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la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio

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LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />

ro essere <strong>la</strong> temperatura potenziale θ,le deviazioni standard delle tre componenti<br />

del vento e del<strong>la</strong> temperatura (σ u , σ v , σ w , σ T ), le covarianze u' w', v’ w’ e w’θ’e <strong>la</strong><br />

dissipazione di energia cinetica turbolenta ε. In precedenza sono state discusse le<br />

re<strong>la</strong>zioni di Simi<strong>la</strong>rità adeguate a descrivere realisticamente tali variabili entro tutto<br />

il PBL. In pratica si potrà operare nel modo seguente:<br />

1. si consideri un generico nodo (i,j,0). Per tale nodo è noto il valore di u*,H 0 e z i ;<br />

2. per ogni nodo (i,j,k), con k = 0,1,.., N z si determini <strong>la</strong> quota z k = k •∆z. In corrispondenza<br />

del nodo al<strong>la</strong> superficie (k = 0), si adotti come z * =z 0 un valore<br />

opportuno (2 o 10 metri,per esempio).Impiegando le re<strong>la</strong>zioni di Simi<strong>la</strong>rità re<strong>la</strong>tive<br />

alle variabili di interesse, se ne calcoli il valore alle varie quote z k : in questo<br />

modo risultano determinati le variabili meteorologiche di interesse per tutti i<br />

nodi del<strong>la</strong> colonna verticale di nodi con indici (i,j);<br />

3. si ripetano i passi 1 e 2 per tutti le coppie di indici (i,j).<br />

2.10.3 Meteorologia per i modelli stazionari di <strong>dispersione</strong><br />

<strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in atmosfera<br />

Nel<strong>la</strong> pratica corrente sono frequentemente impiegati modelli di tipo stazionario<br />

per <strong>la</strong> stima del trasporto e del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in atmosfera. Il loro<br />

impiego normalmente è limitato al<strong>la</strong> determinazione di prima approssimazione<br />

dell’impatto che le varie sorgenti <strong>inquinanti</strong> presenti hanno nei confronti di un territorio<br />

di estensione limitata e di caratteristiche estremamente rego<strong>la</strong>ri. Le ipotesi<br />

su cui si basano tutti questi tipi di modelli sono:<br />

• le situazioni meteorologiche devono essere lentamente variabili nel tempo in modo<br />

tale che si possa immaginare di trattare una sequenza di situazioni di fatto stazionarie;<br />

• il campo di vento e delle altre variabili meteorologiche che determinano il trasporto<br />

e <strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in aria è orizzontalmente omogeneo;<br />

• per tutte le variabili meteorologiche si ipotizza un profilo verticale noto;<br />

• <strong>la</strong> turbolenza atmosferica deve essere descritta nel<strong>la</strong> maniera più semplice e più<br />

compatta possibile.<br />

In pratica, per soddisfare le necessità meteorologiche e micrometeorologiche di tali<br />

modelli è sufficiente considerare un solo punto del dominio di calcolo da essi considerato,<br />

che per quel che si è detto, risulta orizzontalmente omogeneo: le informazioni<br />

micrometeorologiche e meteorologiche re<strong>la</strong>tive a tale punto saranno dunque<br />

rappresentative dell’intero dominio di calcolo. Pertanto si può dire che tale<br />

c<strong>la</strong>sse di modelli richiedono un modello monodimensionale di PBL che inoltre è<br />

stazionario, dato che questi modelli di <strong>dispersione</strong> ipotizzano che in ogni intervallo<br />

temporale considerato il PBL resti stazionario e quindi simu<strong>la</strong>no una successione<br />

di stati quasi stazionari. Qui di seguito vengono presentati gli elementi essenziali<br />

di un tale modello di PBL, tenendo conto sia dei modelli di <strong>dispersione</strong> di vecchia<br />

generazione, come per esempio il modello ISC3 dell’US-EPA, sia i modelli di<br />

nuova generazione, come per esempio il modello AERMOD dell’US_EPA.<br />

2.10.3.1 La turbolenza atmosferica per i modelli stazionari<br />

E’ questo uno <strong>degli</strong> aspetti che più differenziano i modelli di <strong>dispersione</strong> stazionari<br />

di vecchia e nuova generazione. Per quanto riguarda i modelli ibridi di nuova<br />

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