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architetti tesi di laurea - retevitruvio

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8<br />

Presentazione<br />

In definitiva si può tranquillamente<br />

affermare che il “3+2”, come<br />

struttura, si è rivelato nel tempo<br />

ricco <strong>di</strong> opportunità negate al<br />

percorso quinquennale.<br />

Ma veniamo al nostro corso <strong>di</strong><br />

<strong>laurea</strong> in Scienze dell’architettura e<br />

al citato progetto <strong>di</strong>dattico. All’inizio<br />

ci furono giustificate perplessità<br />

anche sulla titolazione: in verità il<br />

termine “scienza” nell’accezione <strong>di</strong><br />

“conoscenza certa e consolidata” ha<br />

poco a che fare con l’architettura.<br />

Ma ritenemmo utile (a maggioranza<br />

…) adottare il titolo proposto<br />

dalla classe <strong>di</strong> <strong>laurea</strong>; ci sembrò<br />

una scelta <strong>di</strong> buon senso che,<br />

quanto ai contenuti, non sposava<br />

necessariamente la titolazione.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> fondazione del nuovo<br />

corso <strong>di</strong> <strong>laurea</strong>, al <strong>di</strong> là della<br />

inevitabile corsa ai cre<strong>di</strong>ti da parte<br />

dei <strong>di</strong>versi settori <strong>di</strong>sciplinari, si<br />

mosse da subito nella logica <strong>di</strong><br />

elaborare un percorso che avesse<br />

nel progetto <strong>di</strong> architettura<br />

e dunque nel settore della<br />

composizione architettonica e<br />

urbana l’asse portante, il riferimento<br />

costante. Questo in facoltà, in<br />

tutte le facoltà d’architettura<br />

immagino, lo si era sempre detto:<br />

il progetto come baricentro …<br />

dell’universo. Un’affermazione<br />

spesso contraddetta dai fatti, vuoi<br />

per l’invadenza <strong>di</strong> altri settori,<br />

vuoi per la frequente anarchia<br />

dell’ICAR14. Tra l’altro a Napoli<br />

sono altre le <strong>di</strong>scipline che hanno<br />

da sempre con<strong>di</strong>zionato i tempi<br />

necessari al conseguimento della<br />

<strong>laurea</strong>: alla fine degli anni 90 il<br />

tempo necessario per <strong>laurea</strong>rsi<br />

era me<strong>di</strong>amente <strong>di</strong> 8-9 anni e<br />

i dati statistici testimoniano <strong>di</strong><br />

come i ritar<strong>di</strong> fossero imputabili<br />

a settori <strong>di</strong>sciplinari altri dalla<br />

progettazione. Va anche detto<br />

che la carriera dello studente era<br />

sempre stata affidata alla capacità/<br />

fortuna <strong>di</strong> intercettare i docenti<br />

“giusti”; quin<strong>di</strong>, al <strong>di</strong> là dei tempi,<br />

la qualità del percorso formativo<br />

era una variabile in nessun modo<br />

garantita da un progetto <strong>di</strong>dattico<br />

complessivo. Il percorso degli<br />

stu<strong>di</strong> era <strong>di</strong> fatto la sommatoria<br />

<strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> insegnamento non<br />

