La regolamentazione giuridica del partito politico in Italia.pdf - Giuffre
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Ma Arturo Carlo Jemolo scrive: "il finanziamento sarebbe popolare Poiché non si è mai attuato il referendum, ci troviamo in questa situazione: che dato l'altissimo numero di cittadini che va alle urne, e il diritto di ogni partito di considerarsi rappresentante di quanti hanno votato per lui, allorchè tutti i partiti siano d'accordo in un certo senso, deve ritenersi che tutto il popolo sia di un tale avviso. E sappiamo che non è così, il Paese legale non è il Paese reale" Il Club Turati (1968) presenta un suo progetto, cui fa seguito - fra il 1970 e il '71 - una proposta del "Movimento di opinione pubblica", elaborata da esperti di varie parti politiche, tra i quali Basso, D'Antonio, Ungari. Il testo prevede l'erogazione ai partiti di denaro e servizi, ma anche un serio controllo dei bilanci. DALLA LEGGE SUL FINANZIAMENTO (1974) ALLA COMMISSIONE BOZZI La legge sul finanziamento dei partiti, tuttavia, vede rapidamente la luce soltanto dopo lo scoppio dello "scandalo petroli", nel 1974. Il Parlamento approva in fretta una disciplina che prevede due tipi di contributi: il primo, a titolo di rimborso per le spese elettorali - in misura quasi proporzionale ai voti ottenuti da ciascun partito; il secondo, per lo svolgimento dell'attività parlamentare. Il contributo statale ordinario, che nell' '83 ammonterà a circa 55 miliardi di lire, sarà poi ulteriormente elevato - sul finire degli anni Ottanta - a 90 miliardi. Il Partito Radicale raccoglie le firme per un referendum abrogativo della legge, e affronta nel 1978 una battaglia che sembra perduta, al termine della quale, sorprendentemente, il 43% degli italiani vota "sì" all'abrogazione. Il referendum sul finanziamento sarà riproposto nel 1993 da uno schieramento più vasto, e avrà maggior successo. Tra il 1975 e il 1983 (anno nel quale s'insedierà la prima Commissione parlamentare per le riforme istituzionali) sono presentate in Parlamento due proposte di legge sulla regolamentazione del partito. La prima in
ordine di tempo è dell'on.Birindelli (destra nazionale), che prevede l'attribuzione della personalità di diritto privato ai partiti previo deposito dello statuto e dispone una diversa ripartizione del finanziamento pubblico. La seconda, che porta la firma dell'on. Aglietta (radicale) fissa alcune incompatibilità per i parlamentari, fra le quali quella con la carica di segretario di partito. LA PRIMA COMMISSIONE BICAMERALE PER LE RIFORME ISTITUZIONALI (1983-1985) La Commissione parlamentare per le riforme istituzionali è istituita nel 1983, dopo che un tentativo analogo era fallito a causa della fine anticipata della VIII legislatura. Composta da 21 deputati e 20 senatori, è presieduta dal liberale Aldo Bozzi (già deputato alla Costituente) che sarà anche relatore di maggioranza. Il dibattito sul ruolo dei partiti e sull'articolo 49 della Costituzione si fa subito vivace, già nella seconda seduta della Commissione, il 13 dicembre 1983. In quella occasione l'on. Pannella (Partito radicale), osserva: "occorre considerare - in termini di riforma - il problema del processo formativo delle volontà costituzionali, quindi della volontà popolare, quello per il quale anche nell'articolo 49 venne data un'indicazione, concernente l'associazione dei cittadini a quelle finalità. Il processo formativo, le regole stesse del gioco democratico, è o non è un tema al quale dobbiamo dedicare la nostra attenzione Siamo o non siamo in piena crisi, da questo punto di vista". Nel suo intervento, Pannella afferma che la mozione costitutiva della Commissione Bozzi "pare abbia sorvolato sull'articolo 49 della Costituzione. E' interesse nostro, vostro, di tutti Questa affermazione può rischiare di suonare polemica. Ma credo che coloro che si preoccupano dell'iperpotere dei partiti, lo possono fare perchè i partiti hanno
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(radicale) fissa alcune <strong>in</strong>compatibilità per i parlamentari, fra le quali quella con la carica di<br />
segretario di <strong>partito</strong>.<br />
LA PRIMA COMMISSIONE BICAMERALE PER LE RIFORME ISTITUZIONALI<br />
(1983-1985)<br />
<strong>La</strong> Commissione parlamentare per le riforme istituzionali è istituita nel 1983, dopo che un<br />
tentativo analogo era fallito a causa <strong>del</strong>la f<strong>in</strong>e anticipata <strong>del</strong>la VIII legislatura. Composta da 21<br />
deputati e 20 senatori, è presieduta dal liberale Aldo Bozzi (già deputato alla Costituente) che<br />
sarà anche relatore di maggioranza.<br />
Il dibattito sul ruolo dei partiti e sull'articolo 49 <strong>del</strong>la Costituzione si fa subito vivace, già<br />
nella seconda seduta <strong>del</strong>la Commissione, il 13 dicembre 1983. In quella occasione l'on.<br />
Pannella (Partito radicale), osserva: "occorre considerare - <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di riforma - il problema<br />
<strong>del</strong> processo formativo <strong>del</strong>le volontà costituzionali, qu<strong>in</strong>di <strong>del</strong>la volontà popolare, quello per il<br />
quale anche nell'articolo 49 venne data un'<strong>in</strong>dicazione, concernente l'associazione dei cittad<strong>in</strong>i<br />
a quelle f<strong>in</strong>alità. Il processo formativo, le regole stesse <strong>del</strong> gioco democratico, è o non è un<br />
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Commissione Bozzi "pare abbia sorvolato sull'articolo 49 <strong>del</strong>la Costituzione. E' <strong>in</strong>teresse<br />
nostro, vostro, di tutti Questa affermazione può rischiare di suonare polemica. Ma credo che<br />
coloro che si preoccupano <strong>del</strong>l'iperpotere dei partiti, lo possono fare perchè i partiti hanno