotec è un fondo di fondi spagnolo sponsorizzato dal FEI e dal<br />

CDTI (Centro para el Desarrollo Tecnológico Industrial), l’ufficio di<br />

trasferimento tecnologico del Ministero Spagnolo dell’Industria,<br />

del Turismo e del Commercio. La raccolta delle risorse finalizzate<br />

alla creazione del fondo di fondi si chiude nel 2006, per un totale<br />

di 183 milioni di euro. Il FEI investe 50 milioni di euro e detiene una<br />

quota di capitale pari al 25%. Accanto al ministero spagnolo, gli<br />

altri investitori sono prevalentemente imprese blue-chip spagnole.<br />

Il fondo si rivolge in prevalenza a fondi di venture capital spagnoli<br />

focalizzati sui settori high-tech (ICT, biotech, cleantech, scienze<br />

<strong>della</strong> vita).<br />

Il FEI è responsabile <strong>della</strong> gestione del fondo attraverso un team<br />

in loco a Madrid.<br />

62<br />

iVCi<br />

Instanbul Venture Capital Initiative è un fondo di fondi turco di 160<br />

milioni di euro. Gli sponsor sono il FEI (50 milioni di euro), TTGV-<br />

Technology Foundation of Turkey (40 milioni di euro), KOSGEB,<br />

l’associazione turca per le PMI (50 milioni di euro), TKB (10 milioni<br />

di euro), NBG Group (5 milioni di euro) e Garanti Bank (5 milioni di<br />

euro). Il fondo di fondi investe in fondi di venture capital turchi che<br />

hanno un focus generalista.<br />

PVCi<br />

PVCi è il fondo di fondi creato dal FEI insieme a istituzioni finanziarie<br />

private, enti pubblici e fondazioni che investe in fondi di venture<br />

capital /private equity portoghesi o internazionali operanti prevalentemente<br />

nei settori ICT, scienze <strong>della</strong> vita, tecnologie ambientali<br />

ed energetiche e che investono in medie imprese portoghesi nelle<br />

fasi di start-up, sviluppo, expansion capital e buyout. L’obiettivo è<br />

quello di facilitare l’entrata di investitori portoghesi nei fondi di venture<br />

capital e di raggiungere ottimi livelli di IRR per gli investitori. Il<br />

fondo di fondi è di 111 milioni di euro: il FEI detiene il 15%, il settore<br />

pubblico portoghese il 25% mentre i privati (banche ed imprese) il<br />

restante 60%. Il FEI è responsabile <strong>della</strong> gestione del fondo.


Capitolo 5<br />

Dahlia<br />

Dahlia è un’iniziativa congiunta tra FEI e Natixis Private Equity<br />

(NPE). Sia il FEI che Natixis hanno investito 75 milioni di euro di<br />

equity in Dahlia. Natixis ha inoltre sottoscritto titoli di debito e garanzie<br />

per 150 milioni di euro. Si tratta quindi di un fondo di fondi<br />

di 300 milioni di euro con un focus generalista e paneuropeo. Lo<br />

schema di ripartizione dei profitti e delle perdite è di tipo pari passu.<br />

Alla fine del 2009 Dahlia ha impegnato 193 milioni di euro.<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

5.2.2 Attività di garanzia e credit enhancement<br />

Oltre all’attività di equity, il FEI svolge anche attività di garanzia e di credit<br />

enhancement, collaborando con un’ampia gamma di intermediari finanziari,<br />

quali banche, fondi di garanzia, consorzi fidi, banche pubbliche e banche di<br />

micro-credito. <strong>Le</strong> operazioni di credit enhancement sono rivolte prevalentemente<br />

a sostenere operazioni di finanza strutturata che vedono coinvolte le<br />

PMI europee. In tali transazioni il FEI garantisce tranches di capitale senior<br />

o mezzanino, tipicamente con un rating equivalente a BB/Ba2. <strong>Le</strong> garanzie<br />

sono corrisposte in diverse forme (garanzie bilaterali, swaps, credit default<br />

swaps etc.). <strong>Le</strong> istituzioni finanziarie che ottengono la garanzia del FEI possono<br />

applicare agli asset cartolarizzati un risk-weighting dello 0%. Il FEI ha<br />

partecipato a due operazioni di cartolarizzazione con risorse proprie in Europa<br />

dell’Est (ProCredit Bulgaria e Opportunity Eastern Europe) per un totale<br />

di 90 milioni di euro (al 31/12/2008). Il FEI elargisce anche garanzie /contro<br />

garanzie per portafogli di micro-crediti, prestiti o leasing per le PMI oggetto<br />

dei programmi conferitigli in gestione dalla Commissione Europea. Il mercato<br />

delle cartolarizzazioni per le PMI a partire dal 2007 è però crollato ed il FEI sta<br />

rivedendo la sua posizione come garante, nella direzione <strong>della</strong> creazione di<br />

partnerships con gli arranger per club deals, operazioni di cartolarizzazione<br />

nell’Europa del Sud e nell’Est Europa ed un partenariato con la BEI per la distribuzione<br />

del rischio. Nell’ambito del programma CIP, è stata inoltre avviata<br />

una linea finalizzata alla emissione di garanzie per le PMI e fino ad ora sono<br />

stati siglati accordi con 19 istituzioni finanziarie per oltre 3,5 miliardi di euro.<br />

63


Fondazione Rosselli<br />

5.2.3 Attività di gestione di specifiche iniziative UE<br />

64<br />

Tra le attività eseguite per conto <strong>della</strong> Commissione Europea, il FEI gestisce<br />

il programma JEREMIE (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises).<br />

JEREMIE fu lanciato nel 2005 dalla Commissione Europea (DG<br />

Regio) prevalentemente allo scopo di ottimizzare l’uso dei fondi strutturali 2<br />

a sostegno delle piccole e medie imprese europee, attraverso soluzioni e<br />

prodotti di ingegneria finanziaria quali le partecipazioni al capitale d’impresa,<br />

prestiti o garanzie disponibili tramite un Fondo di partecipazione a carattere<br />

rotativo. JEREMIE combina risorse <strong>della</strong> Commissione Europea, del FEI, <strong>della</strong><br />

BEI, delle autorità pubbliche nazionali e regionali e di istituti finanziari internazionali.<br />

JEREMIE si propone, da un lato, di individuare le tipologie di finanziamento<br />

maggiormente carenti rispetto ai bisogni contingenti delle imprese<br />

europee (microcredito, capitale di rischio, prestiti, garanzie e nuove forme di<br />

finanziamento) e dall’altro, di facilitarne l’accesso da parte delle PMI.<br />

Il programma prevede che nel periodo di programmazione 2007-2013,<br />

nell’ambito del Fondo Europeo per lo Sviluppo <strong>Regionale</strong> (FESR), le autorità<br />

di programmazione e di gestione (regionali o statali) abbiano l’opportunità,<br />

su base facoltativa, di trasformare parte delle risorse ricevute in strumenti finanziari<br />

quali fondi di garanzia, fondi di capitale di rischio e microcrediti. Tali<br />

risorse sono allocate in un Fondo di Partecipazione (Holding Fund). I contributi<br />

dei Fondi Strutturali al Fondo di Partecipazione devono essere investiti a<br />

sostegno delle PMI entro l’anno 2015. Nell’arco temporale di operatività del<br />

Fondo è possibile ridistribuire le risorse in modo flessibile da uno strumento<br />

finanziario all’altro in funzione <strong>della</strong> domanda. Il Fondo di Partecipazione è di<br />

tipo rotativo, alimentato dai rimborsi effettuati dagli intermediari finanziari, che<br />

vengono successivamente reinvestiti nelle PMI. Rispetto al semplice utilizzo<br />

delle sovvenzioni a fondo perduto, i Fondi strutturali europei forniscono alle<br />

PMI, con questa modalità, un sostegno continuo e duraturo nel tempo.<br />

Il Fondo di partecipazione può stabilire rapporti di partenariato con diversi tipi<br />

di istituzioni finanziarie locali per le PMI: operatori finanziari, fondi di capitali di<br />

rischio, fondi di prestiti, società per il trasferimento tecnologico, erogatori di<br />

microfinanza, banche e fondi di garanzia. La gestione del Fondo di Partecipazione<br />

può essere assegnata al FEI o ad altre istituzioni finanziarie tramite gara<br />

d’appalto ai sensi <strong>della</strong> normativa applicabile ai Fondi strutturali dell’UE (Re-<br />

2 I Fondi Strutturali mirano a realizzare la coesione economica e sociale di tutte le regioni dell’Unione<br />

Europea e a ridurre il divario tra le aree più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo. I finanziamenti<br />

concessi dai Fondi Strutturali sono sovvenzioni non rimborsabili, in quanto il co-finanziamento<br />

europeo è reso disponibile per i progetti di sviluppo che soddisfano le priorità, nazionali o regionali,<br />

sulle quali gli Stati membri e la Commissione Europea hanno raggiunto un accordo. Sono Fondi<br />

Strutturali: il FSE (Fondo Sociale Europeo), il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo <strong>Regionale</strong>), il FEA-<br />

OG (Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia), lo SFOP (Strumento Finanziario di Orientamento<br />

alla Pesca). In particolare, il FESR mira a finanziare investimenti produttivi che rendano<br />

possibile la creazione o il mantenimento dell’occupazione, le iniziative di sviluppo locale, le attività<br />

di piccole e medie imprese e, soprattutto, gli interventi infrastrutturali e tecnologici in diversi settori.


Capitolo 5<br />

golamento CE 1083/2006 e Regolamento di attuazione 1828/2006). In quelle<br />

regioni in cui l’iniziativa JEREMIE è gestita da un altro organismo, il FEI può<br />

svolgere un ruolo di assistenza, consulenza ed intermediazione presso gli<br />

istituti finanziari accreditati all’emissione dei finanziamenti.<br />

Figura 5.5<br />

Il meccanismo di funzionamento del programma JEREMIE<br />

Comitato di<br />

investimento<br />

(Organo<br />

Fondi strutturali<br />

(FESR e FSE)<br />

Contributi<br />

nazionali (cofinanziamento)<br />

Finanziamento di<br />

terzi (facoltativo)<br />

Fondo di partecipazione<br />

Portafoglio di strumenti<br />

specifici indirizzati a<br />

soddisfare i bisogni di<br />

capitale degli Stati<br />

membri per le PMI<br />

Intermediari<br />

finanziari (Banche,<br />

capitale di rischio,<br />

istituzioni che<br />

offrono garanzie)<br />

PMI<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Tabella 5.5<br />

L’offerta di prodotti JEREMIE<br />

Equity<br />

PMI in fase di start-up PMI in fase iniziale PMI in espansione<br />

Capitale di rischio<br />

Microcredito/ Prestiti globali o subordinati<br />

Prestiti<br />

Garanzie<br />

Quasi equity Prestiti partecipativi Prestiti mezzanini<br />

Finanziamento per il<br />

Altri strumenti<br />

trasferimento tecnologico<br />

Business Angels<br />

65<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

Il programma JEREMIE attualmente ha formalizzato la cooperazione con diversi<br />

Stati Membri. Al termine del 2008 sono stati sottoscritti accordi nell’ambito<br />

del programma per un totale di 704 milioni di euro. Nel corso del 2008<br />

sono stati siglati accordi con la Romania (100 milioni di euro), la <strong>Le</strong>ttonia<br />

(183 milioni di euro), la Lituania (80 milioni di euro) e la Slovenia (121 milioni<br />

di euro) e con due regioni, il Languedoc-Roussillon (30 milioni di euro) e la<br />

<strong>Campania</strong> (90 milioni di euro). La Figura 5.6 mette in evidenza gli accordi fino<br />

ad oggi siglati.


Fondazione Rosselli<br />

Figura 5.6<br />

Accordi di finanziamento JEREMIE firmati<br />

Fonte: FEI (2008)<br />

5.3 Evidenze internazionali di interazione pubblico-privata<br />

a sostegno del capitale di rischio<br />

66<br />

La creazione di fondi e/o di fondi di fondi di venture capital a capitale misto<br />

(pubblico-privato) risponde all’esigenza di colmare l’equity gap per quelle<br />

specifiche tipologie di imprese e/o stadi di sviluppo che ne sono le vittime<br />

principali. Tali interventi sono tipicamente di natura temporanea, operano in<br />

linea con i meccanismi di mercato e la gestione viene affidata a gestori privati.<br />

<strong>Le</strong> iniziative sviluppate a livello europeo sono numerose ed eterogenee ed<br />

una ricognizione esaustiva va al di là degli obiettivi del capitolo. Per questo<br />

motivo, sono stati selezionati alcuni esempi di compartecipazione finanziaria<br />

tra pubblico e privato di matrice internazionale, nazionale e regionale in Europa.<br />

La selezione dei casi è stata guidata dai seguenti requisiti:<br />

• presenza di una struttura mista (pubblico-privata) <strong>della</strong> facility;<br />

• forma tecnica di fondi di fondi o fondi di venture capital;<br />

• focus rivolto a PMI, per lo più operanti nei settori ad alta tecnologia,


Capitolo 5<br />

nelle fasi di early stage, start-up, development (con l’eccezione del<br />

fondo iVCi che si sta inizialmente focalizzando sul segmento mid-cap);<br />

• presenza di un track record sufficiente e disponibilità di dati ed informazioni.<br />

I casi internazionali che, sulla base dei criteri sopra riportati, sono stati analizzati<br />

sono i seguenti:<br />

• iVCi (Turchia);<br />

• ERP-EIF Dachfonds (Germania);<br />

• Vaekstfonden (Danimarca);<br />

• Seed & Venture Capital Programme (Irlanda);<br />

• TechnoPartner Seed Facility (Olanda);<br />

• High Tech Fund of Funds (UK);<br />

• Enterprise Capital Funds (UK);<br />

• Regional Venture Capital Funds (UK).<br />

I fondi elencati rappresentano una serie di esperienze internazionali, che<br />

hanno matrici diverse: due di questi programmi (ERP-EIF Dachfonds e iVCi)<br />

sono co-finanziati dal FEI, che interagisce con altri soggetti pubblici e privati<br />

nazionali, i Regional Venture Capital Funds sono fondi di carattere regionale,<br />

mentre tutti gli altri presentano un profilo nazionale.<br />

La comparazione internazionale è stata effettuata esaminando, per ciascun<br />

fondo, le seguenti macro-aree:<br />

• Natura e caratteristiche dello strumento di intervento. Vengono esaminate<br />

la natura dell’iniziativa (fondo di venture capital o fondo di fondi),<br />

le caratteristiche principali (stanziamento, durata, dimensione), le<br />

imprese target ed il focus settoriale, dimensionale, geografico. Sono<br />

inoltre presentati, laddove dichiarati, i risultati conseguiti in termini di<br />

numero di investimenti effettuati, risorse investite ed effetto leva delle<br />

risorse pubbliche.<br />

• Soggetto gestore. La descrizione del soggetto gestore è fondamentale<br />

per comprendere quali sono le caratteristiche che il promotore di<br />

ciascuna iniziativa, generalmente l’ente pubblico, ha ricercato nel soggetto<br />

a cui ha affidato il compito di gestire le risorse pubbliche messe<br />

a disposizione per il fondo. Vengono quindi raccolte informazioni sulla<br />

storia, dimensione (numero di dipendenti, presenza territoriale, divisioni,<br />

numero e tipologia di fondi amministrati, ammontare di capitale<br />

gestito, numero di investimenti effettuati) e tipologia di strumenti di<br />

intervento implementata dai soggetti gestori. Un ulteriore aspetto indagato<br />

riguarda la composizione e le competenze del management<br />

67


Fondazione Rosselli<br />

team ed i modelli di remunerazione applicati (management fees).<br />

• Ruolo del soggetto pubblico. Un altro elemento che riveste notevole<br />

importanza riguarda la valutazione dell’ingerenza del soggetto<br />

pubblico rispetto alla gestione del fondo, così come il comportamento<br />

che esso assume in relazione alle possibili evoluzioni del rendimento<br />

relativo all’investimento effettuato. Anche se il fondo è gestito da un<br />

soggetto terzo, l’ente pubblico promotore può imprimere un indirizzo<br />

alle strategie di investimento del fondo per esempio imponendo<br />

vincoli contrattuali ben precisi (es. che il fondo si impegni a investire<br />

in start-up innovative localizzate in una certa zona, che gli investitori<br />

siano partner locali o di rinomata fama ecc.). In alcuni casi sono istituiti<br />

dei Comitati di Investimento che garantiscono l’autonomia nella<br />

gestione dei fondi. Accanto a questo aspetto sono analizzati gli schemi<br />

di distribuzione degli utili e di allocazione delle perdite tra soggetti<br />

pubblici e soggetti privati, secondo le modalità esplicitate nel capitolo<br />

precedente.<br />

68<br />

<strong>Le</strong> Tabelle 5.6 e 5.7 riportano sinteticamente i tratti principali delle dimensioni<br />

analizzate, mentre nei paragrafi successivi ciascuna iniziativa è descritta<br />

in dettaglio. Gli strumenti di intervento selezionati hanno la forma tecnica di<br />

fondi di fondi, oppure di fondi di seed e venture capital. Il primo modello tipicamente<br />

prevede l’esistenza di un fondo dotato di risorse pubbliche e private,<br />

che investe in fondi di venture capital esistenti, anche in co-investimento con<br />

altri operatori sul mercato. Il secondo modello prevede invece la presenza<br />

di un fondo di venture capital che effettua investimenti diretti nel capitale di<br />

rischio delle imprese. Il fondo può essere dotato di risorse di matrice interamente<br />

pubblica o mista (pubblico/privata). Rientrano nel modello dei fondi<br />

di fondi le seguenti iniziative: ERP-EIF Dachfonds, Instanbul Venture Capital<br />

Iniziative (iVCi), TechnoPartner Seed Capital, UK High Technology Fund, Seed<br />

and Venture Capital Programme e marginalmente Vaekstfonden. Al secondo<br />

modello, di intervento diretto nel capitale di rischio delle imprese, sono invece<br />

riconducibili le iniziative: Vaekstfonden, Enterprise Capital Funds ed i Regional<br />

Venture Capital Funds.<br />

Come si può facilmente notare vi è un’estrema diversificazione nelle date di<br />

avvio di queste iniziative: la più datata è Vaekstfonden nel 1992, mentre la più<br />

recente è iVCi. I fondi hanno una durata che si attesta intorno ai 10-12 anni.<br />

Il fondo Vaekstfonden è invece un fondo evergreen, che non ha quindi una<br />

durata prefissata. Anche la dimensione dei fondi o dei fondi di fondi varia a<br />

seconda dell’iniziativa, ma non scende al di sotto dei 160 milioni di euro, con<br />

apporti pubblici che vanno dal 50% fino a quasi il 100%. Una certa eterogeneità<br />

è presente anche nella dimensione degli investimenti: per il Vaekstfonden la<br />

dimensione media degli investimenti diretti è compresa tra i 3 ed i 5 milioni di


Capitolo 5<br />

euro, per Enterprise Capital Funds non si può eccedere la soglia di 2 milioni<br />

di sterline, mentre per i RVCFs si ha un limite massimo di 500.000 sterline a<br />

deal. Per quanto riguarda gli investimenti in fondi di venture capital, ERP-EIF<br />

Dachfonds può investire tra i 4 e i 40 milioni di euro a fondo, TechnoPartner<br />

Seed tra 1,2 e 8 milioni di euro, il Vaekstfonden tra i 5 ed i 10 milioni di euro. La<br />

durata dell’investimento si attesta in quasi tutte le iniziative sui 5 anni.<br />

Maggiore omogeneità è presente sulle caratteristiche dei beneficiari a cui le<br />

iniziative sono rivolte. In tutti i casi infatti gli investimenti sono rivolti o direttamente<br />

a piccole e medie imprese nelle prime fasi del loro ciclo di vita o<br />

indirettamente a fondi che investono in piccole e medie imprese start-up. La<br />

maggior parte delle iniziative si rivolge a settori tecnologicamente avanzati,<br />

sebbene questo non sia un vincolo; sono esclusi inoltre principalmente i settori<br />

non autorizzati dalla normativa comunitaria.<br />

Dopo aver introdotto le caratteristiche di ciascuna iniziativa, è opportuno fornire<br />

un quadro dei soggetti gestori, che hanno la responsabilità delle decisioni<br />

di investimento e dell’amministrazione degli strumenti stessi. La gestione del<br />

fondo può essere delegata ad una struttura privata, oppure rimanere in mano<br />

pubblica ma essere parzialmente svolta dai soggetti privati, attraverso per<br />

esempio l’istituzione di un Comitato di Investimento indipendente. I Comitati<br />

di Investimento sono composti da professionisti e manager dotati di particolari<br />

competenze e professionalità. A seconda dei casi l’influenza dell’amministrazione<br />

pubblica sul soggetto gestore può essere più o meno accentuata.<br />

Delle iniziative analizzate due, ERP-EIF Dachfonds e iVCi, si rivolgono al FEI<br />

per la gestione del fondo; le altre iniziative hanno invece previsto l’affidamento<br />

<strong>della</strong> gestione ad una società, già esistente o costituita contestualmente<br />

all’avvio dell’iniziativa, interamente partecipata dal governo. L’unica eccezione<br />

è rappresentata da UK High-Technology Fund, che fu gestita da una società<br />

privata ma che tuttora, per la fase di disinvestimento, è coordinata da<br />

un ente governativo.<br />

In entrambi i modelli (intervento diretto o fondo di fondi) la partecipazione<br />

pubblica di norma impone agli investitori del fondo alcuni vincoli legati ai requisiti<br />

che devono avere i fondi o le imprese target in cui la facility potrà investire.<br />

Il vincolo principale che le iniziative analizzate devono rispettare riguarda<br />

il focus dell’investimento, che è prevalentemente rivolto alle PMI nei primi stadi<br />

del loro ciclo di vita. Pochi sono invece i vincoli di natura settoriale. Inoltre<br />

tutti i programmi si rivolgono ad imprese localizzate o con una forte attività nel<br />

territorio nazionale di riferimento, ad eccezione dei Regional Venture Capital<br />

Funds che hanno un focus regionale. Una maggiore eterogeneità è presente<br />

nei limiti imposti alla dimensione dell’investimento e alla quota di risorse conferite<br />

dal soggetto pubblico. Per esempio iVCi non può effettuare investimenti<br />

che superano il 20% <strong>della</strong> dimensione del fondo (quota che è pari al 50% per<br />

69


Fondazione Rosselli<br />

70<br />

TechnoPartner Seed Capital e Seed and Venture Capital programme). I fondi<br />

in cui il programma ERP-EIF Dachfonds investe non devono essere partecipati<br />

dal soggetto pubblico per oltre il 50%, mentre per Vaekstfonden il governo<br />

danese non può investire direttamente più del 25% del capitale sociale<br />

dell’impresa e per gli investimenti nei fondi la partecipazione pubblica non<br />

può superare i 2/3 del valore complessivo del fondo.<br />

Una delle principali criticità per i promotori delle iniziative pubblico-private risiede<br />

nella selezione dei manager dei fondi. Nel settore privato, per far collimare<br />

gli interessi dei soci con quelli dei manager, i compensi di questi ultimi<br />

sono parzialmente indicizzati rispetto ai risultati del fondo, secondo schemi di<br />

carried interest e management fees in percentuale del capitale investito. <strong>Le</strong><br />

management fees consistono in una percentuale (generalmente compresa<br />

tra 1,5% e 2,5%) del capitale raccolto dai limited partners che viene pagata<br />

annualmente ai general partners. Il carried interest è generalmente calcolato<br />

come percentuale fissa (generalmente il 20%) sui profitti ottenuti dal fondo.<br />

Nei fondi selezionati le management fees, laddove esistono, risultano in linea<br />

con quelle applicate dagli operatori privati.<br />

Poiché tipicamente le iniziative promosse da un soggetto pubblico sono indirizzate<br />

a fasi di investimento meno remunerative (seed ed early stage), se<br />

si mantenessero gli stessi schemi di distribuzione dei profitti e delle perdite<br />

applicati al settore privato, si otterrebbe un effetto disincentivante per gli investitori<br />

privati. Per questo motivo il pubblico ha concesso ai privati agevolazioni<br />

volte o a garantirlo su parte delle perdite e su un rendimento minimo o a riconoscergli<br />

rendimenti addizionali a fronte di buone performance di gestione.<br />

Dall’analisi effettuata emerge che delle otto iniziative analizzate, tre prevedono<br />

un rapporto paritetico nella distribuzione dei profitti e nell’allocazione delle<br />

perdite tra soggetti pubblici e soggetti privati. <strong>Le</strong> altre cinque adottano invece<br />

schemi di alterazione dei ritorni economici che vanno a garantire ai soggetti<br />

privati profitti maggiori e di downside protection. Lo UK High-Techology Fund<br />

ed i Regional Venture Capital Funds prevedono un rendimento minimo garantito<br />

del 10% ai privati, superato il quale anche il pubblico riceve un rendimento.<br />

Per Vaekstfonden gli investitori privati ottengono 1/3 dei rendimenti e il<br />

soggetto pubblico una percentuale fissa. TechnoPartner Seed Capital adotta<br />

invece uno schema di “flexible payback” e Enterprise Capital Funds prevede<br />

un rendimento fisso e prioritario conferito al soggetto pubblico, equivalente<br />

all’interesse applicato sui fondi messi a disposizione (il tasso applicato è del<br />

4,5%). Una volta raggiunta tale soglia, gli utili sono distribuiti secondo uno<br />

schema pari passu.


Capitolo 5<br />

5.3.1 Instanbul Venture Capital Iniziative (iVCi)<br />

Nato nel novembre 2007, Instanbul Venture Capital Initiative (iVCi) è il primo<br />

fondo di fondi dedicato creato in Turchia. Il fondo, gestito dal Fondo Europeo<br />

degli Investimenti, è finalizzato a sostenere lo sviluppo del capitale di rischio<br />

in Turchia. Il fondo investe direttamente o in cooperazione con altri investitori<br />

(con un’esperienza ed una reputazione consolidata) in fondi di venture capital<br />

che operano o intendono operare sul mercato turco. Essendo il mercato<br />

del capitale di rischio turco ancora largamente sottosviluppato, al fondo non<br />

sono imposte limitazioni nei fondi in cui va ad investire (tranne alcuni vincoli di<br />

natura settoriale: non può investire nei settori dell’industria del tabacco, delle<br />

armi, del gioco d’azzardo e <strong>della</strong> clonazione umana).<br />

Tipicamente l’oggetto dell’investimento sono fondi di natura generalista, operanti<br />

nel mercato del mid-cap. iVCi investe e co-investe principalmente in tre<br />

tipologie di fondi:<br />

• “First time funds”, ovvero fondi che sono gestiti da team senza un<br />

precedente track record nella gestione di un fondo di venture capital.<br />

• “Established funds”, ovvero fondi che sono gestiti da team con un<br />

precedente track record nella gestione di fondi di venture capital ma<br />

senza un’esperienza diretta in Turchia.<br />

• “Experienced funds”, ovvero fondi che sono gestiti da team con<br />

un precedente track record nella gestione di fondi di venture capital<br />

in Turchia.<br />

Il fondo ha una dimensione di 160 milioni di euro ed una durata di 10 anni. Il<br />

first closing (150 milioni di euro) è avvenuto nel novembre 2007, con l’entrata<br />

nel fondo dei principali investitori: Small and Medium Industry Development<br />

Organisation of Turkey (KOSGEB), the Technology Development Foundation<br />

of Turkey (TTGV), the public Development Bank of Turkey (TKB) ed il FEI. Sia<br />

KOSGEB, sia TKB sono soggetti interamente pubblici. TTGV è un ente partecipato<br />

da istituzioni pubbliche e private. In particolare il FEI ha investito 50<br />

milioni (di cui 8 milioni di risorse interne e 42 milioni tramite il Risk Capital Mandate),<br />

TTGV 40 milioni, KOSGEB 50 milioni e TKB 10 milioni. Il final closing si<br />

è avuto agli inizi del 2009, con l’entrata di due soggetti privati: Garanti Bank,<br />

la seconda banca privata più grande del paese e la National Bank of Greece<br />

Group (NBG). Entrambe hanno investito 5 milioni per un totale di 10 milioni.<br />

Per quanto riguarda la gestione operativa del fondo, essa è affidata al FEI.<br />

Il team del FEI è in parte localizzato ad Istanbul, ma si avvale <strong>della</strong> consulenza<br />

e del supporto degli uffici del Lussemburgo (Risk Management, Compliance,<br />

<strong>Le</strong>gal e Accounting) oltre che di professionisti esterni. Il team ha un<br />

background prevalentemente di tipo finanziario. Per quanto riguarda i modelli<br />

di compensazione del team, le management fees sono lo 0,85% del totale del<br />

capitale investito.<br />

71


Fondazione Rosselli<br />

Il FEI si occupa di effettuare lo screening e l’analisi delle proposte di investimento,<br />

ma le strategie di investimento sono fissate da un Comitato d’Investimento,<br />

che è responsabile delle decisioni finali. Il Comitato di Investimento è<br />

costituito da un rappresentante per ogni investitore e da professionisti indipendenti<br />

che provengono dal settore finanziario e corporate. Il processo che<br />

conduce alla decisione di intraprendere un investimento in un fondo è su due<br />

livelli: in primo luogo i fondi vengono valutati sulla base di criteri di merito stringenti<br />

e, una volta selezionati quelli ritenuti idonei, vengono effettuate accurate<br />

due diligence. Il processo si conclude con l’esame da parte del Comitato di<br />

Investimento.<br />

Il periodo di investimento è di 5 anni, e può essere esteso due volte di 1 anno<br />

(1+1). Solitamente sia gli investimenti diretti, sia i co-investimenti nei fondi<br />

devono soddisfare alcuni criteri di base. Per esempio iVCi non può effettuare<br />

singoli investimenti che superino il 20% delle dimensioni complessive del fondo,<br />

a meno che ciò non venga approvato dall’Advisory Board. Ad oggi sono<br />

stati approvati 4 investimenti: 2 in fondi “First Time” per 6 milioni e 2 in fondi<br />

“Experienced” per 15milioni.<br />

Gli investitori sono rappresentati in un Advisory Board (a cui partecipa anche<br />

un membro del FEI) che ha la responsabilità di assicurare il rispetto, da parte<br />

del FEI e del Comitato di Investimento delle strategie e degli obiettivi del<br />

fondo. Inoltre, tale struttura si occupa anche di questioni legate a conflitto di<br />

interessi rese note dal FEI o da parti terze. Per quanto riguarda lo schema di<br />

distribuzione dei profitti e delle perdite, il FEI si colloca allo stesso livello degli<br />

altri investitori (schema pari passu). Il carried interest è del 4% sia per il FEI,<br />

sia per gli altri investitori.<br />

72<br />

5.3.2 ERP-EIF Dachfonds<br />

ERP-EIF Dachfonds è un fondo di fondi che investe in fondi di venture capital<br />

focalizzati su PMI high-tech prevalentemente tedesche nelle fasi di seed/early<br />

stage ed expansion. Marginalmente fornisce risorse finanziarie ai fondi che<br />

assicurano alle imprese ad alta tecnologia i finanziamenti “follow on” per le<br />

successive fasi di sviluppo ed espansione. Sotto il profilo settoriale, la preferenza<br />

cade sulle aree in cui le imprese tedesche sono particolarmente forti,<br />

ossia le tecnologie dell’informazione e <strong>della</strong> comunicazione, le scienze <strong>della</strong><br />

vita, le tecnologie energetiche, comprese le fonti rinnovabili.<br />

Il programma ha avuto avvio nel gennaio 2004 e la sua durata massima è di<br />

15 anni. Il fondo ha una dotazione di risorse pubbliche pari a 500 milioni di<br />

euro, sottoscritte in parti uguali dall’ERP, una struttura facente capo al Ministero<br />

dell’Economia e <strong>della</strong> Tecnologia tedesco (BMWi) e dal FEI. Al momento<br />

sono state raccolte risorse private per oltre 1,7 miliardi di euro.


