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05.01.2015 Views

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA alle ore diurne, è rappresentato dal bilancio energetico superficiale R N - G = H 0 + H E . Dato che l’obiettivo è la determinazione di H 0 , in qualche modo è necessario individuare un metodo per determinare i restanti termini presenti nella equazione di bilancio. L’unico mezzo per ottenere anche la velocità di frizione e gli altri parametri caratteristici della turbolenza del SL è costituito dalla conoscenza della velocità del vento ad una quota z, da cui, con l’aiuto della Relazione di Similarità che ne descrive il profilo verticale, si ottiene la velocità di frizione u* e tutti gli altri parametri della turbolenza del SL. L’ingrediente essenziale per ogni metodo di questa famiglia è la disponibilità della Radiazione Netta R N . Come si è visto, ai giorni nostri ciò non costituisce più un problema, dato che sono disponibili sensori economici e robusti che ne consentono una misura accurata. Comunque, in mancanza di una misura diretta di R N è sempre possibile una sua stima realistica con i metodi presentati in precedenza. Il metodo più utilizzato della famiglia per la stima della turbolenza del PBL (Van Ulden e Holtslag, 1985), ed impiegato nei processori meteorologici US_EPA METPRO (preprocessore meteorologico del modello di simulazione della dispersione degli inquinanti CTDMPLUS), AIRMET (preprocessore di AERMOD), CALMET (preprocessore di CALPUFF) ed in molti altri è quello che viene qui di seguito illustrato. In Holtslag e van Ulden (1983) ed in Galinski e Thomson (1992) sono stati presentati i risultati di alcuni confronti fatti tra le previsioni ottenute da questo metodo e le misure dirette dei parametri caratteristici della turbolenza atmosferica alle medie latitudini, mentre in Tirabassi e al. (1997) sono presentati i risultati di tali tecniche applicate ad una situazione antartica. Da questi riferimenti emerge come tali stime siano decisamente realistiche, soprattutto nelle situazioni convettive ed in presenza di terreno omogeneo e piatto, coperto da vegetazione bassa ed umida (prati del Nord Europa). La buona realisticità delle loro previsioni e la povertà dei dati meteorologici impiegati li ha resi adatti all’impiego in tutte quelle situazioni in cui si abbiano a disposizione solo misure meteorologiche di tipo aeronautico. Il metodo presenta due modi operativi, uno applicabile alle ore diurne e l’altro alle ore notturne. Se si considera una generica ora diurna per cui sia noto R N (che ovviamente sarà positivo), il primo problema che si deve affrontare è la determinazione del flusso di calore G 0 all’interfaccia suolo-aria. Ovviamente, come già visto, esistono metodi per la misura del flusso di calore entro il suolo.Va comunque detto che queste misure non sono molto comuni e quindi si presenta spesso la necessità di stimare G 0 in maniera più semplice. A tale proposito si può operare come proposto da Holtslag e van Ulden (1983) e da Stull (1988), ponendo: dove per η è stato proposto un valore tra 0.1 e 0.2. A questo punto è nota l’energia (R N - G 0 ) disponibile all’interfaccia suolo-aria ed il problema ora diventa lo stabilire come il suolo ripartisca tale ammontare di energia nel flusso turbolento sensibile ed in quello latente.A tale proposito, il modello di Holtslag-Van Ulden impiega l’espressione per H 0 proposta dal celebre modello di Preistley-Taylor modificato, data da: 183

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA in cui a e β sono due parametri sito-dipendenti. In base alle misure disponibili, β risulta relativamente costante e pari a circa 20 W •m-2 .Per quanto riguarda, invece, il parametro α, esso dipende dal tipo di suolo che si sta considerando, dalla sua umidità, dalla disponibilità di acqua e dalla vegetazione che lo ricopre ed alcuni valori caratteristici sono stati riportati in Tab.2.8 Il flusso di calore sensibile può quindi essere anche stimato disponendo unicamente della misura della temperatura dell’aria e della frazione di cielo coperto, anche se la disponibilità della misura di R g ed ancor di più di R N migliorano sensibilmente la precisione della stima. Una volta noto H 0 in una situazione convettiva, il problema si sposta alla stima della friction velocity u*. per cui è necessaria la conoscenza della velocità del vento ad una quota z (entro il SL, naturalmente). Da questo valore di velocità e della Relazione di Similarità di Monin-Obukhov relativa al profilo verticale della velocità del vento nel SL si può ottenere una procedura iterativa per la determinazione di u*. In Hanna e Chang (1992) è presentato il seguente metodo non iterativo che velocizza la stima di u*: dove: I diversi riferimenti di letteratura trattano le situazioni stabili in maniere differenti. La totalità dei processori meteorologici preferisce, infatti, impiegare il metodo proposto da Venkatram (1980), il cui punto di partenza è costituito dalla constatazione che normalmente è ben verificata la relazione seguente per la temperatura di scala T* (N è la frazione di cielo coperto): e quindi è possibile esprimere la lunghezza di Monin-Obukhov L nel modo seguente: dove: Se si assume che Ψ m = –5z/L (come consueto nelle situazioni stabili), u* lo si ottiene dalla relazione: 184

LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />

alle ore diurne, è rappresentato dal bi<strong>la</strong>ncio energetico superficiale R N - G = H 0 +<br />

H E . Dato che l’obiettivo è <strong>la</strong> determinazione di H 0 , in qualche modo è necessario<br />

individuare un metodo per determinare i restanti termini presenti nel<strong>la</strong> equazione<br />

di bi<strong>la</strong>ncio. L’unico mezzo per ottenere anche <strong>la</strong> velocità di frizione e gli altri parametri<br />

caratteristici del<strong>la</strong> turbolenza del SL è costituito dal<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> velocità<br />

del vento ad una quota z, da cui, con l’aiuto del<strong>la</strong> Re<strong>la</strong>zione di Simi<strong>la</strong>rità che<br />

ne descrive il profilo verticale, si ottiene <strong>la</strong> velocità di frizione u* e tutti gli altri<br />

parametri del<strong>la</strong> turbolenza del SL.<br />

L’ingrediente essenziale per ogni metodo di questa famiglia è <strong>la</strong> disponibilità del<strong>la</strong><br />

Radiazione Netta R N . Come si è visto, ai giorni nostri ciò non costituisce più un<br />

problema, dato che sono disponibili sensori economici e robusti che ne consentono<br />

una misura accurata. Comunque, in mancanza di una misura diretta di R N è<br />

sempre possibile una sua stima realistica con i metodi presentati in precedenza.<br />

Il metodo più utilizzato del<strong>la</strong> famiglia per <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> turbolenza del PBL (Van<br />

Ulden e Holts<strong>la</strong>g, 1985), ed impiegato nei processori meteorologici US_EPA<br />

METPRO (preprocessore meteorologico del modello di simu<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong><br />

<strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> CTDMPLUS), AIRMET (preprocessore di AERMOD),<br />

CALMET (preprocessore di CALPUFF) ed in molti altri è quello che viene qui di<br />

seguito illustrato. In Holts<strong>la</strong>g e van Ulden (1983) ed in Galinski e Thomson (1992)<br />

sono stati presentati i risultati di alcuni confronti fatti tra le previsioni ottenute da<br />

questo metodo e le misure dirette dei parametri caratteristici del<strong>la</strong> turbolenza<br />

atmosferica alle medie <strong>la</strong>titudini, mentre in Tirabassi e al. (1997) sono presentati i<br />

risultati di tali tecniche applicate ad una situazione antartica. Da questi riferimenti<br />

emerge come tali stime siano decisamente realistiche, soprattutto nelle situazioni<br />

convettive ed in presenza di terreno omogeneo e piatto, coperto da vegetazione<br />

bassa ed umida (prati del Nord Europa). La buona realisticità delle loro previsioni<br />

e <strong>la</strong> povertà dei dati meteorologici impiegati li ha resi adatti all’impiego in tutte<br />

quelle situazioni in cui si abbiano a disposizione solo misure meteorologiche di<br />

tipo aeronautico.<br />

Il metodo presenta due modi operativi, uno applicabile alle ore diurne e l’altro alle ore<br />

notturne.<br />

Se si considera una generica ora diurna per cui sia noto R N (che ovviamente sarà<br />

positivo), il primo problema che si deve affrontare è <strong>la</strong> determinazione del flusso di<br />

calore G 0 all’interfaccia suolo-aria. Ovviamente, come già visto, esistono metodi<br />

per <strong>la</strong> misura del flusso di calore entro il suolo.Va comunque detto che queste misure<br />

non sono molto comuni e quindi si presenta spesso <strong>la</strong> necessità di stimare G 0 in<br />

maniera più semplice. A tale proposito si può operare come proposto da Holts<strong>la</strong>g<br />

e van Ulden (1983) e da Stull (1988), ponendo:<br />

dove per η è stato proposto un valore tra 0.1 e 0.2. A questo punto è nota l’energia (R N -<br />

G 0 ) disponibile all’interfaccia suolo-aria ed il problema ora diventa lo stabilire come<br />

il suolo ripartisca tale ammontare di energia nel flusso turbolento sensibile ed in<br />

quello <strong>la</strong>tente.A tale proposito, il modello di Holts<strong>la</strong>g-Van Ulden impiega l’espressione<br />

per H 0 proposta dal celebre modello di Preistley-Taylor modificato, data da:<br />

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