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Antisemitismo e letteratura in Inghilterra - Sei

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<strong>Antisemitismo</strong> e<br />

<strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

CULTURA,<br />

CIVILTÀ<br />

E RELIGIOSITÀ<br />

ipertesto<br />

L’accusa di omicidio rituale<br />

Gli ebrei arrivarono <strong>in</strong> <strong>in</strong>ghilterra nell’xi secolo, chiamati dagli <strong>in</strong>vasori normanni, che<br />

si sforzavano di potenziare l’economia del paese; a tal f<strong>in</strong>e, c’era bisogno di abili f<strong>in</strong>anzieri,<br />

dotati di capitali e disposti a prestarli a chi volesse <strong>in</strong>vestirli <strong>in</strong> migliorie agricole,<br />

<strong>in</strong> massicce azioni di dissodamento oppure <strong>in</strong> attività connesse alla produzione, la lavorazione<br />

e l’esportazione della lana. A quel tempo, il prestito a <strong>in</strong>teresse era ancora vietato<br />

ai cristiani e sprezzantemente denom<strong>in</strong>ato usura, a presc<strong>in</strong>dere dal tasso applicato; molti<br />

mercanti italiani ignoravano il divieto ecclesiastico e associavano frequentemente l’attività<br />

creditizia a quella commerciale. I re d’<strong>Inghilterra</strong>, tuttavia, come altri pr<strong>in</strong>cipi sul<br />

cont<strong>in</strong>ente, preferirono affidarsi prevalentemente a f<strong>in</strong>anzieri ebrei, cui la Chiesa consentiva<br />

di svolgere il mestiere di usurai: <strong>in</strong>fatti, a giudizio delle autorità religiose cristiane,<br />

per il fatto di non accettare Cristo gli israeliti erano già condannati all’<strong>in</strong>ferno; se a<br />

quel primo e fondamentale peccato avessero aggiunto anche quello del prestare a usura,<br />

la loro posizione ultraterrena non sarebbe mutata di molto.<br />

Nel xii secolo, gli ebrei acquisirono un ruolo determ<strong>in</strong>ante e decisivo nella vita economica<br />

<strong>in</strong>glese; ben presto, però, la loro potenza suscitò <strong>in</strong>vidie e rancori, che si manifestarono<br />

<strong>in</strong> occasione dell’entusiasmo suscitato dalla seconda crociata, bandita nel 1145, dopo che<br />

Quent<strong>in</strong> Metsys,<br />

Gli usurai. La Chiesa<br />

cattolica permetteva<br />

agli ebrei di svolgere<br />

ilmestiere di usurai.<br />

IPERTESTO B<br />

1<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

UNITÀ V<br />

2<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

Riferimento<br />

1 storiografico<br />

pag. 9<br />

i musulmani avevano espresso i primi segnali di volontà di riscossa e mostrato di voler<br />

cacciare i cristiani dai territori conquistati durante la prima crociata (1096-1099). <strong>in</strong> questa<br />

occasione, la violenza aveva <strong>in</strong>vestito soprattutto gli ebrei delle città tedesche situate<br />

nella valle del reno. Attacchi e aggressioni alle comunità israelite si registrarono, però, anche<br />

<strong>in</strong> Francia e <strong>in</strong> <strong>in</strong>ghilterra, determ<strong>in</strong>ati dal nuovo clima di fanatismo crociato e odio<br />

antiebraico. <strong>in</strong> <strong>in</strong>ghilterra, nello specifico, nacque una nuova accusa antisemita, sconosciuta<br />

<strong>in</strong> passato <strong>in</strong> contesto cristiano e dest<strong>in</strong>ata a mantenersi viva f<strong>in</strong>o al xx secolo.<br />

La nuova calunnia è di solito denom<strong>in</strong>ata accusa del sangue o accusa di omicidio rituale.<br />

La sua orig<strong>in</strong>e risale al 1144, quando, nel bosco di Norwich, fu scoperto il cadavere<br />

di un ragazzo e gli ebrei furono accusati di averlo assass<strong>in</strong>ato. Qualche anno più tardi,<br />

il monaco omas di Monmouth rese l’accusa ancora più grave e <strong>in</strong>famante, affermando<br />

che non si trattava di un episodio isolato: a suo giudizio, ogni anno, un gruppo di rabb<strong>in</strong>i<br />

si radunava per decidere <strong>in</strong> quale paese uccidere un cristiano, e procedeva poi a compiere<br />

l’efferato delitto. tale assass<strong>in</strong>io era una sorta di ripetizione dell’uccisione di Cristo:<br />

per questo, poiché la vittima ideale era un cristiano puro e <strong>in</strong>nocente, di preferenza si sceglieva<br />

un bamb<strong>in</strong>o.<br />

Nel giro di qualche decennio, l’accusa sorta <strong>in</strong> <strong>in</strong>ghilterra varcò la Manica e giunse sul<br />

cont<strong>in</strong>ente, arricchendosi di nuovi elementi. <strong>in</strong>fatti, all’<strong>in</strong>izio del xiii secolo si sparse la<br />

voce secondo la quale il sangue del cristiano assass<strong>in</strong>ato sarebbe un <strong>in</strong>grediente essenziale<br />

del pane azzimo, consumato dagli ebrei durante la cena pasquale. La Bibbia,<br />

tuttavia, proibisce esplicitamente agli israeliti non solo l’omicidio, ma anche l’assunzione<br />

di qualsiasi tipo di sangue, pers<strong>in</strong>o di quello degli animali utilizzabili per f<strong>in</strong>i alimentare.<br />

L’evidenza della menzogna, <strong>in</strong> questo caso, fu talmente palese, da sp<strong>in</strong>gere le autorità<br />

cristiane a smentire pubblicamente l’odiosa accusa, che trasformava gli ebrei <strong>in</strong> crim<strong>in</strong>ali<br />

al limite del cannibale, disposti a compiere delitti orrendi, che li avrebbero automaticamente<br />

esclusi dal consorzio umano e giustificato il loro sterm<strong>in</strong>io (di lì a qualche<br />

tempo, <strong>in</strong>fatti, sarebbero stati stritolati da un meccanismo simile prima i templari, all’<strong>in</strong>izio<br />

del xiv secolo, e poi le donne accusate di essere streghe).<br />

il primo a muoversi fu l’imperatore Federico II, che dopo un’accurata <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e tesa a scoprire<br />

la verità pubblicò nel 1236 una bolla nella quale si dichiarava falsa la calunnia relativa<br />

all’omicidio rituale. più tardi, nel 1247, prese posizione ufficiale anche papa <strong>in</strong>nocenzo<br />

iv; <strong>in</strong> un solenne documento sulla questione, ribadiva che le leggi degli ebrei<br />

vietavano di far uso di sangue e prescrivevano di non uccidere. e <strong>in</strong>vece, lamentava il pontefice,<br />

«dovunque si trovi un cadavere, l’omicidio viene imputato con malvagità agli ebrei.<br />

vengono perseguitati con il pretesto di simili favole e di altre ancora. e, <strong>in</strong> contrasto con<br />

i privilegi accordati loro dalla santa sede Apostolica, è loro negato un regolare processo<br />

e giudizio. <strong>in</strong> spregio a tutte le norme di giustizia, gli ebrei vengono spogliati dei loro averi,<br />

affamati, imprigionati e torturati, tanto che la loro sorte è forse peggiore di quella toccata<br />

ai loro padri <strong>in</strong> egitto».<br />

Letteratura e teatro veicoli di antisemitismo<br />

Malgrado queste solenni prese di posizione, il fenomeno dell’imputazione di omicidio rituale<br />

non cessò; anzi, le accuse e i processi si moltiplicarono col tempo. Nel 1475, quando<br />

fu trovato ucciso, a trento, un bamb<strong>in</strong>o di nome simone, numerosi ebrei furono accusati<br />

di averlo assass<strong>in</strong>ato, vennero torturati e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e giustiziati. Nel 1582, simone da trento<br />

fu beatificato, a seguito delle pressioni popolari. <strong>in</strong> genere, erano i predicatori it<strong>in</strong>eranti<br />

a <strong>in</strong>sistere su questo tema, ignorando le bolle e i pronunciamenti ufficiali delle autorità;<br />

allo stesso modo, <strong>in</strong> occasione del venerdì santo, le omelie e le sacre rappresentazioni diffondevano<br />

un’immag<strong>in</strong>e stereotipata dell’ebreo, dip<strong>in</strong>to come un essere sadico e demoniaco.<br />