Capitolo 5<br />

Il FEI è responsabile <strong>della</strong> gestione del fondo. Il team di gestione è composto<br />

da tre professionisti, con background prevalentemente finanziario, che sono<br />

anche responsabili <strong>della</strong> gestione di tutte le attività del FEI in Germania e che<br />

si avvalgono del supporto degli uffici del Lussemburgo (Risk Management,<br />

Compliance, <strong>Le</strong>gal e Accounting). Il FEI accompagna inoltre le fasi di pre<br />

e post investimento fornendo supporto e consulenza ai fondi sottoscritti. <strong>Le</strong><br />

management fees sono allineate con quelle degli operatori di mercato (intorno<br />

al 2%).<br />

Come nel caso del programma turco, il FEI si occupa di valutare le proposte<br />

di investimento, ma le decisioni finali sugli investimenti sono prese da un Comitato<br />

d’Investimento, costituito da un rappresentante per ogni investitore e<br />

da membri esterni indipendenti. Il periodo di investimento è di 5 anni, e può<br />

essere esteso di 1 anno (+1), mentre si prevedono per il disinvestimento 7<br />

anni prolungabili di altri 3 anni. La dimensione dell’investimento può variare in<br />

un range molto ampio, compreso tra i 4 milioni e i 40 milioni di euro per fondo.<br />

I fondi di venture capital in cui il fondo di fondi investe non devono avere una<br />

quota di capitale sottoscritta dall’operatore pubblico (inclusa quella del FEI)<br />

superiore al 50%. Al 31 dicembre 2009 la facility ha investito un totale di 421<br />

milioni di euro in 16 fondi di venture capital, prevalentemente specializzati<br />

nei settori ICT, scienze <strong>della</strong> vita e clean tech. Per quanto riguarda lo schema<br />

di distribuzione dei profitti, così come l’allocazione delle perdite si segue la<br />

logica del pari passu.<br />

5.3.3 Vaekstfonden<br />

Vaekstfonden è un fondo evergreen 3 nato nel 1992 su iniziativa del governo<br />

danese. Il fondo agisce sia nella logica di un fondo di fondi, investendo in fondi<br />

di venture capital operanti sul territorio danese, sia come fondo di venture<br />

capital, effettuando investimenti diretti nel capitale di rischio delle imprese,<br />

anche in partnership con investitori privati. Lo scopo dello strumento è quello<br />

di rafforzare lo sviluppo dell’economia danese, sostenendo finanziariamente<br />

le PMI con un forte potenziale di crescita. Il fondo è indirizzato prioritariamente<br />

alle PMI nelle fasi di early stage e di start-up; tuttavia, data la necessità<br />

di ottenere ritorni economici per garantire le risorse sufficienti ad effettuare<br />

nuovi investimenti, il fondo investe marginalmente anche in imprese in fase di<br />

espansione. Il focus geografico del programma è il territorio danese: il fondo<br />

è infatti autorizzato ad investire in imprese localizzate in Danimarca, in fondi<br />

di venture capital danesi oppure in fondi esteri che investono sul mercato<br />

danese. I settori target sono principalmente quelli tecnologici, inclusi il settore<br />

biotech, delle telecomunicazioni, dell’information technology, delle energie<br />

alternative e <strong>della</strong> tutela dell’ambiente.<br />

73<br />

3 Fondo privo di restrizioni che ne limitano la durata.


Fondazione Rosselli<br />

74<br />

La dotazione iniziale di capitale fornita dal governo danese è stata di circa 300<br />

milioni di euro; in quanto evergreen fund, i gestori del fondo possono riutilizzare<br />

le risorse derivanti dai disinvestimenti per effettuare nuovi investimenti. Si<br />

prevede inoltre la possibilità che la dotazione di capitale fornita dal governo<br />

possa essere ampliata sulla base di specifici progetti di investimento. La facility<br />

gestisce anche strumenti di debito mezzanino e schemi di garanzia. Il<br />

debito mezzanino è tipicamente emesso nella forma di term loan con durate<br />

che arrivano fino ad un massimo di 7 anni; le garanzie sui prestiti sono concesse<br />

per prestiti tra i 10.000 e i 700.000 euro e la garanzia copre fino al 75%<br />

dell’importo.<br />

Per quanto riguarda la gestione operativa, essa è affidata a Vaekstfonden, un<br />

soggetto giuridico esterno partecipato interamente dal governo danese, ma<br />

politicamente indipendente. Il fondo è gestito da due team di investimento.<br />

I salari del management sono in linea con quelli del settore privato ma non<br />

esistono management fees.<br />

Il modello organizzativo <strong>della</strong> società prevede la presenza di un Comitato di<br />

Investimento autonomo che effettua le decisioni di investimento e di un Board<br />

of Directors indipendente, i cui membri sono professionisti provenienti<br />

essenzialmente dal settore privato, che ha la funzione di monitorare l’operato<br />

del fondo e può intervenire anche in merito a decisioni relative ad investimenti<br />

superiori a 1,5 milioni di euro. L’influenza del governo rispetto alla gestione<br />

del fondo è limitata alla definizione delle linee guida e degli obiettivi strategici<br />

del fondo. La dimensione media degli investimenti diretti nel capitale di rischio<br />

delle imprese varia tra i 3 e i 5 milioni di euro, mentre gli investimenti in fondi<br />

di venture capital variano tra i 5 ed i 10 milioni di euro; la durata media degli<br />

investimenti è compresa tra i 5 e gli 8 anni. Il governo danese può investire in<br />

un’impresa una quota non eccedente il 25% del capitale sociale dell’impresa,<br />

mentre per gli investimenti nei fondi la partecipazione pubblica non può superare<br />

i 2/3 del valore complessivo del fondo. Il fondo ha fino ad ora investito<br />

in 20 fondi di venture capital e circa 4.000 imprese (sia attraverso l’attività<br />

diretta, sia attraverso quella di fondo di fondi). Attualmente ha in portafoglio<br />

203 imprese.<br />

Per quanto riguarda la distribuzione dei profitti tra gli investitori, il soggetto<br />

pubblico ottiene una percentuale fissa sui profitti ottenuti, mentre gli investitori<br />

privati ricevono 1/3 dei ritorni sugli investimenti e possono esercitare l’opzione<br />

di buy-out. Si prevede inoltre uno schema di downside protection, in fase conclusiva,<br />

in base al quale le perdite di alcuni fondi di venture capital possono<br />

essere coperte dal soggetto pubblico fino ad un massimo del 50%.


Capitolo 5<br />

5.3.4 TechnoPartner Seed Capital<br />

TechnoPartner Seed Capital è un fondo di fondi, avviato dal governo olandese<br />

(Ministero dell’Economia) nel 2004 con lo scopo di stimolare, catalizzando gli<br />

investimenti privati, il mercato del venture capital nei Paesi Bassi. Il governo<br />

danese è quindi un limited partner del fondo, insieme ad altri investitori privati.<br />

Il fondo investe in fondi chiusi di venture capital focalizzati su imprese olandesi<br />

nella fase di start-up. Pur non essendo presenti vincoli di natura settoriale,<br />

la facility finanzia generalmente i settori high-tech (biotech, nanotech e ICT).<br />

Lo stanziamento di risorse per il fondo da parte del governo olandese è di 24<br />

milioni di euro ogni anno. L’apporto di risorse pubbliche non può eccedere<br />

il 50% del valore totale del fondo. Il fondo ha una durata massima di 12 anni<br />

(di cui 6 anni di disinvestimento). <strong>Le</strong> risorse gestite complessivamente dalla<br />

facility ammontano a 200 milioni di euro (di cui la metà di matrice pubblica).<br />

Il fondo di fondi è gestito da Technopartner, una società partecipata al 100%<br />

dal governo olandese, nata da un’iniziativa congiunta del Ministero dell’Economia<br />

e del Ministero dell’Educazione, <strong>della</strong> Cultura e <strong>della</strong> Scienza. La<br />

società gestisce altri tre programmi oltre a quello analizzato: il “TechnoPartner<br />

Knowledge Exploitation funding programme”, che supporta la costituzione<br />

di imprese knowledge-intensive ed innovative fornendo consulenza tecnica<br />

e finanziamenti pre-seed; un programma per la prestazione di garanzie per<br />

le start-up ed infine il “Business Angel Programme”, che promuove iniziative<br />

finalizzate ad avvicinare le start-up agli investitori informali. Technopartner gestisce<br />

autonomamente il fondo, riportando la propria attività al Ministero attraverso<br />

l’Advisory Committee, organo composto da un massimo di sei membri<br />

più un direttore nominati direttamente dal Ministero con carica di tre anni. La<br />

società conta più di 1.000 impiegati, considerando tutti i dipartimenti (che<br />

sono 6, alcuni si focalizzano sull’innovazione, altri sull’accesso alla finanza, un<br />

altro gestisce il fondo di fondi). Il budget totale per TechnoPartner è stato di 25<br />

milioni di euro nel 2005, che includevano 12 milioni di euro per il programma<br />

Seed Capital e 10 milioni di euro per SKE (Knowledge Exploitation Subsidy<br />

Arrangement). Nel 2006-09 il budget totale è aumentato a 37 milioni di euro<br />

l’anno, inclusi 24 milioni per la facility e 10 milioni per SKE. Il team di gestione<br />

che all’interno di TechnoPartner si occupa del programma è composto da tre<br />

analisti con background finanziario. Il management team non riceve management<br />

fees dal governo, ma il salario viene interamente coperto dai limited<br />

partners.<br />

Il budget previsto per gli investimenti nei fondi di venture capital è stato di 150<br />

milioni di euro tra il 2005 ed il 2008, di cui 40,1 milioni di euro sono già stati<br />

investiti. La durata media degli investimenti è di 5 anni (+5 anni di disinvestimento).<br />

La dimensione media dei fondi in cui si investe è compresa tra 1,2 e 8<br />

milioni di euro. La facility fissa alcuni vincoli legati all’investimento dei fondi di<br />

75


Fondazione Rosselli<br />

venture capital nelle imprese olandesi: questi possono investire nelle singole<br />

imprese fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro e non possono scendere<br />

al di sotto di 100.000 euro. A partire dal 2004 TechnoPartner Seed Facility ha<br />

investito in 22 fondi, che hanno effettuato oltre 100 investimenti negli ultimi<br />

quattro anni; una prima operazione di exit ha avuto esiti positivi generando<br />

utili per 0,5 milioni di euro.<br />

La distribuzione dei profitti tra soggetto pubblico e soggetti privati non è esattamente<br />

paritetica, ma segue uno schema di flexible payback, adottato per<br />

ricompensare il successo; nella prima fase di generazione degli utili, solamente<br />

il 20% dei profitti viene indirizzato al limited partner pubblico, mentre<br />

l’80% è ritenuto dal fondo. Dal momento in cui si recuperano i costi degli investimenti<br />

(e anche Technopartner li ha recuperati), gli utili successivi vengono<br />

nuovamente distribuiti secondo lo schema 80% per i limited partners privati e<br />

20% per i limited partners pubblici. Si prevede inoltre uno schema di downside<br />

protection per gli investitori privati.<br />

5.3.5 Seed and Venture Capital Programme<br />

76<br />

Il Seed e Venture Capital Programme è uno schema che il governo irlandese<br />

(Ministero delle Imprese, del Commercio e dell’Occupazione) ha attivato nel<br />

1994 e che ha visto al suo interno l’avviarsi di successive iniziative coerenti<br />

con i periodi di programmazione comunitari; un primo programma è datato<br />

1994-1999, un secondo 2000-2006, mentre il programma attuale si riferisce al<br />

periodo 2007-2013. Il programma prevede la compartecipazione del soggetto<br />

pubblico a fondi di venture capital privati; il governo irlandese agisce quindi<br />

come co-finanziatore nei confronti di investitori privati, lasciando la gestione<br />

degli investimenti ai general partners dei fondi in cui investe.<br />

L’obiettivo del governo irlandese è rispondere alla domanda di seed e venture<br />

capital delle PMI irlandesi con elevato potenziale di crescita, generando un<br />

effetto leva sulle risorse private. L’ultimo schema (2007-2013) prevede uno<br />

stanziamento da parte del governo irlandese di 175 milioni di euro. Gli investimenti<br />

sono destinati a PMI irlandesi orientate alla crescita nelle prime fasi<br />

del loro ciclo di vita (seed e start-up). I settori su cui il programma si focalizza<br />

sono i settori high-tech, tra cui software, comunicazioni, multimedia, manifatturiero,<br />

scienze <strong>della</strong> vita.<br />

Il programma è gestito da Enterprise Ireland, un’agenzia governativa di sviluppo<br />

irlandese. Enterprise Ireland offre non solo strumenti finanziari, ma anche<br />

servizi di consulenza tecnica alle imprese che affrontano processi di internazionalizzazione<br />

ed innovazione. La società, che comprende tre divisioni e numerose<br />

sedi sia in Irlanda, sia all’estero, conta un organico di 200 professionisti.<br />

Al suo interno il Board of Directors ha la funzione di definire le strategie e<br />

le politiche dell’organizzazione, oltre ad avere la piena autorità sulle decisioni


Capitolo 5<br />

di investimento. I membri del Board sono nominati dal Ministero. E’ presente<br />

inoltre un Investment Portfolio Review Committee, composto da sei membri<br />

con la responsabilità di supervisionare la gestione del portafoglio degli investimenti.<br />

Accanto a questo organo opera un Comitato di Investimento, che è<br />

coinvolto per investimenti di ammontare superiore a 1,25 milioni di euro per<br />

progetti che hanno ricevuto nei precedenti due anni finanziamenti non superiori<br />

a 3,25 milioni di euro.<br />

Il budget di investimento è di 700 milioni di euro per il periodo di operatività del<br />

programma. Esiste un vincolo posto dal soggetto pubblico all’investimento<br />

nei fondi di venture capital, in base al quale l’apporto di risorse pubbliche non<br />

può eccedere il 50% del valore totale del fondo. Inoltre, si fissano dei limiti<br />

agli investimenti dei singoli fondi di venture capital: la dimensione minima<br />

dell’investimento in ogni singola impresa al primo round è di 100.000 euro,<br />

mentre quella massima è di 500.000 euro. La durata <strong>della</strong> fase di investimento<br />

è di 5 anni, mentre la fase di disinvestimento prevede un numero variabile<br />

di anni in base al fondo, ma in genere non eccede i 10 anni. Nella release<br />

attuale, inerente quindi alla programmazione 2007-2013, sono stati creati 7<br />

nuovi fondi ed effettuati 2 investimenti da 2 milioni di euro. Precedentemente<br />

(2002-2006) sono stati effettuati investimenti su 15 fondi e 503 imprese (295<br />

milioni di euro), in cui l’apporto pubblico è stato di 98 milioni di euro di capitale<br />

pubblico elargito. Ad oggi i fondi nei quali il governo irlandese ha investito<br />

hanno reso ritorni per 31,1 milioni di euro e Enterprise Irland ha ridistribuito<br />

la sua quota per effettuare nuovi investimenti. Sia la distribuzione dei profitti<br />

che l’allocazione delle perdite sono gestite in modo paritetico tra soggetto<br />

pubblico e soggetti privati.<br />

5.3.6 I programmi del governo inglese: UK High-Technology<br />

Fund/Regional Venture Capital Funds/ Enterprise Capital Funds<br />

Dal 2000 il governo inglese ha promosso una serie di iniziative a sostegno del<br />

capitale di rischio: UK High-Technology Fund, Regional Venture Capital Funds<br />

ed Enterprise Capital Funds. Dal 2000 il Ministero ha stanziato a favore di<br />

queste iniziative 337,9 milioni di sterline, mentre i capitali privati raccolti sono<br />

stati 438,2 milioni di sterline. Nell’aprile 2008 il Ministero ha creato Capital for<br />

Enterprise, una società interamente controllata dal governo britannico che ha<br />

il compito di gestire i programmi. <strong>Le</strong> risorse gestite da Capital for Enterprise<br />

sono superiori a 1,1 miliardi di sterline e negli anni sono state attratte risorse<br />

private per 2,9 miliardi di sterline. La società è gestita da un <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione<br />

indipendente, costituito da un Presidente, da un Amministratore<br />

Delegato e da quattro membri non esecutivi. Al luglio 2009 l’ente disponeva di<br />

14 impiegati, di cui 5 impegnati sui programmi di venture capital. La struttura<br />

si avvale anche di consulenti specializzati. Il background del management e<br />

77


Fondazione Rosselli<br />

78<br />

dello staff comprende un mix di competenze di finanza e gestione delle politiche<br />

pubbliche. <strong>Le</strong> remunerazioni dello staff sono allineate agli obiettivi del<br />

programma e non alla performance finanziaria dei fondi.<br />

High-Technology Fund è un fondo di fondi, avviato nel 2000 dal Department<br />

of Trade and Industry, che ha investito in fondi mobiliari chiusi i quali, a loro<br />

volta, hanno impiegato i capitali in imprese seed o start-up ad alto contenuto<br />

tecnologico. Tali fondi raccolgono, in qualità di investitori privati, le maggiori<br />

banche inglesi, i fondi pensione e altri investitori istituzionali (nazionali ed<br />

internazionali). La durata del fondo è di 6 anni. L’iniziativa ha previsto uno<br />

stanziamento di 126,1 milioni di sterline (circa 180 milioni di euro), di cui 20<br />

milioni sono stati forniti dal governo inglese e 106 milioni sono stati raccolti<br />

successivamente da 23 investitori istituzionali. Il leverage delle risorse private<br />

è stato di circa 5 a 1.<br />

La gestione operativa del fondo di fondi è stata affidata, nella forma di concessione<br />

governativa, dal Department of Trade and Industry (DTI) a Westport<br />

Ltd sulla base di un’asta competitiva. Westport Private Equity Ltd. è una struttura<br />

privata che ha gestito fondi d’investimento per conto di grandi istituzioni<br />

pubbliche e private. All’epoca <strong>della</strong> gestione del fondo, la società aveva una<br />

forza lavoro di ottanta professionisti concentrata nella sede di Londra, e gestiva<br />

diciotto programmi di fondi di fondi, operanti in USA e in Europa ed era<br />

advisor nella gestione di fondi di grandi clienti (fondi pensione, istituti finanziari,<br />

assicurazioni). Il team di gestione dello UK High-Technology Fund era costituito<br />

da cinque professionisti. Il <strong>Consiglio</strong> di Ammistrazione, costituito da sette<br />

membri, si occupava oltre che <strong>della</strong> gestione ordinaria e straordinaria <strong>della</strong><br />

società, anche <strong>della</strong> validazione dell’attività di investimento del fondo (Nicolai<br />

e Giorgino, 2006). <strong>Le</strong> management fees dei gestori dei fondi, selezionati tramite<br />

bando di gara, erano allineate con quelle del mercato (tra il 2 ed il 3%).<br />

La durata degli investimenti, per cui non si prevede un limite massimo, è fissata<br />

a 5 anni, mentre il periodo di disinvestimento è di 5 anni (+2 anni eventuali).<br />

Il programma ha investito in 9 fondi ed effettuato 245 investimenti. Dei 245<br />

investimenti effettuati il fondo ha realizzato 23 exit di successo, 56 write offs e<br />

detiene ancora in portafoglio 166 investimenti. Un documento del Department<br />

for Business, Innovation and Skills riporta che a giugno 2008 l’IRR (Internal<br />

Rate of Return) aggregato di 8 dei 9 fondi è stato negativo (-9,7%), al netto<br />

dei costi di gestione del fondo, mentre solo un fondo mostrava un rendimento<br />

positivo (National Audit Office, dicembre 2009).<br />

Per quanto riguarda lo schema di distribuzione dei profitti, si riconosce un rendimento<br />

minimo garantito ai privati (un preferred return rate del 10%), superato<br />

il quale anche il soggetto pubblico può ottenere un rendimento. In caso di<br />

perdite, viene applicato uno schema di downside protection in base al quale<br />

se il fondo ha ritorni inferiori al 10%, fino a 20 milioni di sterline sono coperti dal<br />

soggetto pubblico. Lo schema è però mutato in parte negli anni nella direzio-


Capitolo 5<br />

ne di una maggiore protezione dei risultati economici del soggetto pubblico.<br />

I Regional Venture Capital Funds (RVCFs) sono fondi istituiti dal governo<br />

britannico che hanno un focus regionale, ed effettuano interventi diretti nel<br />

capitale di rischio di PMI imprese in fase di start-up e non controllate da altre<br />

imprese nelle regioni di appartenenza. Pur non essendoci vincoli settoriali<br />

specifici, alcuni settori sono esclusi dalla normativa (servizi finanziari e legali,<br />

alberghi, agricoltura).<br />

I primi fondi hanno avuto avvio tra il 2001 ed il 2003. Il capitale totale raccolto<br />

è stato di 226,5 milioni di sterline, di cui 74,4 milioni sono stati apportati dal<br />

governo britannico e 152,1 da altri investitori. Il programma prevede anche la<br />

partecipazione del Fondo Europeo degli Investimenti, in qualità di investitore<br />

pubblico. L’apporto di risorse pubbliche non può eccedere il 50% del totale<br />

investito nell’impresa. In totale sono stati avviati 9 fondi, uno per ogni regione<br />

inglese, <strong>della</strong> dimensione compresa tra i 12 e i 46 milioni di sterline. La durata<br />

media dei fondi varia tra i 10 e i 12 anni. La durata media degli investimenti è<br />

di 5 anni. I fondi possono investire un massimo di 500.000 sterline (anche per<br />

gli investimenti follow-on) in ogni deal. I RVCFs utilizzando anche strumenti di<br />

debito per un totale di 28 milioni di sterline.<br />

I fondi creati hanno investito in 356 imprese (al settembre 2008), per un totale<br />

di quasi 127 milioni di sterline. Dei 356 investimenti effettuati, 18 hanno avuto<br />

come esito l’exit , 91 sono stati write off e 247 sono ancora in portafoglio. A<br />

dicembre 2008, i RVCFs presentano un IRR medio, che tiene conto di tutti i<br />

fondi nel portafoglio, di -15,7% (contro un -0,4% di fondi privati comparabili).<br />

Il rendimento è negativo per tutti i 9 fondi.<br />

Ai manager dei fondi, selezionati sulla base di un bando di gara, vengono<br />

applicate management fees in linea con quelle applicate dai privati (tra il 2 ed<br />

il 3%). Inoltre, si riconosce loro una quota del 20% sui profitti a fronte di buone<br />

performance di gestione una volta disinvestito. Tuttavia, in due fondi regionali<br />

Capital for Enterprise Limited ha apportato una correzione delle management<br />

fees (una riduzione dell’8%) a causa dei risultati deludenti dei fondi. Lo schema<br />

di distribuzione dei profitti è pensato per incoraggiare i privati ad investire<br />

insieme al pubblico proteggendoli nell’eventualità di una scarsa performance<br />

finanziaria. Si riconosce quindi un rendimento minimo garantito ai privati (un<br />

preferred return rate del 10%), superato il quale anche il soggetto pubblico<br />

può ottenere un rendimento.<br />

Enterprise Capital Funds è un’iniziativa volta alla creazione di fondi che effettuano<br />

interventi diretti nel capitale di rischio delle PMI inglesi ad alto potenziale<br />

di sviluppo. Il programma non è specializzato su particolari settori, per<br />

quanto vengano esclusi i settori non autorizzati dalla normativa degli Aiuti di<br />

Stato e del capitale di rischio (articolo 32 del Trattato CE). Il programma è<br />

stato avviato nel 2006 e la sua durata prevista è di 10 anni.<br />

79


Fondazione Rosselli<br />

Al 2008 le risorse complessivamente stanziate dal governo inglese ammontavano<br />

a 134,5 milioni di sterline (circa 192 milioni di euro) e quelle dei privati<br />

a 70,5 milioni per un totale di 205 milioni. Il FEI investe in qualità di investitore<br />

pubblico in quei fondi dove però la quota di investimento pubblico non supera<br />

il 50%.<br />

Il programma prevede anche l’utilizzo di strumenti di quasi equity come il<br />

debito mezzanino. Non esiste un vincolo in termini di dimensione dei fondi in<br />

cui si investe, ma il governo non può elargire più di 25 milioni di sterline per un<br />

singolo fondo o eccedere i 2/3 del valore totale del fondo.<br />

La durata degli investimenti è di 5 anni. La dimensione massima dell’investimento<br />

per ogni round non può eccedere i 2 milioni di sterline (circa 2,8 milioni<br />

di euro). Ad oggi si è investito in 8 fondi, con una dimensione media compresa<br />

tra i 10-30 milioni di sterline. I primi 5 fondi sono stati lanciati nel 2006-2007<br />

dopo una gara pubblica, altri 3 fondi hanno ricevuto lo status di ECF ma non<br />

sono ancora pienamente operativi. I manager dei fondi sono stati selezionati<br />

da Capital for Enterprise. <strong>Le</strong> management fees per i gestori dei fondi sono al<br />

di sotto del 2%.<br />

Per quanto riguarda lo schema di distribuzione dei profitti, un rendimento fisso<br />

e prioritario è conferito al soggetto pubblico, equivalente all’interesse applicato<br />

sui fondi messi a disposizione (il tasso applicato è del 4,5%). Una volta<br />

raggiunta tale soglia, gli utili sono distribuiti secondo uno schema pari passu.<br />

80<br />

Tabella 5.6<br />

e risultati<br />

<strong>Le</strong> iniziative internazionali a sostegno del capitale di rischio: caratteristiche<br />

Iniziativa Tipologia Durata Target Dimens. Investitori<br />

Instanbul<br />

Venture<br />

Capital<br />

Iniziative<br />

(iVCi)<br />

Fondo di<br />

fondi (si<br />

prevede<br />

anche il coinvestimento<br />

con altri<br />

operatori)<br />

10<br />

anni<br />

Fondi di venture<br />

capital generalisti<br />

(first time,<br />

established,<br />

experienced)<br />

che intendono<br />

investire sul<br />

mercato turco.<br />

160 mln<br />

di euro<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(KOSGEB,<br />

TTGV, TKB,<br />

FEI) e privati<br />

(Garanti<br />

Bank, NBG).<br />

Durata<br />

invest.<br />

5 anni<br />

Risultati<br />

4 investimenti<br />

approvati al 31-<br />

12-09: 2 in fondi<br />

“First Time” per<br />

6mln e 2mln in<br />

fondi “Experienced”<br />

per 15mln<br />

di euro.<br />

ERP-EIF<br />

Dachfonds<br />

Fondo di<br />

fondi<br />

15<br />

anni<br />

Fondi di venture<br />

capital che<br />

investono in PMI<br />

high-tech (prevalentemente<br />

tedesche) nelle<br />

fasi di seed/<br />

early stage ed<br />

expansion<br />

500 mln<br />

di risorse<br />

pubbliche<br />

+ capitali<br />

privati (ad<br />

oggi 1,7<br />

mld).<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(ERP, FEI) e<br />

privati<br />

5 anni<br />

421 milioni di<br />

euro investiti<br />

in 16 fondi di<br />

venture capital.


Capitolo 5<br />

Iniziativa Tipologia Durata Target Dimens. Investitori<br />

Vaekst<br />

fonden<br />

Invest.<br />

diretti<br />

(anche in<br />

partnership<br />

con<br />

investitori<br />

privati) e<br />

marginalmente<br />

fondo di<br />

fondi.<br />

Fondo<br />

evergreen<br />

Fondi di venture<br />

capital (danesi<br />

o che investono<br />

in Danimarca)<br />

e imprese<br />

danesi (nelle<br />

fasi di start-up,<br />

early stage e<br />

marginalmente<br />

expansion).<br />

300 milioni<br />

di risorse<br />

pubbliche.<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

danese),<br />

che possono<br />

entrare in<br />

partnership<br />

con i privati.<br />

Durata<br />

invest.<br />

5-8<br />

anni<br />

Risultati<br />

20 fondi di<br />

venture capital<br />

e 4.000 imprese<br />

(totale attività di<br />

fondo di fondi e<br />

di investimento<br />

diretto). Ha in<br />

portafoglio 203<br />

imprese.<br />

Techno-<br />

Partner<br />

Seed<br />

Capital<br />

Fondo di<br />

fondi<br />

12<br />

anni<br />

Fondi chiusi di<br />

venture capital<br />

focalizzati su<br />

imprese olandesi<br />

nella fase di<br />

start-up.<br />

200 mln<br />

(di cui<br />

100 mln<br />

erogati dal<br />

pubblico).<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

olandese) e<br />

privati.<br />

5 anni<br />

22 fondi, che<br />

hanno effettuato<br />

oltre 100 investimenti<br />

negli ultimi<br />

4 anni.<br />

Seed<br />

and<br />

Venture<br />

Capital<br />

programme<br />

Fondo di<br />

fondi<br />

7 anni<br />

Fondi chiusi di<br />

venture capital<br />

focalizzati su<br />

PMI irlandesi<br />

con elevato<br />

potenziale di<br />

crescita nelle<br />

fasi di start-up,<br />

early stage.<br />

175 mln<br />

di risorse<br />

pubbliche.<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

irlandese) e<br />

privati.<br />

5 anni<br />

7 nuovi fondi e<br />

2 investimenti<br />

da 2 milioni di<br />

euro.<br />

UK<br />

High-Techology<br />

Fund<br />

Fondo di<br />

fondi<br />

6 anni<br />

Fondi mobiliari<br />

chiusi che investono<br />

in start-up<br />

tecnologiche<br />

in UK.<br />

126 mln di<br />

sterline (di<br />

cui 20 mln<br />

di risorse<br />

pubbliche<br />

e 106 di<br />

risorse<br />

private).<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

inglese) e<br />

privati.<br />

5 anni<br />

9 fondi, 245<br />

investimenti.<br />

Enterprise<br />

Capital<br />

Funds<br />

Investimenti<br />

diretti nel<br />

capitale<br />

di rischio<br />

delle<br />

imprese.<br />

10<br />

anni<br />

PMI inglesi ad<br />

alto potenziale di<br />

sviluppo.<br />

205mln di<br />

sterline(di<br />

cui 141<br />

milioni<br />

stanziati<br />

dal<br />

governo<br />

e 70,5 dai<br />

privati).<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

inglese, FEI)<br />

e privati.<br />

5 anni<br />

8 fondi, di cui<br />

3 non ancora<br />

operativi.<br />

81<br />

Regional<br />

venture<br />

capital<br />

funds<br />

Investimenti<br />

diretti nel<br />

capitale<br />

di rischio<br />

delle<br />

imprese.<br />

10-12<br />

anni a<br />

seconda<br />

del<br />

fondo.<br />

PMI start-up<br />

delle regioni di<br />

afferenza dei<br />

fondi.<br />

226,5<br />

mln di<br />

sterline(di<br />

cui 74,4<br />

mln di ris.<br />

pubbliche<br />

e<br />

152,1 da<br />

investitori<br />

privati).<br />

Investitori<br />

pubblici<br />

(governo<br />

inglese, FEI)<br />

e privati.<br />

5 anni<br />

9 fondi, che<br />

hanno investito<br />

in 346 imprese<br />

fino al settembre<br />

2008.<br />

Fonte: Elaborazione degli autori


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 5.7 <strong>Le</strong> iniziative internazionali a sostegno del capitale di rischio: soggetto<br />

gestore e ruolo del soggetto pubblico<br />

Iniziativa<br />

Instanbul<br />

Venture<br />

Capital<br />

Iniziative<br />

(iVCi)<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

FEI<br />

Azionisti<br />

soggetto<br />

gestore<br />

Banca Europea<br />

degli Investimenti<br />

(62%),<br />

Commissione<br />

Europea (29%),<br />

banche e istituzioni<br />

finanziarie<br />

europee (9%).<br />

Soggetto<br />

pubblico<br />

promotore<br />

FEI<br />

Distribuzioni<br />

utili e<br />

perdite<br />

Schema<br />

“Pari<br />

passu”<br />

Vincoli imposti<br />

Vincolo di target:<br />

fondi che investono sul<br />

mercato turco.<br />

Vincolo settoriale: nessuno,<br />

ad eccezione dell’industria<br />

del tabacco, delle armi,<br />

del gioco d’azzardo e <strong>della</strong><br />

clonazione umana.<br />

Vincolo di investimento: iVC<br />

non può effettuare investimenti<br />

che superino il 20%<br />

<strong>della</strong> dimensione del fondo.<br />

ERP-EIF<br />

Dachfonds<br />

FEI<br />

Banca Europea<br />

degli Investimenti<br />

(62%),<br />

Commissione<br />

Europea (29%),<br />

banche e istituzioni<br />

finanziarie<br />

europee (9%).<br />

FEI e<br />

ERP<br />

Schema<br />

“Pari<br />

passu”<br />

Vincolo di target:<br />

fondi che investono in PMI<br />

prevalentemente tedesche<br />

nelle fasi di start-up, early<br />

stage ed expansion.<br />

Vincolo settoriale:<br />

settori high-tech.<br />

Vincolo di investimento:<br />

i fondi di venture capital in<br />

cui si investe non devono essere<br />

partecipati dal pubblico<br />

per oltre il 50%.<br />

82<br />

Vaekst<br />

fonden<br />

Vaekst<br />

fonden<br />

100% governo<br />

danese<br />

Governo<br />

danese<br />

Schema di<br />

Downside<br />

protection.<br />

Gli investitori<br />

privati<br />

ottengono<br />

1/3 dei<br />

rendimenti<br />

e il<br />

soggetto<br />

pubblico<br />

una percentuale<br />

fissa.<br />

Vincolo di target:<br />

fondi che investono in PMI<br />

danesi/investimenti in PMI<br />

danesi nelle fasi di start-up e<br />

early stage.<br />

Vincolo settoriale:<br />

nessuno (anche se si favoriscono<br />

i settori high-tech).<br />

Vincolo di investimento:<br />

il governo danese non può<br />

investire più del 25% del<br />

capitale sociale dell’impresa,<br />

mentre per gli investimenti<br />

nei fondi la partecipazione<br />

pubblica non può superare<br />

i 2/3 del valore complessivo<br />

del fondo.<br />

100% governo<br />

olandese<br />

Techno-<br />

Partner<br />

Seed<br />

Capital<br />

Techno-<br />

Partner<br />

Governo<br />

olandese<br />

Schema di<br />

Downside<br />

protection<br />

Schema<br />

di “flexible<br />

payback”<br />

Vincolo di target:<br />

fondi che investono in startup<br />

olandesi, i quali possono<br />

investire da un minimo di<br />

100.000 euro ad un max di<br />

2,5 milioni di euro in ogni<br />

singola impresa.<br />

Vincolo settoriale:<br />

nessuno (anche se si favoriscono<br />

i settori high-tech).<br />

Vincolo di investimento:<br />

l’apporto di risorse pubbliche<br />

non può eccedere il 50%<br />

del valore totale del fondo.


