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CANTI MESSA IN QUARESIMA - Arcidiocesi di Lucca

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LA SCELTA DEI <strong>CANTI</strong> PER LA <strong>MESSA</strong><br />

NELLE DOMENICHE DI <strong>QUARESIMA</strong><br />

5° Convegno <strong>di</strong>ocesano dei cantori, strumentisti, gruppi liturgici<br />

<strong>Lucca</strong> 5 febbraio 2011<br />

0. IL CAMM<strong>IN</strong>O PERCORSO NEI PRECEDENTI <strong>IN</strong>CONTRI<br />

1. cantare a suonare nella liturgia (2006)<br />

2. il ministero del cantore (2007)<br />

3. i canti della Messa (2008)<br />

4. preparare il repertorio <strong>di</strong> canti per la liturgia (2009)<br />

5. nell’anno 2010-2011: affrontiamo un aspetto particolare per il tempo forte della quaresima<br />

1. PRE<strong>MESSA</strong><br />

Bisogna tener presenti tre binomi che fanno da sottofondo al nostro <strong>di</strong>scorso:<br />

- cristiani e citta<strong>di</strong>ni<br />

I fedeli della domenica sono gli stessi citta<strong>di</strong>ni che hanno scarsissima educazione musicale,<br />

eppure in chiesa cantano, ed è l’unico luogo dove avviene questo.<br />

- festivo e feriale<br />

L’anno liturgico fa percorrere un itinerario dove si alterna festa e feria con un ritmo da rispettare<br />

e questo in<strong>di</strong>ca la necessità <strong>di</strong> esprimere il rapporto che si stabilisce tra i tempi: per far festa a<br />

pasqua, il giorno più solenne dell’anno, non si può cantare lo stesso alleluia che si canta nei giorni<br />

feriali o tutte le domeniche, non si possono fare gli stessi canti in quaresima e nel tempo <strong>di</strong> pasqua…<br />

- cattedrali e parrocchie<br />

Una cosa è la liturgia celebrata nella cattedrale che è un unicum, altro quella celebrata in una<br />

piccola parrocchia, ovvero non si deve imitare ma pre<strong>di</strong>sporre il canto tenendo conto delle persone e<br />

dei mezzi presenti, ma sempre nella nobile semplicità richiesta dalla liturgia.<br />

2. LA LITURGIA<br />

Fin dai primi secoli la Chiesa è consapevole che la liturgia è opera <strong>di</strong> Dio; infatti, attraverso i<br />

sacramenti il Cristo Risorto incontra il suo popolo e gli partecipa la salvezza, attuando così l’opera<br />

della redenzione (cfr. Sacrosanctum Concilium n. 2) perché l’uomo viva in lui e come lui.<br />

Nella liturgia celebriamo la salvezza eterna che si è manifestata negli eventi del Cristo (passati<br />

e unici) e noi facendone memoria viva ne sperimentiamo i frutti. La liturgia non celebra un evento<br />

passato ma una persona presente che contiene per sempre tutto ciò che è stato e tutto quello che ha<br />

fatto per noi.<br />

La liturgia è un incontro, una relazione con Dio e con gli altri attraverso lo Spirito. È lo Spirito<br />

che rende possibile il culto cristiano. È nella liturgia che Cristo capo della Chiesa, operante attraverso<br />

lo Spirito Santo, ci inserisce nel suo mistero pasquale <strong>di</strong> salvezza. La l. è opera umana e <strong>di</strong>vina al<br />

tempo stesso.<br />

La liturgia è la sorgente della vita <strong>di</strong> fede: da questa nasce (battesimo) la vita cristiana: lo<br />

Spirito ricevuto trasforma la vita, fa somiglianti a Cristo per farci agire come lui. La vita cristiana è<br />

1


vivere in Cristo, convivere con lui, è assecondare l'opera dello Spirito santo che trasforma la nostra<br />

vita e ci fa somiglianti a Cristo, prega in noi, testimonia a noi la verità tutta intera.<br />

Tutta la persona è coinvolta nella liturgia: lo sguardo a cogliere nella croce e nelle immagini dei<br />

santi l'opera <strong>di</strong> Dio; l'odorato per l'incenso, l'u<strong>di</strong>to reso attento dalla Parola rapito dal canto e saziato<br />

dal silenzio.<br />

Nella celebrazione dell’Eucaristia – azione liturgia per eccellenza – per la partecipazione<br />

all’unico pane e all’unico calice la Chiesa vive e cresce come corpo del Cristo Risorto.<br />

Il protagonista della liturgia è Cristo intero: Capo e corpo, per questo protagonista è tutta<br />

l’assemblea: non c’è chi celebra e chi assiste, ma tutti siamo concelebranti, con ruoli <strong>di</strong>versi.<br />

Il linguaggio della liturgia<br />

Il simbolo è il punto <strong>di</strong> incontro tra due persone, nel simbolo l'uomo esprime se stesso. Anche<br />

Dio si esprime nel simbolo: il Verbo si è fatto carne e la carne del Cristo ci fa entrare in comunione<br />

con Dio. Gesti, luoghi, riti, segni, canto e ministeri devono lasciar trasparire l’azione del Cristo<br />

Risorto.<br />

La liturgia è l'atto vitale della vita della chiesa: non sono gli uomini a plasmare la liturgia ma è la<br />

liturgia a plasmare la vita: non siamo noi a creare la liturgia ma la liturgia crea noi. L'autore della<br />

liturgia è la chiesa e non il singolo. Non si può inventare una liturgia viva così come non si può<br />

inventare una lingua viva: non si crea la madrelingua: la si impara come parte essenziale del proprio<br />

patrimonio culturale che esiste prima della nostra volontà e dei nostri desideri.<br />

