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Artisti contemporanei in terra d'Arezzo

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<strong>Artisti</strong> <strong>contemporanei</strong> <strong>in</strong> <strong>terra</strong> d’Arezzo<br />

Patrizio Zona<br />

Corrosione...il cuore, 2005, marmo statuario, diam. cm. 35, coll.<br />

privata<br />

Corrosione...il tempo, 2005, marmo bianco di Carrara, cm. 75x75,<br />

coll. privata<br />

ta talvolta un aquilone, un tratto alato, comunque<br />

suggestioni poetiche di volo e di leggerezza. Le forme<br />

totemiche <strong>in</strong> bronzo non evocano terrori arcaici<br />

<strong>in</strong>combenti, ma solo il benefico e laico esorcismo<br />

della materia plasmata, che si trasforma <strong>in</strong> un l<strong>in</strong>guaggio<br />

vitalistico e sovversivo, dove l’<strong>in</strong>telligenza<br />

creativa sa sfruttare tutte le potenzialità <strong>in</strong>site sotto<br />

la pelle stessa del metallo. I bronzi giocano qui i loro<br />

preziosi cromatismi, sottol<strong>in</strong>eati da nichelature piene<br />

di luce, salvo poi r<strong>in</strong>chiudersi nuovamente, via<br />

via che la composizione scorre verso l’alto, <strong>in</strong> volute<br />

scure e <strong>in</strong> equilibri <strong>in</strong>stabili. Queste contorsioni<br />

figurali evocano la corposità di una metamorfosi<br />

misteriosa, o di un <strong>in</strong>nesto fra specie m<strong>in</strong>erali arborescenti<br />

dense di l<strong>in</strong>fa, che si radicano nel suolo e si<br />

<strong>in</strong>nalzano come per un naturale processo di crescita.<br />

Sicuramente libero dai dogmi dell’<strong>in</strong>formale,<br />

spesso ancora l’artista costruisce col bronzo o con<br />

il marmo superfici parzialmente ruvide su cui si immettono<br />

sezioni arcuate ed appuntite armoniosamente<br />

suadenti e pers<strong>in</strong>o morbide. In altri casi<br />

emergono forme circolari <strong>in</strong> parte scabre, da cui<br />

sbocciano tasselli limpidamente specchianti aperti<br />

alla luce esaltante del sole. Inf<strong>in</strong>e alcune forme ricavate<br />

dal marmo, come <strong>in</strong>quietanti memorie di miti<br />

e riti arcaici, si chiudono <strong>in</strong> una f<strong>in</strong>itezza che non<br />

esclude la riconoscibilità di un volto, di un occhio, di<br />

un’onda di capelli, di un capitello antico. Qui sulla<br />

pietra l’artista opera di sbozzo, secondo la grande<br />

tradizione e con la stessa energia dei grandi maestri<br />

della nostra storia dell’arte plastica. Gli spacchi e le<br />

lacerazioni non consentono drammatizzazioni <strong>in</strong>controllate,<br />

ma solo giochi di luce fra le diverse densità<br />

dell’<strong>in</strong>tervento manuale. In ogni caso si tratta di<br />

lavori densi di messaggi emblematici, che certamente<br />

mirano allo svelamento o a un riconoscimento<br />

per empatia. Qui non troviamo astruse sperimentazioni<br />

visive, ma soluzioni segniche<br />

argomentate dalla forza di un tensione <strong>in</strong>teriore. La<br />

consistenza spesso monumentale di tutte queste<br />

forme, soprattutto quelle circolari o sferiche, non si<br />

abbassa certo alla formulazione retorica di assunti<br />

commemorativi, ma piuttosto alla celebrazione dello<br />

spazio e della libertà.<br />

Vittorio Sgarbi<br />

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