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05.01.2015 Views

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA ra inscindibile dalla definizione di media, che a questo punto diventa il problema cruciale. La relazione data in precedenza è una definizione univoca e non ambigua, tuttavia è bene analizzare in dettaglio le implicazioni legate a tale definizione. 2.1.3.1 L'ipotesi di Reynolds e la definizione di media Lo stato del PBL è quello tipico di un fluido viscoso turbolento in cui le variabili fisiche che lo caratterizzano presentano evoluzioni prevedibili e di chiaro aspetto deterministico a cui si sovrappone un rumore tipicamente stocastico e disordinato. E’ quindi logico supporre che questa possa essere una chiave interpretativa promettente e fu proprio questo il modo con cui Reynolds affrontò lo studio della turbolenza dei fluidi in generale e del PBL in particolare, formulando un’ipotesi di lavoro (Ipotesi di Reynolds) secondo cui il valore di una variabile U in un punto dello spazio-tempo è data dalla relazione seguente: dove U è il valore medio, x è un punto dello spazio e u’ è la fluttuazione turbolenta (a media nulla). L'ipotesi di Reynolds altro non è che la formalizzazione della metodologia statistica presentata, in cui U (x;t) è naturale che coincida con la definizione (2.38b). In realtà Reynolds postulò che date due variabili U e V, la media introdotta nella (2.40) avesse le proprietà seguenti (note come condizioni di Reynolds) (Monin e Yaglom, 1971a): Le prime quattro condizioni sono soddisfatte da molte definizioni di media (per esempio la media spaziale e la media temporale). Più complessa è la condizione (2.41e) che a rigore non è soddisfatta né dalla media spaziale né dalla media temporale, ma solo dalla media di insieme. Sembra quindi che le condizioni di Reynolds inducano ad adottare la media di insieme, ma è realistico usare tale definizione nella pratica Se il PBL fosse un laboratorio, non ci sarebbero problemi: si potrebbe ripetere l'esperimento ogni volta lo volessimo e si potrebbe stimarla agevolmente. Ma il PBL non è un laboratorio e ciò che si osserva in un dato istante non si ripeterà mai più, quindi anche se la scelta della media di insieme è teoricamente ottimale, in pratica non è praticabile.Al contrario, le misure che è realistico fare nel PBL allo stato attuale della tecnologia sono costituite prevalentemente da misure realizzate in un dato punto dello spazio (prevalentemente nei pressi del suolo) protratte nel tempo e quindi risulta semplice definire una media temporale nel modo seguente: dove T è il tempo di mediazione. Essa è realisticamente realizzabile nella pratica, ma non rispetta tutte le condizioni di Reynolds. E’ necessario quindi stendere un ponte tra le due definizioni di media, la seconda operativamente semplice da realizzare, la prima fondamentale nella teoria del PBL.A tal proposito è opportuno fare alcune osservazioni: 59

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA • la turbolenza è stazionaria se le proprietà statistiche del sistema sono indipendenti dal tempo; la stazionarietà implica quindi l'invarianza statistica alla traslazione rispetto all'asse dei tempi. Le caratteristiche della turbolenza nel PBL sono generalmente non stazionarie, soprattutto perché la principale forzante del sistema è il sole, col suo caratteristico ciclo giornaliero. L'ipotesi di stazionarietà per funzioni casuali non stazionarie quali sono le variabili meteorologiche del PBL è talvolta accettabile se si considerano intervalli temporali di breve durata (inferiori all'ora) durante i quali i cambiamenti sembrano avvenire per stati quasi stazionari; • la turbolenza è omogenea se il campo è statisticamente invariante rispetto alla traslazione degli assi coordinati nella spazio; • la turbolenza è isotropa se il campo è indipendente dalla traslazione, rotazione e riflessione degli assi coordinati. Nel caso in cui la turbolenza abbia tutte queste caratteristiche, allora si è in condizioni di ergodicità ed in questo caso la media temporale è equivalente alla media di insieme.Anche se la turbolenza del PBL è ben lontana dalla condizione di ergodicità, operativamente non si può fare altro che usare la media temporale al posto della media di insieme ogni volta che vengono applicate nella pratica le equazioni base che descrivono l'evoluzione del PBL. Questo è evidentemente un'approssimazione molto forte, tuttavia inevitabile. 2.1.3.2 Determinazione pratica dei momenti statistici di interesse Nella realtà, ciò che si misura non è l’evoluzione continua nel tempo di una variabile U, dato che i sistemi di misura attuali permettono di conoscere la variabile meteorologica in esame solo in una sequenza più o meno fitta di istanti temporali successivi. Quindi, è realmente disponibile solo una sequenza di misure U i , ottenute ad istanti t i , normalmente regolari. Se l'intervallo tra una misura e l'altra è costante e pari a ∆t, si dice che la frequenza di campionamento della misura è ƒ =1/ ∆t (se ∆t è in secondi, ƒ è in Hz). La media temporale di U (che da questo momento si indica come U ) tra l'istante t 1 e l'istante t 2 =N •∆t è: buon stimatore della vera media temporale se il numero di campioni N è sufficientemente elevato. Si definisce periodo di mediazione l'intervallo temporale T =t 2 -t 2 . Il periodo di mediazione potrebbe essere qualsiasi, in pratica, mediando le differenti variabili meteorologiche di interesse su un periodo variabile tra 30 minuti ed 1 ora, si evidenziano, come sarà più chiaro nel seguito, i moti a grande scala ed in pratica il valor medio U. Per quanto riguarda gli altri momenti di interesse, le definizioni operative risultano essere le seguenti: • la varianza, misura della dispersione dei dati sperimentali attorno ad un valore medio, è data dalla relazione seguente: 60