Nel 1290, gli ebrei furono espulsi dall’<strong>Inghilterra</strong>. A partire da quella data, è del tutto<br />

assurdo e impossibile <strong>in</strong>dividuare una qualsiasi motivazione di tipo economico nell’odio<br />

che la cultura <strong>in</strong>glese, a tutti i livelli, manifesta nei confronti degli israeliti. <strong>in</strong> questo caso<br />

limite – un antisemitismo virulento, <strong>in</strong> un contesto affatto privo di ebrei – è chiaro che<br />

il ruolo decisivo dev’essere attribuito alla religione e ai pregiudizi che essa aveva con-<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


tribuito a diffondere e a consolidare.<br />

A livello letterario, il testo più celebre<br />

è senza dubbio il Racconto della<br />

priora, che si <strong>in</strong>contra nei Racconti<br />

di Canterbury di Geoffrey<br />

Chaucer. L’autore scrisse l’opera a<br />

partire dal 1387; la novella <strong>in</strong> questione,<br />

<strong>in</strong>vece, si ispira al caso di<br />

Ugo da L<strong>in</strong>coln, un bamb<strong>in</strong>o trovato<br />

morto nel 1255. secondo la<br />

monaca che – nella f<strong>in</strong>zione di<br />

Chaucer – narra la vicenda, <strong>in</strong><br />

«una grande città dell’Asia» gli<br />

ebrei uccisero un bamb<strong>in</strong>o che era<br />

solito attraversare il loro quartiere<br />

cantando un <strong>in</strong>no a Maria verg<strong>in</strong>e.<br />

i term<strong>in</strong>i usati sono sempre forti e<br />

durissimi: a giudizio della priora, l’idea<br />

dell’omicidio fu <strong>in</strong>stillata nella<br />

mente degli israeliti dal «nostro<br />

primo nemico, quel serpente di satana,<br />

che ha deposto un vespaio nel<br />

cuore dei giudei». tuttavia, il delitto<br />

di quelli che sono sprezzantemente<br />

chiamati «razza maledetta di<br />

nuovi erodi» non restò segreto, <strong>in</strong><br />

virtù di un grande miracolo compiuto<br />

dalla Madonna: sebbene<br />

avesse la gola tagliata, e sebbene il<br />

suo cadavere fosse stato gettato <strong>in</strong><br />

un pozzo («anzi, <strong>in</strong> una latr<strong>in</strong>a vi<br />

dico che lo gettarono quegli ebrei,<br />

proprio dove loro andavano a svuotarsi le <strong>in</strong>teriora!»), il bimbo riprese a cantare, f<strong>in</strong>o a<br />

quando non fu scoperto dalle autorità, che seppellirono <strong>in</strong> modo solenne il piccolo martire<br />

e condannarono a morire «fra il tormento e il disonore» i suoi assass<strong>in</strong>i.<br />

A livello teatrale, un messaggio simile era trasmesso agli <strong>in</strong>glesi dai quadri della Passione,<br />

capaci di raggiungere anche la grande massa degli analfabeti, <strong>in</strong> quanto erano messi <strong>in</strong> scena<br />

il venerdì santo, sui sagrati delle chiese. ignorando o m<strong>in</strong>imizzando il ruolo di ponzio<br />

pilato e dei romani, <strong>in</strong> queste sacre rappresentazioni gli ebrei erano sistematicamente<br />

presentati come gli unici responsabili della morte di Cristo. <strong>in</strong>oltre, erano israeliti coloro<br />

che materialmente <strong>in</strong>chiodavano Gesù sul patibolo e <strong>in</strong>nalzavano la croce: personaggi<br />

sadici e crudeli, <strong>in</strong> queste loro attività si sforzavano di far patire al crocefisso tutte le sofferenze<br />

possibili, dichiaravano di essere perfettamente consapevoli della gravità del peccato di cui<br />

si macchiavano e – comportandosi da veri e propri demoni – rifiutavano sdegnosamente<br />

il perdono div<strong>in</strong>o.<br />

Molti dei testi che ci sono pervenuti sono del Quattrocento e per molti aspetti vanno considerati<br />

come i precursori della grande rivoluzione teatrale che si sviluppò a Londra nel<br />

secolo seguente, al tempo di elisabetta i (1558-1603). Quanto ai temi e ai contenuti, va<br />

ricordato che essi furono ancora rappresentati per molto tempo, almeno f<strong>in</strong>o alla metà<br />

del secolo, cioè f<strong>in</strong>o al momento <strong>in</strong> cui l’<strong>in</strong>ghilterra non aderì <strong>in</strong> modo completo e irreversibile<br />

alla riforma. il pubblico dell’età elisabettiana, dunque, era perfettamente preparato<br />

e psicologicamente disponibile ad assistere a un’opera teatrale <strong>in</strong> cui gli ebrei fossero<br />

descritti come dei sadici e perversi crim<strong>in</strong>ali; e questo anche se da tre secoli <strong>in</strong> <strong>in</strong>ghilterra<br />

non c’erano più ebrei.<br />

Una rappresentazione<br />

teatrale <strong>in</strong> una stampa<br />

<strong>in</strong>glese del xvII secolo.<br />

ipertesto<br />

IPERTESTO B<br />

3<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

La Passione di Cristo<br />

DOCUMENTI<br />

Il testo seguente proviene da un’opera <strong>in</strong>titolata La Crocifissione, che a sua volta fa parte del<br />

cosiddetto Ciclo di Wakefield, comprendente 32 copioni teatrali, denom<strong>in</strong>ati plays. L’opera è databile<br />

al 1425 circa e mostra il ruolo che il teatro sacro svolse <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong> come veicolo di diffusione<br />

dell’antisemitismo a livello popolare.<br />

GESÙ: […] Padre, che siedi <strong>in</strong> trono, perdona loro questa colpa. Questa grazia ti chiedo<br />

– ché non sanno quel che si fanno, né colui che hanno ucciso.<br />

PRIMO TORTURATORE: Oh, sì, sappiamo bene quel che facciamo.<br />

SECONDO TORTURATORE: Sì, se ne accorgerà presto.<br />

TERZO TORTURATORE: Ma vada all’<strong>in</strong>ferno! Crede forse che ci curiamo di come può soffrire<br />

QUARTO TORTURATORE: Vorrebbe ritardare la sua morte, questo vorrebbe fare, ve lo dico io.<br />

PRIMO TORTURATORE: Avanti, tutti <strong>in</strong>sieme solleviamo questa croce.<br />

SECONDO TORTURATORE: Sì, e lasciamola cadere nel fosso: questo lo farà andare <strong>in</strong> pezzi.<br />

TERZO TORTURATORE: Sì, gli strapperà un membro dopo l’altro.<br />

QUARTO TORTURATORE: Gli spezzerà le giunture. Avanti, vediamo chi va meglio.<br />

A. LoMBArdo (a cura di), Teatro <strong>in</strong>glese delMedioevo e delR<strong>in</strong>ascimento, sansoni, Firenze 1991, p. 54<br />

UNITÀ V<br />

4<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

Christopher Marlowe<br />

<strong>in</strong> un ritratto del1585<br />

di autore ignoto.<br />

L’ebreo di Malta<br />

Quando William Shakespeare, <strong>in</strong>torno al 1587, giunse a Londra, vi era una fiorente<br />