Ne consegue che non è il cristiano (prete, gruppo...) che fa (a suo gusto) la liturgia ma è la<br />

liturgia che fa (plasma) il cristiano, inventare gesti e canti per rendere tutto a nostra misura è<br />

antiliturgico; solo una conoscenza adeguata della liturgia permette <strong>di</strong> vivere il mistero che si fa<br />

presente nei riti e nelle preghiere. Se facciamo i canti che ci piacciono, se an<strong>di</strong>amo alla messa<br />

quando e dove ci piace non incontriamo mai il Signore; proiettiamo i nostri desideri.<br />

Tutto nella liturgia deve favorire l’incontro: la <strong>di</strong>sposizione della chiesa (ambone, altare), nulla è<br />

semplice riflessione: qui si passa da un Dio <strong>di</strong> cui si parla al <strong>di</strong>alogo con lui.<br />

3. LA <strong>QUARESIMA</strong><br />

Centro dell’anno liturgico è la pasqua che si prolunga per 50 giorni. Parlare della quaresima è<br />

vederla a partire dalla Pasqua e come evento <strong>di</strong> salvezza per noi, quin<strong>di</strong> in funzione della<br />

partecipazione piena dei fedeli alla pasqua <strong>di</strong> Cristo attraverso l’iniziazione cristiana.<br />

A partire dal III secolo la preparazione alla Pasqua, fino ad allora limitata al <strong>di</strong>giuno nei due<br />

giorni imme<strong>di</strong>atamente precedenti, comincia a strutturarsi, per assumere alla fine del IV secolo la<br />

durata a noi familiare <strong>di</strong> sei settimane, a partire da alcune necessità legate all’organizzazione delle<br />

prime comunità cristiane. Lo sviluppo della Quaresima è legato in primo luogo al catecumenato,<br />

cioè al cammino <strong>di</strong> preparazione al Battesimo, che poteva durare anche alcuni anni; nelle ultime<br />

settimane precedenti la Pasqua, i catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo nella veglia<br />

pasquale vivevano un periodo <strong>di</strong> preparazione più intensa, sul piano della catechesi, della preghiera e<br />

dell’ascesi personale. Un’altra base per l’organizzazione della Quaresima è legata alla <strong>di</strong>sciplina per<br />

la riconciliazione dei penitenti: coloro che avevano mancato agli impegni battesimali dopo un certo<br />

tempo <strong>di</strong> penitenza venivano riammessi nella comunione eucaristica e la riconciliazione avveniva la<br />

mattina del giovedì santo. Dalla fine del V secolo si anticipa la quaresima al mercoledì precedente<br />

E per chi ha già ricevuto il battesimo Le due <strong>di</strong>mensioni essenziali della penitenza e del<br />

battesimo – espresse simbolicamente dalle ceneri che aprono la Quaresima e dall’acqua battesimale<br />

che la conclude – accomunano catecumeni e fedeli nella celebrazione del mistero pasquale: anche i<br />

fedeli già battezzati, attraverso la preghiera e l’ascolto più frequente della Parola <strong>di</strong> Dio, si preparano<br />

con la penitenza a rinnovare le promesse battesimali. Il cammino spirituale <strong>di</strong> riconoscimento dei<br />

propri peccati, pentimento, conversione e accoglienza del perdono <strong>di</strong> Dio consente <strong>di</strong> rinnovare<br />

2


l’adesione a Cristo espressa con il Battesimo. Questo tempo <strong>di</strong> penitenza si configura quin<strong>di</strong> come un<br />

tempo <strong>di</strong> conversione, per camminare da battezzati nella novità <strong>di</strong> Cristo: «Per mezzo del battesimo<br />

siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per<br />

mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4).<br />

Potremmo <strong>di</strong>re che la Quaresima è un invito a tutti i battezzati a “rifarsi cristiani”.<br />

I quaranta giorni <strong>di</strong> questo tempo liturgico ricordano il tempo <strong>di</strong> prova e <strong>di</strong> conversione <strong>di</strong> cui<br />

narrano le Scritture: la peregrinazione del popolo nel deserto, liberato dalla schiavitù d’Egitto, i<br />

quaranta giorni trascorsi da Mosè sulla montagna, avvolto dalla nube, i quaranta giorni del cammino<br />

<strong>di</strong> Elia verso l’Oreb, e soprattutto i quaranta giorni che Gesù passò nel deserto, durante i quali egli<br />

respinse le tentazioni del potere e dell’idolatria. Il <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong>venta così modello della nostra<br />

Quaresima, tempo <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong>giuno in senso ampio, inteso come presa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalle<br />

preoccupazioni eccessive e ricerca dell’incontro con Dio. Cristo vince la tentazione, prova <strong>di</strong> cui<br />

ogni uomo fa esperienza nel proprio vissuto, e inaugura i tempi nuovi, aprendo anche a noi la<br />

possibilità <strong>di</strong> superare la tentazione.<br />

Il clima quaresimale non è triste, ma positivo e gioioso, nella fiducia che Cristo trionferà sulla<br />

morte e sul peccato. Celebrando la Pasqua anche noi partecipiamo alla sua vittoria e, <strong>di</strong> anno in anno,<br />

la celebrazione pasquale è una tappa che ci avvicina alla Pasqua eterna del Regno.<br />

Il lezionario della quaresima nelle domeniche è strutturata in cicli: A – battesimale; B – alleanza;<br />

C – conversione. Le letture dell’anno A permettono <strong>di</strong> riappropriarsi del battesimo:<br />

I. domenica della tentazione rinuncia<br />

II. domenica della trasfigurazione la preghiera - Credo<br />

III. domenica della samaritana acqua<br />

IV. domenica del cieco nato la luce<br />

V. domenica <strong>di</strong> Lazzaro la vita<br />

Le domeniche <strong>di</strong> quaresima<br />

Anche in quaresima le domeniche sono pasqua (sono fuori dal computo dei 40 giorni). Questo<br />

deve essere visibile nella liturgia domenicale che deve anche esprimere lo spirito del tempo, una<br />

festa un po’ sottovoce perché l’esplosione gioiosa è riservata alla pasqua e al suo tempo.<br />