Capitolo 5<br />

Iniziativa<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Azionisti<br />

soggetto<br />

gestore<br />

Soggetto<br />

pubblico<br />

promotore<br />

Distribuzioni<br />

utili e<br />

perdite<br />

Vincoli imposti<br />

100% governo<br />

irlandese<br />

Seed and<br />

Venture<br />

Capital<br />

Programme<br />

Enterprise<br />

Ireland<br />

Governo<br />

irlandese<br />

Schema<br />

“Pari<br />

passu”<br />

Vincolo di target:<br />

fondi di venture capital che<br />

investono in imprese irlandesi<br />

nelle fasi di start-up e early<br />

stage, i quali possono investire<br />

da un min di 100.000 ad<br />

un massimo di 500.000 euro<br />

in un’impresa.<br />

Vincolo settoriale:<br />

nessuno (anche se si favoriscono<br />

i settori high-tech).<br />

Vincolo di investimento :<br />

l’apporto di risorse pubbliche<br />

non può eccedere il 50% del<br />

valore tot. del fondo.<br />

UK High-<br />

Techology<br />

Fund<br />

Investitori privati<br />

Westport<br />

Private<br />

EquityLtd<br />

(ora i<br />

disinvestimenti<br />

sono<br />

gestiti da<br />

Capital<br />

for Enterprise)<br />

Governo<br />

inglese<br />

Downside<br />

protection.<br />

Il rendimento<br />

minimo<br />

del 10% va<br />

ai privati,<br />

superato il<br />

quale anche<br />

il pubblico<br />

riceve un<br />

rend.<br />

Vincolo di target:<br />

imprese inglesi high-tech<br />

nelle fasi di start-up e early<br />

stage<br />

Vincolo settoriale:<br />

imprese high-tech<br />

Enterprise<br />

Capital<br />

Funds<br />

100% governo<br />

inglese<br />

Capital<br />

for Enterprise<br />

Governo<br />

inglese<br />

Rendimento<br />

fisso e<br />

prioritario<br />

è conferito<br />

al<br />

soggetto<br />

pubblico,<br />

eq all’interesse<br />

applicato<br />

sui fondi<br />

messi a<br />

disp (tasso<br />

4,5%).<br />

Una volta<br />

raggiunta<br />

tale<br />

soglia, gli<br />

utili sono<br />

distribuiti<br />

secondo<br />

uno schema<br />

pari<br />

passu.<br />

Vincolo di target:<br />

fondi che investono in<br />

imprese inglesi con alto pot.<br />

di sviluppo.<br />

Vincolo settoriale: nessuno<br />

(anche se si escludono i<br />

settori non aut. dalla normativa<br />

sugli aiuti di Stato).<br />

Vincolo di investimento:<br />

la dim. massima dell’invest.<br />

in ogni round non può<br />

eccedere i 2 mln di sterline.<br />

Il governo non può elargire<br />

più di 25 mln di sterline per<br />

singolo fondo o eccedere i<br />

2/3 del valore tot. del fondo<br />

83<br />

Regional<br />

venture<br />

capital<br />

funds<br />

100% governo<br />

inglese<br />

Capital<br />

for Enterprise<br />

Governo<br />

inglese<br />

Il rendimento<br />

minimo<br />

garantito<br />

del 10% va<br />

ai privati,<br />

superato<br />

il quale<br />

anche il<br />

pubblico<br />

riceve un<br />

rendimento.<br />

Vincolo di target:<br />

PMI start-up localizzate<br />

nelle regioni di afferenza dei<br />

fondi, non controllate da altre<br />

imprese.<br />

Vincolo settoriale:<br />

si escludono i settori dei<br />

servizi finanziari e legali,<br />

alberghi, agricoltura.<br />

Vincolo di investimento:<br />

l’apporto di risorse pubbliche<br />

non può eccedere il 50% del<br />

totale investito in un’impresa.<br />

I fondi possono investire un<br />

massimo di 500.000 sterline<br />

in ogni deal.<br />

Fonte: Elaborazione degli autori


Fondazione Rosselli<br />

6. <strong>Le</strong> iniziative nazionali a<br />

sostegno del capitale di rischio<br />

6.1 Introduzione<br />

In Italia il sostegno pubblico all’innovazione è stato per decenni caratterizzato<br />

da misure di finanziamento diretto, rivolte prevalentemente allo sviluppo<br />

dell’innovazione di processo o di prodotto di aziende operanti in settori tradizionali.<br />

I finanziamenti, che avrebbero dovuto indurre uno spostamento delle<br />

imprese verso modalità di produzione più innovative e a più alto contenuto<br />

di conoscenza, furono distribuiti a categorie indistinte di imprese con effetti<br />

distorsivi ed inefficienti.<br />

Solo recentemente l’attenzione si è spostata verso strumenti di sostegno pubblico<br />

al capitale di rischio. Ciò è facilmente comprensibile data la struttura<br />

industriale italiana, caratterizzata da un tessuto di PMI a forte valenza locale e<br />

con assetti manageriali ancora largamente inadeguati ad instaurare rapporti<br />

con il grande capitale internazionale e l’esiguità (sia per raccolta, sia per investimenti)<br />

del mercato italiano del capitale di rischio.<br />

84<br />

In questo capitolo sono descritte le principali iniziative a sostegno del capitale<br />

di rischio di carattere nazionale avviate in Italia. Tali misure si sono esplicitate<br />

nella creazione di fondi che prevedono il co-finanziamento dell’ente governativo<br />

in fondi mobiliari chiusi gestiti da società di gestione del risparmio o in<br />

associazione con banche ed intermediari finanziari.<br />

L’analisi prende quindi in considerazione:<br />

• il Fondo High Tech per il Mezzogiorno<br />

• il Fondo Nazionale per l’Innovazione<br />

• il Fondo Italiano di Investimento per le PMI<br />

• il Fondo per la Finanza d’Impresa


Capitolo 6<br />

6.2 Fondo High Tech per il Mezzogiorno<br />

Ha recentemente trovato attuazione, con la firma del decreto finale di assegnazione<br />

delle risorse, il Fondo High Tech per il Mezzogiorno, promosso dal<br />

Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie (Dit). Si tratta di un Fondo di<br />

Fondi destinato a promuovere, attraverso la creazione di quattro nuovi fondi<br />

chiusi sottoscritti fino al massimo del 50% <strong>della</strong> loro dotazione dal Dit (e per<br />

una durata non superiore ai 10 anni), gli investimenti in capitale di rischio nelle<br />

PMI del Mezzogiorno (inclusi Abruzzo e Molise). <strong>Le</strong> risorse serviranno per<br />

iniziative che puntano ad introdurre innovazioni di processo e di prodotto con<br />

tecnologie digitali.<br />

Il progetto, che risale al 2005 (Decreto Ministeriale 18/10/2005), era stato<br />

bloccato dopo una serie di ritardi e di difficoltà, compreso il ricorso di una<br />

delle SGR risultate perdenti dopo la gara di assegnazione delle risorse pubbliche.<br />

A tale fondo vengono assegnate risorse pari a 160 milioni di euro, di<br />

cui 82,56 milioni provengono dallo Stato e i restanti dai privati. Lo Stato rischia<br />

come un investitore privato in caso di perdita, la quale sarà proporzionata alla<br />

quota sottoscritta, ma in caso di utile consegue un premio massimo prestabilito<br />

(il valore <strong>della</strong> sottoscrizione è rimborsato, maggiorato dell’Euribor su<br />

base annua più due punti percentuali), trasferendo il beneficio residuo agli<br />

investitori privati; inoltre il governo si fa carico del 50% dei costi di scouting<br />

sostenuti dalle SGR per le iniziative di early stage che non si concretizzano in<br />

investimento.<br />

Alle quattro SGR selezionate dal Ministero (Vertis, Quantica, Sanpaolo IMI<br />

Fondi Chiusi, Vegagest) andrà il compito di selezionare i progetti da finanziare,<br />

per un valore massimo di 2,5 milioni di euro. La novità di rilievo è rappresentata<br />

dagli incentivi all’attività di venture capital: il 60% delle risorse dovrà<br />

finanziare operazioni di investimento early stage e start-up, mentre il restante<br />

40% potrà riguardare il finanziamento <strong>della</strong> crescita aziendale. Il Fondo opererà<br />

secondo i meccanismi di funzionamento tipici del mercato del capitale di<br />

rischio e applicherà criteri di valutazione delle opportunità di investimento di<br />

tipo meritocratico.<br />

85


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 6.1<br />

Fondo High Tech per il Mezzogiorno<br />

Finalità<br />

Modalità di<br />

intervento<br />

Soggetti<br />

richiedenti<br />

Soggetti<br />

beneficiari<br />

Iniziative<br />

ammissibili<br />

Favorire l’afflusso di capitale di rischio verso le PMI innovative del<br />

Mezzogiorno (inclusi Abruzzo e Molise), promuovendo l’introduzione<br />

di innovazioni di processo o di prodotto con tecnologie digitali.<br />

Co-finanziamento dell’ente governativo (DIT-Dipartimento per l’Innovazione<br />

e le Tecnologie <strong>della</strong> Presidenza del <strong>Consiglio</strong> dei Ministri)<br />

in fondi mobiliari chiusi gestiti da Società di Gestione del Risparmio<br />

selezionate con gara europea, che investono in PMI innovative<br />

localizzate nel Mezzogiorno.<br />

SGR aggiudicatarie del bando di gara europeo GUCE S/141 del<br />

25 luglio 2007.<br />

PMI innovative del Mezzogiorno, incluso Abruzzo e Molise.<br />

Sono ammesse esclusivamente partecipazioni per interventi di<br />

early stage financing e di expansion capital. E’ escluso l’acquisto di<br />

partecipazioni in PMI in difficoltà.<br />

Il Fondo intende finanziare lo studio, la valutazione e lo sviluppo<br />

dell’idea imprenditoriale che precede la fase d’avvio dell’impresa, lo<br />

sviluppo e la prima commercializzazione di un prodotto, ma anche<br />

programmi di crescita di PMI innovative.<br />

86<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Remunerazione<br />

degli<br />

investitori<br />

Stanziamento<br />

Focus Territoriale<br />

Amministrazione<br />

Competente<br />

L’intervento vede la partecipazione del DIT in fondi mobiliari chiusi<br />

gestiti da Società di Gestione del Risparmio, per un importo pari al<br />

massimo al 50% del totale del patrimonio complessivo e per una<br />

durata non superiore a 10 anni. Il DIT non interferisce sulle scelte di<br />

investimento effettuate dalle SGR.<br />

L’ammontare massimo degli investimenti di expansion capital in<br />

una stessa impresa non può superare i 2,5 milioni di euro, ripartiti<br />

in un massimo di tre interventi, a distanza di almeno sei mesi<br />

ciascuno e per importi unitari non superiori a 1 milione di euro.<br />

L’ammontare massimo degli investimenti di expansion capital non<br />

può superare il 40% dell’attivo del singolo fondo.<br />

Il DIT consegue un premio massimo prestabilito in caso di utile. Il<br />

tasso di rendimento riconosciuto al DIT non può infatti superare<br />

l’Euribor rilevato alla data <strong>della</strong> sottoscrizione delle quote, maggiorato<br />

di 2 punti percentuali per ciascun anno di durata dell’investimento.<br />

Lo stanziamento è di 160 milioni di euro di cui 82,56 milioni di<br />

finanziamento pubblico (nell’ambito del piano E-Government 2012,<br />

obiettivo Imprese).<br />

Mezzogiorno, incluso Abruzzo e Molise.<br />

Dipartimento di Innovazione e Tecnologie presso la Presidenza del<br />

<strong>Consiglio</strong> dei Ministri (DIT).


Capitolo 6<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Riferimenti<br />

Normativi<br />

Attualmente il DIT ha completato la sottoscrizione delle quote dei<br />

fondi di propria competenza, stipulando i contratti con le quattro<br />

Società di gestione del risparmio selezionate attraverso la procedura<br />

competitiva:<br />

• Vertis SGR Spa: per un importo di 12.500.000 di euro<br />

• Quantica SGR Spa: per un importo di 31.550.000 di euro<br />

• San Paolo IMI Fondi Chiusi SGR Spa: per un importo di<br />

12.500.000 di euro<br />

• Vegagest SGR Spa: per un importo di 20.000.000 di euro<br />

• <strong>Le</strong>gge 30 dicembre 2004 n. 311, art. 1 comma 222: Disposizioni<br />

per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato<br />

(legge finanziaria 2005)<br />

• GUCE S/141 del 25 luglio 2007: Avviso per l’individuazione delle<br />

società di gestione del risparmio e dei fondi<br />

6.3 Fondo Nazionale per l’Innovazione<br />

Il decreto ministeriale 10/3/2009, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale-Serie Generali<br />

n. 107 dell’11/05/2009 istituisce il Fondo Nazionale per l’Innovazione<br />

(FNI). Il Fondo, con una dotazione di circa 60 milioni di euro in capitale di rischio,<br />

agisce come strumento di mitigazione del rischio di credito e di investimento<br />

per banche ed intermediari finanziari che partecipano al finanziamento<br />

di progetti innovativi di PMI, fondati sull’utilizzo economico dei brevetti. <strong>Le</strong><br />

risorse del Fondo sono assegnate, in via prioritaria, ad operazioni finanziarie<br />

che assicurano il coinvolgimento di università e centri di ricerca.<br />

Il FNI è uno strumento d’intervento pubblico che agisce su tutto il territorio<br />

nazionale e nel rispetto <strong>della</strong> vigente normativa comunitaria in materia di aiuti<br />

di Stato (C(2008) 3361 del luglio 2008 “Aiuto di Stato n. 304/2007), la quale<br />

prevede ampi ambiti di flessibilità per l’operatore pubblico nelle tecniche di<br />

intervento (sottoscrizione di quote di fondi di investimento mobiliare, strumenti<br />

di quasi-equity, concessione di garanzie, ecc.). <strong>Le</strong> modalità di azione del<br />

Fondo saranno quindi improntate a schemi nuovi, in un’ottica il più possibile<br />

aperta a logiche e a strumenti “di mercato” (Calderini e Ughetto, 2009).<br />

Il FNI prevede due macro aeree di intervento, capitale di rischio e attività creditizia.<br />

L’attività creditizia mira ad agevolare l’accesso al credito per le PMI<br />

che intendono realizzare, anche in forma congiunta tramite la definizione di un<br />

contratto di rete, progetti innovativi basati sull’utilizzo economico dei brevetti;<br />

le risorse rese disponibili per questa macro area sono pari a 37,5 milioni di<br />

euro. Per la macro-area del capitale di rischio le risorse ammontano invece<br />

87


Fondazione Rosselli<br />

a 20 milioni di euro.<br />

Dal decreto si evince che la concreta progettazione e strutturazione delle operazioni<br />

finanziarie a sostegno di progetti basati su titoli di proprietà industriale<br />

sarà demandata ai soggetti intermediari e sollecitata dal Ministero dello Sviluppo<br />

Economico (MSE) attraverso l’emanazione di avvisi pubblici periodici.<br />

<strong>Le</strong> proposte di operazioni finanziarie presentate dagli intermediari saranno valutate,<br />

sotto il profilo tecnico, economico e finanziario, da un distinto organo, il<br />

Comitato Tecnico (composto da sette componenti, di cui tre in rappresentanza<br />

del Ministero dello Sviluppo Economico, due del Ministero dell’Istruzione,<br />

dell’Università e <strong>della</strong> Ricerca, due <strong>della</strong> Conferenza permanente per i rapporti<br />

tra Stato e Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano).<br />

I soggetti intermediari selezionati dovranno valutare i progetti aziendali presentati,<br />

facendo riferimento alla “Griglia di valutazione dei brevetti”, individuata<br />

con il Protocollo d’Intesa sulla valutazione economico-finanziaria dei<br />

brevetti sottoscritto a Roma il 21 ottobre 2008 da MSE, ABI, Confindustria e<br />

CRUI. Si tratta di un’evoluzione significativa che permetterà di superare l’attuale<br />

tendenza a fornire risorse finanziarie all’impresa in funzione del valore di<br />

realizzo dei suoi asset materiali e del livello di prelazione che il creditore ha<br />

su di essi. Al contrario, vi sarà la possibilità di collegare il valore del brevetto,<br />

nel corso del tempo, al finanziamento richiesto, consentendo al richiedente,<br />

così come al finanziatore, di focalizzare il rischio/rendimento dell’operazione<br />

al solo progetto innovativo e al complesso di mezzi e risorse funzionali al suo<br />

sviluppo. E’ evidente che un simile approccio implicherà altresì un graduale<br />

spostamento dell’azione pubblica dalle attività di gestione e di selezione, a<br />

quelle prevalenti di monitoraggio e controllo (Calderini e Ughetto, 2009).<br />

88<br />

Tabella 6.2<br />

Fondo Nazionale per l’Innovazione<br />

Finalità<br />

Modalità di<br />

intervento<br />

Consentire la partecipazione delle PMI al sistema di proprietà industriale, il rafforzamento<br />

del brevetto italiano, nonché favorire la trasferibilità dei titoli <strong>della</strong><br />

proprietà industriale e la loro capacità di attrarre finanziamenti.<br />

Compartecipazione delle risorse pubbliche in operazioni finanziarie progettate,<br />

cofinanziate e gestite da banche ed intermediari, espressamente finalizzate al<br />

sostegno di progetti innovativi collegati a titoli <strong>della</strong> proprietà industriale.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> macro-area di intervento per il capitale di rischio, compartecipazione<br />

pubblica ad uno o più Fondi mobiliari chiusi di investimento, destinati<br />

ad agevolare l’accesso al finanz. in capitale di rischio per le PMI che intendono<br />

realizzare progetti innovativi basati sull’utilizzo economico di brevetti.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> macro-area di intervento per attività creditizia, costituzione di<br />

un cash collateral infruttifero dato in pegno al soggetto proponente, a copertura<br />

delle prime perdite registrate su un portafoglio di esposizioni creditizie da esso<br />

erogato alle PMI per il finanziamento dei progetti innovativi. Il portafoglio di<br />

esposizione creditizie viene suddiviso in due distinte classi: una tranche junior,<br />

esposta al rischio di prima perdita (first loss) del portafoglio e una tranche senior,<br />

con grado di subordinazione minore. L’intervento del Ministero è attuato<br />

attraverso la costituzione in pegno, mediante impiego delle risorse del F.N.I., di<br />

un cash collateral infruttifero in favore del soggetto proponente, per un importo<br />

pari alla tranche junior.


Capitolo 6<br />

Soggetti<br />

richiedenti<br />

Soggetti<br />

beneficiari<br />

Iniziative<br />

ammissibili<br />

Banche ed intermediari finanziari accreditati. I soggetti richiedenti<br />

dovranno apportare risorse pari almeno al 50% delle risorse complessive del<br />

fondo e comunque non inferiori a 10 mln di euro; devono inoltre garantire la<br />

copertura del territorio nazionale.<br />

PMI che realizzano progetti innovativi in un’unità operativa localizzata sul territorio<br />

nazionale e finalizzati allo sfruttamento economico derivante dall’utilizzo<br />

di uno o più brevetti.<br />

Non potranno essere effettuati investimenti o finanziamenti rispettivamente per<br />

l’attività di capitale di rischio e l’attività di credito in PMI:<br />

• che hanno ricevuto e non rimborsato, oppure depositato in un conto bloccato,<br />

gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione Europea;<br />

• che sono state destinatarie, nei sei anni precedenti, di provvedimenti di revoca<br />

totale di agevolazioni concesse dal Ministero, ad eccezione di quelli derivanti<br />

da rinunce da parte delle imprese;<br />

• che non hanno restituito agevolazioni godute per le quali è stata disposta dal<br />

Ministero la restituzione;<br />

• qualificabili come imprese in difficoltà;<br />

• attive nel settore carboniero;<br />

• come previsto dall’articolo 1, comma 1, del Regolamento n. 800/08, per<br />

attività connesse all’esportazione, ossia gli interventi in programma d’impresa<br />

direttamente collegati ai quantitativi esportati, alla costruzione e gestione di<br />

una rete di distribuzione o ad altre spese correnti connesse all’attività di esportazione,<br />

e gli interventi subordinati all’impiego preferenziale di prodotti interni<br />

rispetto ai prodotti d’ importazione.<br />

<strong>Le</strong> risorse del Fondo sono assegnate, in via prioritaria, in favore di operazioni<br />

finanziarie:<br />

• adeguate a realizzare il finanziamento di progetti aziendali innovativi basati<br />

sull’utilizzo economico dei titoli <strong>della</strong> proprietà industriale;<br />

• che coinvolgono gli attori <strong>della</strong> filiera dell’innovazione, in particolare Università<br />

e centri di ricerca;<br />

• in cui il soggetto intermediario proponente assicura l’apporto di competenze<br />

finanziarie e gestionali.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> macro-area di intervento per il capitale di rischio, i fondi mobiliari<br />

chiusi di nuova creazione dovranno avere le seguenti principali caratteristiche:<br />

• essere finalizzati a sostenere l’avvio e lo sviluppo di progetti innovativi attraverso<br />

strumenti di equity o quasi-equity;<br />

• essere destinati al finanziamento di progetti innovativi realizzati da PMI in<br />

un’unità operativa localizzata sul territorio nazionale e finalizzati allo sfruttamento<br />

economico derivante dall’utilizzo di uno o più brevetti;<br />

• essere del tipo ad “accumulazione”. I proventi realizzati restano compresi<br />

nel patrimonio del Fondo e saranno distribuiti ai sottoscrittori al momento <strong>della</strong><br />

liquidazione del Fondo stesso;<br />

• la tranche di investimento per ciascuna PMI beneficiaria non dovrà superare<br />

1,5 milioni di euro su un periodo di 12 mesi;<br />

• gli investimenti in capitale di espansione nelle zone non assistite possono<br />

essere effettuati esclusivamente in piccole imprese;<br />

• le scelte di investimento devono essere basate su criteri commerciali, ossia<br />

orientate solo a fini di profitto;<br />

• l’apporto delle risorse degli investitori deve avvenire garantendo, in ogni<br />

fase, il “pari passu” tra la sottoscrizione da parte degli investitori privati e la<br />

corrispondente quota di risorse del Fondo Nazionale dell’Innovazione ed il periodo<br />

di sottoscrizione delle quote non deve essere superiore a 120 giorni dalla<br />

data di approvazione del regolamento del Fondo da parte <strong>della</strong> Banca d’Italia.<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> macro-area di intervento per l’attività creditizia il portafoglio<br />

di esposizioni creditizie deve essere costituito da un insieme di finanziamenti<br />

aventi le seguenti caratteristiche:<br />

• essere concessi a PMI a fronte <strong>della</strong> realizzazione, anche in forma congiunta<br />

tramite la definizione di un Contratto di Rete, di progetti innovativi di cui all’articolo<br />

4;<br />

• essere di nuova concessione ed avere una durata compresa tra 36 mesi e<br />

10 anni;<br />

• non essere collegati ad altri rapporti di finanziamento già in essere tra il soggetto<br />

proponente e la PMI alla data <strong>della</strong> delibera di concessione;<br />

• essere di importo massimo pari a 3.000.000,00 di euro;<br />

• essere regolati a tasso fisso o variabile, calcolato sulla base dell’Euribor (nel<br />

caso di tassi variabili) o dell’Eurirs (nel caso di tassi fissi), maggiorato di uno<br />

spread non superiore a quello indicato, per ciascuna classe di merito creditizio,<br />

dal soggetto proponente in sede di presentazione dell’offerta economica;<br />

• non essere assistiti da garanzie, personali, reali o assicurative.<br />

89


Fondazione Rosselli<br />

90<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong><br />

misura<br />

Stanziamento<br />

Focus<br />

territoriale<br />

Amministrazione<br />

Competente<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Riferimenti<br />

Normativi<br />

Il Fondo Nazionale dell’Innovazione interviene nel rispetto <strong>della</strong> vigente normativa<br />

comunitaria in materia di aiuti di Stato e dei regimi di aiuto allo scopo<br />

istituiti dal Ministero.<br />

Con appositi avvisi, pubblicati in Gazzetta Ufficiale, il Ministero dello Sviluppo<br />

economico invita i soggetti intermediari (banche, intermediari finanziari iscritti<br />

negli appositi elenchi) a presentare proposte di operazioni finanziarie. Gli avvisi<br />

pubblici pubblicati a dicembre 2009 fanno riferimento a due macro-aree di<br />

intervento: il finanziamento di debito ed il capitale di rischio.<br />

Al fine di assicurare l’utilizzo di una metodologia condivisa per la determinazione<br />

del valore economico di un titolo <strong>della</strong> proprietà industriale, i soggetti<br />

intermediari sono tenuti ad applicare la “Griglia di valutazione dei brevetti”, di<br />

cui al Protocollo d’Intesa sulla valutazione economico-finanziaria dei Brevetti<br />

sottoscritto a Roma il 21 ottobre 2008 e successive modifiche e/o integrazioni,<br />

e ad indirizzare la selezione delle PMI e dei progetti finanziabili in base ai risultati<br />

ottenuti dall’applicazione <strong>della</strong> Griglia.<br />

Il Fondo dispone di una dotazione di circa 60 milioni di euro (di cui 37,5 milioni<br />

di euro per il finanziamento di debito e 20 milioni di euro per il capitale<br />

di rischio). La tranche di investimento per ciascuna PMI beneficiaria non può<br />

superare gli 1,5 milioni di euro su un periodo di 12 mesi.<br />

L’intero territorio nazionale<br />

Ministero dello Sviluppo Economico (MSE)<br />

Gestori di Fondi mobiliari riservati di tipo chiuso<br />

• art. l, comma 851 <strong>della</strong> legge 27 dicembre 2006, n. 296: Disposizioni per<br />

la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria<br />

2007);<br />

• Direttiva del Ministro dello Sviluppo Economico del 17 marzo 2008, registrata<br />

il 27.06.2008 al n. 198: Articolazione delle spese afferenti allo stanziamento sul<br />

capitolo 7476 - Interventi in materia di brevettualità e per le attività connesse alla<br />

ricerca di anteriorità - per l’anno 2008<br />

• C(2008) 3361 luglio 2008: Aiuto di Stato n. N 304/2007 – Italia<br />

• Regime di aiuti a favore del capitale di rischio G.U. n. 107 dell’11maggio2009<br />

6.4 Fondo Italiano di Investimento<br />

Il Fondo Italiano di Investimento (FII), promosso dal Ministero dell’Economia<br />

e delle Finanze, si prefigge di sostenere, a condizioni di mercato, lo sviluppo<br />

delle PMI italiane con ambizioni di crescita. Il programma, avviato nel marzo<br />

2010, prevede la costituzione di una Società di Gestione del Risparmio che<br />

collochi le quote di un fondo comune di investimento mobiliare di tipo chiuso<br />

riservato ad investitori qualificati. La compagine societaria è costituita da sette<br />

soci paritetici: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cassa Depositi e<br />

Prestiti, Intesa-Sanpaolo, UniCredit Group, Banca Monte dei Paschi di Siena<br />

(Banche Sponsor), Associazione Bancaria Italiana e Confindustria.


Capitolo 6<br />

L’obiettivo del fondo è agevolare nel medio termine i processi di patrimonializzazione<br />

di singole imprese e l’aggregazione tra imprese al fine di rendere<br />

possibile la presenza sul territorio nazionale di imprese sufficientemente<br />

patrimonializzate per affrontare le sfide <strong>della</strong> competitività internazionale. <strong>Le</strong><br />

imprese target sono dunque le piccole e medie imprese italiane con fatturato<br />

compreso tra i 10 e i 100 milioni di euro che manifestino l’intenzione di accrescere<br />

le proprie quote di mercato, soprattutto in ambito internazionale.<br />

Obiettivo dimensionale del Fondo è 3 miliardi di euro; tuttavia il primo closing<br />

si prefigge il raggiungimento di 1 miliardo di euro, che sarà sottoscritto dalle<br />

Banche Sponsor e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Un ulteriore miliardo di euro<br />

potrà essere raccolto presso gli investitori istituzionali. Eventuali successivi incrementi<br />

fino a raggiungere 3 miliardi di euro saranno valutati in funzione delle<br />

reali esigenze e del reale utilizzo del capitale impegnato. Agli investitori che<br />

sottoscriveranno, singolarmente o in forma aggregata, una quota del Fondo<br />

pari o superiore a 100 milioni di euro, verrà fornita la possibilità di partecipare<br />

al capitale del fondo.<br />

Il fondo presenta diverse modalità di intervento:<br />

• ingressi diretti di minoranza nel capitale, a condizione che l’investimento<br />

avvenga in imprese con fatturato superiore ad una certa soglia<br />

(indicativamente, 20-30 milioni di euro);<br />

• ingressi diretti di minoranza in co-investimento con altri fondi specializzati<br />

che condividano esplicitamente nei loro regolamenti gli obiettivi<br />

del Fondo;<br />

• strumenti flessibili, quali finanziamenti subordinati convertibili o convertendi<br />

e prestiti partecipativi;<br />

• investimenti in fondi già esistenti che condividano esplicitamente<br />

nei loro regolamenti gli obiettivi del Fondo (attività di “Fondo di fondi”).<br />

91<br />

Sebbene questa iniziativa sia un’operazione apprezzabile, in quanto mira alla<br />

patrimonializzazione delle PMI italiane al fine di renderle competitive, potrebbero<br />

sorgere alcune criticità determinate dal fatto che il fondo prevede alcune<br />

rivisitazioni delle regole del private equity ordinarie e acquisite a livello internazionale.<br />

Queste condizioni possono essere accettate da alcuni operatori bancari,<br />

le cosiddette banche sponsor, in forza <strong>della</strong> moral suation governativa,<br />

ma nel momento in cui si passerà alla sottoscrizione da parte di altri operatori,<br />

occorrerà convincerli ad investire a quelle stesse condizioni.


