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Franco Mauro<br />
Franchi a Fiesole<br />
Sogni Mediterranei trenta sculture<br />
del maestro nel museo e nell’area<br />
archeologica del Teatro Romano<br />
di Daniela Pronestì<br />
Voluttuosi fianchi di donna che si stagliano<br />
sull’orizzonte del tempo; ventre fecondo e accogliente<br />
che ricorda l’antro del mito cui l’uomo<br />
eternamente fa ritorno attratto da un mistero<br />
irresistibile; poesia di volumi che nei loro rapporti plastici<br />
acquistano la stessa energia delle forze che regolano i cicli<br />
naturali. È così che potremmo definire le “divinità” femminili<br />
dello scultore Franco Mauro Franchi, le sue donne imperscrutabili<br />
che abitano una dimensione sospesa tra favola e<br />
leggenda, non per effetto di un processo inconscio, ma perché<br />
plasmate secondo un preciso intento creativo che muta<br />
la sostanza in immagine e ne svela l’origine remota, il contenuto<br />
simbolico. <strong>La</strong> mostra antologica Sogni Mediterranei, inaugurata<br />
l’1 giugno al Museo Archeologico di Fiesole e in corso fino all’1<br />
settembre, rende omaggio al grande artista livornese con oltre<br />
trenta sculture di tecnica diversa, dal bronzo alla vetroresina,<br />
dalla terracotta al cemento. Promossa dal Comune di Fiesole e<br />
curata da Filippo Lotti in collaborazione con FuoriLuogo-servizi<br />
per l’Arte e con l’associazione culturale <strong>La</strong> Ruga di Ponte a Egola,<br />
l’esposizione si sviluppa tra lo spazio del museo, in cui sono ospitate<br />
le opere di piccolo formato, e l’area archeologica del teatro,<br />
a cui sono destinate, invece, le sculture di grandi e medie dimensioni,<br />
perché “In quest’ambiente - nota Filippo Lotti - le sculture<br />
mantengono una sorta di distacco partecipato emergendo come<br />
isole che ben si armonizzano con le rovine etrusche e romane”.<br />
<strong>La</strong> scelta della sede, oltre ad essere motivata da evidenti ragioni<br />
di prestigio, vuole essere un’occasione per rimarcare il legame di<br />
Franchi con la cultura etrusca, che lo riporta agli anni dell’infanzia<br />
trascorsa a Tarquinia nelle vicinanze del museo che custodisce le<br />
vestigia di quest’antico popolo italico. Il ricordo di quel periodo è<br />
ancora vivo nell’immaginazione dell’artista, che a tal proposito<br />
afferma: “In quel luogo magico e misterioso che frequentavo quotidianamente,<br />
durante i soggiorni tarquiniesi, ho avuto le mie più<br />
forti suggestioni plastiche quando osservavo quelle figure, spesso<br />
obese, distese sul loro letto sarcofago, con lo sguardo perso<br />
all’orizzonte, che io immaginavo marino. Ero attratto non solo<br />
4 Franco Mauro Franchi