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Pedagogia e lavoro sociale in Europa - Università degli Studi della ...

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afforzamento dell’autonomia delle regioni) condussero a notevoli<br />

cambiamenti. Con la legge 382 del 1975 e il decreto presidenziale N°616<br />

vennero sciolte le IPAB e le loro competenze nell’ambito dell’assistenza,<br />

sanità e strutture ospedaliere furono affidate alle prov<strong>in</strong>ce e ai comuni.<br />

Con il suddetto decreto viene espresso per la prima volta il concetto di “servizi<br />

sociali” che racchiude <strong>in</strong> se l’ambito <strong>sociale</strong> e <strong>della</strong> sanità (cfr. Polmoni 1973,<br />

Filtz<strong>in</strong>ger 1993, Riege 1996). L’unità di base dei servizi sociali era “l’unità<br />

sanitaria locale” (USL) ed <strong>in</strong> alcune regioni “l’unità Socio-sanitaria locale”<br />

(USSL). Questo sviluppo che ancora non si è concluso, ha avuto ripercussioni<br />

anche <strong>in</strong> altri paesi. In questo contesto si possono ricordare: la chiusura <strong>degli</strong><br />

istituti psichiatrici, l’<strong>in</strong>troduzione di centri di assistenza e di consultori per<br />

tossicodipendenti e il rilievo dato a campagne di prevenzione,<br />

“A queste novità di contenuti e alla nuova organizzazione decentralizzata <strong>della</strong><br />

sanità e dei servizi sociali non corrisposero però cambiamenti per quanto<br />

riguardava la formazione e lo status di coloro che operavano nel settore . I<br />

giovani erano sempre più attivi, seppure <strong>in</strong> maniera discont<strong>in</strong>ua, nel campo<br />

<strong>della</strong> sanità e dei servizi sociali. ma erano attivi pr<strong>in</strong>cipalmente per propria<br />

<strong>in</strong>iziativa; si trattava di un <strong>in</strong>tenso <strong>lavoro</strong> di gruppo. La loro attività riscuoteva<br />

spesso successo, per cui qualifiche e riconoscimenti formali passavano <strong>in</strong><br />

secondo piano. Le qualità personali erano considerate fondamentali per<br />

lavorare con successo nel campo dei servizi sociali e sanitari <strong>in</strong> Italia <strong>in</strong> questa<br />

fase, tutto ciò non fu <strong>in</strong>vece così marcato <strong>in</strong> Gran Bretagna o nella Repubblica<br />

Democratica Tedesca” (Riege 1996, P.50)<br />

La formazione era per lo più eterogenea e solo alla f<strong>in</strong>e <strong>degli</strong> anni Ottanta che<br />

venne unificata <strong>in</strong>tegrata nell’ambito dell’istruzione universitaria. La maggior<br />

parte <strong>degli</strong> operatori sociali lavorava nelle USL, altri presso le istituzioni<br />

pubbliche (trattavano con i detenuti, lavoravano nell’ambito dell’assistenza ai<br />

condannati durante la sospensione condizionale <strong>della</strong> pena e nell’ambito dei<br />

servizi sociali rivolti ai m<strong>in</strong>orenni e a coloro che avevano problemi di droga).<br />

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