<strong>in</strong>dustria teatrale, <strong>in</strong> cui la componente economica e imprenditoriale aveva un posto di<br />

primaria importanza. La capitale del regno ospitava circa 200 000 abitanti e poiché la<br />

gente aveva voglia di svagarsi e di divertirsi, la città<br />

com<strong>in</strong>ciò a dotarsi di strutture di vario genere,<br />

fra cui spiccavano i luoghi per le esecuzioni<br />

capitali, i bordelli e soprattutto le arene, <strong>in</strong><br />

cui avevano luogo combattimenti molto<br />

cruenti tra animali (ad esempio orsi contro<br />

cani). Ma, nel 1567, il mercante lond<strong>in</strong>ese<br />

John Brayne ebbe l’idea di costruire<br />

il primo teatro pubblico <strong>in</strong>dipendente,<br />

che prese il nome di Red Lion. A Londra,<br />

non era stato più costruito<br />

niente di simile dal tempo dell’impero<br />

romano. Nove anni<br />

dopo, venne eretto un secondo<br />

edificio, chiamato semplicemente<br />

The Theatre, e presto ne<br />

sarebbero seguiti altri (il Rose, lo<br />

Swan, il Red Bull, il Fortune e<br />

l’Hope). A tutti questi si aggiunse<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, nel 1598, The<br />

Globe, il teatro <strong>in</strong> cui venne rappresentata<br />

la maggior parte delle<br />

opere mature di shakespeare.<br />

<strong>in</strong> un primo tempo, il drammaturgo<br />

<strong>in</strong>glese più famoso fu<br />

Christopher Marlowe, un <strong>in</strong>dividuo complesso, che amava gli eccessi e morì durante una<br />

rissa nel 1593. i personaggi delle sue opere sono <strong>in</strong> genere figure che non sanno porsi alcun<br />

limite, nella loro ricerca di potenza, di sapienza o di denaro. sono figure tragiche perché<br />

vorrebbero, a modo loro, superare l’umano, sfidare dio e le sue regole, ma risultano<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e sconfitte dal tempo, dalla caducità che <strong>in</strong>veste e distrugge tutte le realtà terrene, o<br />

più semplicemente dalla giustizia umana e div<strong>in</strong>a, che ha ragione della loro empietà.<br />

La tragedia <strong>in</strong>titolata L’ebreo di Malta fu composta da Marlowe nel 1589. L’opera si <strong>in</strong>serisce<br />

<strong>in</strong> un quadro più ampio, cioè fa parte di una trilogia di testi teatrali che avevano<br />

per tema il titanismo: i personaggi di questi drammi, <strong>in</strong>fatti, come i mitologici titani,<br />

si caratterizzano per il fatto di non accettare limitazioni di nessun tipo ai loro desideri<br />

e alle loro brame. Nel caso di Tamerlano, si tratta di brama di potere politico, da<br />

conquistare e da mantenere a qualunque costo e con ogni mezzo, secondo il più puro<br />

<strong>in</strong>segnamento machiavelliano; nel caso del Doctor Faustus, il protagonista è avido di sapere<br />

e di conoscenza, e per realizzare il suo obiettivo è disposto perf<strong>in</strong>o a stipulare un<br />

patto con il demonio.<br />

il protagonista dell’Ebreo di Malta si chiama Barabba, un nome che vuole richiamare alla<br />

memoria del lettore cristiano l’assass<strong>in</strong>o che, secondo il Nuovo testamento, il popolo volle<br />

libero al posto di Cristo. Barabba è <strong>in</strong>saziabile di ricchezze. per aumentarle o difenderle<br />

viola ogni legge morale, esattamente come fanno i pr<strong>in</strong>cipi che, per conservare il potere,<br />

sono disposti a compiere ogni sorta di delitto. significativamente, nel Prologo del dramma,<br />

a scena ancora chiusa compare il fantasma di Machiavelli, che riassume la storia che<br />

di lì a poco sarebbe comparsa sotto gli occhi dello spettatore.<br />

Nel caso di Barabba, tuttavia, la malvagità non è un semplice mezzo per conseguire<br />

un f<strong>in</strong>e, per sottrarsi all’anonimato ed emergere dalla massa, oppure per conquistare<br />

e mantenere il potere (come nel caso di tamerlano, nell’opera omonima). Barabba, nell’Ebreo<br />

di Malta, appare come una specie di demonio <strong>in</strong> carne e ossa, di essere diabolico<br />

che si realizza nel compiere il male, come emerge dalle terribili parole della scena<br />

iii dell’Atto ii.<br />

Barabba, l’ebreo di Marlowe<br />

DOCUMENTI<br />

Marlowe condensa <strong>in</strong> poche righe tutti i pregiudizi contro gli ebrei che erano sorti durante il Medioevo.<br />

F<strong>in</strong> dal tempo della peste nera, gli ebrei erano accusati di avvelenare i pozzi, di praticare l’usura<br />

e di uccidere i bamb<strong>in</strong>i cristiani. Marlowe mostra di condividere del tutto queste accuse, ampiamente<br />

diffuse tra gli <strong>in</strong>glesi, malgrado l’assenza di israeliti sul territorio <strong>in</strong>glese f<strong>in</strong> dal 1290. Nel caso<br />

dell’Ebreo di Malta, le credenze degli spettatori e quelle dell’autore co<strong>in</strong>cidevano perfettamente.<br />

Io m’aggiro di notte sotto le mura, là dove tanti <strong>in</strong>fermi gemono, e li uccido; spesso<br />

vado attorno ad avvelenare i pozzi; talvolta anche, per dimostrar quanto bene io voglia ai<br />

ladri cristiani, sono ben contento di privarmi di un po’ del mio denaro pur di vederli – mentr’io<br />

passeggio sulla mia loggia – passar di lì prigionieri, <strong>in</strong> catene. Quand’ero giovane studiai<br />

medic<strong>in</strong>a ed <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciai a praticarla <strong>in</strong> Italia; là resi ricchi i preti con funerali su funerali,<br />

e per opera mia le mani dei sagrestani eran sempre <strong>in</strong> moto a scavar tombe e a sonar<br />

campane a morto. Dopo di ciò fui <strong>in</strong>gegnere e nella guerra tra Francia e Germania, col pretesto<br />

d’aiutar Carlo V, feci strage d’amici e nemici con le mie <strong>in</strong>venzioni. Poi fui usuraio;<br />

e a furia d’estorsioni, di truffe, di confische, facendo il sensale, accettando pegni, <strong>in</strong> un<br />

anno popolai di falliti le prigioni e di piccoli orfani gli ospizi. Ogni mese qualcuno impazziva<br />

per causa mia; v’era pers<strong>in</strong>o chi s’impiccava pel dolore, appuntandosi al petto un gran<br />

cartiglio ove stava scritto com’io lo avessi torturato con l’esigere gli <strong>in</strong>teressi. Ma guarda<br />

come, dal rendere <strong>in</strong>felici tutti costoro, è venuta a me la felicità! Oggi io son tanto ricco<br />

che potrei comperare la città <strong>in</strong>tera.<br />

C. MArLowe, Tamerlano. Dottor Faustus. L’ebreo di Malta, teA, Milano 1992,<br />

pp. 318-319, trad. it. M.A. ANdreoNi d’ovidio<br />

ipertesto<br />

IPERTESTO B<br />

5<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

Per quale motivo si può parlare di natura demoniaca di Barabba<br />

Si può affermare che la tendenza di Barabba a compiere il male è razionale, cioè dettata da un<br />

preciso <strong>in</strong>teresse e tornaconto personale Motiva la tua risposta.<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

