Artisti contemporanei in terra d'Arezzo
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<strong>Artisti</strong> <strong>contemporanei</strong> <strong>in</strong> <strong>terra</strong> d’Arezzo<br />
Roberto M<strong>in</strong>i<br />
Se i nostri ricordi sono fidati, se non ci tendono un<br />
tranello, fu Silvio D’Amico a sostenere che la critica<br />
“è semplicemente la consapevole conoscenza<br />
dell’arte, la chiaroveggente comunicazione con l’arte,<br />
l’illum<strong>in</strong>ato piacere dell’arte” <strong>in</strong> verità si può presc<strong>in</strong>dere<br />
da questa impegnativa e tripartita climax<br />
(peraltro citata a memoria) nell’accostarsi all’opera<br />
di Roberto M<strong>in</strong>i, segnatamente a quel suo ciclo di<br />
medium del pennello, per immag<strong>in</strong>i dunque, le sue<br />
esperienze di “pendolare” ossia di lavorare che<br />
consuma buona parte dell’esistenza quotidiana (...)<br />
Abbiamo nei dip<strong>in</strong>ti <strong>in</strong> parola una realtà legata alle<br />
cose e alle vicende di tutti giorni, osservata da chi<br />
puoi ce la rende con il cosiddetto realismo del senso<br />
comune. Naturalmente non si tratta di fotocopie<br />
del vero: ci sono le deformazioni e gli squillanti colori<br />
ricreati (e non immemori di certi valori timbrici<br />
d’un Van Gogh con probabilità recepito per via guttusiana).<br />
Primamente v’è L’E<strong>in</strong>fuehlung, ovverosia<br />
l’animo del pittore che guarda e riguarda, sente e,<br />
notifica se stesso, la sua partecipazione, la sua<br />
emozione (...)<br />
(...) Troviamo la mensa con le relative panche, le<br />
implicite suppellettili, i cibi e gli oggetti per una veloce,<br />
parca agape, che una volta abbandonati a se<br />
stessi rappresenteranno s<strong>in</strong>golari nature morte.<br />
Troviamo l’abitacolo FS <strong>in</strong> cui s’ammucchieranno<br />
gambe e g<strong>in</strong>occhia a far da tavolo per un tressettuccio,<br />
una scop<strong>in</strong>a, una briscoletta, col f<strong>in</strong>e d’<strong>in</strong>gannare<br />
il tempo (...)<br />
Ma non sarebbe male che questi documenti (da allegare<br />
- lo vorremmo - ad una storia sociale dell’arte)<br />
venissero, oltre che per il racconto, per il lato<br />
cronachistico, capiti nelle loro implicazioni estetiche,<br />
<strong>in</strong> quel che hanno di buono e di bello quanto a<br />
pittura schietta, genitori essendone un felice, sicuro<br />
ist<strong>in</strong>to, una purezza di cuore, una l<strong>in</strong>fa vitale che<br />
supplisce alle regole.<br />
Firenze, aprile 1987<br />
D<strong>in</strong>o Pasquali<br />
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