Un esempio appare fin dall’antichità nei segni liturgici: la domenica non ammetteva il <strong>di</strong>giuno<br />

segno <strong>di</strong> penitenza (<strong>di</strong> contro i giorni <strong>di</strong> penitenza non ammettevano la celebrazione dell’Eucaristia);<br />

gli esercizi <strong>di</strong> pietà come la via crucis non sono adatti a questo giorno o almeno devono avere la<br />

commemorazione della resurrezione.<br />

La pietà popolare<br />

Intorno all’anno mille si è <strong>di</strong>ffusa una spiritualità dell’umanità <strong>di</strong> Cristo, da qui l’indulgere sulla<br />

sofferenza <strong>di</strong> Cristo letta come prezzo pagato da lui per sod<strong>di</strong>sfare davanti a Dio l’offesa dei peccati,<br />

più che come amore per l’umanità nella con<strong>di</strong>visione della con<strong>di</strong>zione umana, compresa la morte.<br />

Da qui tutta la pietà popolare che voleva stimolare il pentimento dei peccati.<br />

Questa pietà può esser letta anche come specchio dell’uomo sofferente che vede in Cristo le sue<br />

sofferenze e trova consolazione dal con<strong>di</strong>videre la propria con<strong>di</strong>zione con la sua.<br />

4. CRITERI PER LA SCELTA DEI <strong>CANTI</strong><br />

Criteri generali<br />

Il criterio dei canti è dato dalla liturgia, è essa la norma che ne determina il contenuto, il<br />

numero e il momento. È un vero ostacolo alla liturgia che i criteri <strong>di</strong> scelta coincidano con i gusti<br />

personali <strong>di</strong> qualcuno o con definizioni del bello che si rifanno a modelli più o meno progressisti o<br />

conservatori. Un canto liturgico è tanto più bello (buono, “azzeccato”, utile, ecc. ecc. ) quanto più è<br />

3


….. liturgico, cioè quanto più aiuta quell’assemblea specifica – riunita in quel luogo, fatta <strong>di</strong> quelle<br />

persone, con quegli animatori, con quei musicisti – a partecipare alla stessa Liturgia!<br />

Da questo principio derivano alcuni criteri che permettono <strong>di</strong> orientarsi nella scelta:<br />

4.1. PER QUANTO RIGUARDA I CONTENUTI:<br />

• i canti devono contenere verità <strong>di</strong> fede per esprimerle in preghiera, non ogni testo è adatto a<br />

entrare nella liturgia; a maggior ragione non si fa paro<strong>di</strong>a delle parti fisse. (esempio: Padre<br />

Nostro, come è in voga)<br />

• non possono limitarsi ad avere Dio per argomento, devono rivolgersi a Lui perché sono preghiera<br />

del suo popolo<br />

• sono da preferire canti al plurale che esprimono l’essere chiesa davanti a Dio.<br />

• per quanto riguarda la forma dei testi:<br />

- anche se i contenuti sono buoni, non tutti i testi sono ugualmente adatti ad essere veicolati<br />

dalla musica: vi sono ‘buoni’ testi lirici e buone poesie così come vi sono poesie meno<br />

buone, dalla forma letteraria <strong>di</strong> dubbio valore, inadatta per la liturgia<br />

- la forma <strong>di</strong> un testo può essere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile intonazione: (si pensi al Credo) l’eccessiva<br />

lunghezza, l’irregolarità metrica, la densità <strong>di</strong> concetti teologici e filosofici ostacola<br />

notevolmente una normale e agevole restituzione musicale alla portata delle assemblee<br />

me<strong>di</strong>e. (per il Credo, però, ci possono essere ad esempio delle soluzioni col ritornello<br />

cantato)<br />

CRITERI:<br />

analisi del testo letterario a <strong>di</strong>versi livelli:<br />

- contenuto della fede espressa: (stabilire se si parla <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> Gesù, della Chiesa,<br />

dell’uomo, della salvezza ecc)<br />

- <strong>di</strong>gnità letteraria e tipo <strong>di</strong> linguaggio: lingua ricercata, corrente, tono <strong>di</strong>dattico,<br />

celebrativo, poetico, metaforico, superato, attuale)<br />

- ispirazione del testo: il nucleo concettuale proviene dalla Scrittura (dai Salmi, dai<br />

Vangeli, dai racconti veterotestamentari ecc) oppure è <strong>di</strong> libera invenzione Si tratta<br />

<strong>di</strong> una parafrasi, <strong>di</strong> un adattamento ritmico<br />

- possibili destinatari: il messaggio è per tutti, per i bambini, per gli adulti nella fede,<br />

per i giovani, per i malati, per chi è in ricerca ecc.<br />

- provenienza del testo: testo ufficiale della Chiesa, pubblico dominio, origine<br />

sconosciuta….<br />

- Forma del testo: inno, acclamazione, litania, canzone ecc..<br />

analisi del testo musicale a <strong>di</strong>versi livelli:<br />

- estensione della melo<strong>di</strong>a e sua effettiva cantabilità (intervalli, linea melo<strong>di</strong>ca, registri)<br />

- componente ritmica: complessità, banalità, varietà<br />

- componente armonica: complessa, banale, legata al testo, interessante ecc…<br />

- possibili realizzazioni <strong>di</strong> accompagnamento: organo, altri strumenti, a cappella ecc.<br />

- tipo <strong>di</strong> linguaggio musicale: antico, superato, nuovo, popolare, pop, banale. ecc…<br />

Possibili domande a cui rispondere per procedere alla valutazione <strong>di</strong> un testo musicale:<br />

• il canto è troppo veloce troppo lento<br />

• il canto contiene poco testo o molto testo<br />

• vi sono sufficienti ripetizioni (ritornelli) o ve ne sono troppi (rischio <strong>di</strong> banalità)<br />