UNITÀ V<br />

6<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

Riferimento<br />

2 storiografico<br />

pag. 11<br />

Ritratto di William<br />

Shakespeare.<br />

Il mercante di Venezia<br />

sicuramente, Shakespeare conosceva L’ebreo di Malta di Marlowe e ha tratto spunto<br />

da esso; al di là degli <strong>in</strong>numerevoli paralleli testuali che è possibile istituire, si pensi<br />

semplicemente al fatto che, <strong>in</strong> entrambe le opere, la figlia prediletta dell’ebreo si <strong>in</strong>namora<br />

di un cristiano e lo sposa. tuttavia, l’atmosfera complessiva che si respira nell’opera<br />

shakespeariana è profondamente diversa da quella del dramma marlowiano. <strong>in</strong><br />

primo luogo, Il mercante di Venezia è caratterizzato dall’<strong>in</strong>treccio di due vicende, una<br />

tragica e drammatica, l’altra leggera: l’affare della libbra di carne e la questione del matrimonio<br />

di porzia. A differenza dell’Ebreo di Malta e di numerose altre opere dello<br />

stesso shakespeare, Ilmercante di Venezia non appartiene a un genere preciso: non è<br />

né una tragedia (<strong>in</strong> virtù del suo f<strong>in</strong>ale, lieto, almeno per i personaggi cristiani), né una<br />

commedia allegra e spensierata. F<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio, il testo ci si presenta all’<strong>in</strong>segna dell’ambiguità<br />

e della complessità.<br />

Nella scena <strong>in</strong>iziale, Bassanio chiede aiuto f<strong>in</strong>anziario all’amico Antonio (il mercante<br />

di Venezia di cui parla il titolo) per poter sembrare ricco agli occhi di porzia, ereditiera<br />

di Belmonte, che per volontà di suo padre potrà sposare solo chi v<strong>in</strong>cerà la lotteria dei<br />

tre scrigni. Antonio, per aiutare Bassanio, chiede 3000 ducati, per tre mesi, all’usuraio<br />

ebreo shylock. <strong>in</strong>vece degli <strong>in</strong>teressi, tuttavia, il banchiere chiede, <strong>in</strong> caso di <strong>in</strong>solvenza,<br />

una libbra di carne di Antonio, che a più riprese, <strong>in</strong> passato, ha <strong>in</strong>sultato e<br />

disprezzato lo stesso shylock. Gessica, figlia di shylock, si è nel frattempo <strong>in</strong>namorata<br />

di Lorenzo (un amico di Bassanio), che elabora un astuto piano per prendere all’ebreo<br />

sia la ragazza sia le ricchezze; <strong>in</strong>fatti, mentre shylock è a cena da Bassanio, Gessica<br />

fugge di casa portando con sé una grande quantità d’oro e di gioielli.<br />

A Belmonte, si presentano a porzia dapprima il pr<strong>in</strong>cipe del Marocco<br />

(che sceglie lo scrigno d’oro) e il pr<strong>in</strong>cipe d’Aragona<br />

(che sceglie lo scrigno d’argento). Lasciandosi guidare<br />

solo dalle apparenze, hanno sbagliato scrigno;<br />

Bassanio <strong>in</strong>vece, arrivato a Belmonte, apre quello<br />

giusto, di piombo, e può sposare porzia. Ma<br />

una lettera lo <strong>in</strong>forma che Antonio si trova<br />

<strong>in</strong> gravi difficoltà: poiché tutte le navi del<br />

mercante hanno fatto naufragio, Antonio<br />

non ha denaro per saldare il suo debito con<br />

shylock, che da parte sua, irremovibile,<br />

vuole la sua libbra di carne.<br />

sarà porzia a escogitare il sistema per salvare<br />

Antonio: dopo essersi travestita da<br />

giurista, si presenta <strong>in</strong> tribunale e sostiene<br />

la tesi secondo cui il contratto stipulato<br />

da Antonio prevede sì la consegna di una<br />

libbra di carne, ma non parla assolutamente<br />

di sangue. Qu<strong>in</strong>di, a rigore, l’ebreo potrà<br />

prendersi la sua libbra di carne, solo se riuscirà<br />

a non versare nemmeno una goccia di sangue del<br />

mercante cristiano. Alla f<strong>in</strong>e della discussione, shylock<br />

è costretto da porzia non solo a r<strong>in</strong>unciare alla sua<br />

penale, ma anche a farsi cristiano e a cedere tutti i suoi beni<br />

(dopo la morte) alla figlia.<br />

porzia, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, mentre è ancora travestita da giurista chiede <strong>in</strong> dono a Bassanio un anello<br />

che ella stessa gli aveva dato, <strong>in</strong>giungendogli di non separarsene mai. tornata a Belmonte,<br />

porzia dapprima rimprovera Bassanio, ma poi svela il suo trucco al processo e perdona il<br />

marito per la leggerezza con cui è venuto meno al giuramento di conservare per sempre<br />

l’anello, pegno del suo amore per la moglie.<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


Normalità e diversità a confronto<br />

prima di addentrarci nell’analisi della figura di shylock, conviene soffermarci su Antonio,<br />

il cui tratto dom<strong>in</strong>ante, all’<strong>in</strong>izio dell’opera, è la mal<strong>in</strong>conia. Un numero elevato di<br />

critici mette <strong>in</strong> diretta connessione questa tristezza di Antonio (per la quale egli dice di<br />

non saper trovare una spiegazione plausibile) con il profondo affetto che egli nutre per<br />

Bassanio: si tratterebbe, <strong>in</strong> pratica, di un amore omosessuale. Antonio stesso (prima ancora<br />

della società) condanna e tenta di cancellare questo suo sentimento; ma <strong>in</strong>vece, al<br />

massimo, riesce soltanto a rimuoverlo, a nasconderlo.<br />

Anche il mercante Antonio, dunque, è un escluso, un isolato rispetto al mondo normale<br />

che lo circonda. Ma poiché, <strong>in</strong> realtà, è <strong>in</strong>capace<br />

di accettare la propria diversità, deve sforzarsi<br />

con ogni mezzo di ribadire la propria normalità,<br />

di mettere <strong>in</strong> mostra che condivide appieno<br />

i valori dom<strong>in</strong>anti e socialmente apprezzati<br />

del gruppo <strong>in</strong> cui è <strong>in</strong>serito. ecco perché, forte<br />

del suo essere cristiano (cioè della sua piena appartenenza,<br />

sotto questo profilo, alla comunità dei<br />

normali) assume nei confronti del diverso religioso<br />

e culturale (l’ebreo) un atteggiamento di disprezzo<br />

particolarmente accentuato, sicuramente più<br />

aspro di quello di tutti gli altri personaggi dell’opera.<br />

il suo odio verso shylock (e, più <strong>in</strong> generale,<br />

verso gli ebrei) non è una conseguenza del<br />

micidiale contratto proposto dall’usuraio: al<br />

contrario, come emerge chiaramente da tutta la<br />

scena iii dell’Atto i, <strong>in</strong> varie occasioni Antonio<br />

ha già pubblicamente <strong>in</strong>sultato shylock – dandogli<br />

del «miscredente», dello «strozz<strong>in</strong>o» e del «cane» – ed è arrivato al punto di sputargli<br />

sulla sua «gabbana d’ebreo».<br />

Nel processo davanti al doge, Antonio afferma esplicitamente e appassionatamente che<br />

ogni tentativo di porre un freno all’odio e alla sete di sangue di shylock è del tutto impossibile<br />

e condannato allo scacco. «ricordati – dice Antonio a Bassanio –, che l’hai da<br />

fare con un ebreo. tanto varrebbe, essendo sulla spiaggia, pregare la marea di contenere<br />

il suo normale flusso; tanto varrebbe chiedere a un lupo perché ha fatto piangere d’angoscia<br />

la pecora per il perduto agnello; tanto varrebbe proibire agli abeti della montagna<br />

di fremere nelle alte cime e di stormire quando li strapazzano le raffiche del cielo; tanto<br />

varrebbe tentare le cose più assurde, quanto il cercare di mitigare – e c’è cosa più assurda<br />

