"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari

"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari "La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari

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09.01.2015 Views

cancellata di prora, guardavano con una certa ansietà se qualche colonna di fumo s'alzava sull'orizzonte, temendo che qualche nave da guerra americana stazionasse presso quelle isole, però fino allora nulla di sospetto si scorgeva. Forse le forze avversarie si stavano concentrando verso Santiago o si erano allontanate per correre incontro alla flotta spagnola che in quei giorni già si dirigeva, a tutto vapore, verso il golfo del Messico, per accorrere in aiuto della capitale cubana già gravemente minacciata. Rassicurati dall'assenza di quelle poderose corazzate, Cordoba e la marchesa fecero ravvivare i fuochi e lanciarono l'Yucatan in mezzo alla barriera d'isole e d'isolotti, imboccando il canale del Caballones che si apre fra il cayos della Lana. La traversata di quel passaggio si compì con una velocità di diciotto nodi all'ora, senza che la piccola nave facesse alcun incontro. Già Cordoba e la marchesa cominciavano a sperare di poter gettarsi sotto le coste di Cuba onde tenersi nascosti in mezzo alla moltitudine di scogli e d'isolotti che si raggruppa intorno alle coste di Puerto Principe, quando si udì la voce d'un gabbiere in osservazione sulle crocette del trinchetto, a gridare: – Fumo all'orizzonte! – Mille pescicani! – esclamò Cordoba, girando con rabbia la ruota per far virare l'Yucatan verso l'isola della Lana. – Verrebbero ora a guastare la nostra marcia, quei dannati piratacci Ehi! Diego! – Tenente!... – gridò il gabbiere. – Dove va quel fumo... – Pare che si diriga verso queste isole. – Puoi scorgere la nave... – Non ancora. Mi pare che quella colonna di fumo ingrossi rapidamente. – Che sia una nave americana – chiese il capitano Carrill. 326

– Non può essere che tale – rispose la marchesa, la cui fronte si era aggrottata. – Brutto incontro in un simile momento, proprio all'alba. Fosse prossimo il tramonto, non mi preoccuperei, ma ora... Bastano pochi colpi di cannone per far accorrere altre navi. – Vediamo prima se si tratta veramente di una nave americana – disse Cordoba. – Potrebbe essere qualche transatlantico spagnolo che tenti di violare il blocco, donna Dolores. – Ho i miei dubbi, signori miei. Gabbiere, si scorge – Vedo l'alberatura, Capitana – rispose il marinaio di vedetta, il quale aveva puntato il cannocchiale. – E non vedi il gran nastro delle navi da guerra – Un momento, Capitana!... Tutti i marinai erano allora saliti in coperta e s'erano raggruppati verso prora, fissando gli sguardi su quel pennacchio di fumo che ora si distingueva anche dalla tolda, mentre altri si erano issati sulle griselle interrogando avidamente l'orizzonte. Un profondo silenzio, rotto solamente dalle rapide pulsazioni della macchina e dai muggiti delle eliche che fendevano e tenagliavano le acque facendole schiumeggiare, regnava sulla nave. Tutti aspettavano, con ansietà, la risposta del gabbiere, il cui cannocchiale era diventato immobile. – Nastro da guerra sull'albero maestro! – gridò ad un tratto il marinaio. – Gli squali divorino i cani che montano quella nave! – brontolò Cordoba. La marchesa si era voltata tranquilla e serena verso il capo macchinista che stava seduto sul boccaporto della sala delle macchine, dicendogli: – Al vostro posto, signore. Stiamo per giuocare una pericolosa partita. 327

cancellata <strong>di</strong> prora, guardavano con una certa ansietà se qualche<br />

colonna <strong>di</strong> fumo s'alzava sull'orizzonte, temendo che qualche<br />

nave da guerra americana stazionasse presso quelle isole, però<br />

fino allora nulla <strong>di</strong> sospetto si scorgeva. Forse le forze<br />

avversarie si stavano concentrando verso Santiago o si erano<br />

allontanate per correre incontro alla flotta spagnola che in quei<br />

giorni già si <strong>di</strong>rigeva, a tutto vapore, verso il golfo <strong>del</strong> Messico,<br />

per accorrere in aiuto <strong>del</strong>la capitale cubana già gravemente<br />

minacciata.<br />

Rassicurati dall'assenza <strong>di</strong> quelle poderose corazzate,<br />

Cordoba e la marchesa fecero ravvivare i fuochi e lanciarono<br />

l'Yucatan in mezzo alla barriera d'isole e d'isolotti, imboccando<br />

il canale <strong>del</strong> Caballones che si apre fra il cayos <strong>del</strong>la <strong>La</strong>na.<br />

<strong>La</strong> traversata <strong>di</strong> quel passaggio si compì con una velocità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ciotto no<strong>di</strong> all'ora, senza che la piccola nave facesse alcun<br />

incontro. Già Cordoba e la marchesa cominciavano a sperare <strong>di</strong><br />

poter gettarsi sotto le coste <strong>di</strong> Cuba onde tenersi nascosti in<br />

mezzo alla moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> scogli e d'isolotti che si raggruppa<br />

intorno alle coste <strong>di</strong> Puerto Principe, quando si udì la voce d'un<br />

gabbiere in osservazione sulle crocette <strong>del</strong> trinchetto, a gridare:<br />

– Fumo all'orizzonte!<br />

– Mille pescicani! – esclamò Cordoba, girando con rabbia<br />

la ruota per far virare l'Yucatan verso l'isola <strong>del</strong>la <strong>La</strong>na. –<br />

Verrebbero ora a guastare la nostra marcia, quei dannati<br />

piratacci Ehi! Diego!<br />

– Tenente!... – gridò il gabbiere.<br />

– Dove va quel fumo...<br />

– Pare che si <strong>di</strong>riga verso queste isole.<br />

– Puoi scorgere la nave...<br />

– Non ancora. Mi pare che quella colonna <strong>di</strong> fumo ingrossi<br />

rapidamente.<br />

– Che sia una nave americana – chiese il capitano Carrill.<br />

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