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2° Sezione - Università degli Studi della Repubblica di San Marino

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comportamentale sembra sia stata presente prima del probabile impatto con la intossicazione da<br />

piombo, mentre in due casi, l’intossicazione può aver contribuito alla strutturazione e<br />

all’accellerazione <strong>della</strong> sintomatologia in sviluppo (Accardo, Whitman, Caul & Rolfe, 1988). Una<br />

analisi classificatoria più recente, ha rilevato che 17 bambini autistici sono stati trattati per<br />

piombismo per un periodo <strong>di</strong> piu <strong>di</strong> sei anni, fra il 1987 ed il 1992. Comparati con un gruppo<br />

scelto a caso <strong>di</strong> 30 bambini senza autismo trattati durante lo stesso intervallo, i bambini con<br />

autismo erano significativamente più gran<strong>di</strong> al momento <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi, hanno avuto un periodo<br />

più lungo <strong>di</strong> elevato livello <strong>di</strong> piombo nel sangue durante il trattamento, ed il 75% è<br />

successivamente riesposto al piombo, malgrado un monitoraggio e un’ispezione dell’ambiente<br />

attenti, malgrado alternative domestiche e altre con<strong>di</strong>zioni tendenti a ridurre la possibilità <strong>di</strong><br />

esposizione al piombo (Shannon & Graef, 1997). Di conseguenza tutti i bambini con ritar<strong>di</strong>, o<br />

che sono a rischio <strong>di</strong> autismo, devono avere controlli perio<strong>di</strong>ci al piombo fino a che i pica<br />

scompaiono (Centers for Disease Control and Prevention, Shannon & Graef, 1997).<br />

Lo screening specifico per l’autismo<br />

Tutti i professionisti coinvolti nella cura dei bambini piccoli (pe<strong>di</strong>atri, neurologi, psichiatri,<br />

psicologi, au<strong>di</strong>ologi, logope<strong>di</strong>sti, terapeuti occupazionali e terapeuti <strong>della</strong> riabilitazione), devono<br />

avere famigliarità sufficiente con i segni ed i sintomi dell’autismo tanto da riconoscere i possibili<br />

in<strong>di</strong>catori (sociali, comunicativi, e comportamentali) del bisogno <strong>di</strong> valutazioni <strong>di</strong>agnostiche<br />

successive.<br />

E’ importante essere consci che i bambini autistici sono spesso esaminati per una ampia gamma<br />

<strong>di</strong> problematiche, come ritar<strong>di</strong> del linguaggio, problemi <strong>di</strong> regolazione comportamentale<br />

nell’infanzia, problemi motori o sensori, problemi sociali e comportamentali, <strong>di</strong>sturbi emotivi e<br />

problemi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento.<br />

Nel campo dei bambini autistici ci sono nuovi strumenti <strong>di</strong> screening: la Checklist for Autism in<br />

Toddlers (CHAT; Baron-Cohen, Allen & Gillberg, 1992; Baron-Cohen et al., 1996), il Pervasive<br />

Developmental Disorders Screening Test (PDDST., Siegel, 1998), e per i bambini verbali più<br />

gran<strong>di</strong>, non ancora <strong>di</strong>agnosticati, la Australian Scale for Asperger’s Syndrome (Garnett &<br />

Attwood,1998).<br />

La Checklist for Autism in Toddlers (CHAT; Baron-Cohen et al., 1992; 1996) è designata per lo<br />

screening dell’autismo a 18 mesi <strong>di</strong> età ed è strutturata per il setting dei servizi per l’infanzia. La<br />

prima sessione consiste in una serie <strong>di</strong> nove domande da formulare ai genitori, come, ad es., se il<br />

bambino ha mai attuato un qualunque gioco simbolico. La seconda sessione consiste invece in<br />

una serie <strong>di</strong> cinque target che, durante la visita, il me<strong>di</strong>co osserverà o sottoporrà al bambino,<br />

come il vedere se guarda dove in<strong>di</strong>cato (attenzione con<strong>di</strong>visa), se ha un qualsiasi interesse nel<br />

gioco simbolico, o se è capace <strong>di</strong> seguire un comando. I punti <strong>di</strong> forza <strong>della</strong> CHAT includono la<br />

sua facilità <strong>di</strong> utilizzo e la sua <strong>di</strong>mostrata specificità ai sintomi <strong>di</strong> autismo nei bambini <strong>di</strong> 18 mesi.<br />

Sia dagli stu<strong>di</strong> iniziali <strong>di</strong> fratellini <strong>di</strong> bambini con <strong>di</strong>sturbo autistico che dai più ampi stu<strong>di</strong><br />

epidemiologici coinvolgenti una popolazione <strong>di</strong> 16.000 bambini <strong>di</strong> 18 mesi, emerge che,<br />

virtualmente, tutti i bambini che falliscono i cinque target <strong>della</strong> CHAT, somministrata due volte<br />

(ad un mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza), hanno <strong>di</strong>sturbo autistico come poi <strong>di</strong>agnosticati a 20 e 42 mesi <strong>di</strong> età<br />

(Baron-Cohen et al., 1992, 1996; Charman et al., 1998; Cox et al., 1999). Questo stu<strong>di</strong>o<br />

epidemiologico ha comunque in<strong>di</strong>cato che la CHAT è meno sensibile ai sintomi lievi <strong>di</strong> autismo,<br />

cosicchè i bambini successivamente <strong>di</strong>agnosticati con PDDNOS, Asperger, o autismo atipico, per<br />

la maggior parte, non erano stati in<strong>di</strong>viduati dalla CHAT a 18 mesi. Come mezzo per identificare i<br />

bambini <strong>di</strong> 18 mesi a rischio <strong>di</strong> autismo dalla popolazione normale, la CHAT appare essere,<br />

dunque, un mezzo utile, anche se non esaustivo per identificare la maggioranza dei bambini che<br />

cadranno poi entro lo spettro autistico. Una variazione <strong>della</strong> CHAT, non ancora pubblicata, è la<br />

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