New Tabloid n°5 - Ordine dei Giornalisti
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convegno / Il futuro del giornalismo<br />
Letizia Gonzales<br />
Letizia Gonzales<br />
presidente dell’<strong>Ordine</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardia<br />
La ricerca di Enrico Finzi, che dal 2008<br />
indaga il futuro della professione per<br />
il nostro ordine, ci mostra quello che<br />
sta avvenendo nel mondo dell’informazione<br />
odierno, con le notizie che<br />
rimbalzano da un media all’altro in un<br />
continuo ping pong. E i giornalisti<br />
Sono ancora loro il punto di partenza<br />
delle news o rischiano di doverle inseguire<br />
in questo frenetico universo<br />
della comunicazione tecnologica<br />
E le regole del buon giornalismo<br />
Come la mettiamo con l’approfondimento,<br />
la credibilità, la chiarezza, la<br />
deontologia che devono governare il<br />
nostro lavoro Sono interrogativi importanti<br />
per capire dove sta andando<br />
la nostra professione. La velocità del<br />
cambiamento deve far riflettere non<br />
solo i giornalisti, ma anche gli editori.<br />
È importante che riescano ad avere<br />
visioni più strategiche attraverso investimenti<br />
più tempestivi nel progresso<br />
tecnologico per non disperdere un<br />
patrimonio inestimabile per la qualità<br />
democratica di un Paese civile, qual è<br />
l’informazione. Il web sta diventando<br />
quindi sempre più protagonista dell’informazione<br />
e quest’anno abbiamo<br />
voluto utilizzare anche noi un social<br />
media come Twitter. Un esperimento<br />
che ha avuto successo. Il dibattito di<br />
oggi è stato anticipato da una twiki<br />
conference riuscitissima: 640 tweet<br />
in poco meno di tre ore e l’argomento<br />
per più di un’ora è stato il più seguito<br />
in Italia. La voglia di discutere sul<br />
futuro del giornalismo in rete e non<br />
solo mi porta a una riflessione su un<br />
altro tema “caldo” di questo periodo:<br />
la formazione permanente, che, dal<br />
prossimo gennaio, diventa obbligatoria<br />
anche per la nostra categoria. Essere<br />
iscritti a un ordine professionale<br />
vuol dire seguire l’evoluzione tecnica<br />
e culturale della propria professione.<br />
Gli ordini secondo la riforma della ministra<br />
Severino, dovranno impegnarsi<br />
su questo fronte. In Lombardia e lo<br />
dico con orgoglio, abbiamo iniziato<br />
nel 2008 ben prima del dpr Severino<br />
ad occuparci di aggiornamento<br />
attraverso convegni come quello di<br />
oggi, con il nostro giornale <strong>Tabloid</strong> e<br />
con i corsi che siamo riusciti a organizzare.<br />
Corsi dedicati in gran parte<br />
alle nuove tecnologie digitali, che,<br />
non a caso, hanno sempre avuto<br />
una richiesta molto superiore ai posti<br />
disponibili. L’aggiornamento obbligatorio<br />
sarà quindi un’occasione per<br />
tutti, mi auguro anche per gli editori,<br />
per rimettere al centro la qualità della<br />
professione, che come emerge dalla<br />
ricerca di Finzi, viene riconosciuta a<br />
chi sa fare il proprio mestiere.<br />
Marino Regini<br />
prorettore dell’Università degli studi<br />
di Milano<br />
Il tema del convegno di oggi è di<br />
particolare interesse per l’Università<br />
statale, che da diversi anni ospita i<br />
convegni dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia, ma soprattutto per<br />
gli allievi della scuola di giornalismo<br />
“Walter Tobagi”, che attiva congiuntamente<br />
con l’<strong>Ordine</strong> il master biennale,<br />
erede della tradizione dell’Ifg lombardo.<br />
Nella nostra scuola i giovani<br />
Mario Regini<br />
vengono preparati alla professione<br />
giornalistica con l’uso di tutte le tecnologie<br />
oggi disponibili, ma il nostro<br />
obiettivo è renderli sempre più competitivi,<br />
insegnando loro che un buon<br />
giornalista deve unire la capacità di<br />
saper cogliere la notizie a strumenti<br />
interpretativi che solo una adeguata<br />
preparazione culturale può garantire.<br />
Stiamo quindi sperimentando sempre<br />
nuove modalità di integrazione<br />
fra l’insegnamento delle nozioni di<br />
base per il mestiere del giornalista e<br />
quello che un’università può fornire<br />
in più, ossia strumenti sociologici,<br />
storici, politologici di interpretazione<br />
della realtà.<br />
Raffaella Calandra<br />
inviata Radio 24 e vicedirettrice<br />
Master in giornalismo<br />
dell’Università Statale di Milano<br />
Hegel definiva la lettura <strong>dei</strong> giornali la<br />
preghiera del mattino, oggi avrebbe<br />
cominciato a leggere digitando un<br />
hashtag. Una cosa è certa: il modo<br />
d’informarsi <strong>dei</strong> lettori comuni come<br />
<strong>dei</strong> professionisti del settore, è cambiato.<br />
Oggi si passa velocemente dalla<br />
lettura di un giornale a visionare<br />
un sito o a inviare un commento su<br />
un social network. Questo è il dato<br />
da cui partire. Non a caso qualche<br />
anno fa il NYTimes ha chiamato come<br />
amministratore delegato l’ex direttore<br />
della Bbc, Mark Thompson, noto per<br />
essere stato un enfant prodige del social<br />
network e sostenitore delle nuove<br />
tecnologie. Appare chiaro quindi che<br />
anche gli editori considerano i contenuti<br />
come produzione unica.<br />
Raffaella Calandra<br />
22 <strong>Tabloid</strong> 5 / 2012