• come è il ritmo del canto regolare, senza cambiamenti <strong>di</strong> metro oppure con ritmi<br />

irregolari e cambiamenti <strong>di</strong> accenti, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile memorizzazione o realizzazione<br />

• il canto si svolge in una tessitura me<strong>di</strong>a/bassa/alta vi sono frequenti salti <strong>di</strong> registro<br />

• l’andamento melo<strong>di</strong>co è regolare oppure presenta salti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile realizzazione<br />

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• l’armonia del brano è banale (giro <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> molto semplice) oppure troppo complesso<br />

• è necessario cantare il brano a più voci questo in cosa aiuta la partecipazione<br />

assembleare<br />

• forse è meglio riservare il canto a più voci solo per alcuni frammenti o per canti in cui<br />

non sia prevista l’assemblea<br />

4.2. PER QUEL CHE RIGUARDA LA STRUTTURA MUSICALE:<br />

analisi del rapporto testo-musica<br />

• la forma musicale è al servizio <strong>di</strong> quella testuale<br />

• il testo si arricchisce della presenza della musica o ne risulta impoverito e<br />

banalizzato<br />

• coerenza fra testo e musica. Ci sono sentimenti molto <strong>di</strong>versi da esprimere e la musica<br />

deve tenerne conto! Il carattere della musica è in contrad<strong>di</strong>zione o in sintonia con il tono<br />

letterario e i contenuti del testoNon si può cantare un testo penitenziale con una melo<strong>di</strong>a<br />

festosa; così pure non si può cantare la lode con una musica in tono minore.<br />

• Coerenza tra canto e rito (pertinenza rituale). Dato che la musica è sempre a servizio del<br />

rito, anche la sua lunghezza deve essere calcolata e adattabile il più possibile allo<br />

svolgersi concreto della celebrazione. Esempi:<br />

- Non si può eseguire un canto <strong>di</strong> quattro minuti se il momento rituale ne dura uno, (si<br />

pensi alle colonne sonore <strong>di</strong> un film: durano esattamente il tempo necessario ad<br />

accompagnare le scene per cui sono state pensate, e inoltre vi si devono adattare<br />

perfettamente in quanto a carattere ed espressività.<br />

- non ha senso volere a tutti i costi riempire ogni occasione con un canto; in molti casi<br />

può essere più in<strong>di</strong>cato eseguire musica strumentale, oppure lasciare intervenire la<br />

schola o il coro.<br />

- non ha senso cantare sempre tutte le strofe <strong>di</strong> un canto: è più opportuno scegliere le<br />

più adatte e cantare fino alla conclusione del momento rituale. Tramite la selezione <strong>di</strong><br />

strofe più o meno appropriate al particolare contesto celebrativo si può rendere più<br />

efficace un normale e abitu<strong>di</strong>nario canto: i canti migliori prevedono molte strofe,<br />

ognuna con sfumature <strong>di</strong> contenuto significative, che dovrebbero essere valorizzate.<br />

ESEMPIO: canto <strong>di</strong> quaresima del Repertorio Nazionale numero 97, Signore non son<br />

degno. Cantare sempre le solite strofe impoverisce inoltre il canto stesso, perché lo<br />

rende eccessivamente caratterizzato.<br />

- Cantare nella liturgia è cantare dentro un evento che sta per succedere, dentro l’evento<br />

Cristo. Sacrosanctum Concilum 2 <strong>di</strong>ce: “La musica sarà tanto più santa quanto più<br />

strettamente sarà unita all’azione liturgica”. Il canto liturgico assume gli stessi<br />

significati del rito che accompagna. (es. all’alleluia il rito <strong>di</strong>venta canto). Ogni rito<br />

cantato deve avere la sua forma particolare: un salmo non può essere trattato come<br />

una canzone; un’acclamazione deve essere <strong>di</strong>versa da una semplice risposta; un corale<br />

non può somigliare a un recitativo; un inno deve essere un canto, una litania deve<br />

avere la sua forma adatta. Approfon<strong>di</strong>re: la stragrande maggioranza dei canti delle<br />

nostre assemblee è costituito dalla forma ‘canzone’: strofa più ritornello. Questa<br />

forma <strong>di</strong> per sé non è né buona né cattiva: sicuramente però è banalizzante esprimere<br />

esigenze rituali <strong>di</strong>verse sempre con la solita forma.<br />

- Cantare dentro la liturgia richiede per gli animatori del canto l’abilità <strong>di</strong> saper<br />

interpretare il clima particolare <strong>di</strong> ogni concreta celebrazione, e non <strong>di</strong> agire secondo<br />

criteri troppo astratti e lontani dalla realtà performativa. Bisogna programmare tutto<br />

nel migliore dei mo<strong>di</strong>, ma allo stesso tempo essere pronti alla massima flessibilità a<br />

seconda della effettiva situazione celebrativa. Esempio: saper scegliere ogni volta il<br />

numero giusto <strong>di</strong> strofe <strong>di</strong> un determinato canto (né troppe né poche), il tipo <strong>di</strong> clima<br />

5


musicale che si vuole creare in un determinato momento della celebrazione, essere<br />

pronti, all’occorrenza, ad accorciare o allungare in maniera sensata ed efficace la<br />

durata <strong>di</strong> alcuni canti o brani musicali.<br />

- Saper ‘provocare’ nella giusta maniera l’assemblea al canto: ha poco senso, ad<br />

esempio, suonare una introduzione all’Alleluja che sia troppo lunga o che sia<br />

sommessa nei toni e nel carattere: ciò va contro lo scopo stesso dell’acclamazione,<br />

che <strong>di</strong> per sé dovrebbe essere un prorompere irrefrenabile <strong>di</strong> gioia, e compromette in<br />

maniera grave l’efficacia rituale del canto e la sua verità performativa. Così come ha<br />

poco senso eseguire molti canti <strong>di</strong> comunione uno <strong>di</strong>etro l’altro durante celebrazioni<br />

particolarmente affollate: il sovraccarico <strong>di</strong> testi e <strong>di</strong> note, invece che attirare<br />

l’attenzione su un particolare momento celebrativo, può portare a renderlo troppo<br />

pesante e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>strarre l’assemblea e <strong>di</strong>sorientarla.<br />