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 6.3<br />

Fondo Italiano d’Investimento<br />

Finalità<br />

Strumento<br />

Soggetti<br />

richiedenti<br />

Soggetti<br />

beneficiari<br />

Iniziative<br />

ammissibili<br />

Sostenere, a condizioni di mercato, lo sviluppo delle PMI italiane caratterizzate<br />

da ambizioni di crescita interna e/o esterna. In particolare,<br />

l’investimento del Fondo è indirizzato ad agevolare, nel medio-termine,<br />

i processi di patrimonializzazione di singole imprese e l’aggregazione<br />

tra imprese.<br />

Creazione di una Società di Gestione del Risparmio (SGR) che collochi<br />

le quote di un fondo comune di investimento mobiliare di tipo<br />

chiuso riservato ad investitori qualificati.<br />

Il fondo è riservato ad investitori qualificati (banche e soggetti sponsor,<br />

investitori istituzionali).<br />

• la quota minima di sottoscrizione per un investitore del Fondo è<br />

pari a 20 milioni di euro.<br />

• successivamente alla costituzione <strong>della</strong> SGR, la possibilità di partecipare<br />

al suo capitale verrà fornita agli investitori che sottoscriveranno,<br />

singolarmente o in forma aggregata, una quota del Fondo pari o<br />

superiore a 100 milioni di euro.<br />

<strong>Le</strong> aziende target sono le PMI italiane con fatturato compreso tra i<br />

10 e i 100 milioni di euro che manifestino l’intenzione di accrescere<br />

le proprie quote di mercato, soprattutto in ambito internazionale. Si<br />

prevede un potenziale di 15.000 imprese di cui 10.000 nel settore<br />

manifatturiero.<br />

Gli investimenti del Fondo saranno prevalentemente indirizzati a favorire<br />

i processi di aggregazione tra imprese e di patrimonializzazione.<br />

Ogni possibile investimento sarà valutato in base al merito del Piano<br />

Industriale, del progetto di sviluppo e <strong>della</strong> capacità del management<br />

di portarlo a termine.<br />

92<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong><br />

misura<br />

Il Fondo avrà una durata complessiva massima di 15 anni (5 anni per<br />

l’investimento più 1 anno di estensione, 7 anni per il disinvestimento<br />

più 2 di estensione).<br />

Il Fondo opererà in quattro modi complementari, in un’ottica di medio<br />

periodo:<br />

• con ingressi diretti di minoranza nel capitale, a condizione che l’investimento<br />

avvenga in imprese con fatturato superiore ad una certa<br />

soglia (20-30 milioni di euro);<br />

• con ingressi diretti di minoranza in co-investimento con altri fondi<br />

specializzati che condividano esplicitamente nei loro regolamenti gli<br />

obiettivi del Fondo;<br />

• con strumenti flessibili, quali finanziamenti subordinati convertibili o<br />

convertendi e prestiti partecipativi;<br />

• come “Fondo di fondi”, investendo cioè in fondi già esistenti che<br />

condividano esplicitamente nei loro regolamenti gli obiettivi del Fondo<br />

stesso.<br />

L’inizio dell’operatività del Fondo è prevista per il mese di marzo<br />

2010. I primi investimenti sono previsti per il mese di settembre 2010.<br />

La liquidazione dell’investimento potrà avvenire attraverso i classici<br />

canali del trade sale e <strong>della</strong> quotazione in Borsa, nonché tramite cessioni<br />

a fondi terzi o consentendo il riacquisto da parte degli imprenditori<br />

stessi.


Capitolo 6<br />

Remunerazione<br />

degli<br />

investitori<br />

Ammontare<br />

disponibile<br />

Focus<br />

Territoriale<br />

Amministrazione<br />

Competente<br />

Sponsor<br />

Compagine<br />

societaria<br />

Modello di<br />

governance<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Riferimenti<br />

Normativi<br />

Verranno previsti adeguati ritorni per i sottoscrittori del Fondo, anche<br />

se gli obiettivi di rendimento saranno più contenuti rispetto ai tradizionali<br />

fondi di private equity e di conseguenza le management fees<br />

saranno inferiori. Nel caso di intervento indiretto con altri investitori<br />

(Fondo di fondi) sarà da valutare una possibile modalità di differenziazione<br />

in termini di rendimento.<br />

Obiettivo complessivo: 3 miliardi di euro. Il primo closing sarà pari a<br />

1 miliardo di euro e sarà sottoscritto dalle Banche Sponsor e dalla<br />

Cassa Depositi e Prestiti (quest’ultima verserà una quota pari a 250<br />

milioni di euro). Un ulteriore miliardo di euro potrà essere raccolto<br />

presso gli investitori istituzionali. Eventuali successivi incrementi fino<br />

a raggiungere 3 miliardi di euro saranno valutati in funzione delle reali<br />

esigenze e del reale utilizzo del capitale impegnato.<br />

L’intero territorio nazionale.<br />

Ministero dell’Economia e delle Finanze.<br />

La compagine societaria è costituita da 7 soci paritetici: Ministero<br />

dell’Economia e delle Finanze, Intesa-Sanpaolo, UniCredit Group,<br />

Banca Monte dei Paschi di Siena, Cassa Depositi e Prestiti, Associazione<br />

Bancaria Italiana e Confindustria. Ciascun socio presenta la<br />

stessa quota di partecipazione nella SGR ed i medesimi diritti amministrativi<br />

e finanziari. Al fine di gestire in modo differenziato i diversi<br />

interessi finanziari dei soci, si interverrà sulle modalità di strutturazione<br />

del carried interest.<br />

La SGR prevede la presenza dei seguenti organi:<br />

• <strong>Consiglio</strong> di amministrazione: costituito da 11 membri, di cui 7 in<br />

rappresentanza di ciascun socio, 3 consiglieri indipendenti tra cui il<br />

Presidente e l’Amministratore Delegato.<br />

• Comitato Conflitti di Interesse: membri rappresentati da soci non<br />

investitori e/o membri indipendenti.<br />

• Comitato esecutivo: composto da un massimo di 7 membri tra<br />

cui l’A.D., i consiglieri espressione dei 4 soci investitori, e massimo 2<br />

consiglieri indipendenti.<br />

• Comitato tecnico di investimenti: A.D. e principalmente, esponenti<br />

senior dell’investment team.<br />

La SGR di nuova creazione costituita il 18 marzo 2010: “Fondo Italiano<br />

di Investimento SGR”<br />

Articoli 87 e 88 del Trattato dell’Unione europea: Aiuti di Stato a favore<br />

delle piccole e medie imprese.<br />

93


Fondazione Rosselli<br />

6.5 Fondo per la Finanza d’Impresa<br />

94<br />

Il Fondo per la Finanza d’Impresa è stato istituito dalla legge finanziaria 2007<br />

(L. 296 del 27 dicembre 2006, art. 1, comma 847) allo scopo di facilitare<br />

l’accesso al credito, alla finanza ed al mercato finanziario delle imprese e<br />

di razionalizzare le modalità di funzionamento dei fondi pubblici di garanzia<br />

e di partecipazione al capitale di rischio. Gli interventi del fondo sono volti a<br />

facilitare operazioni di concessione di garanzie su finanziamenti, nonché di<br />

partecipazione al capitale di rischio delle imprese anche attraverso banche<br />

o società finanziarie vigilate dalla Banca d’Italia. Si prevede inoltre la partecipazione<br />

a operazioni di finanza strutturata, anche tramite sottoscrizione di<br />

fondi di investimento chiusi, privilegiando gli interventi di sistema in grado<br />

di attivare ulteriori risorse finanziarie pubbliche e private in coerenza con la<br />

normativa nazionale in materia di intermediazione finanziaria. Con riferimento<br />

alle operazioni di partecipazione al capitale di rischio, gli interventi del Fondo<br />

sono destinati in via prioritaria al finanziamento di programmi di investimento<br />

per la nascita ed il consolidamento delle imprese operanti in comparti di attività<br />

ad elevato contenuto tecnologico, al rafforzamento patrimoniale di piccole<br />

e medie imprese localizzate nelle aree dell’obiettivo 1 e dell’obiettivo 2 di cui<br />

al regolamento CE n. 1260/1999, a programmi di sviluppo posti in essere da<br />

piccole e medie imprese.<br />

Nel Fondo sono confluite varie risorse provenienti dai fondi di seguito elencati,<br />

di cui la legge finanziaria 2007 ha disposto la soppressione: il Fondo di<br />

garanzia di cui all’articolo 15 <strong>della</strong> legge 266/97 (c.d. legge Bersani), il Fondo<br />

rotativo nazionale per il finanziamento del capitale di rischio gestito dall’ex-<br />

Sviluppo Italia S.p.A, le risorse rimanenti destinate all’attuazione dell’articolo<br />

106 <strong>della</strong> legge 388/2000 (si veda l’Approfondimento 3 sulla legge 388/2000).<br />

La bozza di regolamento attuativo, approvata dalla Conferenza Stato-Regioni,<br />

è attualmente al vaglio ministeriale. Nella bozza di decreto si prevede che il<br />

Ministero potrà entrare in ogni singolo fondo entro una soglia del 50% del<br />

patrimonio e la durata dell’investimento non dovrà superare i 10 anni. A disposizione<br />

per il 2009 sono stati conferiti 150 milioni, già destinati al Fondo per la<br />

Finanza d’Impresa dalla Finanziaria 2007. Gli interventi pubblici potranno essere<br />

finanziati anche con risorse provenienti da strumenti di politica regionale,<br />

come il Fas (Fondo Aree Sottoutilizzate), da fondi strutturali (in particolare il<br />

Fesr) e potranno essere affiancati da interventi da parte del Fondo Europeo<br />

degli Investimenti e <strong>della</strong> Banca Europea degli Investimenti (Il Sole 24 Ore, 17<br />

gennaio 2009).


Capitolo 6<br />

Tabella 6.4<br />

Fondo per la Finanza d’Impresa<br />

Finalità<br />

Modalità<br />

di intervento<br />

Soggetti<br />

richiedenti<br />

Soggetti<br />

beneficiari<br />

Iniziative<br />

ammissibili<br />

Priorità di intervento:<br />

• finanziamento di programmi di investimento per la nascita ed<br />

il consolidamento delle imprese operanti in comparti di attività ad<br />

elevato contenuto tecnologico;<br />

• rafforzamento patrimoniale di piccole e medie imprese localizzate<br />

nelle aree Obiettivo 1 e Obiettivo 2 di cui al regolamento CE n.<br />

1260/1999;<br />

• programmi di sviluppo posti in essere da piccole e medie imprese.<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong><br />

misura<br />

Facilitare l’accesso al credito e al capitale di rischio da parte delle<br />

imprese italiane, soprattutto di piccole e medie dimensioni e razionalizzare<br />

gli interventi statali relativi ai fondi pubblici di garanzia e di<br />

partecipazione al capitale di rischio.<br />

Creazione di un fondo in cui far confluire le risorse di precedenti<br />

strumenti pubblici in materia di accesso al finanziamento ed al<br />

capitale di rischio, con l’obiettivo di intervenire in operazioni che<br />

prevedano l’adozione di nuovi strumenti di mitigazione del rischio di<br />

credito e di private equity.<br />

Banche ed intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia.<br />

PMI, particolari condizioni sono previste per le aree Obiettivo 1 e<br />

Obiettivo 2.<br />

• operazioni di concessione di garanzie su finanziamenti, nonché<br />

di partecipazione al capitale di rischio delle imprese anche attraverso<br />

banche o società finanziarie vigilate dalla Banca d’Italia;<br />

• partecipazione ad operazioni di finanza strutturata, anche tramite<br />

sottoscrizione di fondi di investimento chiusi, privilegiando gli interventi<br />

di sistema in grado di attivare ulteriori risorse finanziarie pubbliche<br />

e private, in coerenza con la normativa nazionale in materia di<br />

intermediazione finanziaria.<br />

Confluiscono nel Fondo per la Finanza d’Impresa le risorse dei<br />

seguenti fondi:<br />

• sezione speciale innovazione tecnologica del Fondo di Garanzia<br />

(l. 662/1996, art. 100, c. 2, lett. a) costituito presso MCC per la<br />

parziale assicurazione dei crediti concessi dagli istituti di credito a<br />

favore di PMI;<br />

• Fondo rotativo nazionale per gli interventi nel capitale di rischio<br />

(l. 350/2003, art. 4, c. 106) gestito da Sviluppo Italia per effettuare<br />

interventi temporanei e di minoranza (non superiori al 30%) nel capitale<br />

di imprese produttive che presentino programmi di sviluppo,<br />

oppure per acquistare quote di fondi mobiliari chiusi che investono<br />

in tali imprese;<br />

• art. 106 <strong>della</strong> l. n. 388/2000: concessione di anticipazioni finanziarie<br />

pubbliche a banche e intermediari finanziari, che acquisiscono<br />

partecipazioni temporanee e di minoranza nel capitale di PMI delle<br />

aree svantaggiate (Obiettivo 1 e 2).<br />

95


Fondazione Rosselli<br />

Stanziamento<br />

Tempistica<br />

Focus territoriale<br />

Amministrazione<br />

Competente<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Riferimenti<br />

Normativi<br />

Al Fondo per la Finanza d’Impresa sono stati conferiti, oltre alle risorse<br />

già attribuite per i fondi che ha inglobato, 50 milioni di euro per il<br />

2007, 100 milioni di euro per il 2008 e 150 milioni di euro per il 2009.<br />

18 marzo 2010: costituzione SGR con sede a Milano<br />

Durata complessiva del fondo fino a 15 anni, di cui 5 per la fase di<br />

investimento (più 1 anno di estensione) e 7 anni per la fase di disinvestimento<br />

(più 2 anni di estensione)<br />

L’intero territorio nazionale.<br />

Ministero dello Sviluppo Economico.<br />

Ministero dello Sviluppo Economico.<br />

• art. 1 <strong>della</strong> legge 3 agosto 2007, n. 127 (GU 17 agosto 2007, n.<br />

190, SO): Disposizioni urgenti in materia finanziaria.<br />

• art. 1, L. 29 novembre 2007, n. 222 (GU 30 novembre 2007, n.<br />

279, SO): Interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo<br />

sviluppo e l’equità sociale.<br />

• comma 847 <strong>della</strong> legge finanziaria 2007: Istituzione Fondo Finanza<br />

d’Impresa.<br />

• DM 15 giugno 2004: Istituzione Sezione speciale del Fondo di<br />

garanzia, riservata alla concessione di garanzie su finanziamenti<br />

concessi a piccole e medie imprese finalizzati all’introduzione di<br />

innovazioni di processo e di prodotto mediante l’uso di tecnologie<br />

digitali.<br />

96


Capitolo 7<br />

7. <strong>Le</strong> iniziative regionali a<br />

sostegno del capitale di rischio<br />

7.1 Introduzione<br />

L’ evoluzione dell’architettura del sistema amministrativo italiano verso il modello<br />

federale, attuata attraverso la riforma del Titolo V <strong>della</strong> Costituzione, ha<br />

contribuito a rafforzare i compiti ed i poteri degli enti regionali. Nell’ultimo<br />

ventennio, le Regioni e gli Enti locali sono stati protagonisti di innovazioni incisive,<br />

che ne hanno trasformato non solo l’organizzazione, le competenze e le<br />

responsabilità amministrative e di governo, ma hanno anche riscritto i principi<br />

del sistema finanziario regionale e locale con la modifica <strong>della</strong> cornice costituzionale<br />

e dei poteri legislativi. In misura crescente, le Regioni sono diventate<br />

il driver principale dello sviluppo economico locale, avendo la possibilità di<br />

agire con piena autorità su alcune iniziative a supporto <strong>della</strong> competitività di<br />

un territorio.<br />

Anche sul fronte del sostegno al capitale di rischio, le Regioni hanno avviato<br />

alcune iniziative degne di nota: alcune di queste sono gestite da soggetti privati<br />

per conto <strong>della</strong> Regione, mentre altre sono gestite dalle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>,<br />

direttamente, oppure attraverso società di gestione del risparmio, emanazione<br />

delle società finanziarie stesse. L’analisi effettuata ricalca le stesse<br />

macro aeree considerate per le iniziative a livello internazionale e nazionale;<br />

nel capitolo verranno presentate le iniziative a supporto del capitale di rischio<br />

avviate dalle Regioni attraverso soggetti privati esterni, per poi descrivere gli<br />

strumenti a supporto del capitale di rischio concessi in dotazione dalle Regioni<br />

alle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>.<br />

97


Fondazione Rosselli<br />

7.2 <strong>Le</strong> iniziative regionali gestite da soggetti privati per<br />

conto delle Regioni<br />

98<br />

Attualmente in Italia le principali iniziative a supporto del capitale di rischio,<br />

non gestite direttamente da società finanziarie regionali, bensì da soggetti<br />

privati, sono il fondo Ingenium Sardegna (Sardegna), il fondo Ingenium Emilia<br />

Romagna (Emilia Romagna) ed il fondo Cape Regione Siciliana (Sicilia). Nelle<br />

regioni dove sono state avviate tali iniziative, solo in Sardegna è presente una<br />

società finanziaria regionale (SFIRS), mentre in Emilia Romagna ed in Sicilia<br />

sono presenti esclusivamente le agenzie di sviluppo regionale Ervet e Sviluppo<br />

Sicilia. Se in queste ultime due regioni la scelta di affidare la gestione dei<br />

fondi a soggetti esterni è in un certo senso obbligata, in Sardegna vi è stata<br />

una chiara scelta strategica da parte <strong>della</strong> Regione di affidare la gestione<br />

del fondo ad un soggetto privato esterno piuttosto che alla società finanziaria<br />

regionale. <strong>Le</strong> Tabelle 7.1 e 7.2 riportano sinteticamente le caratteristiche<br />

principali degli strumenti analizzati, mentre nei paragrafi successivi ciascuno<br />

strumento è descritto in dettaglio.<br />

I tre strumenti sono piuttosto recenti, infatti Ingenium Emilia Romagna è stato<br />

avviato nel 2005, il fondo Cape Regione Siciliana nel 2007 ed infine il fondo Ingenium<br />

Sardegna nel 2009. I tre fondi hanno una durata complessiva prevista<br />

molto simile, pari a 10 anni per Ingenium Sardegna e Cape Regione Siciliana<br />

e pari a 9 anni per Ingenium Emilia Romagna. Lo stanziamento complessivo<br />

dei fondi varia in modo consistente da 8,5 milioni di euro per Ingenium Emilia<br />

Romagna (di cui 5,95 milioni, il 70%, conferiti dalla Regione), a 34 milioni di<br />

euro per Ingenium Sardegna (di cui 17.5 milioni, il 50%, sottoscritti dalla Regione),<br />

a 52,05 milioni di euro per Cape Regione Siciliana (di cui 20,4 milioni,<br />

il 39%, provenienti da soggetti pubblici).<br />

Per quanto riguarda la dimensione degli investimenti, il fondo Ingenium Emilia<br />

Romagna presenta interventi che variano da 200.000 a 2 milioni di euro,<br />

mentre il fondo Ingenium Sardegna prevede un limite massimo di 1,5 milioni<br />

di euro elargiti annualmente per impresa; per il fondo Cape Regione Siciliana<br />

il singolo investimento non può eccedere il 15% <strong>della</strong> dimensione totale del<br />

fondo. Una certa omogeneità è riscontrabile rispetto al target degli interventi,<br />

finalizzati in tutti e tre i casi alle start-up di PMI innovative localizzate sul<br />

territorio regionale. Inoltre i tre fondi prevedono una distribuzione dei profitti<br />

ed un’allocazione delle perdite paritetica tra soggetto pubblico e soggetto<br />

privato.<br />

Un elemento interessante riguarda il fatto che sia il fondo Ingenium Emilia<br />

Romagna, sia il fondo Ingenium Sardegna presentano lo stesso soggetto gestore,<br />

Zernike Meta Ventures 1 , una joint venture tra la società italiana Meta<br />

1 Inoltre, Zernike Meta Ventures dovrebbe altresì gestire il fondo promosso dalla Regione Umbria<br />

in cooperazione con la Finanziaria <strong>Regionale</strong> Gepafin, Umbria Seed Fund.


Capitolo 7<br />

GROUP e la società olandese Zernike Group. Zernike Group è una società<br />

che dal 1992 è attiva nel mercato del venture capital, nella gestione dei<br />

parchi scientifici, nel patenting e licensing e nel trasferimento tecnologico.<br />

Meta Group è una società che dal 1993 lavora con università, centri di ricerca,<br />

aziende, strutture di governo locale, agenzie di sviluppo e istituzioni nazionali<br />

ed internazionali sul finanziamento dell’innovazione. I due gruppi da oltre<br />

quindici anni operano insieme a livello internazionale (UK, Spagna, Australia,<br />

USA, Argentina e Slovenia) e hanno investito sino ad oggi in più di 800 startups.<br />

In Italia il gruppo gestisce un capitale di circa 45-50 milioni di euro. Il<br />

fondo siciliano è gestito da una società di gestione del risparmio denominata<br />

CAPE Regione Siciliana SGR S.p.A., costituita il 19 Dicembre 2006 in seguito<br />

all’emissione da parte <strong>della</strong> Regione Siciliana di un bando pubblico per la<br />

ricerca di un advisor di un fondo chiuso di investimento che investisse nel<br />

capitale di rischio di aziende operanti in Sicilia. La società aggiudicataria è<br />

stata CAPE S.g.r., società di gestione del risparmio con sede a Milano, la cui<br />

attività consiste prevalentemente nel supportare l’acquisizione di piccole e<br />

medie aziende operanti in Italia tramite operazioni di leveraged buy out. La<br />

sua strategia di investimento è fortemente orientata all’acquisizione di partecipazioni<br />

di maggioranza in piccole e medie imprese che presentano un’elevata<br />

redditività e sono localizzate nel Nord Italia. Il capitale di Cape Regione<br />

Siciliana SGR S.p.A. è detenuto nella misura del 49% dalla stessa Regione e<br />

per il 51% da CAPE S.g.r.<br />

Dalla descrizione dei due soggetti gestori è possibile notare come gli aggiudicatari<br />

<strong>della</strong> gestione dei fondi regionali non sono soggetti già radicati all’interno<br />

del territorio di riferimento del fondo; tuttavia, a seguito dell’aggiudicazione<br />

<strong>della</strong> gara, è stata avviata in tutti i casi una sede operativa all’interno <strong>della</strong> regione<br />

di riferimento, assumendo personale del luogo. Questo dimostra come<br />

per la gestione di questa tipologia di fondi sia da un lato necessaria la competenza<br />

tecnologica e finanziaria, ma altrettanto vitale risulta la conoscenza<br />

del territorio, delle sue peculiarità e dei suoi network, soprattutto nell’attività di<br />

scouting degli investimenti.<br />

99<br />

7.2.1 Fondo Ingenium Emilia Romagna<br />

Il fondo Ingenium Emilia Romagna trae origine dalla programmazione regionale<br />

2000-2006, Obiettivo 2, Misura 1.5 – “Sostegno allo start-up di imprese<br />

innovative”. E’ un fondo di venture capital indirizzato a PMI innovative localizzate<br />

nel territorio dell’Emilia Romagna. La Regione ha emesso un bando di<br />

gara per individuare un soggetto gestore privato, di cui è risultato vincitore<br />

Zernike Meta Ventures.


Fondazione Rosselli<br />

I vincoli imposti dalla Regione agli investimenti del fondo riguardano l’età delle<br />

imprese target, che deve essere inferiore a 35 mesi, la quota d’investimento,<br />

che deve essere di minoranza e la tempistica dell’investimento, in base alla<br />

quale vanno investite tutte le risorse messe a disposizione entro il primo semestre<br />

del 2009. <strong>Le</strong> risorse raccolte sono pari a 8,5 milioni di euro, di cui 5,95<br />

milioni (il 70%) conferiti dalla Regione ed il restante 30% dai privati. I sette<br />

investimenti attualmente effettuati hanno avuto una dimensione che è variata<br />

da 200.000 a 2 milioni di euro in round successivi.<br />

Il team di gestione è composto dal direttore del fondo, un direttore finanziario<br />

e due analisti con un background economico sulle analisi di mercato;<br />

inoltre sono presenti professionisti con competenze in materie umanistiche,<br />

in quanto una parte fondamentale nello scouting degli investimenti consiste<br />

nella valutazione del team imprenditoriale dell’impresa in cui si vuole investire.<br />

Al team di gestione sono riconosciute management fees comprese tra il 2%<br />

ed il 3% ed è inoltre presente lo schema del carried interest.<br />

Il livello di ingerenza <strong>della</strong> Regione nella gestione del fondo è molto limitato,<br />

ma il soggetto gestore ha l’obbligo di trasmettere report semestrali o annuali,<br />

ed è inoltre sottoposto ad un audit da parte di una società esterna.<br />

7.2.2 Fondo Ingenium Sardegna<br />

100<br />

Il fondo Ingenium Sardegna nasce come strumento dell’Obiettivo Operativo<br />

6.2.2 B del POR Sardegna 2007-2013, Asse VI Competitività, la cui gestione<br />

è stata affidata a Zernike Meta Ventures attraverso un bando di gara. L’iniziativa<br />

è indirizzata alle imprese industriali innovative, piccole e medie, incluse<br />

le aziende cooperative, aventi localizzazione produttiva in Sardegna (attuale<br />

o futura).<br />

I vincoli imposti dalla Regione riguardano la destinazione degli investimenti,<br />

che è limitata alle start-up innovative localizzate in Sardegna e ai settori non<br />

esclusi dalla normativa degli Aiuti di Stato; la dimensione massima del singolo<br />

investimento non può eccedere 1,5 milioni di euro annui per impresa (per<br />

un totale di 4 anni e quindi fino ad un limite massimo di 6 milioni di euro da<br />

erogare in round successivi) e la quota <strong>della</strong> partecipazione in ogni impresa<br />

deve essere compresa tra il 20% ed il 49%. Infine, esiste un vincolo relativo<br />

alla durata massima dell’investimento che non può eccedere i sette anni. La<br />

durata del fondo è di 10 anni. Il periodo di investimento è di 6 anni, seguiti da<br />

4 anni di disinvestimento ed eventuali due anni di grace period.<br />

Il team di gestione è composto da sei persone con background economicofinanziario<br />

e giuridico; per la valutazione degli investimenti il soggetto gestore<br />

si avvale di esperti nei settori oggetto dell’investimento. La remunerazione del


Capitolo 7<br />

team di gestione è in linea con gli standard di mercato, con management fees<br />

che si collocano intorno al 2%.<br />

L’investitore pubblico partecipa agli utili e alle perdite in misura paritetica con<br />

i privati. Il pubblico non esercita ingerenza sull’operato del fondo. La Regione<br />

non interviene né nella gestione del fondo, né sulle scelte relative agli investimenti<br />

e ai disinvestimenti. Il suo livello di ingerenza si traduce esclusivamente<br />

in una richiesta di informazioni relativamente alle proposte di investimento. Ad<br />

oggi sono stati stanziati 17,5 milioni di euro dalla Regione Sardegna, mentre i<br />

restanti 17,5 sono stati raccolti da sottoscrittori privati (business angels, investitori<br />

istituzionali) e, ad oggi è stato effettuato un primo investimento.<br />

7.2.3 Fondo Cape Regione Siciliana<br />

Il fondo Cape Regione Siciliana è un fondo comune di investimento mobiliare<br />

chiuso di private equity gestito dalla società di gestione del risparmio CAPE-<br />

Regione Siciliana S.G.R. . Tipicamente il fondo effettua investimenti di media/<br />

lunga durata prevalentemente in strumenti finanziari rappresentativi del capitale<br />

di rischio e di debito di imprese non quotate, con l’obiettivo di incrementare<br />

il valore dei capitali investiti. I beneficiari dell’iniziativa sono imprese con<br />

sede legale in Sicilia in fase di avvio o di recente costituzione.<br />

I vincoli che regolano il funzionamento del fondo riguardano la durata <strong>della</strong><br />

fase di investimento che non può eccedere i 5 anni, così come la durata del<br />

disinvestimento; inoltre il singolo investimento non può eccedere il 15% <strong>della</strong><br />

dimensione totale del fondo, quota che può essere estesa al 20% ma dietro<br />

approvazione del Comitato Consultivo. Inoltre i tre maggiori investimenti<br />

realizzati non possono eccedere il 40% del capitale totale del fondo. Non<br />

esistono vincoli settoriali specifici, ma i gestori del fondo privilegiano i settori<br />

in cui la Sicilia è maggiormente competitiva, quale per esempio il settore<br />

agroalimentare.<br />

Il team d’investimento è composto da 5 persone, tra cui un direttore e 4 analisti<br />

con background finanziario. Il <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione è composto<br />

da 5 membri, espressione di Regione Sicilia e Cape. E’ presente un Comitato<br />

Consultivo composto da 5 membri che è chiamato a dare pareri vincolanti su<br />

situazioni di carattere straordinario ed un Comitato Strategico, costituito da 9<br />

professionisti di alto livello con parere non vincolante. Infine, un’assemblea<br />

degli investitori ha il compito di informare tutti gli investitori sui risultati e le<br />

attività del fondo.<br />

Per quanto riguarda la remunerazione del team è applicato uno schema di<br />

carried interest che prevede pagamenti a favore di tutti gli investitori fino al<br />

rimborso totale dei versamenti di capitale effettuati; la somma eccedente vie-<br />

101


Fondazione Rosselli<br />

ne distribuita prima ai possessori di azioni di tipo A (azionisti generici) fino al<br />

conseguimento di un TIR pari all’8% e poi ai possessori di azioni di tipo B 2 ,<br />

fino a quando questi non conseguono un importo aggregato dei versamenti<br />

effettuati. Ogni altro pagamento ulteriore è suddiviso per l’80% per ogni investitore<br />

e per il 20% a favore esclusivamente di soli investitori di azioni B. <strong>Le</strong><br />

management fees ammontano al 2,5% del capitale raccolto.<br />

Il livello di ingerenza <strong>della</strong> Regione è in questo caso piuttosto elevato, in quanto<br />

essa è rappresentata direttamente all’interno del C.d.A, in cui tre membri<br />

sono espressione del soggetto privato CAPE e 2 del soggetto pubblico Regione<br />

Siciliana. <strong>Le</strong> richieste di informazioni da parte dei sottoscrittori sono<br />

maggiori rispetto a quanto avviene per un fondo privato: il fondo è soggetto<br />

ad un’intensa attività di monitoraggio sia da parte <strong>della</strong> Regione, sia da parte<br />

del FEI.<br />

<strong>Le</strong> risorse finanziarie raccolte ammontano a 52,05 milioni di euro, dove 20,4<br />

milioni provengono da soggetti pubblici (14 milioni dalla Regione Sicilia e 6,4<br />

milioni dal FEI) ed i restanti 31,6 da soggetti privati. Essendo presente il FEI la<br />

quota detenuta dal pubblico non può superare il 50%. Attualmente la società<br />

ha investito in 3 imprese per un totale di 15 milioni di euro.<br />

Tabella 7.1<br />

risultati<br />

<strong>Le</strong> iniziative regionali a sostegno del capitale di rischio: caratteristiche e<br />

102<br />

Iniziativa<br />

Durata<br />

Target<br />

Tipologia<br />

Dimensione<br />

(euro)<br />

Investitori<br />

Durata<br />

investimenti<br />

Risultati<br />

Ingenium<br />

Emilia<br />

Romagna<br />

Fondo<br />

di<br />

venture<br />

capital.<br />

9 anni<br />

PMI innovative<br />

localizzate<br />

in Regione<br />

Emilia<br />

Romagna,<br />

così come<br />

previsto dalla<br />

Misura 1.5 del<br />

Docup Ob.2<br />

2000/2006,<br />

nei settori<br />

previsti dagli<br />

Aiuti diStato.<br />

8,5<br />

mln<br />

La Reg. Emilia<br />

Romagna ha<br />

sottoscritto il 70%<br />

del fondo (5,95<br />

milioni), il restante<br />

30% è stato<br />

sottoscritto da<br />

investitori privati.<br />

-<br />

7 investimenti<br />

(dimensione<br />

compresa<br />

tra 200.000<br />

euro e 2<br />

milioni di<br />

euro nei<br />

diversi<br />

round)<br />

2 <strong>Le</strong> quote di classe B sono riservate all’Advisor, il quale le può cedere ai suoi soci amministratori,<br />

dipendenti, collaboratori, consulenti o amministratori.


