la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio
la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio
LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA seguenti relazioni: dove K h ,K q sono rispettivamente la diffusività termica turbolenta e la diffusività del vapor d'acqua. A differenza del caso molecolare, la diffusività turbolenta non è una proprietà del fluido ma del suo stato di moto e può essere funzione di varie grandezze, posizione e velocità del fluido comprese. Le sperimentazioni numeriche fatte ed alcune considerazioni teoriche portano ad affermare che questo tipo di chiusura è ragionevolmente realistico nelle situazioni stabili e neutre, in cui la scala dei meccanismi di diffusione risulta inferiore alla scala del moto medio. Nelle situazioni convettive, invece, la lunghezza di scala dei vortici dominanti è molto maggiore di quella dei moti medi e ciò rende praticamente inutilizzabile questo tipo di chiusura. Molte sono state le relazioni proposte per i differenti coefficienti di diffusività, tutte di natura prevalentemente semiempirica. Per quanto riguarda K m ,una delle formulazioni più note e più usate è la seguente: • situazioni stabili (Brost e Wyngaard, 1978) dove h è l’altezza del PBL stabile. • situazioni convettive (Moeng e Wyngaard, 1984) Per quanto riguarda la diffusività turbolenta per il calore, poco è noto. Normalmente si pone: dove a θ dipende da quota e stabilità. Sperimentali si è visto che a θ vale circa 0.74 nel SL neutro e stabile, mentre tale valore decresce con l’aumentare della convettività. Data la scarsità di dati sperimentali relativi all’umidità, nelle applicazioni si assume operativamente che K q =K h. Se si analizzano queste relazioni, sorgono immediate alcune considerazioni. Innanzi tutto si vede che K m cresce nel SL fino a raggiungere un massimo nella parte centrale del PBL, per poi decrescere ed annullarsi alla sua sommità, comportamento del tutto generale e confermato dai dati sperimentali. Inoltre, non è difficile rendersi conto che i valori assunti da K m sono piccoli (dell’ordine di 1) per le situazioni stabili, un poco superiori (dell’ordine di 10) per le situazioni neutre e molto elevati (dell’ordine delle centinaia) per le situazioni convettive. L’altra considerazione, forse più importante, è che il valore di K m dipende a questo punto solo dalla conoscenza di parametri come u*,L,H 0 (flusso turbolento di calore sensibile al suolo) e z i che possono essere misurati realmente e quindi si vede come l’adozione di una chiusura K effettivamente porti ad un modello realmente utilizzabile. La chiusura di tipo K, pur avendo avuto nel passato una notevole popolarità, risulta essere soddisfacente solo in condizioni adiabatiche o stabili, mentre, così come è formulata, non fornisce risultati attendibili durante le situazioni convettive. Un modo per migliorare la loro rappresentatività in queste situazioni è quello di usare per la chiusura del flusso turbolento di calore una relazione del tipo: 83
LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA dove γ θ è detto controgradiente. Con valori di γ θ ≈ 0.0007 (K/m) sono stati ottenuti risultati molto più realistici. La notevole e in larga misura immeritata popolarità della chiusura di tipo K deriva anche dal fatto che si presta ad alcune istruttive considerazioni analitiche. Applicando infatti la semplice chiusura K alle equazioni di moto in forma stazionaria si ha: Se si ipotizza K m, u g e v g costanti con la quota, si ottiene la seguente soluzione analitica: oppure dove con G si è indicato il modulo del vento geostrofico. E’ tipico usare queste relazioni per realizzare dei grafici aventi sull’asse x il rapporto U/G e sull’asse y il rapporto V/G e collegando tutti i punti relativi alle quote crescenti. Il risultato è una linea a spirale che indica la progressiva rotazione della direzione del vento con la quota (Spirale di Ekman). In Fig.2.18 è presentato un esempio di spirale di Ekman ottenuta usando per a il valore 0.001. 84 Fig.2.18: esempio di spirale di Ekman 2.2.4.1.2 Chiusura locale del secondo ordine L'esagerata aggregazione con cui sono presenti in un modello con chiusura di tipo K le informazioni relative alla turbolenza atmosferica è senza dubbio la ragione del loro fallimento nella descrizione di situazioni convettive. Per evitare ciò, senza tuttavia complicare oltre misura il modello stesso, è stato proposto un metodo di chiusura che affianca alle equazioni relative alle variabili meteorolo-
- Page 33 and 34: INQUINAMENTO, INQUINANTI E MODELLI
- Page 35 and 36: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 37 and 38: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 39 and 40: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 41 and 42: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 43 and 44: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 45 and 46: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 47 and 48: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 49 and 50: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 51 and 52: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 53 and 54: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 55 and 56: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 57 and 58: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 59 and 60: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 61 and 62: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 63 and 64: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 65 and 66: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 67 and 68: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 69 and 70: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 