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05.01.2015 Views

INQUINAMENTO, INQUINANTI E MODELLI che forniscono come output il danno previsto sugli organismi umani, la flora, la fauna, ecc. presenti nel punto considerato. Il loro lavoro può avere anche una valenza pianificatrice se i loro modelli, invece di essere applicati a situazioni realmente in atto, vengono impiegati per valutare scenari ipotetici conseguenti a differenti tipi di progetti di risanamento ambientale, dato che l’output di questi modelli potrebbe contribuire alla scelta di quale piano di risanamento ambientale adottare in un’ottica di sostenibilità ambientale. In sintesi, se si è in grado di fornire a tali modelli l’andamento spazio-temporale della concentrazione dei vari inquinanti di interesse, essi saranno poi in grado di stimarne le conseguenze.Tali conseguenze saranno reali se l’input è reale oppure saranno prevedibili se il loro input è il risultato di uno scenario di risanamento ambientale da valutare. 1.1.3 Le cause dell’inquinamento atmosferico Le cause dell’inquinamento atmosferico (per lo meno quelle che vengono prese in considerazione con la speranza di poter agire attivamente su di esse) sono le emissioni derivanti dalle attività umane. Chi si occupa di tale tematica è interessato a individuare le emissioni dalle diverse sorgenti esistenti sul territorio, a quantificarle e a contabilizzarle, in modo da definire qualitativamente e quantitativamente il nemico con cui si sta combattendo. Ciò, tuttavia, non esaurisce l’attività di questi professionisti. Ad essi si affida anche un compito progettuale-pianificatorio. Infatti dal loro lavoro, almeno concettualmente, devono generarsi anche in questo caso modelli in grado di associare ad una situazione ben definita di sorgenti emittenti (scenari) le emissioni dei vari inquinanti da esse dovute. Se lo scenario è quello attuale, il risultato dovrà coincidere con la contabilizzazione delle emissioni attuali, se lo scenario è una realtà ipotetica derivante dall’introduzione di variazioni nella distribuzione e nella consistenza delle sorgenti di emissione (cambio di combustibile, cambio di tecnologia, eliminazione di sorgenti, ecc.) il risultato sarà una nuova contabilizzazione delle emissioni che ci porterà a dire se il piano di intervento in studio è effettivamente un piano di risanamento o meno. 1.1.4 Dalle cause agli effetti Per comprendere quanto sia veramente efficace un piano di risanamento è necessario che sia possibile stabilire quale sia la distribuzione nello spazio e nel tempo della concentrazione dei vari inquinanti emessi. Se si riesce ad ottenere ciò, i modelli che descrivono gli effetti saranno in grado di valutare il danno che in un tale scenario può essere atteso per l’uomo, la flora, la fauna e gli altri elementi di interesse umano. Se, rispetto alla situazione attuale, tali danni risultassero inferiori, il piano di risanamento in esame sarebbe effettivamente tale e questi modelli riuscirebbero anche a determinarne il peso. Il passaggio logico tra emissioni e concentrazioni non è banale, come spesso si vorrebbe far credere. Lo sarebbe se l’atmosfera fosse un contenitore ideale in cui fosse possibile un rimescolamento istantaneo ed omogeneo delle differenti specie inquinanti. In effetti in una tale atmosfera irreale, detta E (g•s -1 ) l’emissione di un generico inquinante, C (g•m -3 s -1 ) la sua concentrazione in aria e V (m 3 ) il volume dell’atmosfera, tra E e C esisterebbe la semplicissima relazione di proporzionalità diretta C=E/V. Nulla di più lontano dalla realtà! Le emissioni vengono affidate alle masse d’aria in movimento rapido e turbolento e ne seguono le evoluzioni nello spazio e nel tempo.Vengono da esse trasportate e disperse ed in esse spesso hanno luogo complesse reazioni chimiche e fotochimiche, nonché passaggi di fase, capaci di alterare profondamente le caratteristiche chimiche dell’atmosfera nello spazio e nel tempo.Tutto ciò, che è poi la realtà che quotidianamente si osserva, porta a distruggere la proporzionalità diretta 13