necessariamente coor<strong>di</strong>nati. Ciascun<br />

docente proponeva i programmi<br />

che riteneva (e mi riferisco in<br />

particolare ai corsi <strong>di</strong> progettazione)<br />

e questo nella logica della “libertà <strong>di</strong><br />

insegnamento” sempre riven<strong>di</strong>cata<br />

e spesso interpretata nell’accezione<br />

che ogni docente può insegnare<br />

quel che ritiene, quando e come<br />

vuole e talora, ahimè, “se” vuole.<br />

Ben ricordava Carlo Olmo (nella<br />

sua relazione in occasione delle<br />

celebrazioni per gli 80 anni della<br />

facoltà <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong> Napoli)<br />

come alle facoltà <strong>di</strong> architettura<br />

fosse sempre mancato un vero<br />

progetto <strong>di</strong>dattico, un percorso<br />

formativo che garantisse lo<br />

studente anche dagli incontri<br />

meno “fortunati”; il che riporta<br />

le <strong>di</strong>savventure napoletane a un<br />

quadro più generale, anche se<br />

nell’occasione il “mal comune” è<br />

tutt’altro che un mezzo gau<strong>di</strong>o.<br />

Si trattava in sostanza della mancata<br />

osservanza dei famigerati “contenuti<br />

minimi” sempre riba<strong>di</strong>ti e raramente<br />

rispettati. Poteva capitare ad<br />

esempio che il malcapitato studente<br />

nei lunghi anni <strong>di</strong> permanenza in<br />

facoltà affrontasse più volte lo<br />

stesso tema progettuale (che so,<br />

l’assetto <strong>di</strong> intere parti <strong>di</strong> città)<br />

senza mai affrontarne altri (magari il<br />

progetto <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio residenziale o<br />

<strong>di</strong> un’architettura <strong>di</strong> interni).<br />

Dunque fin dall’inizio l’idea <strong>di</strong> un<br />

progetto <strong>di</strong>dattico che prevedesse,<br />

nei tre anni, un’articolazione<br />

predeterminata e proponesse allo<br />

studente un percorso formativo<br />

tenuto insieme da pochi principi,<br />

ratificati appunto nei contenuti<br />

minimi.<br />

Fin dall’inizio si sono rivelate<br />

numerose le <strong>di</strong>fficoltà<br />

nell’intervenire per mo<strong>di</strong>ficare<br />

consuetu<strong>di</strong>ni antiche: già<br />

riuscire a far sì che i laboratori <strong>di</strong><br />

progettazione dello stesso anno<br />

affrontassero lo stesso tema<br />

progettuale si è rivelata un’impresa<br />

ardua. Dunque un coor<strong>di</strong>namento<br />

orizzontale sollecitato a tutti i<br />

Settori Disciplinari e, in particolare,<br />

a quello della progettazione.<br />

E devo <strong>di</strong>re che i colleghi ICAR14<br />

dopo un’iniziale resistenza hanno<br />

con<strong>di</strong>viso e sostenuto l’iniziativa.<br />

Le riunioni tenute nell’occasione<br />

rappresentano a mia memoria<br />

la prima occasione <strong>di</strong> confronto,<br />

sul tema del progetto del corso<br />

<strong>di</strong> <strong>laurea</strong>, tenutasi nella facoltà<br />

tra docenti <strong>di</strong> progettazione.<br />

Naturalmente ancora oggi<br />

riscontriamo qualche inadempienza,<br />

soprattutto in altri settori, ma<br />

nel complesso i risultati pagano,<br />

soprattutto sul piano della<br />

completezza e della qualità della<br />

formazione. In questa logica risulta<br />

centrale il ruolo dei laboratori in<strong>tesi</strong><br />

come luoghi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong><br />

sperimentazione progettuale.<br />

Il settore della progettazione,<br />

in particolare, ha strutturato i<br />

tre laboratori nella logica della<br />

gradualità (dal più semplice al più<br />

complesso) proponendo, nei primi<br />

due anni, il tema della residenza<br />

sviluppato alla piccola <strong>di</strong>mensione.<br />

La piccola <strong>di</strong>mensione, in sintonia<br />

con quanto è abilitato a progettare<br />

l’architetto junior, è uno dei temi<br />

ricorrenti dei nostri laboratori <strong>di</strong><br />

progettazione. Del resto come<br />

ben ricorda Alessandra de Martini<br />

(“L’architettura piccola. Per una<br />

definizione dell’ambiente italiano”<br />

Franco Angeli, 2004) “nella cultura<br />

italiana esiste un parametro<br />

<strong>di</strong>mensionale ridotto, una unità<br />

<strong>di</strong> misura piccola e fortemente<br />

consolidata. Infatti, ripensando

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