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Chiodo<br />
e il Fiume<br />
un documentario sul suono<br />
e sul percorso poetico<br />
dell’Arno tra pittura e neorealismo<br />
di Lorenzo Borghini<br />
L’acqua, fonte di vita e di storie.<br />
Sulle rive dell’Arno, vicino Firenze<br />
c’è un luogo dove il tempo<br />
sembra essersi fermato, un<br />
piccolo pezzo di mondo antico abitato dagli<br />
ultimi “renaioli”, uomini che setacciano<br />
e raccolgono la rena sul letto del fiume,<br />
a bordo di barche chiamate “navicelli”.<br />
Un lavoro di altri tempi, che risale al<br />
periodo del Rinascimento, quando Firenze<br />
era governata dai Medici. È incentrato sulla<br />
alle antiche tradizioni, alla natura. <strong>La</strong> testimonianza di un pezzo di storia del nostro<br />
paese avviene in uno spazio aperto, in una natura che sembra dipinta, uscita<br />
da un film del Neorealismo. Ed è forse questo l’aspetto migliore del documentario,<br />
quando gli alberi, i cespugli e soprattutto le acque sovrastano il racconto del<br />
protagonista. Il documentario nasce dalle peregrinazioni del regista lungo le rive<br />
dell’Arno, sulle orme del ricordo e della memoria, in un luogo dell’infanzia e<br />
dell’adolescenza che in maniera quasi proustiana riemerge come un sogno destinato<br />
a restare indelebile sullo schermo di proiezione.<br />
figura ed i racconti di uno di questi ultimi “renaioli”<br />
il documentario “Chiodo e il Fiume” di<br />
Duccio Ricciardelli, ambientato sulle rive del<br />
fiume dove le imbarcazioni navigano lentamente,<br />
senza motori, mosse dalle acque e dal<br />
vogare umano.<br />
L’opera di Ricciardelli è un inno alla memoria,<br />
<strong>La</strong>sciamo però le parole alle note del regista e alla sinossi del film: “Sono nato in<br />
una zona di Firenze che sta tra la città e la campagna. Mio padre e mio nonno<br />
sono stati dei pittori figurativi che hanno da sempre amato questa parte periferica<br />
della città. Molti dei loro dipinti hanno come soggetto proprio queste rive, le<br />
rocce, il verde degli alberi e il silenzio riposante di questa vallata alle spalle<br />
della città moderna. Le rive dell’Arno per me rappresentano il primo contatto infantile<br />
con la natura e con una vita lontana da ogni contaminazione tecnologica