Artisti contemporanei in terra d'Arezzo

Artisti contemporanei in terra d’Arezzo
Fernando Casalini
Ritratto di Gail, 1974, gesso, cm. 50x50x35
Il pittore Pasqualino Versari, 1997, olio su tela, cm. 90x80
e 1977); al concorso mostra del ritratto contemporaneo
- Società delle Belle Arti - Circolo degli Artisti
(Casa di Dante) 1979 dove consegue il I° premio ex
aequo.
Di lui hanno scritto: L. Berti, R. Bettini, R. De Martino,
G. Mugnone, G. Pallanti, R. Saldarelli, U. Barlozzetti,
M. Hagge, A. Bellanca, C. Cinelli, A. Cerra, G.
Cherubini. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche
e private.
Video, performance, installazioni: le nuove frontiere
dell’arte contemporanea.
“Provocazione” e ”contaminazione” un unico imperativo
le sottende entrambe.
Mentre sale la preoccupazione di motivarne con
attente osservazione i destini e definirne esplicitamente
lo scopo con giudizi perentori come quello
recente di Saskia Bos, direttrice della Biennale di
Berlino: «Per me l’arte non è decorazione da mettere
sopra il divano, bensì il prodotto di uno scambio
spirituale tra persone, in cui attraverso lo scambio
instaurato si apre lo spazio per riflessioni critiche e
pensieri utopici».
La considerazione è posta di proposito dopo l’incontro
con le opere di Casalini che, per formazione,
cultura e carattere ha referenti illustri che lo hanno
accompagnato nel suo percorso artistico. La terra
aretina che gli ha dato i natali lo ha portato sin da
giovane a muoversi sulla scia epistémica del grande
Piero (gli studi e le appassionate ricerche, anche
se mai pubblicati, restano una valida testimonianza
dei suoi orientamenti artistici).
Ostinato difensore della figurazione, egli fa della
sua scelta stilistica un’aristocratica difesa del mestiere
di pittore, e di quei valori che le neoavanguardie
negano.
E pur senza evidenziare alcuna complicazione o
sforzo di voler fare nella sua pittura del nuovo ad
ogni costo, ha ugualmente sviluppato e affinato un
linguaggio originale portato a raffigurare immagini
che conseguono un alto grado di stilizzazione sul
quale riduzione formale e presa delle caratteristiche
individuali dei modelli della sua memoria si misurano
in un fondamentale equilibrio tra convenzione
e partecipazione.
Casalini infatti assume le distanze dalla rappresentazione
usuale non lavorando direttamente dal vero
tranne che per i ritratti, bensì usando come mezzo
e strumento tecnico-creativo la memoria eidética
per le immagini assunte, da ricomporre poi sulla
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