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Martin Heidegger: dallo gnosticismo alla gnosis ... - Politicamente.Net

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La morte non è un semplice «fatto» indifferente al sé. Se l’Esserci è un poter-essere, il non-ancora della morte<br />

gli appartiene costitutivamente qui ed ora. In quanto il sé riconosce come propria l’estrema possibilità della<br />

morte e l’assume su di sé anche emotivamente come il suo proprio limite negativo, il sé sta originariamente<br />

nella morte. Nella vita inautentica il sé fugge da se stesso, fugge dal tempo, fugge d<strong>alla</strong> sua nullità e dal suo<br />

proprio destino, che è l’essere-per-la-morte. Nella vita autentica, invece, il sé è redento dal «pubblico»<br />

attraverso la morte, non nel momento in cui egli muore, ma nel conoscere se stesso dall’inizio come un<br />

essere-per-la-morte: la morte rivela al sé il nulla nullificante di ogni suo progetto e del suo stesso fondamento.<br />

L’esistenza autentica è, così, secondo <strong>Heidegger</strong> solamente quella che comprende chiaramente e realizza<br />

emotivamente la radicale nullità dell’esistenza 59 .<br />

Soltanto la «decisione» di assumere su di sé la morte apre l’uomo all’esistenza autentica: essa ha però il segno<br />

negativo della crisi, è l’attimo (il kairos), il lampo di luce ( Augenblick), il momento di passaggio tra il<br />

progetto che ci getta in avanti e la deiezione che ci risospinge all’indietro. Non c’è un presente dove l’Esserci<br />

possa permanere e riposare 60 . «La morte, in quanto possibilità, non offre niente da realizzare all’Esserci e<br />

niente che esso possa essere come realtà attuale. Essa è la possibilità dell’impossibilità di ogni<br />

comportamento verso ogni esistere» 61 . Il sé è consegnato da se stesso a se stesso, <strong>alla</strong> sua fonte, il nulla. Dal<br />

nulla al nulla: il circolo chiude, ma la terra resta inabitabile.<br />

«Non sarà mai data una coappartenenza di uomo e natura in un presente diverso, che assuma uno spessore<br />

più largo di quel punto zero inospitale a cui è ridotto in Sein und Zeit» 62 .<br />

Ma <strong>Heidegger</strong> non conclude il suo percorso con Essere e tempo e tutta la sua riflessione successiva è un<br />

tentativo di uscire dal nichilismo e dalle aporie della dimensione coscienziale moderna.<br />

.<br />

59 Insieme con il mondo, sprofonda nel nulla anche l’esigenza di norme etiche relegate nel dominio del «pubblico» e della vita<br />

inautentica. «La morte rivela il sé nel suo assoluto isolamento e lo separa da tutte le umane relazioni sia morali che amorali».<br />

60 Se l’unico significato è posto nel trascendimento e nel progetto, nella ricerca continua di ulteriorità, non si dà alcuna possibilità di<br />

rimanere nel presente, che rimane privo di una propria consistenza ontologica: l’Esserci «nel presente» dimentica se stesso, cade e<br />

si perde in ciò che incontra nel mondo-ambiente di cui si prende cura o nel mondo degli altri di cui ha cura. Il presente di per sé è la<br />

dimensione dell’inautenticità, della Verfallenheit, del decadimento.<br />

61 M. HEIDEGGER, op. cit., p. 217.<br />

62 M. L. MARTINI, Un racconto dell’anima. Linguaggio e figure dell’immaginazione gnostica in <strong>Heidegger</strong>, op. cit., 103.<br />

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