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2011/2012 - Auditorium Parco della Musica

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ARTE<br />

FLUXUS BIENNIAL <strong>2011</strong>-12<br />

730 giorni hic et nunc<br />

a cura di Achille Bonito Oliva<br />

dal 2 dicembre al 15 gennaio <strong>2012</strong><br />

ROBERT FILLIOU<br />

Il progetto Fluxus Biennial, curato da Achille<br />

Bonito Oliva appositamente per l’<strong>Auditorium</strong>,<br />

è strutturato in una serie di piccole grandi<br />

mostre di alcuni protagonisti di Fluxus. Dopo<br />

George Maciunas, George Brecht, Wolf Vostell,<br />

Nam June Paik e Giuseppe Chiari, è la<br />

volta di Robert Filliou, protagonista del sesto<br />

e ultimo appuntamento di Fluxus Biennial.<br />

Robert Filliou (1926 - 1987) rappresenta in<br />

pieno, nell’incrocio dei generi che ha frequentato<br />

- poesia, saggistica, arti visive, musica -,<br />

la caratteristica multidisciplinarietà e apertura<br />

transnazionale del gruppo Fluxus. Artista concettuale,<br />

performer e scrittore francese, Filliou<br />

studia economia e scienze alla University of<br />

California di Los Angeles dal 1948 al 1951.<br />

Dopo avere lavorato come drammaturgo<br />

nella seconda metà degli anni Cinquanta, nel<br />

1960 presenta la prima delle sue performance<br />

che prevedono l’ampio uso del testo e<br />

<strong>della</strong> recitazione poetica. Nel 1962 aderisce<br />

al movimento Fluxus. Nell’ambito del gruppo,<br />

non solo continua a realizzare performance e altri lavori effimeri<br />

giocati sull’aleatorietà del caso ma si dedica ad azioni concettuali<br />

come la fondazione di una République Geniale, realizza film e<br />

video, invia per posta oggetti enigmatici come forma di mail-art<br />

e lavora contro le idee tradizionali sull’individualità dell’artista,<br />

collaborando con altri compagni di strada. Per la performance<br />

inaugurale è stata invitata l’artista italiana residente a Londra Sandrine<br />

Nicoletta il cui lavoro di natura performativa è teso a coinvolgere<br />

allo stesso modo gli attori-performer e gli spettatori nella<br />

ridefinizione e reinvenzione di come lo spazio fisico, mentale e<br />

sociale può essere percepito e vissuto oltre le norme codificate.<br />

MATTA<br />

UN SURREALISTA<br />

A ROMA<br />

mostra nel centenario <strong>della</strong> nascita<br />

di Roberto Sebastian Matta<br />

dal 16 marzo al 20 maggio <strong>2012</strong><br />

Dieci anni fa l’<strong>Auditorium</strong> di Roma, in occasione dell’apertura,<br />

ospitava una grande mostra di Roberto Sebastian<br />

Matta. Nato a Santiago del Cile l’11 novembre<br />

1911, l’artista moriva a Civitavecchia il 23 novembre<br />

2002, alcuni giorni prima dell’inaugurazione. Nel centenario<br />

<strong>della</strong> nascita, Matta torna all’<strong>Auditorium</strong> con<br />

un’esposizione di importanti opere storiche a cura di<br />

Claudia Salaris, il cui fulcro è rappresentato da quelle<br />

realizzate a Roma tra il 1949 e il 1954. In quel periodo,<br />

mentre l’Italia rinasceva dopo la seconda guerra mondiale,<br />

Matta era la testimonianza vivente di ciò che accadeva<br />

nelle trincee più avanzate dell’arte in Europa e<br />

negli Stati Uniti. Matta ha avuto una vita lunga, segnata<br />

dal successo e all’insegna del nomadismo in senso lato.<br />

Gran viaggiatore, ha avuto varie residenze da un capo<br />

all’altro del mondo. Nel corso del tempo ha avuto quattro<br />

mogli e altrettante famiglie, sei figli. Egli stesso si<br />

sentì “Odisseano” per la febbre che lo portava a varcare<br />

sempre nuovi confini, non solo geografici ma anche<br />

esperienziali e culturali. Parlava molte lingue, spagnolo,<br />

francese, inglese, italiano, e spesso le mescolava, dando<br />

luogo a una lingua mista che era tutta sua. Di lui molto<br />

si sa, ma poco si conosce <strong>della</strong> stagione romana. Questa<br />

mostra vorrebbe fornire un contributo per far luce<br />

su quel periodo breve e intenso.<br />

Matta, Le Prophéteur, 1954 (dettaglio)

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