"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari "La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
delle sue potenti spire. Cordoba diede al soldato la funicella di catrame, poi afferrò il fucile con ambe le mani alzandolo a guisa di mazza e si spinse risolutamente addosso al rettile, deciso ad accopparlo od a costringerlo a lasciare libero il passo. – Cordoba! – esclamò la marchesa, spaventata, mentre il soldato ed i marinai si slanciavano innanzi, pronti a prendere parte alla lotta, quantunque la galleria non permettesse di aiutare efficacemente il lupo di mare ed il suo compagno. Il rettile vedendo il tenente si era bruscamente rizzato, tendendo ad un tempo la testa e la coda. Cordoba, pronto come il lampo, scagliò una botta furiosa col calcio del fucile, ma il colpo andò a vuoto, anzi l'arma, percuotendo la parete, si spezzò in due. Scombussolato dalla mala riuscita di quell'impetuoso attacco, il lupo di mare perdette l'equilibrio, però cercò subito di riprenderlo e di balzare indietro. Disgraziatamente nel fare quella mossa scivolò sulla coda del rettile che tentava di afferrarlo per le gambe e cadde al suolo mandando un grido di terrore. Tutti lo credevano ormai perduto e già preso fra le possenti spire del rettile; il marinaio che lo aveva seguìto, non era però rimasto inoperoso. Con un ammirabile sangue freddo aveva avuto il tempo di gettare il laccio attorno alla testa del mostro, poi era balzato indietro senza abbandonare la corda, gridando: – A me, camerati! I quattro marinai si erano precipitati innanzi come un solo uomo, afferrando la corda, mentre lo spagnolo, con una vigorosa scossa, tirava indietro Cordoba, trascinandolo per una gamba. Il rettile, sentendosi strozzare dal laccio, si era disteso dibattendosi con furore estremo. Sibilava rabbiosamente, 172
vomitando dalle mascelle aperte della bava sanguigna ed i suoi occhi saettavano sguardi feroci. Lottava col furore della disperazione, contorcendosi in mille guise, cercando di non venire trascinato e sferzando le pareti a colpi di coda, però i marinai non lasciavano la corda, anzi tiravano sempre con maggior lena, senza spaventarsi pei sibili del mostro. Cordoba intanto si era rialzato, tenendo in pugno il machete messicano che portava alla cintola, un solido coltello dalla lama leggermente curvata e d'una tempra eccezionale. Reso furioso pel pericolo corso, si scagliò a corpo perduto sul mostro e senza badare alle sferzate della coda, si mise a tempestarlo di colpi. – Prendi, canaglia!... – urlava. – Questo per la paura che ho provata!... Questo pel brutto capitombolo che ho fatto e questo per mandarti a casa del diavolo!... Il serpente, quantunque fosse ormai vinto e quasi strangolato non cessava dal dibattersi, possedendo tali mostri una vitalità straordinaria, quasi pari a quella dei pescicani e degli orsi grigi. Il suo lungo corpo si contorceva sempre in mille guise spruzzando sangue dovunque e stendendosi violentemente ad ogni colpo di machete che il lupo di mare gli vibrava. Finalmente le sue mosse a poco a poco si rallentarono, i suoi sibili si spensero e la massa intera si adagiò sul suolo, scossa però ancora da una specie di fremito che faceva risuonare le scaglie dure, quasi ossee, contro le pareti rocciose della galleria. – Pare che questo dannato abbia finalmente esalato l'ultimo respiro – disse Cordoba. Poi volgendosi verso il marinaio che aveva gettato così abilmente il laccio, gli disse: – Grazie, mio valoroso; tu mi hai salvata la vita. – Puoi bene ringraziarlo – disse la marchesa. – Io ti 173
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<strong>del</strong>le sue potenti spire.<br />
Cordoba <strong>di</strong>ede al soldato la funicella <strong>di</strong> catrame, poi afferrò<br />
il fucile con ambe le mani alzandolo a guisa <strong>di</strong> mazza e si spinse<br />
risolutamente addosso al rettile, deciso ad accopparlo od a<br />
costringerlo a lasciare libero il passo.<br />
– Cordoba! – esclamò la marchesa, spaventata, mentre il<br />
soldato ed i marinai si slanciavano innanzi, pronti a prendere<br />
parte alla lotta, quantunque la galleria non permettesse <strong>di</strong> aiutare<br />
efficacemente il lupo <strong>di</strong> mare ed il suo compagno.<br />
Il rettile vedendo il tenente si era bruscamente rizzato,<br />
tendendo ad un tempo la testa e la coda. Cordoba, pronto come<br />
il lampo, scagliò una botta furiosa col calcio <strong>del</strong> fucile, ma il<br />
colpo andò a vuoto, anzi l'arma, percuotendo la parete, si spezzò<br />
in due.<br />
Scombussolato dalla mala riuscita <strong>di</strong> quell'impetuoso<br />
attacco, il lupo <strong>di</strong> mare perdette l'equilibrio, però cercò subito <strong>di</strong><br />
riprenderlo e <strong>di</strong> balzare in<strong>di</strong>etro. Disgraziatamente nel fare<br />
quella mossa scivolò sulla coda <strong>del</strong> rettile che tentava <strong>di</strong><br />
afferrarlo per le gambe e cadde al suolo mandando un grido <strong>di</strong><br />
terrore.<br />
Tutti lo credevano ormai perduto e già preso fra le possenti<br />
spire <strong>del</strong> rettile; il marinaio che lo aveva seguìto, non era però<br />
rimasto inoperoso.<br />
Con un ammirabile sangue freddo aveva avuto il tempo <strong>di</strong><br />
gettare il laccio attorno alla testa <strong>del</strong> mostro, poi era balzato<br />
in<strong>di</strong>etro senza abbandonare la corda, gridando:<br />
– A me, camerati!<br />
I quattro marinai si erano precipitati innanzi come un solo<br />
uomo, afferrando la corda, mentre lo spagnolo, con una vigorosa<br />
scossa, tirava in<strong>di</strong>etro Cordoba, trascinandolo per una gamba.<br />
Il rettile, sentendosi strozzare dal laccio, si era <strong>di</strong>steso<br />
<strong>di</strong>battendosi con furore estremo. Sibilava rabbiosamente,<br />
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