la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio
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MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE - una velocità relativa al moto medio: ad un istante t le componenti della velocità di una particelle sono date da: dove u, v, w, sono le componenti del campo di vento in (x p ,y p ,z p ) al tempo t e u’ p ,v’ p ,w’ p sono le velocità turbolente della particella, date dall’equazione di Langevin. Solo queste ultime sono un attributo della particella stessa.Vanno subito fatte alcune precisazioni relativamente ai differenti sistemi di riferimento. Sia il vento medio che le componenti turbolente della velocità della particella sono riferite ad un sistema di riferimento solidale con la particella, in cui x (cui fanno riferimento le componenti u e u’ p ) è lungo la direzione media del vento locale. Un tale sistema di riferimento cambia ad ogni istante e ciò richiede di doversi riferire comunque ad un sistema di riferimento fisso, normalmente orientato secondo le consuetudini meteorologiche. Se nel punto in cui si trova la particella, il vento medio è V x (in direzione E-W), V y (in direzione N-S) e V z è nulla, dette u’ p ,v’ p ,w’ p le componenti della velocità turbolenta della particella nel sistema di riferimento mobile, la velocità complessiva della particella nel sistema di riferimento fisso sarà pari a: Fig.7.12:Architettura generale di un modello lagrangiano a paerticelle. 357
MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE Nel caso in cui la particella rappresenti l’emissione di un inquinante dotato di galleggiamento,si vanno ad aggiungere due nuovi attributi alla lista di quelli già elencati in precedenza: - il flusso di galleggiamento (buoyancy flux) - il flusso di quantità di moto (momentum flux) Se poi, come spesso accade, si attribuisce un kernel gaussiano alla particella, inevitabilmente si vengono ad aggiungere all’elenco altri tre attributi: - la deviazione standard nell’orizzontale (σ h ) che controlla l’ingombro orizzontale del kernel (si ricordi che normalmente si considera un’isotropia orizzontale), - la deviazione standard in verticale (σ z ) che ne controlla la dimensione verticale, - l’età della particella, cioè il tempo trascorso dalla sua emissione. L’architettura generale di ogni modello lagrangiano a particelle è sostanzialmente quella proposta in Fig.7.12. Inizialmente il modello acquisisce le informazioni generali per il proprio funzionamento, cioè: - le caratteristiche del dominio di calcolo. Se si immagina di considerare un territorio privo di orografia significativa, il dominio di calcolo sarà costituito da un parallelepipedo di cui si forniscono le coordinate dell’angolo SW, la sua estensione massima in direzione x (direzione Est), la sua estensione massima in direzione y (direzione Nord), la sua estensione verticale convenientemente superiore alla massima estensione verticale prevista per il PBL. - le caratteristiche della griglia di calcolo. Ciò si riduce nel definire il numero di nodi n x , n y , n z nelle tre direzioni. Il reticolo di calcolo sarà quindi costituito da n x. n y. n z. nodi, separati da ∆x=L x /(n x -1), ∆y=L y /(n y -1), ∆z=L z /(n z -1) rispettivamente nelle tre direzioni x, y, z (con L x , L y e L z si è indicata l’estensione del dominio secondo x,y,z rispettivamente). - il tempo di mediazione, inteso come il tempo tra due disponibilità consecutive di informazioni meteorologiche e micrometeorologiche. Spesso il tempo di mediazione rappresenta anche il tempo che intercorre tra differenti stime della dispersione spaziale della concentrazione dell’inquinante. - il numero di sottointervalli temporali impiegati per integrare le tre equazioni di Langevin. Per esempio se il tempo di mediazione è pari a 3600s e si richiedono 360 sottointervalli, il valore di ∆t impiegato nella versione discreta dell’equazione di Langevin è pari a 10s. Ciò significa che le varie particelle si muoveranno 360 volte prima che i differenti campi meteorologici e micrometeorologici mutino. Successivamente il modello deve acquisire le caratteristiche statiche delle sorgenti emittenti (quelle caratteristiche che non mutano nel tempo): 358 - il tipo di emissione (sorgente puntuale, area, lineare, volumetrica), - la posizione geografica ed altre caratteristiche di emissione (se necessario), - la quota di emissione, - le modalità di emissione dell’inquinante, come per esempio la velocità di emissione dei fumi e la loro temperatura.