INQUINAMENTO, INQUINANTI E MODELLI 14 e semplice tra emissioni e concentrazioni che ci si era illusi di considerare, facendoci cogliere immediatamente la complessità del problema. Ed è proprio a questa problematica che dedichiamo il resto dell’esposizione, con l’intenzione dichiarata di presentare ordinatamente, pazientemente (e non pedantemente) ed anche operativamente questa realtà complessa, per tanti versi affascinante. Risulta evidente come la capacità di stimare le concentrazioni derivanti da un dato scenario di emissioni sia un elemento chiave nella comprensione dell’inquinamento atmosferico e nella messa a punto di qualsiasi politica di risanamento. Questa capacità è quindi il collegamento essenziale tra il lavoro di chi si occupa di emissioni ed il lavoro di chi studia i danni (in ultima analisi l’unico elemento importante per quantificare l’inquinamento dell’aria, almeno seguendo il punto di vista androcentrico). Questa disciplina può essere indicata col termine generico di Modellizzazione della Dispersione degli Inquinanti in Aria e costituisce l’obiettivo di questa esposizione. L’esperienza maturata in questi ultimi decenni nella modellizzazione della dispersione degli inquinanti in aria ha evidenziato una realtà affascinante e complessa che ha resistito ad ogni forma di semplificazione e di banalizzazione. Il problema che ci si accinge ad affrontare è complesso e non semplificabile oltre un certo limite e dal saperlo affrontare dipende la possibilità di essere in grado di simulare realisticamente scenari differenti di risanamento ambientale e quindi di supportare attivamente gli interventi miranti alla sostenibilità ambientale. Questa esposizione, dedicata a chi desidera operare professionalmente nella modellizzazione della dispersione degli inquinanti in aria, si divide in due parti concettualmente distinte: • la prima parte è totalmente dedicata allo studio dell’ambiente atmosferico in cui ha luogo l’emissione, il trasporto e la dispersione degli inquinanti. Come sottolineato, ciò ha luogo normalmente nei pressi della superficie terrestre ed interessa una porzione relativamente limitata di atmosfera. Lo studio delle caratteristiche fisiche di tale strato (indicato come Planetary Boundary Layer, PBL) normalmente non rientra negli interessi della Meteorologia Generale e costituisce attualmente una disciplina autonoma denominata Micrometeorologia. La difficoltà insita nello studio del PBL deriva dal fatto che l’elemento che sovrintende al suo comportamento dinamico è la turbolenza dell’aria, concetto molto sfuggente, ma essenziale per comprendere perché e come gli inquinanti si diffondano nell’aria e perché la loro distribuzione spaziale e temporale sia tanto bizzarra e per certi versi imprevedibile. In questa parte presenteremo con un buon grado di dettaglio: - la descrizione fenomenologica del PBL, - il suo modello matematico concettuale, - i modelli numerici in grado di descriverlo operativamente e di fornire allo studio della dispersione degli inquinanti in aria le informazioni fondamentali per la determinazione della loro distribuzione spazio-temporale, - i metodi di misura e di stima delle variabili e dei parametri di interesse meteorologico e micrometeorologico. • Il resto dell’esposizione è dedicata completamente alla presentazione dei differenti modelli con cui si può stimare la dispersione degli inquinanti nel PBL.I

INQUINAMENTO, INQUINANTI E MODELLI<br />

14<br />

e semplice tra emissioni e concentrazioni che ci si era illusi di considerare, facendoci<br />

cogliere immediatamente <strong>la</strong> complessità del problema. Ed è proprio a questa<br />

problematica che dedichiamo il resto dell’esposizione, con l’intenzione<br />

dichiarata di presentare ordinatamente, pazientemente (e non pedantemente) ed<br />

anche operativamente questa realtà complessa, per tanti versi affascinante.<br />