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />

• <strong>la</strong> turbolenza è stazionaria se le proprietà statistiche del sistema sono indipendenti<br />

dal tempo; <strong>la</strong> stazionarietà implica quindi l'invarianza statistica al<strong>la</strong> tras<strong>la</strong>zione<br />

rispetto all'asse dei tempi. Le caratteristiche del<strong>la</strong> turbolenza nel PBL sono<br />

generalmente non stazionarie, soprattutto perché <strong>la</strong> principale forzante del sistema<br />

è il sole, col suo caratteristico ciclo giornaliero. L'ipotesi di stazionarietà per<br />

funzioni casuali non stazionarie quali sono le variabili meteorologiche del PBL<br />

è talvolta accettabile se si considerano intervalli temporali di breve durata (inferiori<br />

all'ora) durante i quali i cambiamenti sembrano avvenire per stati quasi<br />

stazionari;<br />

• <strong>la</strong> turbolenza è omogenea se il campo è statisticamente invariante rispetto al<strong>la</strong> tras<strong>la</strong>zione<br />

<strong>degli</strong> assi coordinati nel<strong>la</strong> spazio;<br />

• <strong>la</strong> turbolenza è isotropa se il campo è indipendente dal<strong>la</strong> tras<strong>la</strong>zione, rotazione e<br />

riflessione <strong>degli</strong> assi coordinati.<br />

Nel caso in cui <strong>la</strong> turbolenza abbia tutte queste caratteristiche, allora si è in condizioni<br />

di ergodicità ed in questo caso <strong>la</strong> media temporale è equivalente al<strong>la</strong> media di<br />

insieme.Anche se <strong>la</strong> turbolenza del PBL è ben lontana dal<strong>la</strong> condizione di ergodicità,<br />

operativamente non si può fare altro che usare <strong>la</strong> media temporale al posto<br />

del<strong>la</strong> media di insieme ogni volta che vengono applicate nel<strong>la</strong> pratica le equazioni<br />

base che descrivono l'evoluzione del PBL. Questo è evidentemente un'approssimazione<br />

molto forte, tuttavia inevitabile.<br />

2.1.3.2 Determinazione pratica dei momenti statistici di interesse<br />

Nel<strong>la</strong> realtà, ciò che si misura non è l’evoluzione continua nel tempo di una<br />

variabile U, dato che i sistemi di misura attuali permettono di conoscere <strong>la</strong> variabile<br />

meteorologica in esame solo in una sequenza più o meno fitta di istanti temporali<br />

successivi. Quindi, è realmente disponibile solo una sequenza di misure U i ,<br />

ottenute ad istanti t i , normalmente rego<strong>la</strong>ri. Se l'intervallo tra una misura e l'altra<br />

è costante e pari a ∆t, si dice che <strong>la</strong> frequenza di campionamento del<strong>la</strong> misura è<br />

ƒ =1/ ∆t (se ∆t è in secondi, ƒ è in Hz). La media temporale di U (che da questo<br />

momento si indica come U ) tra l'istante t 1 e l'istante t 2 =N •∆t è:<br />

buon stimatore del<strong>la</strong> vera media temporale se il numero di campioni N è sufficientemente<br />

elevato. Si definisce periodo di mediazione l'intervallo temporale T =t 2 -t 2 .<br />

Il periodo di mediazione potrebbe essere qualsiasi, in pratica, mediando le differenti<br />

variabili meteorologiche di interesse su un periodo variabile tra 30 minuti<br />

ed 1 ora, si evidenziano, come sarà più chiaro nel seguito, i moti a grande sca<strong>la</strong><br />

ed in pratica il valor medio U.<br />

Per quanto riguarda gli altri momenti di interesse, le definizioni operative risultano<br />

essere le seguenti:<br />

• <strong>la</strong> varianza, misura del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> dei dati sperimentali attorno ad un valore<br />

medio, è data dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione seguente:<br />

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