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Martin Heidegger: dallo gnosticismo alla gnosis ... - Politicamente.Net

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2) <strong>Heidegger</strong> crede che la storia dell’Essere si configuri come la messa in opera di alcuni mediatori<br />

«cosmici» tra cielo e terra, di eroi tragici, per così dire, che con la loro azione, con la loro «violenza<br />

creativa», aprono nuove vie di manifestazione all’Essere e si fanno mediatori tra l’ Essere e l’Esserci.<br />

3) <strong>Heidegger</strong> recupera, nonostante la critica a Platone da cui egli fa nascere la metafisica e,<br />

quindi, il nichilismo, la vocazione «basileica» della filosofia e assegna ai filosofi un ruolo-guida<br />

all’interno della polis. <strong>Heidegger</strong> si comporta come Platone a<br />

Siracusa, cioè vorrebbe svolgere la funzione di fhürer del fhürer, di spiritus rector di Hitler.<br />

Tuttavia, il Discorso del rettorato, pur anticipando tematiche che saranno sviluppate e approfondite nel<br />

pensiero heideggeriano successivo, si muove ancora in modo ambiguo e contraddittorio: da una parte<br />

<strong>Heidegger</strong> mette in luce il senso autentico della filosofia greca, cioè di quella forma di pensiero che i greci<br />

inaugurarono e che intende la filosofia come «l’interrogante star saldi nel cuore della totalità dell’essente che<br />

costantemente si cela»; dall’altra l’<strong>Heidegger</strong> politico di questi anni «non spinge fino in fondo la domanda<br />

radicale che porta a consunzione ogni positum e spinge <strong>alla</strong> fuga ogni Dio rivelato» 70 , ed egli finisce per<br />

interpretare la grecità in chiave gnostica.<br />

Nei Contributi <strong>alla</strong> filosofia, l’opera «esoterica» nella quale <strong>Heidegger</strong> ripensa radicalmente la rivoluzione<br />

nazionalsocialista e si adopera <strong>alla</strong> costruzione di una «Germania segreta» – una Germania ideale o possibile<br />

«di là da venire», in antitesi a quella ufficiale 71 –, egli ammette «di essersi illuso quanto al fatto che il<br />

nazionalsocialismo rappresentasse la Wesengestalt della verità dell’essere. Egli riconosce che quella credenza<br />

è stata una caduta nella trappola di ciò che è storico in senso volgare (historisches), poiché egli ha valutato e<br />

valorizzato cio-che-è-più-degno-di-essere-interrogato con i criteri delle Weltanschuungen» 72 .<br />

Eliminando la «trascendenza» dell’Essere rispetto agli enti e risolvendo l’Essere nell’immanenza dell’ente<br />

esplicitato nella storia ed effettivamente presente al pensiero dell’uomo, la manifestazione epocale<br />

dell’Essere non finiva per identificarsi con lo Zeitgeist, lo spirito dell’epoca, già ridicolizzato da Goethe nei<br />

versi del Faust in cui il poeta lo definisce come «ideologia dei padroni» 73 In questa immanentizzazione<br />

dell’Essere nell’ente, <strong>Heidegger</strong> non è forse rimasto impigliato nelle secche della filosofia della storia Anzi,<br />

di una filosofia della storia hegeliana 74 Egli avrebbe, secondo Voegelin, concepito l’Essere come parousia,<br />

ossia come un venire <strong>alla</strong> presenza, «pressappoco come un sovrano fa la sua comparsa». Voegelin considera la<br />

speculazione heideggeriana, almeno fino <strong>alla</strong> pubblicazione dell’ Introduzione <strong>alla</strong> metafisica, come il<br />

culmine del movimento gnostico post-classico che egli chiama «parusismo», riattivatosi nell’ 800 ad opera di<br />

Hegel e di cui, appunto, <strong>Heidegger</strong> costituirebbe «l’interprete più sottile e raffinato».<br />

<strong>Heidegger</strong> avrebbe, secondo Voegelin, ridotto «<strong>alla</strong> sua struttura essenziale» il complesso dei simboli gnostici<br />

elaborato dai filosofi del XIX secolo, depurandolo dalle «visioni del futuro legate a periodi e dalle immagini<br />

ridicole dell’uomo positivista, dell’uomo socialista e del superuomo. Al loro posto <strong>Heidegger</strong> pone l’essere<br />

stesso, al cui incombente dominio dobbiamo sottometterci» 75 . L’Essere è, dunque, «potenza» d’essere, ed è<br />

proprio «la potenza dell’essere che conferisce la sua autorità <strong>alla</strong> posizione del pensatore gnostico. Egli è il<br />

messaggero dell’essere, che egli interpreta come approssimantesi a noi dal futuro» 76 . Tale concezione<br />

70 F. VOLPI, <strong>Heidegger</strong> e l’ascesi del pensiero, op. cit., p. 257.<br />

71 I Contributi <strong>alla</strong> filosofia rappresentano per Fistetti una svolta radicale nel pensiero heideggeriano, nel senso che sono «l’ultimo<br />

disperato tentativo di ridisegnare la rivoluzione nazionalsocialista come una rivoluzione filosofica, cioè una trasformazione<br />

palingenetica dell’esistenza storica moderna guidata dal sapere sovrano del filosofo e da avanguardie intellettuali ad esso ispirate.<br />

Nei Beiträge, infatti, la kehre convive con l’aspirazione basileica del filosofo-legislatore che permea la speculazione<br />

heideggeriana fino all’Introduzione <strong>alla</strong> metafisica del ‘35» F. FISTETTI, <strong>Heidegger</strong> e la rivoluzione nazionalsocialista, in La<br />

Germania segreta di <strong>Heidegger</strong>, a cura di F. Fistetti, Bari 2001, p. 94.<br />

72 IDEM, <strong>Heidegger</strong> e l’utopia della polis, Genova 1999, p. 112.<br />

73 Nell’utopia della polis greco-tedesca, nella visione dell’Essere che trova la sua fondazione e destinazione storica nello spirito di<br />

popolo tedesco e nel führer il luogo, la realtà nella quale l’Essere stesso irrompe nella storia, <strong>Heidegger</strong> rinunciava ad uno dei<br />

presupposti fondamentali della sua filosofia: la «differenza ontologica» tra Essere e ente.<br />

74 Certo, <strong>Heidegger</strong> stesso nel 1936/37, nei Contributi, sente il bisogno di rimarcare le differenze della sua filosofia con quella<br />

hegeliana e di ribadire anzitutto a se stesso, visto che l’opera è rimasta inedita durante la vita di <strong>Heidegger</strong>, che i modi con cui il<br />

Sein è e perviene al Sagen, non ha nulla a che fare con l’Aufhebung hegeliano che s’incarica di togliere (superare -sublimare) le<br />

contraddizioni, ma, piuttosto, è qualcosa che ha a che fare con la lotta, con la contrapposizione, con la decisione, nel senso di<br />

decidere, tagliare, lacerare, introdurre una cesura.<br />

75 E. VOEGELIN, Il mito del mondo nuovo, op. cit., p. 99.<br />

76 Ibidem, pp. 96, 97.<br />

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