Possibili domande per procedere a una valutazione dell’efficacia del servizio <strong>di</strong> animazione<br />

musicale della liturgia:<br />

Durante e dopo la celebrazione<br />

- durante la celebrazione ci chie<strong>di</strong>amo ad ogni intervento cantato se l’assemblea sta<br />

effettivamente cantando riusciamo a sentirla abbiamo un piano alternativo se ve<strong>di</strong>amo<br />

che vi è scarsa partecipazione o tiriamo avanti il nostro progetto astratto<br />

- Abbiamo fatto <strong>di</strong> tutto per permettere il canto assembleare i testi e le musiche dei canti<br />

sono accessibili a tutti vi è un elenco dei canti da consultare prima della messa oppure<br />

i brani vengono annunciati oppure no<br />

- finita la celebrazione facciamo un esame della situazione cosa ha funzionato cosa può<br />

essere migliorato cosa non ha funzionato per niente<br />

- chie<strong>di</strong>amo regolarmente a qualche membro dell’assemblea (e al presidente<br />

dell’assemblea) un parere sulla nostra animazione musicale I consigli e le critiche che<br />

vengono dall’assemblea ci possono essere utili o non ci sono necessari per niente<br />

- Ci poniamo degli obiettivi per ogni periodo liturgico per ogni celebrazione<br />

controlliamo se tali obiettivi sono stati raggiunti o meno<br />

- curiamo una programmazione a lungo termine del repertorio, in particolare per i tempi<br />

forti<br />

- possiamo garantire un repertorio base, stabile, inserendo con gradualità elementi <strong>di</strong><br />

novità<br />

- fra i vari gruppi che animano le <strong>di</strong>verse celebrazioni c’è un progetto comune o si fanno<br />

repertori <strong>di</strong>versi, spesso in contrapposizione Si potrebbe provare a costruire un nucleo<br />

comune, che possa rappresentare un buon compromesso per tutti (mettendo però sempre<br />

in primo piano la centralità della liturgia)<br />

4.3. <strong>IN</strong> RIFERIMENTO A QUELL’ASSEMBLEA PRESENTE<br />

• la cantabilità effettiva per un’assemblea me<strong>di</strong>a e la probabilità che essa possa assumere questi<br />

canti riconoscendoli parte integrante, o integrabile, della propria cultura<br />

• Il coro liturgico è a servizio del rito, nella scelta dei canti deve tener presente il rito; è a servizio<br />

dell’assemblea perché il soggetto celebrante è il popolo (<strong>di</strong> cui il coro è parte) e deve tener conto<br />

delle reali possibilità dell’assemblea che deve sostenere. Con l’assemblea può anche alternarsi<br />

(esempi: nel Santo e Padre nostro deve essere l’assemblea protagonista e il coro sostiene mentre<br />

canti a più voci possono essere eseguiti ad es per accompagnare la processione offertoriale e <strong>di</strong><br />

comunione, favorendo la partecipazione dell’assemblea attraverso l’ascolto.<br />

• La liturgia ci suggerisce molte possibili combinazioni <strong>di</strong> intervento musicale: è importante saper<br />

rifuggire dalla monotonia, dalla abitu<strong>di</strong>ne e dall’inerzia. Tramite il cambiamento intelligente<br />

(programmato con anticipo e inserito nel contesto generale dell’anno liturgico) anche <strong>di</strong> pochi<br />

6


elementi, si riesce a dare un volto fresco, vero e nuovo alla celebrazione, che spesso assume<br />

invece l’apparenza <strong>di</strong> un rito sempre uguale a sé stesso.<br />

• Riflettere sulle reali capacità musicali dell’assemblea concreta con cui si ha a che fare:<br />

programmare messe troppo sbilanciate verso una assemblea giovanile o <strong>di</strong> anziani può essere<br />

rischioso, perché rischia <strong>di</strong> precludere la partecipazione <strong>di</strong> una fetta importante dell’assemblea.<br />

Può darsi ad esempio che la messa domenicale sia caratterizzata dalla partecipazione <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong><br />

assemblea molto <strong>di</strong>versa da quella del sabato sera, o della domenica mattina presto.<br />

Possibili domande per valutare l’apporto positivo del gruppo vocale/strumentale che anima<br />

la celebrazione:<br />

Rapporto strumenti/esecutori/fruitori<br />

- come sono posizionati gli strumenti che accompagnano l’assemblea sono lontani,<br />

separati nascosti alla vista<br />

- il coro è parte integrante dell’assemblea o ne è staccato, isolato anche fisicamente Si<br />

può provare una nuova sistemazione della schola tale da permettere anche fisicamente<br />

una maggiore unione con l’assemblea<br />

- come è l’acustica della chiesa sono necessari dei microfoni se sì, per favorire il solista<br />

o il coro a <strong>di</strong>scapito dell’assemblea o per incentivare la partecipazione assembleare<br />

tramite un sostegno efficace ma <strong>di</strong>screto<br />

- vi sono strumenti è necessario utilizzarli per tutti i canti in<strong>di</strong>scriminatamente che<br />

funzione hanno (melo<strong>di</strong>a, ritmo, accompagnamento E’ possibile cambiare spesso la<br />

loro funzione per non appesantire e banalizzare il loro intervento Esempio: chitarre<br />

potrebbero avere uno spettro <strong>di</strong> utilizzi molto più ampio e meno banale: Funzione<br />

ritmica, armonica, a volte anche melo<strong>di</strong>ca se usata bene. Esempio: salmi. Una chitarra<br />

suona leggeri arpeggi, l’altra esegue la linea melo<strong>di</strong>ca) è necessario utilizzarli per tutte<br />

le celebrazioni, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> solennità<br />

