"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari

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09.01.2015 Views

quantunque non protetti da corazze, escono dall'Avana e fugano i vapori armati da guerra incaricati di bloccare la capitale dell'isola. Ma ecco che si sparge la notizia che una squadra spagnola ha attraversato l'Atlantico senza che nessuno se ne fosse accorto e che è comparsa presso le Piccole Antille. La guida Cervera, uno dei più valenti ammiragli ed uno dei più audaci. Tutti la credevano a Cadice mentre si trovava già in America. Sono poche navi montate da pochi animosi, impotenti assolutamente a sostenere l'urto della formidabile flotta americana quattro volte più numerosa, ciò però non impedisce che l'ammiraglio spagnolo corra in aiuto di Cuba. Il suo obiettivo era di portarsi all'Avana per rinforzare la difesa di quella capitale. Il bombardatore americano deve, con rincrescimento, sospendere le sue poco fortunate imprese e guardarsi da quel nemico che è comparso improvvisamente nelle acque antilliane. D'accordo col suo collega Schley, comandante della squadra volante, si mette in cerca degli audaci spagnoli, giurando di distruggerli tutti, prima che scorgano le coste cubane. Le due poderose flotte lasciano il blocco di Cuba e corrono per esterminare Cervera e le sue navi, ma l'almirante spagnolo sfugge arditamente alla loro crociera. Lo si segnala alle Piccole Antille, poi nel Mar Caraybo, poi a Willemstadt; le flotte americane perdono la bussola ed intanto l'almirante con un'ultima ed audacissima mossa attraversa il Mar Caraybo e dopo un tragitto di 625 miglia fatte in soli due giorni, va a gettare l'àncora nella baia di Santiago, ridendosene del famoso Sampson e del suo collega Schley. Disgraziatamente non era ancora all'Avana, mèta del suo ardito viaggio. Un ritardo nel provvedersi di carbone lo 348

costringe a fermarsi e la flotta americana lo blocca nel porto, cominciando il bombardamento dei forti. *** Le vicende della guerra erano giunte a tale punto, quando l'Yucatan dopo d'aver pernottato alla foce del Canto, un fiume che nasce sui contrafforti della Sierra Maestra e che va a scaricarsi, dopo un lungo corso, nella vasta baia di Buena Esperanza lasciava l'ancoraggio per riprendere la corsa verso il sud. Dal comandante d'un fortino spagnolo situato alla foce del fiume, la marchesa e Cordoba avevano potuto conoscere dettagliatamente quanto era avvenuto durante la navigazione ed apprendere come Santiago fosse ormai bloccata dalla numerosa flotta americana e terribilmente bombardata. Qualunque altro uomo di mare avrebbe considerata la partita ormai irremissibilmente perduta, e si sarebbe ben guardato di andarsi a gettare contro le granate laceranti e gli speroni delle corazzate americane, pure né alla marchesa né a Cordoba era venuta per un solo istante, l'idea di abbandonare il loro temerario progetto. Solamente il secondo aveva creduto bene di dire alla valorosa Capitana: – Andiamo a giuocare la nostra pelle, donna Dolores. – La giuocheremo, amico – s'era limitata a rispondere la marchesa. – A Santiago hanno bisogno delle nostre armi e le avranno. E la piccola e valorosa nave era ripartita, senza che nessun marinaio avesse fatta la menoma obbiezione e senza che nessuno avesse posto in dubbio l'esito dell'arditissima spedizione che poteva ben chiamarsi anche una pazza temerità. Le ultime notizie apprese al mattino, poco prima di 349

quantunque non protetti da corazze, escono dall'Avana e fugano<br />

i vapori armati da guerra incaricati <strong>di</strong> bloccare la capitale<br />

<strong>del</strong>l'isola.<br />

Ma ecco che si sparge la notizia che una squadra spagnola<br />

ha attraversato l'Atlantico senza che nessuno se ne fosse accorto<br />

e che è comparsa presso le Piccole Antille.<br />

<strong>La</strong> guida Cervera, uno dei più valenti ammiragli ed uno dei<br />

più audaci. Tutti la credevano a Ca<strong>di</strong>ce mentre si trovava già in<br />

America.<br />

Sono poche navi montate da pochi animosi, impotenti<br />

assolutamente a sostenere l'urto <strong>del</strong>la formidabile flotta<br />

americana quattro volte più numerosa, ciò però non impe<strong>di</strong>sce<br />

che l'ammiraglio spagnolo corra in aiuto <strong>di</strong> Cuba. Il suo<br />

obiettivo era <strong>di</strong> portarsi all'Avana per rinforzare la <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong><br />

quella capitale.<br />

Il bombardatore americano deve, con rincrescimento,<br />

sospendere le sue poco fortunate imprese e guardarsi da quel<br />

nemico che è comparso improvvisamente nelle acque antilliane.<br />

D'accordo col suo collega Schley, comandante <strong>del</strong>la squadra<br />

volante, si mette in cerca degli audaci spagnoli, giurando <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struggerli tutti, prima che scorgano le coste cubane.<br />

Le due poderose flotte lasciano il blocco <strong>di</strong> Cuba e corrono<br />

per esterminare Cervera e le sue navi, ma l'almirante spagnolo<br />

sfugge ar<strong>di</strong>tamente alla loro crociera. Lo si segnala alle Piccole<br />

Antille, poi nel Mar Caraybo, poi a Willemstadt; le flotte<br />

americane perdono la bussola ed intanto l'almirante con<br />

un'ultima ed audacissima mossa attraversa il Mar Caraybo e<br />

dopo un tragitto <strong>di</strong> 625 miglia fatte in soli due giorni, va a<br />

gettare l'àncora nella baia <strong>di</strong> Santiago, ridendosene <strong>del</strong> famoso<br />

Sampson e <strong>del</strong> suo collega Schley.<br />

Disgraziatamente non era ancora all'Avana, mèta <strong>del</strong> suo<br />

ar<strong>di</strong>to viaggio. Un ritardo nel provvedersi <strong>di</strong> carbone lo<br />

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