Terzo - Quarto Rapporto Governativo - Minori.it
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V. Ambiente familiare e assistenza alternativa<br />
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neamente, «privi di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e<br />
aiuto disposti» (art. 2, c. 1), dando precedenza all’affidamento presso una famiglia, preferibilmente<br />
con figli minori, o a una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento,<br />
l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno (art. 2, c. 1)<br />
e, nel caso in cui ciò non sia possibile, si acconsente al collocamento del minore in una comun<strong>it</strong>à<br />
di tipo familiare o, in mancanza, in un ist<strong>it</strong>uto di assistenza con sede, preferibilmente,<br />
nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare d’origine<br />
(art. 2, c. 2). Tale soluzione è esperibile solo nel caso in cui il bambino abbia un’età superiore<br />
ai sei anni, mentre, per coloro che hanno un’età inferiore ai sei anni, la legge – in linea<br />
con le previsioni internazionali – prevede esclusivamente il collocamento in comun<strong>it</strong>à<br />
di tipo familiare, fatta eccezione nei casi d’urgenza (art. 2, c. 3).<br />
L’approccio normativo nazionale è in piena sintonia con quanto stabil<strong>it</strong>o dalla Convenzione<br />
ONU, dato che una posizione centrale è riconosciuta al ruolo della famiglia per il<br />
bambino e all’importanza di adottare tutte le misure necessarie affinché questa, anche in<br />
frangenti difficili, possa di fatto esperire la sua funzione. Inoltre, si riscontra<br />
l’organizzazione sussidiaria degli interventi, mediante la disposizione del ricorso al collocamento<br />
in ist<strong>it</strong>uti solo come ultima ratio e cioè come soluzione possibile solo a segu<strong>it</strong>o<br />
del risultato negativo degli interventi a supporto dell’un<strong>it</strong>à del nucleo familiare e<br />
l’appurata impossibil<strong>it</strong>à di esperire l’affidamento, l’affido in case famiglia e altri sistemi di<br />
assistenza di natura familiare.<br />
La L. 149/2001 rappresenta una riforma normativa e un’evoluzione sociale consistente,<br />
che mira alla promozione del collocamento presso famiglie e comun<strong>it</strong>à di tipo familiare<br />
e alla promozione dell’adozione come valida alternativa al collocamento in ist<strong>it</strong>uto, ma<br />
non come unica via percorribile. A tale propos<strong>it</strong>o lo stesso art. 4 della legge prevede che<br />
il ricovero in ist<strong>it</strong>uto sia superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento a una<br />
famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante il collocamento in comun<strong>it</strong>à di tipo familiare<br />
caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una<br />
famiglia.<br />
Anche qui troviamo un importante tassello di congiunzione tra le prescrizioni internazionali<br />
e l’approccio del legislatore <strong>it</strong>aliano nel ricordare la possibil<strong>it</strong>à di ricorrere a una<br />
plural<strong>it</strong>à di servizi offerti, ma con una caratteristica basilare essenziale: la connotazione di<br />
una dimensione familiare.<br />
Il processo di attuazione<br />
Con l’obiettivo di dare attuazione ai principi contenuti nella L. 149/2001, come già<br />
evidenziato, nel 2003 è stato cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o all’interno dell’Osservatorio per l’infanzia e<br />
l’adolescenza un gruppo permanente di mon<strong>it</strong>oraggio per avviare, di concerto con le Regioni,<br />
in considerazione delle loro peculiar<strong>it</strong>à terr<strong>it</strong>oriali, programmi e interventi alternativi<br />
all’ist<strong>it</strong>uzionalizzazione. Nasce così lo specifico «piano di interventi» per rendere<br />
possibile la chiusura degli ist<strong>it</strong>uti per minori entro il 2006. Tale piano aveva individuato<br />
una molteplic<strong>it</strong>à di strumenti alternativi all’ist<strong>it</strong>uzionalizzazione fra i quali la promozione<br />
dell’affidamento familiare, diurno o residenziale, e dell’adozione cosiddetta m<strong>it</strong>e,<br />
l’ampliamento delle comun<strong>it</strong>à di tipo familiare, lo sviluppo di esperienze innovative di<br />
accoglienza.<br />
L’utilizzo di tali strumenti si è diversificato terr<strong>it</strong>orialmente: in alcune aree geografiche<br />
vi è stato un più ampio utilizzo dello strumento dell’affidamento eterofamiliare mentre in