RICAPITOLAZIONE <strong>di</strong> alcuni criteri fondanti per la scelta <strong>di</strong> un repertorio::<br />

1 ANNO LITURGICO: il primo criterio è quello <strong>di</strong> saper comprendere e in<strong>di</strong>viduare la peculiarità <strong>di</strong><br />

ogni periodo liturgico: conoscere l’anno liturgico in tutti i suoi aspetti e in tutta la sua ricchezza.<br />

2 DARE PRIORITA’ ALLA LITURGIA STESSA: la celebrazione liturgica della Messa ha delle<br />

parti che per loro natura devono essere cantate o dovrebbero essere cantate <strong>di</strong> preferenza:<br />

Acclamazione al Vangelo, Dossologia al termine della preghiera eucaristica, Salmo responsoriale,<br />

Santo, Gloria ecc…<br />

3 LA PAROLA DELLA DOMENICA: tutto nella celebrazione deve essere eco della Parola <strong>di</strong><br />

salvezza proclamata nell’assemblea riunita. Se possibile, cercare <strong>di</strong> inserire elementi che facciano<br />

risuonare in maniera efficace il tema della Domenica<br />

4 GIUSTA COLLOCAZIONE e GIUSTE F<strong>IN</strong>ALITA’ DI UN CANTO: un canto <strong>di</strong> ingresso ha<br />

tutt’altre finalità <strong>di</strong> un canto <strong>di</strong> offertorio o <strong>di</strong> comunione; un Salmo responsoriale non è<br />

intercambiabile con una Acclamazione al Vangelo ecc. ecc.<br />

5 CONSIDERARE SEMPRE LA REALE COSTITUZIONE DELL’ASSEMBLEA effettivamente<br />

celebrante: i criteri <strong>di</strong> scelta dei canti devono essere flessibili in base alle <strong>di</strong>verse costituzioni<br />

dell’assemblea: bambini, giovani, coppie, anziani, persone <strong>di</strong> comunità <strong>di</strong>verse ecc. ecc.<br />

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5. IL REPERTORIO <strong>QUARESIMA</strong>LE<br />

Il clima quaresimale:<br />

• L’uso <strong>di</strong> strumenti Il messale afferma che “in tempo <strong>di</strong> Quaresima è permesso il suono<br />

dell’organo e <strong>di</strong> altri strumenti musicali soltanto per sostenere il canto. Fanno eccezione<br />

tuttavia la domenica Laetare (IV quarta <strong>di</strong> quaresima), e solennità e le feste (OGMR, 313). È<br />

da intendere pensando alla sua origine <strong>di</strong> contrapposizione alla musica strumentale al tempo<br />

<strong>di</strong> Pio V, e va sempre valutato pensando all’obiettivo <strong>di</strong> quell’intervento in quel momento,<br />

cosa vuol suscitare in quel contesto. Sostenere il canto non vuol <strong>di</strong>re inoltre escludere<br />

adeguate introduzioni strumentali e postlu<strong>di</strong>, oppure interlu<strong>di</strong> con finalità <strong>di</strong> commento o<br />

accompagnamento delle azioni liturgiche.<br />

• Gli atteggiamenti caratteristici sono la penitenza e la conversione; i segni festivi<br />

assumono una certa sobrietà: organizzazione dello spazio celebrativo, composizione floreale,<br />

stile globale, canto e musica. In Quaresima si omette l’inno del Gloria e l’Alleluia viene<br />

sostituito da una acclamazione; la scelta dei canti si orienta verso testi che riprendono i temi<br />

caratteristici del tempo o che si ispirano a testi liturgici o salmici.<br />

• Il tema penitenziale può essere evidenziato cantando l’atto penitenziale e l’Agnello <strong>di</strong> Dio.<br />

Per dare il senso della continuità è opportuno mantenere costante la stessa melo<strong>di</strong>a per tutto il<br />

tempo <strong>di</strong> Quaresima. Questa ripetizione rappresenta anche un’occasione propizia per<br />

l’appren<strong>di</strong>mento da parte dell’assemblea <strong>di</strong> qualche semplice elemento cantato (ad esempio,<br />

la riposta Signore Pietà oppure Abbi pietà <strong>di</strong> noi/Dona a noi la pace).<br />

Il Repertorio Nazionale<br />

Ci sono canti che possono essere mantenuto per tutta la quaresima a canti che si adattano allo spirito<br />

<strong>di</strong> ogni domenica (antifone, salmo, canto al vangelo). Il RN offre una serie <strong>di</strong> canti dal 77 al 101:<br />

77. Antifone domeniche quaresima (anno a)<br />

78. Attende, Domine<br />

79. Chi mi seguirà<br />

80. Dolce signore<br />

81. Donaci, Signore, un cuore nuovo<br />

82. Dono <strong>di</strong> grazia<br />

83. Ecco, il Signore<br />

84. Gran<strong>di</strong> e mirabili le tue opere<br />

85. Il Padre ci ha chiamati<br />

86. Il Signore ci ha salvati<br />

87. Miserere<br />

88. M’invocherà e io l’esau<strong>di</strong>rò<br />

89. O Dio tu sei il mio Dio<br />

90. O Gesù redentore<br />

91. Parce, Domine<br />

92. Purificami, o signore<br />

93. Ricorda, Signore<br />

94. Se Dio è con noi<br />

95. Se tu conoscessi il dono <strong>di</strong> Dio<br />

96. Se tu mi accogli<br />

97. Signore, non son degno<br />

98. Soccorri i tuoi figli<br />

99. Sole tu sei <strong>di</strong> giustizia<br />

100. Ti seguirò<br />

101. Tu ami tutte le creature<br />

Analizziamo tre canti proposti del RN<br />

• Canto <strong>di</strong> Ingresso (antifone per le domeniche) RN 77<br />

• Atto penitenziale RN 82<br />

• Canto <strong>di</strong> comunione RN 97<br />

8


SIGNORE, NON SON DEGNO (RN 97)<br />

analisi del testo letterario<br />

contenuto della fede espressa Invocazione a Cristo, Parola e Pane <strong>di</strong> salvezza<br />

