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05.01.2015 Views

MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE adatti allo scopo e tutto ciò è vero anche per un modello lagrangiano a particelle. Tuttavia è interessante sottolineare che questo tipo di modello è stato studiato con interesse e passione proprio dopo aver riscontrato negli altri tipi di modelli gravi problemi rappresentativi, soprattutto durante le situazioni convettive. Fig.7.9: confronto tra i dati sperimentali di Willis e Deardorff e le simulazioni realizzate da De Baas e al, (1986) con un modello a particelle (quota di emissione = 0.07 z i ) Fig.7.10: come Fig.7.9 (quota di emissione = 0.25 z i ) Fig.7.11: come Fig.7.10 (quota di emissione = 0.5 z i ) In effetti, se si legge con attenzione l’enorme quantità di lavori pubblicati sui modelli a particelle si nota lo sforzo e la continua attenzione prestata dai vari autori nel confrontare i risultati prodotti dai propri modelli con i pochi e sparsi dati sperimentali. Sarebbe un’impresa titanica riassumere tutto questo. Ci si limita solo a fare le seguenti affermazioni, confortate da una montagna di lavori presentati in tutto il mondo: 355

MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE 356 1. il modello a particelle, più di ogni altro, si appoggia direttamente ed esplicitamente alla micrometeorologia del PBL ed ha il pregio di evidenziare senza equivoci e senza alibi la stretta connessione tra micrometeorologia e dispersione degli inquinanti. Ovviamente più è rigorosa la descrizione della turbolenza del PBL, maggiore sarà la capacità del modello di rappresentare correttamente la distribuzione spazio-temporale dell’inquinante in aria. 2. la capacità di un modello lagrangiano a particelle di rappresentare correttamente la realtà aumenta con l’aumentare della capacità elaborativa dei mezzi di calcolo che consentono di generare un maggior numero di particelle e di utilizzare “time-step sempre più ridotti. 3. poco lavoro è stato finora fatto per incorporare le reazioni chimiche in un contesto lagrangiano a particelle, anche se i risultati ottenuti (per esempio Chock e Winkler, 1994, Stein e al., 2000) sono molto incoraggianti. Probabilmente il vero limite sta nelle notevoli risorse di calcolo richieste da un modello di questo tipo. Per concludere, qui di seguito si riporta nelle Figg.7.9 ÷ 7.11 il confronto fatto da De Baas e al. (1986) tra le simulazioni realizzate dal loro modello a particelle ed i celebri risultati ottenuti in laboratorio da Willis e Deardorff (1974, 1976, 1978, 1981). Ciò che differenzia le tre figure è la quota di emissione dell’inquinante. Mentre nella prima la sorgente emette nel SL, nelle altre due la sorgente emette direttamente entro il ML. Ogni figura è in realtà composta da due figure distinte. La parte superiore presenta i risultati ottenuti sperimentalmente da Willis e Deardorff mentre la parte inferiore le simulazioni ottenute da De Baas.Le situazioni considerate erano altamente convettive e le curve di isoconcentrazione mostrate si riferiscono alla concentrazione integrata trasversale. Se si considera che il modello utilizzato era estremamente semplice e ben lontano dalle raffinatezze attuali, si può asserire senza ombra di dubbio che tutti i tratti essenziali della dispersione in situazioni altamente convettive sono stati catturati dal modello. 7.11 ARCHITETTURA TIPICA DI UN MODELLO A PARTICELLE. Una volta presentati gli elementi essenziali della Teoria di un Modello Lagrangiano a particelle, è ora indispensabile analizzare con un certo dettaglio come tale teoria possa essere tradotta in un algoritmo di calcolo che costituisca l’architettura logica di un reale modello (cioè un programma su un computer) in grado di simulare la dispersione di inquinanti nell’atmosfera. Per prima cosa va sottolineato che l’entità logica principale su cui si fonda un tale modello è la particella. Da un punto di vista logico, la particella è un’entità astratta e dinamica, caratterizzata dai principali attributi seguenti: - una massa di inquinante: la particella non possiede una massa propria, ma rappresenta una quantità determinata d’inquinante emessa da una sorgente presente nel dominio di calcolo. La parentela tra sorgente e particella si realizza solo all’istante dell’emissione, in cui la sorgente crea una nuova particella e le affida una porzione di inquinante, dopo di che la particella è libera di muoversi entro l’atmosfera. - una posizione: la particella è un’entità astratta caratterizzata da una posizione (x p ,y p ,z p ) nello spazio, variabile da istante a istante. L’essenza del modello lagrangiano a particelle sta proprio nell’analisi della traiettoria delle varie particelle emesse, cioè della variazione della posizione spaziale di ciscuna particella col trascorrere del tempo.

MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE<br />

356<br />

1. il modello a particelle, più di ogni altro, si appoggia direttamente ed esplicitamente<br />

al<strong>la</strong> <strong>micrometeorologia</strong> del PBL ed ha il pregio di evidenziare senza<br />

equivoci e senza alibi <strong>la</strong> stretta connessione tra <strong>micrometeorologia</strong> e <strong>dispersione</strong><br />

<strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong>. Ovviamente più è rigorosa <strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> turbolenza<br />

del PBL, maggiore sarà <strong>la</strong> capacità del modello di rappresentare correttamente<br />

<strong>la</strong> distribuzione spazio-temporale dell’inquinante in aria.<br />

2. <strong>la</strong> capacità di un modello <strong>la</strong>grangiano a particelle di rappresentare correttamente<br />

<strong>la</strong> realtà aumenta con l’aumentare del<strong>la</strong> capacità e<strong>la</strong>borativa dei mezzi<br />

di calcolo che consentono di generare un maggior numero di particelle e di<br />

utilizzare “time-step sempre più ridotti.<br />

3. poco <strong>la</strong>voro è stato finora fatto per incorporare le reazioni chimiche in un<br />

contesto <strong>la</strong>grangiano a particelle, anche se i risultati ottenuti (per esempio<br />

Chock e Winkler, 1994, Stein e al., 2000) sono molto incoraggianti.<br />

Probabilmente il vero limite sta nelle notevoli risorse di calcolo richieste da<br />

un modello di questo tipo.<br />

Per concludere, qui di seguito si riporta nelle Figg.7.9 ÷ 7.11 il confronto fatto<br />

da De Baas e al. (1986) tra le simu<strong>la</strong>zioni realizzate dal loro modello a particelle<br />

ed i celebri risultati ottenuti in <strong>la</strong>boratorio da Willis e Deardorff (1974, 1976,<br />

1978, 1981). Ciò che differenzia le tre figure è <strong>la</strong> quota di emissione dell’inquinante.<br />

Mentre nel<strong>la</strong> prima <strong>la</strong> sorgente emette nel SL, nelle altre due <strong>la</strong> sorgente<br />

emette direttamente entro il ML. Ogni figura è in realtà composta da due figure<br />

distinte. La parte superiore presenta i risultati ottenuti sperimentalmente da Willis<br />

e Deardorff mentre <strong>la</strong> parte inferiore le simu<strong>la</strong>zioni ottenute da De Baas.Le situazioni<br />

considerate erano altamente convettive e le curve di isoconcentrazione<br />

mostrate si riferiscono al<strong>la</strong> concentrazione integrata trasversale. Se si considera<br />

che il modello utilizzato era estremamente semplice e ben lontano dalle raffinatezze<br />

attuali, si può asserire senza ombra di dubbio che tutti i tratti essenziali del<strong>la</strong><br />

<strong>dispersione</strong> in situazioni altamente convettive sono stati catturati dal modello.<br />

7.11 ARCHITETTURA TIPICA DI UN MODELLO A PARTICELLE.<br />

Una volta presentati gli elementi essenziali del<strong>la</strong> Teoria di un Modello<br />

Lagrangiano a particelle, è ora indispensabile analizzare con un certo dettaglio<br />

come tale teoria possa essere tradotta in un algoritmo di calcolo che costituisca<br />

l’architettura logica di un reale modello (cioè un programma su un computer)<br />

in grado di simu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> di <strong>inquinanti</strong> nell’atmosfera. Per prima cosa<br />

va sottolineato che l’entità logica principale su cui si fonda un tale modello è <strong>la</strong> particel<strong>la</strong>.<br />

Da un punto di vista logico, <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> è un’entità astratta e dinamica, caratterizzata<br />

dai principali attributi seguenti:<br />

- una massa di inquinante: <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> non possiede una massa propria, ma rappresenta<br />

una quantità determinata d’inquinante emessa da una sorgente presente<br />

nel dominio di calcolo. La parente<strong>la</strong> tra sorgente e particel<strong>la</strong> si realizza solo<br />

all’istante dell’emissione, in cui <strong>la</strong> sorgente crea una nuova particel<strong>la</strong> e le affida<br />

una porzione di inquinante, dopo di che <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> è libera di muoversi entro<br />

l’atmosfera.<br />

- una posizione: <strong>la</strong> particel<strong>la</strong> è un’entità astratta caratterizzata da una posizione<br />

(x p ,y p ,z p ) nello spazio, variabile da istante a istante. L’essenza del modello<br />

<strong>la</strong>grangiano a particelle sta proprio nell’analisi del<strong>la</strong> traiettoria delle varie particelle<br />

emesse, cioè del<strong>la</strong> variazione del<strong>la</strong> posizione spaziale di ciscuna particel<strong>la</strong><br />

col trascorrere del tempo.

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