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la micrometeorologia e la dispersione degli inquinanti ... - ARPA Lazio

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LA MICROMETEOROLOGIA E LA CAPACITA’ DISPERDENTE DELL’ATMOSFERA<br />

strato di atmosfera in cui è rilevabile del<strong>la</strong> turbolenza. Pertanto <strong>la</strong> definizione corretta<br />

sarà h.Tale quota in qualche modo risentirà delle forzanti al suolo (<strong>la</strong> friction<br />

velocity in partico<strong>la</strong>re), anche se ad esse non potrà adeguarsi velocemente come<br />

nel caso convettivo.<br />

• il secondo elemento è il raffreddamento dell’aria, conseguenza del forte e progressivo<br />

raffreddamento del suolo. La situazione è molto differente dal<strong>la</strong> precedente,<br />

visto che il suolo può solo raffreddarsi e si raffredderà prevalentemente in<br />

maniera radiativa. In questo caso non è tanto <strong>la</strong> situazione al suolo a determinare<br />

l’estensione verticale a cui si è propagato il raffreddamento, quanto piuttosto il<br />

tempo trascorso dal termine dell’immissione di energia nel suolo (in ultima analisi<br />

il tempo dal tramonto). Pertanto ciò a cui si assiste è un progressivo aumento<br />

col trascorre del tempo dello spessore di atmosfera h i interessata da questo raffreddamento.<br />

All’inizio del<strong>la</strong> notte, soprattutto con velocità del vento elevata, h<br />

potrà essere maggiore di h i , mentre nelle ultime ore del<strong>la</strong> notte, soprattutto con<br />

venti deboli, potrebbe essere vero il viceversa. In quest’ultimo caso fino al<strong>la</strong> quota<br />

h sarà presente del<strong>la</strong> turbolenza, mentre a quote superiori, anche se inferiori ad h i<br />

<strong>la</strong> turbolenza sarà assente.<br />

Da tutto ciò non è facile dire quanto possa valere h e l’unico modo semplice per<br />

determinarlo è l’analisi dell’eco del SODAR (strumento elettroacustico che, ad<br />

intervalli rego<strong>la</strong>ri, invia un impulso sonoro e che successivamente analizza l’eco di<br />

ritorno). In Fig.2.34 è presentato l’andamento temporale dell’eco (ciò che normalmente<br />

viene chiamato il facsimile) in cui, per ragioni tecniche, il tempo cresce<br />

da destra a sinistra; per una sua interpretazione si ricordi che tanto più una parte<br />

del facsimile è scura, tanto maggiore è l’eco di ritorno e tanto più elevata è <strong>la</strong> turbolenza.<br />

Focalizzando l’attenzione sul<strong>la</strong> parte scura inferiore, risulta evidente uno<br />

strato turbolento vicino al suolo di circa 200 metri che inizia al tramonto e persiste<br />

per l’intera notte: questo è proprio l’altezza h cercata. In realtà in figura sono<br />

presenti altre zone scure a quote maggiori, che rappresentano solo situazioni locali<br />

di tipo differente.<br />

Fig.7.4: il fac-simile SODAR per una situazione notturna (Neff, 1986).<br />

Molto <strong>la</strong>voro è stato fatto per ottenere un modello che fosse in grado di descrivere<br />

h in funzione di parametri misurabili al suolo, anche se le conclusioni a cui si è<br />

giunti non sono incoraggianti, come evidenziato in Seibert e al. (1998). Il problema<br />

principale incontrato sta nel ritardo con cui <strong>la</strong> turbolenza si propaga verso l’alto.<br />

Considerando solo le situazioni in cui le forzanti al suolo potevano essere considerate<br />

sostanzialmente costanti per lungo tempo, sono state ottenute alcune re<strong>la</strong>-<br />

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