<strong>di</strong>gnità letteraria e linguaggio Lingua corrente, tono poetico <strong>di</strong> facile comprensione<br />

ispirazione del testo Solido nucleo concettuale derivato dai Vangeli delle 5<br />

domeniche del ciclo A: vi si ritrovano molte allusioni e<br />

parafrasi dei passi scritturali in questione, rielaborate in ciave<br />

<strong>di</strong> invocazione a Cristo<br />

possibili destinatari<br />

Assemblea me<strong>di</strong>a: forse le allusioni letterarie, rimando al<br />

Vangelo della domenica e ‘ruminazione’ della Parola saranno<br />

comprese nella loro pienezza solo dagli adulti, mentre per<br />

bambini e giovani rimarrà in ogni caso la possibilità <strong>di</strong><br />

comprendere il livello imme<strong>di</strong>ato dei significati del testo<br />

provenienza del testo<br />

Felice Rainol<strong>di</strong>, testo pubblicato, e concepito per il canto nelle<br />

domeniche del ciclo A <strong>di</strong> quaresima (Ed. Carrara)<br />

Forma del testo<br />

Forma strofica regolare, non rimata (una strofa è composta da<br />

otto versi <strong>di</strong> settenari più un novenario finale) , senza<br />

ritornello, ma con Epistrofe finale (Sei tu, Signore, …) sul<br />

modello dei Salmi<br />

analisi del testo musicale<br />

estensione della melo<strong>di</strong>a e sua<br />

effettiva cantabilità<br />

componente ritmica<br />

componente armonica<br />

tipo <strong>di</strong> linguaggio musicale e<br />

autore<br />

analisi rapporto testo-musica<br />

la forma musicale è al servizio <strong>di</strong><br />

quella testuale<br />

coerenza fra testo e musica<br />

ALTRE OSSERVAZIONI<br />

Estensione: do-re1, contorno melo<strong>di</strong>co semplice, note più alte<br />

con maggiore frequenza alla fine del brano<br />

Ritmo abbastanza uniforme, ma non monotono, perché varietà<br />

<strong>di</strong> cellule ritmiche con ottavi in punti <strong>di</strong>versi del verso<br />

Armonia tonale, classica; sobria ma raffinata<br />

Melo<strong>di</strong>a del 1541, <strong>di</strong> Nicolaus Decius, armonizzazione<br />

moderna sul modello barocco.<br />

Linguaggio antico, ma capace <strong>di</strong> essere duttilmente<br />

reinterpretato, all’occorrenza, da armonizzazioni più<br />

contemporanee; possibilità <strong>di</strong> essere eseguito a cappella, con<br />

organo, oppure con arrangiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi strumenti.<br />

Carattere generale del brano: sobrio, evita gli estremi<br />

dell’esuberanza e della tristezza, per mantenersi in un tono<br />

semplice, capace <strong>di</strong> adattarsi all’atmosfera testuale <strong>di</strong> ogni<br />

strofa (tramite ad esempio alcune armonizzazioni <strong>di</strong>fferenti,<br />

che enfatizzino alcuni aspetti rispetto ad altri)<br />

Il testo è plasmato sulla struttura musicale preesistente e vi si<br />

adatta senza problemi; qualche sineresi si rende necessaria, ma<br />

si tratta <strong>di</strong> aggiustamenti <strong>di</strong> nessuna <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Ottimo equilibrio fra testo e musica.<br />

Grande varietà <strong>di</strong> strofe, per permettere l’adattarsi alle varie<br />

domeniche <strong>di</strong> Quaresima. Utilissimo e ottimo per inserirsi in<br />

maniera semplice ma efficace nel tema <strong>di</strong> ogni domenica <strong>di</strong><br />

questo tempo liturgico.<br />

9


DONO DI GRAZIA (RN 82)<br />

analisi del testo letterario<br />

contenuto della fede espressa<br />

<strong>di</strong>gnità letteraria e tipo <strong>di</strong><br />

linguaggio<br />

ispirazione del testo<br />

possibili destinatari<br />

provenienza del testo<br />

Forma del testo<br />

analisi del testo musicale<br />

estensione della melo<strong>di</strong>a e sua<br />

effettiva cantabilità<br />

componente ritmica<br />

componente armonica<br />

tipo <strong>di</strong> linguaggio musicale e<br />

autore<br />

analisi del rapporto testomusica<br />

la forma musicale è al servizio <strong>di</strong><br />

quella testuale<br />

coerenza fra testo e musica<br />

ALTRE OSSERVAZIONI<br />

Invocazione <strong>di</strong> pietà rivolta a Cristo<br />

Lingua corrente, tono poetico <strong>di</strong> facile comprensione<br />

Solido nucleo derivato dalla Scrittura (allusioni a Salmi) e<br />

dalle parole della Liturgia.<br />

Assemble me<strong>di</strong>a, non vi sono immagini <strong>di</strong>fficili o allusioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficile decifrazione<br />