Capitolo 7<br />

Iniziativa<br />

Ingenium<br />

Sardegna<br />

Cape<br />

Regione<br />

Siciliana<br />

Fondo<br />

di<br />

venture<br />

capital.<br />

Fondo<br />

comune<br />

di<br />

investimento<br />

mobiliare<br />

chiuso<br />

di<br />

private<br />

equity.<br />

Durata<br />

10<br />

anni<br />

con<br />

un<br />

grace<br />

period<br />

di 2<br />

anni.<br />

10<br />

anni<br />

Target<br />

PMI innovative,<br />

incluse le<br />

aziende cooperative,<br />

con<br />

localizzazione<br />

produttiva in<br />

Sardegna.<br />

Imprese in<br />

fase di avvio<br />

o di recente<br />

costituzione<br />

con sede<br />

legale in<br />

Sicilia.<br />

Tipologia<br />

Dimensione<br />

(euro)<br />

34<br />

mln<br />

52,05<br />

mln<br />

Investitori<br />

La Regione<br />

Sardegna ha<br />

sottoscritto 17,5<br />

milioni, mentre il<br />

restante 50% è<br />

stato raccolto dai<br />

privati.<br />

20,4 mln<br />

provengono da<br />

sogg.pubblici<br />

(14 mln dalla<br />

Regione Sicilia<br />

e 6,4 milioni dal<br />

FEI) ed i restanti<br />

31,6 da sogg.<br />

privati. Essendo<br />

presente il FEI la<br />

quota detenuta<br />

dal pubblico non<br />

può superare il<br />

50%.<br />

Durata<br />

investimenti<br />

4 anni<br />

Risultati<br />

E’ stato<br />

effettuato<br />

un primo<br />

investimento.<br />

5 anni<br />

per<br />

l’investimento<br />

e<br />

5 anni<br />

per i<br />

disinvestimenti.<br />

Attualmente<br />

la<br />

società ha<br />

investito in<br />

3 imprese<br />

per un<br />

totale di 15<br />

milioni.<br />

103


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 7.2 <strong>Le</strong> iniziative regionali a sostegno del capitale di rischio: soggetto gestore<br />

e ruolo del soggetto pubblico<br />

Iniziativa<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Azionisti<br />

sogg. gestore<br />

Soggetto<br />

pubblico<br />

promotore<br />

Distribuzione<br />

utili e perdite<br />

Vincoli imposti<br />

Ingenium<br />

Emilia<br />

Romagna<br />

Zernike<br />

Meta<br />

Ventures.<br />

La società<br />

italiana Meta<br />

GROUP e la<br />

società olandese<br />

Zernike<br />

Group.<br />

Regione<br />

Emilia<br />

Romagna<br />

La logica di<br />

distribuzione<br />

dei profitti,<br />

così come<br />

delle perdite<br />

tra pubblico<br />

e privato è di<br />

tipo paritetico.<br />

Vincolo di target: età<br />

dell’impresa inferiore a<br />

36 mesi; localizzazione<br />

geografica in Emilia<br />

Romagna.<br />

Vincolo settoriale: limite<br />

sui settori previsti dalla<br />

normativa sugli Aiuti di<br />

Stato.<br />

Vincolo di investimento:<br />

la quota deve essere di<br />

minoranza. Tutte le risorse<br />

messe a disposizione<br />

devono essere investite<br />

entro il primo semestre<br />

2009.<br />

104<br />

Ingenium<br />

Sardegna<br />

Zernike<br />

Meta<br />

Ventures.<br />

La società<br />

italiana Meta<br />

GROUP e la<br />

società olandese<br />

Zernike<br />

Group.<br />

Regione<br />

Sardegna<br />

La logica di<br />

distribuzione<br />

dei profitti,<br />

così come<br />

delle perdite<br />

tra pubblico<br />

e privato è di<br />

tipo paritetico.<br />

Vincolo di target: start-up<br />

innovative localizzate in<br />

Sardegna.<br />

Vincolo settoriale:<br />

tutti i settori ammessi<br />

dalla normativa degli Aiuti<br />

di Stato.<br />

Vincolo di investimento:<br />

la dimensione massima<br />

del singolo investimento<br />

non può eccedere 1,5 mln<br />

annui per impresa (per un<br />

totale di 4 anni e quindi<br />

fino ad un limite massimo<br />

di 6 mln da erogare in<br />

round successivi) e la<br />

quota <strong>della</strong> partecipazione<br />

in ogni impresa<br />

deve essere compresa<br />

tra il 20% ed il 49%. La<br />

dismissione deve avvenire<br />

entro 7 anni.<br />

Cape<br />

Regione<br />

Siciliana<br />

CAPE<br />

Regione<br />

Siciliana<br />

SGR<br />

S.p.A<br />

CAPE S.p.A.<br />

51% e Regione<br />

Sicilia<br />

49%<br />

Regione<br />

Sicilia<br />

La logica di<br />

distribuzione<br />

dei profitti,<br />

così come<br />

delle perdite<br />

tra pubblico<br />

e privato è di<br />

tipo paritetico.<br />

Vincolo di target: PMI con<br />

sede legale in Sicilia.<br />

Vincolo settoriale: non ci<br />

sono vincoli specifici ma<br />

si tendono a preferire i<br />

settori in cui la Sicilia è<br />

competitiva, quale il settore<br />

agroalimentare.<br />

Vincolo di investimento:<br />

la quota pubblica non può<br />

eccedere il 50%.


Capitolo 7<br />

7.3 <strong>Le</strong> iniziative regionali in dotazione alle <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong><br />

Come si evince dal primo capitolo, solo alcune delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> attive<br />

sul territorio nazionale presentano nel loro portafoglio di attività strumenti<br />

di equity o quasi equity. Tra queste, ad aver attivato iniziative a sostegno del<br />

capitale di rischio, sono in misura prevalente le società finanziarie delle regioni<br />

settentrionali, a conferma <strong>della</strong> maggiore diffusione del mercato del venture<br />

capital e private equity in queste regioni. In particolare, Finlombarda gestisce<br />

il fondo di venture capital Next attraverso le società di gestione del risparmio<br />

Finlombarda S.g.r.; Fidi Toscana e Friulia gestiscono direttamente alcune<br />

iniziative a supporto del capitale di rischio, mentre per altre si avvalgono rispettivamente<br />

di Sici S.g.r. e di Friulia S.g.r. Altre <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> come<br />

Gepafin, Filas, Finaosta e Veneto Sviluppo hanno in gestione diretta alcuni<br />

strumenti di equity. Un caso particolare è quello di Finpiemonte che non ha in<br />

dotazione alcuno strumento finanziario finalizzato al capitale di rischio, ma ha<br />

dato vita, attraverso una sua partecipata (Torino Wireless), a Piemontech, un<br />

fondo di seed capital.<br />

7.3.1 Veneto Sviluppo<br />

I principali strumenti che Veneto Sviluppo ha avviato in cooperazione con la<br />

Regione Veneto sono il Patrimonio Destinato e il Fondo di Venture Capital. I<br />

due strumenti possono definirsi complementari e destinati a coprire il fabbisogno<br />

di capitale di rischio di PMI nelle diverse fasi di vita; il Patrimonio Destinato<br />

è finalizzato all’investimento in imprese che hanno già una loro storia<br />

e che sono impegnate in programmi di sviluppo e/o rafforzamento necessari<br />

al mantenimento di un vantaggio competitivo; il Fondo di Venture Capital si<br />

propone di intervenire favorendo la nascita di nuove imprese e la realizzazione<br />

di progetti, anche innovativi. A differenza di altre iniziative analizzate, in<br />

cui le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> utilizzano esclusivamente risorse <strong>della</strong> Regione o<br />

comunitarie, Veneto Sviluppo partecipa a queste iniziative anche in via diretta,<br />

cioè con l’utilizzo di proprie risorse.<br />

Il Patrimonio Destinato trae origine dal Piano <strong>Regionale</strong> di Sviluppo e dai Documenti<br />

di Programmazione <strong>della</strong> <strong>Le</strong>gge <strong>Regionale</strong> n. 19/2004 (“Interventi di<br />

ingegneria finanziaria per il sostegno e lo sviluppo delle PMI”); il Fondo di Venture<br />

Capital invece rientra nel Programma Operativo <strong>Regionale</strong> 2007-2013,<br />

parte FESR, asse 1, linea di intervento 1.2 “Ingegneria finanziaria” e di conseguenza<br />

è soggetto a maggiori vincoli normativi comunitari. L’assegnazione<br />

<strong>della</strong> gestione del Fondo di Venture Capital a Veneto Sviluppo è avvenuta<br />

mediante gara di assegnazione, in quanto la Regione doveva individuare un<br />

105


Fondazione Rosselli<br />

gestore con la condizione che questi avrebbe sottoscritto almeno una quota<br />

pari a quella sottoscritta dalla Regione.<br />

Una differenza sostanziale tra i due strumenti consiste nel fatto che il Patrimonio<br />

Destinato presenta tra i soggetti investitori le banche, per una quota pari<br />

al 30% del capitale del fondo, mentre la Regione partecipa con una quota<br />

minoritaria e pari al 20%; il Fondo di Venture Capital invece, traendo origine<br />

da una misura regionale, richiede la presenza di un soggetto privato con una<br />

quota almeno pari al 50% del capitale totale del fondo, ed in questo caso pari<br />

al 57%.<br />

In entrambi i programmi il livello di ingerenza del soggetto pubblico è molto<br />

ridotto e Veneto Sviluppo, in qualità di gestore, possiede piena autonomia;<br />

gli unici vincoli imposti dal soggetto pubblico sono relativi ai regolamenti comunitari.<br />

Inoltre la distribuzione dei profitti tra soggetto pubblico (Regione) e<br />

soggetto privato avviene pro quota conferita, dunque secondo lo schema del<br />

pari passu. La Tabella 9.3 riporta le caratteristiche principali delle due iniziative<br />

presentate.<br />

Tabella 7.3<br />

Patrimonio Destinato e Fondo di Venture Capital<br />

Patrimonio Destinato<br />

Fondo di Venture Capital<br />

106<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Fondo di private equity<br />

finalizzato all’assunzione di<br />

partecipazioni minoritarie<br />

e temporanee al capitale<br />

di rischio di PMI situate sul<br />

territorio regionale.<br />

Fondo di venture capital finalizzato<br />

all’acquisizione di partecipazioni minoritarie<br />

e temporanee al capitale di<br />

rischio di PMI con elevato potenziale<br />

di crescita, le quali non hanno sufficiente<br />

accesso ai mercati di capitali,<br />

sia nelle fasi iniziali del ciclo di vita<br />

che nei loro processi di innovazione.<br />

Beneficiari<br />

e focus<br />

settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Società di capitali con sede<br />

e/o stabilimento principale<br />

nella Regione Veneto.<br />

PMI del settore industriale,<br />

manifatturiero e dei servizi.<br />

Tipologia di investimento:<br />

75-80% per operazioni di expansion<br />

capital e 20-25% per<br />

operazioni di early stage.<br />

PMI con sede operativa nella regione<br />

del Veneto.<br />

Focus su fasi seed, start-up ed<br />

espansione ad esclusione delle imprese<br />

di media dimensione.


Capitolo 7<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Patrimonio Destinato Fondo di Venture Capital<br />

Stanziamento: 20 mln di euro<br />

(di cui: 10 mln da Veneto Sviluppo,<br />

4 mln dalla Regione<br />

Veneto e 6 mln da banche).<br />

Dimensione media dell’investimento:<br />

500,000 euro cui 15 milioni dalla Regione e 20 mi-<br />

Stanziamento: 35 milioni di euro (di<br />

(come valore minimo) e 3 lioni da Veneto Sviluppo).<br />

milioni (come valore massimo).<br />

Investimenti di importo porto massimo per impresa per<br />

Dimensione dell’investimento: im-<br />

superiore saranno possibili anno di 1,5 milioni.<br />

solo in via eccezionale. Ogni Durata dell’investimento: la cessione<br />

delle quote acquisite deve<br />

singola operazione non dovrà<br />

superare il 15% del totale del avvenire entro 5 anni dalla data di<br />

Patrimonio Destinato. acquisizione.<br />

Durata dell’investimento: soglia<br />

minima di 3 anni, soglia<br />

massima di 5 anni (7 anni in<br />

casi eccezionali).<br />

Data inizio<br />

Gennaio 2010.<br />

Durata: 10 anni salvo il<br />

completo smobilizzo delle<br />

partecipazioni assunte.<br />

Maggio 2010. Il termine per le assunzioni<br />

di partecipazioni da parte<br />

del Fondo è stabilito al 31 dicembre<br />

2015.<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Piano <strong>Regionale</strong> di Sviluppo<br />

e Documenti di Programmazione<br />

<strong>Le</strong>gge <strong>Regionale</strong><br />

n. 19/2004 (“Interventi di<br />

ingegneria finanziaria per il<br />

sostegno e lo sviluppo delle<br />

PMI”).<br />

Programma Operativo <strong>Regionale</strong><br />

2007-2013, parte FESR, asse 1, linea<br />

di intervento 1.2 “Ingegneria<br />

finanziaria”, azione 1.2.2 “Partecipazioni<br />

minoritarie e temporanee al<br />

capitale di rischio di imprese innovative”.<br />

Composizione<br />

del team di<br />

gestione<br />

Il team è interno a Veneto<br />

Sviluppo ed è composto<br />

da circa 5 persone con<br />

background finanziario. Management<br />

fees del 2,5% sul<br />

capitale investito per i primi 2<br />

anni e dell’1,5% per gli anni<br />

successivi.<br />

Il team è interno a Veneto Sviluppo<br />

ed è composto da circa 5 persone<br />

con background finanziario.<br />

Management fee annua, pari<br />

all’1,9%. Un premio legato ai risultati<br />

<strong>della</strong> gestione del Fondo (success<br />

fee), calcolato sulla quota di rendimento<br />

che eccede il rendimento<br />

prefissato (Euribor 6 mesi); tale premio<br />

viene individuato nel 5%, IVA<br />

esclusa.<br />

107<br />

Investment<br />

Committee<br />

L’Investment Committee è<br />

composto da 5 membri con<br />

una funzione consultiva.<br />

L’Investment Committee è composto<br />

da 3 membri.


Fondazione Rosselli<br />

Accanto agli investimenti in PMI del territorio, altrettanto strategici per la società<br />

sono gli investimenti destinati ad esercitare un impatto positivo in termini di<br />

crescita <strong>della</strong> competitività del territorio e del sistema economico e produttivo<br />

regionale. In tale ambito rientrano, ad esempio, gli interventi effettuati nel capitale<br />

di rischio di imprese operanti nel settore dei trasporti, nel sistema delle<br />

infrastrutture, delle utilities e delle energie, ritenuti importanti per assicurare<br />

sostenibilità allo sviluppo.<br />

7.3.2 Fidi Toscana<br />

108<br />

Fidi Toscana, la Finanziaria <strong>della</strong> Regione Toscana, è molto attiva nel campo<br />

degli interventi a favore del capitale di rischio e presenta un ampio spettro<br />

di iniziative volte principalmente a sostenere le PMI con valide prospettive di<br />

crescita e redditività. L’importo e l’entità <strong>della</strong> partecipazione varia a seconda<br />

dello strumento utilizzato; tuttavia la partecipazione è sempre di minoranza,<br />

in maniera da garantire all’imprenditore i poteri di conduzione manageriale<br />

dell’impresa, arrogandosi invece il controllo sul corretto svolgimento dell’attività<br />

tramite propri rappresentanti negli organi sociali. Inoltre la partecipazione<br />

ha in genere una durata non superiore a 5 anni dal completamento del programma<br />

d’attività.<br />

Ad oggi Fidi Toscana ha avviato quattro fondi di venture capital, di cui due<br />

gestiti da Sici S.G.R S.p.A. La Regione Toscana esercita l’attività di controllo<br />

attraverso una società di revisione incaricata dalla Regione Toscana che interviene<br />

in qualità di Assistenza Tecnica dell’Autorità di Audit del programma<br />

POR CReO/FERS 2007-2013. La Regione inoltre ha nominato un membro nel<br />

Comitato Tecnico di ciascun Fondo.<br />

La Tabella 7.4 descrive le caratteristiche essenziali delle due iniziative gestite<br />

direttamente dalla Finanziaria: Fondo Idea e Rilancio d’Impresa e Fondo PMI,<br />

mentre la Tabella 7.5 è relativa ai due fondi gestiti da Sici s.g.r. S.p.A.: Toscana<br />

Venture e Toscana Innovazione.<br />

Tabella 7.4<br />

Fondo Idea e Rilancio d’Impresa e Fondo PMI<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Fondo Idea e<br />

Rilancio d’Impresa<br />

Fondo di venture capital<br />

finalizzato all’acquisizione<br />

di partecipazioni minoritarie<br />

e temporanee al capitale di<br />

rischio di PMI.<br />

Fondo PMI<br />

Fondo di venture capital finalizzato<br />

all’acquisizione di partecipazioni minoritarie<br />

e temporanee al capitale di<br />

rischio di PMI. <strong>Le</strong> partecipazioni sono<br />

acquisite a fronte di un programma di<br />

attività che riguarda investimenti materiali<br />

ed immateriali.


Capitolo 7<br />

Beneficiari<br />

e focus<br />

settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Data inizio e<br />

fine<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Composizione<br />

del team di<br />

gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Distribuzione<br />

profitti tra<br />

pubblico e<br />

privato<br />

Risultati conseguiti<br />

Fondo Idea e<br />

Rilancio d’Impresa<br />

PMI costituite in società<br />

di capitali (comprese le<br />

cooperative) con valide<br />

prospettive di sviluppo,<br />

non quotate sui mercati<br />

regolamentati.<br />

Sede operativa o unità<br />

locale in Toscana.<br />

Non esistono vincoli settoriali.<br />

Stanziamento: 2 milioni<br />

di euro, derivanti da uno<br />

specifico fondo istituito da<br />

Fidi Toscana.<br />

<strong>Le</strong> risorse potranno essere<br />

incrementate attraverso<br />

apporti delle banche socie,<br />

delle fondazioni bancarie e<br />

<strong>della</strong> stessa Fidi Toscana.<br />

Dimensione dell’investimento:<br />

non eccedente 0,5 milioni<br />

di euro e non superiore<br />

al 20% del capitale sociale<br />

dell’impresa partecipata.<br />

L’intervento in imprese<br />

costituite da meno di due<br />

anni non può eccedere 0,2<br />

milioni di euro.<br />

Durata dell’investimento:<br />

non superiore a 5 anni.<br />

-<br />

Un’analista, un investment<br />

manager ed un supervisore.<br />

<strong>Le</strong> opportunità di investimento<br />

e di disinvestimento<br />

sono sottoposte al preventivo<br />

parere obbligatorio e<br />

non vincolante del <strong>Consiglio</strong><br />

di Amministrazione di Fidi<br />

Toscana.<br />

Tutte le quote hanno uguale<br />

valore e conferiscono gli<br />

stessi diritti.<br />

Sono stati effettuati 11<br />

interventi per un totale di 1,3<br />

milioni di euro.<br />

Fondo PMI<br />

PMI costituite in società di capitali<br />

(comprese le cooperative) con valide<br />

prospettive di sviluppo, non quotate<br />

sui mercati regolamentati.<br />

Sede operativa in Toscana.<br />

Settori ammessi: estrazione di minerali,<br />

attività manifatturiere, trasporti,<br />

magazzinaggio e comunicazioni, attività<br />

immobiliari, noleggio, informatica,<br />

ricerca, servizi alle imprese, altri<br />

servizi pubblici, sociali e personali.<br />

Stanziamento: circa 1,3 milioni di<br />

euro derivanti dalla Regione Toscana.<br />

Dimensione dell’investimento: non<br />

eccedente il 30% del costo del programma<br />

da realizzare, né il 30% del<br />

capitale sociale dell’impresa partecipata.<br />

Durata dell’investimento: smobilizzo<br />

entro 5 anni.<br />

L’assunzione di nuove partecipazioni<br />

non può avvenire oltre il 31/12/2010.<br />

Reg. CE 70/01, modificato dal Reg.<br />

CE 364/04.<br />

Un analista, un investment manager<br />

ed un supervisore.<br />

<strong>Le</strong> opportunità di investimento e di<br />

disinvestimento sono sottoposte al<br />

preventivo parere obbligatorio e non<br />

vincolante del <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione<br />

di Fidi Toscana.<br />

Tutte le quote hanno uguale valore e<br />

conferiscono gli stessi diritti.<br />

Sono stati effettuati 12 interventi per<br />

un totale di 1,4 milioni di euro.<br />

109


Fondazione Rosselli<br />

Tabella 7.5<br />

Fondo Toscana Venture e Fondo Toscana Innovazione<br />

Fondo Toscana Venture<br />

Fondo Toscana Innovazione<br />

Natura dell’intervento<br />

Fondo di investimento<br />

mobiliare chiuso riservato a<br />

investitori qualificati, finalizzato<br />

a realizzare plusvalenze<br />

derivanti principalmente<br />

dall’investimento in capitale<br />

di rischio di società con<br />

sede in Italia e non quotate.<br />

Gli interventi del Fondo sono<br />

diretti ad acquisire partecipazioni<br />

(anche totalitarie) nel<br />

cap. delle soc. partecipate.<br />

Fondo di investimento mobiliare<br />

chiuso riservato ad investitori qualificati,<br />

finalizzato a realizzare plusvalenze<br />

derivanti principalmente dall’investimento<br />

in capitale di rischio di PMI<br />

non quotate. Gli interventi del Fondo<br />

saranno diretti ad acquisire partecipazioni<br />

sino al 100% del capitale delle<br />

società partecipate.<br />

110<br />

Beneficiari<br />

e focus<br />

settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Imprese di dimensioni<br />

medie o piccole, operanti<br />

nell’Italia centrale e in preferenza<br />

in Toscana, costituite<br />

nella forma di società di<br />

capitali, dotate di buona<br />

solidità patrimoniale, con<br />

un fatturato superiore a 5<br />

milioni di euro ed un forte<br />

potenziale di crescita.<br />

Una quota pari al 15% delle<br />

risorse del fondo è destinata<br />

ad investimenti in imprese<br />

innovative o in fase di start<br />

up.<br />

Sono esclusi interventi di<br />

salvataggio di imprese in<br />

crisi.<br />

PMI operanti in Toscana, o che abbiano<br />

in programma un investimento<br />

finalizzato all’insediamento in tale<br />

regione, attive in settori ad alto contenuto<br />

tecnologico e\o innovativo, o<br />

che stiano sviluppando innovazioni di<br />

prodotto o processo, i cui programmi<br />

di sviluppo manifestino un’elevata<br />

redditività prospettica, ed un forte potenziale<br />

di crescita.<br />

Settori economici esclusi: agricoltura,<br />

caccia e silvicoltura, pesca, piscicoltura<br />

e servizi connessi, estrazione<br />

di minerali, commercio all’ingrosso<br />

e al dettaglio, alberghi e ristoranti,<br />

amministrazione pubblica, servizi domestici<br />

presso famiglie e convivenze,<br />

organizzazioni ed organismi extraterritoriali.<br />

Sono altresì escluse: imprese in difficoltà<br />

finanziarie di cui alla definizione<br />

degli orientamenti comunitari sugli<br />

Aiuti di Stato e il salvataggio e ristrutturazione<br />

delle imprese in difficoltà;<br />

settori <strong>della</strong> costruzione navale e settori<br />

del carbone e dell’acciaio.<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Stanziamento: 50 milioni di<br />

euro sottoscritti e versati dai<br />

principali operatori bancari<br />

regionali e da Fidi Toscana.<br />

Dimensione dell’investimento:<br />

tra 0,5 e 4 milioni di euro<br />

per ogni singolo intervento e<br />

comunque non oltre il 30%<br />

del capitale sociale.<br />

Durata dell’investimento:<br />

smobilizzo delle partecipazioni<br />

acquisite nelle società<br />

partecipate in 3-5 anni.<br />

Stanziamento: l’ammontare del Fondo<br />

è di 60 milioni euro, di cui 44,4<br />

sottoscritti e 13,3 versati dalla Regione<br />

Toscana, da Fidi Toscana, dalle<br />

fondazioni bancarie toscane e da<br />

Sici.<br />

Dimensione dell’investimento: tra 0,5<br />

e 5 milioni di euro. Il fondo parteciperà<br />

con investimenti non superiori a<br />

1,5 milioni di euro all’anno per singola<br />

impresa.<br />

Durata dell’investimento: 5-7 anni.


Capitolo 7<br />

Data inizio<br />

Fondo Toscana Venture<br />

Maggio 2004.<br />

La durata del fondo è di 10<br />

anni. Al termine, è possibile<br />

chiedere alla Banca d’Italia<br />

una proroga di tre anni.<br />

Fondo Toscana Innovazione<br />

Giugno 2008.<br />

La durata del fondo è di 12 anni dalla<br />

data di chiusura delle sottoscrizioni.<br />

Al termine, è possibile chiedere alla<br />

Banca d’Italia una proroga di tre anni.<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Regolamento Banca d’Italia<br />

del 14 aprile 2005.<br />

Regolamento di gestione del<br />

Fondo Toscana Venture.<br />

La Commissione Europea con propria<br />

decisione C(2007) n. 3785 del<br />

01.08.2007 ha approvato il POR per<br />

l’intervento comunitario del FESR ai<br />

fini dell’obiettivo “Competitività regionale<br />

e occupazione” nella Regione<br />

Toscana, periodo di programmazione<br />

2007-2013 (POR/FESR 2007-2013)<br />

Composizione<br />

del team di<br />

gestione<br />

Il team di gestione è composto<br />

da un gruppo qualificato<br />

di specialisti che vantano<br />

una significativa esperienza<br />

maturata in diversi settori:<br />

dall’industria, alla finanza,<br />

alla consulenza.<br />

Al Direttore Generale <strong>della</strong><br />

società di gestione compete<br />

l’attuazione delle delibere<br />

adottate dal CdA e l’esecuzione<br />

degli investimenti e<br />

dei disinvestimenti, nonché il<br />

monitoraggio e la valorizzazione<br />

delle partecipazioni.<br />

Alla Società di Gestione<br />

sono riconosciute le seguenti<br />

performance fees:<br />

- 20% delle eventuali plusvalenze<br />

realizzate all’atto<br />

<strong>della</strong> liquidazione del fondo<br />

per l’importo che ecceda il<br />

rendimento del 4% annuo<br />

applicato all’importo sottoscritto.<br />

Il risultato netto di gestione<br />

del fondo sarà rilevato al<br />

termine <strong>della</strong> durata del<br />

Fondo e sarà espresso<br />

dalla differenza tra l’attivo<br />

netto liquidato, maggiorato<br />

di eventuali distribuzioni o<br />

rimborsi effettuati nel corso<br />

<strong>della</strong> durata del Fondo, e<br />

l’ammontare del Fondo<br />

inizialmente sottoscritto e<br />

versato.<br />

Il team di gestione è composto da<br />

un gruppo qualificato di specialisti,<br />

con una formazione sui settori ad<br />

alto contenuto innovativo e/o tecnologico.<br />

Al Direttore Generale <strong>della</strong> società di<br />

gestione compete l’attuazione delle<br />

delibere adottate dal CdA e l’esecuzione<br />

degli investimenti e dei disinvestimenti<br />

nonché il monitoraggio e<br />

valorizzazione delle partecipazioni.<br />

Alla Società di Gestione sono riconosciute<br />

le seguenti performance fees:<br />

- 30% delle plusvalenze realizzate<br />

sulle dismissioni delle partecipazioni<br />

acquisite dal Fondo iscritte nel rendiconto<br />

annuale approvato;<br />

- 10% del risultato complessivo di gestione<br />

determinato all’atto <strong>della</strong> liquidazione<br />

del fondo nel modo seguente:<br />

1) Al termine di durata del Fondo<br />

verrà determinato il risultato netto di<br />

gestione espresso dalla differenza<br />

tra l’attivo netto liquidato, maggiorato<br />

di eventuali distribuzioni o rimborsi<br />

effettuati nel corso <strong>della</strong> durata del<br />

Fondo, e l’ammontare del Fondo<br />

inizialmente sottoscritto e versato. 2)<br />

Ai partecipanti sarà prioritariamente<br />

liquidato un rendimento minimo pari<br />

al 10% annuo semplice applicato<br />

all’ammontare sottoscritto e versato.<br />

3) L’eccedenza del risultato netto di<br />

gestione rispetto al rendimento minimo<br />

come sopra definito sarà ripartita<br />

per il 90% ai partecipanti e per il 10%<br />

alla Società di Gestione.<br />

111


Fondazione Rosselli<br />

Investment<br />

Committee<br />

Distribuzione<br />

profitti tra<br />

pubblico e<br />

privato<br />

Risultati conseguiti<br />

Fondo Toscana Venture<br />

<strong>Le</strong> opportunità di investimento<br />

e di disinvestimento<br />

sono sottoposte al preventivo<br />

parere obbligatorio e<br />

non vincolante del Comitato<br />

Tecnico degli Investimenti,<br />

organo interno alla Società<br />

di Gestione, con funzioni<br />

consultive, atto a fornire al<br />

<strong>Consiglio</strong> di Amministrazione<br />

il supporto tecnico per<br />

l’esame dei potenziali investimenti<br />

e disinvestimenti.<br />

Comitato Tecnico degli<br />

Investimenti: 5 membri con<br />

competenze economicofinanziarie<br />

o giuridiche, di<br />

cui 1 membro è nominato<br />

su indicazione <strong>della</strong> Società<br />

di Gestione e 4 membri su<br />

indicazione dell’Assemblea<br />

dei Partecipanti.<br />

Tutte le quote hanno uguale<br />

valore e conferiscono gli<br />

stessi diritti.<br />

Il Fondo Toscana Venture ha<br />

investito in 12 aziende per<br />

circa 33 milioni di euro, ha<br />

operato 3 cessioni integrali<br />

ed una cessione parziale.<br />

Fondo Toscana Innovazione<br />

<strong>Le</strong> opportunità di investimento e di<br />

disinvestimento sono sottoposte al<br />

preventivo parere obbligatorio e non<br />

vincolante del Comitato Scientifico e<br />

del Comitato Tecnico degli Investimenti,<br />

organi interni alla Società di<br />

Gestione, con funzioni consultive, atti<br />

a fornire al <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione<br />

supporto tecnico per l’esame<br />

dei potenziali investimenti e disinvestimenti.<br />

Comitato Scientifico: 5 membri di cui:<br />

3 membri con competenze scientifiche<br />

indicati dall’Assemblea dei<br />

partecipanti; 2 membri indipendenti<br />

di volta in volta nominati, su indicazione<br />

congiunta del Presidente <strong>della</strong><br />

Società di Gestione e del Presidente<br />

dell’Assemblea.<br />

Comitato Tecnico degli Investimenti:<br />

7 membri con competenze economico-finanziarie<br />

o giuridiche di cui 2<br />

membri nominati su indicazione <strong>della</strong><br />

Società di Gestione e 5 membri su<br />

indicazione dell’Assemblea dei Partecipanti.<br />

Tutte le quote hanno uguale valore e<br />

conferiscono gli stessi diritti.<br />

5 investimenti per un ammontare di<br />

risorse pari a 9,38 milioni di euro.<br />

112<br />

7.3.3 Finlombarda<br />

La Finanziaria regionale <strong>della</strong> Lombardia si è dotata, per la gestione di fondi<br />

mobiliari chiusi di investimento, <strong>della</strong> Società di Gestione del Risparmio Finlombarda<br />

