Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Monica<br />
Giarrè<br />
Il suo Coro degli<br />
angeli all’Art<br />
Gallery Il Cesello<br />
di Firenze<br />
di Daniela Pronestì<br />
Accade di frequente che i pittori ricchi di talento<br />
siano portati a compiacersi della propria arte. Un<br />
vezzo che facilmente si perdona, specie se si condivide<br />
la teoria secondo cui la creatività è una<br />
forma evoluta di narcisimo. È pur vero che viviamo in tempi in<br />
cui, anziché bearsi della pittura, è necessario praticarla con<br />
dedizione per recuperare i valori sottesi alla fatica e, insieme,<br />
alla felicità del lavoro artistico. Le qualità del pittore, pur essendo<br />
un presupposto imprescindibile, non bastano, da sole, a<br />
nutrire l’essenza della pittura, che, a sua volta, non è un dato<br />
acquisito né una convenzione, ma una conquista che chiede di<br />
essere verificata e messa in discussione giorno dopo giorno, a<br />
passo serrato. Mi piace pensare che anche Monica Giarrè abbia<br />
assaporato il dolce gusto della soddisfazione una volta<br />
terminati i suoi ultimi lavori, e soltanto occhi malevoli potrebbero<br />
darle torto visti i risultati raggiunti. Del resto, chi ne conosce<br />
i trascorsi artistici concorderà che, nel giro di pochi anni, il<br />
suo registro espressivo è profondamente cambiato, potremmo<br />
dire, anzi, che si è schiuso, come un fiore primaverile dopo il<br />
rigore dell’inverno. Nulla nasce dal nulla, è chiaro, e anche in<br />
questo caso lo svelamento delle sue doti passa attraverso una<br />
crescita che è al contempo artistica e umana, perché riassume<br />
sia gli esiti di una sperimentazione condotta sul terreno fertile<br />
della pittura sia la pienezza interiore raggiunta con la lezione<br />
dell’esperienza. Si può lottare per dare senso alla ricerca artistica<br />
né più e né meno di come si lotta per dare senso agli<br />
eventi della vita. E quanto più l’arte si avvicina alla vita, tanto<br />
più la sua natura, di per sé già complessa, ne risente in bene o<br />
in male, talvolta precisandosi e arricchendosi, talaltra facendosi<br />
incerta e mutevole, perché troppo soggetta al ritmo variabile<br />
del sentimento. Per Monica Giarrè la pittura è un “organismo”<br />
che vive di vita propria, e che si rinnova, cresce, cambia<br />
ad ogni minima variazione interna. I dipinti realizzati per la mostra<br />
all’Art Gallery Il Cesello, in corso dal 23 maggio al 18 giugno,<br />
indicano un rapporto più intimo, entusiastico e libero con<br />
la pittura, vera e propria vocazione a cui l’artista fiorentina ha risposto,<br />
e ancora oggi risponde, con sempre maggiore convinzione. Sorprende la<br />
scelta del titolo Il Coro degli Angeli, che allude a una dimensione trascendente<br />
non ravvisabile nei precedenti lavori. Le immagini, invece,<br />
sono quelle di sempre, illuminate però da una nuova luce, diversa da<br />
quella che in un recente passato proiettava le figure sull’orizzonte adamantino<br />
del mito, perché oggi lo scopo è ricomporre un presente che è<br />
6<br />
Monica Giarrè