"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
"La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari "La Capitana del Yucatan" di Emilio Salgari
– Sì – rispose la marchesa. – Se possiamo ritrovarlo saremo presto al fortino. – Deve trovarsi ad un chilometro dietro di noi – disse un marinaio. – Colla bussola in mano spero di poterlo ritrovare. – Partiamo – disse la marchesa. – L'uragano s'avanza di galoppo. – E fra poco farà un massacro di questi vegetali – aggiunse Cordoba. – Speriamo che qualche colosso piombi sul cranio di quel caro signor Del Monte e lo mandi a farsi pagare il prezzo del tradimento da messer Diavolo. Il drappello si era messo rapidamente in cammino, preceduto da due marinai muniti di rami resinosi, essendo l'oscurità sempre profondissima sotto quei giganteschi vegetali. L'uragano che tanto temevano s'avanzava rapido. Già qualche lampo si vedeva balenare al di sopra dell'immensa cupola di fogliame, seguìto da un cupo brontolìo che pareva si propagasse perfino sotto terra, come se il suolo fosse diventato d'una sonorità straordinaria, mentre l'aria, diventata soffocante, quasi ardente, s'impregnava rapidamente d'elettricità. Fra poco quella grande foresta doveva diventare il teatro d'una scena spaventosa, essendo gli uragani delle Antille d'una violenza tale da non potersi fare un'idea della loro possanza. Durano poco, però quali disastri cagionano, specialmente se alla forza irresistibile dei venti si unisce, come pur troppo sovente succede, la forza brutale dei terremoti e dei maremoti. Scoppiano per lo più al principiare della stagione delle piogge e s'annunciano parecchie ore prima facendo apparire il sole rosso e l'aria torbida, mentre invece appare chiarissima la cima delle montagne e le stelle sembrano più grandi del solito. Tutto d'un tratto, dopo una calma perfetta, il vento comincia a soffiare con violenza, a colpi irregolari, da ponente a 138
levante, poi bruscamente cambia direzione in senso inverso. Le due grandi correnti d'aria, incontrandosi, producono uno sconvolgimento formidabile e repentino, abbattendo, nella loro cerchia, tuttociò che incontrano. Bastano talvolta pochi minuti per cambiare aspetto a delle isole intere. Alberi giganteschi, vecchi di parecchi secoli e che pareva dovessero essere forti come le montagne, vengono divelti e trasportati lontani; gli edifizi più solidi vengono sfondati e tramutati in ammassi di rottami; le piantagioni, frutto di tanti sudori, scompaiono e là dove prima si vedevano splendide campagne, non si trovano poi che frane spaventose ed avvallamenti spogli d'ogni vegetazione, mentre sulle coste il mare invade le sponde spazzando via quanto trova e trascinando le navi addosso alle scogliere. Dopo quei disastrosi sconvolgimenti seguono le grandi piogge, altro grave malanno per quelle isole del golfo messicano, così ubertose eppure così disgraziate. Rinfrescano bensì l'aria, ma cagionano la febbre gialla ed il vomito nero che tante vite umane miete annualmente. L'aria allora è talmente pregna d'umidità che corrompe ogni cosa. Le carni in ventiquattro ore ed anche meno, imputridiscono; le frutta siano pur raccolte un po' acerbe, si guastano; il pane, se non è biscotto, ammuffisce; la farina, se non si ha la precauzione di conservarla entro botti e battuta in modo che acquisti la durezza della pietra, diventa inservibile; il vino inacidisce presto; le sementi non si salvano che con grandi cure e perfino i metalli soffrono perché s'arrugginiscono subito. Tali sono i malanni a cui vanno soggette quelle splendide isole, durante la stagione delle piogge, che comincia verso la fine del maggio e talvolta anche prima, prolungandosi per sei mesi ed anche di più. Mentre l'uragano cominciava a brontolare 139
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– Sì – rispose la marchesa.<br />
– Se possiamo ritrovarlo saremo presto al fortino.<br />
– Deve trovarsi ad un chilometro <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi – <strong>di</strong>sse un<br />
marinaio. – Colla bussola in mano spero <strong>di</strong> poterlo ritrovare.<br />
– Partiamo – <strong>di</strong>sse la marchesa. – L'uragano s'avanza <strong>di</strong><br />
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– E fra poco farà un massacro <strong>di</strong> questi vegetali – aggiunse<br />
Cordoba. – Speriamo che qualche colosso piombi sul cranio <strong>di</strong><br />
quel caro signor Del Monte e lo man<strong>di</strong> a farsi pagare il prezzo<br />
<strong>del</strong> tra<strong>di</strong>mento da messer Diavolo.<br />
Il drappello si era messo rapidamente in cammino,<br />
preceduto da due marinai muniti <strong>di</strong> rami resinosi, essendo<br />
l'oscurità sempre profon<strong>di</strong>ssima sotto quei giganteschi vegetali.<br />
L'uragano che tanto temevano s'avanzava rapido.<br />
Già qualche lampo si vedeva balenare al <strong>di</strong> sopra<br />
<strong>del</strong>l'immensa cupola <strong>di</strong> fogliame, seguìto da un cupo brontolìo<br />
che pareva si propagasse perfino sotto terra, come se il suolo<br />
fosse <strong>di</strong>ventato d'una sonorità straor<strong>di</strong>naria, mentre l'aria,<br />
<strong>di</strong>ventata soffocante, quasi ardente, s'impregnava rapidamente<br />
d'elettricità.<br />
Fra poco quella grande foresta doveva <strong>di</strong>ventare il teatro<br />
d'una scena spaventosa, essendo gli uragani <strong>del</strong>le Antille d'una<br />
violenza tale da non potersi fare un'idea <strong>del</strong>la loro possanza.<br />
Durano poco, però quali <strong>di</strong>sastri cagionano, specialmente se alla<br />
forza irresistibile dei venti si unisce, come pur troppo sovente<br />
succede, la forza brutale dei terremoti e dei maremoti.<br />
Scoppiano per lo più al principiare <strong>del</strong>la stagione <strong>del</strong>le<br />
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comincia a soffiare con violenza, a colpi irregolari, da ponente a<br />
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