Gestioni SGR S.p.A. Finlombarda Gestioni SGR è stata costituita<br />

l’11 aprile 2001 e autorizzata con provvedimento <strong>della</strong> Banca d’Italia del 27<br />

Marzo 2002. Gli azionisti <strong>della</strong> SGR sono Finlombarda S.p.A. (73,54%), Parcam<br />

S.r.l. (25,71%) e ALINTEC Scarl (0,74%).<br />

Finlombarda Gestioni SGR gestisce due fondi, Next ed Euromed. Il fondo<br />

Next è un fondo di fondi mobiliare chiuso con una dotazione di 37 milioni di<br />

euro, sottoscritto da investitori istituzionali e istituito dalla Regione Lombardia<br />

con lo scopo di sviluppare sul territorio lombardo un mercato del venture ca-


Capitolo 7<br />

pital orientato all’innovazione e allo sviluppo di nuove tecnologie. Next opera<br />

sia come fondo di fondi, sia come co-investment fund, ovvero può investire<br />

sia in altri fondi chiusi di venture capital, sia effettuare investimenti diretti in<br />

imprese, in partnership con altri soggetti. Almeno il 50% del patrimonio viene<br />

investito in fondi di venture capital (fondi figli), mentre la restante quota direttamente<br />

in imprese target.<br />

Next si rivolge ad imprese nelle fasi di early stage o sviluppo (solo per le piccole<br />

imprese) e che abbiano sede principale e unità operative localizzate in<br />

Lombardia. Il Fondo Euromed è invece un fondo di private equity di 50 milioni<br />

di euro che ha l’obiettivo di supportare l’avvio e l’espansione delle attività di<br />

aziende italiane/europee nel contesto dell’area euro-mediterranea (Algeria,<br />

Egitto, Marocco e Tunisia).<br />

Il capitale complessivamente gestito dalla SGR corrisponde a 87 milioni di<br />

euro. Finlombarda SGR presenta un team costituito da sette dipendenti, di cui<br />

tre investment manager, due junior analyst, un senior associate e un amministrativo.<br />

Il C.d.A è composto da un Presidente, un Amministratore Delegato<br />

e da cinque consiglieri. Esiste anche un collegio sindacale costituito da un<br />

Presidente e da due sindaci effettivi.<br />

Next si differenzia notevolmente dai fondi avviati dalle altre regioni, non tanto<br />

nella finalità dell’iniziativa, quanto nello strumento utilizzato. Si tratta infatti di<br />

un fondo interamente costituito da capitali privati. La raccolta dei capitali è avvenuta<br />

mediante collocamento delle quote del fondo nella forma di un’offerta<br />

riservata ad investitori qualificati. La sottoscrizione delle quote del fondo è<br />

stata limitata ad investitori istituzionali, italiani o stranieri, con sede operativa in<br />

Italia: imprese di investimento, banche, agenti di cambio, società di gestione<br />

del risparmio, fondi pensione, imprese di assicurazione, società finanziarie.<br />

L’ammontare sottoscritto è stato di circa 37 milioni di euro.<br />

Il soggetto pubblico interviene nel fondo con due modalità:<br />

• nell’azionariato di Finlombarda Gestioni SGR, indirettamente tramite<br />

Finlombarda S.p.A., che è a sua volta partecipata al 100% dalla<br />

Regione Lombardia;<br />

• con la costituzione di un fondo di garanzia di 12,3 milioni di euro<br />

finalizzato a coprire il 33% delle perdite che saranno eventualmente<br />

registrate all’atto <strong>della</strong> liquidazione di NEXT.<br />

113<br />

La Regione Lombardia ha infatti stanziato 12,3 milioni di euro a garanzia del<br />

capitale investito. Il fondo di garanzia, interamente costituito da risorse pubbliche<br />

e gestito da Finlombarda Gestioni SGR S.p.a, mira a coprire fino ad un<br />

terzo delle perdite che dovessero eventualmente risultare alla liquidazione del


Fondazione Rosselli<br />

Fondo Next. Gli interventi del fondo avverranno sotto forma di versamenti diretti<br />

agli investitori istituzionali che hanno investito nel capitale del fondo NEXT.<br />

Dopo la liquidazione del fondo NEXT e l’eventuale versamento degli importi<br />

garantiti agli investitori, gli importi restanti nel fondo di garanzia saranno restituiti<br />

alla regione Lombardia.<br />

I principali requisiti che il fondo Next, così come i fondi figli in cui Next investe,<br />

deve rispettare riguardano la destinazione degli investimenti, che deve essere<br />

in PMI operanti in Lombardia, nelle fasi di seed e start-up. Gli investimenti dei<br />

fondi figli sono vincolati nella destinazione solo per una quota proporzionale<br />

all’investimento effettuato da NEXT negli stessi.<br />

A partire dal closing avvenuto nel 2004, Next ha investito direttamente in 6<br />

imprese ed in 4 fondi, i quali a loro volta hanno investito in 36 imprese. <strong>Le</strong><br />

imprese in cui Next ha investito indirettamente, tramite i fondi figli, sono 36 per<br />

un totale di 19 milioni di euro; le imprese in cui Next ha investito direttamente<br />

sono 6 per un totale di 4,5 milioni di euro. Complessivamente Next ha quindi<br />

investito in 42 imprese per un ammontare totale di risorse pari a 23,5 milioni di<br />

euro. Si aggiungono a tale importo i 2 milioni di euro ex legge 388/00 3 .<br />

Tabella 7.6<br />

Fondo Next<br />

114<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Next<br />

Fondo di fondi mobiliare chiuso, sottoscritto da investitori istituzionali<br />

e istituito dalla Regione Lombardia. Next opera anche<br />

nella forma di co-investment fund, con la possibilità di effettuare<br />

investimenti diretti in imprese, in partnership con altri soggetti.<br />

Gli investimenti diretti, così come gli investimenti effettuati dai<br />

fondi figli in imprese, sono dedicati a PMI (secondo la definizione<br />

comunitaria). Gli investimenti sono rivolti ad imprese nelle<br />

fasi di early stage o sviluppo (solo per le piccole imprese) e che<br />

abbiano sia la sede principale, sia le principali unità operative<br />

localizzate in Lombardia. <strong>Le</strong> PMI devono essere appartenenti a<br />

settori tecnologici e innovativi (tra cui biotecnologie, elettronico,<br />

nuovi materiali, chimico, ICT, tecnologie ambientali e robotiche).<br />

Il fondo non può concedere finanziamenti a imprese in difficoltà<br />

secondo la definizione degli orientamenti comunitari per gli Aiuti<br />

di Stato al salvataggio e alla ristrutturazione di imprese in difficoltà<br />

(GUCE C 288 del 9.10.1999, p. 2)<br />

Per quanto riguarda l’attività di fondo di fondi, i fondi figli devono,<br />

a loro volta, effettuare i loro investimenti secondo le stesse<br />

modalità del fondo NEXT per quanto riguarda la natura delle PMI<br />

nel capitale delle quali investono, l’importo e la definizione delle<br />

rate di finanziamento.<br />

3 La legge 388/00 è la Finanziaria 2001 che, all’art. 106, ha previsto interventi finalizzati a facilitare<br />

la partecipazione di investitori qualificati nel capitale di rischio delle nuove imprese innovative; i 2<br />

milioni di euro rappresentano l’ammontare complessivo di interventi in co-investimento effettuati in<br />

più operazioni.


Capitolo 7<br />

Next<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Data inizio e fine<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Composizione del<br />

team di gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Distribuzione<br />

profitti tra pubblico<br />

e privato<br />

Risultati<br />

conseguiti<br />

La dimensione del fondo è di 37 mln di euro. Sulla base del fatto<br />

che il fondo di garanzia <strong>della</strong> Regione copre il 33% delle potenziali<br />

perdite del fondo NEXT, la garanzia regionale ammonta a<br />

12,3 milioni di euro. Almeno il 50% del patrimonio viene investito<br />

in fondi di venture capital (fondi figli), mentre la restante quota<br />

direttamente in imprese target.<br />

Gli investimenti in imprese target sono investimenti in quote di<br />

minoranza con tranches di investimento massime di 1,5 milioni<br />

di euro in 12 mesi. Non esiste un limite al numero di tranches,<br />

purchè siano rispettati i requisiti iniziali.<br />

La durata media dell’investimento è di 5-7 anni.<br />

Per quanto attiene l’investimento in fondi di venture capital, al<br />

fine di mitigare la concentrazione del rischio operativo, la normativa<br />

vigente emanata dalla Banca d’Italia limita l’ammontare del<br />

singolo investimento ad un NAV pari al 20% <strong>della</strong> dimensione<br />

del fondo (quindi circa 7,2 milioni di euro), al fine di garantire<br />

un’adeguata distribuzione/diversificazione del portafoglio. Operativamente<br />

Next si è mantenuto al di sotto <strong>della</strong> soglia regolamentare<br />

di 7,2 milioni di euro ed ha investito fino ad un massimo<br />

di 5 milioni di euro nel singolo fondo figlio.<br />

Next ha ricevuto l’autorizzazione dalla Banca d’Italia nel 2002,<br />

mentre il closing finale si è avuto nel settembre 2004.<br />

La durata prevista è di 14 anni. Banca d’Italia concede la possibilità<br />

di un’estensione di 2 anni, previa autorizzazione, per la<br />

dismissione delle partecipazioni.<br />

Deliberazione <strong>della</strong> Regione n. VII/14909 del 7 novembre 2003.<br />

Aiuto di Stato N 547/2003 – Fondo di garanzia in favore del capitale<br />

di rischio in Lombardia.<br />

Il team di gestione è composto da sette persone, di cui 3 investment<br />

manager, 2 junior analyst, un senior associate e 1 amministrativo,<br />

con background tecnologico e finanziario. Il C.d.A<br />

è composto da un Presidente, un AD e da 5 consiglieri. Esiste<br />

anche un collegio sindacale costituito da 1 Presidente e da due<br />

sindaci effettivi.<br />

Per il Comitato di Investimento è prevista una componente di<br />

remunerazione in termini di rendimento del fondo (parte dei<br />

proventi di gestione, opportunamente determinati secondo uno<br />

schema predefinito).<br />

Finlombarda SGR è remunerata in funzione delle performance<br />

economiche del fondo mediante una “success fee”. Tale “success<br />

fee” è determinata come segue. Dopo il rimborso agli investitori<br />

del fondo NEXT del capitale effettivamente versato e<br />

l’attribuzione pro quota a tali investitori di un importo pari ad un<br />

tasso di interesse annuo prestabilito, la parte residua del capitale<br />

sarà ripartita tra gli investitori del fondo e Finlombarda SGR<br />

(per quest’ultima a titolo appunto di success fee).<br />

Next ha investito direttamente in 6 imprese e in 4 fondi, i quali<br />

a loro volta hanno investito in 36 imprese. Tali imprese operano<br />

prevalentemente nei settori biotech, ICT, new media, mediatech.<br />

<strong>Le</strong> imprese in cui si è investito (direttamente ed indirettamente)<br />

sono 42 (36 indirettamente tramite i 4 fondi per 19 milioni di euro;<br />

6 direttamente, considerando anche la recente Nomos, per 4,5<br />

milioni di euro) per un totale di 23,5 milioni di euro. Si aggiungono<br />

a tale importo i 2 milioni di euro ex legge 388/00.<br />

115


Fondazione Rosselli<br />

7.3.4 Friulia<br />

Friulia ha istituito una propria Società di Gestione del Risparmio, Friulia S.G.R,<br />

per la gestione di fondi di investimento mobiliari chiusi. Friulia S.G.R. è stata<br />

costituita nel 2006 per volontà di Friulia Spa che ne detiene il 100% del capitale<br />

sociale. Attualmente Friulia SGR presenta tre dipendenti ed una sede<br />

sociale ed operativa a Trieste.<br />

Ad oggi Friulia SGR gestisce un unico fondo, AlAdInn Ventures (AV), ma è in<br />

attesa di approvazione il regolamento per l’avvio di un fondo mobiliare per<br />

le energie rinnovabili. Il fondo AV è un fondo comune di investimento mobiliare<br />

chiuso riservato ad investitori qualificati e come tale, è il regolamento<br />

del fondo autorizzato da Banca d’Italia il 16/04/2007 a disciplinarne strategia<br />

e modalità di investimento. Il fondo ha raccolto 28,6 milioni di euro, di cui<br />

15 milioni sottoscritti da parte di Friulia S.p.A. ed i restanti 13,6 milioni da<br />

soggetti privati rappresentati essenzialmente da istituti bancari. In particolare,<br />

al completamento del fund-raising il 28 gennaio 2010, i partecipanti al fondo<br />

erano i seguenti: Friulia Spa (48,97%), Fondazione CRT Trieste (37,44%),<br />

Veneto Banca Holding Scpa (7,49%), Federazione delle Banche di Credito<br />

Cooperativo (4,26%) e Banca di Cividale Spa (1,84%). Attualmente la società<br />

ha investito in quattro imprese circa 3,7 milioni di euro, di cui due operanti<br />

nel settore biotech, una nel settore medico e una nel cleantech. Tre di queste<br />

società sono in una fase seed ed una in fase di start-up.<br />

116<br />

La gestione dello strumento di intervento ed, in particolare, l’individuazione,<br />

analisi e strutturazione delle opportunità di investimento è affidata al Direttore<br />

Investimenti, il quale riporta al <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione. Il CdA delibera<br />

autonomamente in merito alle opportunità di investimento presentate dal Direttore<br />

Investimenti che provvede, in caso di delibera ad investire, a finalizzare<br />

gli interventi, successivamente a monitorarne l’andamento e ad individuare<br />

le opportunità di exit. Il regolamento del Fondo prevede che il <strong>Consiglio</strong> di<br />

Amministrazione possa avvalersi, nella determinazione delle politiche di investimento<br />

e nella gestione del Fondo, del parere consultivo di un Comitato<br />

di Advisory, composto da un minimo di 3 ad un massimo di 11 componenti,<br />

anche esterni alla Società di Gestione, nominati dall’Assemblea su proposta<br />

del <strong>Consiglio</strong> di Amministrazione.


Capitolo 7<br />

La Tabella 7.7 riporta la descrizione del fondo.<br />

Tabella 7.7<br />

Fondo AlAdInn Ventures<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Data inizio e fine<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Composizione del<br />

team di gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Distribuzione<br />

profitti tra pubblico<br />

e privato<br />

Risultati<br />

conseguiti<br />

Fondo AlAdInn Ventures (AV)<br />

Fondo comune di investimento mobiliare chiuso riservato ad investitori<br />

qualificati.<br />

Società non quotate in fase seed, start up ed expansion operanti<br />

principalmente, ma non esclusivamente, nei settori life sciences,<br />

cleantech, ICT, nanotech e componentistica, localizzate nell’Euroregione<br />

Alpe Adria (comprende le regioni: Friuli Venezia Giulia,<br />

Veneto, Corinzia-Austria e la Slovenia).<br />

Dotazione: 28,6 milioni di euro sottoscritti da Friulia S.p.A., fondazioni<br />

bancarie e banche.<br />

Dimensione dell’investimento: da 0,25 a 3 milioni di euro (obiettivo<br />

minimo 1 milione di euro per società durante il periodo di<br />

partecipazione).<br />

Durata: smobilizzo da 3 a 5 anni<br />

Durata del fondo: 7 anni (fino al 2014), estendibile di altri 5 anni<br />

con ulteriore periodo di grazia di 3 anni per completare lo smobilizzo.<br />

Impegni degli investitori richiamabili fino al 5° anno dal closing<br />

finale (fino a dicembre 2014).<br />

Il principale riferimento normativo è il “Regolamento del fondo<br />

comune di investimento mobiliare di tipo chiuso riservato a investitori<br />

qualificato “Alandinn Ventures”- Regolamento di Gestione<br />

approvato dalla Banca d’Italia con comunicazione n. 388761<br />

del 16/04/2007 e successiva comunicazione n. 802501 del<br />

24/07/2008 e n. 613106 del 24/06/2009.<br />

Il team di gestione di AV è attualmente composto da due persone:<br />

1 responsabile e 1 analista, entrambi con background<br />

economico-finanziario.<br />

<strong>Le</strong> management fees sono corrisposte su base semestrale anticipata,<br />

e pari al 2,5% annuo del capitale sottoscritto.<br />

Assente<br />

Non sono previste forme di incentivazione e/o di garanzia a favore<br />

di soggetti privati o a favore di determinate categorie di sottoscrittori.<br />

La distribuzione dei profitti è paritetica.<br />

E’ presente uno schema di carried interest per la società di gestione.<br />

9 round di investimenti in 4 società di portafoglio per circa 3,7<br />

milioni di euro.<br />

117


Fondazione Rosselli<br />

7.3.5 Filas<br />

Filas presenta una lunga tradizione nell’ambito degli interventi volti al capitale<br />

di rischio. La L.R.2/85 ha infatti disciplinato, per oltre 15 anni, gli interventi nel<br />

capitale di rischio in favore di piccole e medie imprese laziali. Successivamente,<br />

la legge è stata modificata per renderla più rispondente sia all’attuale<br />

fase di sviluppo del territorio laziale, sia alle direttive dell’Unione Europea.<br />

Filas partecipa al capitale di rischio di imprese di nuova costituzione su mandato<br />

diretto, in quanto società in house <strong>della</strong> Regione Lazio. Il fondo gestito<br />

attualmente dalla Finanziaria <strong>Regionale</strong> afferisce alla Sottomisura IV.2.3. del<br />

DOCUP e prevede sia investimenti di venture capital che investimenti di private<br />

equity.<br />

Sebbene la gestione del fondo spetti a Filas, il livello di ingerenza <strong>della</strong> Regione<br />

è molto elevato in quanto gli investimenti ed i disinvestimenti sono decisi<br />

da un nucleo di valutazione rappresentato da membri appartenenti alla Regione<br />

Lazio, con un’unica persona afferente a Filas che è il Direttore Generale.<br />

Gli interventi hanno una durata che non può superare i 5 anni, prevedono un<br />

finanziamento massimo pari al 50% dei capitali apportati dai soggetti privati<br />

(incluso l’eventuale patrimonio netto esistente) con un tetto di 200.000 euro<br />

per singola impresa finanziata e sono inquadrati nel regime cosidetto “de<br />

minimis”. La decisione di operare in regime de minimis è stata adottata nel<br />

novembre 2009; precedentemente gli interventi rientravano nel limite usuale<br />

di 1,5 milioni di euro per intervento per anno.<br />

Tabella 7.8<br />

Fondo di venture capital e private equity gestito da Filas<br />

118<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Fondo nell’ambito <strong>della</strong> Sottomisura IV.2.3. DOCUP<br />

Fondo rotativo di venture capital ed expansion (è escluso il buy<br />

out) che effettua acquisizioni di partecipazioni minoritarie nel<br />

capitale sociale di PMI. <strong>Le</strong> risorse recuperate dagli investimenti<br />

precedenti vengono reinvestite.<br />

PMI con sede in Lazio operanti in tutti i settori ad eccezione dei<br />

settori esclusi dalla normativa comunitaria, del settore del commercio<br />

e <strong>della</strong> distribuzione.<br />

La dotazione attuale del fondo è di circa 35 milioni di euro (ogni<br />

anno la Regione conferisce ulteriori risorse). La dimensione<br />

massima dell’investimento fino al dicembre 2008 è stata di 1,5<br />

milioni di euro, da novembre 2009 la Regione Lazio ha deciso<br />

di operare in regime de minimis, di conseguenza la dimensione<br />

massima dell’investimento si è ridotta a 200.000 euro. La durata<br />

massima dell’investimento (compreso il disinvestimento) è di 5<br />

anni.<br />

Il fondo può investire in un rapporto massimo di 1:2 rispetto al<br />

capitale sociale dell’impresa in cui investe.


Capitolo 7<br />

Data inizio e fine<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Composizione del<br />

team di gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Distribuzione<br />

profitti tra pubblico<br />

e privato<br />

Risultati<br />

conseguiti<br />

Fondo nell’ambito <strong>della</strong> Sottomisura IV.2.3. DOCUP<br />

Il fondo attualmente attivo ha avuto avvio nel 2001 e, date le<br />

caratteristiche del fondo, non ha una fine prevista se non per<br />

esaurimento delle risorse a disposizione.<br />

Regolamento comunitario C(800) 2008 e orientamenti comunitari<br />

sul capitale di rischio del 18 agosto 2006 2006/C/194/02.<br />

Team composto da 2 operativi con background finanziario, 2<br />

dirigenti ed un direttore generale. Inoltre sono presenti advisor<br />

esterni.<br />

Essendo un soggetto in house non esistono schemi di management<br />

fees, o di carried interest.<br />

Il nucleo di valutazione, che è equiparabile ad un Investment<br />

Committee, non è remunerato.<br />

Distribuzione dei profitti paritetica sia sugli utili che sulle perdite<br />

tra soggetti pubblici e privati.<br />

28 investimenti a cui se ne aggiungeranno 2 nuovi nel 2010.<br />

Filas, nell’ambito degli interventi previsti nell’Attività 3 dell’Asse I del POR-<br />

FESR 2007-2013 Lazio, sta avviando la costituzione di uno o più fondi di capitale<br />

di rischio a compartecipazione pubblico-privata secondo tre possibili<br />

modalità: 1) compartecipazione, in pari quota, al fondo gestito da Filas; 2)<br />

compartecipazione al fondo gestito da Filas da attuare attraverso il cofinanziamento<br />

di singole operazioni del fondo; 3) affidamento diretto in gestione di<br />

parte del fondo a soggetti qualificati terzi che dovranno in pari quota cofinanziare<br />

il fondo stesso.<br />

<strong>Le</strong> risorse finanziare attivate dall’iniziativa dovranno essere utilizzate per il finanziamento,<br />

mediante uno o più fondi rotativi, di investimenti di minoranza in<br />

PMI innovative del Lazio, in fase di start-up o già esistenti, attraverso strumenti<br />

di “equity” o “quasi equity”, a fronte di programmi di sviluppo innovativi individuati<br />

sulla base di specifici piani industriali. Gli investimenti privilegeranno<br />

spin-out e spin-off da istituti di ricerca o imprese, ma anche l’aggregazione di<br />

più imprese intorno ad un progetto comune. Saranno favoriti gli investimenti<br />

nei settori definiti strategici per lo sviluppo regionale, quali l’aerospaziale, il<br />

chimico farmaceutico, la bioscienza e le biotecnologie, l’economia del mare,<br />

l’energetico, l’ICT-audiovisivo, l’economia del turismo e dei servizi culturali. I<br />

fondi potranno prevedere meccanismi premianti sia a favore degli imprenditori,<br />

per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo prefissati, sia a favore dei<br />

co-finanziatori privati dei fondi, potendo prevedere per questi ultimi anche<br />

meccanismi di garanzia parziale dei loro capitali allo scopo di favorire operazioni<br />

sul territorio.<br />

119


Fondazione Rosselli<br />

7.3.6 Finpiemonte<br />

120<br />

Finpiemonte non ha in dotazione alcuno strumento finanziario finalizzato al<br />

capitale di rischio, ma ha dato vita, attraverso una sua partecipata (Fondazione<br />

Torino Wireless), a Piemontech, un fondo di seed capital. La Fondazione<br />

Torino Wireless è l’ente che promuove, in sinergia con gli altri attori operanti<br />

sul territorio, la crescita del Distretto ICT Piemontese.<br />

A seguito <strong>della</strong> scissione avvenuta con la legge regionale n. 17 del 2007 tra<br />

Finpiemonte S.p.A. e Finpiemonte Partecipazioni, Finpiemonte S.p.A. ha opportunamente<br />

mantenuto le sole partecipazioni ritenute strategiche e orientate<br />

esclusivamente alla promozione di contenuti tecnologici, sociali, culturali<br />

ed economici per lo sviluppo del territorio. Tra queste, Torino Wireless è un<br />

ponte tra le imprese, gli enti di ricerca e le politiche di innovazione regionali,<br />

facilitatore dell’innovazione tecnologica e strumento per lo sviluppo economico<br />

del territorio. I principali servizi offerti dalla Fondazione sono servizi di supporto<br />

all’innovazione nelle imprese, assistenza su proposte progettuali per<br />

bandi R&S, sviluppo e creazione di forme di collaborazione tra imprese del<br />

settore ICT e sostegno alle politiche di seed capital per il settore ICT. Inoltre, la<br />

Fondazione è l’ente gestore del Polo di Innovazione ICT, uno dei 12 nuovi strumenti<br />

<strong>della</strong> Regione Piemonte per favorire la convergenza degli investimenti<br />

su nuove traiettorie di sviluppo di prodotti o servizi innovativi.<br />

Nell’ambito degli interventi a supporto del venture capital, la Fondazione Torino<br />

Wireless ha promosso la costituzione di Piemontech, il fondo di seed<br />

capital dedicato al Distretto tecnologico piemontese. 4 Piemontech è una finanziaria<br />

ex art. 106 TUB, istituita al fine di supportare lo sviluppo dell’innovazione<br />

in Piemonte. Fondata nel 2004 e operativa dal 2005, ha inizialmente<br />

effettuato investimenti in start-up operanti nel settore dell’ICT, per poi allargare<br />

il suo campo d’azione, a partire dal 2008, a tutte le start-up innovative aventi<br />

sede in Piemonte, indipendentemente dal settore.<br />

Accanto a Torino Wireless, azionista di maggioranza, nella compagine societaria<br />

di Piemontech sono presenti l’Istituto Superiore Mario Boella, Eporgen<br />

Venture, Eurofidi, I3P Incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino<br />

e l’Unione Industriale di Torino.<br />

Piemontech utilizza sia risorse pubbliche, sia risorse provenienti da soggetti<br />

privati. Qualora Piemontech utilizzi i fondi ex lege 388/00 è soggetto ad<br />

alcuni vincoli: 1) le partecipazioni devono essere assunte in società aventi<br />

progetti di sviluppo innovativi e ad elevato impatto tecnologico e/o progetti di<br />

sviluppo di prodotti e servizi nel campo delle tecnologie dell’informazione e<br />

<strong>della</strong> comunicazione (ICT), comprese applicazioni di rete, software innovati-<br />

4 Torino Wireless ha contribuito anche alla nascita di Innogest, uno tra i fondi di venture capital più<br />

attivi in Italia; tuttavia attualmente Innogest è passato interamente in mano a soggetti privati.


Capitolo 7<br />

vo, sviluppo di contenuti multimediali e formazione interattiva a distanza; 2) le<br />

azioni o quote sottoscritte da Piemontech devono essere di nuova emissione<br />

e rappresentare almeno il 20% del capitale sociale <strong>della</strong> società oggetto dell’<br />

investimento; 3) la durata <strong>della</strong> partecipazione non deve essere superiore ai<br />

7 anni; 4) la misura dell’anticipazione deve essere pari al 50% <strong>della</strong> partecipazione<br />

assunta da Piemontech fino ad un massimo di 2,06 milioni di euro<br />

per singola iniziativa; 5) infine, all’atto di dismissione <strong>della</strong> partecipazione i<br />

soggetti richiedenti versano allo Stato il 50% di quanto ricavato, al netto <strong>della</strong><br />

propria remunerazione.<br />

Generalmente la remunerazione degli investitori è composta da una management<br />

fee a copertura dei costi sostenuti dall’intermediario per le attività di<br />

selezione delle imprese partecipate e per la gestione delle partecipazioni e<br />

da un premio (success fee), calcolato sulla quota del capital gain eccedente<br />

il rendimento minimo prefissato. La success fee viene calcolata nel seguente<br />

modo: a) viene calcolato il rendimento annuo minimo prefissato sul 50% del<br />

valore <strong>della</strong> partecipazione all’atto di acquisizione; b) all’atto di dismissione si<br />

determina il valore <strong>della</strong> quota di pertinenza dell’intervento pubblico (50% del<br />

valore di dismissione dell’intera partecipazione); c) dall’importo sub b) vengono<br />

dedotti il 50% del valore di acquisizione <strong>della</strong> partecipazione e l’importo<br />

determinato sub a); d) su tale differenza viene calcolato il premio (l’intermediario<br />

è tenuto a restituire un importo pari all’importo sub b) ridotto dell’importo<br />

sub d) e dell’importo <strong>della</strong> management fee).<br />

Tabella 7.9<br />

Piemontech<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Piemontech<br />

Fondo finalizzato ad interventi di venture capital.<br />

Piemontech effettua investimenti in start-up innovative aventi<br />

sede in Piemonte. I settori a cui si rivolge sono ICT, biotecnologie,<br />

tecnologie biomediche, meccanica avanzata, energia e<br />

servizi innovativi.<br />

Il taglio medio di investimento effettuato da Piemontech è compreso<br />

fra i 100.000 ed i 400.000 euro. La durata media dell’investimento<br />

in capitale di rischio è di circa 5 anni.<br />

Data inizio e fine Fondata nel 2004, operativa dal 2005.<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Lo status giuridico di Piemontech è definito dall’ex art 106 TUB,<br />

mentre la sua qualifica di ente accreditato presso Medio Credito<br />

Centrale è disciplinato dalla legge 388/2000, artt. 103 e 106 –<br />

D.P.C.M. 28.3.2001 - <strong>Le</strong>gge 273/2002 – Direttiva del Ministero<br />

delle Attività Produttive del 3.2.2003.<br />

121


Fondazione Rosselli<br />

Composizione del<br />

team di gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Risultati<br />

conseguiti<br />

Piemontech<br />

Il management team è formato dai tre consiglieri con deleghe<br />

operative e dal team di analisti. Si dedica al miglioramento del<br />

deal flow, alla crescita delle partecipate e alla ricerca delle exit<br />

migliori.<br />

L’Investment Committee supporta il CdA nel processo di scelta<br />

dei migliori investimenti, apportando conoscenze specifiche di<br />

settore e di business.<br />

Attualmente le società operative nel portafoglio di Piemontech<br />

sono 5. Dalla sua fondazione Piemontech ha investito in 12 società.<br />

7.3.7 Gepafin<br />

La Finanziaria <strong>Regionale</strong> dell’Umbria è stata recentemente riorganizzata, in<br />

seguito all’incorporazione di due società partecipate da Gepafin e da altre<br />

banche del territorio, Capitale Sviluppo e Nuovafin.<br />

122<br />

Gepafin ha introdotto strumenti a supporto del capitale di rischio già a partire<br />

dalla programmazione 1994-1999. In seguito, ha attivato fondi in corrispondenza<br />

di ciascun periodo di programmazione comunitario 2000-2006, 2007-<br />

2013. Nel corso degli anni si è assistito ad un’evoluzione delle caratteristiche<br />

dei fondi, anche a seguito delle modifiche <strong>della</strong> normativa di riferimento, essenzialmente<br />

quella europea. Se i primi interventi erano indirizzati esclusivamente<br />

al settore manifatturiero, a partire dal 2000 questi sono stati estesi al<br />

settore del commercio e dei servizi. Inoltre i primi fondi erano sottoscritti quasi<br />

interamente dalla Regione; a seguito <strong>della</strong> definizione del limite massimo del<br />

50% riservato alle risorse pubbliche, nell’ultimo fondo (2007-2015) la Regione<br />

ha conferito 11 milioni di euro su un totale di 26,4 milioni raccolti. Il fondo avviato<br />

nell’ambito <strong>della</strong> programmazione 2007-2013 è a valere sui fondi POR<br />

e FESR, di conseguenza la gestione è stata affidata a Gepafin attraverso una<br />

gara di assegnazione. La società è attualmente composta da 20 dipendenti.<br />

In totale Gepafin gestisce 15 fondi di capitale di rischio e 40 fondi di garanzia.<br />

I rapporti tra il soggetto gestore, Gepafin, ed i soggetti privati sono regolati da<br />

patti parasociali che disciplinano le modalità di trasmissione e comunicazione<br />

che i soci privati devono rispettare. Inoltre è previsto un patto preliminare<br />

di riacquisto in cui Gepafin ed i soggetti privati stabiliscono le condizioni di<br />

vendita <strong>della</strong> loro quota. I rapporti tra Gepafin e la Regione Umbria sono disciplinati<br />

da una convenzione di gestione dei fondi. Il livello di ingerenza del


Capitolo 7<br />

soggetto pubblico è tuttavia ridotto.<br />

Gepafin non sarà l’unico soggetto gestore del fondo relativo alla programmazione<br />

