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la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio

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MODELLO LAGRANGIANO A PARTICELLE<br />

• le 3 equazioni che descrivono le componenti del<strong>la</strong> velocità del<strong>la</strong> particel<strong>la</strong> sono<br />

tra loro fortemente accoppiate.<br />

Ciò sta a significare che a priori non è possibile descrivere il movimento del<strong>la</strong><br />

particel<strong>la</strong> nello spazio sic et simpliciter come <strong>la</strong> sovrapposizione di tre moti monodimensionali,<br />

ciascuno re<strong>la</strong>tivo ad una singo<strong>la</strong> direzione coordinata.<br />

Dalle equazioni di Langevin e dall’equazione di Fokker-P<strong>la</strong>nk, dall’ipotesi del<strong>la</strong><br />

Re<strong>la</strong>zione di simi<strong>la</strong>rità per <strong>la</strong> funzione di struttura delle diverse componenti<br />

del<strong>la</strong> velocità del<strong>la</strong> particel<strong>la</strong> e dall’ipotesi well-mixed si deducono i vari coefficienti<br />

di drift e di diffusione. I risultati che si ottengono sono notevolmente complessi.<br />

Non ci addentreremo nei dettagli del<strong>la</strong> teoria. Dato che <strong>la</strong> maggior parte<br />

dei modelli a particelle impiegati nel<strong>la</strong> pratica semplifica drasticamente <strong>la</strong> complessità<br />

del problema, qui di seguito viene presentato sono quello che viene chiamata<br />

l’approssimazione quasi-tridimensionale.<br />

Questa approssimazione prende le mosse dal <strong>la</strong>voro di Thomson per il caso di turbolenza<br />

gaussiana stazionaria. Le equazioni di Langevin per le tre componenti<br />

istantanee del vento sono tra loro accoppiate, tuttavia se si ipotizza che le varianze<br />

σ u<br />

2, σ v<br />

2 e σ w<br />

2 siano poco variabili con <strong>la</strong> quota e se si trascura il termine contenente<br />

<strong>la</strong> covarianza tra u e w, tale accoppiamento si riduce fortemente. Questo<br />

fatto viene sfruttato e generalizzato quando è necessario realizzare modelli a particelle<br />

tridimensionali di tipo operativo (e non di ricerca) Tra i modelli operativi<br />

attualmente disponibili è interessante considerare come esempio significativo il<br />

modello LADM (Lagrangian Atmospheric Dispersion Model) descritto in Physick e<br />

al. (1994). Questo modello, dedicato al<strong>la</strong> simu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> di <strong>inquinanti</strong><br />

su domini di calcolo di media estensione, ha semplificato drasticamente il<br />

modello tridimensionale,considerando,di fatto,il moto di una generica particel<strong>la</strong> come<br />

<strong>la</strong> combinazione di tre moti monodimensionali del tutto indipendenti aventi le caratteristiche<br />

seguenti:<br />

• un moto lungo <strong>la</strong> direzione sottovento x per cui il coefficiente di drift è coincidente<br />

con quello derivato per un moto monodimensionale in turbolenza<br />

gaussiana omogenea, cioè:<br />

• un moto lungo <strong>la</strong> direzione orizzontale y trasversale al<strong>la</strong> direzione sottovento,<br />

per il quale il coefficiente di drift anche in questo caso coincide con quello re<strong>la</strong>tivo<br />

ad un moto monodimensionale in turbolenza gaussiana omogenea, cioè:<br />

• un moto verticale per cui il re<strong>la</strong>tivo coefficiente di drift, durante le situazioni convettive<br />

è quello che è stato derivato per una particel<strong>la</strong> che si muove in un fluido<br />

caratterizzato da una turbolenza stazionaria e non gaussiana ed in partico<strong>la</strong>re<br />

dal<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione (7.24). Durante le situazioni stabili, invece, il coefficiente di<br />

drift scelto è quello re<strong>la</strong>tivo ad un moto monodimensionale in turbolenza gaussiana,<br />

stazionaria e non omogenea dato dal<strong>la</strong> (7.23a).<br />

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