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la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio

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TEORIA DI BASE DELLA DISPERSIONE DEGLI INQUINANTI IN ATMOSFERA<br />

ni che sono state introdotte hanno consentito di individuare delle soluzioni partico<strong>la</strong>ri<br />

per il caso di una sorgente puntuale con emissione istantanea e per il caso di<br />

una sorgente puntuale con emissione continua. L’ipotesi di base stava nel considerare<br />

<strong>la</strong> turbolenza del PBL stazionaria ed omogenea. Entrambi gli approcci hanno<br />

condotto alle medesime re<strong>la</strong>zioni, dimostrandone l’equivalenza descrittiva. E’ evidente,però,che<br />

le considerazioni fatte si riferiscono a situazioni decisamente molto<br />

idealizzate, difficilmente riscontrabili nel<strong>la</strong> pratica, tuttavia esse costituiscono <strong>la</strong> base<br />

per lo sviluppo di filoni modellistiche che effettivamente hanno fatto <strong>la</strong> storia dello<br />

studio del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong>. Nel seguito verranno trattati tali tipi di<br />

modelli.A questo punto è comunque importante fare <strong>la</strong> seguente considerazione.<br />

Nelle re<strong>la</strong>zioni gaussiane base, sia quel<strong>la</strong> puff che quel<strong>la</strong> plume, <strong>la</strong> turbolenza atmosferica<br />

entra attraverso le deviazioni standard che caratterizzano completamente <strong>la</strong><br />

funzione di probabilità di transizione. E’ interessante vedere se è possibile, sempre<br />

nell’ipotesi di turbolenza gaussiana stazionaria ed omogenea, ottenere qualche<br />

informazione aggiuntiva su tali parametri. Una prima risposta a ciò viene dall’analisi<br />

di Taylor del moto di un elemento di fluido in una turbolenza omogenea, cioè<br />

in una situazione per <strong>la</strong> quale le proprietà statistiche del fluido sono uniformi nello<br />

spazio e nel tempo. Per semplificare <strong>la</strong> trattazione si è adottata <strong>la</strong> metodologia proposta<br />

da Venkatram (1988) che, anche se meno sintetica, si presta ad una più rapida<br />

comprensione.<br />

Si consideri una particel<strong>la</strong> il cui movimento in un fluido turbolento presenti una<br />

velocità media U in direzione x e movimenti turbolenti lungo l’asse trasversale y.<br />

Per prima cosa consideriamo lo spostamento Y di una tale particel<strong>la</strong> derivante da<br />

4 spostamenti elementari successivi:<br />

dove ciascuno <strong>degli</strong> spostamenti y i ha luogo in un intervallo di tempo ∆t in maniera<br />

tale che:<br />

Elevando al quadrato <strong>la</strong> (3.37) si ha che:<br />

cioè:<br />

Se invece di 4 passi si generalizzasse lo spostamento a N passi, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione precedente<br />

si trasformerebbe in:<br />

Se sostituiamo le (3.38) nel<strong>la</strong> (3.39c) e mediamo su un insieme di particelle distinte<br />

ma ri<strong>la</strong>sciate tutte nel<strong>la</strong> medesima posizione del fluido allo stesso tempo, otteniamo:<br />

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