2007-2015, ma la parte relativa agli investimenti in fase seed sarà<br />

gestita da Zernike Meta Venture, il soggetto privato che attualmente gestisce<br />

il fondo Ingenium Emilia Romagna ed il fondo Ingenium Sardegna. Gepafin<br />

è infatti il mandatario di un’associazione temporanea di imprese, tra le quali<br />

è presente Zernike Meta Venture, che si è aggiudicata la gestione di questo<br />

fondo per conto <strong>della</strong> Regione Umbria.<br />

Tabella 7.10<br />

Fondi di venture capital gestiti da Gepafin<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Data inizio e fine<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Composizione del<br />

team di gestione<br />

Investment<br />

Committee<br />

Fondi di venture capital<br />

Fondi di venture capital attraverso i quali si effettuano partecipazioni<br />

dirette nel capitale sociale di PMI.<br />

PMI con sede legale e operativa nella Regione Umbria, operanti<br />

nel settore manifatturiero, del commercio e dei servizi.<br />

I fondi istituiti fino alla programmazione 2000-2006 prevedevano<br />

uno stanziamento totale di circa 30 milioni di euro. Il fondo in<br />

programmazione 2007-2015 prevede una dotazione complessiva<br />

di 26,4 milioni di euro, di cui 22 milioni gestiti da Gepafin e la<br />

restante parte da Zernike Meta Venture.<br />

Fino al ciclo 2000-2006 la durata massima <strong>della</strong> partecipazione<br />

era di 5 anni, mentre nel fondo attuale è di 10 anni. L’unico<br />

limite alla dimensione degli investimenti è quello previsto dalla<br />

normativa sugli Aiuti di Stato, ovvero un massimo di 1,5 milioni<br />

annui per impresa; generalmente la dimensione media dell’investimento<br />

è di 400-500 mila euro ad impresa.<br />

Il fondo relativo alla programmazione 2000-2006 si è chiuso nel<br />

giugno 2009 (ora è in fase di rendicontazione presso l’UE). Il<br />

fondo 2007-2015 chiuderà la fase di investimenti nel dicembre<br />

del 2015.<br />

Programmazione regionale a valere anche sulle risorse comunitarie<br />

attraverso il FESR. Normativa sugli Aiuti di Stato.<br />

Il modello organizzativo prevede due aree, un’area amministrativa<br />

e una per gli impieghi, ciascuna delle quali si occupa degli<br />

interventi di capitale di rischio.<br />

Remunerazione: esiste solo una commissione di gestione predeterminata;<br />

solo nell’ultimo bando 2007-2015 è prevista una<br />

success fee sugli utili generati dagli investimenti e decurtazione<br />

<strong>della</strong> commissione di gestione se le risorse non sono impiegate.<br />

Comitato tecnico di valutazione composto da esperti di natura<br />

bancaria, associazioni di categoria, ordini professionali, università.<br />

Dà un parere non vincolante su tutti gli interventi.<br />

123


Fondazione Rosselli<br />

Distribuzione<br />

profitti tra pubblico<br />

e privato<br />

Risultati<br />

conseguiti<br />

Fondi di venture capital<br />

Rapporto paritetico rispetto alla percentuale del fondo anche per<br />

le perdite.<br />

Sono state effettuate circa 100 operazioni ed investiti ad oggi<br />

circa 30 milioni di euro. Con la nuova programmazione si arriverà<br />

ad un totale di circa 55 milioni di euro di investimento.<br />

7.3.8 Finaosta<br />

124<br />

Finaosta non ha ad oggi avviato iniziative riconducibili a fondi a compartecipazione<br />

pubblico-privata, ma ha sostenuto un’iniziativa finalizzata ad interventi<br />

diretti nel capitale di rischio delle imprese. Nel marzo del 2010 la Giunta<br />

<strong>Regionale</strong> ha deliberato il conferimento a Finaosta dell’incarico di effettuare<br />

interventi finalizzati alla concessione di finanziamenti per la capitalizzazione e<br />

l’acquisizione di partecipazioni nel capitale di rischio delle PMI industriali ed<br />

artigiane localizzate in Valle d’Aosta.<br />

Essendo uno strumento di recentissima attuazione non è ancora possibile<br />

valutarne i risultati.<br />

Nella tabella 9.11 sono riportate le principali caratteristiche dell’intervento.<br />

Come si può notare, si tratta di interventi di dimensioni minori rispetto a quelli<br />

previsti dai fondi a compartecipazione pubblico-privata in cui il limite superiore<br />

è solitamente di 1,5 milioni di euro. Inoltre i finanziamenti sono concessi<br />

“a sportello”, in base alle domande che arrivano periodicamente presso Finaosta.<br />

Tabella 7.11<br />

Interventi per la capitalizzazione delle PMI industriali e artigiane<br />

Natura<br />

dell’intervento<br />

Beneficiari e<br />

focus settoriale/<br />

dimensionale/<br />

geografico<br />

Interventi finalizzati alla capitalizzazione e all’acquisizione di<br />

partecipazioni nel capitale di rischio<br />

Concessione di finanziamenti per la capitalizzazione e l’acquisizione<br />

di partecipazioni temporanee di minoranza nel capitale di<br />

rischio di PMI valdostane.<br />

Imprese industriali ed artigiane con unità locale in Valle d’Aosta,<br />

costituite nella forma di società di capitali, e che rientrino nella<br />

definizione comunitaria di PMI.


Capitolo 7<br />

Interventi finalizzati alla capitalizzazione e all’acquisizione di<br />

partecipazioni nel capitale di rischio<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong> misura<br />

Data inizio<br />

Riferimenti<br />

normativi e di<br />

programmazione<br />

Dimensione dell’investimento: il limite minimo per gli interventi<br />

di acquisizione di partecipazioni temporanee di minoranza nel<br />

capitale di rischio è pari a 30.000 euro, il limite massimo è pari<br />

a 100.000 euro. Il finanziamento per la capitalizzazione può<br />

essere concesso per un minimo di 50.000 euro ed un massimo<br />

di 500.000 euro. Il tasso di interesse del finanziamento per la<br />

capitalizzazione è fisso e non può essere inferiore allo 0,5%.<br />

Durata: non eccedente i 5 anni; alla scadenza, i soci dell’impresa<br />

finanziata riacquistano la partecipazione, a prezzo di<br />

mercato. Nel caso di progetti di sviluppo di imprese esistenti,<br />

l’assunzione di una partecipazione di minoranza nel capitale di<br />

rischio può avvenire solo a fronte di un analogo intervento da<br />

parte degli altri soci.<br />

<strong>Le</strong> domande possono essere presentate entro il 31 marzo,<br />

entro il 30 giugno, entro il 30 settembre ed entro il 31 dicembre<br />

di ogni anno. Qualora le domande presentate entro una delle<br />

scadenze indicate esauriscano le disponibilità finanziarie, Finaosta<br />

S.p.A. non accoglierà altre domande fino alla ricostituzione<br />

delle stesse.<br />

Regolamento (CE) n. 1998/2006 (regime “de minimis”).<br />

7.3.9 Filse e SFIRS<br />

Filse, la Finanziaria <strong>Regionale</strong> ligure, per anni ha affidato la gestione di strumenti<br />

di equity o quasi equity alla società LigurCapital S.p.A., nata proprio per<br />

iniziativa di Filse. La compagine societaria vedeva la Finanziaria <strong>Regionale</strong><br />

come azionista di maggioranza con una quota del 51% e come azionisti di minoranza<br />

banche, associazioni di categoria e imprenditori. Tuttavia nel giugno<br />

2010 Filse ha dismesso questa partecipazione e la società è passata nelle<br />

mani di soggetti privati.<br />

125<br />

A seguito <strong>della</strong> decisione di mantenere la Regione Sardegna come unico<br />

azionista, SFIRS, ha subìto importanti modifiche anche nel suo portafoglio di<br />

attività; molte attività sono dunque in corso di riprogrammazione. Per quanto<br />

riguarda gli interventi a supporto del capitale di rischio, SFIRS effettua acquisizioni<br />

di partecipazioni in imprese strumentali, ma anche in imprese innovative<br />

operanti in settori high-tech. <strong>Le</strong> partecipazioni in imprese innovative,<br />

a differenza delle partecipazioni strategiche, presentano un way out contrat-


Fondazione Rosselli<br />

tualizzato nel momento dell’investimento, in quanto si tratta di partecipazioni<br />

temporanee. Questi interventi sono effettuati attraverso le risorse proprie <strong>della</strong><br />

Finanziaria <strong>Regionale</strong> e non esiste un fondo specifico destinato a questo fine;<br />

di conseguenza gli interventi vengono effettuati nel momento in cui si riceve<br />

un progetto da un’impresa che SFIRS considera valido. Il periodo di disinvestimento<br />

è di circa cinque anni.<br />

126


Linee guida per la governance<br />

di strumenti finanziari per il capitale<br />

di rischio<br />

Complessivamente, le attuali politiche di incentivo al capitale di rischio non<br />

sembrano adeguate, sia per ammontare, sia per modalità di intervento,<br />

all’ampiezza del gap di mercato che distanzia l’Italia dagli altri Stati e, all’interno<br />

del Paese, alcune regioni da altre meno sviluppate. La necessità di riequilibrare<br />

domanda e offerta di capitali di rischio passa attraverso la risoluzione<br />

di alcuni problemi di tipo strutturale, sulla base di una nuova interpretazione<br />

<strong>della</strong> nozione di sussidiarietà tra capitale pubblico e capitale privato. In questo<br />

senso, oltre ad una necessaria forma di sinergia con il mercato del credito,<br />

appare opportuno dotarsi di una serie di strumenti atti a sostenere e a<br />

facilitare il transito nella fase early stage delle imprese a vocazione innovativa.<br />

Questo obiettivo può essere colto in maniera bilanciata attraverso la costituzione<br />

di fondi di fondi a capitale misto pubblico-privato, oppure attraverso una<br />

strumentazione di equity o quasi equity (credito mezzanino, soft loans), più<br />

adeguata per i contesti meno sviluppati.<br />

La definizione ed elaborazione di strumenti finanziari finalizzati alla dotazione<br />

di capitale di rischio in imprese di piccole o medie dimensioni a vocazione<br />

innovativa è un processo articolato, caratterizzato da estrema complessità,<br />

varietà di attori, specificità dei contesti. Interventi di questo tipo non si prestano<br />

a semplificazioni strumentali e non possono essere soddisfatti da un<br />

unico strumento finanziario, ma richiedono una modulazione eclettica di una<br />

gamma coordinata di strumenti, all’interno di un framework regionale e di un<br />

committment politico ben definito. Affinché tali interventi siano realizzati con<br />

successo, è necessario un sistema di governance formalizzato, potenzialmente<br />

imperniato su un modello di triangolazione che vede Regioni, <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> e attori socio-economici del territorio interagire e concertarsi<br />

nella formulazione, progettazione ed attuazione di tali strumenti.<br />

127<br />

Di seguito vengono riportate alcune linee guida sui modelli ottimali per lo sviluppo<br />

di strumenti finanziari per il capitale di rischio che vedono coinvolte<br />

Regioni, <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> e soggetti privati. Tali linee guida possono costituire<br />

un utile riferimento per quei contesti che vogliono avviare iniziative di<br />

supporto al capitale di rischio, ma che sono attualmente privi di una adeguata<br />

strumentazione e di una esperienza consolidata in questo ambito.<br />

Il processo che conduce alla definizione e alla successiva implementazione di<br />

uno strumento finanziario di supporto al capitale di rischio, quale può essere<br />

la creazione di un fondo di fondi, è essenzialmente costituito da tre fasi, che


Fondazione Rosselli<br />

vedono il coinvolgimento e l’interazione di attori pubblici e privati:<br />

• la fase di definizione degli obiettivi programmatici;<br />

• la fase di definizione e progettazione dello strumento;<br />

• la fase di attuazione dello strumento.<br />

Per ogni fase vanno effettuate alcune considerazioni che possono aiutare al<br />

successo dello strumento e che vengono di seguito esplicitate sotto forma di<br />

linee guida.<br />

Definizione degli obiettivi programmatici<br />

128<br />

L’implementazione di un intervento a sostegno del capitale di rischio richiede<br />

l’azione congiunta di una pluralità di strumenti volti a garantire che sussistano<br />

le condizioni complessive per il successo. E’ del tutto irragionevole pensare<br />

di implementare uno strumento stand alone, prescindendo per esempio dalla<br />

pluralità di iniziative che una Regione può avere messo in campo a sostegno<br />

delle imprese, per diversi motivi: non solo questo insieme di strumenti<br />

collaterali potrebbe vanificare lo strumento stesso, ma si potrebbero creare<br />

meccanismi di overlapping con altri strumenti già in essere, oppure potrebbero<br />

mancare quei supporti complementari di cui lo strumento necessita per<br />

funzionare. A titolo esemplificativo, risulterebbe inutile investire in un fondo di<br />

private equity se non esiste un deal flow consistente, una sensibilizzazione del<br />

sistema universitario ed altri fattori di contesto che ne facilitano il successo.<br />

Una stessa iniziativa può essere trasferita in un contesto diverso, anche più<br />

debole, a condizione che esistano iniziative complementari e sistemiche e<br />

che quelle già presenti non risultino distorsive.<br />

Per sviluppare strumenti efficaci di supporto al capitale di rischio è necessaria<br />

una prima fase di analisi del contesto territoriale e di definizione degli indirizzi<br />

programmatici, degli obiettivi, e dell’ammontare di risorse che si è disposti<br />

a destinare, all’interno di una programmazione finanziaria di medio termine.<br />

Tutto ciò non può prescindere da un forte commitment politico e da una sua<br />

formalizzazione (ad esempio attraverso un accordo di programma). Si tratta<br />

quindi di garantire una governance politica formale all’iniziativa, oltre che un<br />

budget adeguato. Affinché lo strumento sia inserito in un contesto di misure<br />

coerenti e complementari e affinché vengano attivate misure volte a garantirne<br />

il successo, deve esistere un soggetto in grado di monitorare tutti gli<br />

strumenti esistenti, come può essere l’ente regionale.


Progettazione dello strumento<br />

Un primo modello di azione in questo ambito vede le Regioni incarnare il<br />

committment politico, eventualmente in concertazione con gli stakeholders<br />

di sistema, o attraverso rapporti formali o informali già sedimentati, oppure<br />

attraverso forme di condivisione create ad hoc. <strong>Le</strong> linee e gli obiettivi sono<br />

definiti nelle sedi istituzionalmente previste, così come lo strumento. Ne consegue<br />

che il soggetto attuatore non interviene in questa fase, ma si limita ad<br />

implementare lo strumento nella fase successiva.<br />

Un modello alternativo è invece quello in cui è il gestore che propone uno<br />

strumento, in base agli indirizzi programmatici che la parte politica definisce,<br />

la quale successivamente è chiamata a validare lo strumento proposto. In<br />

questo caso il ruolo svolto dal soggetto gestore non inizia dalla gestione dello<br />

strumento ma dalla sua definizione.<br />

Nella fase di definizione degli strumenti, il soggetto proponente potrebbe essere<br />

una Finanziaria <strong>Regionale</strong>, così come un ente privato. In confronto alle<br />

Amministrazioni regionali di cui sono emanazione, le <strong>Finanziarie</strong> presentano il<br />

vantaggio di essere, per struttura e natura, più flessibili e quindi maggiormente<br />

capaci di garantire tempestività ed efficacia di intervento.<br />

Attuazione dello strumento<br />

Nel momento in cui si pianificano interventi a sostegno del capitale di rischio,<br />

è importante definire quale è il ruolo svolto dalla parte politica. Di norma il soggetto<br />

pubblico dovrebbe avere un ruolo di indirizzo strategico e di controllo,<br />

ma non dovrebbe codificare i modelli di intervento e gli strumenti attuativi di<br />

questi indirizzi.<br />

E’ noto che laddove il livello tecnico ed il livello politico tendono ad intrecciarsi,<br />

si generano commistioni malsane che non vanno a beneficio <strong>della</strong> riuscita<br />

del programma di intervento. Un problema che spesso si propone, ma che<br />

andrebbe rifuggito, si ha per esempio nel momento in cui la parte politica<br />

definisce gli indirizzi, ma la parte tecnica subordina la modellistica attuativa<br />

all’approvazione <strong>della</strong> parte politica, facendo nascere un’interazione con forte<br />

condizionamento degli strumenti e dei modelli.<br />

E’ quindi importante che ad una governance politica codificata in un accordo<br />

di programma e formalizzata da un soggetto super partes (come una Regione)<br />

che presidia la fase ex ante di definizione degli indirizzi ed ex post di<br />

controllo dell’attuazione, si associ un’autonomia operativa del soggetto attua-<br />

129


Fondazione Rosselli<br />

tore. Il soggetto attuatore può essere una Finanziaria <strong>Regionale</strong>, un veicolo<br />

ad-hoc, una task force regionale o un soggetto privato.<br />

Nella formulazione di strumenti finanziari per il capitale di rischio che vedono<br />

una compartecipazione di pubblico e privato è importante chiarire la sfera di<br />

competenza e di autonomia di ciascun soggetto. <strong>Le</strong> risorse pubbliche sono<br />

messe in gioco nella parte abilitante lo strumento ed il ruolo del pubblico è<br />

molto importante per alimentare, qualificare e rendere visibile la domanda. Il<br />

soggetto pubblico deve avere ben chiaro il perché interviene e a quali carenze<br />

del mercato vuole supplire, esplicitando l’obiettivo politico sottostante. Accade<br />

spesso che a monte di questi strumenti manchi una chiara esplicitazione<br />

dell’obiettivo politico; questo si traduce nella progettazione di strumenti che<br />

non hanno le proprietà virtuose né del private equity, né <strong>della</strong> finanza di sviluppo.<br />

Inoltre, il presupposto affinché questi strumenti funzionino, è che siano<br />

indotti investimenti in asset che, senza la partnership pubblica, sarebbero trascurati<br />

dal mercato. Diversamente, se l’intervento pubblico si dedica a target<br />

già presidiati dal privato, oltre che essere inutile,<br />

130<br />

faciliterebbe l’introduzione di un’impropria distorsione nel mercato. Altro presupposto<br />

perché la soluzione funzioni è che il pubblico non eroghi il denaro<br />

a condizioni standard market; se così fosse, non si capirebbe cosa esso aggiunga<br />

a quanto sono già in grado di mettere sul tavolo i privati, o meglio,<br />

come possa sanare l’asimmetria di rischio o rendimento che pregiudica l’attivismo<br />

dei privati in condizioni normali di mercato (Nicolai, 2010).<br />

E’ indispensabile che ciascuna iniziativa sia mo<strong>della</strong>ta sulla base del territorio<br />

di riferimento. Non è infatti detto che lo strumento dei fondi mobiliari chiusi,<br />

nelle varie modellistiche, sia quello più adeguato per qualsiasi tipo di territorio.<br />

Si possono infatti avere una serie di imprese che hanno la dignità di una<br />

start-up, ma non per forza possono rappresentare ex ante moltiplicatori di<br />

successo tali da assicurare i rendimenti di un fondo di private equity. In alcuni<br />

contesti è indispensabile garantire equity o quasi equity (soft loans, credito<br />

mezzanino) alle start-up tecnologiche, senza passare necessariamente attraverso<br />

operazioni di private equity, per loro natura poco adatte a contesti<br />

scarsamente sviluppati.<br />

<strong>Le</strong> componenti che solitamente si sottostimano nei processi di definizione<br />

e governance di strumenti finanziari finalizzati alla dotazione di capitale di rischio<br />

riguardano, laddove si intendono coinvolgere i privati, le modalità di<br />

selezione e di coinvolgimento di questi ultimi (grado di autonomia, responsabilità,<br />

ruolo <strong>della</strong> facility pubblica ecc.). Ridurre il processo selettivo in gare<br />

pubbliche può risultare controproducente, mentre un processo negoziale in<br />

cui si stabiliscono insieme al privato le condizioni (fee, struttura di governance<br />

ecc.), lasciando una certo grado di flessibilità, può dare esiti migliori.


Considerazioni conclusive<br />

Ciò che emerge dall’esposizione delle linee guida e dalle evidenze analizzate<br />

nel rapporto di ricerca è che laddove le iniziative hanno avuto successo è<br />

perché ci sono stati alcuni fattori che ne hanno facilitato la riuscita. In primo<br />

luogo un contesto fatto di una pluralità di interventi già messi in campo dalla<br />

Regione, che assicurino un insieme di strumenti collaterali in grado di fare<br />

decollare l’iniziativa. Questo significa che sul territorio devono essere già presenti<br />

programmi volti a facilitare il trasferimento tecnologico, a sensibilizzare<br />

il sistema universitario, a favorire la nascita di start-up e che tali iniziative collaterali<br />

non devono andare a sostituire lo strumento, perciò vanificandolo, ma<br />

ne devono rappresentare un supporto valido. Una stessa iniziativa può infatti<br />

essere trasferita in un contesto diverso, anche più debole, a condizione che<br />

esistano iniziative complementari e sistemiche e che quelle già presenti non<br />

risultino distorsive.<br />

Al fine di garantire il successo dell’iniziativa, deve sussistere un forte committment<br />

politico, incarnato in un ente super partes, quale può essere l’ente<br />

regione, che definisce gli indirizzi programmatici, gli obiettivi e l’ammontare<br />

di risorse che si è disposti a destinare, all’interno di una programmazione<br />

finanziaria di medio termine. Tale ente ha poi anche il compito di monitorare<br />

il corretto funzionamento dello strumento in essere. Il coinvolgimento degli<br />

attori del sistema socio-economico può avvenire a questo livello, attraverso<br />

rapporti che sono già avviati oppure attraverso la costituzione di forme di<br />

consultazione predisposte ad hoc. Tavoli di lavoro, panel di discussione con<br />

esperti di settore, professionisti ed analisti finanziari possono rappresentare<br />

un utile punto di partenza per una prima fase di definizione e progettazione<br />

dello strumento.<br />

In questo modello di azione il soggetto predisposto alla gestione dello strumento<br />

viene scelto dal soggetto proponente con l’obiettivo di gestire l’iniziativa.<br />

Esiste però anche un secondo modello di azione, in cui è il soggetto<br />

gestore stesso a proporre lo strumento che ritiene più idoneo per un certo<br />

contesto, sulla base degli indirizzi programmatici che la parte politica definisce,<br />

e la parte politica è chiamata ad approvare lo strumento proposto.<br />

Mentre nel primo caso il soggetto gestore inizia a svolgere il proprio ruolo<br />

dalla fase di gestione dello strumento, in quest’ultimo svolge il proprio ruolo<br />

a partire dalla definizione dello strumento stesso. Questa seconda alternativa<br />

è più diffusa laddove il soggetto gestore e quindi anche proponente è<br />

un ente di diretta emanazione del soggetto pubblico, quale una Finanziaria<br />

<strong>Regionale</strong>. Il primo modello tende invece ad essere più diffuso laddove<br />

il soggetto pubblico non ha a disposizione una Finanziaria <strong>Regionale</strong> ma si<br />

affida ai privati per la gestione dello strumento. Il vantaggio <strong>della</strong> presenza di<br />

131


Fondazione Rosselli<br />

132<br />

una Finanziaria <strong>Regionale</strong> è però quello di garantire tempestività ed efficacia<br />

di intervento rispetto alle amministrazioni regionali di cui sono emanazione.<br />

Tuttavia, è importante assicurare che il soggetto attuatore, che sia una Finanziaria<br />

<strong>Regionale</strong> oppure un veicolo ad hoc, oppure un soggetto privato, goda<br />

di un’autonomia operativa e non sia influenzato dai dettami <strong>della</strong> politica, che<br />

ne condizionano strumenti e modelli.<br />

E’ indispensabile che ciascuna iniziativa sia mo<strong>della</strong>ta sulla base del territorio<br />

di riferimento. Non è infatti detto che lo strumento dei fondi mobiliari chiusi,<br />

nelle varie modellistiche, sia quello più adeguato per qualsiasi tipo di territorio.<br />

Nelle regioni obiettivo convergenza, economicamente più arretrate rispetto<br />

alle altre, in cui sono presenti elementi di debolezza che ostacolano l’operatività<br />

delle <strong>Finanziarie</strong> o le strutture ad esse riconducibili, non è necessariamente<br />

detto che si debbano applicare modelli di private equity adottati nelle<br />

regioni più avanzate e per loro natura poco adatte a contesti scarsamente<br />

sviluppati.. Si possono infatti avere una serie di imprese che hanno la dignità<br />

di una start-up, ma non per forza possono rappresentare ex ante moltiplicatori<br />

di successo tali da assicurare i rendimenti di un fondo di private equity. In<br />

questi contesti può essere più indispensabile garantire equity o quasi equity<br />

(soft loans, credito mezzanino) alle start-up.<br />

Vista l’estrema eterogeneità in termini di attivazione sul fronte delle iniziative<br />

finalizzate al sostegno del capitale di rischio che si registra nelle diverse regioni<br />

italiane, un’opportunità di coordinamento offrirebbe occasioni concrete di<br />

diffusione di procedure e strumenti attuativi attraverso la condivisione di esperienze<br />

e know-how. Tuttavia, in una logica di collaborazione tra regioni nello<br />

sviluppo di nuovi strumenti per il capitale di rischio, il trasferimento di knowhow<br />

può non essere sufficiente. E’ importante che si realizzi un matching di<br />

competenze, di risorse e di rischio, creando alleanze tra regioni che presentano<br />

reali sinergie. <strong>Le</strong> alleanze devono essere demand driven e non supply<br />

driven: se sul lato <strong>della</strong> domanda esistono reali opportunità di investimento<br />

congiunto, allora si può generare un’alleanza sul lato dell’offerta.<br />

Infine, le ben note asimmetrie territoriali che caratterizzano il Paese dovrebbero<br />

portare alla definizione di politiche sovra-regionali, per macro aggregazioni<br />

che, se prese individualmente, non sarebbero in grado di esprimere una dimensione<br />

minima in grado di portare a risultati concreti, ma, anzi, foriera di<br />

sprechi e duplicazioni inefficienti.


I processi di consultazione<br />

triangolare tra Regione,<br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> e gli attori<br />

socio-economici locali<br />

Il sistema di governo che regola la raccolta e l’impiego di risorse finanziarie<br />

all’interno di una regione coinvolge tre soggetti: l’ente regionale, le finanziarie<br />

regionali ed i soggetti socio-economici locali. Tutte le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>,<br />

fatta eccezione per Fidi Toscana e Gepafin, sono partecipate dalle Regioni<br />

con quote maggioritarie. I rapporti che intercorrono con la Regione sono<br />

regolati dall’assetto proprietario e di governance delle <strong>Finanziarie</strong>. Essendo<br />

soggetti a totale partecipazione regionale, le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> sono di<br />

fatto l’emanazione operativa delle Regioni. Esse rappresentano, quindi, i soggetti<br />

tecnici che supportano e assistono le Regioni nella progettazione, definizione<br />

ed attuazione delle politiche e degli interventi a sostegno del sistema<br />

economico, imprenditoriale ed occupazionale regionale.<br />

Il modello esistente per l’assegnazione e gestione delle risorse è quindi quello<br />

che vede la Regione come soggetto politico decisore predisposto alla raccolta<br />

delle risorse e la Finanziaria come braccio operativo. La Regione assegna<br />

infatti alla Finanziaria <strong>Regionale</strong> i fondi per la gestione, i quali possono essere<br />

fondi regionali, provenienti dal Ministero, o dall’Unione Europea (fondi strutturali).<br />

I contributi sono dati in gestione alla Finanziaria sulla base di bandi<br />

regionali in cui si definiscono i criteri che ne regolano l’utilizzo. Attraverso la<br />

disciplina dell’in-house providing l’assegnazione è diretta, senza procedere<br />

ad una gara.<br />

Alla Finanziaria viene assegnato il ruolo di impiego dei fondi e di valutazione<br />

dei progetti assegnatari delle risorse. Esistono infatti due tipologie di istruttoria<br />

delle domande che possono pervenire alla Finanziaria <strong>Regionale</strong>: amministrativa<br />

e di merito. L’istruttoria amministrativa è relativa al controllo che<br />

vengano rispettati i requisiti del bando, mentre quella di merito viene solitamente<br />

effettuata da comitati costituiti ad hoc. Tali comitati sono composti<br />

da rappresentanti <strong>della</strong> Regione, <strong>della</strong> Finanziaria e da valutatori esterni, che<br />

possono cambiare a seconda delle tipologia di istruttoria (solitamente sono<br />

presi dall’elenco dei valutatori <strong>della</strong> Commissione Europea e includono professionisti<br />

quali commercialisti, giuristi e professori universitari). Si tratta quindi<br />

di un modello in cui è la Regione a definire le linee programmatiche per l’impiego<br />

dei fondi e alla Finanziaria rimane una relativa autonomia nell’impiego<br />

133


Fondazione Rosselli<br />

134<br />

delle risorse, selezionando i progetti o le imprese che risultano più meritevoli.<br />

E’ però necessario sottolineare che l’operatività delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> ed<br />

i rapporti che intercorrono con le Regioni e con gli attori socio-economici del<br />

territorio sono regolati da due normative specifiche: la disciplina in-house ed<br />

il d.l. n. 223/2006 (c.d. decreto Bersani), convertito dalla legge n. 248/2006.<br />

L’espressione in-house contracting è stata per la prima volta utilizzata, in<br />

ambito comunitario, nella Comunicazione <strong>della</strong> Commissione (98) 143, Libro<br />

Bianco sugli appalti pubblici nell’Unione Europea. In tale documento, successivo<br />

al Libro Verde sulla stessa materia presentato nel 1996, la Commissione<br />

definisce gli in house contracts come “contratti aggiudicati all’interno<br />

<strong>della</strong> pubblica amministrazione, ad esempio tra un’amministrazione centrale<br />

e le amministrazioni locali ovvero tra un’amministrazione ed una società da<br />

questa interamente controllata”. Al momento, per quanto riguarda il diritto<br />

interno, l’affidamento in house è stato regolato dal d.l. n. 269/2003, convertito<br />

dalla legge n. 326/2003, il quale ha modificato l’articolo 113 del T.u.e.l. e fa<br />

riferimento all’affidamento diretto, a livello locale, in materia di servizi pubblici;<br />

e dall’articolo 13 del d.l. n. 223/2006 (c.d. decreto Bersani), convertito dalla<br />

legge n. 248/2006, volto a disciplinare a livello regionale e locale l’affidamento<br />

diretto <strong>della</strong> produzione di beni e servizi strumentali e, nei casi consentiti dalla<br />

legge, di funzioni amministrative.<br />

La disciplina dell’in-house providing, a cui sono soggette gran parte delle<br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane, evidenzia un modello di organizzazione in cui la<br />

pubblica amministrazione ha la possibilità di effettuare un affidamento diretto,<br />

cioè senza gara pubblica, a società, dotate di propria personalità giuridica,<br />

controllate dalla stessa pubblica amministrazione. In base a tale disciplina,<br />

l’affidamento in-house deve soddisfare tre criteri: la totale partecipazione pubblica,<br />

la circostanza che l’affidamento abbia luogo in favore di soggetti che,<br />

sebbene giuridicamente distinti dall’amministrazione affidante, costituiscano<br />

elementi del sistema che a tale amministrazione fanno capo e il fatto che l<br />

società svolgano la parte più importante <strong>della</strong> propria attività in favore dell’amministrazione<br />

che le controlla.<br />

In base a tale normativa, le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> diventano quindi emanazione<br />

<strong>della</strong> Regione e non possono fornire servizi se non ai propri azionisti.<br />

