"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari "La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
impedirgli di venire spazzato via. La sua potenza consisteva, come si è detto, nella sua impermeabilità che doveva dargli un vantaggio straordinario sulle altre navi. Il suo scafo, costruito in acciaio, era stato diviso in un grande numero di scompartimenti stagni che erano poi stati riempiti di mattoni composti di una materia conosciuta nella marineria col nome di celluloide; materia leggerissima, pesando solamente dai centoventi ai centocinquanta chilogrammi al metro cubo, formata di fibre di cocco e che ha la proprietà di dilatarsi e di indurirsi al contatto dell'acqua. Quella specie di cintura di protezione, adottata anche dalle navi moderne, in proporzioni però ancora troppo limitate, doveva rendere impossibile la sommersione della piccola nave, anche se attraversata dai più grossi proiettili. Mercé quel celluloide sempre pronto, alla prima invasione delle acque, a gonfiarsi ed a chiudere qualunque foro prodotto dai proiettili, non poteva affondare. Poteva bensì l'yacht venire sconquassato, massacrato, pure si sarebbe sempre mantenuto a galla e senza spostare, e questo era l'importante, il suo piano normale e continuare la corsa, se le macchine, situate d'altronde in fondo alla stiva e protette del pari da cuscinetti di celluloide e da una fascia corazzata, non venivano guastate. Ma ben altre perfezioni erano state introdotte dal marchese del Castillo in quella piccola nave, facendone un incrociatore capace di far stupire gli americani e di rendere i più preziosi servigi nelle pericolose spedizioni che stava per intraprendere. Al comando dato di «affondate la nave» lanciato dalla Capitana, venti uomini si erano alzati ed erano scomparsi nel boccaporto di prora, il quale era stato lasciato aperto, mentre altrettanti staccavano, con rapidità prodigiosa, le bome ed i 28
picchi del trinchetto e del maestro ed i pochi paterazzi e le sartie di sostegno. L'operazione era appena terminata, quando si videro i due alberi abbassarsi, rinchiudendosi come i tubi di un cannocchiale e sparire completamente nel ventre della piccola nave, mentre sotto coperta si udivano dei sordi fischi che parevano prodotti dall'irrompere dell'acqua del mare entro qualche grande serbatoio. Allora si vide una cosa assolutamente inaspettata, che avrebbe spaventato qualsiasi marinaio che non avesse conosciuta la disposizione interna dell'yacht. L'Yucatan affondava lentamente, con un leggero dondolìo come se avesse dovuto inabissarsi in causa di qualche improvvisa falla. Donna Dolores, curva sul coronamento di poppa, guardava freddamente l'acqua che saliva gorgogliando. Quando la vide entrare dagli ombrinali e distendersi per la tolda, comandò: – Chiudete le paratìe! L'immersione tosto cessò. L'Yucatan, spoglio di attrezzi come era e così affondato, sembrava un pontone o meglio un rottame qualunque abbandonato alle acque, quasi impossibile a distinguersi ad una certa distanza anche se avesse marciato a tutto vapore, poiché alle tante perfezioni introdotte dal signor del Castillo e dalla marchesa nella costruzione di quel meraviglioso yacht, ne avevano aggiunta un'altra ancor più sorprendente, quella cioè di aver soppresso completamente il fumo, adottando il sistema scoperto recentemente dall'ingegnere austriaco Fritz Mauer. Quest'invenzione, già provata con splendido successo dal governo austro-ungarico e che ora si sta esperimentando anche in Inghilterra, è basata sul principio che un fuoco senza fumo può prodursi quando la porta del forno resta chiusa, quando il 29
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impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> venire spazzato via.<br />
<strong>La</strong> sua potenza consisteva, come si è detto, nella sua<br />
impermeabilità che doveva dargli un vantaggio straor<strong>di</strong>nario<br />
sulle altre navi.<br />
Il suo scafo, costruito in acciaio, era stato <strong>di</strong>viso in un<br />
grande numero <strong>di</strong> scompartimenti stagni che erano poi stati<br />
riempiti <strong>di</strong> mattoni composti <strong>di</strong> una materia conosciuta nella<br />
marineria col nome <strong>di</strong> celluloide; materia leggerissima, pesando<br />
solamente dai centoventi ai centocinquanta chilogrammi al<br />
metro cubo, formata <strong>di</strong> fibre <strong>di</strong> cocco e che ha la proprietà <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>latarsi e <strong>di</strong> indurirsi al contatto <strong>del</strong>l'acqua. Quella specie <strong>di</strong><br />
cintura <strong>di</strong> protezione, adottata anche dalle navi moderne, in<br />
proporzioni però ancora troppo limitate, doveva rendere<br />
impossibile la sommersione <strong>del</strong>la piccola nave, anche se<br />
attraversata dai più grossi proiettili. Mercé quel celluloide<br />
sempre pronto, alla prima invasione <strong>del</strong>le acque, a gonfiarsi ed a<br />
chiudere qualunque foro prodotto dai proiettili, non poteva<br />
affondare.<br />
Poteva bensì l'yacht venire sconquassato, massacrato, pure<br />
si sarebbe sempre mantenuto a galla e senza spostare, e questo<br />
era l'importante, il suo piano normale e continuare la corsa, se le<br />
macchine, situate d'altronde in fondo alla stiva e protette <strong>del</strong> pari<br />
da cuscinetti <strong>di</strong> celluloide e da una fascia corazzata, non<br />
venivano guastate. Ma ben altre perfezioni erano state introdotte<br />
dal marchese <strong>del</strong> Castillo in quella piccola nave, facendone un<br />
incrociatore capace <strong>di</strong> far stupire gli americani e <strong>di</strong> rendere i più<br />
preziosi servigi nelle pericolose spe<strong>di</strong>zioni che stava per<br />
intraprendere.<br />
Al comando dato <strong>di</strong> «affondate la nave» lanciato dalla<br />
<strong>Capitana</strong>, venti uomini si erano alzati ed erano scomparsi nel<br />
boccaporto <strong>di</strong> prora, il quale era stato lasciato aperto, mentre<br />
altrettanti staccavano, con rapi<strong>di</strong>tà pro<strong>di</strong>giosa, le bome ed i<br />
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