S. Albisetti, testo pubblicato e concepito per il canto (Ed.<br />

Carrara)<br />

Forma strofica regolare, non rimata (una strofa è composta da<br />

tre endecasillabi più un quinario finale) , senza ritornello, ma<br />

con Epistrofe finale (Kyrie/Christe eleison, …)<br />

Estensione: do-reb1, contorno melo<strong>di</strong>co semplice, parabola<br />

melo<strong>di</strong>ca organica, con piccola vetta e <strong>di</strong>scesa per la<br />

invocazione finale<br />

Ritmo abbastanza uniforme, (Parallelismo ritmico tra primo e<br />

terzo verso) ma non monotono, perché varietà <strong>di</strong> cellule<br />

ritmiche con ottavi in punti <strong>di</strong>versi del verso<br />

Armonia tonale, classica; sobria ma raffinata<br />

Melo<strong>di</strong>a del XVII secolo, <strong>di</strong> M. Crüger, armonizzazione sul<br />

modello barocco.<br />

Linguaggio antico, ma capace <strong>di</strong> essere duttilmente<br />

reinterpretato, all’occorrenza, da armonizzazioni più<br />

contemporanee; possibilità <strong>di</strong> essere eseguito a cappella, con<br />

organo, oppure con arrangiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi strumenti.<br />

Carattere generale del brano: sobrio, con una enfatizzazione<br />

dei toni più me<strong>di</strong>tativi e penitenziali (tonalità minore,<br />

cromatismo al basso in corrispondenza dell’invocazione<br />

finale).<br />

Il testo è plasmato sulla struttura musicale preesistente e vi si<br />

adatta senza problemi; qualche sineresi si rende necessaria, ma<br />

si tratta <strong>di</strong> aggiustamenti <strong>di</strong> nessuna <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Ottimo equilibrio fra testo e musica.<br />

Ottimo come canto <strong>di</strong> ingresso, la tematica penitenziale si<br />

adatta senza problemi a tutti i 3 cicli A, B e C; si presta molto<br />

bene anche come atto penitenziale, in cui il ritornello Kyrie<br />

eleison può essere cantato dall’assemblea intera, mentre i tre<br />

versi precedenti possono essere cantati da un solista o da una<br />

schola.<br />

10


ANTIFONE ANNO A (RN 77)<br />

analisi del testo letterario<br />

contenuto della fede espressa<br />

<strong>di</strong>gnità letteraria e tipo <strong>di</strong><br />

linguaggio<br />

ispirazione del testo<br />

possibili destinatari<br />

provenienza del testo<br />

Forma del testo<br />

analisi del testo musicale<br />

estensione della melo<strong>di</strong>a e sua<br />

effettiva cantabilità<br />

componente ritmica<br />

componente armonica<br />

tipo <strong>di</strong> linguaggio musicale e<br />

autore<br />

analisi del rapporto testomusica<br />

la forma musicale è al servizio <strong>di</strong><br />

quella testuale<br />

coerenza fra testo e musica<br />

ALTRE OSSERVAZIONI<br />

Varie, a seconda del tema della domenica<br />

Lingua corrente, testi dal più o meno marcato tono poetico<br />

Solido nucleo concettuale derivato dalla Liturgia delle varie<br />

domeniche, che a sua volta fa derivare le antifone dai testi<br />

del Vangelo, a volte con abili interpolazioni con estratti dai<br />

Salmi<br />

Assemblea me<strong>di</strong>a: imme<strong>di</strong>ata comprensione, con possibilità<br />

<strong>di</strong> scoprire nel corso della celebrazione i riman<strong>di</strong> scritturali<br />

sui cui sono costruite le antifone<br />

Messale Romano<br />

Versi <strong>di</strong> lunghezza variabile<br />

Estensione: variabile, ma mai oltrepassante l’ottava re-re1<br />

Ritmo abbastanza libero, plasmato sulla parola, ma sobrio e<br />

scorrevole<br />

Armonia tonale, classica; semplice ma raffinata<br />

D. Machetta, Elle<strong>di</strong>Ci.<br />

Carattere generale del brano: sobrio, si adatta alle varie<br />

antifone con duttilità, sottolineando attraverso l’enfasi<br />

melo<strong>di</strong>ca e armonica le parole principali dell’antifona e il<br />

carattere generale del tema.<br />

La musica è costruita a partire dal testo e vi si adatta<br />

perfettamente,<br />

Ottimo equilibrio fra testo e musica.<br />

Forse <strong>di</strong> non facilissima realizzazione in tutte le parrocchie:<br />

<strong>di</strong>pende dalle forze a <strong>di</strong>sposizione e dall’abitu<strong>di</strong>ne al canto.<br />

Suggerimenti:<br />

prima della celebrazione fare una piccola prova con<br />

l’assemblea che si sta radunando, proponendo la melo<strong>di</strong>a<br />

tramite un solista e invitando a ripeterla in canto. Può essere<br />

molto utile fornire un foglio con testo e musica.<br />

All’inizio della celebrazione, il solista o la schola intonano<br />

l’antifona dopo che questa è stata fatta sentire dall’organo<br />

(melo<strong>di</strong>a). Il Salmo viene affidato a un solista, poi<br />

l’Assembla ripete l’antifona.<br />

11


Altri canti eventualmente da suggerire:<br />

RN 79 Chi mi seguirà. Strofe e ritornello. Ingresso.<br />

T A. M. Galliano; M A. Parisi. «Domeniche <strong>di</strong> Quaresima» (A) (Paoline), p. 5.<br />

RN 81 Donaci Signore, un cuore nuovo. Antifona e versetti. Ingresso.<br />

T da Ez 36, 24-27; M L. Deiss. CdP 505.<br />

RN 86 Il Signore ci ha salvati<br />

Canzone. Finale.<br />

T A. Roncari; M L. Capello. CdP 494.<br />

RN 92 Purificami O Signore<br />

Antifona e salmo, responsoriale comune per la Quaresima.<br />

T Sal 50; M A. Martorell, J. Gelineau. CdP 107.<br />

RN 108 Dio mio – Salmo Venerdì Santo<br />

T. Sal 21, M: D. Stefani Elle<strong>di</strong>ci<br />

d. Mauro Lucchesi<br />

M°Jonathan Brandani<br />

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