2° Sezione - Università degli Studi della Repubblica di San Marino
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come co-incidentali (Filipek et al., 1992a). In uno stu<strong>di</strong>o conseguente, la prevalenza <strong>di</strong> lesioni<br />
sulla RM (evidenziate con Risonanza Magnetica (RM) 71 in bambini con autismo fu uguale a quella<br />
dei bambini normali <strong>di</strong> controllo (Filipek et al., 1992b). Una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> TC e immagini <strong>di</strong><br />
risonanza magnetica (RM) in soggetti autistici valutati al fine <strong>di</strong> escludere quelli con <strong>di</strong>sturbi<br />
identificabili <strong>di</strong>versi dall’autismo (ve<strong>di</strong> le valutazioni <strong>di</strong> Minshew et al., 1994, 1996b.; Filipek et<br />
al., 1992a, 1996, 1999) hanno confermato l’assenza <strong>di</strong> anormalità cerebrali significativamente<br />
rintracciabili, come caratteristica dell’autismo. La percezione clinica che le immagini strutturali<br />
cerebrali debbano essere incluse <strong>di</strong> routine nella valutazione atta ad identificare evidenti<br />
anormalità cerebrali causanti l’autismo, non è dunque più vista come valida (Filipek, 1999). Gli<br />
stu<strong>di</strong> sulle immagini funzionali sono un tentativo <strong>di</strong> ricerca per l’autismo e attualmente non hanno<br />
un ruolo nella <strong>di</strong>agnosi clinica. Con l’avvento dei meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> immagini funzionali, come il functional<br />
MRI (fMRI), la single photon emission tomography (SPECT), e la positron emission tomography<br />
(PET), ci si aspetta che tali stu<strong>di</strong> giochino in ruolo maggiore nel definire le basi cerebrali per le<br />
menomazioni comportamentali nell’autismo, ma solo come mezzi <strong>di</strong> ricerca. Il valore <strong>di</strong> questi<br />
stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>penderà pesantemente dalla strutturazione dei para<strong>di</strong>gmi <strong>di</strong> attivazione, dalla<br />
documentazione dell’obiettivo <strong>della</strong> domanda dei para<strong>di</strong>gmi per gli in<strong>di</strong>vidui e dalla interpretazione<br />
dei risultati entro il più ampio contesto <strong>di</strong> ciò che è conosciuto sulla funzione<br />
neurocomportamentale nell’autismo. In riguardo a ciò è dato un valore crescente al modello<br />
cognitivo dell’autismo come <strong>di</strong>sturbo selettivo delle abilità complesse del processo <strong>di</strong><br />
informazione e come <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> deficit multipli primari (Minshew & Goldstein, 1998). La<br />
presenza <strong>di</strong> tratti neurologici non è spiegata semplicemente dalla <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> autismo (es.<br />
<strong>di</strong>sfunzioni dei nervi cranici, severo mal <strong>di</strong> testa ecc.), ma questi possono essere un in<strong>di</strong>cazione<br />
per l’imaging, nel quel caso si applicano gli standard usuali <strong>di</strong> pratica (Filipek, 1999). L’autismo <strong>di</strong><br />
per se non è considerato essere un’in<strong>di</strong>cazione per le neuroimaging, anche in presenza <strong>di</strong><br />
megaencefalite.<br />
Test <strong>di</strong> valore non provato<br />
Non vi sono motivi sufficienti per effettuare, negli in<strong>di</strong>vidui autistici, test clinici <strong>di</strong> routine inerenti<br />
l’analisi del capello, per trovare tracce <strong>di</strong> elementi (Gentile, Trentalange, Zamichek, & Coleman,<br />
1983; Shearer, Larson, Neuschwander, & Gedney, 1982; Wecker, Miller, Cochran, Dugger, &<br />
Johnson, 1985), inerenti gli anticorpi celiaci (Pavone, Fiumara, Bottaro, Mazzone, & Coleman,<br />
1997), i test <strong>di</strong> allergie (in particolare allergie alimentari al glutine, alla caseina, alla can<strong>di</strong>da e ad<br />
altre muffe) (Lucarelli et al., 1995), le anormalità immunologiche o neurochimiche (Cook, Perry,<br />
Dawson, Wainwright, & Leventhal, 1993; Singh, Warren, Averett, & Ghaziud<strong>di</strong>n, 1997; Yuwiler et<br />
al., 1992), i micronutrienti come i livelli vitaminici (Findling et al., 1997; LaPerchia, 1987; Tolbert,<br />
Haigler, Waits, & Dennis, 1993), gli stu<strong>di</strong> sulla permeabilità intestinale (D’Eufemia et al., 1996), le<br />
analisi fecali e dei pepti<strong>di</strong> urinari (Le Couteur, Trygstad, Evered, Gillberg, & Rutter, 1998), i<br />
<strong>di</strong>sturbi mitocondriali (includenti lattato e pyruvate) (Lombard, 1998), i test sulla funzione <strong>della</strong><br />
tiroide (D.J. Cohen, Young, Lowe, & Harcherik, 1980; Hashimoto et al., 1991) o gli stu<strong>di</strong> su<br />
erythrocyte glutathione peroxidase (Michelson, 1998).<br />
Referti verso interventi precoci<br />
Riba<strong>di</strong>amo che i me<strong>di</strong>ci del Livello 2 devono in<strong>di</strong>rizzare le persone ad un intervento precoce<br />
appropriato o al team scolastico se i me<strong>di</strong>ci del Livello 1 non hanno fatto ciò. Se il bambino è<br />
coinvolto in un programma, i risultati delle valutazioni del Livello 2 ottenute dagli psicologi, dai<br />
71 Magnetic Resonance Imaging<br />
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