<strong>Le</strong> Regioni assegnano quindi alle <strong>Finanziarie</strong> gran parte dei loro fondi per la<br />

gestione, e ne definiscono i criteri che ne regolano l’utilizzo. Dal punto di vista<br />

degli strumenti di raccolta non esiste invece una normativa che impedisce alle<br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> di raccogliere risorse direttamente sul mercato, ma se<br />

ciò avviene deve essere su mandato regionale e finalizzato all’azionariato. La<br />

normativa dell’in-house sta quindi alla base dei rapporti che regolano Regioni,<br />

società finanziarie regionali e attori socio-economici locali.<br />

Per quanto riguarda le prestazioni di servizi che le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> pos-


sono fornire esistono alcuni limiti significativi imposti dal Decreto Bersani. Gli<br />

affidamenti diretti alle società miste sono infatti consentiti dal d.l. n. 223/2006<br />

(c.d. decreto Bersani), convertito dalla legge n. 248/2006, purché siano rispettate<br />

le condizioni dettate dall’articolo 13, tese a porre un limite all’attività<br />

delle società costituite dagli enti locali. Tale articolo mira ad evitare alterazioni<br />

<strong>della</strong> concorrenza o del mercato causate da affidamenti senza gara a società<br />

a partecipazione pubblica, che si troverebbero così in una situazione di privilegio,<br />

assicurando parità di trattamento agli operatori, pubblici e privati, che<br />

operano sul mercato, in modo da limitare lo statalismo regionale. La norma<br />

riguarda, nello specifico, i servizi resi agli enti locali ed acquisibili dai medesimi,<br />

di regola a seguito di gara d’appalto.<br />

Il decreto Bersani dispone che le società strumentali di Regioni ed enti locali<br />

debbano operare esclusivamente con gli enti costituenti, o partecipanti o affidanti;<br />

non possano svolgere prestazioni a favore di altri soggetti pubblici o<br />

privati, né in affidamento diretto né a seguito di gara; non possano partecipare<br />

ad altre società o enti; debbano avere un oggetto sociale esclusivo, ovvero<br />

offrire prestazioni solo a favore degli enti locali.<br />

Al fine di superare eventuali obiezioni in sede comunitaria, la disposizione<br />

statale ha quindi concepito le società in house come società fuori mercato,<br />

in ordine alle quali non possono prodursi interessi privati in conflitto con quelli<br />

pubblici: dette società, infatti, non hanno collegamenti con il mercato, né<br />

in termini di partecipazioni, né in termini di prestazioni, peraltro imponendo<br />

l’osservanza dell’esclusività in luogo del criterio comunitario <strong>della</strong> prevalenza<br />

dell’attività con l’autorità o le autorità pubbliche controllanti. Secondo tale normativa<br />

le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> possono dunque fornire servizi esclusivamente<br />

agli enti presenti nella propria compagine azionaria.<br />

Tuttavia, mentre la normativa comunitaria fa riferimento alle attività prevalenti<br />

nei confronti dei propri azionisti, senza menzionarne l’esclusività, il decreto<br />

Bersani va a restringere ulteriormente il campo d’azione delle <strong>Finanziarie</strong>. Il<br />

decreto è stato infatti pensato soprattutto per tutelare la concorrenza nel campo<br />

delle società di servizio (ad esempio le società informatiche) che prestano<br />

servizi agli enti locali, per le quali esistono i corrispettivi sul mercato. Per<br />

quanto concerne le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> una delle maggiori criticità nell’applicazione<br />

del decreto Bersani risiede nel fatto che queste sono uniche nel loro<br />

genere e non esistono altre società con la medesima funzione sul mercato<br />

(le banche e le finanziarie private non possiedono una valenza di sviluppo<br />

del territorio, hanno una logica essenzialmente di profitto e non una finalità<br />

pubblicistica). Non esistendo quindi alcun tipo di concorrenza, l’applicazione<br />

del decreto alle <strong>Finanziarie</strong> risulta superflua e ne limita i campi di azione,<br />

snaturando la stessa natura di S.p.A. Un secondo elemento in base al quale<br />

la normativa Bersani risulta poco applicabile al contesto delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong><br />

consiste nel fatto che la Finanziaria dovrebbe essere al servizio di tutti<br />

135


Fondazione Rosselli<br />

136<br />

gli enti pubblici all’interno <strong>della</strong> Regione, quindi anche Comuni e Province.<br />

L’articolo 13 impone invece alle <strong>Finanziarie</strong> di operare esclusivamente con<br />

gli enti costituenti, precludendo per esempio la possibilità di offrire servizi a<br />

Comuni e Province se questi non partecipano al loro capitale sociale.<br />

In conclusione, i processi di consultazione triangolare tra Regioni, <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> e attori socio-economici locali seguono un modello lineare che<br />

vede le Regioni come soggetto politico a monte, responsabile <strong>della</strong> raccolta<br />

dei fondi e <strong>della</strong> definizione delle linee di indirizzo per il loro impiego. <strong>Le</strong><br />

<strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong>, la cui operatività è disciplinata dalla normativa sull’inhouse<br />

providing rappresentano il soggetto attuatore per l’impiego dei fondi,<br />

dotato di una relativa autonomia nella selezione dei destinatari delle risorse. I<br />

soggetti socio-economici esterni intervengono nei processi di consultazione<br />

tra Regioni e <strong>Finanziarie</strong> regionali prevalentemente nella fase di valutazione<br />

delle istruttorie, attraverso la creazione di comitati ad hoc in cui partecipano<br />

non solo rappresentanti delle due istituzioni, ma anche professionisti esterni e<br />

stakeholders locali. E’ verso tale modello che tutte le <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> si<br />

stanno o si sono già orientate. Come è stato precedentemente notato, l’evoluzione<br />

verso un sistema a totale controllo pubblico sembra caratterizzare la<br />

recente storia delle <strong>Finanziarie</strong> <strong>Regionali</strong> italiane. La maggioranza delle <strong>Finanziarie</strong><br />

<strong>Regionali</strong> è infatti oggi a totale controllo pubblico. In Finlombarda, Filas,<br />

Finaosta, Fincalabra, Finmolise e SFIRS, così come per le agenzie di sviluppo<br />

Puglia Sviluppo e Sviluppo Italia Sicilia, la Regione controlla interamente la<br />

società. Per quanto riguarda Finpiemonte, Filse ed Ervet la Regione detiene la<br />

maggioranza, mentre quote minoritarie sono detenute da altri enti pubblici. Il<br />

passaggio a quote totalitarie regionali è stato dettato sia dall’esigenza di qualificarsi<br />

come soggetto in house adeguandosi alla normativa europea sugli<br />

affidamenti, sia per conformità alle disposizioni del decreto Bersani. Questo<br />

passaggio ha spesso decretato l’uscita dal capitale sociale delle banche e<br />

di altri soggetti privati. Se il modello dell’in-house abilita le <strong>Finanziarie</strong> regionali<br />

all’operatività su una serie di rilevanti attività per conto <strong>della</strong> Regione e le<br />

rende di fatto emanazioni <strong>della</strong> Regione, pur mantenendo un certo grado di<br />

autonomia nell’impiego delle risorse, il Decreto Bersani ne limita e condiziona<br />

fortemente il campo di azione non potendo esse fornire un servizio di tutti gli<br />

enti pubblici all’interno <strong>della</strong> Regione, ma dovendo operare esclusivamente<br />

con gli enti costituenti. Questo rappresenta un grave limite all’operato <strong>della</strong><br />

Finanziaria, che dovrebbe essere il driver principale dello sviluppo economico<br />

locale, avendo la possibilità di agire con piena autorità sulle iniziative più<br />

significative a supporto <strong>della</strong> competitività di un territorio.<br />

Tale modello di articolazione dei rapporti di potere e di gestione ed allocazione<br />

delle risorse finanziarie, all’interno di un contesto normativo preciso e<br />

che ne regola i contenuti, va tenuto in considerazione quando l’obiettivo è la<br />

creazione di strumenti finanziari finalizzati alla dotazione di capitale di rischio.


Appendice<br />

Approfondimento 1<br />

Normativa sugli aiuti di Stato al capitale di rischio<br />

Gli aiuti di Stato al capitale di rischio rientrano nella disciplina comunitaria<br />

regolata dagli articoli 107 e 108 del TFUE (Trattato sul funzionamento dell’Unione<br />

Europea). Tali articoli definiscono le condizioni alle quali gli aiuti di Stato<br />

a sostegno degli investimenti in capitale di rischio possono essere considerati<br />

compatibili. <strong>Le</strong> condizioni per determinare l’esistenza di un aiuto di Stato, così<br />

come i criteri che la Commissione applica nell’analisi <strong>della</strong> compatibilità delle<br />

misure a favore del capitale di rischio, sono regolati rispettivamente dall’art.<br />

87, paragrafo 1 e dall’articolo 87, paragrafo 3 del trattato CE.<br />

In una serie di comunicazioni la Commissione Europea ha chiarito i criteri in<br />

base ai quali singole misure rientrano o meno nella definizione di aiuti di Stato<br />

al capitale di rischio. Si tratta in particolare <strong>della</strong> comunicazione del 1984<br />

(Bollettino CE 9/1984) sulla partecipazione delle autorità pubbliche nei capitali<br />

delle imprese, <strong>della</strong> comunicazione del 1998 (GU C 384 del 10.12.1998)<br />

sull’applicazione delle norme relative agli aiuti di Stato alle misure di tassazione<br />

diretta delle imprese e <strong>della</strong> comunicazione sull’applicazione degli articoli<br />

87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato concessi sotto forma di garanzie.<br />

La Commissione Europea ritiene che le misure adottate dai governi nell’ambito<br />

degli aiuti di Stato al capitale di rischio debbano essere comprese tra le<br />

seguenti:<br />

• Costituzione di fondi di investimento (fondi di venture capital) nei quali lo<br />

Stato sia socio, investitore o aderente, anche a condizioni meno vantaggiose<br />

rispetto agli altri investitori.<br />

• Garanzie prestate in favore di investitori in capitale di rischio o di fondi di<br />

venture capital a copertura di una parte delle perdite legate agli investimenti,<br />

ovvero garanzie prestate in relazione ai prestiti in favore di investitori/fondi<br />

di investimento in capitale di rischio, a condizione che la copertura pubblica<br />

delle potenziali perdite sottostanti non superi il 50% dell’importo nominale<br />

dell’investimento garantito.<br />

• Altri strumenti finanziari in favore di investitori in capitale di rischio o di fondi<br />

di venture capital per incentivarli a mettere a disposizione ulteriori capitali per<br />

137


Fondazione Rosselli<br />

138<br />

gli investimenti.<br />

• Incentivi fiscali a favore di fondi di investimento o dei loro gestori o di investitori<br />

affinché effettuino investimenti in capitale di rischio.<br />

In particolare, le misure a favore del capitale di rischio devono garantire che<br />

la decisione di investimento nelle imprese destinatarie sia orientata alla realizzazione<br />

del profitto e non al mero assistenzialismo. Per questo motivo, si<br />

esclude la concessione di aiuti alle seguenti imprese:<br />

• Imprese in difficoltà.<br />

• Imprese del settore <strong>della</strong> costruzione navale e dei settori del carbone e<br />

dell’acciaio.<br />

• Devono inoltre essere rispettate, al fine <strong>della</strong> concessione dell’aiuto, le seguenti<br />

condizioni:<br />

• Un livello massimo di 1.5 milioni di EUR per PMI destinataria su un periodo<br />

di 12 mesi.<br />

• Per le PMI ubicate nelle zone assistite, così come per le piccole imprese<br />

ubicate in zone non assistite, l’intervento in favore del capitale di rischio deve<br />

limitarsi a fornire seed capital, start-up capital e/o capitale di espansione.<br />

• Per le medie imprese ubicate in zone non assistite, l’intervento in favore<br />

del capitale di rischio si limita a fornire seed capital e/o start-up capital, e non<br />

capitale di espansione.<br />

• Il fondo di investimento fornisce almeno il 70% degli stanziamenti complessivi<br />

investiti a favore di PMI sotto forma di equity e quasi-equity.<br />

• I fondi di investimento devono essere finanziati almeno in misura del 50%<br />

da investitori privati.<br />

• Nel caso di fondi di investimento che interessano esclusivamente PMI ubicate<br />

nelle zone assistite, i fondi di investimento devono essere finanziati almeno<br />

in misura del 30% da investitori privati.<br />

• Il fondo di investimento deve essere orientato al profitto e la sua gestione<br />

deve essere effettuata secondo criteri commerciali.<br />

La Commissione Europea prevede che siano oggetto di valutazione più dettagliata,<br />

visto il carattere meno ovvio dell’esistenza di un disfunzionamento<br />

del mercato e i maggiori rischi di esclusione dell’investimento privato o di<br />

distorsione <strong>della</strong> concorrenza, i seguenti tipi di misure a favore del capitale<br />

di rischio che non rispettano una o più delle condizioni precedentemente indicate:<br />

• Misure che prevedono tranche di investimento superiori alla soglia di 1.5<br />

milioni di euro per PMI destinataria su un periodo di dodici mesi.<br />

• Misure che forniscono finanziamenti per la fase di espansione di medie<br />

imprese situate in zone non assistite.


• Misure che prevedono investimenti ulteriori (di follow-on) in imprese destinatarie<br />

che hanno già ricevuto apporti di capitale sovvenzionati per finanziare<br />

cicli di finanziamento successivi di entità anche superiore alle soglie di sicurezza<br />

generali e al finanziamento delle prime fasi di crescita delle imprese<br />

destinatarie.<br />

• Misure che prevedono una partecipazione degli investitori privati, al di sotto<br />

del 50% nelle zone non assistite o al di sotto del 30% nelle zone assistite.<br />

• Misure per la fornitura di seed capital alle piccole imprese che possono<br />

prevedere sia i) una minore o nessuna partecipazione degli investitori privati<br />

sia ii) la predominanza di strumenti di investimento relativi al debito rispetto<br />

agli strumenti equity e quasi-equity.<br />

• Misure che prevedono specificamente un veicolo di investimento.<br />

Costi connessi alla prima selezione delle imprese al fine <strong>della</strong> conclusione di<br />

investimenti, fino alla fase di due diligence (costi di esplorazione).<br />

Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione Europea ha approvato (decisione<br />

n. 279, 2009-Risk Capital Framework), ai sensi delle norme del trattato CE in<br />

materia di aiuti di Stato (articolo 87(3)(b)) e sulla base <strong>della</strong> comunicazione<br />

“Temporary framework for State aid measures to support access to finance<br />

in the current financial and economic crisis” (OJ C83 del 7.4.2009), un pacchetto<br />

di misure temporanee (fino al 31/12/2010), che adatta alcuni regimi<br />

esistenti relativi al capitale di rischio per agevolare le possibilità di accesso al<br />

finanziamento delle imprese nell’attuale crisi economica.<br />

La misura consente a cinque regimi relativi al capitale di rischio di portare,<br />

fino al 31/12/2010, le tranche massime di investimento da 1.5 milioni a 2.5<br />

milioni di euro su un periodo di 12 mesi. L’importo minimo di finanziamento<br />

proveniente da privati passerà temporaneamente dal 50% al 30%. La durata e<br />

le soglie sono invece in linea con le disposizioni sul capitale di rischio previste<br />

dal quadro di riferimento temporaneo <strong>della</strong> Commissione per gli aiuti di Stato.<br />

I regimi interessati dalla misura sono:<br />

• N 304/2007-Regime di aiuti a favore del capitale di rischio – Italia (approvato<br />

il 01.07.2008, fino al 31.12.2013 (OJ C 184, 22.07.2008)).<br />

• N 458/2007- Interventi a livello di capitale di rischio a favore di imprese<br />

cooperative - Regione Marche (approvato il 20.05.2008, fino al 31.12.2013(OJ<br />

C 150, 17.06.2008)).<br />

• N 496/2007- Fondo di garanzia per lo sviluppo del capitale di rischio (Fondo<br />

NEXT) – Regione Lombardia (approvato il 30.11.2007, fino al 10.10.2016(OJ<br />

C 14, 12.01.2008)).<br />

• N 644/2006-Aiuti a favore degli investimenti in private equity - Camera di<br />

commercio di Vicenza(approvato il 30.01.2007, fino al 31.12.2016 (OJ C 67,<br />

23.03.2007)).<br />

139


Fondazione Rosselli<br />

• N 173/2003-Fondo di capitale di rischio per le PMI– Regione <strong>Campania</strong><br />

(approvato il 09.03.2005, fino al 09.03.2015 (OJ C 250, 08.10.2005)).<br />

Approfondimento 2<br />

Normativa sui Fondi Mobiliari Chiusi di diritto italiano<br />

140<br />

La normativa che regola gli investimenti in capitale di rischio in Italia ha subito<br />

profonde modifiche nel corso degli anni e solo recentemente si è allineata con<br />

quella dei principali contesti internazionali. I fondi mobiliari chiusi, che rappresentano<br />

lo strumento più diffuso, a livello internazionale, per l’erogazione di<br />

capitale di rischio, sono stati introdotti con la <strong>Le</strong>gge n.344 nel 1993. La gestione<br />

dei fondi chiusi di diritto italiano è stata successivamente disciplinata dal<br />

D.lgs n.58 del 1998 (Testo Unico <strong>della</strong> Finanza) che introduce la figura delle<br />

Società di Gestione del Risparmio (SGR).<br />

Numerosi sono i provvedimenti e i decreti ministeriali volti a regolamentare<br />

l’attività delle SGR e dei fondi chiusi, a partire dal Provvedimento <strong>della</strong> Banca<br />

d’Italia del 1°luglio 1998 che stabilisce, con riferimento alle SGR, i limiti minimi<br />

di partecipazione nei fondi chiusi, il capitale sociale minimo (1 milione di euro),<br />

i requisiti per la procedura di autorizzazione, e, nel caso dei fondi chiusi, le<br />

disposizioni per la liquidazione del fondo, per la distribuzione ed il rimborso<br />

delle quote, per le politiche di investimento. Ulteriori dettagli sulla normativa<br />

in tema di politiche di investimento vengono forniti dalla Banca d’Italia con il<br />

Provvedimento del 20 settembre 1999: i fondi chiusi non sono autorizzati a<br />

concedere prestiti in forme diverse dalle operazioni a termine su strumenti<br />

finanziari, operare vendite allo scoperto, investire in strumenti finanziari emessi<br />

dalla SGR o da società del gruppo al quale la SGR appartiene, investire in<br />

beni direttamente o indirettamente ceduti da un socio, amministratore, direttore<br />

generale o sindaco <strong>della</strong> SGR. Vengono inoltre fissate alcune norme di<br />

contenimento e diversificazione del rischio relative ai limiti di investimento e<br />

alle modalità di partecipazione al fondo, a cui possono derogare solamente i<br />

fondi riservati agli investitori qualificati.<br />

Nella categoria di investitori qualificati rientrano, secondo il Regolamento del<br />

Ministero del Tesoro n.228 del 24 maggio 1999, le imprese di investimento, le<br />

banche, gli agenti di cambio, le SGR, i fondi pensione, le imprese di assicurazione,<br />

le finanziarie capogruppo dei gruppi bancari, le fondazioni bancarie.<br />

Nel luglio del 2001, la Banca d’Italia riconosce alle SGR dedicate all’istituzione<br />

di fondi chiusi di venture capital riservati a investitori qualificati la possibilità


di costituirsi con un capitale minimo di 120.000 di euro, considerevolmente<br />

inferiore a quello richiesto alle SGR ordinarie, pari a 1 milione di euro. L’innovazione<br />

viene incontro alle esigenze di Università e centri di ricerca, che avevano<br />

manifestato interesse ad utilizzare i fondi di investimento chiusi riservati<br />

a investitori qualificati per finanziare la ricerca scientifica finalizzata ad applicazioni<br />

industriali. <strong>Le</strong> condizioni affinché la normativa venga applicata sono<br />

che la maggioranza assoluta del capitale sociale deve essere detenuta da<br />

Università, centri di ricerca, enti pubblici territoriali, fondazioni universitarie e<br />

bancarie, consorzi universitari, Camere di Commercio. Inoltre le SGR non devono<br />

avere un patrimonio superiore ai 25 milioni di euro e le disponibilità del<br />

fondo devono essere investite in azioni, o in altri titoli rappresentativi di capitale<br />

di rischio, di società di recente costituzione o da costituire e che abbiano<br />

come oggetto sociale l’attività di ricerca e l’utilizzo industriale dei risultati <strong>della</strong><br />

ricerca stessa, nell’ambito di nuove iniziative ad alto contenuto tecnologico.<br />

Infine, va segnalato il Decreto del Ministero del Tesoro n.47 del 31 gennaio<br />

del 2003 che ha introdotto alcune modifiche nella modalità di raccolta del<br />

patrimonio dei fondi e che ha sancito la possibilità per i fondi chiusi di assumere<br />

prestiti sia per i rimborsi anticipati delle quote, sia per l’acquisizione di<br />

partecipazioni per un ammontare non superiore al 10% del valore del fondo.<br />

Il decreto ha inoltre introdotto la tipologia di “fondi garantiti”, ovvero fondi che<br />

garantiscono la restituzione del capitale investito o il riconoscimento di un<br />

rendimento minimo a banche e altri intermediari finanziari. Per ulteriori approfondimenti<br />

sulla normativa si vedano Bechi e Savarino (2005).<br />

Approfondimento 3<br />

Articolo 106-<strong>Le</strong>gge n. 388/2000<br />

141<br />

L’articolo 106 <strong>della</strong> <strong>Le</strong>gge 388/2000 mira a facilitare l’accesso al capitale di<br />

rischio di PMI innovative operanti in aree svantaggiate (Obiettivo 1 e 2 <strong>della</strong><br />

programmazione 2000-2006) e di nuove imprese localizzate sull’intero territorio<br />

nazionale. L’iniziativa non prevede un intervento diretto nel capitale di<br />

rischio delle imprese, ma si avvale dell’operatività delle banche e degli intermediari<br />

finanziari. Lo strumento infatti prevede la concessione di anticipazioni<br />

finanziarie da parte dello Stato a banche ed intermediari finanziari finalizzate<br />

all’acquisizione di partecipazioni temporanee (massimo 7 anni) e di minoranza<br />

(almeno il 20%) nelle imprese target, a fronte di programmi pluriennali di<br />

sviluppo.<br />

Lo Stato concede anticipazioni nella misura del 50% del valore complessivo


Fondazione Rosselli<br />

142<br />

<strong>della</strong> partecipazione da acquisire. L’importo ricavato dallo smobilizzo delle<br />

partecipazioni deve essere restituito nella misura del 50% secondo le modalità<br />

previste dalla convenzione tra il soggetto intermediario e l’ente gestore. Per<br />

gli intermediari è prevista una management fee a copertura dei costi sostenuti<br />

dall’intermediario per le attività di selezione e la gestione delle partecipazioni<br />

ed un premio (success fee) calcolato in misura percentuale sulla quota del<br />

capital gain eccedente il rendimento minimo prefissato. Tale percentuale varia<br />

in funzione del rendimento <strong>della</strong> partecipazione e <strong>della</strong> localizzazione dell’impresa<br />

partecipata.<br />

<strong>Le</strong> risorse disponibili per la misura ammontano a 70 milioni di europer progetti<br />

di sviluppo di prodotti o servizi nel campo dell’ICT e 132 milioni di euro per<br />

progetti di sviluppo innovativi e ad elevato impatto tecnologico e per il rafforzamento<br />

patrimoniale delle PMI ubicate nelle aree obiettivo 1 e 2.<br />

Nel 2007 le operazioni approvate a valere sulla legge 388/2000 sono state<br />

14, di cui 3 nel settore industriale ed il resto in quello dei servizi, una in più<br />

rispetto al 2006 (MCC, 2008). Gli importi accolti delle anticipazioni finanziarie<br />

ammontano a 8,15 milioni di euro nel 2007 contro gli 8,04 milioni di euro nel<br />

2006. Nei primi mesi del 2008 sono state inoltre accolte altre tre operazioni<br />

per un totale di 1,9 milioni di euro. I finanziamenti approvati nel 2007 sono stati<br />

concessi nel 2008 a 5 intermediari a fronte dei tre intermediari coinvolti nell’anno<br />

precedente (MCC, 2008). All’inizio del 2008 il Ministero ha accreditato un<br />

ulteriore intermediario, HAT Holding All Together SpA, che si è aggiunto ai<br />

precedenti 23 (Quantica, Creaimpresa, Marche Capital, MPS Venture, Natexis<br />

Cape, Banca Popolare Friuladria, Galileo, 21 Partners, S.I.C.I., Impresa &<br />

Finanza, Focus Gestioni, Eurofidi Italia, Strategia Italia, Finlombarda Gestioni,<br />

Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo, Piemonte High Technology, Cassa<br />

di Risparmio di Spoleto, Banco di Brescia San Paolo Cab, Nem, Finamca, B.<br />

Group, Centrobanca, Innogest).<br />

Tabella Articolo 106 <strong>Le</strong>gge n.388/2000<br />

Finalità<br />

Strumento<br />

Favorire l’accesso al capitale di rischio di PMI innovative operanti in<br />

aree svantaggiate (Obiettivo 1 e 2) e di nuove imprese localizzate<br />

sull’intero territorio nazionale.<br />

Concessione di anticipazioni finanziarie pubbliche a banche ed intermediari<br />

finanziari, finalizzate all’acquisizione di partecipazioni temporanee<br />

e di minoranza nel capitale di PMI innovative localizzate in aree<br />

svantaggiate e di nuove imprese operanti sull’intero territorio nazionale,<br />

a fronte di programmi pluriennali di sviluppo.


Soggetti<br />

richiedenti<br />

Soggetti<br />

beneficiari<br />

Iniziative<br />

ammissibili<br />

Caratteristiche<br />

<strong>della</strong><br />

misura<br />

I soggetti richiedenti l’agevolazione possono essere:<br />

• Istituti di credito iscritti all’albo di cui all’articolo 13 del D. Lgs. 385/93<br />

(T.U. bancario), ovvero quelli autorizzati ad operare in Italia ai sensi<br />

dell’art. 14 comma 4 del T.U. bancario.<br />

• Intermediari finanziari iscritti nell’elenco generale di cui all’art. 106 del<br />

T.U. bancario.<br />

• Intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale di cui all’art. 107 del<br />

T.U. bancario.<br />

• Società finanziarie per l’innovazione e lo sviluppo (S.F.I.S.) iscritte<br />

all’albo di cui all’art. 2, comma 3, <strong>della</strong> legge n. 317/91.<br />

• Società di gestione del risparmio (S.G.R.) iscritte all’albo di cui all’art<br />

35 del D.Lgs 58/98 in nome e per conto dei fondi comuni di investimento<br />

da esse gestiti.<br />

I soggetti richiedenti l’agevolazione devono essere accreditati presso il<br />

soggetto gestore in base ai criteri di accreditamento individuati dal D.M<br />

19/01/2004-G.U.R.I n.22 del 28/01/2004<br />

• Nuove imprese (costituite da non oltre tre anni alla data di presentazione<br />

<strong>della</strong> richiesta di intervento all’intermediario accreditato) ubicate<br />

sull’intero territorio nazionale.<br />

• Piccole e medie imprese (PMI) ubicate nelle aree Obiettivo 1 e 2 (di<br />

cui al regolamento C.E. del 21.6.1999, n. 1260).<br />

<strong>Le</strong> imprese devono:<br />

• essere costituite in forma di società di capitali (sono incluse le società<br />

cooperative nonché le società consortili di cui all’art. 2615-ter del<br />

Codice Civile, costituite in forma di società di capitali);<br />

• dimostrare la capacità di far fronte agli impegni finanziari previsti dai<br />

programmi di sviluppo.<br />

• alla data di presentazione <strong>della</strong> prima richiesta di anticipazione, non<br />

possono sussistere rapporti di partecipazione o altre forme di dipendenza<br />

tra le imprese partecipande ed i soggetti accreditati.<br />

• Programmi pluriennali di sviluppo innovativi e ad elevato impatto<br />

tecnologico (per le nuove imprese).<br />

• Programmi pluriennali di sviluppo di prodotti e servizi nel campo delle<br />

tecnologie dell’informazione e <strong>della</strong> comunicazione (ICT), comprese<br />

applicazioni di rete, software innovativo, sviluppo di contenuti multimediali<br />

e formazione interattiva a distanza (per le nuove imprese).<br />

• Programmi pluriennali di sviluppo e rafforzamento patrimoniale per le<br />

PMI ubicate nelle aree Obiettivo 1 e 2.<br />

• Anticipazioni finanziarie pubbliche a banche e intermediari finanziari,<br />

finalizzate all’acquisizione di partecipazioni temporanee e di minoranza<br />

nel capitale delle imprese oggetto dell’intervento.<br />

• <strong>Le</strong> azioni o quote sottoscritte devono essere di nuova emissione,<br />

rappresentare almeno il 20% del capitale sociale ed essere azioni di<br />

minoranza.<br />

• <strong>Le</strong> anticipazioni sono concesse in misura pari al 50% del valore complessivo<br />

<strong>della</strong> partecipazione da acquisire, per un importo massimo<br />

pari a 2.065.827,60 euro per ogni singola operazione di anticipazione.<br />

• <strong>Le</strong> partecipazioni sono temporanee e hanno una durata massima di<br />

7 anni a decorrere dalla data di acquisizione risultante dall’estratto notarile<br />

del libro soci. Devono essere smobilizzate non appena consentito<br />

dalle condizioni di mercato e l’importo ricavato deve essere restituito<br />

nella misura del 50% secondo le modalità previste dalla convenzione<br />

tra il soggetto intermediario e l’ente gestore.<br />

• Per la quota non coperta dall’anticipazione, le partecipazioni nel capitale<br />

di PMI possono essere assistite dalla garanzia del fondo centrale<br />

di cui alla legge 662/96.<br />

143


Fondazione Rosselli<br />

Remunerazione<br />

degli<br />

investitori<br />

Focus<br />

territoriale<br />

Ammontare<br />

disponibile<br />

Amministrazione<br />

Competente<br />

Soggetto<br />

gestore<br />

Riferimenti<br />

Normativi<br />

La remunerazione degli investitori è definita in sede di accreditamento<br />

(contratto con il gestore) ed è composta da:<br />

• una commissione di gestione (management fee) a copertura dei costi<br />

sostenuti dall’intermediario per le attività di selezione delle imprese<br />

partecipate e per la gestione delle partecipazioni;<br />

• un premio (success fee) calcolato in misura percentuale sulla quota<br />

del capital gain eccedente il rendimento minimo prefissato. Tale percentuale<br />

varia in funzione del rendimento <strong>della</strong> partecipazione e <strong>della</strong><br />

localizzazione dell’impresa partecipata (ovvero, in caso di imprese con<br />

più sedi, dell’unità produttiva interessata dal programma di sviluppo).<br />

<strong>Le</strong> disponibilità <strong>della</strong> misura ammontano a:<br />

• 70 milioni di euro per gli interventi di capitalizzazione di nuove<br />

imprese a fronte di progetti di sviluppo di prodotti o servizi nel campo<br />

dell’ICT;<br />

• 132 milioni di euro per gli interventi di capitalizzazione di nuove<br />

imprese a fronte di progetti di sviluppo innovativi e ad elevato impatto<br />

tecnologico e per il rafforzamento patrimoniale delle PMI ubicate nelle<br />

aree obiettivo 1 e 2.<br />

L’intero territorio nazionale (per le nuove imprese) e le aree Obiettivo<br />

1-2 (per le PMI innovative).<br />

Ministero delle Attività produttive – Direzione Generale per il coordinamento<br />

degli incentivi alle imprese.<br />

Mediocredito Centrale S.p.A (MCC).<br />

• Decreto del Presidente del <strong>Consiglio</strong> dei Ministri 28 marzo 2001:Disposizioni<br />

per la Formazione del Bilancio Annuale e Pluriennale dello<br />

Stato (<strong>Le</strong>gge Finanziaria 2001).<br />

• <strong>Le</strong>gge 12/12/2002, n. 273:Misure per favorire l’iniziativa privata e lo<br />

sviluppo <strong>della</strong> concorrenza.<br />

• D.M. 19/01/2004 – G.U.R.I. n. 22 del 28/01/2004:Criteri per l’accreditamento.<br />

• D.M. 19/01/2004 – G.U.R.I. n. 23 del 29/01/2004:Criteri di ammissibilità.<br />

144


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