– questo cuore giudeo» (Atto iv, scena i).<br />

Al di là della varietà e della bellezza delle immag<strong>in</strong>i evocate, il risultato ottenuto da queste<br />

parole è quello di rendere alla perfezione il punto di vista di Antonio; a suo giudizio,<br />

la malvagità di Shylock è congenita e <strong>in</strong>separabile dal suo essere ebreo. i paralleli<br />

naturalistici presentano quella perfidia come una realtà <strong>in</strong>estirpabile e immodificabile, presente<br />

negli ebrei f<strong>in</strong> dalle orig<strong>in</strong>i (come la ferocia nel lupo) e dest<strong>in</strong>ata ad accompagnarli<br />

f<strong>in</strong>o alla distruzione del mondo.<br />

Nella scena iv dell’Atto iii, shylock, aveva affermato: «Mi hai dato del cane prima di averne<br />

motivo; e ora un cane voglio essere: e bada alle mie zanne». dal punto di vista dell’ebreo,<br />

dunque, il suo modo di fare violento verso Antonio è solo un atto di giusta vendetta<br />

per tutte le umiliazioni subite. Quello di cui shylock non si rende conto, però, è che<br />

comportandosi così fa solo il gioco di chi, pregiudizialmente (cioè prima di ogni sua azione<br />

e senza curarsi di come l’ebreo f<strong>in</strong>o ad allora avesse effettivamente agito) lo odiava, e<br />

che pertanto dal violento comportamento di shylock si vede solo confermata la piena legittimità<br />

del proprio odio. Anzi, tutto ciò giustifica perf<strong>in</strong>o l’elim<strong>in</strong>azione del diverso, come<br />

mostra la d<strong>in</strong>amica del processo davanti al doge, dopo che porzia (facendo osservare che<br />

a shylock è proibito prelevare da Antonio – nel momento <strong>in</strong> cui asporta la sua libbra di<br />

carne – anche una sola goccia di sangue) ha salvato la vita dell’amico di suo marito.<br />

Incisione del xvII secolo<br />

che raffigura<br />

ilmassacro di un<br />

gruppo di ebrei.<br />

ipertesto<br />

IPERTESTO B<br />

7<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

UNITÀ V<br />

8<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

Maurycy Gottlieb,<br />

Shylock con la figlia<br />

Gessica, dip<strong>in</strong>to<br />

del xIx secolo.<br />

La contrapposizione tra Belmonte e Venezia<br />

Belmonte, la terra di porzia, si contrappone nettamente a venezia e ne è per così dire<br />

l’opposto, il rovescio. <strong>in</strong>fatti, tanto la città lagunare appare come terra di diversità<br />

(che si scontrano tra loro, oltre a confrontarsi con la normalità), quanto Belmonte sembra<br />

il regno <strong>in</strong> cui la normalità dom<strong>in</strong>a <strong>in</strong>contrastata: luogo per eccellenza dell’amore<br />

eterosessuale, è pure la terra dove può trovare rifugio Gessica, la figlia traditrice di<br />

shylock, dopo la sua conversione. Non a caso, allora, la logica antisemita di porzia appare<br />

ancora più coerente (per quanto meno volgare) di quella di Antonio: basti pensare<br />

che essa, dopo aver sconfitto shylock sul piano della stretta giustizia, non sa arrestarsi<br />

alla cancellazione del debito, ma f<strong>in</strong>isce per esigere, di fatto, la stessa vita di<br />

shylock. «Aspetta ebreo – dice porzia dopo aver ottenuto dal doge la grazia per Antonio<br />

–. La tua stretta giustizia non ti abbandona ancora. È stabilito, nella giustizia<br />

degli statuti di venezia, che quando resti provato che uno straniero ha, con mezzi idonei<br />

diretti o <strong>in</strong>diretti, attentato alla vita di un cittad<strong>in</strong>o, alla parte lesa va una metà dei<br />

beni del reo; l’altra metà passa alle casse dell’erario; e la vita del reo resta affidata alle<br />

provvidenze <strong>in</strong>appellabili del doge» (Atto iv, scena i).<br />

Certo, subito dopo, il doge concede la grazia e Antonio lascia a shylock i mezzi per<br />

vivere; il risultato, però, <strong>in</strong> un certo senso non cambia, <strong>in</strong> quanto l’essenziale viene comunque<br />

raggiunto nel momento <strong>in</strong> cui, come pre-condizione, viene posta la conversione<br />

dell’ebreo stesso. L’effetto, dunque, è ugualmente la cancellazione della diversità,<br />

l’elim<strong>in</strong>azione dell’ebreo da parte della società critiana normale, che non tollera<br />

al proprio <strong>in</strong>terno dissidenze morali, culturali o religiose di sorta. È proprio il fatto<br />

di mettere a nudo questa logica impietosa che impedisce al critico di liquidare sprezzantemente<br />

come antisemita Ilmercante di Venezia; il dramma, al contrario, ci<br />

appare come un coraggioso atto di denuncia contro ogni forma di <strong>in</strong>tolleranza,<br />

ancor oggi stimolante e provocatorio, proprio <strong>in</strong> virtù della sua complessità.<br />

Non v’è dubbio sul fatto che Shylock sia una vittima: lo è prima di tutto,<br />

<strong>in</strong> generale, del pregiudizio e dell’<strong>in</strong>tolleranza della società normale (cristiana),<br />

che non accetta l’esistenza della diversità; lo è <strong>in</strong> secondo luogo, e più <strong>in</strong><br />

particolare, dell’arroganza di Antonio, nella misura <strong>in</strong> cui, per quella strada,<br />

egli tenta di ribadire (a se stesso e agli altri) la propria normalità. tuttavia,<br />

nel momento <strong>in</strong> cui cede alla tentazione di richiedere la vita di Antonio<br />

come pegno per il suo prestito, e allorché (ulteriormente esacerbato<br />

dalla perdita della figlia e del denaro che ella gli ha sottratto) <strong>in</strong>siste<br />

nell’esigere la sua libbra di carne, <strong>in</strong> modo altrettanto <strong>in</strong>confutabile<br />

ci appare come un colpevole, per non dire un crim<strong>in</strong>ale.<br />

per capire questa duplice caratterizzazione di shylock, è fondamentale<br />

osservare che per shakespeare (a differenza di Marlowe) l’ebreo non<br />

è affatto un demonio <strong>in</strong>carnato, capace solo di concepire malvagità e<br />

di compiere delitti. Come emerge dai celebri versi della scena i dell’Atto<br />

iii, l’ebreo è, per l’autore del Mercante, un essere umano come tutti gli<br />

altri, capace come loro di soffrire, di amare e di ridere: «Non ha occhi,<br />

un ebreo Non ha mani organi statura sensi affetti passioni Non si nutre<br />

anche lui di cibo Non sente anche lui le ferite Non è soggetto anche lui<br />

ai malanni e sanato anche lui dalle medic<strong>in</strong>e; scaldato e gelato anche lui dall’estate<br />

e dall’<strong>in</strong>verno come un cristiano se ci fate il solletico, non ridiamo se<br />

ci avvelenate, non moriamo e se ci offendete non dovremmo vendicarci se siamo<br />

come voi <strong>in</strong> tutto e per tutto, anche <strong>in</strong> questo vogliamo somigliarvi: se un ebreo offende<br />

un cristiano, come gli mostra la sua famosa carità il cristiano vendicandosi. e<br />

se un cristiano offende un ebreo, quale dovrà essere, a somiglianza di quella cristiana,<br />

la sua carità eh… la vendetta! villania mi <strong>in</strong>segnaste e villania vi userò; e sarà difficile<br />

che io resti al disotto dei maestri» (Atto iii, scena i).<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


si può dunque affermare che il punto di vista dell’autore (shakespeare) su questa delicata<br />

questione dell’umanità dell’ebreo si discosta <strong>in</strong> maniera nettissima dal punto<br />

di vista del protagonista della sua opera (Antonio), il quale condivide appieno il pregiudizio<br />

cristiano relativo alla <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seca e irriducibile malvagità degli ebrei. Ma, <strong>in</strong> tal modo,<br />

shakespeare si dist<strong>in</strong>gue nettamente (per non dire soprattutto) anche da Marlowe, e la<br />

differenza tra i due scrittori consiste pr<strong>in</strong>cipalmente nel fatto che Barabba è un personaggio<br />

assolutamente statico, tragicamente immutabile nella sua qualità di pr<strong>in</strong>cipe del Male; shylock,<br />