71 and 72: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 73 and 74: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 75 and 76: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 77 and 78: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 79 and 80: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 81 and 82: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 83: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 87 and 88: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 89 and 90: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 91 and 92: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 93 and 94: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 95 and 96: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 97 and 98: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 99 and 100: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 101 and 102: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 103 and 104: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 105 and 106: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 107 and 108: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 109 and 110: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 111 and 112: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 113 and 114: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 115 and 116: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 117 and 118: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 119 and 120: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 121 and 122: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 123 and 124: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 125 and 126: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 127 and 128: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 129 and 130: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 131 and 132: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
- Page 133 and 134: LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA
LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />
seguenti re<strong>la</strong>zioni:<br />
dove K h ,K q sono rispettivamente <strong>la</strong> diffusività termica turbolenta e <strong>la</strong> diffusività del<br />
vapor d'acqua. A differenza del caso moleco<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> diffusività turbolenta non è una proprietà<br />
del fluido ma del suo stato di moto e può essere funzione di varie grandezze, posizione e<br />
velocità del fluido comprese. Le sperimentazioni numeriche fatte ed alcune considerazioni<br />
teoriche portano ad affermare che questo tipo di chiusura è ragionevolmente<br />
realistico nelle situazioni stabili e neutre, in cui <strong>la</strong> sca<strong>la</strong> dei meccanismi di diffusione<br />
risulta inferiore al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del moto medio. Nelle situazioni convettive, invece,<br />
<strong>la</strong> lunghezza di sca<strong>la</strong> dei vortici dominanti è molto maggiore di quel<strong>la</strong> dei moti<br />
medi e ciò rende praticamente inutilizzabile questo tipo di chiusura. Molte sono<br />
state le re<strong>la</strong>zioni proposte per i differenti coefficienti di diffusività, tutte di natura<br />
prevalentemente semiempirica. Per quanto riguarda K m ,una delle formu<strong>la</strong>zioni più<br />
note e più usate è <strong>la</strong> seguente:<br />
• situazioni stabili (Brost e Wyngaard, 1978)<br />
dove h è l’altezza del PBL stabile.<br />
• situazioni convettive (Moeng e Wyngaard, 1984)<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> diffusività turbolenta per il calore, poco è noto. Normalmente<br />
si pone:<br />
dove a θ dipende da quota e stabilità. Sperimentali si è visto che a θ vale circa 0.74<br />
nel SL neutro e stabile, mentre tale valore decresce con l’aumentare del<strong>la</strong> convettività.<br />
Data <strong>la</strong> scarsità di dati sperimentali re<strong>la</strong>tivi all’umidità, nelle applicazioni si<br />
assume operativamente che K q =K h. Se si analizzano queste re<strong>la</strong>zioni, sorgono<br />
immediate alcune considerazioni. Innanzi tutto si vede che K m cresce nel SL fino<br />
a raggiungere un massimo nel<strong>la</strong> parte centrale del PBL, per poi decrescere ed<br />
annul<strong>la</strong>rsi al<strong>la</strong> sua sommità, comportamento del tutto generale e confermato dai<br />
dati sperimentali. Inoltre, non è difficile rendersi conto che i valori assunti da K m<br />
sono piccoli (dell’ordine di 1) per le situazioni stabili, un poco superiori (dell’ordine<br />
di 10) per le situazioni neutre e molto elevati (dell’ordine delle centinaia) per<br />
le situazioni convettive. L’altra considerazione, forse più importante, è che il valore<br />
di K m dipende a questo punto solo dal<strong>la</strong> conoscenza di parametri come u*,L,H 0<br />
(flusso turbolento di calore sensibile al suolo) e z i che possono essere misurati realmente<br />
e quindi si vede come l’adozione di una chiusura K effettivamente porti ad<br />
un modello realmente utilizzabile.<br />
La chiusura di tipo K, pur avendo avuto nel passato una notevole popo<strong>la</strong>rità, risulta<br />
essere soddisfacente solo in condizioni adiabatiche o stabili, mentre, così come è<br />
formu<strong>la</strong>ta, non fornisce risultati attendibili durante le situazioni convettive. Un<br />
modo per migliorare <strong>la</strong> loro rappresentatività in queste situazioni è quello di usare<br />
per <strong>la</strong> chiusura del flusso turbolento di calore una re<strong>la</strong>zione del tipo:<br />
83