"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari

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09.01.2015 Views

degl'insorti, tanto è l'odio che regna fra i peninsulari venuti dalla Spagna e coloro che sono nati sotto l'ardente sole cubano. Pardo, al pari di tanti altri, aveva sentito presto quella repulsione per l'elemento spagnolo, quantunque, come si disse, avesse nelle sue vene il medesimo sangue, ed aveva già preso parte alla sanguinosa insurrezione dei dieci anni, battendosi come un disperato con Masò, con Massimo Gomez, con Cespedes, col marchese di Santa Lucia e con Cesneros, i capi più famosi di quella triste ed atroce campagna. Scoppiata la seconda insurrezione, Pardo, al pari di Masò, aveva dato fuoco alle sue piantagioni ed era corso sotto le bandiere della futura repubblica, formando una grossa banda, colla quale aveva già compiute non poche ardite imprese, acquistandosi una certa notorietà. Dopo d'aver salutata la marchesa, la quale aveva risposto con un legger inchino, il capitano le additò una rozza sedia, dicendole: – Accomodatevi, signora, e discorriamo. – Sono vostra prigioniera, quindi sono costretta ad obbedire – rispose la signora del Castillo, con accento lievemente beffardo. – Tutto dipende da voi se vorrete ritornare libera. – A quali condizioni, capitano... – Non si tratta che di consegnare a noi i quarantamila fucili e le casse di cartucce che occupano la stiva del vostro Yucatan. – E darvi anche la nave poi. – Non a me quella, mia signora; io non saprei davvero cosa farne, quantunque mi abbiano detto che sia un vero capolavoro. Quella spetta agli americani, certo che renderebbe loro maggiori utili che a me, uomo di bosco e non di mare. – Ah!... – esclamò la marchesa. – Correte troppo, capitano, e vi trovo esigentissimo. 192

– Anzi poco, signora – rispose Pardo con accento quasi duro. – Voi siete nostra nemica, io avrei quindi il diritto di trattarvi come gli spagnoli trattano noi, cioè di fucilarvi ed anche peggio, mentre invece vi offro il mezzo di riscattare la vita. – Sono una donna, signore!... – E che importa Siete più pericolosa di cento spagnoli, fors'anche di mille, poiché voi state per dare loro i mezzi necessari per prolungare questa terribile campagna che dura perfino troppo. – È dovere d'ogni buon patriota aiutare la patria, quando lo straniero la minaccia. Io ho nelle vene sangue spagnolo e non ho potuto rimanere sorda al grido della nazione pericolante. Quantunque donna, sono accorsa animosamente ad offrire, per la bandiera della vecchia Castiglia, la mia vita. Oh! Come sarebbe stato più dignitoso anche per voi, che avete pure nelle vene sangue spagnolo, dimenticare il passato e schierarvi tutti contro l'americano, invece di diventare suo alleato ai danni della nostra patria. – La patria!... – esclamò il capitano, con amarezza. – Forse che noi cubani ne abbiamo una Sì, l'avremo forse un giorno, quando i peninsulari li avremo cacciati dall'isola. – I vostri fratelli!... – Fratelli!... Dite i nostri oppressori, signora. Cos'è che ha fatto per noi la patria... Ditemelo un po', mia signora. Ha promesso delle riforme che non ha mai mantenute; ci ha sfruttati, o meglio ci ha fatti sfruttare dall'elemento spagnolo dell'isola, in tutte le guise immaginabili; ci ha fatto sopportare tutte le spese di guerra che ha dovuto sostenere in tutte le contese transatlantiche, quelle delle repubbliche meridionali, del Messico, di San Domingo e per ultimo si è lasciata forzare la mano dal partito dei peninsulari, il quale disprezza noi perché 193

– Anzi poco, signora – rispose Pardo con accento quasi<br />

duro. – Voi siete nostra nemica, io avrei quin<strong>di</strong> il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

trattarvi come gli spagnoli trattano noi, cioè <strong>di</strong> fucilarvi ed<br />

anche peggio, mentre invece vi offro il mezzo <strong>di</strong> riscattare la<br />

vita.<br />

– Sono una donna, signore!...<br />

– E che importa Siete più pericolosa <strong>di</strong> cento spagnoli,<br />

fors'anche <strong>di</strong> mille, poiché voi state per dare loro i mezzi<br />

necessari per prolungare questa terribile campagna che dura<br />

perfino troppo.<br />

– È dovere d'ogni buon patriota aiutare la patria, quando lo<br />

straniero la minaccia. Io ho nelle vene sangue spagnolo e non ho<br />

potuto rimanere sorda al grido <strong>del</strong>la nazione pericolante.<br />

Quantunque donna, sono accorsa animosamente ad offrire, per<br />

la ban<strong>di</strong>era <strong>del</strong>la vecchia Castiglia, la mia vita. Oh! Come<br />

sarebbe stato più <strong>di</strong>gnitoso anche per voi, che avete pure nelle<br />

vene sangue spagnolo, <strong>di</strong>menticare il passato e schierarvi tutti<br />

contro l'americano, invece <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare suo alleato ai danni <strong>del</strong>la<br />

nostra patria.<br />

– <strong>La</strong> patria!... – esclamò il capitano, con amarezza. – Forse<br />

che noi cubani ne abbiamo una Sì, l'avremo forse un giorno,<br />

quando i peninsulari li avremo cacciati dall'isola.<br />

– I vostri fratelli!...<br />

– Fratelli!... Dite i nostri oppressori, signora. Cos'è che ha<br />

fatto per noi la patria... Ditemelo un po', mia signora. Ha<br />

promesso <strong>del</strong>le riforme che non ha mai mantenute; ci ha<br />

sfruttati, o meglio ci ha fatti sfruttare dall'elemento spagnolo<br />

<strong>del</strong>l'isola, in tutte le guise immaginabili; ci ha fatto sopportare<br />

tutte le spese <strong>di</strong> guerra che ha dovuto sostenere in tutte le<br />

contese transatlantiche, quelle <strong>del</strong>le repubbliche meri<strong>di</strong>onali, <strong>del</strong><br />

Messico, <strong>di</strong> San Domingo e per ultimo si è lasciata forzare la<br />

mano dal partito dei peninsulari, il quale <strong>di</strong>sprezza noi perché<br />

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