<strong>in</strong>vece, è una figura d<strong>in</strong>amica, che evolve e si trasforma nel corso della vicenda. La<br />

cattiveria di shylock non è affatto qualcosa di connaturato con il fatto di essere ebreo, bensì<br />

una reazione che gli altri, col loro disprezzo e la loro <strong>in</strong>tolleranza, hanno preparato e<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e scatenato. shylock (personaggio d<strong>in</strong>amico) non è sempre stato una belva, né la ferocia<br />

è parte <strong>in</strong>tegrante del suo essere più di quanto non possa nascondersi <strong>in</strong> qualsiasi<br />

essere umano: è il brutale comportamento di Antonio nei suoi confronti a trasformare<br />

questa persona capace di amare e di soffrire <strong>in</strong> un «cane», <strong>in</strong> un essere spietato f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>transigenza,<br />

nel reclamare la sua libbra di carne.<br />

il risultato dell’<strong>in</strong>tera operazione è che shakespeare riesce a del<strong>in</strong>eare perfettamente le modalità<br />

di funzionamento del fenomeno dell’antisemitismo, il cui tratto più tipico è quello<br />

di essere una profezia che si autorealizza: un uomo, identico a tutti gli altri, viene<br />

<strong>in</strong>fatti messo <strong>in</strong> condizioni e sottoposto ad umiliazioni tali da essere <strong>in</strong>dotto a trasformarsi<br />

<strong>in</strong> quel tipo di figura che l’antisemita afferma che l’ebreo effettivamente sia. il che rafforza<br />

l’antisemita nel suo odio e gli fa apparire pienamente giustificata la violenza che ha esercitato<br />

(o si acc<strong>in</strong>ge a esercitare) verso l’ebreo.<br />

ipertesto<br />

IPERTESTO B<br />

Riferimenti storiografici<br />

1<br />

La genesi dell’accusa di omicidio rituale<br />

La cosiddetta accusa del sangue fu mossa contro gli ebrei f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>izio del Novecento. Quando la<br />

calunnia raggiunse la sua forma def<strong>in</strong>itiva, si affermava che israeliti uccidevano un bamb<strong>in</strong>o cristiano,<br />

per impastare con il suo sangue il pane azzimo, che essi consumavano durante la cena pasquale. In<br />

orig<strong>in</strong>e, però, l’omicidio rituale di cui gli ebrei erano accusati <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong> era concepito dagli scrittori<br />

cristiani prima di tutto come una ripetizione della crocifissione di Cristo.<br />

La genesi dell’accusa di omicidio rituale nei confronti degli ebrei nel medioevo è identificabile<br />

nell’opera di alcuni membri dell’ord<strong>in</strong>e benedett<strong>in</strong>o e della gerarchia ecclesiastica<br />

che nel XII secolo, <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong>, fanno nascere l’accusa, per così dire, già adulta, perfettamente<br />

formata e armata di tutto punto come M<strong>in</strong>erva dalla testa di Giove. Cita et Miracela<br />

S. Wilelmi Norwicensis, l’opera di Thomas di Monmouth che fonda il mito del santo<br />

martire William di Norwich, è un testo complesso e affasc<strong>in</strong>ante. Thomas era giunto <strong>in</strong> città<br />

tra il 1147 e il 1150 per divenire monaco presso la sua cattedrale, che era sede del vescovado<br />

locale e di una comunità benedett<strong>in</strong>a. Era poi venuto a sapere che il giorno di<br />

Pasqua del 25 marzo del 1144 era stato ritrovato il cadavere di un ragazzo [William di<br />

Norwich, n.d.r.] ed era stato seppellito <strong>in</strong> terreno sconsacrato. Nel corso di un s<strong>in</strong>odo locale<br />

tenutosi un mese dopo il padre, un sacerdote di nome Godw<strong>in</strong> Sturt, aveva accusato<br />

alcuni ebrei dell’assass<strong>in</strong>io di William. Questa prima accusa di Godw<strong>in</strong> era una semplice<br />

accusa di omicidio. Il vescovo Edoardo si era detto scettico, ma aveva <strong>in</strong>vitato gli<br />

ebrei a discolparsi da quella che era ancora una semplice accusa di omicidio.<br />

A questo punto era però <strong>in</strong>tervenuta l’autorità secolare: lo sceriffo di Norwich, reputando<br />

<strong>in</strong>fondate le accuse e temendo per l’ord<strong>in</strong>e pubblico, aveva ord<strong>in</strong>ato agli ebrei di non presentarsi<br />

al vescovo e di non rispondere alle domande dell’autorità ecclesiastica. Vista la cre-<br />

9<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

UNITÀ V<br />

10<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

scente tensione, lo sceriffo aveva poi ord<strong>in</strong>ato agli ebrei di trasferirsi al sicuro entro le mura<br />

del castello di Norwich. A questo punto, […] sul caso di William, Thomas profuse tutte le sue<br />

energie, riuscendo a trasformare un semplice caso irrisolto di omicidio o di morte accidentale<br />

nella celebrazione di un santo martire e nell’accusa di omicidio rituale a scopi religiosi contro<br />

gli ebrei. Nel libro I della sua Vita del santo, Thomas presentò al lettore i fatti, così come<br />

lui li aveva ricostruiti con <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i condotte più sulla base di congetture che su riscontri, tra<br />

il 20 e il 24 marzo 1144. L’<strong>in</strong>cauto William, che era stato più volte ammonito dai genitori a<br />

non frequentare ebrei, venne portato da un forestiero presso una casa della comunità<br />

ebraica. Al momento della cena il fanciullo fu afferrato dagli ebrei, che dopo avergli posto <strong>in</strong><br />

bocca un bastonc<strong>in</strong>o assicurato con una c<strong>in</strong>ghia alla nuca, procedettero poi nel modo seguente:<br />

«prendendo un corto tratto di corda, dello spessore di un mignolo, e legandovi tre<br />

nodi sporgenti ad una certa distanza, legarono quella testa <strong>in</strong>nocente dalla fronte alla nuca,<br />

sp<strong>in</strong>gendo il nodo centrale nella sua fronte e gli altri due nelle tempie, mentre le due estremità<br />

della corda erano legate strettamente sulla nuca e legate <strong>in</strong> un nodo molto stretto. Le<br />

estremità della corda furono poi passate attorno al collo e portate attorno alla gola sotto il<br />

mento, e lì completarono questa spaventosa macch<strong>in</strong>a di tortura con un qu<strong>in</strong>to nodo. Ma<br />

neppure allora la crudeltà dei torturatori poteva essere soddisfatta, senza aggiungere pene<br />

ancor più severe. Avendogli rasata la testa, la trafissero con <strong>in</strong>numerevoli sp<strong>in</strong>e, e fecero orribilmente<br />

sgorgare il sangue dalle ferite che gli avevano <strong>in</strong>flitto». Subito dopo gli ebrei, secondo<br />

Thomas, crocefissero William pronunciando questa formula: «…come abbiamo condannato<br />

il Cristo ad una morte vergognosa, così condanniamo anche il cristiano, così che,<br />

unendo il signore e il suo servo nella stessa punizione, noi possiamo ritorcere su di loro la pena<br />

di quel rifiuto che essi ci imputano». La vittima venne poi f<strong>in</strong>ita con una «spaventosa ferita sul<br />

suo fianco s<strong>in</strong>istro», il suo corpo, lavato con acqua bollente fu <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e gettato nella foresta di<br />

