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05.01.2015 Views

MODELLI DI TIPO STAZIONARIO Fig.4.4: sistema di coordinate cartesiane per un Modello Gaussiano Plume (Dobbins, 1979). Gli elementi fin qui raccolti consentono di iniziare la costruzione di un modello semiempirico della dispersione degli inquinanti in questa zona del plume. Per prima cosa definiamo un sistema di riferimento cartesiano ortogonale la cui origine sia localizzata in corrispondenza della base della ciminiera, con l’asse x diretto parallelamente al baricentro del plume (e quindi lungo la direzione del vento medio), l’asse y orizzontale e perpendicolare rispetto al precedente e l’asse z verticale, positivo verso l’alto (Fig.4.4). Ogni punto dello spazio risulta quindi individuato biunivocamente da una terna di coordinate cui sarà associata una concentrazione dell’inquinante considerato (normalmente espressa in g •m-3 o meglio in µg •m-3 ). Costruire un modello significa individuare una relazione matematica che consenta di esprimere la concentrazione di inquinante rilevabile in un punto nello spazio in funzione del tasso di emissione della sorgente e delle condizioni meteorologiche e micrometeorologiche del PBL. Sulla base di tutto ciò, risulta naturale immaginare di descrivere matematicamente la concentrazione in un punto qualsiasi del plume (limitatamente a questa zona) come il prodotto tra una funzione della coordinata y ed un’altra della coordinata z nel modo seguente: dove le funzioni fy e fz sono l’espressione matematica delle funzioni a campana disegnate nelle Figg.4.3a e 4.3b, normalizzate rispetto al valore massimo assunto e K è un’opportuna costante di cui ci occuperemo in seguito. In realtà questo modello è valido, a rigore, solo per i punti dello spazio appartenenti al piano A, visto che le due funzioni sono state individuate in tale piano.Tuttavia se ripetessimo lo stesso esperimento con il LIDAR per altri piani perpendicolari al baricentro, ma sempre entro la Zona 2, otterremmo funzioni analoghe, con l’unica differenza legata al maggiore o minore allargamento di questa campana. Queste due funzioni descrivono quindi il grado di dispersione laterale e verticale che il plume subisce. Dalle evidenze sperimentali si possono trarre le considerazioni seguenti: • fra tutte le possibili funzioni matematiche con cui potrebbero essere espresse f y e 229

MODELLI DI TIPO STAZIONARIO f z è necessario individuare funzioni a campana che abbiano caratteristiche simili a quanto evidenziato nelle Fig.4.3. Una possibile scelta è costituita dalla famiglia delle funzioni gaussiane (spesso usate nella statistica) visto che esse sono unimodali, simmetriche e tendenti a zero quando la variabile indipendente tende a più o meno infinito; • le deviazioni standard che caratterizzano tali distribuzioni dipendono dalla distanza sottovento x e dalla stabilità atmosferica (cioè dalla turbolenza atmosferica). Pertanto, a questo punto, la (4.2) può essere riscritta in maniera più completa nel modo seguente: Per individuare il valore numerico della costante K è opportuno fare questo ragionamento. Si consideri una porzione dS del piano A di dimensioni dy •dz.Il flusso di inquinante, cioè la quantità di inquinante che transita attraverso la superficie dS nell’unità di tempo, risulta pari a: dove U è la velocità media del vento. Il principio di conservazione della massa richiede che il flusso di inquinante che attraversa l’intera sezione A sia pari alla quantità di inquinante che esce dalla bocca del camino nell’unità di tempo, quindi, se si indica con Q l’emission rate (cioè la quantità di inquinante emesso nell'unità di tempo, espresso in g •s-1 ) si ha che: dove, in pratica, U è il valore della velocità del vento alla quota del baricentro del pennacchio pesata in modo da tener conto della sua variazione con la quota. Ricordando che: si giunge alla relazione finale seguente: In conclusione, il modello semplificato che descrive la dispersione di un plume sulla Zona 2 è dato dalla relazione: Questa è la forma base del Modello Gaussiano Stazionario Plume senza riflessione che altro non è che l’equazione (3.14) già incontrata al Capitolo precedente. Come si modifica il modello proposto quando si considera la Zona 3 Il modello descritto dalla (4.5) per la Zona 2 ha un'importanza più teorica che pratica visto che tale zona è poco estesa, in genere, e di difficile determinazione. Molto più estesa è la Zona 3, cioè quella in cui il plume si è talmente allargato, sia in senso orizzontale che in senso verticale, da interagire col suolo e con la parte alta del PBL. Quello che si vede nella Zona 3 è che: 230

MODELLI DI TIPO STAZIONARIO<br />

Fig.4.4: sistema di coordinate cartesiane per un Modello Gaussiano Plume<br />

(Dobbins, 1979).<br />

Gli elementi fin qui raccolti consentono di iniziare <strong>la</strong> costruzione di un modello<br />

semiempirico del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in questa zona del plume. Per prima<br />

cosa definiamo un sistema di riferimento cartesiano ortogonale <strong>la</strong> cui origine sia<br />

localizzata in corrispondenza del<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> ciminiera, con l’asse x diretto paralle<strong>la</strong>mente<br />

al baricentro del plume (e quindi lungo <strong>la</strong> direzione del vento medio), l’asse<br />

y orizzontale e perpendico<strong>la</strong>re rispetto al precedente e l’asse z verticale, positivo<br />

verso l’alto (Fig.4.4). Ogni punto dello spazio risulta quindi individuato biunivocamente<br />

da una terna di coordinate cui sarà associata una concentrazione dell’inquinante<br />

considerato (normalmente espressa in g •m-3 o meglio in µg •m-3 ).<br />

Costruire un modello significa individuare una re<strong>la</strong>zione matematica che consenta di<br />

esprimere <strong>la</strong> concentrazione di inquinante rilevabile in un punto nello spazio in funzione<br />

del tasso di emissione del<strong>la</strong> sorgente e delle condizioni meteorologiche e micrometeorologiche<br />

del PBL.<br />

Sul<strong>la</strong> base di tutto ciò, risulta naturale immaginare di descrivere matematicamente<br />

<strong>la</strong> concentrazione in un punto qualsiasi del plume (limitatamente a questa zona) come<br />

il prodotto tra una funzione del<strong>la</strong> coordinata y ed un’altra del<strong>la</strong> coordinata z nel<br />

modo seguente:<br />

dove le funzioni fy e fz sono l’espressione matematica delle funzioni a campana<br />

disegnate nelle Figg.4.3a e 4.3b, normalizzate rispetto al valore massimo assunto e<br />

K è un’opportuna costante di cui ci occuperemo in seguito. In realtà questo<br />

modello è valido, a rigore, solo per i punti dello spazio appartenenti al piano A,<br />

visto che le due funzioni sono state individuate in tale piano.Tuttavia se ripetessimo<br />

lo stesso esperimento con il LIDAR per altri piani perpendico<strong>la</strong>ri al baricentro,<br />

ma sempre entro <strong>la</strong> Zona 2, otterremmo funzioni analoghe, con l’unica differenza<br />

legata al maggiore o minore al<strong>la</strong>rgamento di questa campana. Queste due funzioni<br />

descrivono quindi il grado di <strong>dispersione</strong> <strong>la</strong>terale e verticale che il plume subisce.<br />

Dalle evidenze sperimentali si possono trarre le considerazioni seguenti:<br />

• fra tutte le possibili funzioni matematiche con cui potrebbero essere espresse f y e<br />

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