"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari "La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
centimetri... – Oh!... I brutti mostri!... – Ma non bastano i polli; anche coi bambini se la prendono. In sei anni, in queste isole, hanno divorato oltre una dozzina di negretti. Tutti poi si ricordano come alla Martinica abbiano spolpata completamente una povera negra che si era addormentata in un campo di granoturco ed alla Guadalupa un negro che si era sdraiato all'aperto, dopo di aver bevuto troppo rhum. – E non hanno tentato di distruggere quei famelici e ributtanti roditori... – Sì, però con poca fortuna da principio. S'impiegarono le formiche di Cuba, che come sapete hanno le branche robuste come se fossero d'acciaio, diffondendole in tutte le isole; poi i rospi-tori, quei brutti e grossi batraci che muggiscono come buoi in furore; quindi il serpente della Martinica, il velenosissimo ferro di lancia; poi ricorsero al fosforo, alle trappole, ai cani ammaestrati alla caccia dei topi, eppure non ottennero che degli scarsi risultati. Ora però la va male pei topi. – Hanno trovato qualche buon rimedio... – Sì, donna Dolores. Alcuni anni or sono il signor William Espent, un ricco piantatore, ebbe la buona idea di esperimentare gli icneumoni o meglio delle manguste indiane, specie di donnole appartenenti alla famiglia degli zibetti, carnivori feroci, nemici dichiarati dei sorci ed anche dei coccodrilli, distruggendo le uova di questi pericolosi anfibi. Introdottili nella Giamaica, diedero degli splendidi risultati, divorando i roditori a milioni e salvando le piantagioni da certa perdita. Ora gli icneumoni sono stati portati anche alla Martinica, alla Guadalupa, a Portorico e si sono moltiplicati in modo inquietante. – E perché inquietante, se distruggono i topi... – Perché non risparmiano i pollai dei coloni – disse 144
Cordoba, ridendo. – Amano i topi, ma hanno in considerazione, da veri buongustai, anche le galline, le faraone, i tacchini e le anitre. – Le piantagioni però sono salve. – È vero e compensano a usura la distruzione dei pollai. In quell'istante al di fuori s'udì uno scoppio così formidabile, che le casematte tremarono dalla base al tetto, facendo cadere un ammasso di rottami. I marinai rientravano allora carichi di foglie di banani per preparare i letti. – Per mille balene!... – esclamò Cordoba, che per poco non aveva ricevuto un mattone sul capo. – Bisogna sgombrare o resteremo schiacciati. – Passiamo nella torre – disse il soldato. – È ancora in buono stato, anzi solidissima. Cordoba e la marchesa presero le torce e passando attraverso la stretta apertura, s'introdussero nel torrione pentagonale, salendo una gradinata così angusta, da lasciar passare appena una sola persona alla volta. Quella scala metteva capo ad una grossa porta ferrata. Cordoba la spinse, non essendo chiusa e si trovò in una stanza pure di forma pentagonale, tanto vasta da contenere comodamente venti e più persone e che aveva quattro larghe feritoie difese da solide sbarre di ferro. Una scala di legno, collocata in un angolo, metteva capo ad una specie di botola, la quale doveva certamente condurre sulla piattaforma merlata. – Fermiamoci qui, – disse Cordoba, – ed aspettiamo che l'uragano cessi. I marinai gettarono al suolo i fasci di foglie e tutti si accomodarono alla meglio, formando circolo attorno alla Capitana ed al lupo di mare. 145
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Cordoba, ridendo. – Amano i topi, ma hanno in considerazione,<br />
da veri buongustai, anche le galline, le faraone, i tacchini e le<br />
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– Le piantagioni però sono salve.<br />
– È vero e compensano a usura la <strong>di</strong>struzione dei pollai.<br />
In quell'istante al <strong>di</strong> fuori s'udì uno scoppio così<br />
formidabile, che le casematte tremarono dalla base al tetto,<br />
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I marinai rientravano allora carichi <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> banani per<br />
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– Per mille balene!... – esclamò Cordoba, che per poco non<br />
aveva ricevuto un mattone sul capo. – Bisogna sgombrare o<br />
resteremo schiacciati.<br />
– Passiamo nella torre – <strong>di</strong>sse il soldato. – È ancora in<br />
buono stato, anzi soli<strong>di</strong>ssima.<br />
Cordoba e la marchesa presero le torce e passando<br />
attraverso la stretta apertura, s'introdussero nel torrione<br />
pentagonale, salendo una gra<strong>di</strong>nata così angusta, da lasciar<br />
passare appena una sola persona alla volta. Quella scala metteva<br />
capo ad una grossa porta ferrata.<br />
Cordoba la spinse, non essendo chiusa e si trovò in una<br />
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comodamente venti e più persone e che aveva quattro larghe<br />
feritoie <strong>di</strong>fese da solide sbarre <strong>di</strong> ferro.<br />
Una scala <strong>di</strong> legno, collocata in un angolo, metteva capo ad<br />
una specie <strong>di</strong> botola, la quale doveva certamente condurre sulla<br />
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– Fermiamoci qui, – <strong>di</strong>sse Cordoba, – ed aspettiamo che<br />
l'uragano cessi.<br />
I marinai gettarono al suolo i fasci <strong>di</strong> foglie e tutti si<br />
accomodarono alla meglio, formando circolo attorno alla<br />
<strong>Capitana</strong> ed al lupo <strong>di</strong> mare.<br />
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