Thorpe.<br />

Thomas <strong>in</strong>troduceva poi il suo più importante testimone, che non solo confermava l’accaduto,<br />

ma ne spiegava i motivi reconditi e segreti: si trattava di un certo Teobaldo, che Thomas<br />

presentava come un ebreo convertitosi al cristianesimo proprio grazie ai miracoli attribuiti<br />

all’<strong>in</strong>tercessione di William. Secondo il racconto di Thomas, Teobaldo gli riferì che gli ebrei<br />

di Spagna si riunivano annualmente a Narbonne per organizzare il sacrificio e lo spargimento<br />

del sangue di un cristiano, e questo per adempiere ad una prescrizione contenuta <strong>in</strong> «antichi<br />

scritti» dei loro padri. Gli ebrei di Narbonne decidevano <strong>in</strong> quale nazione si sarebbe tenuto<br />

il sacrificio, mentre gli ebrei della nazione prescelta <strong>in</strong>dicavano la città <strong>in</strong> cui eseguire il<br />

sacrificio. Nel 1144 la scelta era caduta sull’<strong>Inghilterra</strong> e su Norwich. L’uccisione serviva agli<br />

ebrei per un duplice scopo: manifestare solennemente odio e disprezzo per Gesù Cristo, la<br />

cui uccisione perpetrata dai loro avi era stata la causa della loro schiavitù e dispersione per<br />

il mondo, e procurare la liberazione del popolo d’Israele e il suo ritorno <strong>in</strong> Palest<strong>in</strong>a. […]<br />

Il racconto di Thomas, considerato nel suo <strong>in</strong>sieme, contiene degli elementi <strong>in</strong>editi e sconcertanti.<br />

In particolare l’idea, totalmente nuova, che non un gruppo di ebrei o una s<strong>in</strong>gola<br />

comunità ebraica siano responsabili di quanto si pretende avvenuto, ma l’<strong>in</strong>tero ebraismo.<br />

Ovvero che tutti gli ebrei, <strong>in</strong> quanto popolo, siano direttamente responsabili della morte di<br />

William. Altra idea devastante elaborata da Thomas è quella secondo cui il martirio di William<br />

sia solo un anello di una catena di uccisioni rituali che si stende dagli anni della Diaspora<br />

al presente e che è dest<strong>in</strong>ata a cont<strong>in</strong>uare s<strong>in</strong>o a quando Israele non si convertirà, ovvero,<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di escatologia cristiana, quasi f<strong>in</strong>o al Giudizio Universale. Dal momento poi che si<br />

afferma che gli ebrei decidono ogni anno dove si debba svolgere il sacrificio, e che non c’è<br />

modo di prevedere su quale località cadrà la loro scelta, l’omicidio rituale diventa un affaire<br />

che riguarda immediatamente l’<strong>in</strong>tera Cristianità. Ogni comunità ebraica diventa <strong>in</strong> un certo<br />

senso colpevole ancor prima che si verifichi la scomparsa di un bamb<strong>in</strong>o o un uccisione.<br />

Questo <strong>in</strong>credibile dettaglio sembra concepito ad arte per alimentare ansie e fantasie paranoiche<br />

nella popolazione, e per scavare un solco <strong>in</strong>colmabile tra le comunità ebraiche e<br />

quelle cristiane.<br />

r. tArAdeL, L’accusa del sangue. Storia politica di un mito antisemita,<br />

editori riuniti, roma 2002, pp. 23-25<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010<br />

Quale enorme peccato, secondo la tradizione cristiana ostile agli ebrei, essi avrebbero dovuto<br />

scontaref<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>edella Storia<br />

Quale idea «totalmente nuova» (e «devastante») <strong>in</strong>trodusse il racconto di Thomas di Monmouth<br />

Che cosa è la «diaspora» Quale evento, secondo la tradizione cristiana ostile agli ebrei,<br />

l’avrebbe provocata Quando si concluderà


2<br />

La genesi del Mercante di Venezia<br />

La prima edizione a stampa del Mercante di Venezia è databile con certezza all’anno 1600; l’opera<br />

fu consegnata alla corporazione dei librai (nel cui registro doveva essere annotato ogni libro dest<strong>in</strong>ato<br />

alla pubblicazione) il 22 luglio 1598. Quanto alla data della prima rappresentazione, non possiamo<br />

fare altro che congetture; tuttavia, è possibile che essa risalga al periodo immediatamente posteriore<br />

il 7 giugno 1594, giorno <strong>in</strong> cui fu giustiziato pubblicamente Roderigo Lopez, un marrano portoghese<br />

che, medico personale della reg<strong>in</strong>a Elisabetta, fu accusato di aver tentato di avvelenare la reg<strong>in</strong>a.<br />

A Londra, benché il famoso vento protestante avesse affondato l’Inv<strong>in</strong>cibile Armada nel<br />

1588, la paura di un’<strong>in</strong>vasione straniera era ricorrente, e le voci di complotti per uccidere la<br />

reg<strong>in</strong>a Elisabetta costanti. La m<strong>in</strong>accia era reale quanto bastava per essere presa sul serio<br />

dalla gente normale; le spie del governo, penetrando vorticosi, oscuri <strong>in</strong>trighi sia nelle ambasciate<br />

sia a corte, trovarono molte buone ragioni per essere preoccupate. Un gruppo <strong>in</strong><br />

particolare, la fazione militante protestante e violentemente antispagnola organizzata <strong>in</strong>torno<br />

alla figura dell’ambizioso favorito della reg<strong>in</strong>a, il conte di Sussex, venne addestrata specificamente<br />

a sventare complotti concreti o potenziali. Il 21 gennaio 1594 la banda di Essex<br />

trovò ciò che cercava: il dottore personale della reg<strong>in</strong>a, Roderigo (Ruy) Lopez, di orig<strong>in</strong>e portoghese,<br />

fu arrestato con l’accusa di tramare <strong>in</strong>sieme al re di Spagna che, secondo le lettere<br />

<strong>in</strong>tercettate, gli aveva <strong>in</strong>viato una strabiliante somma di denaro – 18 500 sterl<strong>in</strong>e – per<br />

svolgere un’importante missione. […] Secondo tutte le versioni Lopez era un cristiano praticante<br />

– un fedele protestante completamente assimilato nell’alta società – e gli <strong>in</strong>glesi si<br />

accontentavano normalmente del conformismo religioso esteriore. Ma il particolare profilo<br />

della sua malvagità – avidità, perfidia, malizia segreta, <strong>in</strong>gratitud<strong>in</strong>e e rabbia omicida – sembrava<br />

creare il bisogno di una spiegazione speciale, che avrebbe anche rafforzato l’idea che<br />

la reg<strong>in</strong>a fosse stata miracolosamente salvata grazie all’<strong>in</strong>tervento div<strong>in</strong>o. Il tradizionale odio<br />

nei confronti degli ebrei, <strong>in</strong>sieme alla particolare attualità dell’Ebreo di Malta di Marlowe (il<br />

cui antieroe, com’è noto, <strong>in</strong>izia la carriera di dottore avvelenando i suoi pazienti) conferirono<br />

alle orig<strong>in</strong>i ebraiche di Lopez un importante significato nella storia del suo complotto.<br />

Lopez e i due agenti portoghesi accusati di essere <strong>in</strong>termediari vennero condannati<br />

immediatamente, ma la reg<strong>in</strong>a ritardò l’approvazione necessaria a effettuare<br />

l’esecuzione senza fornire spiegazioni, e il ritardo provocò ciò che gli<br />

ufficiali governativi descrissero come «il generale malcontento della gente, che<br />

si aspettava quella condanna a morte». F<strong>in</strong>almente, il 7 giugno 1594, il popolo<br />

