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2° Sezione - Università degli Studi della Repubblica di San Marino

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informazioni (Prizant & Wetherby, 1993; Stone & CaroMartinez, 1990). Ognuna <strong>di</strong> queste<br />

strategie potenzialmente, fornisce informazioni qualitativamente <strong>di</strong>fferenti sull’eloquio del<br />

bambino, sul linguaggio e sulle abilità comunicative, tali informazioni possono essere integrate fra<br />

loro al fine <strong>di</strong> sviluppare un profilo per la <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong>fferenziale e per le pianificazioni <strong>di</strong> intervento.<br />

Le osservazioni dovrebbero includere le interazioni del bambino con persone <strong>di</strong>verse, fra cui i<br />

membri famigliari e i pari del bambino, così come i me<strong>di</strong>ci, in quanto è necessario aspettarsi<br />

variabilità comunicativa fra persone e settings (Wetherby et al., 1997).<br />

In una valutazione <strong>di</strong>agnostica ampia, dovrebbero essere valutate sfere specifiche dello<br />

sviluppo, sia in in<strong>di</strong>vidui preverbali che verbali, considerando la loro età, il loro livello cognitivo, e<br />

le loro abilità socio emotive (Wetherby et al., 1998).<br />

Linguaggio e comunicazione ricettivi. L’esperienza clinica suggerisce che, sia le persone che<br />

seguono i bambini che i me<strong>di</strong>ci, presumono spesso che un bambino sia in grado <strong>di</strong> comprendere i<br />

segnali comunicativi <strong>degli</strong> altri e interpretano poi la mancanza <strong>di</strong> risposte ai gesti o all’eloquio,<br />

come un comportamento non compiacente o non cooperativo. Ma l’abilità dei bambini a<br />

rispondere e ad usare gesti e vocalizzazioni comunicativi, con o senza imput provenienti dalle<br />

situazioni, deve essere sempre documentata.<br />

La vera comprensione linguistica è messa in evidenza quando i bambini comprendono le parole<br />

senza suggerimenti situazionali, anche nonverbali, soprattutto quando le parole si riferiscono a<br />

persone, oggetti, ed eventi fuori dall’imme<strong>di</strong>ato contesto. A più alti livelli <strong>di</strong> abilità, la<br />

valutazione deve essere in<strong>di</strong>rizzata alla comprensione dei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> frasi semplici e complesse<br />

(es., negative, interrogative, causali, con<strong>di</strong>zionali), <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi continui (es. abilità a capire una<br />

storia od una sequenza <strong>di</strong> eventi), e <strong>di</strong> linguaggio non letterale (es. i<strong>di</strong>omi, sarcasmo). Sono<br />

<strong>di</strong>sponibili linee guida e modalità procedurali per valutazioni <strong>di</strong>agnostiche approfon<strong>di</strong>te sulla<br />

comprensione comunicativa, per in<strong>di</strong>vidui preverbali e verbali (Lund & Duchan, 1993; Miller &<br />

Paul, 1995).<br />

Linguaggio e comunicazione espressivi. Il focus primario in questa sfera è la documentazione<br />

delle (a) vie comunicative -i comportamenti con i quali un bambino esprime intenzioni, emozioni e<br />

stati fisiologici-, e (b) funzioni comunicative -gli scopi per i quali un bambino comunica- (Prizant<br />

& Wetherby, 1993).<br />

Le vie comunicative nei bambini preintenzionali possono includere grande varietà <strong>di</strong><br />

comportamenti non verbali e vocali come la postura e il movimento del corpo, l’espressione<br />

facciale, lo sguardo <strong>di</strong>retto e l’avversione allo sguardo, e la vocalizzazione. In bambini con<br />

sviluppo più avanzato, devono essere documentati: l’uso intenzionale dei gesti i<strong>di</strong>osincratici (es.<br />

il tirare gli altri fisicamente) e convenzionali (e.s. l’in<strong>di</strong>care, l’annuire, il salutare), così come le<br />

vocalizzazione e le forme emergenti <strong>di</strong> parole (Schuler, Prizant, & Wetherby, 1997). E’ stato<br />

evidenziato che i bambini autistici hanno un repertorio limitato <strong>di</strong> gesti e vocalizzazioni<br />

convenzionali, (Stone et al., 1997; Wetherby et al., 1998), ad<strong>di</strong>rittura quando sono comparati a<br />

bambini con altri <strong>di</strong>sturbi evolutivi del linguaggio. Le funzioni comunicative espresse<br />

preverbalmente o verbalmente possono includere comunicazione con scopi relativamente non<br />

sociali, al fine <strong>di</strong> assolvere imme<strong>di</strong>atamente i bisogni incontrati (es. richiesta <strong>di</strong> oggetti od azioni,<br />

proteste), o con scopi più sociali come il portare l’attenzione su se stessi (es. richiesta <strong>di</strong><br />

routines sociali, saluti, richiami) e comunicazioni miranti a portare l’attenzione <strong>degli</strong> altri verso<br />

oggetti od eventi interessanti (es. l’in<strong>di</strong>care o il commentare eventi <strong>di</strong> interesse). I bambini<br />

piccoli con autismo, se comparati ai bambini con <strong>di</strong>sturbi evolutivi del linguaggio, comunicano<br />

principalmente per scopi relativamente non sociali (Mundy, Sigman, & Kasari, 1990; Wetherby et<br />

al., 1989, 1998). Deve anche essere documentata, inoltre, la percentuale <strong>degli</strong> atti<br />

comunicativi, e l’abilità del bambino nel persistere a riparare i fallimenti incontrati nel comunicare.<br />

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