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MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE<br />
Nel caso in cui <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> rappresenti l’emissione di un inquinante dotato di<br />
galleggiamento,si vanno ad aggiungere due nuovi attributi al<strong>la</strong> lista di quelli già elencati<br />
in precedenza:<br />
- il flusso di galleggiamento (buoyancy flux)<br />
- il flusso di quantità di moto (momentum flux)<br />
Se poi, come spesso accade, si attribuisce un kernel gaussiano al<strong>la</strong> particel<strong>la</strong>, inevitabilmente<br />
si vengono ad aggiungere all’elenco altri tre attributi:<br />
- <strong>la</strong> deviazione standard nell’orizzontale (σ h ) che control<strong>la</strong> l’ingombro orizzontale<br />
del kernel (si ricordi che normalmente si considera un’isotropia orizzontale),<br />
- <strong>la</strong> deviazione standard in verticale (σ z ) che ne control<strong>la</strong> <strong>la</strong> dimensione verticale,<br />
- l’età del<strong>la</strong> particel<strong>la</strong>, cioè il tempo trascorso dal<strong>la</strong> sua emissione.<br />
L’architettura generale di ogni modello <strong>la</strong>grangiano a particelle è sostanzialmente<br />
quel<strong>la</strong> proposta in Fig.7.12. Inizialmente il modello acquisisce le informazioni<br />
generali per il proprio funzionamento, cioè:<br />
- le caratteristiche del dominio di calcolo. Se si immagina di considerare un territorio<br />
privo di orografia significativa, il dominio di calcolo sarà costituito da un<br />
parallelepipedo di cui si forniscono le coordinate dell’angolo SW, <strong>la</strong> sua estensione<br />
massima in direzione x (direzione Est), <strong>la</strong> sua estensione massima in direzione<br />
y (direzione Nord), <strong>la</strong> sua estensione verticale convenientemente superiore<br />
al<strong>la</strong> massima estensione verticale prevista per il PBL.<br />
- le caratteristiche del<strong>la</strong> griglia di calcolo. Ciò si riduce nel definire il numero di nodi<br />
n x , n y , n z nelle tre direzioni. Il reticolo di calcolo sarà quindi costituito da n x. n y.<br />
n z. nodi, separati da ∆x=L x /(n x -1), ∆y=L y /(n y -1), ∆z=L z /(n z -1) rispettivamente<br />
nelle tre direzioni x, y, z (con L x , L y e L z si è indicata l’estensione del dominio<br />
secondo x,y,z rispettivamente).<br />
- il tempo di mediazione, inteso come il tempo tra due disponibilità consecutive di<br />
informazioni meteorologiche e micrometeorologiche. Spesso il tempo di<br />
mediazione rappresenta anche il tempo che intercorre tra differenti stime del<strong>la</strong><br />
<strong>dispersione</strong> spaziale del<strong>la</strong> concentrazione dell’inquinante.<br />
- il numero di sottointervalli temporali impiegati per integrare le tre equazioni di<br />
Langevin. Per esempio se il tempo di mediazione è pari a 3600s e si richiedono<br />
360 sottointervalli, il valore di ∆t impiegato nel<strong>la</strong> versione discreta dell’equazione<br />
di Langevin è pari a 10s. Ciò significa che le varie particelle si muoveranno<br />
360 volte prima che i differenti campi meteorologici e micrometeorologici<br />
mutino.<br />
Successivamente il modello deve acquisire le caratteristiche statiche delle sorgenti<br />
emittenti (quelle caratteristiche che non mutano nel tempo):<br />
358<br />
- il tipo di emissione (sorgente puntuale, area, lineare, volumetrica),<br />
- <strong>la</strong> posizione geografica ed altre caratteristiche di emissione (se necessario),<br />
- <strong>la</strong> quota di emissione,<br />
- le modalità di emissione dell’inquinante, come per esempio <strong>la</strong> velocità di emissione<br />
dei fumi e <strong>la</strong> loro temperatura.