– o, <strong>in</strong> ogni caso, le fazioni che premevano per l’esecuzione – fu accontentato.<br />

Lopez e gli altri vennero fatti uscire dalla Torre di Londra dove erano detenuti.<br />

Invitato a dichiarare eventuali ragioni che avrebbero dovuto impedire l’esecuzione,<br />

Lopez replicò che si appellava alla conoscenza e al buon cuore della reg<strong>in</strong>a.<br />

Dopo l’espletamento delle formalità i tre prigionieri vennero messi su una<br />

portant<strong>in</strong>a e condotti tra lo scherno degli spettatori f<strong>in</strong>o a Tyburn, nel luogo dell’esecuzione,<br />

dove li attendeva la folla. Chissà se William Shakespeare era tra la<br />

folla. Il processo di Lopez, con le lotte <strong>in</strong>terne alle fazioni e le torbide accuse, avevano<br />

generato un vivo <strong>in</strong>teresse. E comunque a Shakespeare <strong>in</strong>teressavano le<br />

esecuzioni capitali: una delle sue prime farse, La commedia degli errori, è strutturata<br />

<strong>in</strong>torno al conto alla rovescia di un’esecuzione, e l’ascia del boia getta<br />

un’ombra cupa su Riccardo III e altri drammi storici. Era professionalmente affasc<strong>in</strong>ato<br />

dal comportamento della plebe e anche dal comportamento di uom<strong>in</strong>i e<br />

donne che affrontavano la morte. […] L’esecuzione del dottor Lopez fu un evento<br />

pubblico. Se Shakespeare vi avesse assistito personalmente, avrebbe visto e udito<br />

qualcosa che andava oltre alla comune, spettrale esibizione di terrore e crudeltà<br />

feroce. In conseguenza alla sua condanna, Lopez era evidentemente sprofondato <strong>in</strong> una<br />

profonda depressione, ma sul patibolo si tirò su e dichiarò, secondo lo storico elisabettiano<br />

William Camden, che «amava la reg<strong>in</strong>a come amava Gesù Cristo». «Il che, detto da uno che<br />

si professava ebreo – aggiunse Camden –, scatenò non poche risate tra la folla».<br />

Forse furono proprio queste risate scaturite dalla folla ai piedi del patibolo a ispirare lo<br />

straord<strong>in</strong>ario risultato ottenuto da Shakespeare con Il mercante di Venezia. Tanto per <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciare,<br />

erano crudeli <strong>in</strong> modo fuori dal comune: nel giro di pochi m<strong>in</strong>uti quell’uomo vivo<br />

sarebbe stato impiccato, e il suo corpo sarebbe stato fatto a pezzi. Le risate della folla negavano<br />

solennità a quell’evento trattando la morte violenta come motivo di divertimento. Più<br />

specificamente, esse negavano a Lopez la f<strong>in</strong>e che cercava di fare, cioè una f<strong>in</strong>e <strong>in</strong> cui sperava<br />

di riaffermare la sua fede di suddito fedele alla reg<strong>in</strong>a e di anima cristiana. Alle ultime<br />

parole di un morente veniva normalmente attribuita assoluta s<strong>in</strong>cerità: non c’era tempo per<br />

gli equivoci, non c’era più alcuna speranza di rimandare, non c’era più alcuna distanza tra<br />

Frontespizio di una<br />

edizione del Mercante<br />

di Venezia stampata<br />

nel1600.<br />

ipertesto<br />

IPERTESTO B<br />

11<br />

<strong>Antisemitismo</strong> e <strong>letteratura</strong> <strong>in</strong> <strong>Inghilterra</strong><br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010


ipertesto<br />

UNITÀ V<br />

12<br />

L’ETÀ DI CALVINO E FILIPPO II<br />

se stessi e qualunque giudizio fosse stato <strong>in</strong> serbo oltre la tomba. Era, nell’accezione più<br />

letterale del term<strong>in</strong>e, un momento di verità. Chi era scoppiato a ridere aveva dichiarato apertamente<br />

– agli altri e a Lopez – che non lo credeva. «Detto da uno che si professava ebreo»:<br />

Lopez non si professava ebreo; aderiva pubblicamente al protestantesimo e <strong>in</strong>vocava Gesù<br />

Cristo. Le risate avevano trasformato le ultime parole di Lopez da una professione di fede<br />

a una sottile battuta, un doppio senso accuratamente costruito: «Amava la reg<strong>in</strong>a esattamente<br />

come amava Gesù Cristo». Ovvero: siccome agli occhi della folla Lopez era un ebreo,<br />

e siccome gli ebrei non amavano Gesù Cristo, ciò che voleva dire era che aveva cercato di<br />

fare alla reg<strong>in</strong>a ciò che la sua razza maledetta aveva fatto a Gesù. Le sue parole corrispondevano<br />

a una dichiarazione di <strong>in</strong>nocenza, ma la risposta della folla le trasformò <strong>in</strong> un’ambigua<br />

ammissione di colpevolezza. […]<br />

La folla rideva perché pensava di trovarsi di fronte a una maliziosa battuta alla Marlowe:<br />

«Amava la reg<strong>in</strong>a quanto amava Gesù Cristo». Si trattava, almeno questo era ciò che capivano,<br />

della confessione di un potenziale assass<strong>in</strong>o, un uomo per il quale la parola amore <strong>in</strong><br />

realtà significava odio. Sebbene il suo mestiere gli richiedesse di divertire un pubblico popolare,<br />

Shakespeare non era, evidentemente, del tutto a suo agio con quelle risate. Il<br />

dramma che scrisse prende a prestito da L’ebreo di Malta, ma allo stesso tempo ne ripudia<br />

l’ironia corrosiva, spietata: posso essere qualunque cosa, sembra dire il commediografo,<br />

ma non sono uno che ride ai piedi del patibolo, e non sono Marlowe. Ciò che scaturì al posto<br />

dell’ironia alla Marlowe non è tolleranza – dopotutto il dramma mette <strong>in</strong> scena una conversione<br />

forzata come prezzo del perdono – ma […], senza mitigare la natura perfida di Shylock,<br />

senza negare la necessità di ostacolare le sue <strong>in</strong>tenzioni omicide, il dramma ci ha offerto<br />

un accesso troppo grande alla sua vita <strong>in</strong>teriore, un <strong>in</strong>teresse eccessivo nella sua identità e<br />

nel suo dest<strong>in</strong>o per permetterci di ridere di cuore e senza disagio. Shakespeare fece ciò che<br />

Marlowe non scelse mai di fare, e che la folla che rideva all’esecuzione di Lopez non poteva<br />

fare: mise sulla carta ciò che immag<strong>in</strong>ava quell’uomo contorto, che stava per essere<br />

distrutto, dicesse tra sé e sé: «Io sono un ebreo. Non ha occhi un ebreo Non ha mani, un<br />

ebreo, organi, membra, sensi, affetti, passione Non è nutrito dallo stesso cibo, ferito dalle<br />

stesse armi, assoggettato alle stesse malattie, curato dagli stessi rimedi, riscaldato e raffreddato<br />

dallo stesso <strong>in</strong>verno e dalla stessa estate, come lo è un cristiano Se ci pungete,<br />

non sangu<strong>in</strong>iamo Se ci fate il solletico, non ridiamo Se ci avvelenate, non moriamo E se<br />

ci fate un torto, non dovremmo vendicarci» (3.1.49-56).<br />

s. GreeNBLAtt, Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico,<br />

e<strong>in</strong>audi, tor<strong>in</strong>o 2005, p. 297, trad. it. C. iULi<br />

Per quale ragione le parole di Lopez (secondo cui egli «amava la reg<strong>in</strong>a come amava Gesù<br />

Cristo») suscitarono l’ilarità della folla<br />

Per quale ragione lo spettatore del Mercante di Venezia non riesce a ridere di Shylock<br />

F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010

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