Risulta evidente come <strong>la</strong> capacità di stimare le concentrazioni derivanti da un<br />

dato scenario di emissioni sia un elemento chiave nel<strong>la</strong> comprensione dell’inquinamento<br />

atmosferico e nel<strong>la</strong> messa a punto di qualsiasi politica di risanamento.<br />

Questa capacità è quindi il collegamento essenziale tra il <strong>la</strong>voro di chi si<br />

occupa di emissioni ed il <strong>la</strong>voro di chi studia i danni (in ultima analisi l’unico<br />

elemento importante per quantificare l’inquinamento dell’aria, almeno seguendo<br />

il punto di vista androcentrico). Questa disciplina può essere indicata col termine<br />

generico di Modellizzazione del<strong>la</strong> Dispersione <strong>degli</strong> Inquinanti in Aria e costituisce<br />

l’obiettivo di questa esposizione. L’esperienza maturata in questi ultimi<br />

decenni nel<strong>la</strong> modellizzazione del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in aria ha evidenziato<br />

una realtà affascinante e complessa che ha resistito ad ogni forma di<br />

semplificazione e di banalizzazione. Il problema che ci si accinge ad affrontare è<br />

complesso e non semplificabile oltre un certo limite e dal saperlo affrontare<br />

dipende <strong>la</strong> possibilità di essere in grado di simu<strong>la</strong>re realisticamente scenari differenti<br />

di risanamento ambientale e quindi di supportare attivamente gli interventi<br />

miranti al<strong>la</strong> sostenibilità ambientale.<br />

Questa esposizione, dedicata a chi desidera operare professionalmente nel<strong>la</strong><br />

modellizzazione del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in aria, si divide in due parti<br />

concettualmente distinte:<br />

• <strong>la</strong> prima parte è totalmente dedicata allo studio dell’ambiente atmosferico in<br />

cui ha luogo l’emissione, il trasporto e <strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong>. Come<br />

sottolineato, ciò ha luogo normalmente nei pressi del<strong>la</strong> superficie terrestre ed<br />

interessa una porzione re<strong>la</strong>tivamente limitata di atmosfera. Lo studio delle<br />

caratteristiche fisiche di tale strato (indicato come P<strong>la</strong>netary Boundary Layer,<br />

PBL) normalmente non rientra negli interessi del<strong>la</strong> Meteorologia Generale e<br />

costituisce attualmente una disciplina autonoma denominata<br />

Micrometeorologia. La difficoltà insita nello studio del PBL deriva dal fatto che<br />

l’elemento che sovrintende al suo comportamento dinamico è <strong>la</strong> turbolenza<br />

dell’aria, concetto molto sfuggente, ma essenziale per comprendere perché e<br />

come gli <strong>inquinanti</strong> si diffondano nell’aria e perché <strong>la</strong> loro distribuzione spaziale<br />

e temporale sia tanto bizzarra e per certi versi imprevedibile. In questa<br />

parte presenteremo con un buon grado di dettaglio:<br />

- <strong>la</strong> descrizione fenomenologica del PBL,<br />

- il suo modello matematico concettuale,<br />

- i modelli numerici in grado di descriverlo operativamente e di fornire<br />

allo studio del<strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> in aria le informazioni<br />

fondamentali per <strong>la</strong> determinazione del<strong>la</strong> loro distribuzione spazio-temporale,<br />

- i metodi di misura e di stima delle variabili e dei parametri<br />

di interesse meteorologico e micrometeorologico.<br />

• Il resto dell’esposizione è dedicata completamente al<strong>la</strong> presentazione dei differenti<br />

modelli con cui si può stimare <strong>la</strong> <strong>dispersione</strong> <strong>degli</strong> <strong>inquinanti</strong> nel PBL.I

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