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la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio

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LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />

to. In pratica il bi<strong>la</strong>ncio energetico risulta essere:<br />

dove ∆Q A rappresenta il trasporto termico orizzontale dovuto alle correnti marine,<br />

anch’esso non trascurabile. L’elemento peculiare dell’ambiente marino e<br />

soprattutto oceanico è il fatto che all’interfaccia mare-aria <strong>la</strong> maggior parte di<br />

energia disponibile viene dedicata all’evaporazione dell’acqua e ciò comporta<br />

che il rapporto di Bowen (Q H /Q E ) sia dell’ordine di 0.1.<br />

Nel caso di una situazione oceanica (Fig.2.36) <strong>la</strong> maggior parte di energia disponibile<br />

viene modu<strong>la</strong>ta dallo storage ∆Q S . Questa prevalenza del termine ∆Q S<br />

potrebbe far pensare a grandi variazione del<strong>la</strong> temperatura superficiale del mare,<br />

cosa ben lontana dal<strong>la</strong> realtà nelle acque oceaniche. Si pensi che <strong>la</strong> massima<br />

escursione annuale del<strong>la</strong> temperatura del<strong>la</strong> superficie marina è di circa 8°C a <strong>la</strong>titudini<br />

di 40° e solo di circa 2°C all’equatore e ciò dà l’idea di come <strong>la</strong> temperatura<br />

del mare sia quasi costante. La ragione di tutto ciò sta nel<strong>la</strong> trasparenza dell’acqua<br />

marina che diffonde <strong>la</strong> radiazione ad onda corta su un grande volume di<br />

acqua, nelle correnti e nel movimento superficiale che determinano un rapido e<br />

vasto rimesco<strong>la</strong>mento complessivo, nel<strong>la</strong> forte evaporazione superficiale che<br />

richiede un’enorme quantità di energia e nel<strong>la</strong> capacità termica dell’acqua che è<br />

eccezionalmente elevata.<br />

Fig.2.36: bi<strong>la</strong>ncio energetico per l’oceano (Oke, 1987).<br />

Non è facile dire quale sia <strong>la</strong> rugosità superficiale del mare, visto il suo continuo<br />

moto ondoso, a sua volta influenzato dal trasferimento di quantità di moto.<br />

Questa constatazione fa supporre che z 0 non possa essere una caratteristica assoluta<br />

del mare, ma sia in qualche modo il risultato di un’interazione dinamica con<br />

lo stato dell’atmosfera. Ciò è stato confermato sperimentalmente, avvalorando <strong>la</strong><br />

celebre re<strong>la</strong>zione di Charnock (1955):<br />

128<br />

dove a risulta pari a circa 0.018. La re<strong>la</strong>zione di Charnock sottolinea il fatto che<br />

<strong>la</strong> rugosità superficiale esercitata dal<strong>la</strong> superficie marina è dipendente dal flusso<br />

di quantità di moto (che a sua volta è dipendente dal<strong>la</strong> rugosità, originando <strong>la</strong><br />

controreazione che avevamo ipotizzato).<br />

Il profilo verticale del<strong>la</strong> velocità del vento nelle situazioni adiabatiche (le più<br />

comuni in ambiente marino) dipende da z 0 , dal<strong>la</strong> quota z a cui si misura il vento<br />

e dal movimento di deriva u s (velocità di drift) caratteristico del<strong>la</strong> superficie mari-

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